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Autore: Pittrice88    07/05/2023    4 recensioni
Per alcuni la scelta più difficile è lasciarsi andare.
Genere: Dark, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Una corazza d’ombre e disprezzo
 
Hai sempre amato il silenzio e la quiete del tuo appartamento ad Hogwarts. Solo tu e i tuoi libri. Il crepitio del camino e il ribollire dei calderoni come sottofondo ai tuoi vorticosi pensieri. Un costante profumo di spezie invade l’aria. Cerchi di svuotare la mente, coordini il tuo respiro con il ticchettio del vecchio orologio che sovrasta un impolverato scaffale stracolmo di pergamene. E poi il nulla. Sorridi leggermente, ora puoi concentrarti sulla pozione che avevi iniziato.

Hai sempre amato la solitudine e la deliziosa tranquillità dei sotterranei durante le vacanze. Nessuno studente ti pone domande stupide e nessuno pretende risposte, per te, troppo scontate e banali.

Hai sempre amato tutto questo. Eppure adesso, nonostante siano giorni che lavori incessantemente alle tue preparazioni, la tua mente continua a indugiare su due strafottenti occhi smeraldo. Ti stai rammollendo, non è da te Severus ti ripeti nervosamente. No, decisamente non è da te perdere la concentrazione più di un paio di volte al giorno.
Non puoi più negarlo a te stesso, per quanto insisti a provarci, ti manca Potter. E nella tua mente ieri l’hai anche chiamato Harry. Che sia maledetto quel piccolo moccioso! Ti manca e, quella fastidiosissima sensazione di soffocamento che senti, è il vuoto che ha lasciato il giorno in cui è andato dai Weasley.

Ti ritrovi, addirittura, a pensare quanto sarà difficile per te saperlo faccia a faccia col Signore Oscuro, se anche solo averlo lontano per le vacanze di Natale ti destabilizza così. Devi occludere, devi tornare padrone della tua mente, disciplinare i tuoi pensieri. Lo devi fare, per la tua sopravvivenza…e per la sua. Maledetto ragazzino, lui e la sua ingenuità. Quasi rimpiangi quando vedevi in lui solo la reincarnazione di suo padre, quando lo proteggevi solo per una promessa fatta a Silente, ma ancor più a Lily. Fai fatica a scacciar via quel vortice di assurdi pensieri, in cui finalmente il ragazzino si rende conto della realtà delle cose e ti accetta per quello che sei. Sono solo elucubrazioni effimere e pericolose, te ne rendi conto. Ma sei umano, purtroppo per te, e ogni tanto ti concedi qualche debolezza, finché puoi. Vivrete giorni oscuri, terribili, pieni di paura e dolore, dovrai essere pronto. La tua maschera dev’essere impenetrabile, e anche se sai che combatterete fianco a fianco, devi restare celato nell’ombra, e con te il tuo cuore. Più il ragazzino ti odierà e più ti sarà facile portare avanti la tua missione. Fa male anche solo a pensarlo, ma così è.
Ti alzi silenzioso dalla scrivania alla quale ti eri appoggiato stancamente e torni a controllare i calderoni. Noti con soddisfazione che le pozioni sono perfette come di consueto. Spegni il fuoco sotto il primo, rimescoli due volte in senso orario e una in senso antiorario l’altra preparazione, poi lasci raffreddare anche questa.
Sei esausto. Pur di non soffermarti a pensare hai lavorato incessantemente per due settimane, portandoti avanti con tutto il lavoro del prossimo mese. Hai già provveduto a rifornire l’infermeria di tutte le pozioni necessarie al rientro degli studenti e hai anche eseguito qualche lavoro su commissione. La tua fama di eccezionale pozionista fa sì che tu abbia sempre un po’ di lavoro extra scolastico. Hai già programmato le lezioni e le prove scritte per gli studenti nelle prossime settimane e, in tutto ciò, hai trovato il tempo per prepararti qualche intruglio per uso personale. Polisucco, Veritaserum e Felix Felicis non mancano mai dei tuoi armadi privati, ma anche altre pozioni sulle quali preferisci mantenere il segreto.
Un paio di giorni e gli studenti faranno rientro a Hogwarts. Una sensazione di impazienza ti coglie impreparato. Non ce la fai più a sopportare questa insolita sofferenza che aggira nel tuo petto. Devi metterla a tacere, e conosci molti metodi per farlo. Non vedi altre alternative. Soffrire per soffrire meglio farlo nella maniera che ti è più famigliare e che, in qualche modo, puoi controllare.

Ti dirigi nervosamente nella tua stanza. Apri il secondo cassetto del comodino e l’incantesimo di protezione si scoglie automaticamente al tuo tocco. Sfili il doppiofondo ed eccole lì le tue ampolle segrete. Non ci sono indicazioni sulle fiale, le riconosci tutte senza alcuna difficolta. Sapresti individuarne il contenuto anche solo dall’odore o dalla vischiosità. Alcune preparazioni le hai inventate tu stesso. Infili la mano e ne afferri una color piombo. Mai avresti pensato di usarla su te stesso, ma in questo momento faresti qualsiasi cosa pur di sfuggire dai tuoi pensieri, e sai perfettamente quanto il dolore sia un metodo estremamente efficace per perdere la cognizione di sé. Torni nella stanza adiacente, afferri un calice, lo riempi d’acqua e aggiungi 5 gocce plumbee. Mescoli velocemente, poi ti fermi un attimo a riflettere: hai 35 ore prima di entrare in classe per la prima lezione; meglio 6. Ne aggiungi con estrema attenzione una e mescoli nuovamente. Infine torni in camera da letto.

Riponi la fiala nel comodino, facendo attenzione che il ripiano removibile celi bene i tuoi piccoli segreti. Poi applichi nuovamente un incantesimo di protezione che si annulli solo a te. Sempre meglio non fidarsi. Compi questi gesti in modo automatico, le tue mani si muovono meccanicamente, guidate dalla fin troppa familiarità di queste azioni. Sbottoni impazientemente la giacca e la lanci su una sedia, sfili il foulard nero stretto attorno al collo e sbottoni i polsini. Cerchi un po’ di comodità e nel farlo sorridi beffardo a te stesso per l’assurdità di questa piccola accortezza. L’ultima volta sei rimasto per più di un giorno disteso sul pavimento gelido del tuo laboratorio. Ti siedi sul letto e afferri il calice che avevi lasciato pronto sul comodino. Attendi qualche istante, mentre senti l’ansia iniziare a fare capolino tra le tue viscere. Il liquido è pronto a zittire ogni sentimento che disturba la tua mente geniale. È lì per punirti per essere stato così debole. Vedi il tuo riflesso in quel liquido divenuto argenteo. Osservi gli occhi stanchi e il viso tirato. In un solo gesto stizzito trangugi tutto.
Chiudi gli occhi ed ecco che Potter scompare all’improvviso dai tuoi pensieri. La tua mente si libera come quando occludi, ma la sensazione di vuoto è molto più profonda. Non senti più niente, poi tutto inizia a girare. Hai freddo, tremendamente freddo, e precipiti in un baratro buio e profondo. Il vorticare si fa sempre più intenso e poi un tonfo rovinoso su di un tappeto di spine. Urli. Urli sempre più forte finché i sensi non ti abbandonano.

“Severus…”. Una voce pronuncia il tuo nome. La senti lontana, distorta, come se fossi sott’acqua.

“Severus”. Vorresti rispondergli, ma non ci riesci. È ancora presto per destarsi dall’oblio.

“Severus, per l’amor del cielo, apri gli occhi!”. Il tono di quella voce adesso è cambiato, lo senti. C’è dolcezza e preoccupazione nelle sue parole, ma forse anche paura.

“Mi senti ragazzo mio?”. La voce è flebile, ma questa volta non la ignori e torni alla realtà.

Apri stancamente gli occhi e non sei per nulla sorpreso di chi hai davanti “Albus” inclini leggermente il capo in un saluto misto a vergogna. Non è la prima volta che ti lasci andare a metodi poco convenzionali verso te stesso, ma è la prima volta che il preside interviene direttamente. Forse questa volta hai esagerato.
“Non venirmi a dire che questo è meno doloroso che dar retta a se stessi?” ti sussurra affettuosamente, mentre ti accarezza il capo.

Ti guardi attorno, ma non rispondi. Lui sa sempre ogni cosa che accade ad Hogwarts, ne sei sempre stato convinto, e ora ne hai la prova.
“Tranquillo Albus, era del tutto innocua” ti giustifichi stiracchiandoti.

Provi a metterti seduto, cercando di ignorare i forti capogiri. La testa ti fa male, le articolazioni sono doloranti e fastidiosamente indolenzite, ma cerchi di non darlo a vedere. Ti ricomponi e ti alzi. Con passo malfermo ti giri a guardare l’uomo seduto sul bordo del tuo letto.
“Non dubito delle tue conoscenze Severus…”
 
“Allora non preoccuparti.”
 
“Sono assolutamente fiducioso nella tua capacità di sopravvivere, lo sono meno riguardo la qualità della tua vita”
 
“Che giorno è?”
 
“Hai lezione tra tre ore. Stai davvero diventando incredibilmente preciso amico mio, ci stai prendendo un po’ troppo la mano…”
 
Non è un rimprovero, lo sai bene. C’è solo affetto e sincera preoccupazione in quelle parole. Il preside non ha avvisato nessuno dell’accaduto, è solo, e non ti ha fatto portare in infermeria. Lo ringrazi silenziosamente con tutto il cuore per questo. Sospiri. Chissà da quanto tempo era lì a vegliare su di te, pensi.  Ti senti in colpa nei suoi confronti, lui ha sempre voluto il tuo bene e sarebbe disposto a fare carte false pur di proteggerti, il problema è che non può proteggerti da te stesso.
 
“Non ho molto tempo per prepararmi” lo congedi bruscamente “non aspettarmi in Sala Grande” gli volti le spalle e attendi che il preside esca. Quando senti la porta richiudersi un moto di rabbia ti invade. Se gli echi dei tuoi pensieri sono arrivati fino a Silente allora la situazione ti è sfuggita di mano.
 
Sei un po’ deluso di avere ancora tre ore prima di tornare in classe; sulla tua tabella di marcia mentale ti sarebbe bastato metà del tempo.
Nervosamente ti avvicini alla scrivania, afferri una pergamena e annoti “Psilocybe Cyanescens* 0,028lb” e in cuor tuo già sai che non passeranno molti giorni prima di sperimentare questa modifica.
Poi applichi un incantesimo di disillusione al foglio e vai a farti una breve doccia. Non è un’attività alla quale ami dedicare molto del tuo prezioso tempo, ma oggi opti per metterci un po’ più dello stretto necessario.
Ti sforzi di convincerti che la tua scelta sia perché la tua ultima doccia risale a tre giorni fa e non dettata da avere alla prima ora proprio quella fastidiosissima classe di Grifondoro.
Ti rivesti con un colpo di bacchetta. Avresti potuto evitare di usare la magia, per perdere ulteriore tempo, ma sei già abbastanza nervoso e non ti va di litigare con tutti quei bottoni.
Non mangi da giorni, ma non hai fame. Non hai mai avuto un grande appetito e ultimamente ne hai ancor meno. Afferri distrattamente due fiale dallo scaffale accanto al camino ancora acceso. Le stappi contemporaneamente e le butti giù in un sol fiato. Tempo fa avresti preso solo quella arancione, una pozione ricostituente ti sarebbe bastata per sentirti perfettamente in forma; invece, ti sei concesso anche un liquidi azzurrognolo, quasi trasparente. È pozione calmante e sai che ne avrai tremendamente bisogno. Albus avrebbe da ridire sulle tue malsane abitudini, ma sicuramente avrebbe apprezzato quest’ultima scelta.
Hai ancora un po’ di tempo prima di iniziare la giornata. Quattro passi in solitudine lungo le rive del lago nero sono quello che ci vuole per svegliarsi del tutto dal torpore. Ami l’inverno e camminare, con l’aria gelida che ti punge in viso, ti rilassa e t’aiuta a isolarti dal resto del mondo. Nessuno, a gennaio, camminerebbe mai tra la nebbia nelle ore più fredde della giornata e la cosa ti fa stare bene, non incontrerai anima viva nel tuo vagare tra le tenebre e la bruma.
Ma tutte le cose belle finiscono, compresa la tua breve passeggiata.
 
Il castello è surriscaldato per i tuoi gusti, nel rientrare il calore delle ti invade fastidiosamente come un abbraccio indesiderato. Ti dirigi immediatamente verso i sotterranei, dove l’aria fresca è più respirabile, ma hai comunque caldo.
Sei già in aula quando i primi studenti Serpeverde e Grifondoro iniziano ad accedervi. Non è tua abitudine, preferisci intimorirli, sbattendo la porta e balzando in aula come un predatore alle loro spalle, ma oggi di tempo ne hai anche troppo, quindi meglio insinuare nelle loro deboli menti la paura di essere in ritardo.
Ovviamente qualcuno in ritardo lo è per davvero, e chi poteva essere se non Potter.
Inizi la lezione assegnandogli subito una punizione. La sconterà con Gazza dopo cena, ma non glie lo dici subito, ci tieni a farti detestare fino all’ultimo istante e, questa “bella notizia”, la scoprirà da solo in serata. Non ti va di passare del tempo col ragazzino, non lo vuoi vedere, non vuoi avere a che fare con lui, specie da solo. Ti senti un po’ un codardo, ma non vuoi affrontare quegli occhi smeraldo imbronciati che ti colpiscono al cuore come una pugnalata.
Nemmeno sai se ti fa più male continuare a ferirlo o essere consapevole che ti dispiace.
 
Il restante delle due ore lo passi facendo domande agli studenti su quanto assegnato da svolgere nel periodo di festa. Li hai sobbarcati di compiti ben conscio che non sarebbero mai riusciti a portarli a termine. Piovono brutti voti e insulti come stilettate. I punti delle due case, specie Grifondoro, sono spariti come neve al sole, ma sembra tu non ne abbia mai abbastanza.
A lezione terminata gli studenti si alzano nel più totale silenzio. Nessuno osa fiatare per il clima di terrore che hai appena instillato. Mentre gli studenti iniziano ad uscire sfili di scatto la pergamena appena corretta dalle mani di Potter, cancelli la S scritta pochi istanti prima e la correggi in una D.
“Maledetto” bisbiglia tra i denti e tu, invece di porgli il suo compito, quasi glie lo lanci in faccia.
 
Ti sei rintanato nuovamente dietro la tua corazza di ombre e disprezzo.
La tua vera maschera non è quella d’argento che irradia terrore, ma quella che ogni giorno ostenti alla luce del sole. Odi ciò che sei e ciò che mostri, in entrambi i casi, per ragioni opposte, fai schifo a te stesso.
Osservi il giovane Potter andarsene furioso. Segui con gli occhi la sua figura darti le spalle. Hai deciso di non concederti nessuna possibilità. Vuoi abituarti all’immagine di lui che se ne va.
Deve provare solo risentimento nei tuoi confronti.
Ti sei imposto di allontanarlo dal tuo cuore. Lo vedrai uscire dalla tua vita, come ora sta uscendo da quest’aula, pieno di rammarico.
Senti le lacrime affiorare.
Di stizza afferri un’ampolla vuota e la scagli contro il muro. Il vetro si frantuma in mille schegge che raccogli da terra ferendoti. Il sangue ti macchia le mani. Distruggerai te stesso, come quella fiala, piuttosto che cercare di far voltare quel ragazzo.
 
Fine.
 
 
*si tratta di un fungo allucinogeno raro, i cui effetti non sono completamente conosciuti.
 
 
 
   
 
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