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Autore: OmegaHolmes    06/05/2023    0 recensioni
Sono passati otto mesi dall'Apocalisse, periodo nel quale Aziraphale e Crowley hanno vissuto felici e contenti, fino a quando non gli viene assegnata una nuova missione che li porterà a fronteggiare i propri sentimenti e a prendere una decisione definitiva tra le loro fazioni.
Dal testo:
“Da quanto non facciamo cose così clandestine?” sospirò roco il demone.
“Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo trovare una soluzione.” deglutì nervosamente l’angelo, incapace di guardare l’altro negli occhi, o meglio gli occhiali scuri.
“Non credo ci siano molte soluzioni, angelo.”
“Questa è davvero la tua risposta?” si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
“Hai paura?” chiese in un tono dolce il fulvo.
Le sopracciglia del biondo si contrassero in una fitta di dolore: “Più dell’ultima volta. Gabriele è stato molto chiaro. Se sbaglio questa volta-”
“...ti fanno la festa.” finì la frase l’altro “Lo so.”
Aziraphale x Crowley
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Dio, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il tramonto scendeva lento all’orizzonte della campagna inglese, riscaldando i campi incolti ed allungando con eleganza le lunghe ombre degli alberi secolari che affiancavano la strada deserta. Crowley guidava speditamente, come suo solito, ma Aziraphale si sentiva al sicuro, come non si avvertiva da settimane. Di sottofondo la voce di Freddie Mercury li accompagnava come d’abitudine, ma stranamente questa volta l’angelo stava facendo caso alle parole del cantante:
 

Ooh, you make me live
Whatever this world can give to me
It's you you're all I see
Ooh, you make me live now, honey
Ooh, you make me live

Oh, you're the best friend that I ever had
I've been with you such a long time
You're my sunshine and I want you to know
That my feelings are true
I really love you
Oh, you're my best friend…”

 

“Mi piace molto questa canzone…” sorrise dolcemente l’angelo, voltandosi a guardare il guidatore, che rispose con un lieve cenno: “Anche a me.”

“Mi ricorda quando mi sono scorporato e ti ho incontrato in quel locale… e tu hai detto ho appena perso il mio migliore amico… non ti ho mai chiesto di chi si trattasse.” espose con aria ingenua, profondamente commosso al pensiero di quel Crowley così devastato.

Il demone parve irrigidirsi leggermente al ricordo di quel preciso istante: “Davvero non ti viene in mente nessuno, angelo?”

“Beh, non saprei non conosco tutti i tuoi amici-”

“Angelo…” sospirò, voltandosi a guardarlo “Eri tu. Ero appena stato alla tua libreria, ti stavo cercando, ma aveva preso fuoco ed ero convinto…” la voce gli si spezzò in gola, come colto da un improvvisa commozione.

Le sopracciglia del biondo si alzarono verso l’attaccatura dei capelli a quella confessione, per poi sentirsi improvvisamente in colpa: “Oh caro… mi dispiace, mi dispiace così tanto! Non credevo che ciò ti avesse arrecato così tanto dolore… deve essere stato terribile.”

“Non devi scusarti, non è stata colpa tua… solo non mi piace pensarci, ecco.”

“Anche tu sei il mio migliore amico, Crowley…” disse l’angelo, abbassando timidamente lo sguardo verso i propri pantaloni che sembravano così interessanti tutto d’un tratto: “Anzi credo tu sia stato l’unico vero amico che io abbia mai avuto ed è servita un Apocalisse per capirlo.” sorrise appena, per poi stringere le labbra.

“Beh, meglio tardi che mai, no?” ironizzò Crowley, mentre pensò “Vorrei essere più di un amico… vorrei essere-”

“Crowley per l’amor del cielo sta attento!” urlò Aziraphale, aggrappandosi alla maniglia dell’auto, notando la velocità con cui aveva preso un dosso.

“Tranquillo angelo, con me non può accadere nulla di male!”

 

***

 

L’aria pungente di Londra li travolse appena scesero dall’auto, facendo sorridere di piacere l’angelo nel sentirsi nuovamente a casa e Crowley per l’incredibile aura di cattiveria, rabbia e stress, prese una lunga boccata d’aria: “Come amo questa città. Forza angelo, muoviamoci, il nostro tavolo ci aspetta!”

Il Ritz restava il locale migliore del mondo per la ghiottoneria dell’angelo e il più sofisticato per la ricerca costante di stile del demone. Il loro tavolo li attendeva al fondo della sala, candido e apparecchiato per due.

Crowley lo raggiunse a lunghi passi per precedere l’angelo e spostargli la sedia per farlo accomodare.

“Oh… grazie.” sorrise imbarazzato il biondo, guardandosi attorno come una ragazza al suo primo appuntamento.

“Sai che non lo devi fare…” sospirò il demone, sedendosi a sua volta, aprendo il menù alla pagina degli alcoolici.

Anche se per via della missione passavano molto tempo insieme, la tensione della situazione non gli permetteva di avere quelle loro rilassanti uscite a suon di alcool e strani discorsi. La scuola, tutte quelle scadenze, li aveva consumati, rendendoli esausti.

“Grazie per avermi invitato ad uscire… devo ammettere che mi era mancato farlo.”

“Lo so, per questo hai bisogno di un demone come me… che ti tenti di tanto in tanto a fare qualche scappatella ingenua…” rispose, mentre continuava ad osservare il menù.

“Beh, sono un angelo, scappatelle non ne ho mai fatte… non volontariamente almeno.”

Gli occhiali scivolarono sulla punta del naso di Crowley che lo fissò: “Le crepes nel 1793? Il viaggio a Tokyo per il sushi? Non sono scappatelle, angelo?” ridacchiò, guardandolo maliziosamente.

“Beh, ecco…” si sistemò a sedere sul posto il biondo, lisciandosi i pantaloni: “Non erano esattamente scappatelle… più ricerca culinaria dell’usanze umane nei secoli.”

“Come vuoi…” rispose il demone: “Ma io so che in fondo, un santo non lo sei nemmeno tu.”

“Che- che cosa intendi?”

“Andiamo! Devo elencarti tutti gli amanti che hai avuto durante i secoli?”

Il volto di Aziraphale si fece paonazzo: “Io non ho mai avuto degli amanti, sono un angelo! Non ho mai, dico mai toccato anima viva in quel senso. Avevo… delle simpatie, ecco.”

“Avevi dei corteggiatori, amori platonici, chiamali come ti pare angelo… ma dalla Grecia in poi hai fatto una marea di cuori infranti…” continuò, facendo un gesto secco con la mano.

L’angelo si fece torvo: “E tu come lo sai? Come fai a sapere tutte queste cose sul mio conto?”

Le spalle del demone si alzarono in un gesto secco: “Perchè ti tenevo d’occhio… era il mio lavoro no? Controllare il nemico… e diciamo che ho tentato un po’ di gente a cercare di conquistarti… ma tu non hai mai ceduto.”

“Vecchio serpente!” quasi urlò sconvolto l’angelo: “Hai cercato di farmi cadere!”

“Naaah, non dire idiozie. Non si cade per così poco…” rispose amareggiato il demone: “Solo… mi sembravi molto solo. E sappiamo entrambi quanto Oscar Wilde ti piacesse.”

Le orecchie del biondo si fecero rosso fuoco: “Perchè devi sempre tirarlo in ballo, ogni volta… sai che non mi va di parlarne… povero uomo, ha sofferto così tanto… era un animo tanto gentile…” sospirò tristemente il biondo.

Il cameriere prese l’ordine e ben presto la loro tavola fu imbandita dalle solite prelibatezze e leccornie, capaci di far gola ad un Re.

“Non credo che però tu…” iniziò Aziraphale, asciugandosi i bordi della bocca con il tovagliolo: “Te ne sia mai rimasto in disparte con gli umani. Dopotutto sei un demone, la lussuria è una delle tue qualità.”

“Sul serio?” alzò le sopracciglia sconvolto Crowley “E’ questa l’opinione che hai di me? Di uno stupratore di vergini?”

“Non è quello che ho detto!” ribattè piccato l’angelo: “Ma vorrai ben ammettere di aver… beh capisci cosa intendo.”

“Sì… sì l’ho fatto…” sospirò Crowley: “Ma solo un paio di volte… non ho mai, sai, provato quelle cose che sembra ci siano nei film. Naaah… ho solo fatto qualche missione per conto dell’inferno, niente più.”

“Quindi…” chiese piano, necessitando di bere alcool per evitare che l’imbarazzo lo discorporasse prima del termine della frase: “… non sei mai stato innamorato?”

Le labbra del demone si schiusero in un espressione di sorpresa, lasciandolo così per almeno un paio di secondi, prima che riuscisse a mettere insieme i pensieri uno dopo l’altro.

“Beh… nnngh… non saprei… sono un demone non-”

“Oh, ma smettila con questa scusa!” sbottò impaziente l’angelo: “Sappiamo entrambi che per quanto tu sia dannato, provi… certe cose. Anche se non lo vuoi ammettere.”

“Perchè mi fai questa domanda allora?” chiese Crowley, ora sulla difensiva.

“Per…” deglutì l’angelo “Per parlare… insomma, ci conosciamo da tanto eppure non abbiamo mai parlato di certe cose… scusa, non avrei dovuto chiedertelo, che sciocco angelo che sono.” disse improvvisamente deluso: “Credo… che andrò in bagno, sì. Devo lavarmi le mani!” sorrise, per poi alzarsi di scatto e dirigersi alla toilette.

Crowley l’aveva fissato, a bocca spalancata, cercando di dire qualcosa, senza sapere che cosa.

“Cazzo…” imprecò appena l’altro era scomparso, nascondendo il viso magro tra le mani affusolare “Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo! Sei un idiota, Crowley… uno stupido, stupid-”

“Szzzalve Crowley.” alle sue spalle la voce di una donna era giunta alle sue orecchie come un ronzio, e quel suono non portava mai nulla di buono.

“Lord Belzebù!” esultò il fulvo, alzandosi per inchinarsi con un sorriso smagliante: “Quale onore è incontrarvi!”

“Falla finita e zzzzziediti.” tagliò corto la donna che andò a posizionarsi dove prima era seduto l’angelo.

 

***

 

Come aveva solcato la superficie della toilette, gli occhi di Aziraphale avevano iniziato a pizzicare e bruciare, come se un paio di lacrime volessero scendere, ma lui combattè per tenerle ben ancorate ai suoi occhi. Aveva sfregato le mani con forza sotto il getto d’acqua gelida, perso in un turbinio di pensieri più tristi del dovuto.

Una voce maschile, d’un tratto lo fece sussultare: “E’ qui dove vieni con il tuo amico demone a sprecare il tuo tempo, non è così?”

L’angelo si girò di scatto, tremendamente spaventato: “G-gabriele! Buon dio, che spavento! Cosa- cosa ci fai qui?”

“Beh, ti tengo occhio, è ovvio!” sorrise allargando le mani: “Cosa credevi, che non ti stessimo controllando?”

“N-no… i-intendo che non mi aspettavo di vederti qui… ecco, stavo giusto per mandarti il rapporto, vedi-!”

“Lascia stare il rapporto. E’ ora che smetti di giocare, Aziraphale e ti rendi conto della gravità delle tue azioni inaccettabili.”

“I-io non…”

“Lascia che ti chiarisca le idee.” si avvicinò, andando a cingergli le braccia con le mani, sorridendo duramente: “Tu sei un angelo. Gli angeli stanno in paradiso o sulla Terra o nei regni di Dio, ma non hanno amici demoni. Non possono fraternizzare con il nemico… perché altrimenti vuol dire che stanno tradendo il loro posto. Lo capisci, questo?”

“Ma io non sto...tradendo Lei… le sono sempre stato fedele e lo sono tutt’ora…” lamentò tristemente Aziraphale, colto da un’improvvisa ansia: “Ho sempre fatto del mio meglio, per tutti questi anni… io e Crowley, siamo stati insieme dall’inizio, anche se ovviamente prima-”

“Ecco, è questo il punto.” lo fulminò l’arcangelo: “Prima non ci andavi a cena insieme come fosse tuo marito. E’ un demone, Aziraphale. Non può esserci un unione fra di voi.”

L’aria mancò nei polmoni del principato, che si sentì spogliato del suo segreto più recondito: “N-non so di… di cosa tu stia parlando. Io e Crowley, noi siamo solo… solo…”

Gabriele lasciò la presa, facendo un passo indietro: “Stai giocando con il fuoco, Aziraphale. Questo è l’ultimo avvertimento. Aspetto il tuo rapporto.” e come un soffio di vento l’Ancangelo sparì.

 

***

 

“Ci farebbe comodo qualche nuovo affiliato dalla nostra parte…” iniziò la donna, giocherellando con la punta del coltello da burro: “E di quezzzto pazszo, zarà dei noztri.”

“No.” rispose seccamente Crowley, improvvisamente pallido in viso: “Non cadrà.”

“Piccolo bazztardo… che cozzza credi? Che gli altri lo voleszzero? Ogni angelo che ha avuto rapporti con un demone… è caduto. E’ il nozztro dezztino.”

“Noi eravamo subdoli, noi non volevamo che gli uomini prendessero il nostro posto, eravamo troppo curiosi, troppo dubbiosi… lui non è così.”

La donna si alzò, sospirando: “Come vuoi… ma ricordati… che sze cadrà, non szi ricorderà più di te. E un ultima coza… non mi interezsza chi ti zzzzscopi. Ma guai a te ze fallizci ancora…A presto Crowley…” e con uno schiocco di dita, scomparì.

Quando il demone alzò lo sguardo, vide in Aziraphale, infondo alla sala, il suo stesso volto cadaverico: erano fottuti.

 

***

 

La tanto desiderata uscita sfavillante era andata a naufragarsi dopo l’incontro con i rispettivi capi. Ora, un angelo e un demone passeggiavano lentamente, in silenzio, lungo le vie Londra. Dopo essersi raccontati a vicenda l’accaduto, erano crollati in un mutismo quasi spaventoso, dato che entrambi avevano omesso la parte relativa ai loro sentimenti. Crowley, sapeva che Belzebù aveva ragione: se Aziraphale fosse caduto si sarebbe dimenticato di lui, questa era una delle dannazioni dei demoni, dimenticare il volto di chi avevano amato in Paradiso o nella vita precedente. Aziraphale, invece, sentiva il cuore dolergli nel petto, come se stesse per avere un infarto da un momento all’altro: le mani non smettevano di arrovellarsi e lo stomaco sembrava andargli a fuoco. Il demone se ne stava cupo, con le mani in tasca, mentre lui sembrava una mina pronta ad esplodere.

“E va bene, basta!” esclamò, fermandosi improvvisamente in mezzo alla strada: “Sono stanco, Crowley. Sono esausto e non ce la faccio più...Sono stanco di tutta questa situazione, di questa… stupida persecuzione che sta avvenendo nei nostri confronti!”

Il demone lo fissava, tristemente: “Lo so, angelo, io-”

“No che non lo sai, Crowley! Non sai che cosa ho passato per tutti questi anni a convincermi che eri il male assoluto, che prima o poi mi avresti fatto del male...ad autosabotare ogni minima speranza di un amicizia… a cercare costantemente di soffocare i miei sentimenti per te! Sono stanco, Crowley… stanco di non poterti amare, anche se è l’unica cosa che voglio fare! Perchè sono un angelo e sono fatto di amore! E so che non sto facendo nulla di male, eppure tutti non fanno altro che dirmi che cosa devo fare!” le lacrime calde avevano iniziato a scendere, come un fiume in piena sul volto candido dell’angelo che aveva finalmente dato sfogo a tutte le parole che fino ad ora aveva solo confidato al suo diario: “E mi sono innamorato di te, Crowley, in un modo così naturale, che mi chiedo che cosa ci sia di male...perchè ogni volta che avevo bisogno, che ero solo e mi sentivo così inutile per l’umanità, così incapace, tu ci sei sempre stato...e non posso rinunciare a te, ci ho provato, ma… non posso farlo, Crowley… non posso.” la sua voce prima acuta, ora si era spenta in un sussurro.

Il povero Crowley, nell’ udire quelle parole, aveva provato due sentimenti: il primo, si sentiva come l’uomo che sull’orlo del precipizio ha appena scoperto di aver vinto alla lotteria, diventando così miliardario; secondo, la sua anima stava andando a fuoco con la consapevolezza delle parole di Belzebù.

Si sporse in avanti, verso quel corpo tremante che era diventato Aziraphale, andando a stringerlo con forza nelle sue braccia: “Oh angelo…” sussurrò, travolto da una scossa di emozioni: “...tu credi che non lo sappia… ma io l’ho sempre saputo… o almeno ci ho sempre sperato. Per te farei qualsiasi cosa, angelo, qualsiasi. Rifarei tutto quello che ho fatto, perché ti ho sempre amato così tanto… sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto sulle mura dell’Eden…e quanto ti ho odiato per avermi fatto questo. Per me questa era la più grande dannazione e seccatura: amare un angelo. Una creatura perfetta, intelligente, luminosa, meravigliosa come te… Ho sempre temuto che l’inferno ti facesse del male… e che il paradiso ti facesse ciò che aveva fatto a me…” posò le labbra contro la chioma lucente: “E io ti amo, Aziraphale… ma temo che potresti cadere… se solo noi due-”

“Non mi interessa.” ribattè seccamente, stringendo con forza il corpo magro del demone, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla: “Nessuno mi vuole… solo tu…” lamentò, simile ad un fanciullo.

“Aziraphale…” lottò in quella stretta il fulvo: “Se tu cadi, ti dimenticherai di me…” confessò, guardandolo dritto negli occhi: “Ma io mi ricorderò di te e questo mi farà morire…”

“Ma se io cadessi… saremmo liberi?”

“No… tu non saresti più tu… saresti un’ anima in pena alla ricerca di chi eri stato… e quando si diventa demoni, si odiano gli altri demoni. Non puoi fidarti di nessuno…”

“Ma…” un altra contrazione tra le lacrime: “Io non voglio cadere… io la amo, Crowley e so che lei lo vuole. So che vuole la nostra unione… perché lo sento dentro di me.”

“Angelo, non-”

Con un gesto secco, l’angelo aveva cinto il viso del demone, portandolo alle sue labbra, unendo finalmente le loro bocche, stanche delle troppe parole.

Crowley avrebbe dovuto respingerlo, allontanarlo, ma non ci era riuscito, anzi…

Avvolse le sue lunghe braccia attorno alla vita dell’angelo, sorreggendolo con forza verso di sé, approfondendo con più delicatezza e passione quel dolce, fatidico, primo bacio.

Aziraphale si era chiesto molte volte come sarebbe stato, ma mai avrebbe pensato che baciarlo sarebbe stato così familiare, caloroso, naturale. Gli sembrava di mangiare una torta di fragole e panna, ricoperta da un pizzico di miele.

Le loro labbra sembrava create per la loro unione, nate per cercarsi, per scoprirsi, per amalgamarsi.

Quando si divisero, avevano il fiato corto ed entrambi i visi erano sconvolti.

“Torniamo a Tadfield…” ansimò Crowley “...sistemerò tutto, non devi avere paura.”

Gli occhi del biondo si illuminarono d’un blu intenso, perdendosi nella dolcezza di quelle parole.

Si sporse in avanti a lasciare un ultimo bacio a stampo sulle labbra dell’altro: “Grazie, mio caro.”

 

***

 

Il ritorno fu lungo e silenzioso per Crowley, dato che come l’angelo entrò nell’abitacolo, finì per l’addormentarsi, sfinito dalle troppe emozioni. Ma il demone si sentiva felice, leggero, quasi al limite di un esplosione. Di tanto in tanto si voltava per controllare con la coda dell’occhio se l’altro stava ancora dormendo: ed eccolo lì, angelico, luminoso, con la bocca socchiusa a sognare chissà quale prelibatezza.

Appena furono arrivati a Tadfield, parcheggiata l’auto fuori la locanda, Crowley si sporse lentamente verso l’altro e con delicatezza, gli posò una mano sulla gamba per svegliarlo: “Ehi… siamo arrivati.” mormorò dolcemente.

Aziraphale aprì gli occhi, gradualmente, incredulo lui stesso di essersi assopito: “Oh cielo… Crowley, mi dispiace...non credevo di essermi addormentato.”

“Non importa… hai dormito bene?” chiese accarezzandogli leggermente la gamba.

“Credo di non aver mai dormito meglio, anche se lo faccio raramente…” si stiracchiò appena, prima di voltarsi a guardare il demone, porgendogli un dolce sorriso: “...ancora non riesco a crederci.”

Crowley sorrise sghembo: “Non dirlo a me… avevo ormai perso le speranza dopo 6000 anni…”

“Lo so… mi dispiace molto… sono proprio uno sciocco angelo…”

“No, non lo sei…” soffiò sporgendosi di più verso l’altro: “Sei un piccolo bastardo.”

“Crowley!” lo richiamò arrossendo, innamorato perso di fronte al sorriso smagliante del demone.

“Sei così bello quando sorridi…” disse quasi lamentoso il biondo: “Ho sempre voluto dirtelo.”

“Ah sì? E cos’altro ti piace…?” chiese malizioso il fulvo, facendo spostare la sua mano lungo la coscia dell’angelo un po’ più verso l’alto.

“Beh...e-ecco…” deglutì, andando ad allargarsi il collo della camicia con un dito, in cerca d’aria: “I tuoi occhi… mi-mi piacciono molto, nessuno li ha… e poi i tuoi capelli, hanno un colore così particolare e...e…” lo sguardo era sceso sulle labbra dell’altro che si era avvicinato sempre di più verso il suo profilo.

Aziraphale non aveva più la forza o la capacità di parlare, percependo l’elettricità che si produceva appena i loro respiri si univano.

Fu Crowley questa volta a baciarlo, languidamente, lussurioso, stuzzicando la bocca angelica con la propria lingua in un modo così malizioso, che il biondo non potè fare a meno di lasciarsi scappare un gemito. Ora la mano era andata a cingergli un fianco da sotto la giacca beige, facendogli girare la testa.

“Così va meglio?” chiese il demone, allontanandosi di nuovo verso il posto del guidatore.

“Io… io credo di sì.”

“Tu credi?” chiese alzando le sopracciglia.

“Ecco… ne vorrei ancora, sai per essere sicuro di stare meglio.” lo stuzzicò l’angelo.

“Beh, per avere il resto dobbiamo scendere dall’auto…”

“Oh, mi sembra più che ragionevole.”

 

***
 

La luce timida del mattino entrava dolce tra le spesse tende verdoni, tirate frettolosamente la sera prima. Aziraphale aprì piano gli occhi, sconcertato da quanto lo stesse accecando un raggio di sole che batteva dritto sugli occhi, che sbatté un paio di volte, prima di rendersi conto di essere avvolto dal corpo caldo e sinuoso di Crowley che lo stringeva a sé, quasi con la paura che potesse scomparire da un momento all’altro. I loro corpi ancora nudi gli ricordarono ciò che era accaduto in quella strana notte da segnare sul calendario di tutti i secoli a venire.

Un lieve sorriso sbocciò sulle labbra dell’angelo che si sporse fino a raggiungere il viso del demone, dove posò un dolce bacio su una guancia. Un mugugno di risposta, gli fece scoppiare una risata che cercò di soffocare in malo modo. Un occhio giallo si aprì sul mondo, ricordando più quello di un felino che di un serpente.

“Buongiorno…” sorrise Aziraphale, posando un secondo bacio a fior di labbra.

“...Giorno.” rispose Crowley, portando le braccia oltre il collo del biondo che ora se ne stava coricato sopra di lui, più luminoso di una supernova. I suoi ricci erano fili dorati scompigliati in un modo che lo rendevano ancora più adorabile, o così pensò Crowley appena aprì entrambi gli occhi.

“Sto ancora sognando, angelo?” chiese roco.

“Non saprei… a me sembri piuttosto reale. O almeno così sembra il tuo corpo… così caldo.”

“Lo sai che stai illuminando l’intera stanza, vero?”

“O santi lumi!” arrossì l’angelo, rendendosi conto di aver erroneamente esposto la propria luce angelica insieme all'areola: “...scusa.”

“No, mi piace...è figo. Sembri una di quelle stelle che ho creato, tanto tanto tempo fa.” sospirò, andando ad accarezzargli uno zigomo.

Gli occhi dell’angelo si ingrandirono sorpresi: “Tu...tu l’hai aiutata a creare le stelle?”

“Sì, un paio…” sminuì Crowley: “Mi piaceva farlo.”

“Solo gli angeli più potenti ci riuscivano… come l’arcangelo perduto, Raphael…”

“Già…” mormorò “Era quello il mio nome…” un altro sospiro pesante.

“Che cosa?!” si alzò di scatto Aziraphale, mettendosi a sedere: “Tu eri Raphael? Ma come- come te lo ricordi?”

Crowley si mise a sua volta a sedere: “Beh… ci ho messo molti anni per recuperare tutti i ricordi… ho dovuto corrompere un po’ di gente per riaverli… ma è stato molto tempo fa, angelo. E non si può tornare indietro. E credo che non fossi proprio tagliato per quel ruolo. Troppo curioso, troppo arrogante, troppo dubbioso… non ero puro come te. Mi piaceva giocare a fare il Dio mentre creavo le stelle… e lei mi ha punito.”

“Deve… aver fatto molto male…” iniziò Aziraphale, grattandosi imbarazzato un braccio.

“Sì… ha fatto male… come ogni volta che si cade. Per questo non voglio che ciò ti accada…”

“Grazie Crowley… ma non devi più preoccuparti per me.” gli sorrise gentilmente, prima di alzarsi: “Ora, dobbiamo darci una mossa, tra poco inizia la scuola… e non voglio altre brutte sorprese dopo ieri.”

La figura scomparve oltre la porta del bagno ed il demone lo osservò tra un misto di preoccupazione e innamoramento, pensando “Cadrei mille volte pur di rincontrarlo in un altra vita…”

Nota dell'autrice:Spero che questo capitolo possa avervi regalato un po' di tenerezza fra questi due.
Al prossimo sabato!
A.

  
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