Storia
partecipante al Contest “…una visione tutta in
rosa…” indetto da Sammy_Clearweater_,
riveduta e corretta, ogni commento è ben accetto ^^.
Sospirò decidendo che quel luogo non le serviva ad alcun
tipo di conforto, ne morale ne materiale. Se non fosse stata un vampiro
si sarebbe aspettata di sentire un pizzicore dietro agli occhi, e
tuttavia il suo cambiamento di condizione non le impediva di essere
affranta, offesa, furibonda e scossa dai singhiozzi.
Era stata spazzata via dal dolore fisico. In sole tre ore.
Ed essere diventata la cosa più incantevole che avesse mai
visto era un sollievo insulso, ridicolo.
La sua trasformazione le lasciava aperte un infinità di
scelte possibili, un infinità di tempo disponibile. Era
più che bellissima, forte, sentiva la sua mente larga e
pronta; se solo fosse stata umana avrebbe avuto il mondo in pugno.
Cosa voleva un donna di più.
Una casa sua.
Una famiglia sua.
Un figlio suo.
Un amore, vero.
Il nobile Royce, King[?]
Una creatura sgradevole all’interno di lei fremette nauseata
all’idea di essere stata tra le mani del suo futuro sposo
maniaco ed alcolista, di essersi lasciata raggirare dalla fantasia del
lieto fine.
Nessuno più di lei avrebbe desiderato sputare sulle due
parole lieto-fine. Non esisteva. Era un imbroglio
crudele. Mostrava quanto i sogni fossero inutili e null’altro
che abbagli fatali, cenere priva della robustezza della
realtà.
L’influsso del mare non l’aveva scalfita ne
distesa. Aveva osservato crescere dentro di se un’energia
rabbiosa che, ad ogni ricordo sgradevole che si evocava da se, le
risaliva alle unghie ed ai denti dalla voglia di fracassar qualche
cosa.
Artigliava la roccia e la sbriciolava nel pugno in impulsi di violenza.
Sentiva il bisogno di fare qualcosa di violento.
Frugò nella sua testa incredibilmente più
spaziosa in cerca di qualcosa da immolare alla sua irritazione. E le
venne in mente quasi subito.
Prima
loro due.
Si disse come riassumendo una lista della spesa.
Poi
tutti gli altri.
Si avvicinò ai due uomini con disinvoltura, leggiadra, con
la calma minacciosa ed agghiacciante che precede una tempesta dalla
violenza folle.
Poi
King.
E a quel nome, la creatura viscida e sgradevole dentro di lei
scoprì i denti facendole le fusa, molto compiaciuta.
Aveva
fatto in modo che i suoi occhi restassero rossi e terrificanti, decisa
a sfruttarsi sino in fondo. Non vista e non sentita balzò
sulla cima di un lampione, felina, immobile e perfettamente silenziosa.
I due discutevano e passeggiavano. Erano appena tornati da un funerale,
ed era chiaro quanto poco fossero dispiaciuti del triste evento.
Il
mio funerale.
Rosalie era furiosa.
Chi aveva permesso che i suoi stupratori entrassero al suo funerale
[?], che le rendessero addirittura omaggio! Che
fossero giudicati abbastanza intimi per compiangerla.
Si sentì oltraggiata e tradita dai suoi genitori; avevano
potuto permettere che quegli ebbri avvinazzati di wisky e
chissà che altro fingessero di piangere sulla sua tomba!
La creatura ruggiva istigatrice, i suoi occhi saettarono sulla strada
assicurandosi che il buio non fosse violato e fosse omogeneo.
All’improvviso entrambi scoppiarono a ridere, tese i suoi
sensi verso di loro e ridusse gli occhi in due fessure malvagie,
terrificanti, meravigliose.
Parlano
di me.
Infatti facevano dell’ironia su come fosse un peccato che una
ragazza così giovane e così carina fosse stata
vittima di un rapimento dalla turpe fine o di chissà che.
Scoppiarono di nuovo a ridere.
Rosalie raccolse a se tutti i ricordi che aveva di quella notte, le
avrebbero dato la forza, la convinzione, e soprattutto la cattiveria
per fare quello che stava per fare.
Appena i due oltrepassarono la bolla di luce del lampione, lei si
gettò in avanti e fece in modo di atterrare proprio a pochi
metri dalle sue prede.
Appena superarono l’ombra spessa ed intravidero un altro
lampione videro una sagoma di donna in piedi, gambe divaricate, testa
china, braccia inerti lungo i fianchi, le dita che si stringevano a
vuoto attorno all’aria.
Avrebbe potuto ucciderli alle spalle, non avrebbero mai saputo cosa li
aveva colpiti, ma lei voleva che lo sapessero, voleva che capissero
quel che stava succedendo, schiuse la bocca con piacere crudele e
sospirò ascoltando le fusa.
-Ehi- disse uno dando di gomito al tipo molto abbronzato che ricordava.
-Guarda un po’-
Rosalie alzò il mento così che potesse apparigli
fiera e minacciosa, era vergognosamente bella anche nella rabbia.
-Oho- disse uno, spalancando le braccia come se volesse abbracciare un
amico perso di vista, sorridendo ammiccante.
-Signorina- l’altro abbronzato accennò a scoprirsi
il capo sollevando appena il cappello.
-Andare in giro a notte tanto inoltrata non le pare pericoloso?-
La sua cortesia annientò Rosalie, si lasciò
sfuggire un suono gutturale animalesco, il primo
indietreggiò di riflesso, era certa che sentisse tutto
l’odio che emanava dalla sua persona, ma poi tornò
ad insistere con lo stesso mezzo sorriso di prima, irritandola di
più.
-No, non credo- mormorò a mezza voce, chiuse gli occhi.
Era disgustoso vederli, parlarli, come se non sapesse cosa fossero, far
finta di bersi inerte ancora per qualche secondo la loro cortesia
quando lei conosceva, in realtà, la loro essenza profonda.
La loro violenza, le loro risate, il loro sesso, ed il loro alito
alticcio e soffocante.
Quando si avvicinarono ancora un po’ rimasero senza fiato, e
lei sapeva quale effetto avrebbe prodotto: ad occhi umani, lei era
l’apparizione della bellezza eccelsa.
Era sicura che pensassero che confrontando lei a quella
Rosalie Hale di qualche notte passata era come mettere a
confronto una dea ed un topolino!
Sollevò le palpebre, questa volta entrambi deglutirono, i
loro cuori iniziarono a pompare con forza come dopo una corsa. Il primo
rabbrividì.
-Oh bè…- disse il primo cercando di aggirarla, ma
Rosalie non lo lasciò passare. Perché qualunque
cosa avesse in mente prima, gli occhi rossi l’avevano
completamente ribaltata.
Rosalie sapeva anche dell’avversione istintiva che gli esseri
umani provavano per quelli come lei.
Si avvicinò alla distanza giusta.
Il secondo deglutì di nuovo.
Che l’avesse riconosciuta?
Sorrise appena, e li abbagliò.
Poi afferrò le loro teste con foga e le sbatté
l’una con l’altra.
Una parte di se la acclamò per quella piccola, vile,
vittoria personale.
Sentì subito lo sgretolarsi dell’osso del collo di
entrambi, e si sentì ebbra di contentezza. Premette fin che
non vide i cervelli schizzare in giro e le sue mani si raggiunsero, tra
loro teneva una poltiglia putrescente disgustosa... ma di tutto
ciò che le era rimasto in mano, lei vide solo il sangue.
Il rosso vivo ai suoi occhi gocciolava dolcemente spiccando tra tutto come un faro di
segnalazione.
I corpi si abbatterono ai suoi piedi come bambole rotte, decapitati, e lei fece un passo
indietro, spaventata.
Le tremavano le mani.
Aveva tanta sete, ma in difesa richiamò a se le scene della
sua ultima notte di vita.
Non voleva dentro di se i suoi violentatori, i ricordi già
bastavano.
Si disse che restavano da funestare le vite di altri tre uomini.
Non agì subito. Voleva che la notizia si spargesse e
sortisse l’effetto, voleva che cominciassero a collegare le
cose, e nulla di quel che fecero per difendersi riuscì a
metterla in difficoltà.
Sulle loro teste pendeva una condanna a morte sicura dal giorno in cui
era rinata più forte e lei non aveva che da sceglierne la
data.
La sua vita era stata spezzata nelle mani di quei pazzi. Loro
non avevano più il diritto di vivere, fintantoché avesse vissuto lei.
Quel pensiero le puntellava il cervello e, nonostante avesse una mente
più ampia, i suoi ricordi si erano dilatati a tal punto che
la invadevano tutta. Se fosse stata umana, Rosalie non dubitava che
sarebbe impazzita tra i tormenti della vergogna e delle fantasie di
vendetta.
Per il terzo riservò un mezzo infarto.
Non appena aprì la porta di casa sua e si trovò
davanti i suoi occhi rossi si afferrò il cuore, spaventato.
Lei non gli diede il tempo di urlare. Gli immerse le unghie nel ventre
con energia e strappò con violenza qualcosa
dall’interno.
Cadde in ginocchio. Lo picchiò e scoprì che le
piaceva. Non c’era paragone a quella soddisfazione.
Una volta che ne ebbe estratto l’ultimo rantolo di agonia,
una volta che lui letteralmente supplicò di morire lei lo
uccise soffocandolo ed osservò i suoi occhi fuori dalle
orbite spirare la sua anima.
Era stato più facile che sbudellare un cuscino, o squartare una bambolo con un coltello.
E decisa a rifiutarsi di bere il sangue delle sue vittime
bruciò di sete per i suoi primi giorni di vita immortale, ma
la cosa perdeva importanza di fronte ai mille castighi che le venivano in mente, anche se la sensazione era quella di
avere dei ferri arroventati ficcati nel gozzo.
Il quarto fu abbagliato per strada da un suo sorriso. Rosalie scosse i
capelli in un gesto di vanità superiore e gli si
avvicinò tesa in una posa seducente.
A quello scappò un rantolo e un po’ di saliva gli
colò dall’angolo della bocca e poi dal mento.
Gli si avvicinò a tal punto da dare l’idea di
volerlo baciare, non si sarebbe rifiutato nemmeno in strada, nel cuore
della notte.
Quel
genere di uomini erano tutti uguali e disponibili. Lei doveva solo ben
sfoggiare un po’ di se stessa.
Quando gli fu abbastanza vicina gli agguantò la mascella e
la strinse fin che non sentì “crak”:
l’uomo urlò, lei sembrava un ebete beata.
Gli spaccò il femore, e poi gli squartò il petto.
Mancava Royce; aveva sentito che si era chiuso in una cella di
isolamento spaventato dalle coincidenze.
Tutti i suoi amici presenti a quella notte ammazzati, i loro corpi
abbandonati senza cura di nasconderli, niente prove… si
sentiva esposto anche così protetto. Era convinto di essere
perseguitato da un fantasma.
Rosalie non voleva che le guardie all’ingresso penassero
troppo la morte, ma neanche le interessava poi molto di dover uccidere
due innocenti in più. Nessuna di loro seppe mai nulla di cosa li
aveva uccisi, era certa che avessero solo notato il fruscio di sottane
bianche del suo abito da sposa.
Prese la maniglia della porta e la staccò dai cardini.
Royce aveva sentito, era atterrito, appiattito in un angolo buio della
cella squisitamente ammobiliata, e sembrava che il suo desiderio
più intenso fosse quello di essere ingoiato dal pavimento
all’istante, oppure di poter oltrepassare il muro con la sola
forza della volontà e della paura.
Rosalie abbandonò la porta scardinata all’ingresso, i suoi
occhi erano talmente sgranati e spiritati ed il suo passo talmente
svelto mentre attraversava la stanza a larghe falcate verso di lui che
King credette avesse fretta di ucciderlo.
Rosalie si sentiva molto impaziente di farlo, infatti, ma impaziente di
farlo come si deve.
Per questo, solo per lui, aveva scelto di essere teatrale, e di
recitare la parte dello spettro furioso che torna
dall’oltretomba per
darsi pace: voleva vederlo piangere!
King piagnucolava nel suo angolo e tremava, attaccato a una tenda li vicino come alla sottana della mamma.
Le faceva pena, ma non più di quanto la disgustasse e lo
odiasse, non era certo arrivata fin lì per farsi commuovere
dai suoi squittii di paura!
Si fermò davanti a Royce che rantolava rannicchiato e chiuso
su se stesso, con le mani a scudo sulla testa: tremava in modo
vergognoso.
-Sei il fantasma di Rosalie Hale?- singhiozzò –Ti
giuro che…-
-No- sbuffò.
-Cosa?!-
-No- ribadì seccata e si inginocchiò con un
frullo di strati della gonna, che si gonfiò morbidamente.
-No- si sorprese di sembrare rassicurante –Non sono il
fantasma di Rosalie Hale-
Royce iniziò a provare una cauta speranza, non piacque a
Rosalie.
-Allora…-
Lei scosse la testa ed i suoi occhi dardeggiarono per la stanza,
sorrise del sorriso più bello e pericoloso che Royce avesse mai
visto: ma fu più uno scoprire minaccioso di denti abbaglianti.
-Ti sei sistemato bene- disse con dolcezza.
-Oh…- si diede un occhiata in giro, confuso…
-Evidentemente non deve averti sconvolto molto la mia
morte…dimmi, chi ha riferito ai miei?-
Royce non smise di tremare.
-Ho pagato…qualcuno per…per dire di aver trovato
del sangue, vicino…a…a quel lampione, ed il tuo
corpo qualche via più in là. Al tuo posto sono
stati seppelliti dei vestiti. Sei Rosalie per davvero!-
esclamò col pianto nella voce.
Rosalie si esibì in una risata argentina più
musicale del cinguettio di un uccello e dello scorrer di un ruscello,
ma con un isteria che fece rizzare i peli sulla nuca di Royce.
-Penso di si- concesse coprendosi la bocca per delicatezza –
si direi che sono rimasta la stessa-
Royce non rispose.
-Beh, non mi chiedi cosa intendo?- il suo tono ora era talmente
minaccioso che King provò a strisciare via dal suo cantuccio.
-Non ti importa!?- strillò. Royce urlò
perché Rosalie diede l’idea di volergli saltare
addosso, con le mani già tese che le tremavano vicinissime
alle sue guance.
Era talmente instabile in quella farsa.
-Cosa…che intendi?- piagnucolò balbettando con la
voce acuta di un lattante.
Rosalie si distese ed abbassò le braccia.
-Sono me stessa, come lo ero prima di quella notte, ma io non posso morire e, forse, non ho più un anima-
bisbigliò e si toccò il cuore.
Royce fece un risolino tirato e psicotico.
-Sto impazzendo- dichiarò passandosi febbrilmente una mano
tra i capelli – il tuo funerale deve essermi dispiaciuto
più di quanto mi sono accorto, oppure devo essermi preso una
bella sbronza la settimana scorsa!-
-Non ne dubito!- urlò lei, e Royce sobbalzò. Lo vide
distrattamente farsi il segno della croce –L’ho
visto! Ti sei divertito molto! E ora rispondi a una, ed una sola
domanda, perché volevi sposarmi?-
Sapeva già la risposta, ma immaginava che sentita da lui
avrebbe reso più piacevole l’ultimo omicidio.
-Beh…- fece un eroico tentativo di sorridere, ma appena
Rosalie gli mise le mani addosso, la sua faccia si contorse di nuovo
nel modo che le piaceva.
-Eri bella Rose, eri una vera bellezza ed…ed io ti
a…amavo, ma…ma i miei
soci…l’alcol…-
Rosalie gli diede un ceffone che gli spaccò la mascella,
urlò.
-Non provare a compiacermi. Tu non mi ami. Tu sei uno psicotico
ubriacone- e gli schiantò addosso un altro ceffone.
-Oh, scappa Royce. Scappa!-
Il suo pugno lasciò l’impronta
nell’intonaco, si tappò naso e bocca con la mano
ed annaspò contro la parete. Non voleva una parte di Royce
legata a lei più di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi
matrimonio. Il pavimento era coperto di sangue e pezzi di carne
tremolante, Royce aveva corso tracciando una scia appetitosa.
Sentì che le lingue arroventate le sarebbero divampate fuori
dalla bocca e dal naso se non avesse bevuto qualcosa.
Scappò dalla stanza; vicino alla banca del padre di Royce
c’era sempre stata una fontana cristallina, ci si butto
contro e bevette l’acqua. Era disgustosa, insapore ed
insoddisfacente.
Stomacata sputò l’ultimo rivolo.
Ora che non riusciva a trovare un senso al futuro si chiese se la sua
vita sarebbe stata questo, avrebbe tanto avuto
bisogno di piangere.
-Oh, sciocca ragazzina.
Di scattò batté il pugno sul bordo della fontana
e l’acqua tremò.
-Ma guardati, fai schifo-
Si prese la testa fra le mani.
-Ho sete-
-Lo so-
-No che non lo sai-
-Certo invece, è la mia stessa sete, ne
più ne meno-
-Io…io vorrei essere morta-
-Anche io, ogni giorno-
-Ora che ho fatto quello che dovevo- e si rivolse al cielo
–cosa farò? Non sarebbe dovuto succedermi, questo-
-Mi stai dicendo che avresti preferito sposare King?-
Rosalie fremette.
-Come immaginavo-
-Sei nella mia testa?-
-In un certo senso-
-Intendi dire che non esisti?-
-Non ho detto questo-
-Dove sei?-
-Proprio vicino a te-
Rosalie sobbalzò e si aggrappò alla fontana ed al
cuore.
-Tu? Come…?-
-Sono molto più veloce di te: non mi hai sentito arrivare o parlare dai cespugli li vicino- e indicò l'aiuola con un gesto -ne senti il mio odore
perché sei ossessionata da quello di
Royce-
Edward fece un breve cenno alle macchie rosse sul vestito e sul velo da
sposa e sospirò.
-Hai sete- non era una domanda -ci sono altri modi
per…mangiare…se mi consenti-
Educato fino in fondo.
-Carlisle ha detto che, se vorrai, avrai sempre una casa da noi, devi
solo tornare. Lui può insegnarti a nutrirti-
sogghignò –senza…sai cosa intendo- ed
accennò alla banca dove stava la cella di isolamento.
-Sei inaspettatamente crudele- commentò
e Rosalie sapeva che si riferiva agli omicidi.
-Sono senza cuore- sospirò toccandoselo di nuovo attraverso
il petto, inerte dentro di se.
-Questo non lo so Rosalie, anche io non sono più convinto di
averlo- fece spallucce.
-Io non ho più un anima? L’hai detto tu! Giorni fa
hai detto che Carlisle mi ha distrutto la vita! Perché
dovrei tornare?-
-Non è stato Carlisle a distruggerti la vita, non accusarlo,
nemmeno io sono entusiasta della tua trasformazione: se deciderai di
unirti a noi dovremo andarcene, di nuovo- e fece una smorfia.
Rose gli ringhiò addosso.
-Per quanto riguarda il nostro spirito…- sospirò
di nuovo –non saprei, molte cose mi hanno indotto a pensare
di non averlo più, di essere senza cuore,
come in effetti tu stessa ne hai appena dato dimostrazione-
alzò gli occhi alla luna.
-E tuttavia Carlisle non ha mai avuto dubbi sulla sua, sulla nostra,
anima-
Ridacchiò.
-Immagino che li avresti uccisi anche da umana, la crudeltà
è tipica di voi-
-Noi?-
-Voi donne, certo, vivendo con una come Esme è difficile
crederlo, forse me ne ero dimenticato; siete come delle immagini, che
ci ingannano con la loro bellezza, e poi ci fanno finire come il povero
Royce-
Rosalie si lasciò sfuggire un sorrisino malcontento.
-Lo conoscevi?-
-Come lo conosci tu. Ricordi che sono nella tua testa?-
Ci fu un attimo di silenzio.
-Carlisle sapeva che avresti detto di si-
Rosalie si voltò offesa.
-Non leggermi nel pensiero!-
Edward le mostrò un sorrisetto sghembo.
*********
Te li ha già spiegati Sammy_Clearwater i buonissimo motivi per cui sei arrivata seconda^^ a me non sarebbe mai venuto in mente di scrivere sulla terza moglie, mi piacerebbe leggere la tua di stori! Me la puoi inviare a ilaria.trulli@hotmail.it^^.
V
classificata:
Giudizio complessivo: La storia di per sé
non è male, ma ho riscontrato qualche errore con la
punteggiatura (mancano alcune virgole), e c’è un
termine inesistente, “gattesca”, col quale forse
intendevi “felina”. La lettura non è
stata molto impegnativa, ci sono solo alcuni periodi che avresti potuto
rendere al meglio. Ho apprezzato molto la rabbia e il dolore descritti,
anche se mi avrebbe fatto più piacere leggere il tutto sotto
il punto di vista di Rosalie. La sua storia mi ha sempre impietosito,
ma mai affascinato abbastanza, quindi il giudizio personale non
è pieno, ma in compenso, lo è la
caratterizzazione. Adorabile il piccolo dialogo con Edward, complimenti
^^.