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Autore: Chiarazzz95    15/05/2023    0 recensioni
𝘾𝙤𝙣𝙘𝙡𝙪𝙨𝙖 √
Rebeca, una giovane principessa fuori dagli schemi, farà di tutto pur di non sopprimere il suo spirito ribelle, oppresso dal padre e dai suoi doveri da figlia ed erede del reame di Caicos. Sarà il pirata Jeon Jungkook, membro della temibile flotta Coreana dei cigni neri, a farle scoprire veramente cosa significa essere liberi di superare i confini e viaggiare oltre l'oceano che l'affascinava tanto.
🏴‍☠️Dalla storia:
*Accennò un sorrisetto soddisfatto, che sfumò non appena si ricordò con chi adesso, avesse effettivamente a che fare.
«Grazie dell'aiuto» Disse nervosamente.
Jungkook per sua sorpresa tornò con lo sguardo annoiato al suo rum.
«La prossima volta che immischi qualcuno nei tuoi problemi, assicurati almeno che non possa dartene altri»*
•••
Questa storia è una breve long romantica parte di una trilogia ispirata al mondo dei pirati, con riferimenti a Pirati dei Caraibi e Black sails. Non avrà capitoli numerosi e come ogni mia storia contiene scene violente e rigorosamente spicy!!🔥
Attenzione gli idol nelle mie FF fungono solo da presta volto e sono spesso OOC, per questo vi chiedo di separare la realtà dalla finzione e di divertirvi con la vostra immaginazione🙏🏻❤️
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il pirata.

"Il sole dell'alba è sempre una promessa. Quello del mezzogiorno, implacabile, ci giudica. E quello del tramonto, irrimediabilmente ci ha già condannato"

-Lorenzo Olivan-

Era sicura di star facendo una cazzata, ma in fin dei conti, chi era lei per tirarsi indietro proprio ora?

Se chiunque fosse a gestire quel posto l'avesse beccata, o se Jungkook l'avesse scoperta, sarebbero stati guai seri.
Tuttavia sarebbe comunque morta, no?

Lo aveva accompagnato nelle stanze di sopra, fingendosi per bene per quello che non era, ed aveva continuato a mentire spudoratamente.
Ringraziò il cielo, che nessuno parve interessato a quella sconosciuta che si avventurava nei corridoi in cerca di una camera libera. Alla prima occasione in cui ne aveva adocchiata una, Rebeca ci si era fiondata dentro come un uragano portando il pirata con sé. Era stata talmente brava a interpretare quella parte e calmare il tremore, che Jungkook non aveva sospettato di nulla.

Si chiuse la porta alle spalle, tirando un sospiro di sollievo quando si accertò di essere al sicuro una volta inchiavata la serratura.
Si pentì però, di non aver ripreso di nuovo abbastanza ossigeno quando si ritrovò le labbra del pirata sulle sue senza esitazione.

Rebeca sgranò le iridi nocciola colta alla sprovvista, rimanendo incollata alla porta dove il ragazzo l'aveva inchiodata con il suo corpo. Le schiuse le labbra avventurandosi nella bocca di lei con la lingua, ricoprendole la pelle di piccoli brividi impercettibili.
Era il suo primo bacio, e a dirla tutta, non fu per nulla casto.
Quel finto ruolo che si era imposta prevedeva una conseguenza simile, e lei non poteva di certo farsi scoprire per mancanza di esperienza.

Presa coscienza gli artigliò le braccia, cercando di stare al suo passo e di farsi valere. Ma quasi svenne, quando il pirata le ringhiò in gola afferrandola per il sedere. Arrossì di colpo, perché mai era stata toccata così, violata nelle sue parti più intime da un uomo che le mani sapeva, a quanto pare, usarle bene.
Come poteva uno sconosciuto farle perdere la ragione in quel modo? Come il sapore di alcol e fumo, poteva piacerle tanto da farle contorcere lo stomaco?

Aveva paura si, ma allo stesso tempo si sentì tremendamente sgombra da ogni obbligo, e sarcasticamente pensò che quel minimo senso di libertà glielo stesse donando proprio un criminale.

«Come ti chiami?»

Quando si staccò da lei per porgerle quella domanda, Rebeca passò qualche minuto buono a schiarire i pensieri. Lo fissò negli occhi, scontrandosi con le pupille nere del ragazzo liquide di piacere.

Ma lei non era una sciocca.

«Sofia, mi chiamo Sofia» Mentì.

«Hai mai baciato qualcuno..Sofia?Non fraintendermi, ma la tua inesperienza è lampante»

Rebeca avvampò, il sopracciglio le tremò leggermente per il nervoso : dettaglio che non sfuggì all'occhio attento del pirata.

«In realtà no, sono una novellina signore. Oggi è il mio primo giorno di lavoro al Sirène» assunse un comportamento particolarmente loquace con quel ragazzo, che non le apparteneva.

Jungkook non né sembrò sorpreso, doveva aver fatto proprio una brutta impressione con quel bacio goffo tanto da averlo insospettito.

«Quindi hai intenzione di perdere la verginità con me? Con un pirata?» Domandò, alzando un sopracciglio con fare cuorioso.

Rebeca strinse la mascella, voltando il capo di lato offesa da quel commento maleducato.
«Quello che ho intenzione di perdere a lei non deve interessarle, sono qui per fare il mio lavoro» Rispose piccata.

«Bene allora»

Jungkook si allontanò, facendo ticchettare le suole degli stivali sul parquet della camera. Raggiunse il letto e si tolse la mantella che lo copriva sganciando il cinturone della bandoliera in pelle che indossava sopra.
Rebeca sbiancò, quando Jungkook lasciò cadere a terra le due pesanti pistole infilate nei passanti. Il pirata si sfilò gli stivali neri e si sedette sul letto, mentre con le dita, senza alcun pudore, iniziò a sbottonarsi la leggera camicia bianca che aveva indosso partendo ovviamente dal colletto già in parte aperto.
Si fermò bruscamente e alzò gli occhi su di lei, come se avesse appena avuto un idea in mente. La principessa deglutì nel ricevere quello sguardo di fuoco al di sotto della sua chioma nera scompigliata.

«Vieni qua» Disse con voce calda, cercando di metterla a proprio agio. Lei anche se tentennante, obbedì accorciando le distanze tra loro.

«Ho un'idea migliore novellina, perché non lo fai te?» Propose, indicandole con l'indice il lavoro che aveva cominciato per metà.

«Perché dovrei?Stavi andando alla grande»

«Perché è un ottimo modo per rompere il ghiaccio non credi? Come pensi che io possa toccarti, spogliarti e farti urlare in queste lenzuola, se tu non sei in grado nemmeno di aprirmi una maledetta camicia?»

Il ragionamento di Jungkook non faceva una piega. Peccato però che lei quel tipo di cose cose, fino a qualche ora fa, non aveva minimamente pensato di farle.
Ma cosa le costava aprire una camicia? E quanto poteva essere difficile?
Si avvicinò di poco, con gli occhi fiammeggianti per la sfida appena lanciata: se pensava che fosse scappata così facilmente si sbagliava di grosso.

Si piegò appena con il busto, in modo da agganciare con le dita i bottoni della maglia di lui, rimanendo per qualche secondo stordita dall'odore di uomo sulla sua pelle.
Sapeva di sapone neutro, quello offerto per lavarti in quel genere di posti, prima di un incontro piccante. Doveva essersi fatto un bagno da poco, e i capelli ancora leggermente umidi ne erano la prova schiacciante. Nonostante ciò, il leggero odore di salsedine non l'aveva abbandonato.
All'ennesimo tentativo, il primo e il secondo bottone si sganciarono facilmente, ma al terzo iniziarono a tremarle le mani.

Jungkook intanto, comodamente seduto sul materasso, la guardava dall'alto. Rebeca poteva sentire perfettamente il peso di quegli occhi, il respiro pesante del ragazzo e il petto che man mano si scopriva a ogni suo successo. Mai avrebbe alzato lo sguardo, perché sapeva di non poter affrontare qualsiasi espressione il pirata avesse stampata in viso.
Evitò di soffermare gli occhi sulla pelle lavorata dei pettorali, sul ventre scolpito, l'ombelico e soprattutto su alcune cicatrici che sbucarono da sotto la stoffa. Iniziava ad avere caldo ed essere scomoda in quella posizione troppo ravvicinata a tutto quel ben di dio.

«Adesso toglila, segui i miei consigli » Le disse, afferrandole la mano per portarsela lentamente sulle spalle. Rebecca tastò sotto i polpastrelli la consistenza dura della pelle, che anche attraverso la stoffa, emanava un calore incredibile. Aprì de tutto l'indumento, sfilandolo piano dalle braccia di lui quando le alzò per agevolarle il lavoro. Jungkook a differenza sua non provava alcuna vergogna, né di rimanere a petto nudo davanti ad una sconosciuta, né di mostrarle ogni suo più piccola cicatrice. Tantomeno i tatuaggi, che sorprendentemente macchiavano metà pettorale destro, la spalla e tutto il braccio fino a quello che rappresentava la sua ciurma di appartenenza al polso.
Quel ragazzo era da strapparsi i capelli, al limite della perfezione per quel corpo abbronzato, lavorato allo scalpello.
Rimase con la camicia in mano, paralizzata alla sola presenza di quel petto nudo, con la consapevolezza scioccante che il pirata avesse ragione: se non era in grado di sostenere nemmeno una cosa simile,come pretendeva di andare oltre?

Sospirò per la sorpresa, non appena percepì la l'indice di lui carezzarle la guancia delicatamente per studiarla in ogni suo aspetto.

«Adesso la patta del pantaloni, Sofia» La ragazza prese letteralmente fuoco e le guance chiare le si colorarono di un rosso intenso con il pompare del sangue.
Abbassò lo sguardo sul cavallo di lui e con tutta la sua buona volontà si chinò appena, incatenando lo sguardo ai bottoncini delle braghe nere e non ad altro. Le sue stesse mani le parvero di burro, ma la tenacia la spingeva and andare avanti, diventò era ferrea.

«Sarai una perfetta sposina, devi solo obbedire agli ordini di tuo padre»

«Una regina non è nulla senza un suo Re, vostra grazia»

«Stai ancora cercando l'amore in quegli stupidi libri? L'amore non esiste sciocca di una figlia, te l'ha dimostrato tua madre»

La rabbia avvampò in lei, scorrendole nelle vene. Un padre che non l'aveva mai amata, un marito che l'attendeva al solo scopo di procreare figli, una madre che l'aveva abbandonata quando era solo una ragazzina, e forse la cosa che le faceva più male, forse era proprio quest'ultima.

«Tua madre è solo una poco di buono, una sgualdrina senza valore. Non voglio sentir parlare di lei mai più!»

L'aveva sgridata il padre in passato, e di lei Rebeca, non aveva trovato altro che un ritratto rovinato accatastato nello stanzino della biblioteca reale e un paio di orecchini di perla. Rebeca li portava ancora indosso.

Mosse le dita piano, aprendo i passanti a forza. Alzò il capo guardando Jungkook negli occhi a dimostrargli che aveva fatto un ottimo lavoro.
Lei era più di quello che pensavano gli altri, anzi lei in realtà, era meglio di tutti loro messi insieme.

Gli occhi le pizzicavano, il cuore le batteva come un forsennato nel petto. Sentiva in sé una gran voglia di piangere, tuttavia la mano che le sfiorò la pelle stringendole delicatamente una guancia la calmò.
La rabbia sparì, non appena il pirata posò delicatamente le labbra sulle sue in un tenero bacio inaspettato.

«Calmati, non devi farlo se non vuoi»

Rebeca doveva aver perso il lume della ragione, perché per la prima volta, il suo implacabile istinto ribelle si placò. E forse proprio perché per la prima volta, qualcuno le aveva dato la possibilità di scegliere.
Si sciolse come la neve sotto un sole splendente e talmente caldo da farle bollire il sangue in corpo, prese coscienza di sé ma senza pensare ad altro, si avventò sulle labbra di lui, chiudendo gli occhi e arpionando i folti capelli corvini del pirata con le dita.
Improvvisamente voleva assaggiare tutto di quel ragazzo, guastarsi ogni singola emozione che potesse darle, non era più questione di ripicche o altro, la sola essenza di Jungkook era diventata un'ancora di salvataggio.
Poteva sembrarle sciocco, anzi era sciocco perdere così il controllo con la prima persona che l'aveva trattata da tale, ma sinceramente, non le fregava assolutamente nulla.
Il petto le urlava di farlo, il cuore tamburellava come un matto a ritmo del suo flusso sanguineo e non appena Jungkook le morse le labbra, si lasciò trascinare via dalle onde di quel mare burrascoso e inghiottire dalla foga del ragazzo.
Jungkook la distese sul letto con un colpo di reni, passandole le mani sul corpetto color perla troppo stretto, che le mozzava il respiro. Doveva aver inteso quel fastidio,perché abilmente con le dita slacciò i fili che le imprigionavano la schiena. Una volta libera le tornò l'aria nei polmoni e quando il pirata lo sfilò del tutto, facendolo cadere sul pavimento, contrariamente alle sue aspettative, Rebeca non si coprì. Non ebbe il minimo imbarazzo proprio perché Jungkook non le diede motivo. Non si fermò a fissarla o sbavarle addosso, e di questo gli fu grata, ma si fiondò sul collo per morderle piano i punti sensibili.

Rebeca piegò il capo gemendo a quell'assalto e la schiena le si inarcò, quando con le dita ricoperte dai freddi anelli, il pirata le pizzicò i capezzoli facendoli indurire sotto i polpastrelli. Sentì la pelle del ventre di lui scaldare la sua, mentre con l'altra mano le slacciava la sottana e qualsiasi ostacolo si parasse tra loro. Nuovamente un leggero senso di nervosismo rischiò di bloccarla, quando Jungkook si alzò solo per potersi infinocchiare tra le sue gambe in modo da sfilarle il tessuto della sottana dalle caviglie.
Automaticamente chiuse le cosce contro la sua volontà.
Strano, perché in realtà ogni donna le avrebbe aperte a quella vista: Jungkook con i capelli scompigliati, in ginocchio e a petto nudo alla sua mercé.

Abbassò lo sguardo sul cavallo dei pantaloni del ragazzo, stretti, talmente stretti da far intravedere ogni singola curvatura del suo piacere. Senza timore le tolse le scarpe, appigliandosi con le dita all'estremità delle calze bianche.

«Hai un buon profumo Sofia, chissà se posso dire lo stesso del tuo sapore» Pronunciò con tono di fuoco, facendo bruciare anche i polpastrelli callossi sulle cosce lisce, mentre nell'abbassarle le calze, con parsimonia, le baciava tutta la pelle che scopriva nel percorso.
Rebeca deglutì, insoddisfatta nel non avergli svelato il vero nome, sarebbe stato fantastico sentirlo venir pronunciato da quella bocca vorace e in quel contesto.

Il pirata una volta completato il lavoro, fece una leggera pressione con le mani aprendole le gambe ancora sigillate e lei, di conseguenza, spostò gli occhi altrove per non guardarlo in faccia. Arrossì sul cuscino, anche se la curiosità la divorava.

«Devi guardare»

Le ordinò con tono imperativo, tanto che a conti fatti, l'idea di ascoltarlo per questa volta non le sembrò poi così tanto male.
Vide le labbra di jungkook danzare sulla sua pelle e ripercorrere la strada di poco prima nel senso inverso. I baci bollenti, lasciarono scie umide ovunque fino al linguine dove, ad un tratto, Rebeca sentì la lingua sostituirsi alle labbra.
Si ritrovò costretta ad afferrare il lenzuolo candido, sgualcendolo con le dita, quando la testa corvina del ragazzo finì proprio nel punto più intimo.
Piegò il capo all'indietro, rischiando di svenire al primo contatto dell'appendice umida di lui con il suo piacere. Ovviamente non era un esperta, non né sapeva nulla di certe cose, ma era sicura che Jungkook sapesse perfettamente usare quella linguaccia maledetta, perché le stava per far avere un infarto.
Le strinse le cosce con le dita, affondando sempre di più in lei e disegnando piccoli cerchi immaginari, che di volta in volta, si alternavano a lunghe e calde passate. In un gesto involontario si ritrovò costretta a strinse le gambe, e il pirata rise divertito interrompendo il suo lavoro di bocca solo per poterla spalancare meglio.

Le parve in tutti i sensi, di essere appena diventa il suo banchetto personale.
Rebeca tremò per il piacere, così puro e intenso da accartocciarle lo stomaco, ma non durò molto.

Difatti Jungkook senza avvertirla inserì un dito nella sua intimità eccitata e inaspettatamente una fitta intensa di dolore sovrastò il piacere della lussuria.
Si ritrovò a stringere i denti e scalciare, e per l'ennesima volta dovette ascoltare la voce roca del pirata che dal basso cercava di farla rimanere calma.

«Tranquilla passerà in fretta»

Come poteva non ascoltarlo?
COME?!

Specialmente quando aveva ragione.
Mano a mano che continuava a stuzzicarla con la lingua, il fastidio interno divenne meno intenso. E anche quando in un secondo affondo ne inserì un altro, il bruciore iniziale fu in pochi minuti sostituito da un viscerale piacere.

«Oh Dio!»Imprecò la ragazza, sentendo l'orgasmo risalire dal suo interno.

«Sono la persona più dissimile a Dio che tu conosca, dovresti chiamare me piuttosto» La prese in giro Jungkook fermandosi sul più bello per ripicca.
Rebeca imprecò nuovamente, gli avrebbe volentieri tirato un calcio se non solo non le avesse bloccato il piede tempestivamente, e se solo, non se lo fosse trovato completamente spalmato sopra l'attimo dopo.

«Solitamente non faccio lavori di bocca, specialmente con le prostitute» Le soffiò a un palmo dal naso. «Ma tu hai chiaramente detto che non di non avere esperienza, mi sembrava lecito dartela» Quella spocchiosità tutto ad tratto le stava facendo girare i connotati.

«Non è stato un granché, forse fare l'amore non è proprio il tuo forte» Mentì stizzita, sperando di farcelo rimanere almeno un po' male, o almeno quanto ci fosse rimasta lei.
Ma il suo piano miseramente fallì, perché Jungkook non era cieco tantomeno sordo, e aveva percepito perfettamente gli spasmi del suo corpo traditore, così come udito i suoi gemiti.

«Ascoltami ragazzina, il mio non era un insulto. Solitamente io scopo, non faccio l'amore o come dici te, e sinceramente non so nemmeno il perché mi sto trattenendo quando potevo sbatterti su quella porta anche a farti male» Le sussurrò nell'orecchio facendola congelare sul posto.

«Scommetto che ti piacerebbe parecchio sperimentare questo lato di me, ma sei ancora vergine, e se vuoi ritrovarti a camminare con le tue gambe domani, dovresti rilassarti e lasciarmi fare. Sempre se è quello che vuoi» Concluse, mandandola in confusione più totale.

A Rebeca fumava il cervello.
Quel pirata era rude, grezzo e anche sboccato, ma al contempo si stava comportando da vero cavaliere con una apparente prostituta, che nemmeno conosceva fino a qualche ora prima.
Le tornò in mente quello che le disse la sua nutrice un tempo; «Non tutti i diamanti hanno cinquantasette facce, eppure sono pur sempre diamanti.»

Rimase ammaliata da quello sguardo. Si vedeva lontano un miglio che Jungkook si stava trattenendo dal prenderla brutalmente in quella squallida camera di un bordello. Eppure non aveva mai alzato un dito di troppo su di lei, o perlomeno non nel senso spiacevole che intendeva, e le lasciava il libero arbitrio, come anche adesso, che aveva racchiuso in quella frase una richiesta sottintesa.

E Rebeca pensò nuovamente che fosse così ironico il fatto che stesse parlando di un pirata.

Chissà quante vite avevano strappato quelle mani apparentemente pulite che l'avevano toccata, e quante bocche aveva assaggiato quella lingua che l'aveva mandata fuori di testa. Pensò che non fosse necessariamente importante saperlo, non ora, che quelle mani erano impegnate con lei e che quelle labbra fossero a sua completa disposizione.

Decisa allungò il braccio, sfiorando con la punta delle dita la liscia e tonica schiena del ragazzo che, di conseguenza, le si inarcò contro.
«Puoi fare l'amore con me per stanotte, Jungkook?» Non riconobbe quella scintilla che si accese negli occhi di lui, pensò addirittura di aver osato troppo con la confidenza nell'averlo chiamarlo per nome in una situazione tanto intima.
Ma per sua sorpresa Jungkook non la strangolò tra le lenzuola, ponendo così fine alla sua breve e decisamente poco intensa -se non nelle ultime ore- ma la prese alla sprovvista con un bacio, dapprima dolce e casto, che passò oltre quando sentì il suo stesso sapore espandersi in bocca.
Rebeca si ritrovò pochi istanti dopo ad ansimare, mentre le assaggiava i seni nudi e le apriva delicatamente le gambe insinuandosi nel mezzo. Rimase con le ginocchia piegate, mentre il pirata si sistemava meglio, e piegò la testa per poterlo baciare sullo zigomo, scendendo fino alla mascella.

«Farà male» L'avvertì, prima di spingersi in lei con un secco colpo di reni.

Male? Male era una diminutivo. Faceva fottutamente male. Se non fosse stata ben educata adesso l'avrebbe preso a imprecazioni. Strinse i denti, soffocando un gemito di dolore lancinante a causa de bruciore. Qualcosa le si ruppe dentro ma non si trattava di nulla che riguardasse la dignità o cose simili, quella in realtà adesso la sentiva ancora più sua, ma qualcosa di prettamente fisico che andò a macchiare le candide lenzuola.

Il moro non si mosse, rimase teso e immobile come una statua, con i nervi del collo tesi e i muscoli del corpo completamente tirati. Le stava dando il tempo di abituarsi a quella nuova intrusione.

«Farà male si, ma tra poco ricordati di urlare per bene il mio nome» E senza che Rebeca potesse rispondere, uscì da lei solo per rientrare ancora una seconda volta, ancora più giù, ancora più affondo.
A quel secondo doloroso colpo, dalla gola di Jungkook uscì un gutturale gemito che le solleticò le orecchie, ma lei dovette afferrargli i bicipiti dove affondò le unghie per trasmettergli un po' della sua sofferenza.

«Sei così fottutamente stretta» imprecò il moro, uscendo e rientrando ancora una volta, e la ragazza si sorprese nello scoprire che in realtà, fino ad ora, aveva inglobato solo parte di quell'erezione.
Jungkook si fece più spazio in lei e si sistemò meglio, appoggiandosi sul gomito per non pesarle addosso, mentre con l'altro braccio si agganciò alla spalliera in ottone del letto. Rebeca se lo trovò in bella vista, con i capelli ancora arruffati, il petto abbronzato e un insana voglia stampata in faccia. Gli afferrò con la mano il retro del collo mascolino, incastrando le dita tra i capelli della cervice leggermente umidi per il sudore che iniziava ad impregnarli la pelle a causa del caldo asfissiante, e con un cenno del capo lo spronò ad andare avanti.
Il pirata piegò il capo, lasciandosi domare da quella mano che gli stringeva le ciocche, mentre con altri numerosi colpi di bacino iniziò a dettare il suo gioco. Bastò poco, per trasformare i gemiti di dolore in piacere, che mano a mano aumentava facendo scemare il primo. Più il moro aumentava di velocità più Rebeca pensava di sprofondare in quell'abisso fatto di lussuria e salsedine. Non si immaginava minimamente che il sesso fosse così bello, e non capiva se fosse merito del suo compare, o semplicemente era così e basta. Fatto sta che più passavano i secondi e più dal pirata voleva dell'altro.
Si accontentò di toccarlo, di afferrarlo per le spalle mascoline e graffiargli la schiena umida, mentre Jungkook le ringhiava nelle orecchie e la baciava di continuo ovunque gli fosse concesso arrivare. Le doghe del letto cigolarono a ritmo dei movimenti del ragazzo e il materasso le si incollò alla schiena ora zuppa.
Come se le avesse letto nella mente riuscì a farle sperimentare qualcosa di nuovo.
Con un colpo di reni la portò sopra il suo corpo, facendola torreggiare sul suo fisico asciutto.

«Da brava, scopami a modo tuo adesso»Rebeca dapprima esitante, capì al volo cosa intendesse. Iniziò a muoversi sulla sua erezione facendo affidamento alla forza nelle gambe, creando così mano a mano una frizione spaventosa. Il pirata le strinse i fianchi, agganciando le mani sui glutei in modo da aiutarla, si morse il labbro inferiore e buttò il capo all'indietro sul cuscino in piume d'oca.
Jungkook schiuse la bocca gemendo e mostrandole il pomo d'Adamo, lei d'altro canto, si sentì obbligata a mordere e baciare quello che gli era stato servito su un piatto d'argento.

«Il tuo sapore mi fa impazzire» Ammise, vergognandosi appena di come fosse completamente cambiata in quella situazione, ma mai era stata più onesta. La pelle di quel ragazzo le lasciava sulla lingua una deliziosa sapidità.
Jungkook sembrò risvegliarsi dalla stregoneria, si tirò su con la schiena artigliandole un seno con la mano libera e lo strinse rudemente tra le dita.

«Non dire così, potrei fraintendere e farti assaggiare altro»

Rebeca avvampò per quella volgarità gratuita.
Sporco, rozzo e senza peli sulla lingua.
Peccato che tutto ciò le piacesse da impazzire.
Quando arrivò allo stremo della sua resistenza il pirata parve intuirlo. Le arpionò la vita in modo da tenerla ferma e alla sua mercé, colpendola con dei movimenti di bacino più forti, urgenti e arroganti. E Rebeca provò a sostenere quella furia fino all'ultimo, ma questa la travolse in un violento orgasmo con il nome del pirata ben urlato tra le labbra, facendole vivere l'esperienza più elettrizzante della sua vita. E l'istante istante dopo il moro la seguì, assestando uno, due, te colpi ben diretti, prima di sfilarsi da lei e lasciare che il suo stesso seme gli si riversasse tra le dita.
R

ebeca cadde sfinita sopra il suo corpo, sorpresa di quello che aveva appena fatto.

La realtà della situazione le cadde addosso come una doccia gelata.
Era spacciata, finita, non appena il suo futuro marito avrebbe scoperto il tutto, sicuramente sarebbe stata lapidata nella piazza pubblica, e ci avrebbe scommesso il regno intero, che il primo a lanciare la pietra sarebbe stato Jungkook stesso nel solo scoprire di cosa lo avesse reso complice a sua insaputa.

Era già pronta al primo problema, lo aveva messo in conto quando aveva deciso di commettere quel gesto folle, ma non credeva di provare risentimento nell'aver usato qualcuno per i suoi scopi.
Il leggero russare sotto di lei le ricordò che Jungkook la teneva ancora stretta a sé, ma si era bellamente addormentato come un bambino dopo una giornata stancante al parco. Le sfuggì un sorriso nel vederlo in quell'espressione tenera e rilassata e non dura come lo aveva conosciuto.
Si tirò su stando ben attenta a non svegliarlo e raccattò i suoi abiti. Impiegò un sacco di tempo per indossare il tutto e una volta pronta frugò nei cassetti dei comodini in cerca di ciò che le serviva.

Lei ne avrebbe pagato le conseguenze, ma lui doveva restarne fuori.

L'indomani avrebbe raccontato la verità a suo padre o meglio parte della verità, così che il matrimonio sarebbe saltato e non l'avrebbe ammazzata direttamente il suo futuro marito nello scoprire la sua non più verginità nell'atto stesso.
Sinceramente nemmeno le fregava più di tanto, le interessava solamente che quell'essere ripugnante tenesse le sue manacce lontano da lei.
Le dispiaceva però morire con quel peso sul cuore che gravava come un macigno. Prese il pennino e appuntò qualcosa sul foglio sgualcito che aveva trovato, illuminata solamente dalla luce della lampada a olio. La spense prima di uscire dalla camera in silenzio.

°°°

Quando Jungkook si svegliò il giorno successivo trovò il letto completamente vuoto, e solo la luce del sole a fare capolino dalle tendine della finestra.
Si alzò, stiracchiandosi le braccia indolenzite e impiegò istante prima di mettere a fuoco il fogliettino di carta appoggiato sul comodino.
Si massaggiò gli occhi e la testa dolorante, chiedendosi dove fosse finita quella donna, scioccante prima di leggere le poche righe scritte in un elegante corsivo.
Fortuna o sfortuna, volle che Jun gli avesse insegnato a leggere:

"E' stato bello, talmente tanto che non c'è bisogno di alcun pagamento.
Grazie per avermi regalato un po' della tua libertà.
Tua, almeno per un giorno,
Rebeca."

 

   
 
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