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Autore: thespoonriver    07/05/2023    1 recensioni
UshiSuga| Sugawara Koushi x Ushijima Wakatoshi
Uno scandalo ha sconvolto l'accademia Shiratorizawa, un membro della squadra di pallavolo è risultato positivo al test antidoping. Wakatoshi Ushijima è stato squalificato dal torneo interscolastico e espulso dall'accademia. Ukai coglie l'occasione per invitarlo a iscriversi lì, Ushiwaka dopo aver ricevuto umiliazioni e rifiuti decide di accettare.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Koushi Sugawara, Wakatoshi Ushijima
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Koushi era sceso dall'autobus per arrivare al Karasuno, prima di Daichi per aprire la palestra. Quando accorse trovò davanti a sé una strana immagine. Era insolito vedere la squadra radunata prima dell'inizio delle lezioni. Solitamente quell'onore spettava ai due litiganti, Kageyama e Hinata. Notò Hinata, sollevò la tracolla e la lasciò cadere successivamente su una spalla, incuriosito dalla calca creatasi attorno all'entrata della piccola palestra. Con un balzo entrò nell'edificio, rimanendo basito di rimando. 

Non era possibile! Ushiwaka era lì, si stava allenando con la loro tuta addosso e il solito cipiglio serio. Che diavolo ci faceva lì la Shiratorizawa? Kageyama gli si accostò sulla sinistra, riservandogli uno sguardo alquanto eloquente. 
"Ma quello non è Ushijima?" Sbiancò.
"Si è trasferito qui?" Domandò Kageyama.
"Japan in squadra con noi? Che emozione!" Esultò Hinata.
Sugawara e Kageyama gli rivolsero un'occhiata malevola.

A Koushi la salivazione iniziò a mancare subito; Ushijima Wakatoshi, l'asso più forte del Giappone a livello liceale —era un figo pazzesco con la loro divisa addosso, il corpo flesso e i muscoli ben tirati. Aveva il solito taglio all'antica, ma ordinato, gli occhi disegnati da Michelangelo Buonarroti e la mano ferma mentre eseguiva schiacciate impressionanti e precise.
Gli sguardi della squadra non lo destabilizzarono né lo indussero a fermarsi, fu la voce di Coach Ukai a sorprenderlo. Radunò tutti loro e invitò Ushijima ad avvicinarsi.
"Buongiorno a tutti. Non vi aspettavo per quest'ora però vedo che la curiosità vi ha indotti a venire  qui. Non so se avete l'abitudine di leggere i giornali, Ushijima Wakatoshi è stato sospeso dalla sua scuola perché è risultato positivo a un test antidoping." Ukai proferì quelle parole, rivolgendo lo sguardo soprattutto verso il capitano Daichi Sawamura, il quale apprendendo la notizia ebbe un fremito e richiuse subito le labbra.  Poche persone non rimasero colpite dalla notizia. Ushijima Wakatoshi era l'esempio dell'atletismo giapponese. Preciso, allenato a livelli irraggiungibili, un'alimentazione sempre precisa e non aveva mai fallito. Nemmeno quando la sua squadra aveva perso contro il Karasuno. Veniva chiamato dai media "il ragazzo dei miracoli" e non commetteva errori praticamente mai.
Altrettanto scioccante era la reazione impassibile del campione a quelle parole. Rimase impassibile, forse non si rendeva conto che per quelle motivazioni la gente aveva perso intere carriere in un attimo.
"Perciò," si inserí nel discorso Takeda, "il coach Washijou mi ha chiesto di far ammettere Ushijima in questa scuola. So che siete sorpresi, i vostri volti parlano al posto vostro. Ma il suo coach è convinto che Ushijima sia stato incastrato ed è nostro dovere aiutare un giocatore in difficoltà." Terminò, indietreggiando accanto a Ukai. Shimizu inforcò gli occhiali e guardò la scena da lontano, seguita dal pallore percepibile nel volto di Hitoka.
"Ushijima giocherà nella nostra squadra per tutto l'anno scolastico." Informò Ukai, tirando fuori la sua maglia. Ushiwaka la afferrò tra le mani e la piegò metodicamente.
Sawamura e Sugawara si guardarono prima di prendere parola. Hinata e Kageyama erano sconvolti dalla notizia. Ma un briciolo di emozione e entusiasmo colpì il piccoletto in pieno stomaco. Avrebbe avuto la possibilità di allenarsi con un mostro sacro dello sport
"Per me va bene!" Esultò, saltellando. Suga gli rivolse un' occhiataccia. Non sei tu che decidi. Sembrò significare.
"Sono contento di lavorare con Kageyama. Grazie." Aggiunse atono Ushijima, mandando letteralmente su tutte le furie Shouyou Hinata.
"Guarda che ci sono anch'io in squadra, Japan." Urlò il rosso, non ricevendo alcuna risposta.
"E chi se ne frega di te, imbecille?" Lo prese in giro Kageyama,spingendolo in avanti con uno scalpellotto sul collo.
"Ripeti ciò che hai detto!" Digrignò i denti e lo afferrò per la maglia della divisa scolastica.
"Adesso basta, bambini." Ordinò il coach Ukai. Il professor Takeda riprese nuovamente la parola, avvicinandosi a Sugawara.
"Sugawara, avrei bisogno di un favore. Ushijima è uno studente del terzo anno con voti eccezionali. Sarà inserito nella tua sezione, potresti accompagnarlo in segreteria per ultimare la procedura di ammissione?"
"Sì, professore."
"Professore?" Si inserì Daichi. "Non vorrei sembrare inopportuno, parlo per il bene della mia squadra e in qualità di capitano. Mi chiedo se invitarlo qui, a seguito di quanto sta accadendo, non influenzi il torneo primaverile che ci siamo guadagnati con il sudore."
Ukai annuì convinto. "Il Karasuno più di tutti conosce i pregiudizi e le cattiverie dei media. Il coach Washijou è un vecchio nemico sportivo del mio vecchio e sono certo che saremo in grado di venire a capo di questa situazione. Non lasceremo indietro un nostro conoscente, soprattutto una persona brillante come lui. E' stato battuto con la sua squadra, comunque non avrebbe diritto a partecipare. Noi non siamo compromessi, in alcun modo. Va bene?"

"Sì, coach." Urlarono all'unisono.

"Daichi, lascio a te l'onere di informare gli altri che non sono presenti ora."

-
Soltanto due volte si era sentito in imbarazzo nella sua vita, Sugawara Koushi, la prima era avvenuta quando aveva baciato al primo anno Daichi e gli aveva detto di avere una cotta per lui. L'altro lo aveva allontanato gentilmente, facendogli capire di non essere gay come lui. La seconda volta avvenne in quel preciso istante. Avanzò verso la segreteria scolastica, con Ushijima Wakatoshi accanto a lui, suscitando occhiate di ammirazione da parte delle ragazze e borbottii di chi aveva letto i giornali. Sudò freddo fino alla porta della segreteria, poi tirò un sospiro di sollievo, entrando.
"Questa è la segreteria. Conosci il programma?" Domandò con un sorriso disegnato sulle labbra, Koushi.
Ushiwaka annuì, mostrandoglielo.
"Dovrai solo firmarlo e consegnarlo. Non dimenticare di inserire il club di pallavolo come opzione crediti." Raccomandò il ragazzo dai capelli grigi, indicando la parte finale del foglio. Waka annuì di nuovo, impassibile.
"Io sono Sugawara Koushi. Lo saprai già, non abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola. Piacere."
"Piacere." Di nuovo, impassibile. Wakatoshi si girò verso la porta della segretaria e poi mimò un inchino.
"Bene, ti lascio nelle mani della burocrazia." Commentò Sugawara.
"Mi prenderanno per mano?" Domandò con serietà il ragazzo. Suga sbatté gli occhi sorpreso.
"È un modo di dire..."
"Capisco."
"Ci vediamo nell'aula quattro. Non puoi sbagliare, si tratta dell'ultima porta in fondo al corridoio."
Accennò un flebile sì ed entrò. Sugawara, mandò via il fiato che aveva trattenuto per tutto quel tempo e ritornò a respirare a pieni polmoni.
Dopo un mezz'ora dall'inizio della prima lezione una porta di spalancò con il professor Takeda in presenza di Ushijima. Lo presentò alla classe e indicò il banco accanto a Sugawara. Si sedette appoggiando la tracolla al lato. Cacciò dei libri e li ripose sul banco, senza degnare Suga di nessuno sguardo.
-
Kageyama alzava perfettamente le palle per Ushiwaka. Quella sensazione meravigliosa per gli spettatori, mandò in bestia Hinata. Sugawara stava seduto sulla panca, accanto a Shimizu e sorvegliava. Era emozionante guardare due giocatori eccezionali giocare in quel modo. Ukai notò un piccolo cambiamento nell'atteggiamento di Sugawara e decise di introdurlo nell'allenamento, quel giorno avrebbe cambiato la vita di Sugawara per sempre.

Non era più abituato a giocare un'intera partita di pallavolo, nonostante ciò gestiva a meraviglia la fatica e lo stress. Diversi incontri ufficiali lo avevano decretato senza problemi. Scambiò la posizione con Kageyama, osservando il coordinamento per la direzione della palla. Asahi, Noya e Daichi si sedettero accanto a Ukai per osservarli. Koushi prese la palla e indicò il successivo tiro. Ushiwaka schiacciò imperturbabile colpendo precisamente la linea laterale. Seguirono altre schiacciate, faticò a contarle sembrando l'unico stanco e sudato rispetto all'ex della Shiratorizawa.
"Deve essere stato difficile per te lasciare il posto da titolare per darlo a Kageyama. Soprattutto quando un atleta è più bravo di te." A quelle parole prive di malizia, scartarono in piedi furenti Daichi e Asahi.
"Come ti permetti di parlargli così?" Li redarguì il capitano, afferrandolo per la maglia. Ushijima inarcò soltanto il sopracciglio.
"Daichi-chan, ti prego" intervenne il ragazzo dai capelli argento. "Ha solo detto la verità."
"Non deve parlarti così. Tu sei un degno palleggiatore." Aggiunse piccato Sawamura, continuando a guardarlo in cagnesco.
"La tua domanda è lecita, Ushijima. Ho accettato di buon grado il mio ruolo secondario perché ci sono persone come Kageyama che intendono proseguire dopo la scuola. Io non potrò farlo, non ho le qualità. Amo la pallavolo, ma non mi darà da vivere."
Ushijima rimase colpito dall'intelligenza e onestà dell'altro senpai. Koushi era dannatamente maturo e... bello. Gli piacevano i suoi capelli, il sorriso e gli occhi color nocciola.
Daichi spostò le mani dalla maglia di Ushijima, ritornando con Asahi al suo posto.

 "Non ti sopporto, maledetto."
"Ragazzi, piano con le parole. La formazione della squadra non cambierà e Wakatoshi è un vostro compagno."
Intimò Ukai, abbastanza infastidito. Prima di riprendere posto. Koushi si voltò verso Wakatoshi e gli passò l'ennesima palla del pomeriggio. Sugawara alzava, Ushijima colpiva con impeto. Il tempo passò in un attimo, passando dal chiarore del primo pomeriggio all'inizio di un'incespicante notte. Il ragazzo dai capelli argentati fu costretto a prendere una pausa. Si avvicinò alla borraccia e bevve un enorme sorso d'acqua. La fatica lo aveva colto sugli ultimi passaggi, rendendolo come gelatina. Wakatoshi gli si posizionò accanto e ne approfittò per aprire una bevanda energizante e berla. Si sedette sulla panca, ormai vuota. Anche la palestra ospitava soltanto loro due, gli altri erano andati a casa da un bel pezzo.

"Il coach Ukai mi ha chiesto di accompagnarti al tuo nuovo appartamento, si trova sulla strada dietro la sua attività commerciale." Lo informò Suga, prendendo fiato. Anche lui decise di sedersi accanto allo schiacciatore, stropicciandosi gli occhi.

"Non conosco questa parte della prefettura." Commentò, atono.

Koushi annuì concedendosi l'ultimo momento di riposo, prima di andare alle docce.
"Non abbiamo gli spogliatoi, quando termini gli allenamenti vicino al bagno c'è una piccola doccia dove lavarti. Quando avrai finito, dovrai uscire dalla palestra e andare nello stanzino delle divise."
Il Karasuno non era la Shiratorizawa. La palestra era piccola, con la rete, uno sgabuzzino e un bagnetto con doccia. I ragazzi erano costretti a spogliarsi su e molto spesso il raffreddore li coglieva di sorpresa.
"Va bene."
"Ti aspetto su, allora." Aggiunse Koushi, prendendo la sua borsa e uscendo dalla palestra. Il fresco lo fece rabbrividire; pensò a quel ragazzo perfetto accanto a sé. Doveva toglierselo dalla testa, matematicamente quando a lui iniziava a piacere qualcuno le cose andavano sempre storte. Esisteva una legge regolatrice per il mondo: i numeri uno sempre con i numeri uno. Con vergogna aveva dovuto celare le sue emozioni, al rifiuto di Daichi ed era stato costretto ad andare avanti per salvaguardare almeno l'amicizia. Tirò fuori le chiavi e le inserì nella serratura della stanza delle divise, entrando poi. Cacciò la sua uniforme e la indossò. Scoprì che Ushiwaka era maledettamente veloce. Mentre stava chiudendo la zip dei jeans se lo ritrovò pulito e splendente sulla soglia della stanza.
"Esco subito, un altro secondo. Per favore." Gli disse Koushi.
Ushijima lo osservò, senza parlare. Si ritrovò a pensare che l'ex palleggiatore non era niente male. Lo trovò molto bello, delicato, oltre che intelligente come aveva potuto denotare in precedenza. Suga infilò la camicia nei pantaloni e poi mise su la giacca, notando di sbieco lo sguardo su di sé. Non disse nulla, avviandosi alla porta.

Era calata finalmente la sera, in quella giornata assurda. Camminavano lungo la prefettura di Miyagi, passando per l'attività del coach Ukai. Successivamente, Koushi lo accompagnò verso il suo appartamento.

"Riesci a stare in squadra sapendo che non giocherai?" Gli chiese ad un certo punto. Quando parlava, anche se non aveva tatto, diceva cosa profonde e mai banali. Non si sentì preso di mira.

"No, come ti dicevo stamattina non giocherò a pallavolo per sempre."

Ushijima inarcò un sopracciglio, incuriosito.
"Stamattina hai risposto a tutte le domande del sensei. Sei bravo a scuola vero?"
"Studiare è il mio calmante. Adoro imparare cose nuove e ragionarci su." Confessò con tranquillità, era la prima volta che ne parlava con qualcuno.
"Hai già scelto un mestiere?" Proseguì Ushiwaka.
"Mi piacerebbe insegnare..."
"Va bene." Rispose soltanto.
"Senti, Ushijima... Come fai a essere calmo dopo tutto quello che ti è stato fatto? A tal proposito, se hai bisogno di parlare con qualcuno io ci sono anche se ci siamo conosciuti poche ore fa."
Wakatoshi alzò le spalle incurante.
"Non mi interessa, l'importante è che io sia in campo."
"Potrebbero squalificarti..."
"Non lo faranno, Washijou e Ukai hanno la mia fiducia." Ribatté semplicemente. Si trovarono finalmente l'appartamento di fronte.
"Quello è il tuo appartamento, domani mattina sai come venire a scuola vero? Hai imparato il percorso?"
"Sì, grazie. Buona serata Sugawara."

Quel ragazzo era un enigma assurdo, non solo lo aveva aiutato per un'intera giornata ma senza fare troppe cerimonie scaricava la gente in modo spudorato. Suga girò i tacchi e si diresse finalmente verso casa sua. Esausto.

Sul letto della sua camera, dopo aver compilato gli esercizi per la giornata di lezioni successiva scambiò qualche messaggiò sulla chat con i compagni. Chiese loro di capire la situazione e aiutare Ushijima a integrarsi senza intoppi, ne aveva già passate tante. Stranamente, Daichi non era contento di quel commento ma  ignorò la provocazione togliendo la spunta dal wi-fi e mettendosi sotto le coperte.

Dall'altra parte della piccola cittadina, Ushijima fissò il soffitto con gli occhi aperti sgomberando la mente. Non aveva mai assunto robe ed era attento anche alla sua alimentazione, qualche invidioso lo aveva incastrato. Pensò a quel ragazzo gentile che lo aveva aiutato. Apprezzò la sincerità di ammettere di non poter competere a livelli agonistici. Tuttavia, il suo volto lo tormentò nelle ore successive durante la notte e non seppe il perché.

Wakatoshi Ushijima si svegliò all'alba e colse di sorpresa anche le stupide e infatili challenge di Kageyama e Hinata. Lo trovarono a fare stretching alle sei di mattina, in palestra. Japan, come lo chiamava sempre Hinata, era perfetto. Lo salutarono, ma non sembrò molto convinto soprattutto nei riguardi di Hinata. Sugawara e Daichi arrivarono dopo. Il numero due del Karasuno gli si avicinò:

“Buongiorno, Ushijima.”

“Sugawara.”

“Ti sei trovato bene nel nuovo appartamento?”

“E' comodo.” Commentò senza troppo interesse.

“Ho pensato di prestarti alcuni dei miei libri per le materie che non affronteremo questa settimana. Magari potresti iniziare a studiare il programma.” Propose, timidamente.

“Alzerai per me?” Chiese d'un tratto. Non era Tooru Oikawa né Kageyama Tobio.

“Ma c'è Kageyama.” Koushi si domandò il perché di quella singolare richiesta. Non era solito accettare le persone imperfette.

“Sì o no?” Domandò imperativo.

“Va... va bene!” Koushi portò una mano dietro la nuca ed emise un risolino nervoso. Ushijima si alzò da terra e iniziò a fare delle flessioni sulle ginocchia. La salivazione di Suga andò a zero, inducendolo ad arrossire.

“Adesso dobbiamo andare?” Gli chiese.

“Sì, potresti venire con me e Daichi a lezione.”

-

Finirono nuovamente per sforare l'orario di allenamento, per fortuna Koushi era un senpai e aveva sempre con sé il necessario per chiudere. Alzò al meglio delle possibilità per lui. Le sue schiacciate erano potenti. Nonostante fosse mancino, la torsione del polso rendeva la direzione della palla pesante e inflessibile. Rimase stupito, quando colpì con violenza un punto difficile da ricevere. Avevano giocato contro di lui ed erano a conoscenza della potenza. Questa volta Suga si sedette stanco a gambe larghe sul parquet, respirando con la bocca aperta e arrossata. Wakatoshi inclinò la testa osservandolo da vicino.

“Non sei resistente.”

“Ehi, prego.”

“Non era un complimento.” Disse glaciale.

“Prego nel senso che dovresti dirmi grazie.”

“Perché dovrei ringraziarti? Le tue alzate sono imprecise.”

“Allora fattele fare da Kageyama.”

“Non lo vedo.”

Koushi rise amaramente, non capiva mai le battute.

“La prossima volta.”

“Me le farai sempre tu, così ho deciso.”

“Non lavoro per te.” Rimbeccò infastidito Sugawara.

“Non sono un datore di lavoro, mi dispiace.”

“Va bene così, Ushijima. Non fa niente.” Scosse la mano in aria, rialzandosi sulle ginocchia. “Adesso dovremmo andare, si è fatto tardi. A domani.”

“Potremmo fare la strada insieme?”

“Perché mai?”

“E' logico.”

“Ma sei Spock di Star Trek?”

“Non lo conosco, mi chiamo Wakatoshi. Puoi chiamarmi così se vuoi.”

Suga sgranò gli occhi, esterrefatto. Ushijima gli stava forse dando il permesso di chiamarlo per nome? Scioccante.

“Io mi chiamo Koushi, ma gli amici cari mi chiamano Suga.”

“E siamo amici cari?” Domandò incuriosito.

“N-no.” Balbettò il numero due. “Chiamami come ti pare...”

“Suga” pronunciò, schiudendo poco le labbra. Sexy, maledettamente sexy pensò il ragazzo. Koushi diventò rosso come un peperone.

“Ehm”

“Stai male?”

“No, no è il caldo.”

“Ma non fa caldo.”

“Andiamo va, lascia perdere.”

Quel ragazzo lo avrebbe mandato al manicomio era ufficiale.


 

 

   
 
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