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Autore: bulmasanzo    06/05/2023    1 recensioni
extra di un extra.
Peach non si sarebbe mai aspettata che a partire dal ritorno di Mario sulla Terra potesse originarsi una serie di eventi che l'avrebbe portata a riconsiderare i propri sentimenti per qualcuno di cui un tempo aveva avuto paura. Ma forse si tratta solo dell'ennesimo capriccio di una principessa viziata.
(Peach x Bowser)
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Larry Koopa, Luigi, Mario, Peach
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando alla fine si riprese, Mario non riuscì immediatamente a ricordarsi cosa fosse successo.
Era molto confuso e in preda a un forte mal di testa che gli annebbiava la mente e gli confondeva i ricordi.
Aprendo lentamente gli occhi e recuperando innanzitutto la vista, la prima cosa che notò, stranamente, fu che le pareti intorno a lui, così come il soffitto sopra la sua testa, erano tinteggiati di rosa confetto. Un colore parecchio inusuale per ciò che lui era abituato a vedere.
 In genere, non appena sveglio, i toni che avevano immediatamente modo di saltargli all'occhio erano il blu oltremare del cielo notturno e il giallo brillante delle stelle, colori che caratterizzavano il soffitto dell'osservatorio in cui abitava. Li aveva associati in maniera automatica al lieve rumore del respiro regolare della moglie, che giaceva addormentata accanto a lui. Tale correlazione, pertanto, gli venne a mancare, ma solamente a livello inconscio, in quanto non riusciva ancora a focalizzarsi con attenzione.
Il successivo senso che si attivò fu invece l'olfatto, quando un gradevole e un po' pungente aroma di fiori freschissimi gli solleticò il naso.
 Si sollevò a sedere, tirando leggermente le lenzuola, anche queste, notò, di un rosa appena un po' più intenso di quello che aveva visto sui muri.
Quel minimo movimento però gli provocò un improvviso dolore lancinante al petto.
Ricadde con un sospiro esausto, mentre voltava leggermente la testa a individuare il mazzo di petunie rosa da cui proveniva quel profumo che aveva avvertito, posto all'interno di un vaso rosa, sopra un comodino rosa, accanto al letto rosa in cui giaceva.
 "Dove mi trovo?" si chiese silenziosamente, troppo esausto per riuscire ad articolare quelle parole a voce, cercando di concentrarsi, ignorando il dolore alla testa e al corpo.
 Poi nella sua mente, la presenza quasi invasiva di quel colore, il rosa, si collegò in maniera automatica all'unica persona che conosceva che lo potesse amare così tanto.
"Sono forse... nel castello di Peach?" si domandò "Perché mi trovo qui? Cosa è successo? Non comprendo..."
Si sentiva molto debole e malato.
Sollevò un braccio a sfiorarsi la fronte e si accorse solo in quel momento della fasciatura che gli avvolgeva la testa.
Provò ancora a ricordare cosa potesse essere successo, ma tutto ciò che gli sovvenne alla memoria fu la vaga eco di uno schianto, qualcosa che si frantumava, una sensazione di risucchio e di vuoto, ma nient'altro.
Constatato che sforzare il cervello non faceva altro che aumentare la sua emicrania, rimase per un po' abbandonato sul letto con gli occhi serrati, nella speranza che il dolore si attenuasse, lamentandosi debolmente e pacatamente.
Stava quasi per lasciarsi andare al torpore e riprendere sonno, quando udì il rumore di una porta che si apriva e i passi leggeri di qualcuno che si muoveva di fretta.
 Schiuse un occhio e scorse così la sagoma di una personcina tutta affaccendata a girargli intorno, la quale si fermò di colpo quando si accorse che era sveglio.
 "Oh. Finalmente sei rinvenuto." fece, con la voce gracchiante tipica dei toad, cosa che confermò la sua precedente supposizione.
 Lei si avvicinò a lui, che aprì entrambi gli occhi, cercando di metterla a fuoco.
Si trattava appunto di una ragazza toad, con due simpatiche treccine sbatacchianti che le scendevano da sotto il cappello, ed era anche lei, nemmeno a farlo apposta, tutta rosa. Mario la riconobbe vagamente, l'aveva già vista da qualche parte, ma non ricordava bene dove.
Cercò di rivolgerle la parola, ma si accorse che ancora gli mancava il fiato per farlo.
"Non fare sforzi, sei ancora convalescente, ma stai tranquillo, sei in buone mani" gli disse gentilmente la micete "Oh cielo. Devo avvisare la principessa. Mi aveva detto di avvisarla subito qualora ti fossi ripreso!" esclamò poi, dandosi un colpetto sulla guancia con la manina e subito gli diede le spalle, correndo via.
"A-a... Aspetta!" riuscì a biascicare Mario, prima che raggiungesse la porta "Mi puoi... Mi puoi spiegare... Perché... mi trovo qui?"
Ogni parola gli costava una grande fatica, era come se la sua lingua gli si fosse gonfiata e gli impastasse tutta la bocca, lasciandogliela arida e facendogli desiderare di bere.
La ragazza esitò sull'uscio, poi sembrò avvilita, si volse e tornò da Mario.
"Sei probabilmente stato vittima di un brutto incidente" gli disse, a bruciapelo "Non sappiamo molto di cosa sia successo nel dettaglio. Sappiamo solo che sei come precipitato sulla Terra dal cielo, ed eri abbastanza malconcio.
La principessa Peach ti ha trovato e ti ha portato qui, ti ha curato le ferite e ti ha accudito. Sei rimasto in uno stato di incoscienza per molti giorni, hai una commozione cerebrale e anche qualche osso rotto... Insomma, non sei messo benissimo, ecco" concluse.
 "Mi... sono accorto di questo" Mario strinse i denti per l'insorgere di un'altra fitta al costato.
 "Beh, ma adesso dovresti essere sulla via di guarigione" lo rassicurò lei, sorridendogli "La principessa ti ha riservato delle cure particolari, ci teneva moltissimo…
 Ha fatto intervenire i migliori dottori per te, devi esserle grato... Ha perfino rimandato le sue nozze, nell'attesa che ti riprendessi, pensa!"
Mario sobbalzò "Rimandato le sue..." ripeté, allibito da quell’ultima informazione. Era sul serio arrivata a tanto per lui?
 "Sì, beh, anche se..." la funghetta esitò e abbassò la voce a un sussurro, assumendo un'aria divertita e vagamente maliziosa "... per me, ha semplicemente sfruttato l'occasione."
 Mario suppose ci fosse qualcosa sotto quell'ultima frase, ma non riuscì a cogliere l'allusione.
 Respirò pesantemente. "Suppongo comunque di doverle la vita. Tu... Com'è che ti chiami, scusa?" chiese.
"Uh, io sono Toadette." rispose lei incerta, come se ritenesse strano che lui glielo stesse chiedendo "Sono la dama di compagnia di Peach e... Devo proprio andare a chiamarla, scusami..." si allontanò di corsa e stavolta Mario evitò di fermarla.
 "Toadette..." restò a gustarsi quel nome sulla bocca come un gelato "Peach... Toadette... " le immagini mentali delle due donne si fondevano insieme, come se non riuscisse a distinguerle seppur fossero palesemente molto diverse.
Poi, improvvisamente, sgranò gli occhi, quando un terzo volto si affacciò alla sua memoria, stavolta distaccato e nitido. Sofferente. Triste.
 "Oddio... Rosalinda!" esclamò, impallidendo "Dov'è Rosalinda? Eravamo insieme, ricordo che c'era anche lei quando... Quando lo schianto... La casa dell'osservatorio... distrutta... L'asteroide... Anche lei è rimasta ferita? Cosa le è successo?"
Incominciò ad agitarsi, mentre immagini terribili gli si ripresentavano adesso tutte quante insieme a tormentarlo.
L’effetto fu che gli esplose un mal di testa ancora più forte.
Si tenne la testa con le mani e serrò gli occhi con forza. Si rese conto anche che faticava a respirare. Gli girava tutto...
 
"Oh, Mario! Sono così contenta che tu abbia ripreso conoscenza!" sulla soglia della camera era comparsa la principessa Peach Toadstool, che con la sua voce acuta e dolce lo distolse dai suoi nefasti pensieri.
Mario sollevò la testa di scatto e si puntellò sulle mani per tirarsi su, ma quel dolore perforante non smetteva di tormentarlo
"Peach... Ro... Rosalin..." abbozzò, senza riuscire a esprimersi.
Lei gli venne vicino con le braccia tese, impugnando un funghettino di colore verde.
 "Povero caro. Sei ancora scombussolato, vero? Ecco. Prendi questo, ti farà star meglio" disse, offrendoglielo.
Mario guardò il power up e, sentendosi come in una sorta di trance, lo afferrò e ne staccò un morso, masticando meccanicamente, dimenticandosi del suo istintivo disgusto per gli organismi saprofiti...
Ma ben sapeva che l'effetto miracoloso sarebbe stato quasi istantaneo, e infatti il dolore si attenuò e lui riuscì finalmente a reggersi a sedere completamente.
 In preda a una fame improvvisa, consumò tutto il fungo con voracità. Da quanto tempo non aveva più mangiato nulla? Preferiva non rispondere a tale domanda.
Infine, si concesse un lungo e profondo sospiro.
"Peach" sussurrò alla fine "Non so bene cosa mi sia successo, ho le idee un po' confuse, ma ciò che ho capito è che tu in qualche modo mi hai salvato la vita e… ti ringrazio enormemente."
"Non c'è alcun bisogno di ringraziare" sorrise la principessa "Avevo un debito da ripagare con te e in realtà, adesso che tu sei qui... ne ho uno ancora più grande."
 Mario non capì a cosa si riferisse, ma non fece in tempo a chiederglielo perché alle spalle della principessa era apparsa una figura massiccia e minacciosa che lo mise in allarme.
Sbiancando, si mise istintivamente sulla difensiva, ma notò subito che Peach lo stava tranquillizzando.
"È tutto a posto" cinguettò lei "Non devi preoccuparti."
"Come sarebbe che non devo preoccuparmi?" fece lui, incerto, guardando il bestio dal basso verso l'alto.
 Il suo cervello aveva ovviamente ignorato la negazione iniziale della frase.
Bowser si esibì in un ghigno, divertito dalla sua confusione.
 "Ciao, baffetto" lo salutò "Ci sono delle novità che ti lasceranno a bocca aperta!" la sua voce era come sempre beffarda, ma mal celava una certa emozione.
 "Bowser è qui... per mio piacere." continuò Peach, arrossendo.
"In che senso?" chiese Mario perplesso, fissando il drago con una punta di timore. Non era mai riuscito a fidarsi di lui, nonostante tutto.
"Le cose sono molto cambiate da qualche tempo e... beh, per farla breve, io e Bowser stiamo per sposarci."
La notizia, data così inaspettatamente, lasciò Mario senza parole per qualche secondo.
Bowser lo guardò e snudò le zanne in un aperto sorriso intimidatorio.
 "Proprio così, idraulico. Puoi crederlo? Alla fine, contro tutte le vostre previsioni, la principessa si è innamorata di me. Ma d'altra parte... Come poteva essere altrimenti?
Finora, io sono stato l'unico ad averla trattata veramente come la futura regina che è destinata a essere... Era solamente una questione di tempo!"
Mentre pronunciava queste parole, una delle sue manone artigliate andò a posarsi sul fianco della principessa, cingendola in un modo possessivo ma allo stesso tempo discreto.
 E lei non si ritrasse, anzi lo assecondò con un risolino imbarazzato, al quale lui rispose con un ruggito basso di soddisfazione.
 
Mario non riusciva a credere a ciò che stava vedendo.
Non se lo sarebbe mai aspettato nella vita.
"Peach... Ma sei... Sei sicura?" sbiascicò.
"Io sono sempre sicura quando prendo una decisione" confermò la ragazza, con semplicità.
E in effetti, nei suoi occhi azzurri c'erano una sicurezza e una sincerità che sembravano impossibili da falsificare.
"So che può sembrare un po' strano, ma Bowser è... molto cambiato in questi anni e io mi sono accorta di aver sviluppato... Un certo debole per lui" si voltò a guardarlo con fare adorante, sentimento che il drago ricambiava palesemente allo stesso identico modo.
"In tal caso... Beh, le mie congratulazioni." disse Mario. Era stato indubbiamente colpito da quella notizia inattesa, ma l’aveva già in parte accettata.
 "Peach, potrei... Ehm... parlarti in privato?" aggiunse dopo pochi secondi, esitante.
La ragazza si voltò verso Bowser e gli chiese cortesemente di lasciarli soli.
Il koopa se ne andò sghignazzando, evidentemente il disorientamento di Mario lo aveva divertito molto. Sembrava che si fosse preso una piccola rivincita su di lui e questo Mario glielo concesse, in fondo non se ne sentiva disturbato.
 Fu quando furono soli che Mario espresse ciò che non aveva detto prima.
 "Peach, ma... Ma tu non stavi per sposare quel tizio... Come si chiamava... Haru?"
"Sì, ma l'ho mandato via" fece lei, con noncuranza.
 "Ehm... E come mai?"
 "Non lo amavo più. Non era quello che credevo. Aveva iniziato a rompere tantissimo e non aveva più nessuna fiducia in me e io non potevo assolutamente costruire un matrimonio su queste basi... Mi capisci, vero?" aggiunse, facendo gli occhioni da cerbiatta.
"Non voglio contestare la tua scelta, Peach, ma... Te lo ricordi che Bowser voleva farti trasformare in una dragonessa dai suoi magikoopa?"
 "Oh, non c'è più questo pericolo, tranquillo. Ne abbiamo parlato, non mi costringerà a cambiare aspetto." assicurò lei "Gli ho spiegato che ciò non è necessario. Anzi, la nostra unione sarà ancora più significativa in virtù delle nostre differenze, anche fisiche."
 "M-Ma..." non era ancora del tutto convinto.
 "Mario, ascolta." iniziò lei, con pazienza "Le persone possono cambiare. Ok? In molti modi. Haru ne è stato la prova in negativo. Bowser ne è la prova in positivo. Io avevo bisogno di un marito e lui si è rivelato il candidato migliore.
Credimi, la capisco la tua perplessità, è stato inaspettato anche per me, ma io sono davvero convinta di questo. Sono una principessa, il mio regno si aspetta che io sposi qualcuno di nobile e lui è nobile... Ed è sinceramente interessato a me, non vuole solo il mio regno, cosa che invece sospetto volesse Haru... E inoltre, dal nostro matrimonio deriveranno molte cose buone, il Regno dei Funghi e le Terre Oscure saranno unificati e toad, umani, goomba e koopa e tutti gli altri abitanti potranno finalmente, veramente, vivere in armonia. È la soluzione migliore per tutti. E anche per me."
Il viso della principessa si era illuminato durante questo discorso e il suo sguardo era carico di una determinazione particolare.
"D'accordo" si arrese infine Mario, dopo aver considerato le sue parole "Hai pensato a ogni cosa, vedo."
 "Sì, l'ho fatto." confermò Peach.
Lo guardava orgogliosamente, sorridendo ma anche con una vaga aria di sfida, come se gli stesse suggerendo di non azzardarsi a fare altre obiezioni.
Ci teneva a non far passare la propria scelta come un capriccio, a dimostrare che non lo era.
Mario però ci tentò solo una ultima, estrema volta. Come prova del nove.
 "Solo una domanda. Tu... quindi lo ami?"
 
Vide Peach avere una microscopica esitazione, ma poi la udì tirare fuori un secco "Sì."
 E questo poneva fine a tutta la discussione.
Mario quindi si rilassò. Aveva conosciuto la principessa abbastanza per credere in lei, e tanto gli sarebbe bastato.
Forse in passato avrebbe messo in dubbio i suoi propositi, in quanto sapeva che si era lasciata andare alle frivolezze, ma sapeva anche che era cambiata da un pezzo, quindi non lo avrebbe fatto adesso.
Ma in conclusione a quel dramma, gli tornò di nuovo in mente la questione relativa alla sua, di principessa, sperduta chissà dove.
Peach lo avrebbe sicuramente aiutato a ritrovarla, su questo non c'erano dubbi.
Ma ci sarebbero riusciti?
Peach stava per congedarsi, quando la porta si aprì per l’ennesima volta.
E senza alcun preavviso, sull’uscio comparve qualcuno che Mario non aveva più visto da anni.
“Ah, dimenticavo” fece la principessa. “Ho pensato di mandare qualcuno a prenderti.”
 
---
 Rosalinda in quel momento si trovava a una distanza considerevole dal luogo in cui si stava svolgendo quella bizzarra scena.
Era stata dispersa nello spazio, ma aveva infine smesso di vagare in modo incoerente, aveva fatto un grande sforzo per ritrovare l'orientamento e aveva infine assunto una direzione.
Gli Sfavillotti l'avevano aiutata in questo ed erano stati indispensabili per il suo successo, ne percepiva l'energia luminosa espandersi tutto intorno a lei, come un abbraccio caloroso.
Era loro profondamente grata.
Da fuori sarebbe potuta sembrare una regina, portata in trionfo dai propri sudditi. Ma non ci si sentiva minimamente.
Le sue, di energie, le aveva già belle che esaurite tutte quante, quando aveva spinto via Mario lontano da sé nella speranza di salvarlo.
Aveva dovuto concentrarsi molto per arrivare a toccarlo, nonostante la spiacevole posizione in cui si era ritrovata.
 Tale sforzo l'aveva completamente sbalzata via, ma non avrebbe esitato, né ne avrebbe avuto rimorso, in quanto si era trattata dell'unica possibilità che aveva avuto.
Gli aveva dato una possibilità di scampare al destino terribile che invece era sembrato dover toccare a lei.
Ma per fortuna, quello spavento era passato e ora stava recuperando lentamente il controllo.
Riprendeva fiato, attirando a sé le poche molecole di ossigeno disperse nel vuoto.
La pressione del sangue che le aveva gonfiato le vene del collo iniziava infine a regolarizzarsi.
Non aveva più la vista annebbiata, non sentiva più le vertigini.
La direzione che ora aveva assunto le permetteva di percepire una distante e vaga presenza e la seguiva come una guida.
Sfrecciava attraversando tutto il cosmo.
Non sapeva chi, o come, o cosa, ma qualcuno le aveva detto che non si poteva arrendere.
 Lo spazio era immenso, poteva vedere le stelle fisse che esplodevano in diretta successione, come una catena, a milioni e milioni di anni luce di distanza, disperdendosi in minuscoli frammenti di asteroide e di detriti spaziali che precipitavano sulla superficie dei pianeti che, ignari della devastazione che questi avrebbero causato, continuavano a girare lentamente attorno alle loro orbite e attorno alle stelle.
E alcuni di quei detriti si ricompattavano, si congiungevano tra di loro e si univano alle polveri cosmiche e così i nuclei si ricostituivano e davano vita a nuovi corpi celesti.
Rosalinda osservava tutto ciò, affascinata e commossa dalla vastità inesplicabile dell'Esistenza, si sentiva in comunione con la rinascita e il rinnovamento continui dell'universo, riscoprendo di trovarsi in compenetrazione perfetta con esso.
 Assistere a quello spettacolo meraviglioso era un privilegio di pochissimi eletti, la sua essenza di umana non le era di intralcio, forze superiori le avevano concesso un tale onore e non avrebbe mai smesso di ringraziarle per questo.
Tuttavia, il non sapere esattamente cosa ne fosse stato di suo marito le procurava un grande senso di angoscia e di malessere che dal ventre le salivano fin dentro la gola.
"Mario. Arriverò da te." pensava, cercando di combatterli con la determinazione "Aspettami. Non ti ho abbandonato. Non lo farei mai. Non lo farò mai."
Non sapendolo, seguiva il suo spirito e andava spedita verso il luogo in cui era nata, che era anche il luogo in cui lui ora si trovava, il Regno dei Funghi.
Ma le capitò giusto una piccola deviazione di percorso.





Spazio autrice
scusate il ritardo mostruoso nell'aggiornamento di questo capitolo. Non mi veniva mai come volevo io e ho perso un sacco di tempo... alla fine mi sono decisa a pubblicarlo lo stesso così com'era, tanto non sarà mai perfetto. Spero comunque vi sia piaciuto. kisses
  
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