Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Serpentina    17/05/2023    1 recensioni
Londra, 2037
Il verdetto sulla morte di Aisling Carter, giudicata come tragico incidente, non convince Frida Weil, che nei misteri ci sguazza per passione e sospetta possa trattarsi di omicidio. Decide quindi di "ficcanasare", trascinando nella sua indagine non ufficiale William Wollestonecraft, forse perchè le piace più di quanto non voglia ammettere...
Un giallo con la nuova generazione dell'Irvingverse. 😉
Dal capitolo 5:
"–È vero che sei la figlia di Faith Irving, la patologa forense?
–Così è scritto sul mio certificato di nascita- fu la secca risposta di Frida, che storse il naso, a far intendere che quelle domande insulse la stavano indisponendo, e fece segno ad Andrew di risedersi.
–Ho voluto questo incontro perché, se ho ben capito, sostieni che tua madre abbia liquidato un po’ troppo frettolosamente la morte di mia sorella. Che razza di figlia non si fa scrupoli a sputtanare sua madre?
–Una dotata di un cervello funzionante. Meine liebe Mutter è fallace come qualunque essere umano, e i vincoli parentali sono nulla, in confronto al superiore interesse della giustizia. Ma non siamo qui per parlare di me. Se avete finito con le domande stupide, ne avrei una io. Una intelligente, tanto per cambiare: perché siete qui?"
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bentrovati, miei prodi!

Spero che il capitolo non vi deluda o, peggio, dissuada dalla lettura per la sua lunghezza: ho deciso di anticipare alcuni eventi per scusarmi per le ere geologiche di aggiornamento. Vi anticipo che per i prossimi sviluppi dovrete pazientare a lungo, perché sto attraversando un periodo di puro caos, senza tempo nè ispirazione per scrivere. * chiede perdono in ginocchio sui ceci *

Posso solo assicurarvi che, dovessi metterci dieci anni, finirò la storia e, chissà, potrei persino pubblicare il sequel, che ho già delineato nella mia mente (non sto scherzando: sogno le scene la notte!), perciò stay tuned!

 

Aria di tempesta

 

Chi ride per ultimo è quello che non ha ancora ascoltato le cattive notizie.”

Bertold Brecht

 

Dopo anni di convivenza, Franz poteva vantare una conoscenza enciclopedica dei segni indicativi dei vari stati d'animo di Faith; gli bastò vederla infilarsi sotto le coperte senza il canonico bacio, nè una lettura della buonanotte, per capire che era più in tensione di un cavo elettrico. Peccato non poterla utilizzare come fonte di energia, avrebbe risparmiato parecchio sulla bolletta.

Si accomodò al suo fianco, beandosi per un attimo della morbidezza del materasso e del profumo delle lenzuola fresche di bucato, prima di venire assalito dall'angoscioso peso del silenzio di tomba, che aveva colmato la stanza come fetida melma di palude. Senza riflettere, le chiese se stesse bene, pentendosene quando era troppo tardi.

–Nel caso ti fosse sfuggito, Franz, tua figlia ha, nell'ordine: disubbidito all'espresso divieto di immischiarsi nei miei casi, rubato la tua macchina, guidato la suddetta macchina senza patente - con tanto di passeggero a bordo - per condurre un'indagine non autorizzata e ultimo, ma non per importanza, rischiato di macchiarsi la fedina penale, mandando - passami il "francesismo" - a puttane il suo futuro. Ah, ciliegina sulla torta: la sua bravata mi ha costretto a respirare la stessa aria della merdaccia antropomorfa che mi ha lasciato a una settimana dal matrimonio! Secondo te posso mai stare bene?

A Franz non sfuggì l'aggettivo possessivo, e trattenne a stento una risata: chissà come mai, quando c'era da vantarsi Frida era frutto di partenogenesi, quando invece combinava qualche guaio diventava improvvisamente figlia sua. Decise quindi di lanciarle una frecciatina.

–Il buon vecchio Cyril. Non vedo l'ora di conoscerlo!

–Per ridurlo in polpette, spero!

–Niente affatto- asserì con una serietà che sconvolse Faith. –Ho un debito nei suoi confronti, e intendo saldarlo.

–Offrendogli una cena?- sibilò lei a denti stretti.

–Ti pare poco?- replicò lui, sforzandosi di mantenere una cortina di serietà. –Dici che dovrei offrirgli una notte con te, per ricordargli cosa ha perso?

Il poco colore sul volto di Faith svanì all'istante.

–Stai scherzando, vero? Vero?

Incapace di trattenersi oltre, Franz passò da un sorrisetto diabolico a una fragorosa risata, guadagnandosi una cuscinata sulla faccia.

–Ti sto odiando profondamente, sappilo!

–Ehi! Non puoi appropriarti della mia frase distintiva, è protetta da copyright!

–Che fine ha fatto il bel tenebroso di cui mi sono innamorata?

–È sempre bello come il sole, ma, grazie al tuo amore, un po' meno tenebroso. - attese che l'accesso di risate si fosse calmato, prima di toccare il nervo scoperto di Faith con la delicatezza di un elefante in cristalleria. –Scherzi a parte, sono estasiato di vedere te, per una volta, incavolata nera con Frida. Di solito tocca a me il ruolo ingrato di Cerbero, è una boccata d'aria fresca!

–Smetti subito di gongolare, sei irritante! E non osare prendere le sue parti: stavolta tua figlia è veramente indifendibile!

–Sarebbe un interessante cambio di prospettiva, ma no, grazie: arrampicarsi sugli specchi è la tua specialità- le assicurò Franz. –Da anni spetta a me il ruolo di Cassandra che predica al vento la necessità di contenere la piccola Anticristo che abbiamo generato, mentre a te quello di avvocato del diavolo. I nostri ruoli genitoriali sono troppo ben rodati per stravolgerli!

–Adesso sei tu ad esagerare: ammetto che Frida sia diventata un tantino ingestibile, però da qui a chiamarla Anticristo...

–Non posso crederci! È più forte di te: sempre pronta a giustificare l'ingiustificabile. Sei veramente l'avvocato del diavolo!

Punta sul vivo, Faith si affrettò a puntualizzare –Ciò non toglie che sia molto, ma molto arrabbiata con lei.

Franzo emise uno sbuffo canzonatorio.

–Fammi il piacere! Puoi mentire a tutti, Liebes, perfino a te stessa, ma non a me. Conosco quello sguardo: non è collera, è paura. L'ennesima bravata deiner Tochter - per par condicio, quando si caccia nei guai è figlia solamente tua - impallidisce di fronte alla terrificante prospettiva che possa aver ragione, e tu torto. Proprio non riesci ad accettare di aver preso una cantonata, eh?

–Punto numero uno: non ho preso alcuna cantonata- obiettò Faith. –Ho scritto nel referto che Aisling Carter è morta per la caduta; sfido chiunque a dimostrare il contrario. Punto numero due: in mancanza di poteri paranormali e/o una sfera di cristallo, stabilire se la suddetta caduta sia stata accidentale o provocata esula dalle mie facoltà.

–Stai perdendo smalto, con l'età!- la schernì Franz.

–Punto numero tre- proseguì Faith ignorandolo completamente. –La mia è preoccupazione, non paura. Per perseguire i suoi elevati ideali, nostra figlia tralascia le conseguenze concrete delle sue azioni. Non capisce - o, peggio, non vuole capire - che pestare i piedi sbagliati può renderle la vita molto, molto difficile.

–Non ti seguo.

–In questo momento, Frida è l'unico ostacolo a frapporsi tra Serle e la tanto agognata promozione ad Ispettore Capo: farà qualunque cosa - nei limiti della legalità, spero - pur di metterla a tacere. Ho esercitato tutta la mia diplomazia per cercare di persuadere entrambe ad abbracciare la tesi della colpevolezza di Isobel Conworthy, alias il compromesso perfetto tra verità e... praticità, per così dire - dopotutto, non si può processare un morto - ma Frida, accidenti a lei, non vuole saperne di collaborare!

Ein Moment, bitte- la interruppe Franz, scuotendo il capo incredulo. –Devo riavermi dallo shock. Stai dicendo che... credi a Frida?

–Adesso sì- ammise Faith, mentre si accoccolava tra le sue braccia. –All'inizio - come tutti - ero sinceramente convinta fosse in errore; poi, però, anche alla luce di alcuni interessanti elementi che ha fatto venire alla luce...

Warte mal1: stai dicendo che, nonostante le creda, hai messo su un teatrino per tapparle la bocca... per quieto vivere? Alla faccia dell'etica e della deontologia!

Faith si irrigidì nuovamente.

–In caso ti fosse sfuggito, oltre che un medico sono una madre; il benessere della mia bambina è la mia priorità. Anche a costo di inimicarmela.

–Anche a costo di lasciare un assassino a piede libero?

Dallo sguardo di Faith intuì che, se avesse avuto un'arma a portata di mano, l'avrebbe usata su di lui. Deglutì nervosamente.

–Attento: a tirare troppo la corda, si spezza; e tu, in questo momento, sei appeso a un filo.

Conscio di stare precipitando dalla proverbiale padella alla brace, Franz pensò bene di battere in ritirata, prima di compromettere la sua posizione con qualche altra uscita infelice.

–A proposito di corde- rispose, attirandola a sè per massaggiarle le spalle, nella segreta speranza che bastasse a distrarla. –Vuoi una mano ad allentare le tue, Liebes? Sei tutta una contrattura!

Con sua immensa sorpresa, Faith si rilassò, sospirando –Effettivamente, un massaggino ci sta proprio bene- prima di accorgersi che le mani stavano deviando verso altri lidi con intenti palesemente poco casti. –Oi! Tieni le mani a posto! Ti pare il momento?

Lo sgomento raggiunse l'apice quando si sentì rispondere, con disarmante sincerità –Sono a letto con la mia donna, mi è salito l'ormone, ci ho provato. Crocifiggimi!

–Sei impazzito? C'è Frida in casa!

–Figurati se, incazzata com'è, non si sta sfondando i timpani con qualche canzone rancorosa su uno psicopatico che sogna di trucidare i genitori!

–Franz...

–Devo tenerti in allenamento, Liebes, se voglio che Cyril invidi la mia fortuna!

Faith, tutt'altro che divertita, ringhiò sommessamente –La voglia che ho di strozzarti, guarda...

–Mentre lo facciamo? Scelta furba: potresti farla passare facilmente per morte accidentale- replicò Franz con un sorriso. –Io ci sto, eh! Perlomeno morirei felice!

 

***

 

Dopo aver trascorso un 'eternità a rigirarsi nel letto, Faith decise di giocare sportivamente quella che ormai era una competizione tra lei e sua figlia. La stimava troppo intelligente per impelagarsi in una missione impossibile; perciò, aveva riflettuto - una volta sbollita l'arrabbiatura - doveva avere le sue buone ragioni per essersi intestardita sul caso (o presunto tale) Carter.

Entrò nella stanza senza bussare: come aveva osservato Franz poco prima, era praticamente impossibile che Frida stesse dormendo. Difatti, la trovò immersa tra le coltri, assorta nella lettura, con il gatto di casa, Moriarty, sdraiato sulle spalle a mo' di sciarpone ronfante e peloso. Un quadretto adorabile che pregava di venire immortalato per i posteri, e la fece pentire di aver lasciato il cellulare in camera.

Senza distogliere l'attenzione dalle pagine del tomo, Frida curvò insù gli angoli della bocca e la accolse con un secco –Hallo, Mutti. Non si usa più bussare?

–Immaginavo di trovarti ancora in piedi- rispose Faith. –In caso contrario, avrei goduto di qualche minuto di materna contemplazione: sei talmente tenera, quando dormi!

–Poi mi sveglio, e la magia svanisce- replicò la ragazza, prima di ridacchiare insieme alla madre.

–Diciamo che, quando quel bel faccino comincia a parlare, a volte diventa difficile restare aggrappata all'amore materno- ammise candidamente Faith. –Cosa leggi? Data l'ora, qualcosa per conciliare il sonno, spero.

–Oh, per favore! Sono dell'idea che, come il sesso, se un libro è buono tolga il sonno, non lo induca.

Ripensando all'attività che l'aveva tenuta impegnata fino a pochi minuti prima, Faith si affrettò a cambiare argomento.

–Capisco. A chi hai concesso l'onore della tua insonnia?

–Epitteto. Me l'ha fatto scoprire Liam. Devo riconoscere che ha visto giusto: sto riscontrando svariati punti di affinità con la sua filosofia, primo tra tutti, che la radice della felicità sta nel buon uso della ragione- asserì Frida, che lasciò cullare la madre in un falso senso di sicurezza, prima di sferrare la stilettata fatale con candido sadismo. –Sag die Warheit, Mutti2: sei piombata qui contando sull'effetto sorpresa garantito da musica a tutto volume e un bel paio di cuffie a coprirmi le orecchie. Spiacente, ho sentito tutto. Sono normali quei versi? Finora li avevo uditi soltanto nei film!

Faith arrossì e boccheggiò come un pesce rosso: per quanto fosse una genitrice di larghe vedute, in quel momento non si stava parlando di un pene e una vagina qualunque, ma del pene di Franz e della sua vagina. Si sentì sprofondare.

–Oh, Dio!- pigolò.

–Lo hai detto anche prima. Più e più volte. Non è blasfemo?

Sebbene imbarazzata oltre ogni immaginazione, Faith adottò una strategia difensiva a lei ormai familiare: nascondersi dietro una cortina di sarcasmo.

–Personalmente, lo vedo più come una sorta di ringraziamento. Grazie, entità superiore, per avermi concesso l'orgasmo. Noi donzelle, sfortunatamente, non possiamo darlo per scontato.

Imbarazzata a sua volta, Frida si girò dall'altra parte, bofonchiando –Una madre normale avrebbe balbettato qualche scusa prima di scappare via.

–Ne sono consapevole- annuì Faith. –Desideri che balbetti qualche scusa e ti lasci alla tua solitudine?

–No, direi di no- concesse la figlia con una scrollata di spalle. –A patto che non parliamo mai più dell'argomento. Ora, madre anomala ancora sessualmente attiva, possiamo passare a cose serie? Che so, le tue debite scuse per aver intralciato me, e di conseguenza il corso della giustizia? Se tu e Tante Serle mi aveste lasciato fare, il caso Carter sarebbe già risolto!

–Non sono qui per litigare.

–Ah, no?

–No- ammise Faith, riuscendo nell'impresa di sorprenderla. –A dire il vero, sono qui per farti vedere ragione, e... restituirti questa- si sedette all'angolo del letto e le allungò la chiave USB che Ernst aveva furtivamente infilato nella sua tasca. –Avevo quasi dimenticato che il gioco preferito di tuo cugino è il doppio gioco. A me non la si fa facilmente, ma devo rendergli il giusto merito: se l'è giocata piuttosto bene. Non soffrisse di una grave allergia all'autorità, potrebbe lavorare per i servizi segreti!

Frida si limitò ad annuire, incerta sulla strategia da adottare: sua madre aveva inspiegabilmente optato per il gioco a carte scoperte; lei, invece, era istintivamente propensa a tenere almeno un asso nella manica.

"Non riesco a essere completamente onesta neppure con mia madre. Questo fa di me una brutta persona? Scommetto che Liam direbbe di sì. Kantiano del cazzo! Desidero baciarlo e strangolarlo allo stesso tempo. Ecco, forse non sono una brutta persona, soltanto pazza."

–Terra chiama Frida. Sei ancora tra noi, cucciola?

–Eh? Scusa, ero un attimo sovrappensiero- disse, per poi strattonare la mano della madre, che non accennava a mollare la presa. –Allora, vuoi ridarmela o no?

–Ah-ah! Non penserai di cavartela così a buon mercato!- rispose Faith, enfatizzando il messaggio facendo oscillare l'indice di qua e di là come un metronomo.

Herrgott! Non vorrai propinarmi un altro dei tuoi indovinelli!

–Lo faccio per te, cucciola! Il pensiero laterale aiuta a, beh, pensare fuori dagli schemi, senza contare che tenere la mente allenata è il miglior antidoto contro la demenza!

–Sono ancora troppo giovane per preoccuparmi della demenza senile, però ok. Spara!

Faith sprizzò felicità da tutti i pori, come un bambino la mattina di Natale.

–Louise abita al quattordicesimo piano di un palazzo. Quando scende, prende l’ascensore dal quattordicesimo piano fino al piano terra. Quando sale, invece, arriva in ascensore fino al decismo piano e fa gli ultimi quattro piani a piedi, nonostante non le piaccia per niente salire le scale. Però, quando piove, oppure quando incontra la sua vicina di casa Camilla, fa tutti i quattordici piani in ascensore. Come mai?

Frida, dopo una breve riflessione, accarezzò Moriarty, che aveva preso a miagolare insistentemente in cerca di attenzioni, emise uno sbuffo derisorio e scosse la testa.

–Lo dico e lo sottoscrivo: o ti stai rammollendo, oppure hai un'opinione infima del mio intelletto; è talmente a prova di Dummkopf che potrei offendermi! Elementare, Mutti: Louise è di bassa statura, quindi non arriva al pulsante del 14° piano, ma quando piove si aiuta con l’ombrello, e quando c’è Camilla lo fa schiacciare a lei. Risposta esatta? Ovvio che sì! Ora molla l'osso!

–A una condizione: che condivida con me, e me soltanto, il contenuto.

–Impossibile, oltre che insensato- obiettò Frida. –Una volta risolto il caso, diventerà comunque di dominio pubblico.

–È davvero necessario? Risolvere il caso, intendo. Non puoi lasciar correre, per una volta?

Frida non riusciva a credere alle proprie orecchie: sua madre, la donna che l'aveva cresciuta inculcandole l'importanza di combattere per le cause che le stavano a cuore, la donna che soleva ripeterle ad nauseam quanto amasse il suo lavoro perché sentiva di contribuire alla scoperta di verità che altrimenti sarebbero rimaste celate, la stava pregando di supportare una menzogna.

Non poteva accettarlo. Non lo avrebbe accettato.

Überhaupt nicht, Mutti3. Perchè io, a differenza tua, non riesco a dormire in pace e guardarmi allo specchio, sapendo che un omicida è rimasto impunito.

–Allora presto diverrai schiava dei sonniferi: hai idea di quanti crimini rimangano insoluti?

–Non quelli su cui indago io.

Il momento di glorioso autocompiacimento durò poco: il sorriso freddo, quasi da cattivo cinematografico, che apparve sul volto di Faith le trasmise un senso di angoscia che raramente aveva provato in vita sua.

–Forse non mi sono spiegata bene- sibilò. –Ti sto - generosamente - concedendo la possibilità di arrivare al fondo della questione; ma non lascerò che la tua indagine non autorizzata danneggi la carriera mia e, soprattutto, di tua zia.

Vielleicht habe ich mich nicht klar ausgedrückt, Mutter4- ribatté Frida. –Non permetterò che il responsabile della morte di Aisling Carter vaghi libero solo perché tu e Tante Serle siete incapaci di assumervi la responsabilità delle vostre scelte sbagliate!

Faith stroncò sul nascere ogni ulteriore replica della figlia e disse, in tono perentorio –Ficcati in quella brillante testolina che sono perfettamente conscia di stare permettendo a un assassino di restare in libertà, ma non me ne frega niente; se per salvaguardare te quella Carter non riposerà mai inpace, così sia. Sei tu mia figlia, sei tu la mia priorità.

–Belle parole, ma sappiamo entrambe che, in questo momento, la tua priorità è di parare den Arsch5 a te e Tante!

–Diciamo che le due cose sono strettamente correlate- concesse Faith. –Temo che, nonostante l'intelligenza sopra la media - o, forse, proprio a causa di essa - tu non comprenda appieno la gravità della situazione: se Serle non verrà promossa a Ispettore Capo per colpa tua, vorrà le nostre teste. Vale veramente la pena rischiare tanto per una morte di cui non importa più niente a nessuno?

In un moto di orgoglio, Frida le strappò letteralmente di mano la chiavetta USB e rispose in tono aggressivo, quasi un ringhio –Importa a me, è più che sufficiente.

 

***

 

Al contrario di Frida, William stava dormendo beatamente, ignaro che, di lì a poco, un'improvvisa telefonata gli avrebbe fatto rischiare l'infarto di ogni organo infartabile. Le chiamate notturne lo terrorizzavano, perché, a meno di essere attese, non annunciavano (quasi mai) nulla di buono.

Con la prontezza di riflessi di un ghiro appena uscito dal letargo e l'acuità visiva di una talpa, tipiche di chi si è svegliato di soprassalto, brancolò nel buio in cerca del cellulare, aiutandosi con l'udito. Maledicendo mentalmente se stesso per aver lasciato il telefono acceso - e chi lo stava chiamando per l'elevato indice di "rompicoglionità" - biascicò un malmostoso –Pronto?

La voce squillante all'altro capo del telefono gli fece venire voglia di prendere a pugni il muro fino a sanguinare.

–Liam, ciao! Ho urgenza di parlarti.

"Cristo santo, Weil! Non potevi aspettare il mattino?", pensò; peccato che dalla sua bocca uscirono parole molto diverse, e di gran lunga più offensive.

–Se non è morto qualcun altro, un vaffanculo non te lo leva nessuno! Hai idea di che ore sono?- esclamò, ricevendo in risposta un laconico "clic", seguito da un lungo, lunghissimo silenzio. –Allora, ti decidi a parlare, o no? Pronto? Pronto? Ma che cazzo!

Ormai sveglio e carico di adrenalina, dopo una sfilza di imprecazioni contro la permalosità della Weil e svariati tentativi, infruttuosi, di ricontattarla, realizzò di averla fatta incazzare sul serio.

"Merda! Proprio adesso che stava iniziando a cedere al mio fascino!"

L'ostinazione della ragazza nell'ignorare le sue chiamate e messaggi rovinò irrimediabilmente il fine settimana e, per la prima volta in vita sua, William accolse l'arrivo del lunedì come una manna dal cielo: a scuola non avrebbe potuto sfuggirgli. Tuttavia, ciò non rese la sveglia mattutina più sopportabile; restava la solita ordalia, da sopportare con stoicismo e scontrosità fino alla prima tazza di caffè.

Quella mattina, contro ogni aspettativa, suo padre riuscì a svegliarlo senza l'ausilio della caffeina. Furono sufficienti cinque parole magiche.

–Ho parlato con tua madre.

Lo shock fu tale da farlo inciampare nei propri piedi, finendo steso sul pavimento della cucina con un tonfo a malapena udibile tra le risate di Cyril.

–Credevo che scenette del genere si vedessero soltanto nei film!

–Non ti vergogni a deridere tuo figlio?- esclamò William, rosso in viso, mentre si rialzava. –Disonore! Disonore su tutta la tua famiglia!

–Famiglia della quale anche tu fai parte, ma va bene.

–Disonore su di te, disonore sulla tua mucca!

–Non avrei dovuto crescerti a pane e classici Disney!- sospirò l'uomo, prima di riportare la discussione sui binari della serietà. –Comunque, aspettati prossimamente un cataclisma che spazzerà via ogni forma di vita sul pianeta, perché, incredibilmente, per una volta tua madre e io siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

–Riguarda il mio mantenimento?

–Come sei venale! C'è altro nella vita, oltre ai soldi!

–Sarà, ma non mi vengono in mente valide ragioni per rivolgervi la parola; a parte, forse, un implausibile quanto risibile ritorno di fiamma.

–Puoi dormire sonni tranquilli, sono ignifugo a quella donna. Sei l'unica cosa buona venuta fuori dal disastro chiamato matrimonio e l'unico motivo che ci obbliga a mantenere dei contatti.

–Allora si può sapere di cosa si tratta?

–Delle tue recenti... intemperanze- esalò Cyril evitando accuratamente di incrociare lo sguardo del figlio. –Mi preoccupi, Will. Stai prendendo una direzione che non mi piace. Da quando stai appresso a quella ragazza non sei più tu.

–Non addossare a Frida colpe che non ha! Ho scelto io di assecondarla, in parte perché credo in lei, in parte perché lasciata a se stessa è una mina vagante, ha bisogno di qualcuno che la tenga coi piedi per terra. La verità è che ti dà fastidio che esca con la figlia di una tua ex! Ah, se mi trovi tanto cambiato, probabilmente è perché mi hai lasciato che ti arrivavo a stento alla cintola! Fatti un bell'esame di coscienza, prima di sputare sentenze!

Cyril strabuzzò gli occhi, allibito: aveva dimenticato quanto profondi e repentini potessero essere i mutamenti d'umore e di pensiero di un adolescente.

–Ecco, è a questo che mi riferisco: non sei mai stato così insofferente! Ti sembra il modo di rivolgerti a tuo padre?- sbraitò, ormai a corto di pazienza. –Capisco che stai attraversando un'età difficile, arrivo persino a concepire che questo sia il tuo modo di farmi scontare il divorzio e gli anni di lontananza, perciò in parte me lo merito, ma non posso restare in disparte a guardarti gettare via la tua vita.

–Tu deliri!- ribatté il ragazzo, esterrefatto. –Sì, dev'essere così. Preferisco crederti pazzo, piuttosto che stronzo. Mi reputi veramente così immaturo da danneggiare me stesso per colpire te? E poi... di quali intemperanze parli?

–Dunque, vediamo... avermi costretto a interrompere una cena per raccattarti in una centrale di polizia come lo classifchi?

–Una piccolezza! Alla fine non hanno formalizzato le accuse, no?- rispose William, agitando una mano a voler sminuire la questione. –Oh, non fare quella faccia! Come se tu alla mia età fossi un angioletto!

La furia cieca gli fece perdere momentaneamente il lume della ragione, al punto da urlare –In confronto a te, persino Vyvyan ha l'aureola, e parliamo del genio del male morto per essersi messo al volante ubriaco perché non si fidava a lasciar guidare la sua ragazza!

La menzione dello zio passato a miglior vita fece dapprima impallidire, poi avvampare William, che ringhiò di rimando –Ma bene! Un'altro tassello del passato che mi hai tenuto nascosto! Abbiamo finito, o hai altri scheletri pronti a schizzare fuori dall'armadio?

–Non sei spiritoso!

–Bene, non intendevo esserlo. Ora posso sapere di cosa avete discusso tu e la mamma?

–Dell'opportunità o meno che torni a vivere con lei e, francamente, a giudicare dal tuo atteggiamento, abbiamo preso la decisione giusta.

–Vuoi rispedirmi in Australia senza il mio consenso?- ruggì William, sbattendo i pugni sul tavolo, gesto forse suggestivo di scarsa maturità, ma efficace nel comunicare intenzioni ostili; non avrebbe ceduto senza combattere. –Sono tuo figlio, non un pacco postale!

Col senno di poi, avrebbe potuto e dovuto mantenere la calma e ascoltare le ragioni di un tale cambio di rotta, invece di rinfacciargli la sua incoerenza.

–Di cosa ti lamenti? Hai messo in chiaro fin dal tuo arrivo che stare qui ti fa schifo, e l'unica ragione per cui ti sei trasferito è l'odio per... Coso... come si chiama? Il marito di tua madre. Non hai fatto altro che lagnarti: della pioggia, del freddo, dello smog, dei bus rossi a due piani, della scuola e delle persone.

–Sì, beh, potrei aver cambiato idea... sulle persone. Alcune.

–Al punto da non voler più tornare a Canberra alla fine dell'anno scolastico, come d'accordo?

–Forse. È un problema?

–Considerato di chi stiamo parlando - inutile negarlo: te lo si legge in faccia che il tuo improvviso amore per questo Paese ha nome, cognome e una madre che... sto zitto, va, sennò scado nel volgare - direi proprio di sì!- ammise l'uomo senza peli sulla lingua. –Specialmente dato che i recenti avvenimenti hanno indotto me e tua madre a riconsiderare le tempistiche.

–In che senso?

–Nel senso che abbiamo convenuto di anticipare il tuo trasferimento a dopo le vacanze di Natale, sperando che nel frattempo non combini altri disastri.

–Vorreste farmi cambiare scuola a metà anno? È da pazzi! Inoltre, per allora sarò maggiorenne, tanti auguri a costringermi ad andare dove non mi va!

Cyril non si scompose, e rilanciò con una (poco) velata minaccia.

–Tanti auguri a trovare un lavoro per mantenerti, figliolo!

Senza più frecce nella faretra, a William non rimase che abbandonare il campo (di battaglia) sbattendo la porta.

Se il buon giorno si vede dal mattino, la giornata si prospettava pessima.

 

***

 

L'amichevole pacca tra le scapole e il sorriso a quaranta denti di Kevin ebbero su di lui il medesimo effetto di un concerto di unghie che grattano su una lavagna a prima mattina, dopo una notte insonne.

–Fai schifo, Cartridge! Tanta felicità dovrebbe essere illegale!

–Buongiorno anche a te, Will! Non hai bevuto il caffè, stamattina?

–Mi è andato di traverso- borbottò l'australiano, per poi distogliere lo sguardo e infilare le mani nelle tasche.

–Allora offro io nell'intervallo- trillò Kevin, per nulla intaccato dalla nuvola temporalesca che aleggiava sull'amico. –Mi servi sveglio e performante, ho un lavoro per te.

–Di che genere?

–Un disegno, ovvio! Qualcosa di epico da regalare ad Alex per il suo compleanno.

–Accidenti! Siete diventati intimi!- osservò William, sorpreso da quell'inaspettato sviluppo.

–Siamo amici- replicò l'altro, lo sguardo fisso sui lacci delle scarpe, prima di gettare alle ortiche il proposito di mantenere un po' di compostezza. –Ottimi amici. È come se ci conoscessimo da sempre! Pazzesco! Non mi riesce facile fare amicizia, ma con lei sono entrato subito in sintonia.

–Se solo fosse il tuo tipo...

–Se solo fossi normale- mormorò Kevin, rabbiuandosi alla velocità della luce.

William, se possibile più torvo di prima, lo trattenne per un braccio ed espresse senza peli sulla lingua il proprio pensiero.

–Ehi! Non voglio sentirti mai più sparare cazzate del genere! Tu sei normale. Non lasciare che nessuno, nemmeno i tuoi genitori, ti convinca del contrario.

–Altrimenti? Mi picchi?- ridacchiò Kevin.

–Peggio- rispose l'altro, ridacchiando a sua volta. –Sguinzaglio Frida.

Atterrito alla sola idea, Kevin alzò le mani in segno di resa, e si affrettò a cambiare argomento.

–Va bene, va bene. Basta vittimismo. Ad ogni modo, la mia missione sotto copertura ha esumato diverse cosucce interessanti.

–Quanto interessanti?

–Il nome Stephen Rhys-Jones ti suona familiare?

–No. Dovrebbe?

–Eccome! A parte essere il candidato dei Tory alla carica di Primo Ministro, è il padre del tuo nuovo amico Kenny, alias Faccia da cavallo, amico di famiglia dei Carter e - rullo di tamburi - presunto amante di Aisling Carter!- allargò il sorrisofino a scoprire tutti i denti visibili, beandosi dell'espressione sconvolta del suo interlocutore. –Eh, già! Andrew giura e spergiura che il loro fosse un rapporto totalmente innocente, che sua sorella vedeva in lui una sorta di sostituto paterno, e che la gente ama scovare il marcio dovunque; ma io, da degno discepolo di Sherlock Weil, sono convinto che non c'è mai fumo senza arrosto.

–Inoltre, come direbbe la Weil se fosse qui, a volte il fumo può essere più che sufficiente a fornire un movente; veri o meno che fossero, se girassero pettegolezzi su mio padre, in grado di rovinargli la carriera, metterei a tacere chiunque li alimenti- asserì William, per poi assestare una vigorosa pacca sulla schiena all'amico. –Bel lavoro, Kev! Sei stato mitico!

–Puoi ricompensarmi con un ritratto di Alex degno della Tate Modern. Glielo devo: è sopravvissuta a incontro ravvicinato con mia madre!

William strabuzzò gli occhi, esterrefatto.

–Hai portato una ragazza a casa? Tua madre dev'essere morta dallo shock! Come ha reagito? Ha stazionato davanti alla tua camera per impedirvi di compiere atti indicibili sotto il suo tetto?

–Incredibilmente no. Al contrario, è stata gentilissima con Alex, quasi non sembrava lei. Ero sicuro avrebbe avuto da ridire sul suo aspetto da scappata di casa e i tatuaggi, invece sembrava al settimo cielo!

–Conoscendo entrambe, è un miracolo che Alex non l'abbia mandata affanculo!

–Incredibilmente no. È stata assolutamente perfetta- annuì Kevin. –Sai com'è, conviene a entrambi mantenere la facciata, almeno per il momento. Parafrasando sire Aragorn: verrà il giorno in cui cesseranno di esistere amori conformi e non, e potremo sentirci liberi di amare chi ci pare alla luce del sole, con il benestare dei nostri genitori; ma non è questo il giorno.

–Se stanno così le cose, altro che disegno, un collier di diamanti dovresti regalarle!

–Un tantinello fuori dal mio budget- scherzò Kevin. –Senza contare che vorrei evitare di alimentare più del dovuto le illusioni di mia madre. Un ritratto andrà benissimo. Che so, lei in posa da guerriera con la chitarra al posto della spada, una roba così.

–Si può fare- annuì William, massaggiandosi le tempie. –Dietro adeguato compenso, naturalmente.

Kevin rimase di stucco.

–Da quando sei così venale?

–Da quando mio padre ha minacciato di mandarmi a vivere sotto un ponte, se mi rifiuto di assecondare la follia sua e di mia madre.

–Follia?- chiese, perplesso, facendo eco all'amico.

William strinse i pugni per contenere la rabbia che minacciava di esplodere da un momento all'altro.

–Pretendono che zitto e buono torni in Australia dopo le vacanze di Natale. Col cazzo!

–Che cosa? Vogliono rispedirti senza il tuo consenso nella terra dove ogni singolo animale e pianta vuole vederti morto? Per citare zia Nicky: cazzo di Buddha! Frida come l'ha presa?

–Frida non lo sa- mormorò malinconico William. –E non dovrà mai venirlo a sapere, chiaro?

Kevin balbettò una flebile opposizione.

–Predichi tanto l'imperativo morale del cavolo, ma poi pianifichi di uscire con una ragazza finché puoi e mollarla da un giorno all'altro senza spiegazioni, spezzandole il cuore? Sei una merda!

–Non ho alternative! È fissata con l'assurdità dell'amore romantico, se le dicessi che come coppia abbiamo i giorni contati le mie - già risicate - possibilità con lei scenderebbero sotto lo zero!

–A parte che, ripeto, sei una merda anche solo a concepire una crudeltà simile... davvero pensi di riuscire a tenerla all'oscuro? Stiamo parlando di Sherlock Weil: da una semplice alzata di sopracciglio capirà che le nascondi qualcosa, e il cosa in questione da come ti tormenti le mani o le labbra mentre neghi l'evidenza! Scoprirà tutto prima di quanto immagini, e mi odierà per averglielo taciuto. Sei veramente stronzo a chiedermi di custodire un segreto del genere! Ehi! Mi stai ascoltando?

La risposta era: no, William aveva smesso di dargli attenzione nell'istante in cui aveva scorto l'inconfondibile figura di Frida, in piedi sul tetto con i lunghi capelli neri al vento, esattamente come il giorno in cui l'aveva conosciuta.

"–È troppo figo che sei australiano! Vedrai, in men che non si dica diventerai la bellezza esotica della scuola! Le ragazze faranno la fila per uscire con te! Dico bene, Kimmy?

Kimberly gli rivolse uno sguardo di scuse, e lui sbuffò una risatina: in realtà trovava Kevin davvero spassoso, ed era certo al punto da scommetterci che sarebbero stati ottimi amici. Al contrario, tollerava a malapena la sua gemella Kimberly, e men che meno il di lei ragazzo Nathaniel Jefferson-Keynes. Sperava con tutto il cuore, anche grazie all'intercessione di Kevin, di trovare presto nuovi amici, più simpatici di Kimberly "Ce l'ho d'oro" Cartridge e Nathaniel "Lustrami le scarpe, sudicio" Jefferson-Keynes. Tuttavia, il panorama che gli si presentava davanti non era dei più incoraggianti: con ogni probabilità il suo era un pensiero razzista, eppure non riusciva a non pensare che gli inglesi fossero tutti dannatamente scialbi, ragazze incluse.

Lascialo in pace, Kevvy. Non vedi che non ti sta cagando di striscio?

Ehi, è vero! Potrei offendermi, sai? Che c'è, Will? Hai già adocchiato qualcuna che ti piace? Che velocità!

Annoiato oltre ogni limite dalla piattezza dei suoi nuovi compagni, William era sul punto di ammettere che dubitava avrebbe trovato una ragazza capace di catturare il suo interesse, quando si accorse di una presenza decisamente peculiare.

Stava ritta in piedi sul tetto della scuola, incurante di trovarsi a un passo dal vuoto, con la divisa d'ordinanza perfettamente curata e la folta chioma nera come l'inchiostro che mulinava al vento, donandole un'aura da Gorgone. Sebbene da quella distanza non fosse possibile definirne l'espressione, gli parve di cogliere i medesimi noia e sprezzo che albergavano nel suo animo. La ragazza piegò la testa di lato e, per un attimo, si illuse gli avesse sorriso, quasi a volerlo ricompensare per essere stato l'unico ad aver sollevato gli occhi dal corrispettivo moderno della caverna di Platone: gli schermi degli smartphone.

Temendo di stare allucinando, strattonò Kevin per una manica della giacca e gli chiese, ansante come se avesse corso –Credevo che anche in questo- "Merdoso" –Paese il tetto di una scuola fosse precluso agli studenti.

L'amico seguì il suo sguardo, poi, compreso a chi si stesse riferendo, ridacchiò in risposta –Oh! Ehm, in teoria sì, ma questo non l'ha mai fermata. Ha una fascinazione per i luoghi elevati, specialmente se vietati. Ogni divieto è una sfida per Frida.

Frida?

La gatta sul tetto che non scotta. Si chiama Frida. Frida Weil. È mia amica, vuoi che te la presenti?

Non sapeva spiegarsene il motivo, ma quell'offerta lo infastidì indicibilmente; scosse il capo e, come la volpe della favola di Esopo, preferì fingere che l'irraggiungibile uva fosse acerba.

Non disturbarti. Non è il mio tipo."

D'istinto, incurante delle conseguenze, corse su per le scale a velocità tale da dargli il capogiro e fargli percepire chiaramente le violente pulsazioni cardiache, che non sapeva se imputare alla corsa, oppure alla scarica di adrenalina.

–Oi, Weil!- gridò, incerto se avvicinarsi o meno.

La reazione della ragazza, c'era da aspettarlo, fu di impietosa freddezza.

–Prendi fiato, se non vuoi morirmi davanti- attese un paio di minuti, dopodiché lo esortò a parlare. –Adesso, se nel frattempo non hai perso la lingua, dimmi cosa vuoi. Rimproverarmi perché infrango regolarmente le regole? Mandarmi al diavolo di persona?

–Mi dispiace, ok? Ero assonnato e stanco, ho straparlato. Ti chiedo scusa.

–Non è la prima volta che mi tratti da straccio, Liam. Le scuse, sebbene gradite, non bastano.

–C'è dell'altro. Ho informazioni sul caso Carter- ansò William dopo aver racimolato un briciolo di coraggio. –E intendo condividerle con te dopo scuola, lontano da occhi e orecchie indiscreti, possibilmente in un posto carino dove potrò offrirti da mangiare e/o da bere.

Ebbe successo nell'impresa di costringerla a prestargli attenzione: sbigottita, Frida arrossì, si girò di scatto verso di lui e chiese, esitante –Ein Moment, bitte. Mi stai chiedendo - in modo maldestro e contorto - di uscire?

–Serve sia più esplicito?

–No, tanto non posso accettare.

William, faticando a celare la delusione, incrociò le braccia e bofonchiò –Perché? Il tuo principe azzurro Aidan ha avuto un'epifania e realizzato che sei la donna della sua vita? Auguri e figli maschi! Ti prego di non invitarmi al matrimonio.

Irritata da cotanta immaturità, Frida manifestò il proprio disappunto colpendolo allo stomaco. William, però, seppur piegato in due dal dolore, non emise un lamento; in fondo, sentiva di esserselo meritato.

–Sei scemo o cosa? In caso lo avessi dimenticato, du Arschloch, sono in punizione! La versione softcore degli arresti domiciliari, hai presente?

–T-tutto qui?

–Sì, tutto qui!

Rasserenatosi, l'australiano si erse in tutta la sua altezza e, senza smettere di massaggiare la parte lesa, dopo due profondi respiri per placare la nausea (perlopiù provocata dal pugno, ma in minima parte dall'ansia) replicò –Allora sappi che quella di prima non era una domanda. Non me ne frega un cazzo se sei in punizione, Weil. Tu oggi esci con me!

 

Note dell'autrice

Ormai è guerra aperta tra mamma Faith e la sua "cucciola". Chi la spunterà?

E voi? Siete team Faith o team Frida? ;-)

Intanto, anche William ha i suoi piccoli, grandi drammi: riuscirà a convincere suo padre a non rimandarlo in Australia? Frida lo scoprirà? E, se sì, come la prenderà? Lo scoprirete solo leggendo!

Aufwiedersehen!

Ps: probabilmente non ve lo state chiedendo, ma ve lo dico lo stesso: il titolo del capitolo è un omaggio all'omonimo romanzo dell'inglese P. G. Wodehouse.

Pps: chi di voi ha letto le altre storie della Faith saga (o FLU, Faith Literary Universe) forse avrà colto il piccolo easter egg... la zia Nicky altri non è che Monica, la rossa (più che) amica di Adam Cartridge. ;-)

 

 

1Aspetta un attimo

2Di' la verità, mamma

3Assolutamente no!

4Forse sono io a non essermi spiegata bene, madre

5Il culo

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Serpentina