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Autore: Wenclair    08/05/2023    1 recensioni
Eccomi di nuovo con la seconda "stagione" della mia storia, di cui Mercoledì e Enid sono le due protagoniste. Nuove avventure e misteri attendono le due ragazze e i loro amici della Nevermore...buon divertimento :)
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Enid, Mercoledì
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Xavier…” Mercoledì pronunciò il suo nome una seconda volta, a voce leggermente più alta.

Il giovane pittore aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava quasi che stesse avendo una visione. Tutti lo osservavano trepidanti, in attesa di qualche frase rivelatoria, di qualsiasi cosa si trattasse. Con lentezza prese uno sgabello e si sedette a testa bassa poi emise un profondo sospiro.

“Un portale per dove?” incalzò Bianca usando un tono certamente più dolce di quello della giovane Addams.

Xavier scosse la testa “Non lo so…insomma, non so nemmeno se è un portale, nè come o quando sia stato aperto”.

“Se lo hai sognato dev’essere successo mentre dormivi, non è così che funziona il tuo potere?”.

Il ragazzo annuì “Sì…insomma almeno credo, pensavo di avere un collegamento solo con Tyler, ma evidentemente il mio potere è in qualche modo più esteso”.

Mercoledì si passò una mano sul mento “Ha senso in effetti, dopotutto io una volta sono riuscita a prevedere il futuro” e si volse verso la lupa mannara che ricambiò con il suo dolce sorriso.

“Una cosa mi preoccupa” tutti si volsero verso Ajax “insomma, nel caso fosse davvero ciò che pensiamo...cosa è uscito esattamente dal portale?”.

 

“Ajax non ha tutti i torti” Enid camminava al fianco della sua compagna lungo il bosco, in direzione della Nevermore.

“Già e soprattutto dev’esserci un mago molto potente qui a Jericho” la giovane Addams avvertì lo sguardo preoccupato della sua compagna e si voltò verso di lei.

“Mercoledì” la lupa mannara le prese un braccio “questa volta non ti lascerò sola, sarò la tua ombra”.

La giovane Addams accennò quasi un sorriso guardandola “So benissimo quanto sia difficile liberarmi di te”.

Enid sorrise a trentadue denti, soddisfatta di aver, almeno per il momento, vinto quella breve discussione. Poi in brivido percorse la schiena di Mercoledì, partendo dal basso lungo la colonna vertebrale, fino ad arrivare alla nuca, come una specie di formicolio.

“Mercoledì Addams” una voce alle loro spalle fece voltare entrambe le ragazze, una figura minuta che sembrava uscita da un qualche libro di favole le osservava con uno zuccheroso sorriso “finalmente ho l’onore di conoscerti”.

Non seppe spiegarsene il perché, ma la giovane Addams si portò istintivamente sulla difensiva “Leslie Bolton, la nuova arrivata”.

La ragazzina annuì mantenendo quello strano sorriso “Ho sentito parlare molto di te, ero così curiosa di venire a conoscerti. Prima la vicenda di Crackstone, poi quella serie di altri omicidi un paio di mesi fa, ti ammiro molto”.

Enid al contrario suo non sembrava particolarmente allarmata e si avvicinò a lei porgendole la mano. Con suo grande disappunto fu completamente ignorata e ritrasse la mano stringendola a pugno con stizza.

“Non mi interessa avere dei fan” replicò secca Mercoledì e fece per aggirarla.

Leslie le si parò davanti, mani dietro la schiena e quell’irritante sorriso smagliante “Adori metterti nei guai, non è così?”.

La corvina ebbe un fremito di rabbia, che riuscì a nascondere perfettamente come al solito “Togliti dalla mia strada” sibilò con il suo solito tono freddo.

La ragazzina ridacchiò divertita e si fece da parte, senza tuttavia scollarle quel fastidioso sguardo di dosso. Enid la fissò con la mascella contratta dalla rabbia, non era brava come la sua compagna a nascondere le proprie emozioni, e le due insieme ripresero a dirigersi verso la scuola.

“Non vedo l’ora di scoprire in quale guaio di caccerai” disse Leslie mentre le altre due si allontanavano.

 

Appena le due ragazze fecero il loro ingresso in camera trovarono Mano che tamburellava soddisfatto sulla scrivania di Enid, davanti al suo portatile.

“E tu che diavolo ci fai lì?” lo interrogò la giovane Addams.

Mano spiegò che durante la loro assenza aveva fatto delle ricerche su Bayley il mutaforma. Usò le varie informazioni recuperate dai giornali e le foto pubblicate e, dopo un impegnativo pomeriggio di ricerca sui vari social network, disse trionfante di essere riuscito a scoprire qualcosa di molto interessante. Aveva trovato un parente di Bayley che viveva nella periferia di Jericho, un cugino per la precisione.

Enid saltellò entusiasta e diede il cinque a Mano complimentandosi per il lavoro svolto.

Mercoledì li osservava a braccia conserte “Se voi due avete finito di fare le cheerleader, ho già un piano d’azione. Mi complimento con te, Mano” era il massimo della gentilezza che ci si poteva aspettare da lei.

Ormai si era fatta sera e le due cominciarono a prepararsi per mettersi a letto, l’indomani sarebbe stato più movimentato per entrambe. 

“Quella ragazza” disse Enid mentre si cambiava “avevi ragione tu, è veramente…strana”.

“Enid…” disse l’altra mentre indossava la sua lunga vestaglia nera “ho avuto di nuovo quella sensazione quando eravamo con lei. Devo scoprire cos’ha Leslie di sospetto”.

“Perché non pensiamo a una cosa alla volta?” rispose la lupa mannara mettendosi a letto.

“Sì hai ragione, domani mi occuperò della faccenda di Bayley,, devo saperne di più” disse Mercoledì facendo la stessa cosa.

“Dove vai?” la interruppe Enid alzando la coperta per farle posto nel suo letto, guardandola sorridente.

L’altra ricambiò e si infilò sotto la coperta insieme a lei “Ero sovrappensiero, ultimamente ho molte cose in testa”.

La bionda l’abbracciò e poggiò dolcemente la testa sulla sua spalla “Sai cosa? Quella sensazione che senti…potrebbe avere a che fare con i tuoi poteri”.

Per qualche assurdo motivo non ci aveva pensato, eppure poteva essere un’ottima spiegazione. Probabilmente il suo potere da sensitiva stava subendo qualche sorta di evoluzione o cambiamento, anche se non aveva visioni da un bel po’.

“Non si direbbe ma sei sempre più sveglia” rispose lei.

“Facciamo che ho sentito solo la parte in cui mi hai detto che sono sveglia” disse la lupa, poi aggiunse ridendo “altrimenti sarò costretta a strozzarti".

 

L’indomani le ragazze si svegliarono presto e furono le prime ad arrivare in classe. Le lezioni volarono in poche ore, tuttavia Mercoledì fece più fatica del solito a concentrarsi. Non per qualche malessere o stanchezza, ma perché ogni volta che guardava in direzione di Leslie, la vedeva fissarla con quel suo odioso sorriso. Sembrava quasi che la fissasse ogni secondo, una sensazione che Mercoledì odiava, quella di essere fissata.

“Mercoledì…” una voce la fece voltare, si girò verso Eugene fulminandolo con lo sguardo.

Il ragazzo sussultò incrociando i suoi occhi, gli sembravano quelli di uno squalo pronto a divorare la sua preda “la..la..gomma…me la potresti prestare?” balbettò.

La Addams gliela passò e torno ad incrociare lo sguardo fisso di Leslie.

Quello sguardo…ha qualcosa di strano.

“Ehm…cosa dovrei farci?” Eugene la guardava confuso mentre teneva la gomma in mano.

“Mi prendi in giro?” Mercoledì lo fissò stizzita “Me l’hai appena chiesta tu”.

Il ronzatore sembrò ancora più interdetto “Non ti ho chiesto niente Mercoledì…tutto bene?”.

La corvina ebbe un attimo di confusione “Due secondi fa…” poi si interruppe.

Ma che diavolo sta succedendo?

Era convinta che pochi secondi prima Eugene le avesse parlato, eppure adesso ciò che le sembrava fosse appena successo sembrava solo frutto della sua immaginazione, come quando si sogna e al risveglio si dimentica tutto. Istintivamente si volse verso Leslie, che si limitò a fissarla sempre con la sua solita insopportabile faccia sorridente.

 

“Addams! Non avrò pietà per te!” urlò la ragazza per poi lanciarsi contro di lei, vibrando un violento affondo con la sua lama.

Mercoledì lo parò indietreggiando di un passo “Devi fare per forza questa sceneggiata ridicola, Bianca?” replicò poco prima di ricambiare il colpo verso la sua avversaria.

Come al solito gli allenamenti di scherma tra lei e la sirena erano un vero e proprio intrattenimento settimanale per gli studenti della Nevermore. Entrambe erano estremamente competitive, e non si risparmiavano di certo di usare i loro colpi migliori e dare ogni volta fondo alle proprie abilità. Enid osservava sempre i loro scontri tenendo il fiato sospeso, temendo per l’incolumità di Mercoledì. 

“Enid! Mi fai male!” sbottò Xavier accanto a lei.

La licantropa si rese conto di avergli afferrato il braccio, che stava inconsciamente stritolando “Scusa Xavier” disse lasciandolo.

Le due spadaccine continuarono ancora per qualche minuto, attaccando, schivando e parando colpi rapidi e precisi. Bianca si ritrovò con il fiatone davanti alla sua avversaria, che quel giorno sembrava più in forma del solito. Per quanto si stesse impegnando per portare a segno almeno un colpo, la giovane Addams riusciva a parare ogni attacco.

Mercoledì la guardò rimanendo in posizione di guardia “Che ti prende? Oggi i tuoi attacchi sono così prevedibili”.

La sirena fremette di rabbia ma non si mosse “Sei solo fortunata, devi essere particolarmente in forma, te lo riconosco”.

La giovane Addams si avvicinò di un passo ma poi si arrestò. Tra il gruppetto di curiosi vide Leslie e il suo maledetto sorriso compiaciuto e quegli occhi che la fissavano. Riportò lo sguardo verso la sua avversaria, quando qualcosa la fece fermare di nuovo. Sentì il terreno sotto i piedi instabile, che vibrava sempre più forte. La cosa più scioccante tuttavia era che nessuno sembrava rendersene conto, mentre le vibrazioni si facevano tanto forti da renderle sempre più difficile rimanere in piedi. Un rumore sordo, qualcosa di pesante che impattò con il terreno la fece voltare e si accorse che un blocco di pietra era appena caduto. Sollevò lo sguardo e vide il soffitto attraversato da crepe sempre più grandi, mentre altri pezzi venivano giù con violenza.

Enid!

In una frazione di secondo il suo primo pensiero andò verso di lei, dovevano uscire di lì e mettersi in salvo. Cercandola con lo sguardo però vide che tutti gli altri la stavano fissando, compresa la bionda lupa mannara, con sguardo attonito.

Che diavolo stanno facendo? Perché nessuno si mette in salvo?

Ora cominciavano a cadere vere e proprie macerie dal soffitto, il rumore era tanto assordante che a malapena riuscì a sentire la voce di Bianca che la chiamava. Poi sotto i suoi piedi sentì il terreno spaccarsi con violenza, mentre una voragine si apriva per inghiottirla nell’oscurità della terra.

 

Si ritrovò seduta per terra, doveva aver perso l’equilibrio. Guardandosi intorno vide che era tutto era esattamente normale, nessun soffitto crollato, nessuna voragine nel terreno. Solo gli sguardi stupiti dei presenti che la fissavano, compresa Bianca che aveva abbandonato la sua posizione di guardia.

“Addams, cosa stai facendo?” il tono della sirena sembrava sinceramente preoccupato.

Mercoledì si rialzò traballando, accompagnata da un senso di vertigine “L’allenamento è finito” disse prima di allontanarsi sotto lo sguardo confuso dei presenti.

 

Sentiva un enorme senso di frustrazione, Enid aveva ragione, probabilmente il suo potere stava cambiando in qualche modo. Fino a quando si trattava di qualche mal di testa o stanchezza non era un problema, ma le allucinazioni erano tutto un altro discorso, un problema da affrontare seriamente. Ripose la tuta nell’armadietto e prese le sue cose, quando un rumore alle sue spalle la fece voltare.

“Permesso?” domandò Enid dopo aver bussato sullo stipite della porta aperta.

L’altra di limitò ad annuire.

“Ne vuoi parlare?” continuò la lupa mannara.

Mercoledì sbuffò e si sedette “E di cosa? Non so nemmeno che diavolo stia succedendo. Mi sento così…”.

“Frustrata” disse la bionda sedendosi accanto a lei.

La corvina accennò un sorriso “Che fai, adesso mi finisci le frasi?”.

“Mi sentivo così anche io quando non riuscivo a trasformarmi” la lupa mannara le poggiò la testa sulla spalla “anzi, a volte mi capita ancora, è difficile essere…beh come noi” disse guardandola negli occhi.

“Devo fare chiarezza su questa storia” disse alzandosi, poi porse la mano alla compagna che la accettò con entusiasmo.

 

“Mia nuvoletta di tempesta” l’immagine di Morticia si riflesse nella sfera di cristallo “perché non me lo hai detto subito?”.

“Non ne ero sicura, madre” rispose la giovane Addams “almeno fino ad ora. Gradirei una tua opinione in merito”.

“Vedi, tesoro” riprese la madre “il nostro potere è simile anche se non uguale, quindi potrebbero esserci similitudini ma anche differenze nella sua evoluzione e su ciò che ne comporta. Ad esempio io ho avuto spesso emicranie e stanchezza ma poi il potere si stabilizzerà nella sua forma definitiva”.

“E per quanto riguarda le allucinazioni?” era quello l’argomento che più le premeva.

“Conosco diverse persone con poteri simili al nostro” riprese Morticia “e le allucinazioni non sono molto comuni, anche se non sono un sintomo improbabile”.

Mercoledì giunse le mani davanti al viso con fare riflessivo “Dunque l’allucinazione potrebbe essere stata scatenata da un altro fattore…bene madre, ho informazioni sufficienti”.

Morticia le sorrise “Non vedo l’ora di sapere come evolverà il tuo potere…oh c’è Enid, ciao tesoro sei bellissima”.

La licantropa sorrise e agitò la mano in segno di saluto “Salve signora Addams, la ringrazio”.

“Madre gradirei se tu lasciassi stare la mia…” si fermò appena in tempo mentre sentì un lieve rossore sulle guance “...insomma, ora ho da fare” disse tagliando corto.

“Sei ancora più carina quando sei in imbarazzo” la punzecchiò una Enid tutta sorridente.

Mercoledì in risposta la fulminò con lo sguardo “Sai essere davvero odiosa” replicò secca, facendo scoppiare la lupa mannara in una risata.

 

Aveva contattato questo Andrew Bayley, cugino del mutaforma e si erano dati appuntamento nella caffetteria che di solito lei e gli altri frequentavano. Mercoledì sedeva sul sedile passeggero del taxi, pensando a come avrebbe potuto affrontare quella nuova situazione. Era riuscita con enorme fatica a convincere Enid a lasciarla andare da sola, in fondo si trattava di un incontro sicuro in un luogo pubblico e, in caso ne avesse avuto bisogno, aveva sempre con sè il suo ombrello speciale…

Ecco, finalmente sono arrivata.

Raggiunse la caffetteria e si sedette ad aspettare il suo incontro.

È già un quarto d’ora che aspetto…odio chi arriva in ritardo.

Il campanello alla porta annunciò l’ingresso di un uomo di mezza età, capelli e barba rossicci.

Somiglia abbastanza al vero aspetto di Bayley, direi che è lui.

L’uomo si avvicinò “Lei è la signorina Addams?”.

“Sì e lei deve essere Andrew” rispose lei.

L’uomo annuì e si sedette “Ecco…non so da dove cominciare”.

“Intanto potrebbe iniziare parlandomi di suo cugino e del perché ha cercato di uccidere me e i miei amici” rispose secca, le chiacchierate amichevoli non erano proprio il suo forte.

L’uomo sospirò e sembrò sinceramente mortificato “Mi dispiace molto per quello che è successo, mio cugino ecco…purtroppo dopo quello che ha passato non è stato più lo stesso”.

Mercoledì sollevò un sopracciglio “Di cosa si tratta?”.

Andrew rifletté per meglio organizzare le parole “Henry non è sempre stato un senzatetto. Quindici anni fa aveva un lavoro, una moglie e un’adorabile bambina, diciamo la vita perfetta. Purtroppo un giorno…non so se ha mai sentito parlare della storia di Cole Street”.

Sentendo quel nome una lampadina si accese nella mente della ragazza. Ne aveva sentito parlare anche nei notiziari, un maniaco telecineta aveva fatto irruzione in una casa e aveva compiuto un vero e proprio massacro.

“Henry era…quel telecineta ha ucciso la sua famiglia?” domandò.

L’uomo annuì “Eravamo tutti sotto shock, abbiamo cercato di stargli vicino ma purtroppo la sua salute mentale è peggiorata molto velocemente. Si è licenziato, ha tagliato i contatti con tutti e si è isolato sempre di più”.

“Una cosa non mi è chiara” lo interruppe Mercoledì “voi sapevate che Henry era un mutaforma?”.

Andrew scosse la testa “Non ne avevamo idea, non ce lo aveva mai detto”.

La giovane Addams sembrò dubbiosa “Non capisco perché avrebbe dovuto nasconderlo…questa storia ha troppi punti oscuri”.

L’altro alzò le spalle “Non so cosa dirle, signorina ero convinto che Henry fosse un…normale, come ci chiamate voi”.

 

Mercoledì camminava lungo la via immersa nei suoi pensieri, tutto questo non aveva senso.

Perché nascondere la propria natura da mutaforma? E soprattutto chi c’era dietro le azioni di Bayley?

Delusa dal fatto di non essere riuscita a scoprire granchè, prese il telefono e cominciò a scorrere la chat. Per la precisione quella con il misterioso stalker. Non aveva mai risposto ai suoi messaggi e alle minacce, si limitava semplicemente a tentare di stuzzicarla e spaventarla. Passò davanti un edificio dismesso, doveva essere una vecchissima scuola, delle assi di legno inchiodate alla meno peggio sostituivano la maggior parte delle porte e finestre. D’improvviso avvertì di nuovo quella sensazione, quel brivido che in una frazione di secondo le attraversò la colonna vertebrale fino alla nuca. D’istinto portò la mano sul manico del suo ombrello e ne sfoderò rapidamente la lama, appena in tempo per bloccare un grosso coltello. Si trovò di fronte un ragazzo, poco più grande di lei, da come era vestito sembrava un senzatetto. Prima che questi potesse reagire, Mercoledì gli piantò un calcio nello stomaco facendolo indietreggiare e imprecare. Il ragazzo digrignò i denti furioso e si lanciò di nuovo all’attacco, ma sembrò quasi muoversi a rallentatore mentre la giovane Addams si spostava lateralmente evitando il suo coltello. I due si fronteggiarono per un paio di secondi ma, quando Mercoledì fece per parlare l’altro si lanciò di nuovo all’assalto. Tuttavia invece di colpire con il pugnale si limitò ad afferrarle il braccio, poi ghignò e volse lo sguardo verso l’edificio abbandonato. E in una frazione di secondo Mercoledì si sentì trascinata a una velocità folle, come se stesse cadendo in un baratro mentre tutto intorno diventava completamente nero come la notte. Il tutto durò un istante, poi si guardò intorno e si rese conto che non si trovava più sulla strada. Una grande stanza con pochissima luce, muri cadenti e diverse macerie. Quel poco di luce filtrava attraverso le assi poste al posto di porte e finestre di quella sala polverosa.

Sono dentro l’edificio! Com’è successo?

“Dovevi stare al tuo posto, ragazzina” la voce di quell’uomo giunse alle sue spalle “adesso mi toccherà ucciderti!".


 
   
 
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