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Autore: Padme92    05/05/2023    0 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\]
[L'uomo che sussurrava ai cavalli]
«“Al diavolo…!” imprecò gettando il cappello per terra, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime.
Poi, buttandosi carponi come un uomo in preghiera, Tom urlò. Non a causa della mano sanguinante che pulsava di dolore, ma a causa di una ferita molto più profonda, provocata dall’amore sconfinato e bruciante che sentiva per Annie.»
Questa fanfiction mescola il finale del film e quello del libro de "L'uomo che sussurrava ai cavalli" per esplorare cosa succede ad Annie Graves e Tom Booker dopo la loro separazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1.





Annie stava guidando ormai da ore senza sosta e aveva già attraversato tutto il Wyoming. Il trailer di Pilgrim ondeggiava dolcemente trainato dal Lariat, tutt’altra storia rispetto all’andata. Il panorama era quasi identico a quello che aveva attraversato insieme a Grace solo pochi mesi prima, eppure niente dentro di lei era rimasto uguale. Il turbamento che le si leggeva negli occhi era di tutt’altro tipo rispetto alle preoccupazioni che si portava dentro quando era partita da New York. Allora aveva attraversato quasi dieci stati immersa in una solitudine diversa, il silenzio testardo di Grace che faceva a suo modo un rumore continuo, dandole inconsapevolmente più forza per andare avanti, alla ricerca di qualcosa – qualunque cosa – che avrebbe potuto alleviare il loro muto dolore, quei fili intricati di vite imperfette che si soffocavano l’un l’altra nel tentativo stesso di respirare. Annie, nella sua disperazione di madre e di moglie, ruoli nei quali non riusciva più a riconoscersi, rincorreva la speranza di trovare qualcosa di più, un fantomatico deus ex-machina che risolvesse il rompicapo, rimettendo ognuno al proprio posto, sciogliendo la matassa delle incomprensioni. E in effetti diverse cose straordinarie – miracolose, a ben dire – erano accadute: madre e figlia avevano recuperato un’armonia da tempo perduta e il loro rapporto sembrava essersi aggiustato, proprio come quello col cavallo. E tutto era accaduto grazie a una singola persona. Un uomo sconosciuto che ora per lei significava tutto. Per questo non era riuscita a dirgli addio.
Mentre percorreva col Lariat le migliaia di chilometri che la allontanavano sempre più da Tom Booker, Annie non riusciva a smettere di pensarlo, stringendo spasmodicamente la stringa che aveva intrecciato le loro dita così spesso nelle settimane precedenti. Le lacrime non facevano in tempo a seccarsi sul suo viso, che altre le nascevano dagli occhi. Si sentiva lacerata dentro. I pensieri si rincorrevano in circolo, tutti quei “perché”, “se”, “forse” e “mai più” la tormentavano senza tregua: perché era successo? perché non si erano incontrati prima? e se si fosse rifiutata di partire? e se una volta a New York avesse lasciato Robert? forse si sarebbero rivisti, forse Grace un giorno l’avrebbe perdonata. E se invece non si fossero rivisti mai più? Se Grace l’avesse odiata per sempre, e così pure Robert? Le sembrava di impazzire a causa di queste domande e, quel che è peggio, sentiva di avere paura di scoprirne le risposte. La verità era che avrebbe voluto conoscere questo amore molto prima, invece aveva sposato l’uomo sbagliato. Aveva scelto di amare Robert perché era ragionevole: un uomo buono e onesto, di solidi principi, che la stimava e la supportava e che, per di più, si era dimostrato un ottimo padre. Tom stesso aveva dovuto ammetterlo quando lo aveva conosciuto: non c’era niente che non andasse in Robert. Era sensato stare con uno come lui. Ed era proprio questo il problema: invece di scegliere il compagno di vita col cuore, Annie l’aveva scelto col cervello, pensando di aver fatto l’affare. Aveva sottovalutato il potere dei sentimenti, il potere dell’amore. Ora che lo conosceva ogni cosa le pareva trasfigurata, ogni istante della sua vita pareva avesse significato solo in funzione dell’amore per lui. Si volevano, era certo. Non stavano rinunciando l’uno all’altra per non fare del male a Robert, ma per non fare del male a Grace. Era lei che non avrebbe mai accettato questa realtà, specie ora che era appena riuscita a far pace con la sua nuova, menomata vita. In fondo il suo dolore non era paragonabile a quello di Grace, Annie lo sapeva: il suo era un sentimento egoista. Eppure, ne era sicura, non avrebbe mai smesso di far male.
Fu nel bel mezzo di questi lambiccamenti interiori che la prima tappa del suo viaggio di ritorno fece capolino dietro una bassa collina, illuminata appena dall’ultima luce del crepuscolo. Quando scese dal Lariat, Annie aveva le gambe indolenzite. Andò a bussare alla porta del suo anfitrione, una donna sui quaranta di nome Allison che all’andata l’aveva accolta con molto calore.
“Non sembra nemmeno lo stesso cavallo!” aveva esclamato quando erano andate a occuparsi di Pilgrim. Annie aveva annuito con un sorriso stanco. Si rendeva conto che la donna avrebbe voluto farsi raccontare tutta l’esperienza, ma proprio non se la sentiva. Allison capì che qualcosa non andava dalla sua faccia stravolta e, dopo aver ottenuto un paio di risposte laconiche, non insistette oltre con le domande.
“Dovrai essere stanca, ti ho preparato il letto,” disse offrendole una via di fuga “hai mangiato? o vuoi che ti porto qualcosa?”
Annie fu grata di cambiare argomento e chiese se poteva avere solo una tazza di latte caldo e qualche biscotto. Pur non assomigliando a una cena canonica, la donna le scaldò il latte e glielo lasciò sul tavolino della camera da letto insieme a un’intera scatola di biscotti al cioccolato.
“Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi,” fece Allison uscendo dalla stanza.
Annie annuì e quando fu di nuovo sola si lasciò cadere sul letto, sfinita emotivamente, più che fisicamente. Rimase lì ferma come un sasso per quelle che le parvero ore, il latte che si intiepidiva senza che lei lo avesse ancora toccato. Si sentiva svuotata. Nella stanza calò il buio. Dopo un tempo ragionevolmente lungo, passato a chiedersi come doveva sentirsi Tom e se la stesse pensando, Annie trovò infine la forza di svestirsi e infilarsi nella doccia. Il tepore dell’acqua sembrò rinfrancare per un attimo il suo spirito. Trasse lunghi e sonori sospiri, tentando di convincersi che ce l’avrebbe fatta, che era tutto a posto e che, come aveva detto Tom, erano solo due persone. Ma non servì, perché la diga si ruppe di nuovo ed Annie aumentò il getto della doccia perché coprisse il suono dei suoi singhiozzi.
 
Tom non passava una giornata così malinconica da molto tempo, forse da quando Rachel se n’era tornata a Chicago senza di lui. D’improvviso i campi e il cielo che aveva tanto amato gli sembravano infinitamente vuoti e privi di significato. Si stupì del suo stato d’animo, ignaro che nel suo cuore ci fosse ancora posto per sentimenti così totalizzanti. Quel mattino, dopo aver sellato Rimrock a dispetto del fatto che lei aveva solo finto di voler fare un’ultima cavalcata, aveva galoppato verso la collina per poterla osservare allontanarsi. Mentre seguiva con lo sguardo il Lariat e il rimorchio che trasportava Pilgrim, provò un moto di tristezza così forte che dovette stringere gli occhi per impedire alle lacrime di affiorare. Solo quando Annie fu sparita all’orizzonte si decise a voltare il cavallo e tornare al lavoro, nel vano tentativo di dare a quella giornata un’impronta normale. Servì a poco: era distratto e nel sistemare il filo spinato di una palizzata si fece un brutto taglio sulla mano. Corse a metterla sotto il getto d’acqua fresco e continuo del torrente e, mentre aspettava che il flusso di sangue rallentasse, un sentimento acuto di desolazione lo colpì a sorpresa, serrandogli lo stomaco. Si trovava infatti in una posizione simile quando Annie per la prima volta gli aveva sfiorato il volto. Quella notte, bagnati dalla luce della luna, si erano baciati con passione. Un ricordo così meraviglioso, che però al momento gli risultava quasi insopportabile. Entrò in casa e si fasciò lentamente la ferita, senza smettere di pensare a come quella stessa mano, solo poche ore prima, aveva toccato la schiena di Annie, mentre si abbracciavano, mentre lei piangeva, mentre lui cercava in tutti i modi di non cedere, di non chiederle di restare, di fare quello che riteneva fosse la cosa più giusta per tutti. La più giusta, sì, ma non la migliore.
Uscì di nuovo e il suo sguardo cadde senza volerlo sulla piccola casetta sul fiume ormai bagnata dalla luce morente del crepuscolo.
“Al diavolo…!” imprecò gettando il cappello per terra, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime.
Poi, buttandosi carponi come un uomo in preghiera, Tom urlò. Non a causa della mano sanguinante che pulsava di dolore, ma a causa di una ferita aperta molto più profonda, provocata dall’amore sconfinato e bruciante che provava per Annie.
   
 
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