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Autore: riccardoIII    17/05/2023    10 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Mi dispiace.
Sono passati anni, lo so. Sono stati anni difficili, in cui scrivere anche solo due righe per me è stato impossibile. Ripensavo alla storia lasciata a metà, a quanti di voi dovevano essere rimasti ad aspettare qualcosa che sembrava non arrivare mai, a quanti di voi avessi deluso. Io ero delusa.
Ma ve l'avevo promesso, che questa storia sarebbe finita. E quinti eccomi, ora che ho ritrovato la serenità che mi serviva per completarla, insieme al finale.
Pubblicherò un capitolo il mercoledì e uno la domenica, da qui alla fine del nostro viaggio.
So di aver perso molti dei miei vecchi lettori, che probabilmente non sapranno mai che alla fine sono tornata. Ma se anche solo uno di voi che leggete apprezzerà la storia ne sarà valsa la pena.
Ora la smetto di annoiarvi e vi lascio al nuovo capitolo.
Ci rivediamo in fondo per le note.
 
 

Prima, pensava di aver visto il male.
 
Sirius afferrò un calice di vino elfico da un vassoio che galleggiava a mezz’aria e prese un lungo sorso; attorno a lui, nel giardino di casa Paciock, tutti sorridevano eppure l’aria sembrava comunque pesante, in qualche modo.
Gli invitati erano pochi, solo parenti e amici intimi; la tragica morte di Daniel, amico di vecchia data della famiglia Paciock, aveva stravolto i piani grandiosi della signora Augusta e il matrimonio di Frank e Alice si era trasformato in un evento tenuto quasi in sordina. La donna, aggrappata al braccio del marito intento a chiacchierare con un Charlus visibilmente provato, era impegnata a sovrintendere con lo sguardo al perfetto svolgimento di quella specie di tè pomeridiano trasformato in festa di nozze. I due sposi, felici come non mai, si aggiravano tra gli ospiti avvolti da un’aura di pacata serenità, non mancando di dedicare una parola gentile a chiunque.
James e Lily erano seduti sotto il porticato, su un dondolo bianco; sul viso di lui, Sirius non aveva potuto evitare di notarlo, erano comparse nuove linee di dolore. Lily, che era rimasta pesantemente ferita dopo lo scontro a Gloucester e aveva passato qualche giorno in casa loro in convalescenza per nascondere le sue condizioni alla madre, era più carina che mai nel suo abito blu notte.
Remus e Peter non erano stati invitati per proteggere l’anonimato dell’Ordine; Sirius dubitava ci fosse ancora qualcosa da proteggere considerato che il Profeta aveva proclamato a tutta la nazione la presenza inspiegabile di civili combattenti all’Eastgate market ad aprile, ma Moody non sembrava disposto a far uscire l’Ordine ancora allo scoperto almeno fino a quando i loro nomi fossero rimasti segreti.
Il capo degli Auror era impegnato a chiacchierare con la professoressa McGrannit, grande amica della madre dello sposo, a pochi passi da lui; i signori Prewett, che Sirius non aveva mai visto prima di allora, conversavano con una Dorcas dall’aria quanto mai amabile sotto a un frassino rigoglioso. Sirius si sforzò di distogliere lo sguardo dalla nuca della donna: non avevano ancora ripreso a parlarsi dopo la discussione di marzo e lui non era sicuro di riuscire a mantenere la sua risolutezza a non cercarla per primo vista la quantità di pelle che il vestito di lei lasciava nuda quel giorno.
-Tutto bene, figliolo?-
Quasi sobbalzò alle parole di Charlus; non si era reso conto che l’uomo l’avesse raggiunto.
-Certo. Il vino è ottimo-
L’altro produsse un sorriso, ma gli angoli delle sue labbra rimasero puntati verso il basso.
-So che non sono affari miei, ma se mi permetti l’ingerenza sono piuttosto convinto che dovresti parlarle-
Sirius rischiò di strozzarsi con la bevanda e Charlus emise una risatina che gli causò un colpo di tosse.
-Non penserai sul serio che non me ne fossi accorto, vero?-
Lui non rispose e puntò lo sguardo sull’attaccatura dei capelli di Charlus ma, nonostante i suoi tentativi di non guardarlo negli occhi, notò comunque il sorriso mesto dell’uomo, che rimase al suo posto sul suo viso segnato.
-Non ho idea del perché vi siate allontanati, e avrei preferito non sollevare l’argomento dato che non ti eri confidato con me a proposito della vostra relazione, ma sono diversi mesi ormai che vi becco a lanciarvi occhiatine ogni volta che siete nello stesso posto, e non vi rivolgete più la parola. Qualsiasi cosa sia capitata deve essere risolta, in un modo o nell’altro, non credi?-
Il tono dell’Auror era colloquiale, come se stessero parlando delle tartine al salmone affumicato che gli elfi distribuivano con solerzia, e Sirius lo trovò in qualche modo rassicurante.
-Non c’è molto da risolvere, in realtà. Abbiamo avuto una discussione e abbiamo smesso di frequentarci-
-Nessuno dei due dà la sensazione di aver chiuso la questione, però-
Il disagio gli stringeva lo stomaco, così prese un sorso di vino per placarlo. Non era sicuro di essere in grado di spiegare la situazione a suo padre con i termini che quella conversazione avrebbe richiesto.
-Non è che avessimo una… Relazione. Non siamo mai stati come James e Lily, se capisci cosa intendo. Non ci sono sentimenti, ecco. Quindi smettendo di vederci abbiamo già chiuso-
Charlus tossì di nuovo, ma Sirius non era sicuro che non fosse un modo per camuffare una risatina. Quell’uomo aveva sempre trovato divertente il suo imbarazzo.
-Ho sempre saputo che non era una questione di amore, Sir, ma sono piuttosto convinto che i chiarimenti siano necessari dopo qualsiasi incomprensione. Questo non significa che dobbiate tornare ad andare a letto insieme, ma almeno la smettereste di fissarvi in maniera tanto ovvia mettendo tutti noi in una posizione tanto scomoda-
-Andiamo, non siamo così ovvi! Nessuno si è accorto…-
-Vuoi dire che nessuno ne ha parlato con voi. La maggior parte di “noi” aveva scommesso che sareste finiti insieme quando tu ancora frequentavi la scuola-
Sirius rischiò di morire per la seconda volta in pochi minuti.
-Stai scherzando?!-
Charlus ammiccò.
-Affatto. Insomma, vi siete sempre girati intorno e la maggior parte di noi è addestrata a cogliere indizi, non dovresti stupirti troppo. Personalmente non ti nego che mi auguro che arrivi il giorno in cui tu conosca l’amore vero, così come è stato per me; sono tuo padre, dopotutto. Ma se questa cosa ti fa star bene, se lei ti piace… Perché non provare a sistemare le cose? Non rischi nemmeno di rimanere ferito, visto che non ci sono di mezzo i sentimenti, no?-
Sirius non seppe cosa rispondere; i due sposi avevano raggiunto i rispettivi genitori, nel frattempo, e tutti sembravano così tanto felici.
-Dorcas, Frank e Alice hanno affrontato Voldemort solo qualche mese fa, e per i nostri sposini era già la seconda volta. La situazione precipita ogni giorno di più. Il mio consiglio di padre non convenzionale è di prendere tutto ciò che puoi di bello da questa vita, figliolo. Non sappiamo cosa potrebbe succedere domani. E qualsiasi cosa ci fosse tra te e lei, suppongo che ti facesse star bene. Quindi perché rinunciare?-
Il riferimento al coinvolgimento di Dorcas nel duello con Voldemort durante l’attacco a Gloucester risvegliò uno strano pizzicorio alle sue dita. I tre Auror erano miracolosamente usciti indenni dallo scontro, probabilmente solo perché erano stati in netta superiorità numerica, ma Sirius era rimasto comunque piuttosto sconvolto quando aveva saputo cos’era accaduto. Solo il bisogno asfissiante di stare accanto a Charlus e James, che tanto avevano perso con la morte di Daniel e tanto ne erano stati distrutti, gli aveva impedito di correre a casa di lei per accertarsi che fosse realmente sana e salva.
-Davvero lo sapevate tutti?- domandò, cercando di evitare di rispondere alla domanda. L’Auror sorrise ancora e quel luccichio ormai sempre più raro illuminò il suo sguardo.
-Non proprio tutti, ma in molti avevano intuito qualcosa. Daniel sperava di sistemarti con Marlene, mi hai fatto guadagnare una bottiglia di idromele-
Non c’era dolore nel suo tono, solo un rassegnato affetto. La perdita del suo migliore amico aveva fiaccato molto Charlus, lo aveva ferito come solo un lutto del genere può fare, ma stavolta non si era arreso. Non era caduto. Era rimasto al fianco di Margareth e dei suoi figli, andava ancora a trovarli a giorni alterni, e si era preso cura di loro. Sirius sospettava che ci fosse una questione d’onore dietro, un patto siglato quando i due amici avevano deciso di prendere attivamente parte a quella guerra. Poteva capirlo meglio di chiunque altro.
Istintivamente lanciò un’occhiata a James, che con Lily aveva guadagnato il centro del giardino per osservare i due sposi che danzavano. Non poté fare a meno di chiedersi se lui, proprio come stava facendo suo padre, sarebbe stato in grado di sopravvivere abbastanza alla morte del suo migliore amico per occuparsi della sua famiglia.
James rise, proprio in quel momento, in risposta al passo falso di un impacciato Frank che rischiò di trascinare a terra la sua sposa e Sirius non si sentì poi tanto convinto di essere forte abbastanza.
 
-Un parco pubblico babbano, domenica pomeriggio, ad agosto!- urlò rabbiosamente Sirius, prendendo la mira su un incappucciato da dietro l’albero che lo proteggeva. Il suo furore produsse uno Schiantesimo tanto potente da far volare il Mangiamorte per almeno un paio di metri. James, a pochi passi di distanza da lui, duellava allo scoperto contro due avversari che avevano atterrato Remus; Remus che non rispondeva ai loro richiami.
-Coprimi!-
Non si prese nemmeno il disturbo di attendere una risposta; certo che Prongs l’avrebbe protetto si lanciò allo scoperto e, una volta raggiunto il corpo privo di sensi, se lo caricò in spalla quasi senza fermarsi prima di caracollare di nuovo nel mezzo della macchia di vegetazione che gli aveva offerto riparo dal suo arrivo a Sheffield.
-Rem! Moony, rispondimi cazzo!-
Nonostante i suoi gentili tentativi di risvegliarlo l’amico non diede segni di averlo udito. Terrorizzato, Sirius posò il corpo a terra tra i cespugli e mosse febbrilmente le mani sul suo collo alla ricerca di un battito: non riuscì nemmeno a distinguere il proprio da quello di Remus tanto il sangue pulsava sotto la spinta del cuore colmo di paura. In quel momento si ricordò di un consiglio datogli da Caradoc e avvicinò l’orecchio alle labbra dell’uomo svenuto; il rumore era flebile, lontano, ma c’era.
-Non dovevi venire, Rem, la luna è tra due soli giorni- lo rimproverò, non sentendosi nemmeno troppo strano a parlare con qualcuno che non poteva udirlo. Mentre si domandava se quello non fosse il primo segno della follia incombente, Sirius si alzò in piedi e puntò la bacchetta contro la testa del Mangiamorte che duellava contro James; un secondo dopo, Prongs era già accasciato accanto a Remus.
-Come sta?- domandò, scostando con gesti febbrili i lembi della camicia grigia per verificare se ci fossero ferite da rimarginare, se potessero fare qualcosa. Ma non potevano.
-Respira. Ma non sappiamo cosa l’abbia colpito, credo sia meglio portarlo al sicuro-
Le sopracciglia di James erano talmente corrucciate da formare una linea unica.
-Ok. Vai tu?-
Sirius quasi ghignò.
-Come vuoi. Non fare cazzate mentre non ci sono, intesi?-
L’altro annuì ma Sirius dubitava seriamente che l’avesse sentito; i suoi occhi erano troppo impegnati a scrutare oltre i cespugli, il suo cervello già al lavoro per stabilire quale dovesse essere la sua mossa successiva nella battaglia che imperversava a pochi metri da loro, oltre i muri di foglie.
-Prongs?-
James stava già alzandosi in piedi e si voltò appena al suo richiamo prima di lanciarsi a bacchetta sguainata nello scontro. Sirius si limitò a imprecare mentre già si caricava Remus sulle spalle.
Si Materializzò all’interno del piccolo giardino incolto che circondava quello che a prima vista sembrava un vecchio pub in disuso; oltrepassò i tavolacci di legno scrostato e le panche graffiate e picchiò il pugno contro la porta di legno su cui campeggiava un’insegna a malapena leggibile a causa della ruggine. I secondi che passarono prima di ottenere risposta gli sembrarono un’eternità.
-Chi è?-
-McCulloch, e porto carico-
La porta si spalancò immediatamente e Peter strabuzzò gli occhi quando videro chi fosse, il carico; Sirius si catapultò al coperto fingendo di non udire le richieste di spiegazione, a cui rispose solo dopo aver adagiato Remus su uno dei vari letti sistemati in quella che un tempo era stata la sala principale del “The Honest Men”.
-Non so cosa gli sia capitato, era a terra quando siamo arrivati. Respira. Se hai bisogno di una mano contatta la Chips, Silente ha assicurato che risponderà-
Peter si stava torcendo le mani.
-Non possiamo fidarci, Pads, non fa parte dell’Or…-
Sirius, che aveva già raggiunto la porta del vecchio pub di Ayr tentando di reprimere il senso di colpa per aver abbandonato uno dei suoi migliori amici in una stanza polverosa senza far nulla per lui, si voltò appena e non tentò nemmeno di nascondere la sua esasperazione.
-Se Silente dice che ci si può fidare, ci si può fidare. Non farà parte dell’Ordine, ma Madama Chips ci ha sempre aiutati senza fare domande quando avevamo bisogno di lei. Ha salvato Dorea, una volta, senza chiedere nulla. Ricordi?-
Immaginò che Wormtail stesse annuendo mentre gli correva dietro.
-Come sta andando?- domandò, la voce incrinata dall’ansia. Questa volta Sirius lo degnò di un sorriso bieco.
-Sinceramente, Pete, non ne ho la più pallida idea-
 
Mezz’ora dopo, Sirius avrebbe avuto una risposta più precisa per Peter: stava andando molto male.
Non aveva più trovato James; Lily stava affrontando un Mangiamorte a qualche metro da lui mentre Frank e Alice coi loro mantelli blu facevano fronte comune contro tre incappucciati al limitare della radura in cui il loro gruppetto si trovava. La cosa molto negativa di combattere in un parco era che diventava difficile non disperdersi in piccole unità, che dunque non avevano alcun modo di sapere cosa stesse accadendo ai loro compagni.
Quando era riapparso nel punto da cui era partito con Remus, Sirius l’aveva trovato deserto; aveva seguito le urla e gli scoppi, la migliore guida in un contesto del genere, e sulla sua strada verso gli scontri aveva trovato Cora Fawley intenta ad arginare il sangue che fluiva fuori dalla spalla squarciata di Gideon Prewett.
-Va’ all’Honest!- le aveva suggerito, proseguendo oltre. Un uomo sulla sessantina, probabilmente un Babbano da come era vestito, era accasciato contro il tronco di un salice; se non avesse avuto gli occhi sgranati dal terrore sarebbe potuto passare per addormentato.
Si era diretto verso est, dove il fumo si innalzava oltre le cime degli alberi come un cartello pubblicitario, imbattendosi in un’area attrezzata per bambini in cui un’intera squadra di Auror aveva circondato sei incappucciati, di cui due erano già stati atterrati. Alle loro spalle, dietro lo scivolo di legno, Fenwick e un paio dei suoi uomini della Squadra Speciale Magica stavano domando il rogo. A Sirius era venuta la nausea quando si era reso conto che a causare l’incendio di cespugli e alberi doveva essere stata la fuga della sagoma carbonizzata che giaceva al suolo, inerte, in mezzo alla cenere. Non era stato in grado nemmeno di capire da che parte fosse la testa.
Gli Auror e gli Agenti non si erano accorti di lui, quindi aveva ritenuto opportuno andare avanti. Aveva dato una mano a Podmore a liberarsi di un Mangiamorte piuttosto tenace, e solo dopo un duro duello erano riusciti a venirne fuori. Entrambi non avevano perso tempo prima di cercarsi un nuovo avversario da affrontare, lanciandosi ancora una volta lungo i sentieri che attraversavano le macchie di vegetazione, ma dovevano aver preso svolte differenti perché quando aveva affiancato Lily nella sua battaglia, Sirius era di nuovo solo.
Lui e i suoi compagni dell’Ordine stavano tentando di avvicinarsi al punto in cui il sentiero si inoltrava tra gli alberi di fronte a loro; continuavano a sbucarne fuori Mangiamorte, il che aveva fatto supporre a Frank e Alice che lì da qualche parte ci fosse l’epicentro dello scontro o, se fossero stati fortunati, il luogo in cui erano concentrate la maggior parte delle forze di Voldemort. Se fossero riusciti a circondare l’area e ad attaccare contemporaneamente da più lati potevano ottenere un buon vantaggio.
Quando i due Auror avevano proposto il piano, in una pausa tra una parata e un attacco, Sirius aveva evitato di far notare che in quel piano c’era più di una falla, e ciascuna di esse aveva dimensioni ragguardevoli.
Troppi Mangiamorte. Possibilità che finissero presi in mezzo i “Buoni”. Trappola.
Ma soprattutto, dov’erano finiti tutti gli altri?
Stava andando male, malissimo.
Riuscì a colpire uno degli avversari di Frank quando questi sollevò il braccio oltre la spalla per compiere uno strambo movimento; una delle complicazioni peggiori nell’affrontare i Mangiamorte era che spesso utilizzavano incanti a loro totalmente sconosciuti. Non poté evitare di pensare a Fenwick e alle sue lezioni sulle contromaledizioni mentre si lanciava oltre un cespuglio per evitare la vendetta di uno dei compari del tipo che aveva colpito.
Sirius non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato da quando era cominciata, ma di sicuro era esausto; nonostante fosse ancora miracolosamente illeso sentiva i muscoli irrigiditi dalla tensione e la lucidità cominciava a venire meno. Mentre cercava di concentrarsi su ciò che stava accadendo venne quasi colpito da una maledizione di rimbalzo, cosa che lo portò a rialzarsi con la fattura già sulle labbra, ma si rese conto che in quei pochi secondi che aveva trascorso dietro al mucchio di foglie lo scenario era cambiato. Al fianco di Lily c’era Emmeline Vance, e osservandola Sirius non poté evitare di provare un moto di ammirazione; l’eleganza con cui si muoveva, sprigionando potere e determinazione da ogni movimento deciso del polso ma anche semplicemente la postura assunta durante il combattimento lasciavano presagire di avere a che fare con una duellante eccezionale. Era un piacere per gli occhi guardarla, la sua bravura andava oltre la semplice scaltrezza: era quasi un’esibizione. E ci fu un preciso istante in cui Sirius capì che per il suo avversario, che pure non pareva affatto un novellino, non ci sarebbe stato alcuno scampo.
Un attimo dopo il Mangiamorte giaceva a terra privo di sensi e la donna stava già prendendo la mira sull’unico contendente che ancora teneva impegnati i due Auror e, incredibilmente, lo stese con un unico colpo alla testa che gli fece anche cadere il cappuccio. Era una donna, una donna che Sirius non aveva mai visto prima, dai lunghi capelli biondo sporco e i lineamenti terribilmente comuni. La Guaritrice si avvicinò a lei e studiò il suo viso pietrificato, gli occhi che scattavano arrossati nelle orbite spalancate e le mani contratte fino allo spasmo; quando sollevò la manica sinistra della sua veste solo per rivelare un braccio perfettamente candido, Emmeline non parve affatto stupita.
-Penso sia controllata con la Maledizione Imperius, non credo sia prudente lasciarcela alle spalle come tutti gli altri. La porto al San Mungo-
E prima ancora che qualcuno potesse dire anche una sola parola, Emmeline era già sparita.
-Qualcuno di voi sapeva che abbiamo uno dei Duellanti più capaci del globo al nostro servizio?- disse Sirius, ancora sconvolto, raggiungendo di corsa Lily e aiutandola a fermare la benda che aveva ricavato dalla maglietta per coprire il taglio sul suo fianco.
-Non l’avevi mai vista prima? Il Capo ancora la corteggia, ma lei ha preferito fare la Guaritrice che l’Auror. Ho sentito dire che ai tempi della scuola era la pupilla di Vitious, che è stato un grandissimo duellante-
-È stato imbarazzante,- rispose Lily a Frank, quasi risentita, toccando con la punta del piede la spalla del Mangiamorte rimasto a terra davanti a lei, -Erano dieci minuti buoni che combattevo contro questo tizio e non ero nemmeno lontanamente vicina ad atterrarlo. Lei ci ha messo mezzo secondo-
-Se ti può consolare, ha statistiche migliori anche delle nostre. E noi andiamo a caccia di Maghi Oscuri per lavoro. Siete pronti? Dobbiamo muoverci-
Sirius si assicurò che Lily non perdesse troppo sangue prima di annuire all’indirizzo di Alice e seguire i mantelli blu dei due Auror lungo il sentiero che si addentrava nella boscaglia; la sua mano destra stringeva la bacchetta con forza, e si sentì un po’ sollevato quando la Rossa in un sussurro gli disse: -Questa storia non mi piace affatto-
Camminarono per due minuti buoni tra gli alberi, i sensi in allerta perché un attacco poteva provenire da ogni dove, e Sirius si sentiva più agitato a ogni passo compiuto in avanti. Padfoot, dentro di lui, spingeva perché si voltasse e scappasse via.
Poi sbucarono in una radura, Frank e Alice per primi e loro come retroguardia, ed ebbero appena il tempo di scorgere quella che sembrava una marionetta pendere da un albero prima che scoppiasse l’inferno.
-GIÙ!- urlò Alice, e Sirius sentì il raggio di una maledizione strinargli i capelli mentre si lanciava per terra trascinando Lily con sé. Attorno a loro era una cacofonia di maledizioni urlate, incantesimi vaganti, vesti nere in movimento. Sirius strisciò abbastanza lontano da Lily da poter muovere il braccio della bacchetta senza limitazioni e lanciò un Incarceramus dalla posizione assurda in cui si trovava; gli era parsa una mossa alquanto disperata, ma invece funzionò: forse perché i lampi delle maledizioni oscuravano i loro movimenti, il Mangiamorte che aveva puntato non si accorse minimamente di essere sotto tiro fino a quando non cadde a terra legato come un salame. Seguendo il suo esempio anche gli altri cominciarono a contrattaccare, ma erano ancora in una posizione troppo scoperta.
-Dovremmo strisciare tra gli alberi, qui non abbiamo protezione!- urlò Frank per sovrastare il boato che accompagnava ciascun incantesimo; tutti annuirono e cominciarono a muoversi a ritroso, lentamente, per rientrare nel rifugio offerto dagli alberi che circondavano il sentiero. Lily, con un’illuminazione che Sirius giudicò fantastica, eresse uno Scudo che proteggesse la loro ritirata. Non sarebbe stato sufficiente a bloccare una maledizione maggiore, ma era la migliore opzione su cui potessero contare.
Sirius pensava che ce l’avessero fatta, erano ormai quasi al riparo degli alberi e avevano schivato tutti gli incanti peggiori, quando lo scudo davanti a lui cadde. Si voltò verso Lily e il suo stomaco fece un salto all’indietro.
La Rossa non era più accovacciata al suo fianco; un incappucciato la teneva per i capelli, la bacchetta puntata contro il suo collo, e due suoi compari avevano loro tre sotto tiro. Gli occhi verdi di Lily erano sgranati e per quanto stesse provando a nascondere il terrore la sua maschera di fierezza era un po’ crepata.
Improvvisamente tutti i rumori attorno a loro sparirono; nessun incantesimo fendeva l’aria, nessuno parlava. Di sicuro Sirius aveva smesso di respirare. Cercava di far lavorare il cervello impantanato nel pensiero che Lily potesse morire e non riusciva a pensare ad altro; non aveva idea di quanti Mangiamorte ci fossero attorno a loro, né di quanti ne avessero atterrati durante la loro ritirata incauta. Erano stati tanto sciocchi da cadere nella trappola, e lui giurò che avrebbe sempre dato retta a Padfoot se quel giorno fosse sopravvissuto.
-Bene bene, chi abbiamo qui? I Paciock, gli sposini che il Signore Oscuro tiene tanto a incontrare il prima possibile, e poi due ragazzini. Cosa ci fate qui, un pic-nic in mezzo alla feccia?-
-Non l’hai riconosciuto?- domandò con voce roca l’uomo che puntava la bacchetta contro Frank, -Ci sta sempre in mezzo ai piedi, era anche a Tinworth, e a Hogsmeade. È tale e quale a suo padre, almeno in faccia. Il vecchio Orion ci tiene troppo al suo bel faccino per mettere piede in mezzo alla battaglia. No, lui manda il suo piccolo alfiere…-
Il Mangiamorte della voce roca scoppiò a ridere, e Sirius ricordò.
-A Hogsmeade ti ho steso, vero? Non sembravi così sicuro di te allora-
La risata dell’uomo si trasformò in un ringhio e Sirius si beccò un calcio in pieno ventre dall’incappucciato che stringeva Lily; questo gli diede un’idea, stupida e disperata, ma era l’unica che avesse.
Rotolò sul fianco, mugugnando, e il suono di un altro calcio gli fece capire che Frank o Alice dovevano aver tentato di ribellarsi. Senza perdere tempo rialzò la testa.
-Ho passato parecchio tempo a rimuginare su chi potessi essere, ero sicuro di aver sentito la tua voce da qualche parte… Non sarà stato per caso a un pranzo di famiglia?-
Il Mangiamorte fece un passo verso di lui sollevando la bacchetta. Forse forse
-Io starei zitto, ragazzino-
-Come sta il caro Alexander? È qui con te anche lui?-
Il dolore lo colpì rapido come una frusta e il sangue invase il suo campo visivo. La pelle della sua guancia sinistra bruciava come se ci avessero appiccato un fuoco e il sangue sgorgava a fiotti dalla profonda ferita, finendogli in bocca.
-E il tuo fratellino? Non hai voglia di rivederlo? Ultimamente è parecchio sfuggente. Da quando Orion ti ha cacciato di casa poi non ti sarà capitato troppo spesso…-
-Ho avuto il dispiacere più volte di quante avrei voluto. Piuttosto, non vedo tuo fratello dalla fine della scuola. Aveva un bel gruppo di amici, vero? Tutta gente per bene-
Questa volta il dolore fu totale. Non riusciva a muoversi mentre tutto il suo corpo veniva percorso da quelle che sembravano correnti di calore ad altissima temperatura; le sue membra si contraevano in spasmi dolorosissimi, i suoi occhi stavano quasi per capovolgersi e, davvero, Sirius sperava di svenire il prima possibile.
E poi cessò, da un momento all’altro; avrebbe tanto voluto avere la forza di aprire gli occhi e cercare di capire cosa stesse accadendo ma non riuscì a fare nient’altro che rimanere lì, accasciato su un fianco, a cercare di respirare in mezzo al sangue che gli colava in bocca e riacquistare la capacità di governare i suoi muscoli.
Ci mise qualche attimo a rendersi conto che la battaglia attorno a lui era ripresa, ma ancora non aveva la forza di fare alcunché. Nemmeno quando capì che qualcuno stava chiamando il suo nome trovò la cosa rilevante.
-Sir, sono io. Ehi, Sirius, dai, rispondi! Cazzo, Pads, rispondimi!-
Poi quel qualcuno lo voltò bruscamente sul dorso e lo sentì trattenere il respiro; non ebbe bisogno di aprire gli occhi per capire chi fosse.
-Quel coglione mi ha squarciato la faccia, vero? Fammi di nuovo bello, Prongs, così posso andare a rompergli il culo-
La voce non gli era venuta fuori proprio benissimo, ma James aveva capito comunque perché sbuffò e poi rise quella sua risata nervosa un po’ tremolante. In un secondo si sentì afferrare per le braccia e trascinare via dalla linea di fuoco.
-Lily?-
-Sta bene, si sta occupando di vendicarti. Suppongo che poi ti urlerà contro per esserti fatto fare a fette per difenderla-
James lo fece poggiare contro un tronco d’albero e voltò il suo viso in modo da avere perfetta visuale sulla ferita.
-Ok, l’osso si vede appena. Dovrei riuscire a richiuderla.
Sirius gli lanciò un’occhiataccia.
-Sarebbe fantastico se lo facessi in fretta. Sai, fa un male cane-
Due minuti dopo James abbassò la bacchetta e Sirius si passò una mano sulla pelle sana.
-Ottimo lavoro, Prongs. Andiamo?-
L’altro lo fissò con fare speculativo.
-Sei sicuro di farcela? Con che altro ti hanno colpito?-
-Non ne ho la più pallida idea, ma non è stato troppo piacevole. Ora sto bene, comunque, andiamo?-
James annuì, ma prima di aiutarlo ad alzarsi sporse la testa oltre i cespugli che gli offrivano riparo.
-Sembra che ce la stiano facendo da soli, ma se ci tieni tanto-
In effetti l’arrivo dei rinforzi dell’Ordine, e soprattutto degli uomini in divisa del Ministero, sembrava aver tramutato la trappola tesa dai Mangiamorte in uno scacco contro loro stessi. Tutto il perimetro della radura era occupato dagli uomini del Ministero che davano battaglia senza esclusione di colpi alcuna. Sirius e James ebbero appena il tempo di bloccare un incappucciato che stava tentando la fuga prima che qualcuno urlasse: -Morsmordre!-.
Uno spettrale teschio verde pallido dalla cui bocca spuntava un serpente sorse nel cielo che andava ormai scurendosi sempre più. Mentre gli occhi di tutti loro erano puntati sull’orrendo Marchio Nero i Mangiamorte si smaterializzarono e la radura si svuotò anche dei corpi degli incappucciati che erano stati atterrati. In un attimo, prima ancora che potessero rendersi conto di quello che stava succedendo, era tutto finito.
Il ringhio di frustrazione di Moody Sirius non l’avrebbe mai dimenticato.
Lui e James corsero da Lily per accertarsi che stesse bene. La Rossa era poggiata contro il tronco di un sorbo e si reggeva il fianco con aria dolorante; la ferita aveva ripreso a sanguinare, tanto che la benda improvvisata ormai era pressoché inutile. La ragazza, comunque, alzò il capo quando li sentì avvicinarsi ed ebbe la forza di tirare un ceffone alla spalla di Sirius.
-Cosa diavolo stavi cercando di fare, volevi farti ammazzare?! Hai praticamente detto a quel tipo che l’hai riconosciuto, ti verrà a cercare adesso!-
Lui non tentò nemmeno di proteggersi dalla sua ira.
-Lily, eri ostaggio dei Mangiamorte. Davvero ti aspettavi che ti lasciassi lì senza fare nulla? Tu che hai sfidato Voldemort per liberare me?!-
La ragazza non rispose ma lo guardò malissimo. James, che stava cercando di non ridere, si concentrò sulla sua ferita per dissimulare.
-Dovremmo andare, hai bisogno di cure tesor…-
In quel momento si udì un suono spezzato, come un mugolio di dolore; i ragazzi si voltarono immediatamente verso il suono e capirono che era stata Cora Fawley, all’altro capo della radura, a emetterlo. In un attimo furono al suo fianco, Lily con un po’ di fatica, e l’orrore paralizzò Sirius molto più di qualsiasi incantesimo gli avessero mai scagliato contro.
Senza poterne fare a meno, mentre tutti i presenti accorrevano e rimanevano sconcertati quanto loro, rimasero a fissare quello che al loro arrivo nella radura Sirius aveva scambiato per un fantoccio.
Era Chase Stebbins, morto, crocifisso contro un albero.
 


Note:
Ayr esiste davvero, i suoi tifosi sono chiamati "The Honest Men", da cui il nome del pub. I nomi in codice dei membri dell'Ordine sono quelli di storici giocatori della squadra.
Grazie ancora per la pazienza.


 
   
 
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