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Autore: Dreamer47    14/05/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' Legacies
Capitolo 68
(Parte II)


 
Gabriel li guardò con aria sospetta e mise le mani avanti, annuendo e sospirando. "Un patto è un patto. Avete fatto la vostra parte, adesso farò la mia". 
I tre cacciatori lo guardarono e annuirono all'interno del bunker, iniziando a preparare gli ingredienti per il rituale che Rowena avrebbe dovuto compiere da lì a breve, ignorando le occhiate maliziose che la strega e l'arcangelo continuassero a mandarsi e fingendo di non sentire persino le parole taglienti che Lucifer continuasse a dire, legato e imprigionato in un incantesimo di confinamento in cui Rowena lo avesse chiuso per sfruttarne la grazia e mantenere aperto il portale sull'altro mondo.
Mentre si stava preparando per affrontare il viaggio, Abby si sentí afferrare il braccio con forza e presto si voltò a guardare l'uomo che le stesse al suo fianco e che la guardasse con espressione seria. 
Dean si morde il labbro e la guardò con dispiacere, facendo spallucce e sospirando. "Tu non puoi venire con noi, ragazzina". 
"Certo che verrò, ma cosa dici?".
Dean scosse la testa e la tirò più in disparte, allontanandola dalle orecchie indiscrete di Lucifer legato, e sospirando rumorosamente. "Abby, se mi succedesse qualcosa ho bisogno che tu possa essere sana e salva, in questo mondo. Devi pensare tu ai bambini mentre io sarò via e se non dovessi tornare..". 
"Torneremo, insieme. Smettila di fare così, mi agiti" disse in fretta Abby liberandosi dalla sua presa e scuotendo la testa, rifiutando l'idea di separarsi e tornando a sistemare le sue armi dentro al borsone. 
Dean sospirò rumorosamente e le si fece più vicino, sfiorandole un fianco con dolcezza e accennando un mezzo sorriso mentre avvicinava il suo viso al suo orecchio per parlare sottovoce. "Lo so che è stata dura, tornare qui ed ambientarti. Ti ho vista faticare, ma ci stai riuscendo. Ma se io non dovessi tornare, Mary e Richard avrebbero comunque te, se tu restassi qui. Io sono stato in quel mondo Abby, è pericoloso". 
La sicurezza che lesse negli occhi di Dean quando a metà discorso di voltò a guardarlo, la rese titubante e il modo in cui le parlava, la fece desistere dal continuare ad insistere. 
Annuì controvoglia perché sapeva che avesse ragione, che i bambini avrebbero avuto bisogno di almeno uno di loro, e sospirò rumorosamente facendogli capire che lo avrebbe ascoltato e presto sentí le sue braccia possenti avvolgerla con forz.a, facendole appoggiare il viso sul suo petto. "Tornerai, Dean. È già pesante vivere qui, non lasciarmi da sola, per favore".
"Farò del mio meglio, ragazzina".
Le baciò la testa velocemente e sciolse l'abbraccio, accennando un sorriso poco convinto mentre continuava a guardarla negli occhi e annullava la distanza fra i loro volti con un bacio che divenne più intenso ogni secondo di più esprimendo tutto l'amore che provassero l'uno per l'altra, e Abby rispose con un sorriso, sfiorandogli il petto con dolcezza. "Fai attenzione e torna a casa da me". 
Lo osservò afferrare la borsa che Abby avesse riempito di armi e di proiettili antiangelo e raggiungere Sam, Dan, Castiel, Anael e Gabriel che lo stessero attendendo per attraversare il varco insieme, e Abby lo guardò attraversare il portale senza più guardarsi indietro, perché detestava prolungare quell'addio nel caso lo fosse stato davvero. 
Abby scosse la testa con preoccupazione e si chiese se fosse la cosa giusta, avanzando silenziosamente e sedendosi accanto a Rowena, che si voltò a guardarla con un sorriso tranquillizzante. "Torneranno tutti molto presto, lo vedrai tesoro".
Abby rispose con un sospiro facendo spallucce, incurvando le spalle ed iniziando ad osservare tutto ciò che la strega avesse fatto fino a quel momento, pronta a fare tutto ciò di cui vi fosse bisogno nel caso in cui qualcosa andasse storto.
Proprio quando aprí la bocca per dire qualcosa, le due donne si voltarono verso Lucifer che iniziò a canticchiare una vecchia canzone a tono fin troppo alto e stonato solamente per dar loro fastidio, ed Abby scosse la testa incrociando le braccia al petto. 
"Fa schifo essere tenuti in panchina mentre l'intera squadra gioca, non è vero principessa?".
Si voltò a guardarlo con aria arrabbiata stringendo i pugni e fulminandolo con lo sguardo, udendo come Lucifer avesse iniziato a ridere dopo aver notato quanto la sua frase le avesse dato fastidio; Abby guardò Rowena sospirando e accennando un sorriso. "Vado a prendere da bere". 


Quante volte si era ritrovato a stringere quelle mani affusolate e fin troppo esili per una donna che faceva il loro mestiere?
Edward glielo aveva ripetuto spesso durante la loro relazione, prendendola in giro solamente per vederla mettere su quell'espressione di sfida e cercare in tutti i modi di vincere lo scontro fisico con lui.
Puntualmente Abby si arrabbiava e si lasciava andare in delle grosse risate mentre cercava di zittire Edward con la forza, divertendosi parecchio quando l'uomo la sollevava di peso o la zittiva con dei lunghi baci che sfociavano sempre in una grande passione.
Il cuore di Edward sanguinava ferito, adesso che le stringeva quelle mani fredde ed osservava la sua pelle pallida mentre il corpo di Abby senza vita se ne stava avvolto in un vestito bianco attorniato dai tronchi di legno provenienti dal bosco.
Si era chinato su di lei per baciarle le labbra fredde per l'ultima volta, pensando che probabilmente si sarebbe arrabbiata se fosse stata viva.
E poi il fuoco.
Edward non avrebbe mai dimenticato la grande fiammata con cui il corpo di Abby aveva preso a bruciare.
Ma Edward non era rimasto a lungo per osservarlo diventare cenere.
Aveva osservato Silver stretta a Dan, Sam, Dean ed Isobel. 
Tutti accerchiati attorno alla pila infiammata per dare l'ultimo addio ad Abby. 
E questo Edward non lo capiva perché non c'era più nessuno a cui dire addio: toccando il suo corpo freddo, non aveva percepito alcuna traccia della donna che amava.
La sua essenza era volata via e Edward non aveva potuto guardare l'ultima volta nei suoi occhi azzurri per dirle addio.
"Non ho mai capito che rapporto ci fosse fra te ed Abby, ma riesco a sentire il tuo profondo dolore, Edward".
Si voltò nella direzione di quella voce così rauca e profonda e Edward guardò negli occhi celesti di Castiel, che lo guardava in modo serio e solenne.
Aggrottò le sopracciglia mentre si chiedeva che cosa diavolo volesse quell'angelo da lui, ma ricordò il modo giocoso in cui Abby glielo avesse descritto, dicendo che spesso usasse parole incomprensibili ma che fosse dalla loro parte.
Ma Edward avrebbe voluto dargli un pugno in faccia per far si che smettesse di scavargli dentro con quegli occhi così penetranti.
Avrebbe voluto picchiare tutti, in realtà. 

Avrebbe voluto ricominciare la lotta di qualche istante prima con Dean, di cui portasse ancora i segni sul viso e sulle nocche delle mani.
Ma nulla di tutto ciò che avrebbe riportato in vita Abby.
Superò l'angelo e tutti i presenti e si incamminò verso il bunker, mentre sentiva le lacrime continuare a bagnargli il volto.
Aveva bisogno di bere e aveva bisogno di far uscire tutto il suo dolore.
Voleva esplodere e morire anche lui, raggiungere Abby.
Sentiva che niente sarebbe più stato lo stesso da quel momento in poi, perché vedere bruciare in quel modo l'amore della sua vita gli aveva fatto capire che non si sarebbe mai più ripreso.
La parte di Edward più bella, quella più allegra e più felice, quella che amava la vita e si lasciava amare, moriva e se ne andava insieme ad Abby.
Scese in fretta le scale del bunker e si affrettò a raggiungere la cucina imboccando il corridoio, avvicinandosi poi al lavabo per lavarsi le mani sporche di terra e sangue, e sciacquarsi il viso.
Si asciugò utilizzando una vecchia pezza e si appoggiò al top della cucina chiudendo gli occhi, mentre sentiva tutto il suo dolore battere nel petto e si chiese come avrebbe fatto a sopravvivere senza Abby a guidarlo.
Raccolse quel minimo che fosse rimasto del suo coraggio e delle sue ultime forze, avviandosi a grandi passi nuovamente verso la sala centrale per salire le scale ed andare via da quel bunker orribile, ma non ebbe neanche il tempo di oltrepassare la soglia della cucina che un pianto proveniente da una delle stanze adiacenti attirò la sua attenzione.
Fu come un richiamo per Edward, come se una sirena stesse cantando per lui e lo guidasse attraverso il corridoio per arrivare fino alla sorgente di quel suono. 
Il pianto diventava più forte ad ogni passo, fino a quando Edward arrivò sulla soglia di una stanza ed osservò cosa stesse accadendo all'interno.
Anael tenava fra le braccia il bambino di Abby appena nato, cullandolo in modo sbagliato mentre brandiva un biberon e cercando in tutti i modi di far mangiare il piccolo che si agitava e strillava piangendo dei grossi lacrimoni. 
Senza accorgersene, Edward si era ritrovato ad avanzare nella sua direzione sorridendo con dolcezza.
Senza dire una parola ed avendo occhi solamente per il piccolo appena venuto al mondo, Edward iniziò a cullarlo nel modo giusto dopo averlo preso dalle braccia di Anael che lo guardò in maniera confusa.
L'angelo dai lunghi capelli biondi lo guardò con titubanza e anche con un po' di gelosia, ma presto osservò come il piccolo si fosse tranquillizzato e come avesse iniziato a guardare l'uomo che adesso lo teneva fra le braccia.
"Ciao piccolo mio". 
Edward lo cullò con amore mentre guardava nei suoi occhi nocciola così simili ai suoi ed il piccolo si mosse leggermente iniziando ad emettere dei vagiti teneri. 
L'uomo sorrise dolcemente ed il suo cuore diventava più leggero ogni momento che passava a stringere quel bambino dai fitti capelli scuri.
Avvolse la sua manina minuscola attorno all'indice di Edward facendolo ridere, e l'uomo distolse lo sguardo dal piccolo solamente per prendere dalle mani dell'angelo il biberon per far bere il latte al bambino che stringesse fra le braccia.
Anael si ritrovò a sorridere davanti a quella scena, conoscendo perfettamente i segreti di Abby perché era stata la sua confidente in quelle lunghe settimane di degenza ospedaliera e le aveva raccontato come stessero davvero le cose. 
Si avvicinò a Edward e si sporse verso di lui per osservare il piccolo muoversi fra le sue braccia continuando a bere il suo latte, e l'angelo sorrise mentre notava che il bambino sembrasse ancora più piccolo tra le braccia di un omone come lui.  
"È bellissimo"
Edward sorrise più ampiamente sentendosi orgoglioso mentre cullava il bambino e continuava a farlo mangiare, guardandolo con tutto l'amore che potesse provare. "Certo che lo è".
Mentre lo guardava e lo cullava, Edward sentì delle sensazioni di contrastanti dentro di sé: sentì il dolore per la perdita di Abby rimbalzargli addosso e percepí le lacrime bagnargli il viso, scivolargli lungo le guance.
Ma guardando il piccolo tutto ciò che sentiva era amore e pace, qualcosa che non aveva pensato di poter provare ancora dopo aver perso Abby. 
"Ha amato questo bambino a costo della sua vita. Amava Mary e Dean. Amava la sua famiglia. Ed Abby amava te più di quanto immagini. L'ho visto nella sua mente prima che morisse. Tu e Dean siete stati i suoi ultimi pensieri: si augurava che fra di voi regnasse la pace per il bene del piccolo Richard". 
Edward guardò negli occhi azzurri dell'angelo dai lunghi capelli biondi che gli parlò con estrema pacatezza, accennando un sorriso dolce mentre si sollevava per sfiorargli i lunghi capelli ricci e scuri.
E l'uomo annuí tra le lacrime, tirando su col naso mentre stringeva di più il bambino a sé.
In quel momento Edward capì che una parte di lui era morta e se n'era andata insieme ad Abby quella notte.
Ma un'altra parte, una nuova e che Edward stesso non avesse mai conosciuto, stava sorgendo mentre stringeva il piccolo fra le braccia.
Tornò a sorridere mentre lo osservava, sfiorandogli il nasino e ridendo di felicità.
"Mi spezza il cuore che tu abbia perso la tua mamma, piccolo. Lo so come ti senti: l'amavo anche io nello stesso modo. Ma ti prometto che ti basterà allungare una mano, per trovare la mia pronta a sorreggerti. Sei mio figlio e ti amo, Richard. Sarò sempre al tuo fianco".



Adesso che si trovava per l'ennesima volta a scendere le scale di ferro battuto, Edward ricordava ciò che avesse promesso a Richard la prima volta che lo avesse tenuto in braccio.
E non aveva mai infranto quella promessa in quei lunghissimi 4 mesi: ogni giorno Edward si presentava al bunker per passare del tempo con Rich.
Si occupava di farlo mangiare, di cambiargli i pannolini o semplicemente di tenerlo in braccio per farlo addormentare.
Passava più tempo con Richard quando Dean era stato via per più di un intero mese e si era occupato di consolare Mary e di distrarla, mentre conosceva e scopriva il nuovo nato.
E quando Dean era tornato al bunker decidendo di prendersi cura dei suoi figli, Edward non aveva smesso di andare a trovare i bambini e di passare il suo tempo con Richard.
Dean capiva di non poter impedire a Edward di vedere sul figlio, ma non nascose il sollievo che aveva provato quando quelle visite si interruppero di colpo da quando Abby fosse tornata in vita.
"Edward Randall, è sempre un piacere vederti".
L'uomo aggrottò le sopracciglia quando notò andargli incontro una rossa diversa rispetto a quella che si aspettasse. "Rowena?".
La donna sorrise e sbattè le lunghe ciglia da cerbiatta, avvicinandosi nella sua direzione e mordendosi il labbro mentre osservava il suo corpo scultoreo nascosto dall'ingombro dei vestiti, ritrovandosi a pensare a quanto gli sarebbe piaciuto passare dei momenti da sola con lui. "Uomini come te non ne fanno più, mio caro: sei uno spettacolo per gli occhi".
Edward si era ritrovato a soffocare una risata divertita perché sapeva il debole che Rowena provasse per lui, esattamente come l'ultima volta in cui si fossero visti ed avesse provato a farlo entrare nel suo letto. 
"Vuoi piantarla, ginger? Tu sei fatta per venerare e servire creature diaboliche e meschine come me".
Una forte voce dal fondo della sala centrale gli fece sgranare gli occhi osservando come Rowena avesse chiuso i propri, mostrando ad Edward quanto fosse sfinita e stanca di quella situazione.
L'uomo la superò e attraversò la sala centrale fino a trovare quello che ormai Edward conoscesse abbastanza bene, legato con delle manette luminose che avessero tutta l'aria di essere incantate dalla magia della strega alle sue spalle. "Lucifer, in gabbia ancora una volta".
L'arcangelo fece un cenno con la mano e lo guardò con un sorriso divertito sul volto facendogli l'occhiolino, e Edward vide la ferita che avesse sul collo e che venisse mantenuta aperta per permettere la fuoriuscita della sua grazia direttamente all'interno di un recipiente di ottone, che Rowena stesse usando per tenere aperto un gigante squarcio nella loro realtà, un portale che conducesse nell'altro mondo.
"Porca puttan-"
"Edward! Perché sei qui?".
L'uomo distolse lo sguardo da quel portale e si voltò verso l'entrata della sala, notando Abby che lo guardasse con occhi sgranati ed anche un po' spaventati. "Ti ho chiamata, ma non mi hai risposto. Volevo dirti che ho parlato con Dylan".
Abby sgranò gli occhi ancora una volta e gli fece segno di seguirla dove delle orecchie angeliche non potessero sentirli, così Edward fece un piccolo sorriso di incoraggiamento a Rowena che era presto tornata a concentrarsi sull'incantesimo per tenere aperto il portale, sforzandosi di ignorare Lucifer ed il modo in cui avesse iniziato a blaterale solamente per infastidire la strega.
Edward seguì Abby fino a quando la vide fermarsi a metà corridoio dopo aver superato la cucina, serrando le braccia al petto ed appoggiandosi con la schiena al muro freddo.  
Osservò la ragazza davanti a lui che gli apparisse appena più rigida e tesa rispetto all'ultima volta in cui l'avesse vista, notando i suoi lunghi capelli rossi ricadere sulle spalle e sulla scollatura della sua maglietta nera di cotone.
Lo guardò rimanendo in attesa delle informazioni, ma Edward si prese un momento per osservare quanto fosse dannatamente bella.
"Dylan, ecco lui..". L'uomo si schiarí la gola portando il suo sguardo su quello della ragazza e sorridendo appena, facendo spallucce. "Secondo lui la tua anima non è stata marchiata da Isobel, ma piuttos-".
Abby sollevò un sopracciglio e lo guardò con aria dubbiosa, iniziando a gesticolare nervosamente con una mano. "Ma Castiel parlava di un'aura nera, non più pura. Com'è possibile?". 
Edward roteò gli occhi e sospirò rumorosamente, facendole segno di fare silenzio. "Se mi avessi lasciato finire di parlare, sapresti che secondo Dylan non si tratta di un marchio sulla tua anima ma piuttosto di alcuni strascichi dovuti alla magia nera che tua madre ha praticato".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, gesticolando con una mano e facendo spallucce. "E come posso rimediare a questi strascichi?".
"Non devi fare niente, Abby" rispose Edward accennando un sorriso più ampio ed avvicinandosi di qualche passo per afferrare la mano che ancora la donna agitasse a mezz'aria, prendendola fra le sue e stringendola. "Non sei stata tu ad eseguire quel rituale: Isobel ha già pagato il suo prezzo prima di morire. È finita, non devi avere paura".
Lo sguardo di Abby divenne più sereno e felice mentre ascoltava le sue parole, cercando di capire e di elaborare il significato.
Quando lo capì fece una smorfia per trattenere delle lacrime di felicità e strinse la sua mano con dolcezza ricambiando la stretta.
La ragazza stava per gettargli le braccia al collo per abbracciarlo forte data la felicità, ma si fermò appena in tempo quando vide nei suoi occhi nocciola qualcosa sfuggirle e nascondersi nella parte più profonda di Edward, facendole rigirare lo stomaco e sgranare gli occhi.
"Perché diavolo mi stai mentendo?".
"C-cosa?". Edward aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria confusa mentre il suo sorriso scemava perché non c'era traccia di menzogna nelle sue parole, eppure Abby ritirò la mano dalla sua presa e lo guardò in cagnesco.
"Lo leggo nei tuoi occhi che c'è qualcosa che non mi stai dicendo!".
La donna scosse la testa e fece per andare via verso la sala perché profondamente arrabbiata ma non aveva il tempo di approfondire la questione, quando una presa ferrea sul suo polso glielo impedì.
Edward la stava bloccando dall'andare via, tirandola verso di sé con uno scatto fino ad arrivare a poche spanne dal suo viso. "Ti sto dicendo la verità, Abby. Che motivo avrei di mentirti?".
"Non lo so e non toccarmi finchè non ti deciderai a dirmi tutto!". Abby si liberò in fretta dalla sua presa spintonandolo dal petto mentre lo guardava in cagnesco continuando però a guardare nei suoi occhi nella speranza di sbagliarsi.
Scosse la testa e strinse forte i pugni per la rabbia, leggendo ancora la menzogna nel suo sguardo. "Vattene da qua, non ho tempo per questi giochetti!".
Abby si voltò verso la parte opposta del corridoio, decisa più che mai a raggiungere Rowena per aiutarla a mantenere il portare aperto e per far stare in po' zitto Lucifer che da quando fosse stato imprigionato non smetteva neanche un istante di parlare per sfinirle, ma di nuovo Edward l'afferrò con più forza dal braccio e l'attirò a sé con fermezza.
Le bloccò entrambi i polsi e la spinse contro la parete come avesse fatto la sera in cui Abby fosse piombata al suo locale per dirgli che fosse tornata dal regno dei morti, bloccandola fra il suo corpo ed il muro; il suo sguardo era rabbioso e furente, mentre le bloccava ogni via di fuga e la incastrava con i suoi occhi.
Ciò che provava per lei era così intenso da fargli male: avevano ancora delle questioni irrisolte che Edward avrebbe voluto affrontare adesso che era finalmente tornata, eppure il modo in cui adesso Abby lo stesse guardando gli faceva letteralmente perdere il controllo.
E si ritrovò a pensare a come si fosse malamente soddisfatto la sera in cui Abby se ne fosse andata dal suo bar, quando Bree era andata a cercarlo nel suo appartamento ed Edward era finito per incollarsi alle sue labbra e trascinarla a letto con lui per cercare di riempire quel vuoto e quella voragine che Abby lasciava ogni volta che se ne andasse via.
Edward sapeva di stare solamente usando la nuova barista che avesse assunto, ma aveva un tremendo bisogno di sfogare la sua frustrazione e la sua rabbia dato che gli allenamenti e la meditazione non bastano più.
Abby si avvicinò al suo volto di qualche spanna e lo guardò con aria perentoria e molto seria dopo aver provato inutilmente a liberarsi da quella presa ferrea con cui l'uomo davanti a sé la stringesse. "Lo vedo anche adesso nei tuoi occhi: ti senti in colpa perché mi stai mentendo. Allora non farlo, dimmi la verità. Cos'altro ti ha detto Dylan?".
Edward strinse forte la mandibola in un'espressione del tutto combattuta ed arrabbiata, perché detestava che Abby fosse così brava a leggergli dentro.
Continuò a guardarla mentre stava così vicina al suo volto e riusciva a respirare il suo profumo dai suoi capelli, così come Abby riuscisse a sentire l'odore pungente del sigaro che Edward si ostinasse a fumare.

"Non dirglielo".
Edward aveva guardato negli occhi di Dylan, il veggente eremita che vivesse in un vecchio casolare abbandonato fra le montagne da ormai più di trent'anni e che poco amasse le visite.
Aveva parlato prima che Edward uscisse dalla sua casa, dopo aver letto il rituale e gli avesse spiegato come Abby si fosse allarmata per niente.
"Cos'hai detto?". 
"Non dirglielo. Non ancora" aveva ripetuto Dylan guardandolo nonostante i suoi occhi fossero del tutto bianchi a causa della cecità che lo avesse reso un veggente. Si scostò i capelli grigi e lisci che gli ricadessero sulla fronte e continuò a parlargli con la massima serietà ed autorevolezza. "Se non vuoi perderla, non dirle la verità. Non è ancora pronta per scoprire qual è stato il tuo ruolo nella sua resurrezione. Ti vedrebbe come un assassino e ti odierebbe per sempre". 


Edward tornò a guardare Abby negli occhi dopo aver ricordato le parole di Dylan e scosse la testa, allentando la presa su di lei fino a risultare quasi nulla; abbassò lo sguardo e prese un lungo sospiro, scuotendo la testa e liberando la mente, prima di tornare a guardarla negli occhi con espressione calma e serena.
"Tutto quello che ti ho detto è la verità, rossa. Lo giuro. Non ti nasconderei mai nulla".
Abby studiò la sua espressione e per la prima volta si sentì titubante, perché voleva così disperatamente credere che Edward non le tenesse nascosto nulla di importante, ma allo stesso tempo sentiva che ci fosse qualcosa che non le quadrasse in quel puzzle.
Eppure conosceva i suoi occhi e le sue espressioni, e Edward stava cercando in tutti i modi di convincerla che non nascondesse nulla.
In fondo era andato a cercare Dylan solamente per lei e per rassicurarla.
Deglutì a fatica mentre stava ancora così vicina ad Edward da sentire il suo respiro irregolare sul viso ed Abby strinse le labbra in una smorfia, dicendosi che fosse solamente una stupida sensazione e che Edward non le avesse mai dato motivo di dubitare della sua buona fede e della sua parola.
Accennò un debole sorriso ed annuí in silenzio, sollevandogli la mano fino al viso e sfiorandogli la guancia mentre incastrava i loro sguardi e precipitava nel nocciola dei suoi occhi.
"Scusami, non so che mi è preso. Per un attimo ho creduto che tu sapessi del piano di Isobel e che.. ".
"Ragazzi, un aiutino!!". 
La voce spaventata e sofferente di Rowena giunse alle loro orecchie dalla sala principale, ed entrambi sgranarono gli occhi per la sorpresa, accorrendo immediatamente nella loro direzione sperando che non fosse troppo tardi.



Si rialzò a fatica tenendosi al tavolo e sentendo l'intero corpo farle male dopo che Lucifer si fosse riuscito a liberare, riuscendo nel suo intento dopo averle distratte entrambe con le sue parole pungenti; prima di attraversare il portale per trovare suo figlio, Lucifer aveva afferrato Abby per la maglia appena accorsa in aiuto di Rowena, sollevandola con forza e sbattendola senza delicatezza contro la liberia a muro e l'aveva guardata con i suoi occhi rossi, facendola quasi tremare. 
"Io so i tuoi piccoli sporchi segreti" le aveva canticchiato all'orecchio ridendo divertito, avvicinando ancora di più il volto al suo e annusando il suo collo con un grande respiro. "Il mio fratellino Gabriel si è lasciato sfuggire che sei stata all'inferno, ma io so la verità: non eri nella fossa, perché è questo il tuo inferno. So anche cosa nascondete tu ed il ragazzone che è appena entrato". 
Abby lo aveva guardato in cagnesco mentre i gemiti di dolore di Rowena arrivarono alle sue orecchie, cercando di rimettersi in piedi dopo che l'arcangelo avesse colpito lei e Edward con tutta la sua energia scaraventandoli dalla parte opposta della sala.
Abby lo aveva colpito con forza alle braccia, facendogli perdere la presa su di lei e prendendolo a pugni in faccia per immobilizzarlo come se fosse un qualsiasi demone senza potere, mettendosi a cavalcioni su di lui e bloccandogli i polsi. 
Lucifer rise di gusto sputando sangue, scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore mentre la guardava con ilarità. "Cerchi di fare la dura, cerchi di non dire alla tua famiglia cosa senti veramente, ma non puoi ingannare me. Io e te siamo ancora collegati anche se non vuoi ammetterlo: scommetto che non lasceresti mai che mi facessero del male". 
Abby istintivamente gli aveva sferrato un pugno ben assestato sul viso spaccandogli uno zigomo ed approfittando del fatto che fosse a corto di potere per via di tutta la grazia persa, sentendolo però presto tornare a ridere. "Vorrei guardarti morire anche adesso tra atroci sofferenze brutto figlio di puttana, mentre implori pietà che nessuno avrebbe per un mostro come te".
Lucifer le sorrise divertito mentre stava ancora sotto di lei e l'aveva nuovamente guardata facendo scintillare i suoi occhi rossi, mentre sentiva le forze iniziare lentamente a tornargli e presto ribaltò le posizioni mettendosi su di lei e stringendole una mano attorno al collo con forza, facendole mancare il respiro. "Sono sicura che la vecchia Abby lo avrebbe fatto, ma tu speri invece che sia io a toglierti la vita in questo momento, non è vero? Per farti uscire dal tuo inferno". 
Abby era rimasta inerme mentre lo guardava, schiacciata sotto di lui senza avere la minima idea di come uscire da quella situazione e non avendo neanche le forze necessarie per liberarsi e bloccare nuovamente i suoi poteri. 
Scosse la testa e sentí gli occhi pizzicare, perché tutto ciò che Lucifer le avesse detto adesso non era una bugia ma la pura verità, come se le avesse letto dentro e avesse fatto un resoconto molto dettagliato del suo stato emotivo. 
Lo vide avvicinare nuovamente il viso al suo e istintivamente Abby si voltò dalla parte opposta per non guardarlo, incrociando quello di Rowena, che nel frattempo si stesse avvicinando silenziosamente pronta a rilasciare un altro incantesimo per bloccarlo, e quello di Edward che aprí gli occhi in quell'istante e si sollevò dal pavimento freddo, mentre Lucifer stringeva la sua mano con più forza attorno al collo di Abby. "Potrei accontentarti, spezzarti l'osso del collo sarebbe così facile e tu non opporresti alcuna resistenza, eppure non lo farò: ti lascerò vivere la tua triste e miserabile vita, mentre io andrò a governare il mondo insieme a mio figlio". 
Il piano di Rowena sarebbe stato perfetto dato che Lucifer si era del tutto concentrato su Abby e non l'avrebbe neanche sentita arrivare alle sue spalle, ma l'apertura della porta del bunker in cima alle scale lo aveva fatto voltare di scatto ridendo di gusto; videro Silver scendere gli scalini tenendo il piccolo Richard fra le braccia e tenendo la mano del piccolo Nathan, mentre Mary e Henry scendevano le scale ridendo fra di loro ed ignorando il pericolo che li attendesse giù. 
"Nooo!". 
L'urlo disperato di Abby aveva messo in guardia la sorella, che sgranò gli occhi quando si accorse di ciò che fosse appena accaduto, e Silver cercò di far invertire rotta ai bambini correndo nuovamente su dalle scale, ma una morsa invisibile la bloccò, facendola impietrire interamente sul posto; Lucifer rise divertito ancora di più, bloccando tutti i presenti con una morsa invisibile per non farli muovere e si avvicinò ai bambini con un sorriso divertito sul volto. 
"Ciao piccolina, finalmente ti conosco: ho sentito tanto parlare di te, la piccola Mary. La reincarnazione di Colette".
Mary si tirò appena indietro guardandolo con aria spaventata specialmente quando riconobbe il nome pronunciato dall'uomo davanti a lui, come se sapesse chi effettivamente fosse Colette e presto sentí due braccia afferrarla dai fianchi e caricarsela addosso con una risata. "Non ti farò del male, sarai la mia garanzia. Vuoi andare a trovare il tuo papà in una delle sue avventure?". 
La bambina annuì accennando un sorriso rilassandosi appena fra le sue braccia e facendo vagare lo sguardo alla ricerca della madre che però non vide, dato che Lucifer avesse provveduto ad occultarne il corpo con la sua magia angelica, facendo sì che Mary non la vedesse e non la sentisse. 
Furono inutili gli sforzi che Rowena fece per allontanare la bambina da Lucifer con la magia, l'arcangelo la allontanò muovendo solamente un dito per non spaventare la bambina fra le sue braccia; quando Edward gli si lanciò addosso brandendo la lama angelica che lo avrebbe potuto ferire ed infatti gli aprì una lunga ferita sulla spalla.
Lucifer lo guardò con aria infastidita dopo aver provato dolore per quella ferita, e con rabbia mosse una mano per scaraventare Edward con forza contro una libreria che gli cadde addosso schiacciandolo con tutto il peso del legno e dei libri.
Abby non ebbe neanche il tempo di raggiungerlo per assicurarsi che stesse bene, che Lucifer si avvicinò al portale pensando che aver reso Syria immortale senza sapere che aspettasse un figlio da un altro uomo fosse stato l'errore più grande della sua vita fino a quel momento, in cui il frutto del tradimento della donna che amava parecchi secoli prima adesso gli fosse tornato davvero utile.
Indugiò per qualche secondo prima di entrare all'interno del portale, voltandosi nuovamente a guardare Abby ancora immobilizzata sul pavimento intenta a maledirlo dicendogli che lo avrebbe ritrovato e ucciso se fosse successo qualcosa a sua figlia, e Lucifer roteò gli occhi ridendo di gusto. "Tranquilla mammina, non torcerò un capello alla tua bambina. Almeno finché mi sarà utile". 
Adesso, ripensando a tutte le occasioni che avesse avuto per intrappolare nuovamente l'arcangelo dagli occhi rossi, Abby si morse la lingua mentre camminava con passo spedito fra i boschi di quel posto che non conosceva, senza avere la più pallida idea di dove andare; dopo che l'influenza di Lucifer fosse terminata, Abby aveva controllato che Edward stesse bene e respirasse e lo aveva tirato via da sotto la libreria, voltandosi ad osservare Rowena che la guardò con occhi sgranati e spaventati.
Abby subito preparò uno zaino pieno di armi tenendo sempre fra le mani la lama angelica e senza guardarsi indietro aveva fatto un salto dentro a quel portale ignorando i richiami di Rowena e di Silver. 
Lucifer aveva preso la sua Mary, non poteva permettere che sua figlia fosse esposta a un pericolo come quello tutta sola in una dimensione che non conosceva, Abby non poteva rimanersene buona ad attendere che Dean tornasse con la speranza Lucifer fosse stato così stupido da farsi vedere da lui con Mary fra le braccia. 
Corse fra i boschi seguendo l'unico sentiero che ci fosse e avvertì la strana sensazione di essere osservata e seguita, ma ogni qualvolta si guardasse attorno o provasse a chiudere gli occhi per percepire la presenza di qualcuno, Abby si ritrovava sola in quel bosco; camminò fino ad arrivare a quello che sembrava esser stato un accampamento, ormai distrutto e ridotto in cenere dagli angeli, ed Abby sentí il cuore stringersi quando osservò dei cadaveri di bambini dell'età di Mary che giacessero al suolo privi di vita. 
Abby corse fino allo sfinimento, corse fino a quando il sole tramontò e tutto attorno a lei divenne buio, facendole percepire la totalità del nulla in quel luogo: non era rimasto più niente, non c'era più nessuno dopo che gli angeli avessero invaso e distrutto la terra per combattere la loro stupida apocalisse. 
Si accasciò strisciando la schiena contro al tronco di un albero, sentendosi priva di forze dopo aver corso per almeno quattro ore di fila alla disperata ricerca di sua figlia e bevve un sorso d'acqua mentre delle piccole lacrime si addensarono sul suo volto all'idea di aver perso sua figlia. 
Fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto, Abby sarebbe riuscita a ritrovarla ed a trovare un modo per uccidere quel figlio di puttana dagli occhi rossi. Lo avrebbe disintegrato e fatto a pezzi, e poi.. 
Una forte stretta al suo collo le impedí di respirare e presto si toccò con le mani, riuscendo a percepire delle mani estranee che la stringessero forte mentre la sollevavano con forza; Abby lo guardò in viso con aria spaesata, cercando di capire cosa fosse accaduto e chi fosse quell'uomo sui trent'anni di colore che le fosse davanti e la stesse attaccando senza motivo, ma presto lui le sorrise tenendola su con una sola mano mentre con l'altra le carezzava una guancia. "Credevo che su questo pianeta non ci fosse più nessuno, invece poi ho sentito il tuo inutile piagnisteo mentale e ti ho trovata. Non appartieni a questo mondo quindi dimmi, perché sei così uguale a Syria?". 
Abby guardò nei suoi occhi scuri che tutto ad un tratto scintillarono di bianco, dimostrandole di essere un angelo e anche piuttosto potente, e furono inutili tutti i suoi tentativi di riuscire a liberarsi, perché l'uomo la stringeva sempre di più. 
"Lasciala andare Michi, lei è con me".
Immediatamente la presa su di lei cessò ed Abby si lasciò cadere rovinosamente a terra per tornare a recuperare aria mentre si massaggiava la gola, tornando poi a sollevare lo sguardo ed osservando gli occhi rossi di Lucifer risplendere nel buio; subito si sollevò da terra come una molla scagliandosi contro di lui con rabbia e forza, colpendolo in viso con i tirapugni con incise le scritte in enocchiano, scaraventandolo a terra. "Dov'è Mary?!".
Lucifer rise divertito rialzandosi e guardandola con ilarità mentre lei assumeva un'aria particolarmente disperata. "Rilassati dolcezza: Dean si è ripreso la tua bambina prima di andare via da questo mondo e sigillarti qui insieme a me ed a mio fratello".
Abby deglutí a fatica e fece un passo indietro, scorgendo negli occhi di Lucifer nuovamente la dura verità che le fece male, facendole scuotere il viso ed abbassando lo sguardo perché non poteva credere a quelle parole. "No, Dean non mi avrebbe mai lasciata indietro, mai!". 
Lucifer tornò a ridere divertito, facendo spallucce e presto si avvicinò afferrandola per un braccio solamente per trasportarla insieme a lui davanti al punto in cui Abby fosse arrivata in quel mondo e dove si fosse chiuso il portale da poco; si guardò attorno con aria impaurita, scuotendo la testa alla ricerca del portale del tutto assente in quel punto. "No, no, no!". 
Lucifer rise divertito, mettendosi le mani nelle tasche anteriori dei jeans e facendo spallucce, osservando il suo volto apparire sempre più disperato. "Andiamo Abby: la scelta era tra salvare l'intero mondo evitando che io, Micheal e te potessimo tornare, oppure lasciarci tornare tutti insieme e distruggere l'intero universo. Tu che avresti scelto?".
  
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