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Autore: Kimando714    10/05/2023    0 recensioni
La vita a quasi trent’anni è fatta di tante cose: eventi felici ed eventi che ti mandano in crisi, successi ed insuccessi, traguardi personali e lavorativi, vecchi legami che cambiano e nuovi che nascono … Giulia è convinta di saper navigare il mare di contraddizioni che la vita le sta per mettere di fronte, e così lei anche il gruppo storico di amici. Ma la vita ti sorprende quando meno te l’aspetti, e non sempre sei pronto a ciò che ti pone davanti. E forse, il bello dell’avventura, sta proprio in questo.
“Se è una storia che sto raccontando, posso scegliere il finale. Ci sarà un finale, alla storia, e poi seguirà la vita vera” - Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale
[Terza e conclusiva parte della trilogia “Walf of Life”]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 1 - PROGRESS



 
Standing on the edge of forever
At the start of whatever
Shouting love at the world
 

Fece un respiro lungo e affaticato, nonostante non si sentisse davvero così stanca come quel suo sbuffo poteva far supporre. Giulia si scostò velocemente una ciocca di capelli finita davanti agli occhiali, prendendo mentalmente appunto di dover passare a tagliargli entro breve.
Quando alzò gli occhi dal tagliere dove stava preparando gli antipasti, non si stupì molto di notare Alice massaggiarsi con aria seccata la schiena, interrompendo il suo affettare alcune patate in fette sottili.
-Stai bene?- Giulia le si accostò, posandole delicatamente una mano sulla spalla. La fronte di Alice era corrugata, e le guance erano arrossate per il caldo che faceva in cucina in quel momento.
-Solo un po’ di nausea- rispose vagamente la rossa, l’accento inglese che ormai era solo una lieve presenza, sempre meno udibile – Forse mi serve un attimo di break, se non voglio vomitare nel lavandino-.
Lo disse quasi ridendo, segno che – forse- non era proprio ad un passo dal farlo sul serio. Giulia era comunque sicura che non valesse la pena correre quel rischio:
-Facciamo una cosa: tu ora vai a riposarti di là- disse, prendendo in mano la situazione – E al tuo posto verrà quel genio del tuo fidanzato-.
Alice non fece nemmeno in tempo ad obiettare, che Giulia si era già voltata verso la porta aperta della cucina, riempiendo i polmoni d’aria:
-Alessio!- urlò senza esagerare troppo, sperando di essersi fatta sentire già al primo tentativo – Raggio di sole, sei richiesto ai fornelli!-.
Non dovettero attendere molto: passò a malapena qualche secondo prima che Giulia riuscisse a percepire il suono dei passi di Alessio, proveniente dal piccolo salotto dell’appartamento, farsi sempre più distinto e vicino. Un minuto dopo era già sulla soglia, la fronte aggrottata ed uno sguardo interrogativo stampato in viso.
-Che c’è?- chiese, incrociando le braccia contro il petto, continuando ad apparire confuso.
Giulia non perse ulteriore tempo:
-Dai il cambio ad Alice, lei ha bisogno di sedersi un attimo- iniziò subito, posando una mano sulla schiena dell’altra, spingendola delicatamente nella direzione della porta. Alice non aggiunse nulla: si avviò nella direzione in cui Giulia l’aveva sospinta. Quando fu quasi di fianco ad Alessio, lui si allontanò di colpo dal punto in cui era rimasto fino a quel momento, continuando a tenere gli occhi fissi solo su Giulia.
-Tu, invece, mi sembri in ottima salute, quindi vieni qui e non protestare- proseguì, puntandogli contro il mestolo che stava usando.
Osservò Alessio alzare gli occhi al cielo e sbuffare, mentre si avvicinava:
-Non lo avrei fatto-.
-Non smetti mai di stupirmi- ironizzò Giulia, ridendo subito dopo. In realtà era piuttosto sicura che Alessio preferisse comunque dover cucinare – cosa che gli riusciva comunque male-, piuttosto che passare troppo tempo con troppi bambini vicini. Con il solo Christian riusciva ancora a sembrare un padre piuttosto pacato, ma Giulia sapeva benissimo che l’ulteriore presenza delle gemelle di certo non doveva averlo incoraggiato troppo a rimanere in salotto. Quello scambio tra lui ed Alice avrebbe reso più facile la vita a tutti.
-Non ti ho mica chiamata qui per farmi da cuoca. Non amo la schiavitù- borbottò Alessio, arrivato infine ad affiancare Giulia. Osservò con la fronte ancor più aggrottata il lavoro lasciato interrotto da Alice, probabilmente cercando di intuire quale fosse lo scopo.
-Lo so, ma far cucinare solo te equivarrebbe ad un avvelenamento di massa. Mi sto sacrificando per quello- replicò Giulia, con aria innocente; anche se non sollevò gli occhi, seppe benissimo che in quel momento Alessio doveva averla appena fulminata con lo sguardo.
Lo sentì sospirare pesantemente:
-Farò finta di non aver sentito-.
Giulia, invece, non si trattenne affatto dal ridere di nuovo. Per qualche minuto continuarono in silenzio, i gomiti che ogni tanto entravano in contatto per i movimenti maldestri di Alessio: lanciandogli occhiate di tanto in tanto per controllare che non si stesse affettando anche i polpastrelli, Giulia continuò a sperare di non dover chiamare qualche ambulanza in tutta fretta.
-Comunque grazie per le sedie. Poi vi aiuto a riportarle da voi-.
Alessio aveva parlato con calma, quasi a mezza voce, senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo; si avvertiva la sua concentrazione solo dal modo quasi distaccato con cui aveva parlato.
Giulia si voltò verso di lui, un sorriso compiaciuto a distenderle le labbra:
-A che servono sennò i vicini di palazzo, Raggio di sole?-.
Di certo le sedie che aveva in casa Alessio sarebbero bastate se fossero stati solamente in sei, ma aggiungendo anche Giada e i bambini di tutti, sarebbe stato difficile evitare di costringere qualcuno a sedersi sul pavimento. Quando Alessio, qualche giorno prima, aveva telefonato a Giulia dicendole che aveva intenzione di invitarli tutti a cena per festeggiare le prime settimane di attività della Progress, le aveva anche chiesto se lei e Filippo avrebbero potuto trasportare alcune sedie dal loro appartamento. Ora che di sedie ne avevano a sufficienza, era più che altro lo spazio a mancare: si sarebbero dovuti stringere un po’ tutti per stare intorno al tavolo.
-La smetterai mai di chiamarmi così?-.
-Dovresti essertici abituato, sono dieci anni che ti chiamo così- replicò Giulia, con convinzione, non lasciandosi ammorbidire dagli occhi esausti dell’altro.
-Appunto, non ti sembra giunto il tempo di cambiare soprannome?- sbuffò Alessio, alzando finalmente gli occhi e guardandola speranzoso.
-Ma ti si adatta così bene- gesticolò Giulia, muovendo in ampi gesti,  volutamente esagerati, il mestolo che ancora teneva in mano – E poi quale altro soprannome potrei darti? L’unico che mi viene in mente è Culo di mar… -.
-Va bene, va bene, ho capito- Alessio la interruppe quasi subito, rosso in viso – Raggio di sole andrà ancora benissimo-.
-Saggia scelta, Raggio di sole, molto saggia-.
Il campanello suonò un attimo dopo, togliendo ad Alessio qualsiasi possibilità di replica. Si dovevano sbrigare ed evitare di perdersi in ulteriori chiacchiere: la serata stava per avere inizio.
 


-Mi passi il vino?-.
Giulia si allungò sopra il tavolo della cucina, afferrando il collo della bottiglia e passandola a Nicola, seduto al fianco di Caterina, stretta tra lui e Giulia.
-Da quando bevi così tanto?- chiese lei, aggrottando appena la fronte, voltata verso il compagno.
-Da stasera- Nicola alzò le spalle, versandosi una dose abbondante di vino rosso nel bicchiere – Mi piace particolarmente. Che vino è?-.
-È lambrusco. Mai bevuto prima?- rispose Alessio, seduto di fronte all’amico, sorpreso – In realtà non me ne intendo molto nemmeno io di vini. Me l’ha suggerito Filippo-.
-Infatti- confermò il diretto interessato, annuendo con soddisfazione – Ammettetelo che è stata un’ottima scelta-.
-Adesso però non te la tirare troppo, Pippo- Pietro, seduto accanto ad Alessio, sembrava sul punto di scoppiare a ridere da un momento all’altro – Di certo non sei un gran esperto perché sai che il lambrusco è buono-.
Si levarono parecchie risate, che non vennero zittite nemmeno dall’occhiataccia minacciosa – particolarmente torva nei confronti di Pietro- che Filippo lanciò a tutti i presenti intorno al tavolo. Si salvarono solamente i bambini, che avevano già finito il primo piatto ed avevano preferito allontanarsi dalla tavolata il prima possibile per correre a giocare.
Giulia si voltò a controllarli, quasi istintivamente: seduti sul divano a qualche metro dal tavolo, Caterina sembrava presa in un qualche gioco con la sorella e Francesco, osservati da Christian. Giacomo, invece, sembrava già essere caduto addormentato contro il bracciolo sinistro.
-Ne vorrei sentire anche io un goccio, giusto per assaggiare-.
Quando Giulia tornò a girarsi, vide Alice, a capotavola tra Alessio e Nicola, alzare ed allungare il proprio bicchiere verso Nicola, detentore temporaneo della bottiglia di lambrusco. 
Nicola gliene versò poco, la giusta quantità per assaggiarlo, come aveva precisato Alice stessa: ne bevve un sorso e sembrò esserne piacevolmente sorpresa.
-A proposito, come procede con la gravidanza?-.
Giada, seduta all’altro capo del tavolo, si era appena sporta verso l’altra, forse davvero interessata e non solo spinta da un moto unicamente di cortesia.
Alice alzò le spalle, colta alla sprovvista e non del tutto a suo agio:
-A parte le nausee terribili, tutto nella norma- mormorò velocemente, lasciando fluire le parole con l’accento inglese che, molto più spesso rispetto a tempo prima, riusciva a camuffare piuttosto bene.
Alice evitò accuratamente qualsiasi contatto visivo con Alessio, in un distacco evidente che Giulia aveva notato da almeno un mese. Non la sorprendeva affatto non vederli esternare troppo qualche emozione – non li aveva mai considerati una coppia troppo esplicita, almeno non in pubblico-, ma si stava rendendo conto di quanto gelo fosse calato tra di loro ogni settimana di più che passava.
-Evitare le nausee mattutine sarà uno dei motivi per cui non vorrò un secondo figlio ancora per molto- sbuffò Caterina, sarcastica. Risero un po’ tutti, tranne Nicola, che si limitò ad un sorriso alquanto tirato.
-Io invece spero di averne presto, di nausee mattutine. Se capite cosa intendo- fece subito Giada, arrossendo lievemente e lasciandosi scappare un risolino nervoso.
Giulia rimase sbigottita per svariati secondi, trattenendosi a stento dallo spalancare la bocca senza riuscire a spiccicare alcuna parola. Era sicura che anche Filippo, Caterina e Alice fossero nella sua stessa condizione, anche se non cercò i loro visi per averne conferma; Alessio aveva abbassato per un attimo gli occhi, come se la notizia sottintesa nelle parole di Giada fosse stata più assimilabile ad un pugno nello stomaco.
Pietro rimase impassibile, anche le sue gote erano leggermente arrossate per l’imbarazzo: non disse nulla, quasi sperando che fosse qualcun altro a toglierlo da quel disagio.
Filippo si schiarì la voce dopo interminabili attimi di silenzio interrotto solamente dal chiacchiericcio dei bambini:
-Ah, Pietro, non ci hai detto che state cercando di avere un altro figlio-.
Pietro fece schioccare le labbra, allungando la mano verso il proprio bicchiere:
-Non è esattamente così, infatti- disse, lo sguardo abbassato.
-Però se dovesse capitare … - aggiunse tempestivamente Giada, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, e cercando gli occhi di Pietro. Dovette rimanere delusa dal mancato contatto visivo.
-Ne sareste contenti- concluse Nicola, la voce quasi strozzata.
Pietro annuì, mandando giù un sorso abbondante di lambrusco:
-Già-.
-Si vede- si lasciò sfuggire Giulia, talmente a bassa voce da essere quasi inudibile. Probabilmente quasi nessuno captò il sarcasmo di cui era impregnata la sua voce, tranne Alessio: fu l’unico che, come notò Giulia, trattenne a stento una risata.
Era difficile immaginare un possibile scenario in cui Giada aspettava un secondo figlio. Per quanto lei – ed anche Pietro, in modo diverso- si fossero sforzati nell’ultimo anno e mezzo di sembrare la coppia ritrovata che poteva dar vita alla famiglia perfetta, era improbabile cadere davvero in quel tranello. Giulia era sicura che Pietro tenesse davvero a Giacomo più di qualsiasi altra cosa, ma non sarebbe mai riuscita a convincersi del fatto che, checché si sforzasse di sembrare convintamente innamorato, con Giada fosse davvero felice.
C’era qualcosa che stonava e strideva fastidiosamente ancor prima che Giacomo nascesse, qualcosa che la portava a credere che Pietro fosse semplicemente intrappolato in una realtà che non era sua.
-Io ve lo dico: un figlio è già una mezza tragedia, due piccoli sono proprio una condanna- cercò di portare un po’ di umorismo Filippo, facendo ridere Giada ma solo sorridere Pietro.
-Come la fai tragica- commentò Nicola per primo, salvando i due diretti interessati da quella che sembrava una vera e propria situazione di puro imbarazzo.
Alessio sembrava essere riuscito a reprimere le risate, schiarendosi sonoramente la voce:
-Non ha tutti i torti, però-.
Per qualche altro secondo nessuno disse nulla. Giulia sperò ardentemente che quella conversazione potesse essersi esaurita già così, ma le sue speranze sfumarono nel momento stesso in cui Giada prese di nuovo a parlare:
-Eppure tu sei il primo che avrà un secondo figlio-.
Se fosse stato chiunque altro a parlare, la voce sarebbe potuta sembrare semplicemente sarcastica: Giada, invece, non si era premurata affatto di nascondere l’occhiata di fuoco con cui aveva adocchiato Alessio mentre gli si rivolgeva.
-Sì, ma non mi illudo pensando che sarà facile-.
Prima che la situazione potesse peggiorare, ci pensò Caterina ad inserirsi; Giulia sperò con tutta se stessa che riuscisse a stemperare la tensione che cominciava a farsi palpabile:
-In ogni caso, se avrete bisogno di una mano, non esitate a chiedere- disse, rivolgendo un sorriso mite sia ad Alessio che ad Alice, che lo ricambiò prontamente – Voglio dire, Christian è ancora piccolo, e poi tu con l’azienda ora … Sarà anche più impegnativo-.
-Sì, probabilmente avrò meno ore libere rispetto a prima- Alessio annuì, pensieroso, continuando ad evitare il contatto visivo praticamente con chiunque altro della tavolata – Però troverò un modo per organizzarmi-.
-Lo troveremo di sicuro, ma adesso … - Alice aveva finalmente preso parola, la voce dolce che nascondeva però un velo autoritario – Adesso non voglio pensarci-.
Non tornarono più sull’argomento per il resto della cena.
 


Il mondo sembrava farsi sempre più sfumato, quasi liquido, mentre cercava di camminare senza perdere l’equilibrio. Si stava rendendo conto che non reggeva più l’alcool come una volta, prima della gravidanza: Giulia sentiva la testa farsi sempre più leggera, lo spazio intorno a lei sempre più malleabile.
C’era parecchio trambusto intorno a lei, in quell’istante: vide Caterina e Giada occupate con i bambini, intrattenendoli e facendoli ridere mentre si spostavano verso il salotto; Alice sembrava essere scappata in bagno, forse impossibilitata a reprimere un attacco di nausea che l’aveva colta sin dalla fine della cena; tutti gli altri erano ancora lì, intorno al tavolo, nonostante il dolce fosse stato mangiato almeno mezz’ora prima. Solamente Alessio se ne stava in piedi, come lei, incapace di trattenersi dal muoversi e con una sorta di nervosismo elettrico addosso. Aveva ancora in mano il suo calice, gli ultimi sorsi di vino che di lì a poco avrebbe bevuto del tutto. Si era fermato a malapena un metro da lei, l’aria enigmatica che Giulia, forse a causa dell’alcool o per l’intrinseca ambigua freddezza dell’altro, faticava a interpretare.
C’erano stati diversi momenti, prima e durante la cena, in cui aveva colto certi atteggiamenti in Alessio che la lasciavano perplessa. Aveva continuato ad ignorare Alice la maggior parte del tempo, preferendo il silenzio ad una qualsiasi altra conversazione; aveva parlato poco, spesso in maniera vaga, quasi non desiderasse nemmeno essere lì.
-Tra cinque minuti dò una mano a Filippo con le sedie-.
Giulia quasi sussultò, aggrappandosi con una mano al mobile della cucina per l’improvviso capogiro che l’aveva colta; alzò gli occhi verdi su Alessio, che le si era appena rivolto. Doveva essersi accorto solo in quel momento delle sue condizioni, mentre la osservava con occhio critico ed apprensivo allo stesso tempo, quasi come se fosse indeciso se partire con qualche rimprovero o allungarle prima una mano per tenerla in equilibrio.
Riusciva a figurarselo perfettamente come quel tipico genitore severo, a tratti autoritario, che però sotto la scorza dura non faceva altro che nascondere preoccupazione e attaccamento.
-Grazie, comunque- aggiunse subito, ancora perplesso, mentre Giulia staccava la mano come per provare che non era così ubriaca da non riuscire a reggersi da sola.
-Per te questo ed altro, Raggio di sole-.
Giulia si mise a ridere, l’improvviso scoppio di ilarità causato molto di più dall’alterazione dell’alcool che non dalla situazione in sé; in un movimento molto più fluido e veloce di quel che si sarebbe aspettata – e che probabilmente anche Alessio avrebbe sospettato- riuscì ad allungarsi verso di lui e lasciargli un bacio, che anziché essere sulla guancia finì per essere sul collo.
Alessio non si ritrasse, almeno non subito; prima ancora di alzare gli occhi verso di lui, Giulia lanciò un’occhiata veloce verso gli altri ancora seduti al tavolo. Pietro li stava guardando in un modo che non avrebbe saputo definire – un misto di occhi sgranati e una vena di malinconica sorpresa-, mentre Nicola aveva gli occhi abbassati sul suo cellulare. Filippo si era girato verso di lei, senza dire nulla: ricambiava lo sguardo di lei, in un’espressione di vago fastidio che le fece ricordare terribilmente i primi tempi in cui le gemelle erano nate.
Giulia distolse lo sguardo subito, giungendo infine al viso di Alessio: era forse quello meno colto di sorpresa tra tutti, forse a tratti nemmeno troppo infastidito.
-Forse ti converrebbe fermati dal bere, prima di finire ancor più ubriaca- le sussurrò, in un modo che sarebbe dovuto suonare seccato, ma che invece a Giulia sembrò molto più morbido del previsto.
-Dovevamo festeggiare … - cercò di giustificarsi, facendo un passo indietro per mettere più spazio tra se stessa ed Alessio. Si rese conto di aver parlato più forte di quanto avrebbe voluto quando, dopo nemmeno un secondo, sentì Filippo replicare asciutto:
-Lo hai fatto anche troppo-.
Giulia si voltò verso di lui, guardandolo alzarsi ed allontanarsi dopo aver recuperato una delle loro sedie. Non si era nemmeno voltato una volta verso di lei, ignorandola del tutto.
Se ne rimase in silenzio, stordita e sentendosi talmente fuori posto da non sapere nemmeno più dove sbattere la testa. Pregò che qualcuno dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, bastava che interrompessero quel silenzio che si era fatto troppo pesante e che la stava inevitabilmente schiacciando a terra.
Dopo almeno un minuto, Nicola si alzò a sua volta, schiarendosi la voce:
-Vi aiuto anche io, se mi dite che devo fare-.
Pur tenendo gli occhi abbassati, Giulia udì Alessio indicargli brevemente una delle sedie da riportare al suo appartamento e di Filippo; qualche secondo dopo si erano già allontanati in silenzio, e Giulia quasi si sentì sollevata nell’udire la serratura della porta d’ingresso scattare.
Quando si voltò, quasi sussultò: Pietro la stava guardando senza dire nulla, la stessa espressione enigmatica ancora dipinta in viso. Si era quasi dimenticata della sua presenza, convinta che avesse seguito a sua volta Alessio e Nicola.
Continuando a rimanere in silenzio, si alzò anche lui. Non si diresse verso il salotto, o verso l’ingresso: le si avvicinò in pochi passi, accostandosi a lei, continuando a guardarlo con gli stessi occhi scuri carichi di quel che a Giulia parve quasi compassione.
-Meglio se ti siedi-.
Giulia non oppose resistenza: si fece guidare da Pietro, una mano che la teneva gentilmente sulla spalla e la guidava verso la sedia più vicina, a capotavola. Quando si sedette la testa cominciò a girarle meno, e per un attimo gli effetti dell’alcool sembrarono farsi meno pressanti.
Per un momento si rivide addosso lo sguardo pieno di biasimo che Filippo le aveva lanciato, prima di uscirsene con una delle loro sedie sollevata tra le mani. Era stata un’occhiata tanto veloce quanto impietosa, come se volesse marchiarla a fuoco.
Non ricordava un’altra volta in cui si era sentita così tanto giudicata – non da Filippo, non dalla persona che credeva non sarebbe mai stata guardata in quel modo.
Alzò gli occhi, sperando di non averli troppo lucidi: era rimasta sola con Pietro, nel silenzio della cucina, in una situazione del tutto imprevista. Stranamente trovò la sua compagnia come l’unica che poteva sopportare in quel frangente: sapeva che Pietro non le avrebbe fatto alcuna domanda sul perché doveva sembrare così pateticamente triste.
Non che lui sembrasse passarsela meglio: era seduto a qualche sedia di distanza da lei, lo sguardo vacuo e perso nel vuoto. Sembrava fermo ed immobile su qualche pensiero a lei sconosciuto.
-È una mia impressione o sembri piuttosto imbronciato?-.
Pietro sembrò riscuotersi di colpo, sussultando appena. Alzò gli occhi scuri su di lei, il viso che tradiva ancora una certa distanza.
-Sicura di non star parlando di te stessa?- le rigirò sarcasticamente la domanda, stizzito. Sembrava essersi offeso per essere stato colto in quello stato di muta e laconica malinconia.
Giulia si ritrovò ad alzare le spalle, senza rispondergli: non aveva voglia di spiegargli quanto tutto fosse appeso ad un filo sottile, pronto a spezzarsi in ogni momento.
-Non lo sono, comunque- Pietro sussurrò ancora, scostando gli occhi da lei – Smettila di farti viaggi mentali. Sei solo un po’ troppo brilla-.
Giulia sbuffò, un velo di amaro divertimento a distorcerle la voce.
Sì, di sicuro brilla lo era, almeno in parte, eppure anche in quello stato riusciva a capire quel che le stava succedendo intorno. L’unica differenza era che riusciva a cogliere il tutto solo con una vena di indotta allegria in più.
-Io sarò brilla, ma tu mi sembri piuttosto depresso-.
Pietro non replicò nulla, forse in un muto tentativo di confermarlo o di rinuncia rassegnata a qualsiasi negazione. Si limitò solo ad allungare il braccio verso l’ultima bottiglia di vino, svuotare il poco liquido rossastro all’interno nel suo calice, e berlo tutto di fiato.
“Lo siamo tutti, piuttosto brilli e depressi”.
                                                                                     
Tiny minds and eager hands will try to strike but now will end today
There’s progress now
Where there once was none
Where there once was none
Then everything came along [1]
 
*
 
I won't suffer, be broken, get tired, or wasted
Surrender to nothing, or will give up what I
Started and stop this, from end to beginning
A new day is coming, and I am finally free
 
-Fai bei sogni stanotte-.
Alessio passò delicatamente la mano tra i capelli biondi di Christian, il capo posato sul cuscino e le palpebre già abbassate sulle iridi azzurre. Non era resistito molto: erano passati a malapena dieci minuti da quando aveva toccato il letto al momento in cui si era addormentato, esausto.
Allungò le braccia per sistemargli meglio le coperte, coprendolo per bene con gesti lenti per disturbarlo il meno possibile. Suo figlio non si mosse nemmeno, troppo stanco e già profondamente addormentato anche solo per accorgersi della sua presenza.
Gli lanciò un’ultima occhiata per controllare che fosse tutto a posto, prima di avviarsi verso la porta. Alessio spense la luce tenendo gli occhi ancora rivolti verso il lettino di Christian, la sua figura minuscola e raggomitolata tra le coperte pesanti distinguibile tra le sponde.
“Sii sempre sereno come lo sei ora”.
Lasciò la porta socchiusa, rimanendo lì ancora qualche secondo, prima di muovere qualche passo verso la cucina.
Si stiracchiò pigramente, la schiena un po’ bloccata dopo aver percorso diverse rampe di scale nel palazzo di Giulia e Filippo – si era quasi pentito per essersi offerto di dar loro una mano nel riportare indietro le sedie che gli avevano prestato per la serata.
Quando entrò in cucina non si stupì affatto di trovarci Alice, intenta a sistemare alcune delle ultime cose sparse sul tavolo. Non lo degnò nemmeno di uno sguardo, anche se era sicuro che si fosse accorta subito del suo ritorno.
-Forse dovresti lasciar perdere e metterti a letto-.
Alessio le si avvicinò, guardandola con rimprovero: la gravidanza, a quanto pareva, stava avendo su Alice un effetto piuttosto gravoso sul fisico. Così come nei primi mesi in cui aspettava Christian, anche stavolta riusciva a malapena a reggersi in piedi prima di soccombere ai capogiri.
-Ce la faccio- lo rimbrottò lei, a mezza voce, richiudendo una bottiglia di vino – Non sono così debole-.
Lui non insistette. Appoggiò la schiena contro la parete, le braccia incrociate al petto e la tentazione sempre più forte di riaprire il vino che Alice stava già per riporre nel frigo. Si costrinse a rimanere fermo, ancorato nella posizione dove si trovava.
-Dovremo dirglielo, prima o poi-.
Alice lo disse senza nemmeno girarsi, continuando a riporre cose nei vari scompartimenti del frigo. Quando si rialzò, Alessio vide distintamente quanta fatica stava facendo per non crollare sul pavimento: non seppe cosa lo trattenne dal darle della stupida ostinata – perché non c’era alcun bisogno di rifiutare il suo aiuto per dimostrare che sapeva resistere a qualsiasi malessere.
-Non ce la faccio più a fingere- tornò a dire, stavolta guardandolo dritto in faccia. Aveva parlato con freddezza, un’indifferenza che Alessio non credeva avrebbe mai pensato di poter accostare a lei.
Si era sbagliato su tante cose, negli ultimi anni.
 
I would've kept you, forever, but we had to sever
It ended for both of us, faster than a ...
Kill off this thinking, it's starting to sink in
I'm losing control now, but without you I can finally see
 
-Se non ricordo male sei tu che mi hai chiesto di tenerci questa cosa tra noi- obiettò, con calma calcolata. Si rese conto, per l’ennesima volta negli ultimi mesi, che l’unico obiettivo delle sue parole era quello di ferirla, del tutto volontariamente.
Alice sospirò pesantemente, esausta:
-Forse non era la cosa migliore da fare-.
Stavolta Alessio non riuscì a trattenere uno sbuffo sonoro:
-Ma davvero?- le si rivolse, con amaro sarcasmo – Non l’avrei mai detto-.
Gli bastò vedere il cambio d’espressione di Alice – c’era della stanchezza nelle iridi verdi dei suoi occhi, una stanchezza che trasmetteva tutta la frustrazione derivata da quella situazione assurda- per capire che la frecciatina aveva fatto il suo dovere.
-Smettila di fare così-.
Era sicuro che, al contrario suo, Alice non avesse alcuna intenzione di infierire su di lui, ma con quella semplice frase riuscì comunque a farlo scoppiare di rabbia:
-Sei tu che mi hai chiesto di portare avanti questa cazzo di sceneggiata ancora per un po’- sibilò a denti stretti, puntandole addosso un dito accusatore, mentre compiva un passo verso di lei – Ora ti penti di aver voluto giocare alla famigliola felice?-.
Era consapevole che dire quelle cose, e dirgliele in quel modo, avrebbe ferito Alice più di qualsiasi altra cosa. Si spaventò un po’ della propria crudeltà, e della consapevolezza che, in fondo, in quel momento non gliene importava nulla di lei o di quel che avrebbe provato.
Forse, anche se non voleva ammetterlo, lo faceva per vendicarsi del modo in cui lei per prima l’aveva fatto sentire un mese addietro.
-Non parlami con quel tono-.
Per quanto Alice si fosse sforzata di parlare con voce ferma, Alessio non dovette nemmeno cercare di acuire la vista per vedere i suoi occhi farsi lucidi – stava cominciando a crollare, ma era più forte di quel che pensava: non sarebbe successo facilmente, né a breve.
-Tu non hai protestato quando te l’ho chiesto- aggiunse, con più rabbia.
Alessio dovette prendersi qualche secondo per trattenersi dall’urlare addosso: ricordava ancora ogni singolo istante di quando erano giunti a quel patto – che aveva odiato con tutto se stesso, ma a cui era sottostato-, e rinfacciargli qualcosa che lei per prima gli aveva chiesto – quasi supplicato- era solamente da ipocriti.
-Solo per assecondarti-.
Alice lo guardò con sguardo vacuo, per diversi istanti, prima di iniziare a camminare verso di lui. Lo oltrepassò senza degnarlo di uno sguardo, andando a sbattere la sua spalla con quella di Alessio, ma senza ugualmente fermarsi.
-Allora vai, diglielo a tutti. Anche a Christian. Cosa aspetti?- disse, dopo aver superato Alessio di qualche passo. C’era stizza nella sua voce, la furia repressa che però emergeva ogni attimo di più.
-Ricorda che dandoti corda ti ho solo fatto un favore-.
Alessio si voltò indietro, osservandola mentre di allontanava verso il corridoio, probabilmente diretta alla camera da letto – quella che una volta era la loro camera e che ora era solamente sua, quando lei gli aveva detto che era tutto finito e Alessio aveva convenuto che non sarebbe neppure riuscito a dormire nello stesso letto. La vide fermarsi, senza voltarsi, in ascolto.
-Sei tu che mi hai lasciato-.
Sentì risuonare la propria voce intrisa di una certa sofferenza. Doveva averla percepita anche Alice, anche se non lo dette a vedere.
-E sei sempre tu che non vuoi farlo sapere in giro. Non io-.
Alessio rimase fermo lì, in mezzo alla cucina, gli occhi puntati ancora sulla schiena di Alice, fino a quando lei non riprese a camminare. La vide scomparire dietro la porta della stanza, sbattendola dietro di sé.
 
Your promises, they look like lies
Your honesty, like a back that hides a knife [2]





 

[1] Take That - "The Flood"
[2] Thirty Seconds to Mars - "Attack"
Il copyright delle canzoni appartiene esclusivamente alle rispettive band e autori.
 
NOTE DELLE AUTRICI
Le feste e le riunioni tra amici non sembrano mancare in quel di Venezia, nemmeno a gennaio 2021. Tutti i nostri beniamini si sono infatti ritrovati a casa di Alessio e Alice per festeggiare l'apertura della Progress... Ma questa è solo un’occasione come un’altra per svelare come sono cambiate le cose nel tempo intercorso tra l’ultimo capitolo di Growing e questo primo di Adulthood!
Per prima cosa,  scopriamo che il nostro Raggio di sole diventerà preso papà bis dato che Alice è di nuovo in dolce attesa... E qualcuno non troppo velatamente vorrebbe imitarla a breve 👀 a quanto pare Giada e Pietro stanno effettivamente accarezzando l'idea di avere un secondo figlio. Anche se, ad un'occhiata più attenta, la cosa non sembra rendere particolarmente felice o convincere Pietro. Chissà se sarà davvero così o solo un'impressione di Giulia!
In realtà, sotto questa superficiale aria di festa, la tensione latente non sembra mancare tra tutti i personaggi. Proprio Giulia crea un leggero scompiglio a cena finita, essendo un po' brilla e non del tutto lucida per l'alcool, e poi, una volta rimasti soli, scopriamo in modo totalmente inaspettato e improvviso che Alessio ed Alice sono tornati sulla piazza per scelta proprio di quest'ultima. Nonostante ciò, i due novelli single, sempre per volontà di Alice, non hanno ancora dato la notizia al gruppo e la tensione che scaturisce da ciò è particolarmente tangibile. Che cosa sarà successo tra loro due?
A mercoledì 24 maggio con un nuovo capitolo per iniziare a capirlo!
Kiara & Greyjoy
 
 
 
   
 
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