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Autore: Lina Lee    06/05/2023    5 recensioni
Questa raccolta partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
Cap. 1: Itadakimasu (Laelius e Aiko, miei OC)
Cap. 2: Hoppipolla (Luna)
Cap. 3: Hanami (Laelius e Aiko, miei OC)
Cap. 4: Drachenfutter (Sirius e Remus)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Hanami: la millenaria usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi.

Pacchetto da sviluppare per la Challenge "Tanti piccoli semi per far fiorire nuovi fiori", indetto sul gruppo L'Angolo di Madama Rosmerta.
Prompt: Hanami (godere della bellezza dei ciliegi in fiore)
Citazione: "Voglio essere libera, libera di conoscere persone diverse e il loro mondo, libera di andare in parti del mondo diverse dove imparare che esistono altre morali e altre norme oltre alle mie" Sylvia Plath
Situazione: A regala un mazzo di fiori a B, ma non sa che B è allergico a quei fiori
Bonus: Uno dei personaggi riceve un messaggio sul cellulare.

Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna.




Shinjuku Gyoen National Garden, Tokyo, Aprile 1965

Cammino lentamente tra i ciliegi in fiore. Tornare qui ogni anno è come tornare a casa, anche se non sempre ho la possibilità di rivedere i miei anziani genitori.
A loro devo molto, anzi, devo tutto.
Da laureata ho chiesto e ottenuto la possibilità di viaggiare, di recarmi a Londra per perfezionare la lingua inglese e poterla insegnare, ma non c'era solo questo. Volevo conoscere altro oltre la mia cultura, volevo vedere coi miei occhi quegli stranieri che il mio Giappone odia così tanto, volevo vedere un mondo diverso dal mio, e loro lo compresero. I miei genitori hanno sempre difeso questa mia scelta coi parenti, con gli amici, con tutti coloro che non erano d'accordo; l'odio genera altro odio, e a noi l'odio non è mai piaciuto.
Sono partita alla scoperta di un mondo e ne ho trovato due: il mondo babbano e il mondo magico.


Laelius mi si affianca, mentre la nostra piccola Laelia cammina spedita davanti a noi, gli zori ai piedi che ormai non le danno più problemi, addosso un kimono blu come gli occhi di suo padre e una gioia che sembra traboccare dal suo esile corpo di bimba di cinque anni.
«Ogni volta che vedo lo spettacolo dei ciliegi in fiore mi convinco sempre di più che Madre Natura sia la magia più straordinaria esistente al mondo. Al suo confronto noi maghi siamo solo dei semplici principianti».
Gli sorrido annuendo e gli indico un petalo che, trascinato dalla brezza, gli si è poggiato sulla spalla. Lui volge appena il capo, non si era accorto della cosa.
«Mi dona?» mi chiede sorridendo, e io annuisco ancora, divertita, riprendendo a camminare e osservando Laelia che cerca di afferrare più petali possibili, mentre il vento leggero li fa volteggiare delicatamente in tutte le direzioni.
Laelius, mio marito, è colui che mi ha aiutato a conoscere i mondi. Mi ha mostrato Londra, i suoi abitanti, la loro cultura e il loro modo di pensare; e mi ha mostrato la Londra magica, nascosta agli occhi di una semplice babbana come me, i suoi abitanti, la sua famiglia, che mi ha subito accolta nonostante fossi straniera e per niente magica.
E ho scoperto che, nonostante le differenze tra Tokyo e Londra, l'odio è presente ovunque, uguale in entrambi i luoghi.
Laelius cammina tranquillo al mio fianco, apparentemente non notando le occhiate dei miei connazionali, quel gaijin che affiora silenziosamente sulle loro labbra. In realtà conosce già l'odio e il disprezzo, ma li combatte nella stessa maniera mia e dei miei genitori; in questo sono stata tanto fortunata perché a Londra ho conosciuto un uomo che per altri potrà apparire imperfetto e sbagliato, ma che ai miei occhi appare semplicemente eccezionale.


Mi avvicino a nostra figlia, non voglio che si allontani troppo perché in questo periodo il parco è colmo di persone che accolgono la Primavera e ho paura di perderla di vista. So che Laelius potrebbe ritrovarla in qualsiasi momento attraverso le sue capacità, ma l'apprensione di una madre supera di gran lunga la forza magica di un padre. La prendo in braccio e subito nelle mani di Laelius compare una macchina fotografica babbana: sorridiamo al suo indirizzo e lui scatta la prima di tante foto, ricordo di una giornata speciale.
«Mamma, ho fame!»
Sorrido e indico un punto, nel parco, dove potremmo sistemare la coperta sull'erba e dar vita a un bel picnic. L'occorrente è rimpicciolito e nascosto nelle tasche di Laelius; non potrebbe usare la magia vicino ai babbani (questa è una delle tante regole che ho imparato sui maghi), ma lui è un esperto in questo, e nel giro di poco è tutto pronto e noi siamo placidamente seduti sulla coperta, nel mezzo cestini e bento col cibo, l'odore dei fiori di ciliegio che permea ogni cosa, comprese le nostre anime.
Laelius si toglie il cilindro e lo poggia accanto al suo bastone, e subito Laelia lo afferra e cerca di sistemarselo sulla testa; è un po' grande per lei e le pende da un lato.
«Come sto?» chiede al padre.
«Divinamente, figlia mia, divinamente» risponde lui, cercando di essere il più convincente possibile e di non ridere. La piccola annuisce, si toglie il cilindro e cerca di sistemarlo sopra la mia testa.
«E la mamma come sta?» chiede ancora.
«Divinamente anche lei, e non potrebbe essere diversamente» risponde Laelius con tono molto più convincente, e nei suoi occhi leggo quel sentimento così potente che ci lega che abbasso lo sguardo arrossendo, imbarazzata ma felice.
Laelia sembra soddisfatta, perché rende il cilindro al padre e attende di poter iniziare a mangiare tutti i manicaretti che ho preparato fin dalla prima mattina.
E mentre iniziamo a mangiare, prego silenziosamente la Natura che ci circonda, quella Natura che la famiglia di mio marito rispetta e venera tanto quanto noi giapponesi. La prego affinché anche l'anno prossimo ci sia possibile salutare l'arrivo della Primavera tornando in questo parco, affinché protegga le persone che mi sono accanto in questo giorno di gioia.
Non chiedo altro, e spero sempre di non chiedere troppo.


Villa Mórrígan, Scozia, Gennaio 1997

Laelia osserva una foto, una delle poche che il padre è riuscito a salvare e a nascondere a Villa Mórrígan. Ritrae una madre che tiene in braccio la sua bambina, entrambe indossano un kimono, sullo sfondo l'immensità rosa dei fiori di ciliegio.
Sul retro poche parole, scritte nell'elegante calligrafia che la mora riconosce subito come quella di suo padre:
- Shinjuku Gyoen National Garden, Tokyo, Aprile 1965.
I miei due sakura -.



Note dell'autrice: Buonasera! Torno dopo una vita su questa challenge, spinta dall'arrivo della Primavera, dai fiori di ciliegio e dal mio sempre maggiore affetto per Laelius e Aiko, genitori della mia OC Lele, protagonista della mia long "Until the very end". Ci tengo a precisare che ho usato solo due elementi del pacchetto, visto che potevamo decidere quali usare o se usarli tutti. Spero che questo piccolo scritto possa piacervi.
Un abbraccio!
Lina Lee

 
  
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