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Autore: Dreamer47    07/05/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' Legacies
Capitolo 67


Il cuore batteva ancora forte nel petto per l'agitazione con cui fosse stato svegliato in piena notte da una chiamata proveniente da un vecchio telefono che teneva sepolto sotto gli altri, dentro il secondo cassetto della scrivania della sua vecchia camera da letto che condivideva con Abby. 
Aveva risposto nonostante non riconoscesse quel numero e si chiese chi diavolo potesse essere a quell'ora della notte, ma presto Dean sgranò gli occhi nell'udire la voce dall'altra parte del telefono; non si fece scrupoli a chiamare Castiel ed a buttare giù dal letto Sam per raccontare loro il contenuto della chiamata, e subito i tre uomini partirono velocemente, lasciando gestire il bunker ed i tre bambini a Dan. 
Adesso che era arrivato nella stazione di polizia di una città di cui neanche conosceva l'esistenza, Dean non sentiva neanche tutte le accuse che l'uomo in uniforme in piedi accanto a sé stesse farneticando; Dean non ci prestò attenzione perché si strinse di più nel suo cappotto rabbrividendo mentre osservava attraverso le sbarre il corpo della donna steso sul letto dentro la cella, mentre la rabbia gli ribolliva nel sangue: chiunque fosse quell'essere lì dentro, l'avrebbe pagata cara per aver scelto di impersonare proprio lei.
Dean l'avrebbe portata fuori da lì e avrebbe iniziato a torturarla finché non avrebbe confessato il motivo per cui avesse assunto l'aspetto di Abby, per poi ucciderla senza pietà. 
Sentí la grata della cella chiudersi dietro di sé e Dean deglutí a fatica, annuendo e voltandosi per lanciare uno sguardo di ringraziamento all'agente. 
"Può lasciarci da soli? Non ci vediamo da un po', abbiamo bisogno di un po' di privacy".
L'agente con dei grossi segni rossi tendenti al violaceo intorno al collo accennò uno sguardo comprensivo ed annuì, per poi dirigersi verso l'uscita della stanza dicendo che sarebbe tornato entro cinque minuti e che nel frattempo avrebbe delineato insieme agli avvocati della signora i termini concessi per farla uscire. 
Dean prese un lungo respiro e annuì, tornando a voltarsi verso la donna incosciente e stesa sul letto; fece qualche passo avanti per osservarla più da vicino e subito notò le mani, le braccia nude, il viso, i capelli ed i vestiti interamente zuppi e sporchi di fango. 
Si avvicinò ancora fino ad osservare il grosso ematoma che avesse sul lato destro della fronte provocato durante la colluttazione con gli agenti, e Dean si piegò sulle ginocchia per osservarla meglio, mentre sentiva il cuore esplodergli nel petto nel vederla così rannicchiata su se stessa in cerca di un calore che la canottiera nera e bagnata che indossasse non le permettesse di accumulare. 
Dean deglutí a fatica perché sembrava davvero la sua Abby, eppure non poteva illudersi e sperare, per poi soffrire ancora: in cuor suo sapeva che quella non potesse essere Abby, perché aveva bruciato il suo corpo. Lo aveva visto avvolto dalle fiamme, era stato lui steso ad appiccare il fuoco. 
Non riuscì a trattenere l'impulso di avvicinare una mano con lentezza e quasi con paura, arrivando persino ad accennare un sorriso ed a sfiorarle la guancia con delicatezza, sentendo il cuore battere sempre più forte; ma Abby sgranò immediatamente gli occhi a quel contatto con la sua mano calda e per qualche secondo lo guardò negli occhi, sorpresa di vederlo tanto quanto lui. 
E quei pochi secondi bastarono a Dean per leggere dentro di lei e trovare la stessa ragazza che avesse amato negli ultimi quattordici anni, rifiutando l'idea che si trattasse di un mutaforma o di altre creature.
Abby lo colpí con forza con un calcio in pieno petto, facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra, mettendosi presto a cavalcioni su di lui e iniziando a colpirlo al viso prendendolo alla sprovvista, ma presto Dean riuscì a togliersela di dosso ed a immobilizzarla invertendo le posizioni e bloccandola con forza contro il pavimento con tutto il suo peso. "Abby, sono io! Fermati!". 
La donna lo guardò in cagnesco e si liberò dalla sua presa colpendo con un sonoro pugno sul volto e con una gomitata dritta fra le costole per allontanarlo definitivamente, mettendosi subito in piedi e guardandolo con aria furiosa. "No non é vero, sei un demone. Dean è ancora vivo!". 
Ebbe il tempo di rimettersi in piedi e di cercare di analizzare le parole della donna, che di nuovo Abby tornò alla carica cercando di colpirlo nuovamente ma Dean fu bravo a schivare, girandole attorno e stringendole le braccia attorno alla vita intrappolandola in una morsa ferrea, bloccandole la schiena contro il suo petto. "No, non c'è nessun demone qui. Sono solo io, Abby. Fermati e ascoltami!". 
"Va' all'inferno!". Lo colpí con una testata secca sul setto nasale, costringendolo ad allentare la presa su di lei per il dolore e obbligandolo a indietreggiare fino a sbattere con forza le spalle contro le sbarre d'acciaio della cella; si liberò della sua presa e fu veloce a sfilargli la pistola dall'interno della sua giacca, ed Abby si stupì di trovarla nello stesso punto in cui la tenesse il vero Dean. 
Fece una smorfia e gliela puntò contro con rabbia, togliendo la sicura e guardandolo in cagnesco, mentre Dean rimase sorpreso ad osservarla con il fiatone, guardandola ad occhi sgranati.  
"Brutto figlio di puttana, ma che cosa vuoi da me? Perché mi hai portata via da lì?!". 
Dean vide il modo in cui Abby fosse agitata e confusa, notò il modo arrabbiato in cui lo stesse guardando e gli stesse puntando la pistola contro, rimanendo però in attesa, esitando; annuì silenziosamente e fece un mezzo passo verso di lei, arrestandosi immediatamente quando la vide fargli segno di fermarsi, e Dean lo fece sollevando le mani in segno di resa. 
"Tu piangi sempre quando in televisione mandano film sdolcinati come Le pagine della nostra vita".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò perplessa, inclinando appena la testa di lato e accennando una risata nervosa. "Ma che diavolo stai dicendo?". 
"Ho sempre fatto finta di non vederti perché so quanto tu ti senta a disagio nel farti vedere così emotiva, ma ti ho sempre vista.." sussurrò Dean accennando un sorriso amaro e nostalgico, facendo spallucce per poi indicare un punto preciso sul suo collo. "E quella collana che indossi, era di mia madre e io l'ho data a te molti anni fa per dirti che eri l'unica per me. Ee.. E certe volte sei proprio una pessima cuoca, bruci tutto quello che cucini e sei convinta che mettere sopra delle strane salse migliori il sapore ma lo peggiora solamente. L'unica cosa che cucini bene è la pizza, ma solamente perché usi la ricetta che ti ha lasciato tuo padre, che tieni nascosta nel doppiofondo del cassetto delle posate della cucina". 
Il suono della sua risata divertita arrivò dritta alle orecchie della ragazza, che scosse la testa e fece un passo indietro mentre le mani cominciavano a tremarle incontrollate. "Come sai tutte queste cose?!". 
"Perché sono io, Abby. Sono Dean, il vero Dean". 
Cercò di ignorare il suo sorriso dolce e felice e scosse immediatamente la testa con dissenso, mordendosi la guancia per un momento per evitare che i sentimenti che sentisse dentro uscissero tutti insieme in quel momento. "No, questa è solo un'illusione, perché tu non sei il vero te e io..".
"Hai affidato Mary ad una famiglia di Austin per salvarla da questa vita e io non ho capito subito questa tua scelta, ma poi ho capito che lo hai fatto per proteggerla" disse Dean parlando molto velocemente con aria più seria e sguardo leggermente più duro, solamente per nascondere quanto male gli facesse ancora parlare di quel brutto periodo in cui avessero dovuto tenere sua figlia lontana da loro. "E quando l'abbiamo portata a casa con noi lei ha detto la sua prima parola, papà. L'ha detta una sola volta e poi ha iniziato a ripetere mamma all'infinito. È stata l'unica parola che diceva per settimane, ricordi?". 
Abby rimase ad osservarlo per dei lunghi istante mentre guardava nei suoi occhi verdi e per la prima volta da quando si fosse svegliata in quel bosco e fosse stata allontanata dal Paradiso, provò un sentimento che non sentiva dentro di sé da parecchio tempo: l'indecisione, la titubanza. 
Sentí le lacrime agli occhi perché era davvero combattuta: credeva di essere all'inferno o in posto simile, ma poi rimase ad osservare il suo sguardo e non riuscì a fare altro che riconoscerlo, mentre la mano con cui tenesse la pistola le tremava sempre di più. "Dean?". 
"Si ragazzina, sono io..". 
Vide il suo grande sorriso sul volto, vide la sua tranquillità e la sua pacatezza, ed Abby tornò a scuotere la testa energicamente. "No, non puoi essere qui, io sono morta e tu..". 
Con un veloce colpo Dean avanzò e le fece cadere la pistola dalle mani lanciandole vicino alle sbarre, per poi avvicinarsi velocemente ad Abby per stringerla in un forte abbraccio, affondando il viso fra i suoi capelli ancora bagnati per la poggia. 
Abby rimase rigida e tesa all'inizio avendo quasi paura e cercando di scappare da quel contatto, ma presto venne invasa da sensazioni piacevoli, da ricordi bellissimi e da uno strano calore che le fece battere più forte il cuore e diventare gli occhi più lucidi mentre tornava a respirare il profumo dell'uomo che tanto le fosse mancato; si sollevò sulle punte e gli avvolse le braccia attorno al collo, mentre una singola lacrima sfuggì al suo controllo. 
Dean si distaccò appena per scivolare con il viso contro quello della donna, lasciando che leggesse nei suoi occhi il suo dolore e la completa distruzione che la sua perdita avesse provocato, e si chinò a baciarla con dolcezza e tenerezza, stringendola di più al suo corpo così come fece Abby, sentendo entrambi quel sapore di casa e quella grande emozione nascere dentro di loro.
Si distaccarono a corto di fiato per la grande passione e per l'amore che provassero l'uno per l'altra, e Dean le sfiorò il viso con un sorriso amaro, intrappolando i suoi occhi azzurri con i suoi. "È solo un sogno, vero? Adesso mi sveglio e tu non sarai più al mio fianco..". 
Abby rimane in silenzio per qualche secondo, beandosi del contatto e dell'effetto che la mano ruvida del cacciatore che le sfiorava la guancia avesse su di lei, e accennò un sorriso amaro, capendo con un po' di tristezza e di nostalgia che quella non fosse affatto una trappola, che nessuno le stesse dando la caccia e che avesse picchiato un agente solamente per confusione. 
Capí che Dean non fosse neanche morto e che non fosse andato nella sua dimensione in Paradiso, ma che fosse ancora vivo e vegeto davanti a lei; una leggera lacrima scivolò sul suo viso tradendo il suo dispiacere e la sua delusione, nonostante fosse felice di vedere di nuovo Dean. 
Abby si rese conto che la situazione fosse peggiore: non era lui ad essere arrivato in Paradiso, ma era lei ad essere tornata sulla terra, l'unica cosa che non avrebbe mai più voluto fare. 
Tirò su con il naso e scosse la testa, nascondendo il suo dolore nel più profondo di sé stessa com'era solita fare quand'era ancora viva, e accennò un sorriso dolce prima di affondare il viso sul suo petto e chiudere gli occhi. "Portami a casa". 



Un gemito di dolore uscí dalle sue labbra in maniera incontrollata sentendo la fronte pizzicare, mentre Dean cercava di farle meno male possibile disinfettandole con cura la ferita che si fosse procurata durante la colluttazione con il poliziotto, ed Abby accennò un piccolo sorriso mentre stringeva le mani attorno al bordo del tavolo centrale della sala lettura del bunker sul quale fosse seduta. 
Si guardarono per qualche istante ed entrambi accennarono un sorriso e Dean istintivamente tirò un sospiro di sollievo nel vederla lì insieme a lui, sapendo di poterla toccare e che fosse davvero tornata. 
Castiel aveva messo a dormire i pochi agenti che ci fossero nella stazione di polizia del Nebraska e aveva portato Abby e i due Winchester fuori da lì, trasportandoli contemporaneamente al bunker dove la ragazza si sarebbe potuta ambientare e dare una ripulita, e Abby aveva provato un forte senso di disagio a rimettere piede nel posto dove fosse morta, affrettandosi però a nasconderlo nel più profondo di sé stessa per non farlo pesare troppo a Dean. 
"Abby, non ricordi proprio niente?".
La voce di Sam la fece voltare alla sua sinistra, osservando il giovane ragazzo avvicinarsi a lei di qualche passo con un sorriso sincero sul volto perché era davvero felice di riaverla con loro e il grande abbraccio che le avesse riservato quando la vide ne fu la prova, ma a Sam ancora sfuggiva qualcosa e le tessere del puzzle non si incastravano più. 
Abby fece spallucce e accennò un sorriso amaro, guardando il ragazzo negli occhi e sospirò lentamente. "Un momento prima ero con te mentre stavo morendo e tu cercavi di aiutarmi, un momento dopo mi sono ritrovata a correre in quel bosco".
Sam annuì leggermente, ipotizzando che la ragazza dovesse essere ancora molto confusa, ma intuì presto che ci fosse ancora qualcosa che non andasse per il modo frettoloso in cui rispose, distogliendo presto lo sguardo dal suo per poi farlo vagare per la stanza.
Castiel aggrottò le sopracciglia facendo un passo avanti fino a raggiungere il minore dei Winchester mentre guardava la ragazza con aria perplessa. "Sono passati quattro mesi dalla tua morte: che è successo? Eri morta, abbiamo bruciato il tuo corpo. Se non ricordi posso entrare nella tua mente e aiutarti a ricord-..".
"Ma volete piantarla, tutti e due?!" esclamò Dean alzando il tono della voce e guardandoli in cagnesco, allargando le braccia e rimanendo davvero sorpreso dal modo in cui stessero bombardando di domande la ragazza appena tornata, scuotendo la testa e facendo segno ad entrambi di finirla. "Non ricorda niente e di certo non si farà rovistare il cervello da un ficcanaso piumato!". 
Abby lo guardò perplessa per qualche secondo ma non aveva neanche troppa voglia di parlare, così accennò un sorriso appena imbarazzato e si portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, sollevando nuovamente lo sguardo verso Dean sfiorandogli il petto mettendosi in piedi. "Io vado a fare una doccia. Sarà meglio che mi faccia trovare presentabile quando arriveranno i bambini".
Si congedò dai tre uomini senza dire un'altra parola o aspettare che potessero risponderle, e mentre intraprese il corridoio riuscì a udire il tono canzonatorio di Dean con cui stesse ancora rimproverando i due, dicendo loro di lasciarla in pace e di non pressarla troppo perché erano passate solamente poche ore da quando l'avessero finalmente ritrovata. 
Sospirò e si fece forza aprendo la porta della sua vecchia stanza trovandola sempre uguale, come se non fosse mai cambiato nulla lì dentro in tutto quel tempo, e sentí il disagio crescere dentro di lei e farle male al cuore, quando osservò il letto su cui avesse perso la vita, morendo dissanguata durante il parto istigato dall'attacco di Asmodeus. 
E mentre indugiava sulla soglia per osservare la stanza, in un attimo si rivide stesa su quel letto mentre Sam l'aiutava a tenersi più dritta, Anael la guidava durante il parto e Isobel le diceva parole rassicuranti per incoraggiarla, ma tutto ciò che Abby riusciva a sentire durante quei momenti era il più grande dolore fisico che avesse mai provato mentre il sangue fluiva attraverso lei. 
"No, non entrare. Ho cambiato stanza, io.." iniziò il ragazzo arrivando alle sue spalle, affrettandosi a chiudere la porta per non farle vedere altro, accennando un sorriso amaro e rimanendo nuovamente intrappolato negli occhi che pensava di non aver più la possibilità di vedere ancora una volta. "Non potevo vivere lì e quindi..".
Abby non rispose ma annuì in silenzio osservando il modo diverso in cui Dean la guardasse, come se sospettasse che da un momento all'altro potesse sparire e smaterializzarsi come se fosse solamente un'allucinazione; le fece segno di seguirlo ed in silenzio la ragazza si lasciò condurre stringendo la sua mano, arrivando fino alla stanza più vicina a quella di Mary.
Finalmente Abby accennò il primo sorriso sincero da quando fosse tornata, pensando che probabilmente la sua piccola fosse cresciuta di altri dieci centimetri in quei mesi di lontananza.
Entrò dentro la stanza in cui Dean le fece segno, mostrandole la camera ed il bagno con un grande sorriso palesemente finto, perché Abby era ancora piuttosto rigida e Dean non aveva la minima idea di come comportarsi. "Vado a prenderti qualcosa di pulito da indossare, oppure no. Preferisci che io resti qui con te per aiutarti?".
L'espressione sempre seria di Abby si tramutò in un sorriso divertito e a Dean parve che la stanza diventasse meno grigia e più assolata, tranquillizzandosi di più. "Sono sicura di ricordare ancora come si faccia una doccia, quindi puoi andare. Io sarò qui quando tornerai".
Dean annuì appena mentre il suo sorriso scemò, perché soffriva anche solamente a lasciarla da sola per cinque minuti dopo averla persa per quei quattro mesi, e adesso Abby stava davanti a lui e sorrideva come se fosse tutto normale, mandandolo fuori di testa come sempre. 
Si chiuse la porta del bagno alle spalle lasciandola sola ed Abby sospirò rumorosamente voltandosi ad osservare il suo riflesso nello specchio: la ferita sulla tempia non era poi così grande, nonostante ci fossero voluti due punti per richiuderla, e sembrava sempre la stessa, solita Abby. 
Ma qualcosa era cambiato. 
Era cambiata lei stessa e non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione che fosse tutto sbagliato e che non appartenesse più a quel luogo. 
Si tolse i vestiti e osservò il suo corpo nudo allo specchio, notando che tutte le cicatrici, tutti i piccoli segni delle lotte che portasse sul corpo con orgoglio, adesso erano tutti spariti: un corpo nuovo di zecca per ricominciare a vivere per l'ennesima volta sulla terra. 
Lasciò che l'acqua portasse via quelle sensazioni sgradevoli: il dolore che provava all'idea di aver perso la pace e che qualcuno gliel'avesse tolta prepotentemente senza che lei potesse opporre resistenza. Aveva amato ogni momento di ogni decennio passato insieme a suo padre in Paradiso e aveva accettato la sua morte, non sperava più che qualcuno potesse tirarla fuori da lì. 
"E adesso puoi finalmente riposarti, Abby: niente più dolore o sofferenza, solo amore. Questo ripaga tutto il viaggio difficile per arrivare fino a qui, no?"
Sentí la voce di suo padre nella sua testa ed Abby si morse la lingua per non piangere a dirotto, perché riusciva a sentire che quella vita non le appartenesse più e voleva solamente tornare indietro, restare morta. 
Impedire che Isobel la riportasse indietro. 
Sciacquò il sapone dal suo corpo e sentí l'acqua picchiettarle addosso con una sensazione ormai familiare, accennando un sorriso mentre si chiedeva perché fosse toccato a lei: dovevano esserci davvero molte persone pronte a dare qualsiasi cosa per tornare alla propria vita sulla terra, ma non lei.
Allora perché era stata scelta? Perché non l'avevano lasciata in pace? 
Sospirò rumorosamente mentre ancora l'acqua la scaldava e subito si irrigidí, riuscendo a percepire la presenza di qualcuno all'interno del bagno ormai pieno di vapore che rendeva difficile la visuale, ma accennò un sorriso quando riconobbe il cuore che batteva a pochi passi da lei, nascosto dalla tenda della doccia. 
Chiuse il rubinetto e spostò la tenda leggera, rimanendo seria a fissare negli occhi il ragazzo davanti a sé, che sospirò e le sorrise; le passò un asciugamano attorno al corpo e l'afferrò di peso per aiutarla a scendere, facendola ridere di gusto per la prima volta da quando fosse tornata.
Abby si ritrovò così vicina a lui e lo guardò negli occhi, riuscendo a leggere tutto il dolore che avesse provato ed il senso di colpa che provasse in quel momento per non essere stato lui la persona che l'avesse riportato alla vita. 
Poteva leggere attraverso i suoi occhi arrossati che quasi si vergognasse per non esserci riuscito e Abby provò una grande tenerezza mentre il suo nuovo cuore vivo batteva dentro lei sempre più forte. 
Gli sfiorò la guancia con delicatezza ed Abby notò il modo in cui Dean chiuse gli occhi e appoggiò il viso contro la sua mano, stringendola poi con la sua, e lo vide avvicinarla di più fino ad appoggiare la fronte contro la sua.
"Ho perso la testa senza di te, avrei fatto qualsiasi cosa pur di riportarti qui. Ho provato di tutto, ma nessuno aveva una soluz-..". 
Si sollevò sulle punte e lo zittí con un bacio casto, dolce e lento che gli fece tremare il cuore, mentre Abby pensava che se proprio era stata costretta a restare, probabilmente avrebbe fatto meglio a godersi quel nuovo giro di pista che le fosse stato assegnato. 
Dean si distaccò presto e la guardò con aria titubante, sfiorandole la pelle come se fosse fatta di cristallo e potesse sparire, ma poi lesse negli occhi di Abby che non fosse quello che voleva, e così la strinse più forte a sé. 
"Quando tornano i bambini?". 
"Tra un'ora. Abbiamo un'ora..".
Accennò un sorriso e fece scivolare le mani sul suo petto, sfiorando la camicia blu che l'avesse sempre fatta impazzire quando gliela vedeva addosso e con un gesto lento gliela sfilò tornando a guardarlo con aria divertita, mentre Dean sollevò un sopracciglio in risposta con aria sorpresa perché non aveva fino in fondo capito le sue intenzioni. 
Abby lo bagnò completamente quando le sfilò la tovaglia dal corpo facendola infrangere al suolo, e gli inzuppò i vestiti con i capelli ancora gocciolanti; l'afferrò con forza dalle cosce, sollevandola e dirigendosi verso il letto nella stanza iniziando a baciarla e stringerla più forte come non facesse da tempo, assaporando ogni singolo centimetro della sua pelle che avesse a disposizione e ripensando a quanto gli fosse mancato il suo sapore, la sua morbidezza, il suo calore. 
Non c'era spazio per parole né per chiarimenti, ma solamente per l'amore che provassero l'uno per l'altra e per il tanto tempo che dovessero recuperare dopo quella separazione forzata.



Le lacrime di gioia che Mary iniziò a versare stringendosi a lei con forza senza più lasciarla andare fecero commuovere anche lei, che strinse forte la sua piccola fra le braccia e le lasciò una serie di baci sulla guancia paffutella; Abby era rimasta ferma in ginocchio sul pavimento della sala comune, stringendo sua figlia fino a caricarsela completamente addosso e si alzò dopo dei lunghi minuti di silenzio in cui tutto ciò che udì fu il pianto rotto dai singhiozzi di Mary. 
Aprí gli occhi ancora bagnati dalle lacrime e guardò nella direzione della sua famiglia, osservando il piccolo Henry tenersi alla gamba del padre Dan e nascondersi quasi con timidezza, perché non aveva ancora capito che la zia Abby fosse davvero tornata, e guardò Dan negli occhi, accennando un sorriso. 
Senza dire una parola si avvicinò al fratello, che incapace di trattenersi si lasciò andare in un pianto liberatorio mentre l'avvolgeva in forte abbraccio, coinvolgendo anche il figlio che accennò un sorriso in direzione della zia che non aveva ancora avuto modo di conoscere bene, e la strinse forte. 
Dan sciolse l'abbraccio e si chinó su di lei per baciarle una guancia con dolcezza, facendo segno alla sorella di voltarsi.
I vagiti tipici di un neonato giunsero alle sue orecchie facendola irrigidire ed Abby si voltò con aria confusa mentre guardava il seggiolino portatile con cui Dan riuscisse a trasportate con più facilità il bambino.
Vide il piccolo Richard muoversi mentre ancora le cinture lo bloccassero al seggiolino ed Abby rimase a guardarlo con aria incantata: il bambino che Abby avesse protetto fino al suo ultimo respiro, preferendo morire piuttosto che farsi guarire a discapito del figlio che stesse partorendo.
Abby rimase stupita per qualche momento osservando i suoi grandi occhi tendenti al nocciola. 
Lasciò che Mary si arpionasse alla sua coscia rifiutandosi di lasciarla andare ed Abby si sporse verso il piccolo intento a giocare con un grosso sonaglio, muovendolo con dei movimenti scoordinati davanti al viso. 
Si sporse con le lacrime agli occhi, afferrando con delicatezza il piccolo che pensava che non avrebbe mai visto crescere e gli sfiorò il viso con dolcezza, osservando Richard guardarla divertito e farle un grosso sorriso, diverso da quello che riservasse agli altri.
Abby studiò il suo viso adornato da dei capelli scuri e tendenti al riccio, incantandosi poi ad osservare quegli occhi nocciola che avesse già visto solamente in una persona.
Sentí le lacrime scivolarle lungo il viso e strinse a sé il piccolo con delicatezza, mentre pensava che avesse ereditato da Edward quegli occhi nocciola che Abby amasse tanto.
Si voltò nella direzione opposta, guardando dietro di sé come se avesse percepito la presenza di un'altra persona che Abby conoscesse bene e la donna sorrise commossa quando vide l'angelo dai lunghi capelli biondi che la guardasse con impazienza, perché anche lei voleva salutarla.
"Oh Anael..".
Abby colmò la distanza fra loro con due lunghi passi mentre ancora stringeva il piccolo Rich a sé e avvolse Anael in un forte abbraccio, nascondendo il viso nel suo collo mentre sentiva nuovamente il sapore di casa con la maggior parte della sua famiglia attorno; Anael era sicuramente una fetta molto importante della sua quotidianità, l'unica ad averla davvero sostenuta fino in fondo e che non si fosse mai opposta al suo volere. 
Era l'amica di sempre, la sorella presente ed a volte aveva anche ricoperto il ruolo della madre, canzonandola e rimproverandola quando avesse una delle sue idee folli; ma adesso sembrava tutto tornato alla normalità, sembrava che tutto fosse tornato al giusto posto e che il puzzle fosse tornato tutto intero, ed Abby si guardò attorno pensando che forse tutto quell'amore e quell'affetto avrebbero potuto competere con la pace e la gioia che le avesse offerto il Paradiso per dei lunghi anni. 
"Chiamo di nuovo la mamma, sarà così felice di saperti di nuovo qui!" esclamò Dan asciugandosi le lacrime con un grande sorriso felice, afferrando il suo telefono e cominciando a comporre il numero della donna. "Silver sta già partendo da casa, non vede l'ora di vederti e vuole passare tutto il giorno qui, tutti insieme. Sta venendo insieme a Matt e Nathan". 
Abby sospirò rumorosamente ascoltando le parole di suo fratello alle sue spalle e tornò nuovamente rigida come quando qualche istante prima di salutare il resto della sua famiglia.
Divenne tesa e assunse un'espressione seria, sciogliendo l'abbraccio con l'angelo. 
Abby tornò a guardare il piccolo Rich che si agitasse fra le sue braccia ed emettesse dei vagiti teneri, avvicinandosi a Dean per adagiarlo fra le sue braccia.
L'uomo si affrettò a prendere il piccolo fra le braccia ed incrociò lo sguardo di Abby con aria confusa, sapendo che da lì a breve sarebbe successo qualcosa.
Abby diede un bacio tenero sulla testolina di Rich mentre ancora guardava Dean negli occhi e sfiorò la testa della piccola Mary che ancora fosse aggrappata alla sua gamba con felicità, notando quanto fosse cresciuta in sua assenza e quanto probabilmente le avesse fatto male quel distacco forzato. 
La afferrò fra le braccia nonostante fosse diventata parecchio pesante e l'abbracciò stretta, guardandola ancora negli occhi verdi per qualche momento e carezzandole i lunghi capelli biondicci che le fossero cresciuti, prima di guardare il fratello aggrottare le sopracciglia e sentirlo lasciare un messaggio alla segreteria della madre. 
"Non chiamarla più, Dan..". 
L'uomo aggrottò le sopracciglia e sollevò un sopracciglio, sorridendo ironicamente e facendo spallucce, facendo poi oscillare lo sguardo fra i presenti. "Perché? L'avete già avvertita voi?". 
Tutti gli sguardi furono puntati addosso alla ragazza, che sospirò nuovamente e baciò delicatamente la testa della sua bambina mentre la metteva nuovamente giù e le diceva di prendere il cuginetto Henry e di andare a giocare nella loro stanza, e che presto sarebbe arrivata anche lei; nonostante protestasse all'inizio, Mary sbuffò ed eseguí il suggerimento della madre, prendendo per mano Henry e sparendo poi oltre il corridoio, fin quando di loro restarono solamente delle risate lontane. 
Abby serrò le braccia al petto e rispose ad ognuno di quegli sguardi indagatori in attesa di avere una risposta e fece spallucce, scuotendo la testa perché non c'era un modo semplice per dirlo, così optò per la strada secondaria, volgendo lo sguardo verso il minore dei Winchester che stesse in piedi ad osservarla con aria curiosa. "Puoi rintracciare il cellulare di Isobel, per favore?". 
Sam annuì accennando un sorriso confuso ma aggrottando le sopracciglia, perché non capiva il motivo per cui dovesse farlo e fece spallucce. "Certamente, perché?". 
Abby deglutí a fatica e si voltò verso Anael, stringendosi di più nella sua giacca sentendosi come se stesse tremando, ma sapeva che non fosse per il freddo. "Ti prego Anael, chiama Silver e dille di venire da sola". 
"Matt e Nathan saranno così felici di rivederti. Perché dovrei farlo?" chiese l'angelo aggrottando le sopracciglia, sentendosi confusa e cercando una spiegazione nello sguardo degli altri, che però non arrivò.
Presto Abby capí che il momento della verità fosse arrivato e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa ed abbassando lo sguardo sul pavimento perché non voleva davvero pronunciare quelle parole; sentí la mano fin troppo familiare di Dean sfiorarle la schiena con delicatezza attraverso la giacca e presto sollevò lo sguardo verso il suo, chiedendosi come avrebbe potuto guardarli negli occhi e dire quelle parole. "Così ci fai preoccupare, ragazzina. Che succede?". 
Prese un lungo respiro e spostò lo sguardo sul fratello, mordendosi il labbro e scuotendo la testa. "Io credo che Isobel sia morta".
Castiel avanzò verso di lei con aria accigliata, sollevando un sopracciglio e guardandola con aria  dubbiosa. "Perché dici così? Cosa te lo fa pensare?".
Abby lo guardò attentamente e capí che lui fosse l'unico ad avere dei sospetti, nonostante mostrasse la sua solita aria solenne e pacata, ma presto la ragazza si voltò verso il fratello ancora impietrito dalla sua affermazione e sospirò. "Prima di risvegliarmi nel bosco, l'ho vista".
"Vista dove?!". 
Si voltò nuovamente verso Castiel che non accennava a placare quella sua curiosità, assottigliando gli occhi e guardandola con aria indagatrice mentre avanzava di qualche altro passo verso di lei. "Isobel mi ha detto che lo aveva fatto per me e che adesso avessi un'altra chance di continuare la mia vita, che..". 
"Ti ho fatto una domanda, Abby: dove hai visto tua madre?". 
L'angelo la interruppe bruscamente e avanzò nuovamente nella sua direzione sollevando una mano per toccarle la fronte, ma presto Dean fece un passo avanti allontanando bruscamente il suo braccio dalla ragazza e spintonandolo indietro, mentre ancora tenesse suo figlio in braccio. "Ma che diavolo fai, Castiel?".
L'angelo sgranò gli occhi e lo guardò con aria sorpresa, notando come la ragazza dietro di lui avesse abbassato lo sguardo senza più risollevarlo, e sgranò gli occhi guardando il suo amico. "Mi voglio solamente assicurare che la donna che è tornata sia davvero la Abby che conoscevamo!". 
Dean lo fulminò con lo sguardo, guardandolo in cagnesco e assottigliando gli occhi mentre continuava a fare da scudo alla ragazza dietro di sé. "È lei". 
Castiel allargò le braccia guardandolo con aria stupita, scuotendo la testa e cercando l'approvazione di Anael o di Sam, ma entrambi lo guardarono stupiti perché non comprendevano quel suo modo di fare. "Come fai ad esserne sicuro? Non le hai fatto alcun test prima di farla entrare di nuovo a casa tua, farle rivedere i tuoi figli e..". 
"Vattene!". 
L'angelo rimase in silenzio per qualche secondo dopo essere stato interrotto dal ragazzo e sospirò, scuotendo la testa senza dire un'altra parola rimanendo però a fissare negli occhi un Dean parecchio alterato ed infastidito; Castiel fece un passo avanti nella sua direzione e gli si accostò afferrandogli il braccio, scuotendo la testa ed iniziando a sussurrargli all'orecchio delle parole ad un tono così basso che solamente lui potesse sentire. "La sua aura, la sua energia, il suo spirito: sono diversi. Abby è sempre stata pura e bianca, adesso è diventato tutto nero. Devi credermi". 


"Ho la posizione: si trova a neanche due isolati da qui in un vecchio garage che aveva affittato da tre mesi e mezzo".
Dean aveva guardato il fratello intento a mostrargli il GPS del telefono di Isobel che lampeggiava sullo schermo del suo PC e Sam lo aveva guardato con aria preoccupata. "Qual è la data precisa dell'inizio del contratto?". 
"Una settimana dopo la morte di Abby".
 
La ragazza aveva sentito abbastanza, seduta sul tavolo accanto a Dean e disse ai due ragazzi di andare subito a controllare perché sentiva dentro di sé di avere la certezza che in quel garage avrebbero trovato solamente il cadavere di sua madre; Anael e Castiel ero rimasti al bunker sentendosi in fibrillazione per ciò che avrebbero trovato i cacciatori in quel posto, e l'angelo dai lunghi capelli biondi aveva provato a calmare il suo compagno, con dei pessimi risultati. "Siamo angeli, Anael. Siamo guerrieri di Dio, non babysitter"
E con questa frase l'aveva lasciata con rabbia dentro quella che aveva cominciato a sentire un po' casa sua, partendo insieme ai quattro cacciatori. 
Adesso che Dan aveva tirato su la saracinesca di quel garage disperso nel nulla, i ragazzi e l'angelo rimasero impietriti davanti allo spettacolo che si era presentato davanti ai loro occhi: era una stanza completamente buia, con un'unica luce che illuminava il centro di un tavolo largo e spesso di legno all'apparenza molto robusto, su cui vi erano posate due diverse ciotole piene di ingredienti che i ragazzi avessero visto solamente in poche occasioni nella loro lunga carriera di stranezze e di assurdità. 
Ma ciò che colpí maggiormente i due fratelli Harrison fu l'unica candela bianca molto tozza a due punte che giavese sull'asse di legno posizionata in orizzontale, notando come apparisse consumata solamente da uno dei due lati, osservando come come ad essa fosse appoggiata una foto che ritraesse Abby sorridente, con il viso evidenziato da un cerchio fatto col sangue.
Dean avanzò prima che lo potesse fare uno dei due e rimase di stucco quando riconobbe sul pavimento il cadavere ormai gelido della donna che avesse conosciuto bene nel corso di quei duri mesi, sdraiato a terra con una grossa ferita da taglio proprio sul cuore. 
Si voltò verso Abby e Dan con espressione sconvolta e dispiaciuta, facendo poi segno al fratello di fermarli. "Non avanzate, state fermi lì..". 
"No, perché? Cos'hai trovat-..". 
Le parole di Dan morirono in bocca ancora prima che venissero pronunciate quando il ragazzo si sporse dalla spalla di Sam e osservò la scena che temeva di più: rimase di sasso per qualche secondo e il sangue gli si ghiacciò nelle vene facendolo rabbrividire, mentre un'ondata di emozioni nacquero dentro di lui osservando il corpo della madre. 
Si voltò di scatto ed uscí dal garage, colpendo con un forte pugno la saracinesca aperta a metà, prima di sparire nel buio della notte dietro di loro, mentre Abby rimase a guardarlo per qualche istante con il cuore più pesante. 
Fece un passo avanti per raggiungere il corpo di Isobel, ma Sam le si parò davanti per consigliarle di non guardare e che dovesse portarsi un ricordo migliore di sua madre, ma ad Abby bastò incrociare il suo sguardo per fargli capire che se non si fosse tolto di mezzo, lo avrebbe fatto lei; lo stesso sguardo lo riservò a Dean che provò a fare lo stesso, ma sapeva quanto la ragazza sapesse essere cocciuta, e la lasciò passare. 
Osservò il corpo senza vita di sua madre e pensò che non avrebbe mai dimenticato l'espressione sofferente e addolorata che avesse sul viso, non riuscendo neanche a immaginare quanto coraggio e quando amore le ci fosse voluto per compiere un gesto estremo come quello; si piegò sulle ginocchia e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa mentre sentiva gli occhi pizzicare, ma ricacciò le lacrime indietro mentre allungava una mano per chiuderle gli occhi e carezzarle il viso pallido e freddo. 
Il silenzio attorno a lei divenne assordante a tal punto che avrebbe voluto riempirlo urlando a Isobel che non avrebbe dovuto fare un rituale così potente e pericoloso per riportarla indietro, alterando ancora una volta l'equilibrio di cui tanto parlasse Billy. 
Si sollevò stringendo forte la mascella mentre il suo viso serio non tradiva alcuna espressione, sentendo gli occhi di tutti puntati su di lei, specialmente quelli dell'angelo che avesse tanto insistito per seguirli. Abby non ci fece caso perché aveva davvero tante altre cose a cui pensare in quel momento e iniziò ad osservare dei fogli all'apparenza molto antichi, con su scritto un grande rituale in una lingua diversa dal latino e intuì presto che la candela bianca a due punte avesse come scopo quella di riportare indietro la figlia operando uno scambio di vite: Isobel aveva fatto passare tutta la sua linfa vitale nel corpo della figlia, ricostituendo l'involucro di carne per poi riportare la sua anima all'interno. "Questa è magia nera, negromanzia". 
Castiel avanzò in silenzio fino a raggiungerla, mentre provava a leggere ciò che ci fosse scritto sul foglio che ma ragazza tenesse fra le dita. "Una vita per una vita. Tua madre si è annientata completamente per riportarti indietro ed è stata attaccata da così tante forze del male che avrebbero dovuto distruggere la sua anima e divorarla. Eppure tu dici di averla vista". 
"È così!" esclamò Abby fra i denti, perdendo la pazienza e guardando in cagnesco l'angelo al suo fianco notando come anche lui stesse facendo lo stesso. 
"Dico solo che se questo incantesimo avesse davvero funzionato, Isobel sarebbe stata divorata dalle forze più temibili dell'inferno e tu non avresti potuto parlare con lei, a meno che anche tu non ti trovassi lì" rispose Castiel ammorbidendo appena il modo in cui la guardasse, serrando le labbra in una smorfia a metà fra il dispiacere e la rabbia. "Sei stata all'inferno per tutto questo tempo, non è vero?". 
Abby deglutí a fatica e lo fulminò con lo sguardo, sobbalzando all'indietro di qualche passo come se l'angelo avesse toccato un nervo scoperto che le facesse davvero male, e si ritrovò a stringere forte i pugni accartocciando involontariamente l'incantesimo che sua madre avesse recitato per salvarla.
Si chiese con che parole avrebbe potuto descrivere il luogo in cui fosse stata in quei lunghissimi quattro mesi, come avrebbe potuto dire ai suoi fratelli che la loro mamma fosse morta per nulla, perché si era sacrificata per portarla via dall'unico posto in cui sarebbe voluta restare. 
"Sta zitto, Castiel". 
Vide Dean avvicinarsi istintivamente pronto a chiedere conferma su ciò che avesse appena detto Castiel e notò il modo in addolorato in cui anche Sam la stesse guardando, così scosse la testa e strinse più forte i pugni insieme al rituale che ancora si ostinasse a stringere fra le mani.
Decisa più che mai a non affrontare quel discorso, Abby si avviò a grandi passi verso l'esterno mentre sentiva gli occhi pizzicare sempre di più.
Uscì da quel magazzino in fretta ed iniziò a chiamare Dan a gran voce nel buio della notte illuminata solamente dai fari dell'Impala che fossero ancora puntati verso di il garage, e cercò il fratello con la speranza che non fosse corso via, che non avesse anche lui un patto da proporre per salvare la madre, ma presto lo trovò seduto sul terreno ed appoggiato con la schiena contro il tronco di uno degli alberi che circondassero il magazzino.
Dan se ne stava rannicchiato su se stesso nonostante la stazza, con la testa appoggiata fra le ginocchia mente il suo corpo veniva scosso da gemiti e da singhiozzi di sofferenza. 
Non voleva farsi vedere mentre soffriva e Abby questo lo capiva, ma non avrebbe fatto l'errore commesso molti anni prima alla morte del loro padre, andando via e lasciando lui e Silver da soli; si sedette accanto al fratello e gli passò una mano sulle spalle, avvolgendolo in un caldo abbraccio e spostandosi più verso di lui, appoggiando la sua testa contro la spalla del ragazzone che adesso le sembrò essere tornato un bambino indifeso che aveva sempre bisogno della mamma. 
Lo sentí piangere di rabbia e di dolore, mentre le afferrava una mano fra le sue per stringerla forte perché era l'unica persona che volesse accanto e da cui fosse disposto a farsi vedere fragile, e Abby non riuscì a trattenere le lacrime che scivolarono dai suoi occhi mentre fissava un punto indefinito nel buio della notte e pensava a quanto tutta quella storia fosse unicamente colpa sua. 
  
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