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Autore: Dark Roku     13/09/2009    4 recensioni
A loro era sempre piaciuto infrangere le regole.
Gli era piaciuto, da sempre.
Principalmente ad Axel, poi da quando gli avevano affidato Roxas, aveva trasmesso al suo “discepolo” questa passione per l’illegalità.
Fan finction a più capitoli, scritta in onore dell'Akuroku Day. Non è il massimo, ma spero che vi piaccia lo spesso. Buona lettura da Kim.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Organizzazione XIII, Roxas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5:La regola 138- Parte I.


Dedicato a (in ordine alfabetico) (Ah, perché, sai anche l’alfabeto? N.d.altra me):
Axellina, Esmeralda94, Fexy, honeysenpai, MagicaMemy, Moonshadow_95, Shine Mizuki e uomo nero…ai recensori insomma!
Spero di non essermi dimenticata nessuno, un bacio e buona lettura!





Roxas picchiettò nervosamente sulla sedia nera di vimini su cui era seduto: niente, e ancora niente.
Stava pensando da un incalcolabile lasso di tempo a un modo per violare la centottesima regola, ma fino ad allora l’unica cosa che aveva ottenuto era un fastidioso mal di testa e un crampo alle dita, a causa del picchiettio.
Scoccò un’occhiata seccata ad Axel che stava seduto dinanzi a lui, completamente calmo, rimirava il soffitto bianco con sguardo assente.
Kingdom Hearts, quanto lo odiava quando faceva così!
- Axel. – chiamò. Nessuna risposta.
- Axel. – ripeté con più insistenza. Ancora niente.
Irritato scattò in piedi e gli tirò un calcio sulla gamba. L’altro si ridestò immediatamente:
- Ahia! Perché l’hai fatto? – si lamentò stringendosi il ginocchio.
- Perché l’ho fatto? Perché sono due ore che stai guardando il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo. E fammi vedere un po’…- alzò gli occhi al cielo
- Oooh! Ma è stupendo…completamente bianco! E guarda un po’ che bello, c’è anche una lampadina! – fece ironico. Axel rise:
- E va bene, hai vinto! Che devo fare? – domandò stiracchiandosi.
- Credevo fossimo venuti in camera mia per trovare un modo per evadere “Vietato amare”, quindi secondo te cosa devi fare? – chiese il biondo retoricamente.
- Non lo so Rox. Sei tu che hai le idee, io eseguo.- rispose il più grande.
Perché, al contrario di quanto si poteva immaginare, dietro l’aria di cucciolo smarrito di Roxas, c’era la mente diabolica che concepiva tutti i loro piani.
Era vero, era stato Axel ad iniziare il loro gioco, ma gli altri membri avrebbero dovuto notare “Il salto di qualità” che avevano fatto da quando Roxas partecipava.
E il biondo diceva anche che erano sue le idee…peccato che nessuno gli credeva mai!
“La gente crede quello che gli fa più comodo” gli aveva detto un giorno Axel.
E tra un quindicenne con l’aspetto di un angelo caduto, e un ventenne a cui mancava solo il forcone per sembrare Satana fatto persona, veniva più comodo credere che fosse il ventenne a far impazzire il Superiore.
- Potremmo chiedere aiuto a quelli di Twilight Town. Sono così tanto smielati da far sembrare dolce il sale. -propose d’un tratto il rosso.
Roxas gli indirizzò un’occhiataccia:
- Ma ti pare che tra tutti i mondi che esistono, proprio Twilight Town devi scegliere? – si fermò di botto e sgranò gli occhi azzurri mentre sul suo volto si allargava un sorriso.
- Conosco quell’espressione. Ti è appena venuta un’idea, giusto? – fece Axel prevenuto.
- Sì. Andremo in giro per i mondi a cercare qualcuno che ci piace, e poi con la persona che amiamo, violeremo la regola! – esclamò convinto.
- Geniale! Bene, al mio tre partiamo.- il rosso scattò in piedi, entusiasta.
- Uno, due, Tre. Via! – esclamò e Roxas sparì in un varco oscuro.
Axel si accasciò sulla sedia sbuffando:
“Viola la terza regola, anche per me Rox…perché io non ci riuscirò. Non senza la persona che amo.”

Si appoggiò al Keyblade stancamente: erano più di tre ore che girovaga per i mondi, in attesa di trovare qualcuno.
Ma l’unica cosa che aveva ottenuto era: una storta, due attacchi da parte di Heartless e un gelato al sale marino.
Qualcun altro avrebbe già rinunciato all’impresa, apparentemente impossibile.
Aveva già visitato La Terra Dei Dragoni, Halloween Town, Il Mondo di Alice e le Terre del Branco, senza trovare nulla.
In quel momento era a Crepuscopoli. L’aveva lasciata per ultima perché era la più piacevole e la più tranquilla.
Si appoggiò accanto al tabellone del Ring di Sabbia prendendo a osservare le persone che lo guardavano incuriosite.
Effettivamente non era vestito adeguatamente per una passeggiata sotto il sole, e con quel cappotto di pelle nero doveva –indubbiamente- dare molto nell’occhio.
Fece segretamente sparire il Lontano Ricordo, le chiavi giganti non dovevano essere molto comuni da quelle parti.
Si abbassò il cappuccio asciugandosi la fronte sudata: faceva molto caldo, e non aveva abbastanza munny per permettersi un altro gelato. Sbuffò sonoramente.
Il tramonto si ergeva davanti a lui, in tutta la sua bellezza.
Era rosso, dalle sfumature dorate.
“Come Axel” pensò con un senso di nostalgia. “Sei patetico Roxas. Non vedi il tuo migliore amico da poche ore, e già ti manca come se non lo vedessi da una settimana.” Si disse.
Fu tentato di tornare indietro, ma poi pensò che Axel lo avrebbe decretato una nullità se fosse tornato a mani vuote, e che probabilmente, il rosso stesso non era ancora tornato.
Strano che non si fossero incontrati.
Si guardò attorno, alla ricerca di un pretesto per tornare al castello: niente, solo stupide persone che passeggiavano.
“Però loro hanno un cuore” pensò invidioso.
Si abbandonò stanco su una panchina chiudendo gli occhi; per un attimo gli parve di sentirlo.
Le mani sottili di Axel che lo accarezzavano, scorrendo delicatamente sulla sua pelle scoperta, lui che delicatamente gli sfiorava le labbra…
Si ritrovò a gemere, mentre dei passi disturbavano il silenzio, poco lontano da lui.
- Pence, vuoi per caso sfidarmi? – una voce sconosciuta lo costrinse a reprimere le sue fantasie in un angolo remoto della sua mente. Aprì lentamente gli occhi e vide due ragazzini, uno magro, biondo cenere, con dei pantaloni beige e un altro robusto (Sono gentile XD), castano, con una maglia rossa, stringere due mazze azzurre con aria di sfida.
- Suvvia Hayner, sai che non potrei batterti nello Struggle. – disse il castano abbattuto.
- Non potrai mai saperlo se non ci provi! Dai, in guardia. – il biondo puntò la mazza sull’altro.
- Vai Pence, ce la puoi fare! – urlò una voce femminile.
Roxas spostò lo sguardo e fu allora che la vide:
Una ragazza castana, esile, che sorrideva al di fuori del ring. Indossava una canotta arancione con dei fiori bianchi sul fianco destro, e un pantalone nocciola.
Ma la cosa che colpì Roxas furono gli occhi: verde smeraldino, penetranti e profondi.
Era carina.
Sentì una piccola scintilla in mezzo al petto, e per un attimo pensò di essersi innamorato.
“Un momento” rifletté poi “ma io non ho la più pallida idea di come ci si innamora, e di cosa si prova quando si è innamorati.” Scoppiò a ridere “Che stupido. Ho fatto tanto per niente. Potrei essermi innamorato di Alice, e non essermene accorto”, fu felice di aver trovato un motivo per andarsene di lì.
E così, senza curarsi dei ragazzini che lo guardavano confusi, sparì in un varco oscuro.
Anche se, con i dubbi che gli affollavano la mente, non sapeva dove sarebbe andato.
Forse non sarebbe tornato al castello.

…Chi è Sora?



Axel passeggiava nervosamente nella camera XIII: Roxas era via da troppo tempo.
E se gli fosse successo qualcosa? Forse era stato attaccato da un Heartless, forse qualche pazzo l’aveva rapito e avrebbe tentato di chiedere il riscatto.
Ripensò alla discussione avuta con Larxene e Demyx nei cinque minuti che era uscito fuori dalla stanza.
“ Ehi Ax, ti vedo preoccupato, c’è qualcosa che non va?”
“ Dem, Roxas non è ancora tornato, devo andarlo a cercare?”
“Da quanto è fuori?”
“Ben cinque minuti! Cosa devo fare?”
“Ma smettila di preoccuparti, sembri una mammina!”
“No, non sembra una mammina, sembra un ragazzo arrapato…oh, aspetta ma è quello che è!”
“Larxene tu cosa vuoi?”
“Niente numero VIII. Solo dimostrare a questo truzzo che sei innamorato di Roxas”.
“Prova”
“Ok. Vediamo…Qual è il suo colore preferito?”
“Blu o nero. Dipende dal suo umore”
“Il suo piatto preferito?”
“Questa è facile. Il gelato al Sale Marino, ma gli piacciono anche le patatine fritte.”.
“Quante ore trascorrete insieme al giorno?”
“Circa sedici su ventiquattro”
“Ti da fastidio quando mostra interesse per altri membri?”
“Sì”
“Ti piace toccarlo?”
“COSA? Ma che razza di domanda…”
“Rispondi. Ti piace toccarlo?”
“…sì”
“Dem guarda questo”
“L’hai rubato a Marlu, vero? Lei ha tutti i numeri di questi giornaletti.”.
“Vai a pagina 13 al test “Sei innamorato?” E guarda i gusti di Roxas e leggi.”
“Mmmh…vediamo un po’. Oh! Congratulazioni Axel, sei ufficialmente innamorato del tuo migliore amico!”.
“Ooooh, Axel il grande Don Giovanni è caduto nel vorticoso tunnel dell’amore. E Per chi poi? Non per una top model dall’indecente sedere e il seno prosperoso, ma per un quindicenne che sembra appena uscito dalla fiaba della Bella Addormentata! Il sogno di tutte le bambine di sei anni! Ma sveglia femminuccia!”
“…Andate a quel paese. Io mi innamorerò di Roxas nel momento in cui Larxene piangerà!”.

Grande Larxene! Aveva fatto la scoperta dell’acqua tiepida!
Non aveva bisogno di uno stupido giornalino per sapere che amava Roxas.
Sì, insomma, sapeva che aveva una cotta per lui da quando si erano incontrati.
L’aveva colpito fin da subito con quei grandi occhi color mare, i capelli biondo grano, e le labbra rosee. Sembrava una visione celestiale, di quelle che ti aspetti di vedere solo nei sogni.
A volte gli appariva così fragile da sembrare etereo, e in quei momenti aveva paura che potesse dissolversi da un momento all’altro in un soffio di fumo, o in uno sbuffo di vapore, e aveva bisogno di toccarlo per sapere che era reale.
Conoscendolo meglio aveva capito: Roxas era un fuggitivo.
Qualcosa di irraggiungibile che non gli sarebbe mai appartenuta. E quando riusciva a sfiorarlo lui ricominciava a correre. Scappava perché aveva paura.
Axel credeva che fosse a causa dei sogni: quei sogni spaventosi che rinchiudevano Roxas in una teca di vetro. I sogni di cui Roxas non voleva mai parlare, che rimanevano nell’oblio.
Era solo un illuso a poter pensare di ottenerlo.
Probabilmente sarebbe tornato il giorno dopo esclamando “Missione compiuta!”, e allora avrebbe sofferto come un cane.
Non aveva pensato neanche per un attimo di smettere di violare le regole, l’aveva detto solo perché quella regola lo spaventava. E tanto anche. Aveva paura che a causa di quella regola Roxas avrebbe scoperto l’amore che provava per lui e lo avrebbe deriso. No, deridere la gente non era cosa da lui, quindi probabilmente lo avrebbe evitato per il resto della sua vita. E non lo avrebbe sopportato. Perché…
Roxas era testardo.
Roxas era ceco per non vedere quanto lo amava.
Roxas era un egoista, uno stupido, un idiota, un imbecille.
Roxas era meraviglioso.
Roxas era una tentazione troppo forte, con cui doveva fare i conti ogni giorno.
Roxas era…semplicemente, fottutamente Roxas. Nient’altro.
Si sedette su una poltroncina guardandosi attorno.
Il numero XIII al contrario di lui odiava il disordine, per questo la sua camera era sempre linda e ordinata. Ed era anche grande.
Era l’unico oltre al Superiore e a Larxene ad avere la camera singola.
Questo perché l’unica femmina doveva stare da sola e non poteva condividere la camera.
Si guardò attorno, nonostante conoscesse la stanza a memoria.
Un letto bianco a due piazze occupava il centro della sala.
Sul lato destro c’erano le poltroncine nere di vimini su cui era seduto e la finestra che dava su Kingdom Hearts, mentre sul lato sinistro la porta del bagno e degli scaffali con i “bottini di guerra”.
La benda di Xigbar, il re di cuori di Luxord, la piantina di Marluxia, una stecca di gelato, una provetta di Vexen…se un qualsiasi membro fosse entrato lì dentro gli sarebbe venuto un infarto.
Di fronte al letto l’armadio, e una piccola scrivania su cui scrivere i rapporti.
Tutto rigorosamente bianco.
Si avvicinò al tavolino vedendo un punto di colore: una foto.
L’aveva scattata Demyx al non-compleanno di Zexion e ritraeva lui e Roxas.
Stavano mangiando due gelati al sale marino, e lui aveva cinto le spalle di Roxas con una mano.
Sembravano normali. Due persone con un cuore.
Vide un libricino azzurro sbucare da dietro la foto…che anche Roxas leggesse le raccolte?
Lo prese delicatamente e la frase scritta sulla copertina lo inquietò: Diary.
Roxas aveva un diario? E perché non gliene aveva mai parlato?  Ma soprattutto cosa ci scriveva?
Distolse lo sguardo: no, non poteva tradire Roxas violando la sua privacy. Non poteva fargli questo.
Però…quel quadernino era così invitante. Sentì una vocina provenire dall’oggetto.
“Leggimi, leggimi!” diceva. Era come una sirena, e il marinaio ci cascò in piedi.
“Solo una sbirciatina, Roxas tornerà tardi.” pensò mentre apriva il quaderno alla prima pagina.
    
Caro Diario,
ho deciso di scriverti perché sei l’unico a cui posso dire tutto.
Sono nell’organizzazione XIII da dieci giorni ormai.
All’inizio sembravano tutti scontrosi e mi trattavano male, però conoscendoli meglio sembrano simpatici.
Soprattutto il mio tutore: il numero VIII, Axel.
Ha dei buffissimi capelli rossi che si tengono ritti sulla testa come aculei e dei meravigliosi occhi verde smeraldo. A volte somiglia ad un istrice…
Però quando sono con lui mi sento protetto, e lui mi apprezza e gli sto simpatico.
E quando siamo insieme sento sempre un calore in mezzo al petto che si trasferisce sulle guancie quando mi fa un complimento…sarà perché è il Soffio di fiamme danzanti?
Combatte benissimo, io vorrei diventare bravo come lui. Lo ammiro molto.
Io come arma ho una chiave gigante chiamata “Keyblade”, come quella che vedo nei miei sogni.
Oggi abbiamo fatto un gioco: sulla bacheca delle regole c’era scritto “Obbligatorio ritirarsi appena terminata una missione, entro gli orari prestabiliti, e prima del coprifuoco”, e invece lui dopo la missione mi ha portato a mangiare il gelato su un campanile.
Abbiamo visto il tramonto, ed è bellissimo. Il gelato all’inizio sembrava dolce, ma scendendo in gola è diventato salato, è delizioso.
Quando siamo tornati il Superiore si è arrabbiato da morire.
E’ stato divertente perché quando Xemnas si arrabbia diventa tutto rosso, e si gonfia.
Axel mi ha promesso che domani lo rifaremo.
*°*
Caro diario,
oggi ho conosciuto altri membri.
Tra questi mi ha colpito il munero IX, Demyx che è simpatico.
Non quanto Axel, ma è abbastanza simpatico, anche se lo zio Xiggy mi ha detto che il suo nomignolo “Dem” non è diminutivo Demyx, ma di Demente.
Che nessuno fantasiosi!
Demyx fa un gioco simile a quello mio e di Axel. Passa il tempo a fare gli scherzi al numero VI, Zexion, che, nonostante all’apparenza sembri asociale, è saggio e disponibile.
L’unica che non sembra gradire la mia presenza è la numero XII, Larxene.
Sembra un pikachu, a causa delle antenne che ha in testa.
E’ come se gli desse fastidio il mio rapporto con Axel.
Oggi quando mi ha visto ha detto “E’ questo nanetto chi sarebbe, Axel?Il tuo amato figliulo?”
e Axel gli ha risposto “Se avessi un figlio Larxene, di certo non sarebbe solo cinque anni più piccolo di me e di certo non ti permetterei di chiamarlo “Nanetto”.”
E allora lei indignata se n’è andata.
Axel dice che è così scorbutica perché è l’unica femmina.

Non si era mai accorto dell’odio di Larxene nei confronti di Roxas, aveva sempre creduto che si comportasse così con tutti. Forse Roxas vedeva le cose dove non c’erano. Però, pensandoci bene, Larxene con gli altri era confidenziale, li prendeva in giro, ma in modo scherzoso, invece verso Roxas aveva una strana indifferenza.
Axel continuò a leggere il diario e alcune pagine che lo colpirono davvero: quel diario non sembrava neppure di Roxas. Era troppo strano e sentimentale per essere il suo.

Caro diario,
oggi è stata una giornata stranissima.
Innanzitutto Xemnas e Saix avevano delle occhiaie, come se avessero passato la notte in bianco, e quando li hanno visti tutti i membri (compreso Axel) sono scoppiati a ridere.
Sinceramente non capisco cosa ci sia di divertente se soffrono di insonnia.
In secondo Demyx, che di solito sprizza allegria da tutti i pori, sembrava pensieroso e triste.
Non faceva altro che sospirare.
Allora Axel l’ha portato nella sua stanza e mi ha cacciato dicendo “Sono cose da uomini”.
Ma perché, io cosa sono? Sembro forse una donna?
Comunque mi sono sentito male quando mi ha mandato via.
Ho ascoltato di striscio la conversazione e sono riuscito a carpire alcune frasi del tipo:
Axel: ma devi dirglielo!
Demyx: e se poi non ricambia? Lui non mi considera proprio.
Axel: Potresti cominciare smettendo di strappargli i libri.
Demyx: Ma grazie!
Poi Demyx ha cominciato a suonare e non sono riuscito a sentire più niente.
Chissà di cosa stavano parlando…ma in fondo non mi riguarda.
Però la cosa più strana che ho visto l’ho vista fuori.
Ero arrabbiato perché Axel mi aveva cacciato, e così sono andato fuori dal castello.
Pioveva. Piove sempre nel mondo che non esiste.
Il cielo rispecchiava il mio umore: nero pece come i nostri cappotti.
Stavo correndo davanti al grattacielo della memoria e degli Heartless mi hanno attaccato.
Ho evocato il Portafortuna e ho iniziato a combattere.
Poi ho sentito un rumore dall’alto e l’ho visto: un ragazzo sul grattacielo.
Aveva il cappotto dell’organizzazione, e sembrava più grande di me.
Non sono riuscito a vedere molto, però mi è parso che avesse i capelli argentei e una benda sugli occhi.
E aveva il keyblade.
Ma mentre lo guardavo un heartless mi è saltato addosso.
L’ho sbalzato via, e mi sono accorto di essere circondato. Mi sono visto passare la mia non-vita davanti. Eppure è stato strano.
Anche allora che stavo per morire il mio unico desiderio era mangiare un ultimo gelato con Axel, mentre lui mi raccontava l’ultima cavolata fatta da Demyx.
 Credevo di non farcela e ho chiuso gli occhi preparandomi all’impatto.
Ma non è successo niente. Per 1…2…3…4 secondi. Poi qualcuno mi ha stretto.
E’ stata una sensazione bellissima.
Quando ho riaperto gli occhi Axel mi stava abbracciando e il ragazzo era sparito.
Quel ragazzo somigliava a uno dei ragazzi nei miei sogni.


In quel momento Axel si rese conto di non conoscere affatto Roxas.
Si ricordava del salvataggio e di avergli chiesto “Cosa è successo?”, vedendolo stravolto, ma l’altro aveva scosso la testa borbottando un confuso “Niente”.
E poi cos’era questa storia che sognava dei ragazzi? Perché non gli aveva mai detto nulla?
Continuò a leggere dimenticandosi che doveva dare “Solo una sbirciatina”, e, senza accorgersene arrivò all’ultima pagina. Risaliva al giorno prima:

Caro diario,
i miei sogni stanno diventando insopportabili.
Di notte, se all’inizio erano un sussurro, adesso urlano. Urlano e mi fanno urlare.
Stanotte mi sono svegliato sudato con le voci che continuavano a rimbalzarmi nella testa, e un dolore fortissimo al petto. Kingdom Hearts, se faceva male!
Era insopportabile, come se fossi stato trafitto da mille aghi.
E adesso li ho anche di giorno: appaiono prepotentemente nella mia testa quando non sono concentrato su qualcosa, e mi costringono ad ascoltarli.
“Kairi tornerò! E’ una promessa!”
“Sora non cambiare mai”
“Riku, la zattera!”
Sempre gli stessi ragazzini…Sora, Riku e Kairi.
Sempre la stessa storia: sono amici e alla fine soffrono perché si devono lasciare.
E’ per questo che non posso affezionarmi.
E’ per questo che a volte tratto freddamente Axel.
Non per me, ma sento che un giorno me ne dovrò andare, e non voglio farlo affezionare, e quindi soffrire.
Vorrei chiedergli scusa.
Vorrei dirgli che lui è il mio migliore amico, e che gli voglio bene.
Ma non posso.
E questo è insopportabile.
Forse è meglio che io lasci l’organizzazione…
Forse è meglio che io vada in cerca di risposte.
Che io vada a scoprire chi è Sora, e perché il Keyblade mi ha scelto.

Se avesse avuto un cuore, in quel momento gli avrebbe fatto male.
Roxas…il suo Roxy…la persona di cui era follemente innamorato se ne voleva andare.
E non avevano mai capito niente, l’uno dell’altro.
Forse in quei pochi righi che gli rimanevano da leggere, si era smentito.
Oppure con la scusa di andare a cercare l’amore se n’era andato?
No, non doveva pensarlo.

Ho solo un problema: Axel.
Io non vorrei lasciarlo.
Perché è il mio migliore amico.
Ma forse lui non mi ha neppure mai considerato.
Forse mi ha trattato così bene solo perché sono il suo sottoposto, perché l’ha ordinato Xemnas.
Però mi è piaciuto, è stata la cosa più bella che mi sia successa.
L’unica cosa che contava veramente, per me.
Ho deciso: lascerò l’Organizzazione.
Axel mi mancherà, sì.
Mi mancherà il suo sorriso.
Mi mancherà il suo “Got it memorized?”, che ero abituato a sentire ogni giorno.
Mi mancherà il suo calore, che mi riscaldava.
Non c’è altra soluzione.
Ma prima di andarmene…violerò la regola 138, che dobbiamo ancora andare a leggere.
Un’ultima regola.
Un ultimo ricordo.
Poi basta.
Però sento una strana cosa.
Credo che quello che provo per Axel vada oltre la mia comprensione di nobody.
Perché mi piace quando mi tocca.
Ha un tocco caldo e rilassante.
E quando sono con lui sento sempre un calore fortissimo dove…


Stava piangendo.
Se ne accorse quando un bussare insistente alla porta lo riempì di gioia.
Nascose frettolosamente il quaderno e si asciugò le lacrime.
Sapeva chi era.
C’era una sola persona che bussava alla propria stanza, -anche se non c’era nessuno dentro- quando avrebbe potuto benissimimamente usare le chiavi, usare un varco oscuro o usare il keyblade.
Mise su il miglior finto sorriso che aveva e aprì la porta.
Era lì, davanti a lui con un’espressione un po’ stupefatta sul volto, gli occhi color cielo ricoperti da un velo di stanchezza e ciocche bionde che ricadevano sulla fronte appesantite dal sudore.
Axel non era mai stato così felice di vederlo.
Adesso che lo conosceva meglio guardandolo negli occhi riusciva a leggere il suo dolore.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Avrebbe voluto prenderlo e abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che lo amava, che non doveva andarsene. Ma si trattenne.
- Già di ritorno?- domandò Roxas incredulo. Il rosso si ricordò del piano.
- Oh, ehm sì. Come è andata? – chiese curioso.
- Posso entrare? – era diventato improvvisamente serio. Axel fece un salto all’indietro:
-M-ma certo! – balbettò. Si accomodarono, Roxas sulla poltroncina e Axel sul letto.
“Non c’è mai stato così imbarazzo tra voi due. Che c’è? Hai paura che se gli vai troppo vicino non riuscirai a resistere al suo invitante fascino e gli salti addosso?” disse una vocina bastarda dentro la testa del più grande.
- E sta’ zitto!- sbottò ad alta voce. Roxas lo guardò confuso.
- N-non dicevo a te. Dai, racconta! – farfugliò.
E Roxas raccontò. Raccontò dell’attacco ad Halloween Town, del Mondo delle Meraviglie, delle sensazioni che aveva provato.
Axel lo ascoltava il minimo indispensabile, e ignorava la vocina nella sua testa che diceva cose del tipo “Non è carissinimo?” “Cosa stai aspettando?”, oppure “Secondo te, quanto tempo ci metterà Xemnas a scoprire che se n’è andato?” “Speri che non arrivi alla parte in cui incontra la sua anima gemella?”
Cominciò a prestare più interesse al discorso dal “L’ultimo posto che ho visitato è stato Crepuscopoli”.
-…sono andato al ring di sabbia, e lì c’erano dei ragazzini che giocavano a struggle. E poi al lato c’era una ragazza. Era carina…-
“Lo senti quel dolorino in mezzo al petto? Sai cos’è? Si chiama gelosia!” la vocina continuava insistente.
- E finiscila! – urlò. Roxas lo guardò confuso, di nuovo.
“Io mi zittirò solo quando riuscirai a dichiararti.”
- Scusa Rox. Va avanti. – incitò.
- Sicuro di star bene, Ax? Sembri strano, hai lo sguardo perso, e prima hai sbavato. –
“ Oddio, adesso sbavi pure? Stai proprio messo male!”
- Non preoccuparti, sto bene. Continua. –
- Se lo dici tu. Comunque al ring c’era la ragazza. Aveva i capelli castani, e gli occhi verdi. Allora ho sentito un piccolo calore in mezzo al petto, come una scintilla. Ho creduto di essermi innamorato.-
Eccolo. I suoi sogni d’amore che andavano distrutti da una sgualdrina qualsiasi. Aveva voglia di piangere.
- Ma poi mi sono chiesto “Ma cos’è l’amore? Cosa si prova?” e così sono tornato a chiedertelo. -
Concluse. Sembrava un po’ abbattuto, mentre Axel ringraziò tutti i santi che conosceva.
Non sapeva come comportarsi.
Se l’avesse baciato, forse Roxas l’avrebbe schifato per il resto della sua non-vita. E se ne sarebbe andato.
Se si fosse messo ad urlare “Non andartene” aveva immaginato la scena.
“Hai letto il mio diario?”
“Ehm…sì”
“Non voglio vederti mai più, credevo di potermi fidare di te!” e se ne sarebbe andato.
Gli rimaneva solo un’opzione: Roxas non sarebbe stato comunque suo, però almeno l’avrebbe lasciato ricordandolo come un amico, e non come un molestatore/spione.
Gli avrebbe spiegato tutto e avrebbe esaudito il suo ultimo desiderio: violare l’ultima regola.
E poi se ne sarebbe andato. Già, quella probabilmente sarebbe stato la loro ultima conversazione.
L’ultima volta che avrebbe visto Roxas. E poi niente. Si sentiva una pezza.
- Oh, ehm, vedi…- cominciò. Non era mai stato un buon oratore. Fu felice di vedere che l’altro pendeva dalle sue labbra: non poteva deluderlo.
- E’ un po’ come il discorso della casa. Per le persone con un cuore è più semplice, quando si innamorano il loro cuore le avvisa mettendosi a battere a mille. Per noi è più complicato.
Ci sono dei sintomi che ce lo dicono: quando vediamo la persona che amiamo ci sembra bellissima, e noi vorremmo baciarla, toccarla, e poi sentiamo qualcosa scaldarci il petto.
Inoltre sentiamo il costante desiderio di essere insieme a lei, e quando non c’è ci manca più di quanto ci mancano gli altri. – era stato facile. Aveva semplicemente descritto quello che provava.
Il biondo lo guardava perplesso:
- Ah. Intendi, tipo quello che provo per te? – una domanda banale…per lui.
- Credo di sì…aspetta, CHE COSA?- domandò incredulo/speranzoso Axel.
- Beh, vedi è una cosa complicata. Quando sono con te sento un caldo fortissimo dove dovrebbe esserci il cuore, un miliardo di volte più grande di quello di oggi. E quando non ci sei non faccio altro che pensarci. E spesso mi sorprendo a chiedermi che sapore hanno le tue labbra. Ne ho parlato con Zexion ma lui ha detto “Noi nessuno non abbiamo un cuore, ma abbiamo degli ormoni. Ed è colpa di quelli se Axel ti fa strani effetti. Vedi mio piccolo numero XIII tu sei nel pieno dell’adolescenza quindi ti trovi ad apprezzare un corpo che è più sviluppato del tuo. Non preoccuparti, passerà.” ha anche parlato di una “Tempesta polmonare”, qualcosa del genere. – aveva un’espressione confusa.
In quel momento il self-control di Axel andò a farsi benedire, e il rosso riuscì a pensare solo due cose.
La prima fu “Quel demente di Zexion! E’ più imbecille del fidanzato! Fa tanto il saputello, ma alla fine non sa un cazzo.”
“ Roxy, Roxy, Roxy. O la va o la spacca.” Fu l’ultima prima di fare il gesto che avrebbe cambiato la sua vita. In peggio o in meglio non lo sapeva.
Si alzò dal letto immacolato e si avvicinò lentamente. Roxas, forse di riflesso, o forse volontariamente fece lo stesso. Erano a pochi passi l’uno dall’altro.
Axel colmò la distanza che li separava, lo strinse e poi accadde il prevedibile.
Chiuse gli occhi e unì delicatamente le sue labbra a quelle di Roxas.
Sentì il biondo irrigidirsi sotto il suo tocco, e quindi si staccò.
- Scusami Roxas. Mi dispiace di essermi innamorato di te, dalla prima volta che ti ho visto.- mormorò mesto, distogliendo lo sguardo.
- Va tutto bene. – Roxas sembrava calmo – se avessi voluto mi sarei staccato, no? – aveva una strana percezione della parola “Volere”, visto che Axel lo teneva praticamente rinchiuso tra le sue braccia.
O forse no, visto che stavolta fu lui a cingere il collo del rosso, costringendolo a voltarsi e a baciarlo, lasciando Axel praticamente estasiato.
Lo amava, eccome se lo amava.
 Approfittando di uno schiudersi della bocca di Roxas vi insinuò la lingua dentro gustando appieno il sapore che aveva tanto bramato.
Si separarono dopo alcuni minuti rossi in viso e con il respiro affannato.
- Roxas io ti…- provò a dire, ma l’altro lo zittì mettendogli due dita davanti alla bocca.
Poi, il biondo camminò fino a fermarsi sul ciglio del letto. Si voltò e gli tese la mano:
- Io ti amo Axel. Violiamo l’ultimo pezzo della regola. Adesso. Insieme. -
Se Axel sulle prime rimase stupito dall’improvvisa forza di iniziativa di Roxas, poi non se lo fece ripetere due volte e gli si gettò praticamente addosso.
E, come desideravano entrambi, riuscirono a violare anche la regola 138, insieme perché…
A loro era sempre piaciuto infrangere le regole.
Gli era piaciuto, da sempre.
Principalmente ad Axel, poi da quando gli avevano affidato Roxas, aveva trasmesso al suo “discepolo” questa passione per l’illegalità.
E ora che non era più il suo discepolo, ma bensì il suo amante, gli piaceva ancora di più.
E gli sarebbe continuato a piacere.
E avrebbero continuato.
Insieme.
Per sempre.
A violare le Regole.

Caro diario,
è l’ultima volta che ti scrivo, perché non avrò mai più bisogno di te.
Adesso ho qualcuno a cui confidare tutto.
Axel. La persona che amo. Tra noi non ci saranno più segreti.
Oggi ha ricevuto una strana lettera che diceva
“Caro Axel, ho pianto molto tempo fa. E sai una cosa? La mia ultima lacrima sta scivolando mentre scrivo questa lettera. Grazie. Addio”
Era anonima, ma era così triste. Chissà chi l’aveva scritta…
Comunque tornando a noi…
Adesso stiamo insieme. Io lo amo. Lui mi ama. E’ facile.
Ma è meraviglioso comunque.
Axel è la persona più bella che io abbia mai incontrato.
Lui mi capisce, mi consola quando sono triste, e mi ama.
Sembrerò ripetitivo, ma il fatto che mi ama è la cosa più importante. E io lo amo.
Il piano di abbandonare l’organizzazione?Completamente abbandonato e Axel non saprà mai nulla.
I sogni con i ragazzi sono spariti quasi del tutto, perché adesso la mia mente è sempre occupata (di giorno quando diamo grattacapi a Xemnas, e di notte, quando violiamo la regola 138) da tre parole: Axel, amore, regole.
Addio.




Axel chiuse il diario con un sorriso sulle labbra: la conferma che Roxas lo amava lo rendeva di ottimo umore. Scoccò leggermente le dita e una fiammella si espanse sulla carta, raggrinzendola.
Addio segreti. Non gli sarebbe servito mai più quel coso.
- Axel sei qui? Devo parlarti! – la voce di Roxas che lo chiamava lo riportò alla realtà.
Uscì dalla stanza XIII, prendendo tra le braccia il ragazzo che lo aspettava al di fuori.
- Dimmi tutto amore. – fece, prendendo a giocherellare con i ciuffi biondi appoggiandosi al muro del passaggio.
Roxas si lasciò coccolare dall’altro.
- Il Superiore ha aggiunto una nuova regola. – mormorò chiudendo gli occhi.
- Le regole che sta aggiungendo in questo periodo sono parecchio interessanti. Qual è la nuova?-
- Vietato limonare nei corridoi. Quando cominciamo a violarla? –
- Io direi già da adesso. – lo baciò appassionatamente.
- Era quello che volevo sentire. – continuò da dove erano rimasti.
Xemnas che passava di lì, vedendoli riuscì a mormorare solo una frase:
- Kingdom Hearts dammi la forza. -

Owari.



Morale (E questa storia demente dovrebbe anche insegnare qualcosa? N.d.a.m.): Le regole servono per essere violate…e per far mettere insieme Axel e Roxas XD.



Ultime note dell’autrice:
Ok, l’ultima frase me la potevo anche risparmiare. E’ davvero ebete. E anche la lettera di Larxene. Fate finta che non ci siano.
Innanzitutto un GRAZIE di cuore a tutti quelli che mi hanno seguito, anche senza recensire, ma soprattutto a quelli che hanno recensito.
Waaa, non posso credere di aver finito Regole! (Sono le ultime note. Potresti cercare di essere seria, almeno per questa volta n.d.altra me.)
Allora…so che questo capitolo non è venuto granché, ma ho tutte le spiegazioni:
1)    L’ho scritto di fretta e furia, perché quando inizierà la scuola, cioè domani, mi staccheranno il computer, perché devo studiare.
2)    L’ho scritto con la febbre a 37,8 perché sono stata malata fino a stamattina.
3)    Non mi sentivo per niente ispirata, quindi ho arrangiato un po’.
4)    L’ho scritto alternandolo a temi davvero idioti del tipo “Come reputi la tua alimentazione?”, quindi la mia mente era già esaurita. E comunque come dovrei reputare la mia alimentazione? Se la faccio ci sarà qualche motivo, no?
5)    L’ho scritto in orari del tipo 00:00- 02:30, e l’ho finito ieri notte alle due, ma mi sono dimenticata di pubblicarlo.
E dopo di questo un grande: SCUUUUSAAATE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi dispiace di avervi deluso.
Vado di frettissima anche adesso, perché devo staccarmi tra…tre ore fa!
Rispondo alle recensioni al volo:

@ Axellina: Oddio, non posso crederci! Il mio grande idolo ha recensito una mia storia!
*Balla la samba* *Si accorge di non saperla ballare* *Cade per terra* (Demente, vuoi fare la seria? N.d.altra me)
Non preoccuparti se non hai recensito prima, mi hai reso ugualmente felice, scrivendo.
Concordo sul fatto che Roxy è un po’ mongoloide. Ok, non un po’, è del tutto scemo.
Hai azzeccato in pieno su Larxene, anche se alla fine mi dispiace un po’ per lei (Ma anche no XD) (Insensibili n.d.altra me). Non le avrò fatto fare una fine un po’ troppo triste? Naaaaa.
Credo che Marluxia in tanga non sia “esattamente” un bello spettacolo.
E come vedi Roxy in questo capitolo la svegliata se l’è data, e grande anche.
Comunque grazie, grazie mille.
Bah, risposta orribile. Sto dormendo in piedi. (Ma se sei seduta! n.d.a.m.)

@Fexy: Larxy l’ho messa perché…non lo so neppure io! Credo che soffra a stare in un’organizzazione di soli uomini. Anche se secondo me è la più fortunata delle ragazze di Kingdom Hearts. Non capita a tutte di stare in un’organizzazione di figaccioni. Starci io!
Ci hai azzeccato sulla reazione di Axel? Credo proprio di sì. PoveVo!
Xemnas puzza, per questo gli fanno la doccia. XD
E gli manca anche il cervello. Grazie, comunque. (Stai sclerando, lascia perdere n.d.altra me.)

@Shine Mizuki: Siiiii, mandiamo Mansex in clinica, XD. I rumori li lascio alla tua fantasia, anche se il fatto che tiene d’occhio Demyx, può aiutarti. ^_^ La regola serve, come hai visto. Larxene ha fatto tanta pena nello scorso capitolo, per questo in questo ho deciso di farla morire. (Bastarda n.d.altra me) Roxy è il più emo nella mia fic? Non lo so…credo di sì. Volevo fare Zexy emo, ma non ne ho avuto l’occasione. E grazie, grazie davvero.

@MagicaMemy: Oddeu…io non so che dire, sul serio. Grazie, grazie, grazie, grazie infinite.
Sono commossa, sul serio.
Quando l’ho iniziata credevo che la trama fosse banale è un po’ scontata, e non sapevo neppure io che piega avrebbe preso la storia.
L’idea della regola mi è venuta guardando gli operai che cambiavano le zanzariere…non chiedermi che razza di collegamenti ho fatto perché non ne ho la più pallida idea!
L’idea originaria era di farli rinchiudere in una stanza, ma ora che ci penso sarebbe stata più orribile di questa.
Quindi devo ringraziare Roku (la mia gatta) che salta sui mobili e si fa le unghie sulle finestre (Ma qualcuno di normale c’è in casa tua? n.d.altra me.)
E purtroppo la sua relazione con Aku (l’altro mio gatto) non migliora, sigh.
Ma lasciando stare lo sclero e tornando alla fic…
Credo che Larxene, nonostante sia circondata da bellocci, a volte abbia bisogno di un’amica.
Credo che dopo qualche mese, o anno, tutte ci annoiamo di stare sempre con persone dello stesso sesso.
L’ho messa così anche perché mi rappresenta un po’.
Credo di non essere l’unica che in pubblico mostra solo una parte di sé, quella arrogante, forte e dalla lingua biforcuta (Che sarei io, vero? n.d.altra me), e che lascia la parte debole e sentimentale dentro, non mostrandola mai a nessuno. Bah, lasciamo perdere questi vaneggi da Fan girl!
Ti ringrazio ancora, davvero, grazie mille.


Bene, ho finito davvero.
Ma il fatto che sia l’ultimo capitolo non vuol dire che non dovete recensire, eh!
Ripeto: GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO SEGUITO, RECENSORI E NON RECENSORI. GRAZIE. DI CUORE.
In fondo mi dispiace un po’, sigh.
Per il fatto che l’ho finita, ma anche per il fatto che tra meno di sedici ore dovrò essere in una struttura che odio, con persone che odio, a fare cose che odio, e per il fatto che per un po’ mi assenterò da EFP, causa: scuola.
E devo ancora finire i compiti delle vacanze, quindi vado piuttosto di fretta.
Che dire se non Grazie?  Niente, vai via, che è meglio n.d.altra me)

Un grandissimo bacio a tutti.
Kim. (E altra Kim n.d.a.m.)
Arrivederci alla prossima storia, la mia carriera non finisce qui (sfortunatamente per voi n.d.altra me)!
See ya(oi)!
  
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