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Autore: stocklitio    19/05/2023    0 recensioni
"Ad un tratto una piccola mano dalla chiara pelle toccò la sua fin troppo grande e fin troppo bianca. Alzò immediatamente lo sguardo e si trovò dinanzi ad un cespuglio di capelli ricci castani che incorniciavano un piccolo viso sul quale apparivano grandi gli occhiali posati sul naso.
Non poteva essere vero.
Era Ofelia."
Una nuova storia con protagonisti Ofelia e Thorn, partendo da un finale alternativo di Echi in Tempesta. Cosa sarebbe accaduto se Thorn fosse riuscito a ritornare nel Dritto? E cosa accadrebbe se anche l'Altro dovesse riuscirci?
Soprattutto come si comporterebbero in un mondo in cui non si è verificata la Lacerazione?
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaela, Ofelia, Renard, Thorn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Salve lettori! Come procede la lettura? Spero che la storia vi stia piacendo e che questi capitoli introduttivi siano interessanti! I nostri protagonisti si stanno dirigendo al Polo, cosa accadrà quando arriveranno?"

CAPITOLO 3
 
Dopo due giorni di viaggio arrivarono al Polo e appena misero piede sul suolo furono catapultati nella vita piena di intrighi e cospirazione tipica di quell'arca. 
I parenti di Ofelia furono sistemati nel piccolo cottage di Berenilde e tutti, compresa la madre, furono ammaliati da quella casa di campagna nascosta in un'arca piena di neve. I più piccoli furono colpiti da quel vasto giardino che in realtà era una emera illusione ed infatti iniziarono a rincorersi lanciandosi le gialle foglie che coprivano il suolo. 
Subito dopo il loro arrivo Ofelia, Berenilde, Vittoria e Thorn si recarono da Faruk. Tutti sapevano cosa li aspettava: Thorn avrebe dovuto affrontare un processo, avrebbero dovuto annullare il matrimonio, organizzarne un altro e pianificare la loro nuova vita. 
Appena giunti a coorte tutti gli occhi erano puntati sui quei 4 personaggi che da un paio di anni erano al centro dei vari petegolezzi. Nonosante cercassero di passare innoservati non ci riuscirono, un pò per la sciarpa di Ofelia che cercava di trascinare la padrona lontana da lì, un pò per il cigolio dell'armatura di Thorno e un pò per Berenilde che mostrava la figlia ormai rinsavita come un trofeo. Dopo il suo soggiorno a Babel e su Anima Ofelia non era più abituata a quel vortice di illusioni e per un attimo a causa delo scintillio delle pareti e un pò per la cacofonia dei colori si sentì mancare l'aria. Per una piccola frazione di secondi nella sua mente si manifestarono tutte le angherie che aveva subito, le torture e i sorprusi solo perchè era la fidanzata di Thorn. Per un attimo vacillò sulle sue convinzioni e desiderò assecondare il desiderio della sciarpa di tornare indietro, ma in un attimo il suo sguardo si posò sulla schien di Thorn e ogni dubbio si dissipò come le nuvole dopo un temporale: il suo posto era accanto a Thorn e probabilmente avrebbe ripercorso ogni tappa per raggiungere quell'obbiettivo. Thorn si fermò ed afferrò la mano di Ofelia, forse aveva percepito i suoi timori o probabilmente temeva che la sciarpa l'avrebbe fatta cadere. Nel momento in cui le loro mani si toccarono entrambi furono pervasi da un terpore rassicurante che placò ogni dubbio e timore perchè non era solo Ofelia ad avere paura, ma anche Thorn, generalmente era in grado di tenere sotto controllo le proprie emozioni ma quel giorno il suo cuore batteva in un ritmo notevolmente accelerato. Temeva che Faruk, dopo tutto quello che era accaduto, non rimuovesse il suo status di bastardo ma temeva in particolar modo di dover affrontare il carcere perchè questo implicava lasciare Ofelia da sola. Tuttavia, appena sentì l piccola mano di Ofelia stringere la sua ogni dubbio e timore svanirono: lei gli sarebbe stato accanto in ogni caso. 
Incontrarono Faruk nella sala dove qualche tempo prima Ofelia aveva assistito alla sua prima mutilazione, quella del principe. La sala era gremita di gente, ma nonostante questo scorsero immediatamente Faruk seduto su una grande poltrona circondato dalle sue preferite che cercavano in ogni modo di occupare la posizione migliore per farsi ammirare meglio dal proprio Signore. 
Come se fosse la prima volta Ofelia si sorprese dell'immensità di quella bianca figura che mostrava noncuranza per ogni cosa che gli accadeva intorno. 
"Mio Signore, sono lieta di mostrarvi vostra figlia Vittoria! Purtroppo la piccola in questi giorni era stata poco bene, ma ora è più in salute che mai" disse Berenilde mentre posava delicatamente Vittoria dinanzi a Faruk, pronunciò quelle parole con un tono particolarmente alto probabilmente per farsi sentire da coloro che ritenevano che la bambina fosse ritardata o chesarebbe morta da lì a breve. Faruk squadrò a lungo l'esserino appoggiato sulle sue gambe fino a quando Vittoria, sorprendendo tutti, sorrise al padre e l'abbracciò omeglio cerchò di cigere completamente il grande busto con le sue piccole manine. Ancora più sorprendente fu la reazione di Faruk che ricambiò l'abbraccio in maniera tale da avvolgerla completamente cercando di non farle del male. Tutti i presenti restarono senza parole, quel gigante bianco che nella maggior parte dei casi appariva spaesato in quel momento sembrava più che cosciente delle sue azioni. Berenilde dinanzi a quella scena si commosse e con sguardo fiero si sistemò accanto ai due, in una posizione d'onore rispetto alle altre favorite che in viso erano verdi per la gelosia. 
"Signore, sono qui per essere sottoposto ad un equo processo." Ad interrompere quel tenero momento fu Thorn. Tutti i presenti si voltarono verso di lui, alcuni lo additavano altri invece lo guardavano con disprezzo. 
Faruk gli rivolse uno sguardo interrogativo, non ricordava chi fosse quella figura dinocolata che lo guardava intensamente, apparentemente Thorn appariva come una statua di marmo, ma il rumore del coperchio dell'orologio che si apriva in continuazione lo tradiva,nonostante non fosse un animista al 100% aveva una notevole influenza su quell'orologio. Ofelia gli strinse ancora di più la mano cercando di infondergli sicurezza, ma doveva ammettere che anche lei era in preda all'agitazione tanto che la sua sciapa cercava di attorcigliarsi lungo le sue braccia e quelle di Thorn. 
"Voi sareste?" Domandò Faruk con voce priva di ogni emozione. 
"Il vostro ex-intendente" fu la risposta secca di Thorn. 
"Ehm, Signore. Lui è il vostro ex-intendente. Circa 2 anni fa è stato accusato di omicidio e di evasione. Inoltre lei ha ribaltato la sua condizioni e non è più un bastardo, ma ha un titolo nobiliare. Dovrebbe subire un processo per i reati citati." Ad aiutare Faruk e i suoi interlocutori fu l'aiuta memoria, dall'espressione dello Spirito non si capiva se effettivamente avvesse ricordato o meno. 
"Come giustificate le vostre azioni?" Domandò svogliatamete Faruk mentre aveva ancora sulle gambe Vittoria e le accarezzava delicatamente i lunghi capelli biondi tendenti al bianco, era come se fosse ipnotizzato dalla bambina che lui aveva contribuito a generare. 
Con grande stupore di Ofelia il processo era iniziato. 
"Ho ucciso il barone Malchior per legittima difesa. Per quanto riguarda la mia evasione non ho giustificazione." Nonostante sperasse in una difesa più passionale e impregnata di richiesta di perdono, Ofelia non si meravigliò di quel breve e apatico discorso del marito. In fin dei conti dopo l'uccisione di Malchior l'aveva supplicata affinchè lei non facesse niente per impedirgli di consegnarsi alla giustizia, sapeva di aver sbagliato ed era consapevole che dovesse pagare per i propri sbagli. Probabilmente il suo senso del dovere era uno dei motivi per cui l'amava. 
Dopo la breve difesa di Thorn nella sala ci fu silenzio. "Va bene, siete assolto da ogni accusa" decretò fiaccamente Faruk, poi con un movimento lento prese una penna e il taccuino e scarabocchiò qualcosa. 
"E potete riprendere il posto come intendente, da quello che so il vostro successore non è stato molto efficiente" aggiunse Faruk senza staccare gli occhi dal foglio. 
"Grazie Signore" rispose Thorn con un tono difficile da decifrare, Ofelia lo guardò attentamente e non riusciva a capire se fosse sorpreso, grato o contrariato. Quel volto solcato dalle cicatrici non rivelava niente. 
"C'è altro?" Domandò Faruk all'aiuta memoria. 
"No, Signore" rispose l'uomo. 
"Bene, se non vi spiace vorrei passare del tempo con mia figlia" prese Vittoria in braccio e si diresse verso i suoi appartamenti, Berenilde cercò di seguirli ma Faruk guardandola negli occhi disse: "Da soli" e lasciò la donna che aveva sul volto un'espressione di stupore mista a preoccupazione. 
Non appena Faruk abbandonò la stanza le vecchie abitudini della corte del Polo non tardarono a manifestarsi, molti si avventarono su Thorn con delle richieste assurde che lui come intendente rientegrato aveva il dovere di riesaminare, altri si avvicinarono a Berenilde e con falsi sorrisi si complimetavano per la piccola Vittoria. Una minima parte si avvicinò anche ad Ofelia complimentandosi con lei per le nozze avvenute qualche anno prima. 
Mentre cercava di tranquillizzare la sciarpa agitata a caua di quella moltitudine di gente si sentì afferrare la mano. "Vieni con me" le sussurò Thorn all'orecchio. Come un battello nel pieno della tempesta i due si fiondarono in mezzo alla gente cercando di crearsi un passaggio. Un pò a causa della sua gofaggina, un pò per la sciarpa che non aveva nessuna intenzione di tranquilizzarsi e un pò per via della gente che cercava di trattenerli Ofelia cadde rovinosamente. Fu una frazione di secondi, Thorn non percepì più la stretta della mano di Ofelia, con la coda dell'occhio la vide cadere e quasi immediatamente si precipitò su di lei per proteggerla da quella folla. Nonostante la gamba mal ridotta riuscì a prenderla in braccio e appena fu sicuro della presa urlò: "Ascoltatemi tutti, per oggi l'Intendenza resterà chiusa. Domani alle 8 aprirà e potrete prendere appuntamento." Probabilmente involontariamente aveva attivato gli artigli perchè tutti tacquero ed indietreggiarono, la stessa Ofelia avvertì un leggero mal di testa. 
Con grandi falcate abbandonò la stanza e si ritrovò in un lungo corridoio dove si fermò e posò Ofelia a terra. "Ti sei fatta male?" Le domandò guardandola con attenzione. 
"Sono tutta intera" rispose Ofelia rivolgendo a Thorn lo stesso sguardo indagatore. 
"Sei felice di essere di nuovo intendente?" Gli domandò a bruciapelo. 
Sospirò e le rispose: "Avrei comunque dovuto cercare lavoro. Almeno con l'intendenza non devo partire da zero. Percepisco che tu non sia contenta di questa svolta." Le disse con una leggere inflessione nel tono. "Sono felice che è stata annullata la tua condizione di bastardo e che tu abbia ricevuto l'incarico di intendente, ma ho paura. Ho paura che tu ti richiuda in te stesso e in quella torre, così facendo diventeremo sempre più distanti" gli disse tutto d'un fiato. Come ormai un'abitudine consolidata Thorn guardò l'orologio, lo rimise in tasca e la guardò negli occhi. "Non accadrà niente di tutto questo" e la baciò. Ogni riserva di Ofelia si sciolse. 
Ad un tratto alle loro spalle qualcuno tossì: era Archibald. 
"Cosa vedonoi miei poveri occhi! Non mi sarei mai aspettato tutta questa passione da voi, Intendente" disse Archibald togliendo dal capo il cilindro consumato. 
"Siete andato a trovare le vostre sorelle?" Domandò Ofelia non dando il tempo a Thorn di replicare il commento sfacciato di Archibald. 
"Si, naturalmente hanno mostrato la loro completa indifferenza nei miei confronti" disse l'ex-ambasciatore con un triste sorriso. 
Ad Ofelia faceva pena, nonostante la sua maschera da libertino Archibald era più solo che mai. D'altro canto Thorn lo guardò con estrema indifferenza. 
"Ad ogni modo, anche se non sono più l'ambasciatore conosco questo posto come le mie tasche bucate e conosco ancora qualche posticino appartato" disse l'ex ambasciatore con un sorriso malizioso. 
Ofelia arrossì violentemente e non riuscì a replicare. 
"Non credo ci sia niente di male nel fornirvi questa chiave per una delle tante stanze presenti qui, in fondo siete ancora sposati" dicendo questo prese dal taschino della giacca una piccola chiave d'orata. 
"Vi... ringrazio... ma... avete frai..." Ofelia provò a giustificarsi, ma invano, tentò di formuare pensieri coerenti e nel momento in cui credeva di aver riacquisito il dono della parola fu sorpresa da un gesto impensabile da Thorn: afferrò la chiave. 
"Vi ringrazio. Dove si trova questa camera?" Domandò Thorn con un tono privo di reale gratitudine. 
"Secondo piano signor Intendente."
Con un impeto inconsueto Thorn afferrò la mano di Ofelia e la trascinò cercando la stanza. 
Appena la trovarono Thorn non si curò della gente che camminava per il corridoio e li gurdava con una certa curiosità, ma aprì la porta e trascinò Ofelia dentro. 
Una volta nella camera Ofelia osservò quanto fosse simile alla stanza in cui aveva alloggiato Berenilde anni fa, quando lei doveva nascondersi ed indossava la livrea di Mime. 
Mentre Thorn chiudeva la porta Ofelia lo gurdò con aria sbigottita ed interrogativa. 
"Cosa ti è saltato in mente? Sai questo..."Non terminò la frase perchè con un impeto inaspettato Thorn posò le sue labbra sulle sue. Durante quel contatto improvviso Ofelia percepì l'urgenza di Thorn di quel contatto, l'urgenza di sentirla sua.
"Va tutto bene?"Gli domandò dopo essersi leggermente staccata e aver ripreso il fiato per quel contatto improvviso. 
"Si, volevo solo ribadire quali fossero le mie intenzioni" disse Thorn con un tono abbastanza distaccato da far dubitare ad Ofelia che fosse la stessa persona che l'aveva baciata poco prima. 
"Non credo ci fosse bisogno, ma è stato molto apprezzato" replicò Ofelia arrossendo con gli occhiali che avevano assunto una colorazione rosa. 
"Ho visto come Archibald ti ha guardato e ho notato anche che le tue gote si erano arrosate, per non parlare del fatto che il tuo battito cardiaco è aumentato del 10% così come il tuo ritmo respiratorio." 
"Ero solo in imbarazzo per l'offerta della camera... Perchè hai accettato?" Domandò Ofelia.
"Ho pensato che in questo modo potremo avere uno spazio per noi durante l'organizzazione del matrimonio. Sarà il nostro rifugio momentaneamente, senza chaperon e parenti invadenti." Ofelia aveva capito chi erano i "parenti invadenti" e concordò con lui: in quei giorni si sarebbe scatenato un putiferio e non sarebbero riusciti a trovare un posto tranquilli per loro sia a casa di Berenilde e sia all'intendenza. 
"Probabilmente hai ragione, però dovrai sforzarti di essere gentile con i miei parenti. E' un miracolo che mia madre non mi abbia trascinato nel primo dirigibile per Anima, quindi cerca di rabbonirla. Ti chiedo un pò di accortezza e soprattutto non parlare di soldi" gli disse cercandolo di guardare negli occhi e ricordando cosa era accaduto durante il loro ultimo pranzo in famiglia ed ebbe un brivido al ricordo di lui e la madre che discutevano sul sul futuro ignorando completamente la sua opinione.
"Sono consapevole che non sarò il genero perfetto per loro, però cercherò di essere... accettabile per il tuo bene" le disse prendendole le mani. 
A quel tocco Ofelia trasalì. Ormai era passato del tempo, ma non si era ancora abituata a quelle nuove "dita", le capitava qualche volta di muoverle, ma era come se fosse ci fosse un'altra persona a controllare i suoi movimenti. Nonostante fosse consapevole che non avrebbe letto mai più persisteva nell'indossare i guanti da lettura, fu come se Thorn le stesse leggendo i pensieri perchè all'improvviso con delicatezza le tolse i guanti, le prese le mani e le appoggiò sul suo viso. 
"In passato ho commesso molti errori, tra questi quello di sottovalutarti. Io... non sono molto pratico in queste cose, però... voglio che tu... non m'importa che tu sia una lettrice o meno. Io ti amo, anche un pò di più." Nonostante il suo tono appariva duro come sempre Ofelia notò la sua difficoltà ad aprirsi così con lei, Thorn non era un tipo sentimentale e quella dichirazione era più unica che rara. Ofelia gli accarezzò una guancia e in quel momento Thorn parve rilassarsi. 
Pervarsa dal coraggio di lui per aver aperto il suo cuore Ofelia lo baciò delicatamente, poi affondò le mani nei suo capelli lo baciò con foga, quasi come se volesse divorarlo, Thorn preso alla sprovvista strinse Ofelia e cerando di non caricare il peso sulla gamba offesa prese in braccio Ofelia e la posò delicatamente sul letto. 
Si unirono e quell'unione fu il rimedio per entrambi delle loro insicurezze. Lui aveva capito che Ofelia l'avrebbe amato come nessuno aveva mai fatto, lei finalmente accettò la sua "perdita" consapevole che Thorn l'avrebbe sempre amata. 
Erano felici l'uno tra l braccia dell'altra, speravano che quel momento durasse in eterno. 
 
Trascorse un mese dal loro arrivo sul Polo e sia Thorn che Ofelia non ebbero un momento di pace. Il giorno dopo del processo Thorn, come aveva preannunciato, alle 8 in punto aprì l'Intendenza e cercò sin da subito di sistemare il lavoro del suo predecessore che a suo dire era un "completo disastro". Erano riusciti ad ottennere l'annullamento del matrimonio e quasi immediatamente la licenza per un nuovo matrimonio, anche grazie l'intercezione di Faruk spinto da Berenilde. 
Ovviamente a Corte l'oggetto di molti pettegolezzi fu la vita sentimentale dell'Intendente, molti fantasticavano sul motivo dell'annullamento e altri non capivano come mai Ofelia avesse accettato nuovamente di sposarlo. A peggiorare la situazione ci pensavano i parenti di Ofelia che cercavano in ogni modo di farle cambiare idea, chi apertamente e chi in maniera subdola, tra coloro che apertamente dimostravano il proprio disappunto a queste nozze c'era la madre di Ofelia, ogni giorno criticava il genero o la vita di corte oppure adirittura il clima rigido dell'arca, nonostante questo aiutava la figlia ad organizzare le nozze. Ofelia cercava di resistere, ma il suo stato d'animo si trasmetteva alla sciarpa che molte volte dava dei piccoli schiaffi alla madre di Ofelia e quest'ultima urlava contro la figlia e "quella vecchia sciarpa maleducata". Gli unici alleati in quella bolgia erano il prozio e la zia Roseline che cercavano di aiutarla in quella battaglia, anche Berenilde cercava di aiutarla quando poteva, ma passava la maggior parte del tempo negli appartamenti di Faruk. 
In quel periodo erano pochi i momenti di pace, tra questi c'erano i pomeriggi passati con Vittoria, qualche volta Berenilde a causa di "impegni improrogabili" chiedeva ad Ofelia se avesse voglia di passare del tempo con Vittoria, sia madrina che figlioccia erano entusiaste in quelle occasioni. 
A volte passavano il pomeriggio al parco mentre Ofelia leggeva e Vittoria disegnava, altre volte rimanevano a casa e in rare occasioni erano andate in esplorazione della città. 
Un pomeriggio mentre mangiavano un gelato Vittoria rivelò ad Ofelia quello che era accaduto qualche mese prima, era la prima volta che ne parlava e nonostante a volte non riuscisse ad esprimere cosa aveva provato o non trovava le parole per descrivere oggetti e persone riuscì a farsi capire a pieno dalla madrina. Vittoria notò che gli occhi di Ofelia divennero particolarmente lucidi quando le parlò del cugino e del modo in cui lui l'aveva salvata, Ofelia conosceva l'avvenimento perchè lo stesso Thorn le aveva raccontato tutto, ma sentirlo dalla bocca di Vittoria fu diverso. Si immedesimo in quella bambina dai lunghi capelli bianchi e percepì con chiarezza la paura che aveva provato nel comprendere che non sarebbe tornata a casa e la gioia che aveva provato quando aveva visto Thorn, il suo salvatore. 
"Fai ancora questi viaggi?" Domandò Ofelia schiarendosi la gola.
Vittoria abbassò lo sguardo e le candide guance assunserò una colorazione porpora, Ofelia notò il cambiamento nella bambina e la sua reticenza. "Vittoria?" La chiamò immaginando la risposta che avrebbe dato.
"Qualche volta... però non mi allontano molto" rispose la bimba in modo mogio.
"Lo sai che è molto pericoloso?" Le domando Ofelia.
"Si, però per favore non dirlo a mamma" le chiese Vittoria con voce tremante. 
Ofelia le accarezzò il viso, Vittoria aveva circa 3 anni e già capiva molte cose, Ad Ofelia si strinse il cuore e per un attimo pensò ai figli che un giorno avrebbe avuto con Thorn "Chissà come saranno".
Dopo quella confessione la piccola si aprì sempre di più con Ofelia e lei d'altro canto cercava di essere il più disponibile possibile.
La tensione si allentò circa 3 settimane prima del matrimonio quando Thorn, senza preavviso, andò a casa di Berenilde e portò un mazzo di fiori veri e abbastanza variopinto alla madre di Ofelia, tutti rimasero senza parole, compresa la madre di Ofelia. 
Ovviamente lo stupore durò appena 10 secondi, infatti la madre di Ofelia ringraziò il genero per il pensiero ma volle sottolineare che non si lasciava corrompere da un semplice mazzo di fiori, dinanzi a quel commento Thorn non reagì, guardò l'orologio, salutò e andò via.
Quella sera Ofelia era riuscita a sgattaloiare fuori da quella bolgia di animisti e si incontrò con Thorn nella "loro camera segreta" e appena Ofelia accennò al disguido che c'era stato con la madre Thorn stoicamente replicò: "Mi impegnerò di più". 
E mantenne la parola, infatti il giorno dopo portò dei regali a tutti i parenti, in particolare regalò degli orecchini di diamanti alla madre di Ofelia ed Agata, al padre e al fratello regalò degli orologi, alle gemelline delle confezioni di cioccolatini e al prozio una pipa. Comprò persino un regalo alla zia Roseline, una nuova macchina da cucire. 
Tutti rimasero sorpresi e soddisfatti da quell'iniziativa di quel parente acquisito, magicamente i loro animi e le loro lingue si placarono, ma il tutto ebbe fine quando Thorn li invitò a passare un fine settimana in uno dei suoi castelli. 
Tutti furono appagati per quell'invito e durante quei giorni si rilassarono e divertirono come non mai, la cosa più importante fu che nessuno notò l'assenza di Thorn e nessuno si accorse che dopo cena Ofelia spariva e riappariva la mattina dopo. 
Durante tutti questi avvenimenti i preparativi del matrimonio procedevano e con grande stupore Ofelia notò che anche Thorn desiderava aiutarla. In particolare una sera volle aiutarla a preparare gli inviti, purtroppo in quella stanza non erano soli ma a loro non importava, era come se fossero in una bolla che li teneva fuori dalla cacofonia del mondo.
Nonostante avessero cercato di realizzare una cerimonia intima, si erano presto resi conto che tra i parenti di Ofelia e gli amici di Berenilde la cerimonia aveva ben poco di intimo. 
Entrambi furono concordi nel voler invitare Octavio, Blasius e il signor Wolf. Ci fu una piccola discussione sull'invitare Elizabeth, Ofelia aveva desiderato invitarla differentemente da Thorn ancora provato da ciò che era accaduto. Alla fine Ofelia aveva deciso di inviarle l'invito, ma dopo qualche giorno arrivò una sua lettera in cui declinava l'invito a causa sia della sua vecchiaia e sia perché era consapevole del dolore che li aveva causati, a fine lettera aveva aggiunto "Con la speranza che un giorno mi possiate perdonare vi auguro il meglio".
Thorn aggrottò la fronte nell'udire quel messaggio, ma non disse niente, Ofelia sapeva che era soddisfatto dell'idea che Elizabeth non sarebbe venuta, ma sapeva anche dentro di lui vi era ancora turbamento. 
Mentre continuavano a realizzare gli inviti un'onda di malinconia e di senso della realtà travolse Ofelia, sotto lo sguardo sbigottito di Thorn Ofelia iniziò a piangere in maniera incontrollata. Mentre scriveva come un automa i nomi sugli inviti si rese conto di aver scritto involontariamente Renard e Gaela, probabilmente solo in quel momento era entrata in contatto con la dura realtà: non avrebbe mai più rivisto i suoi amici. Per colpa dell'Altro molte persone non c'erano più e tra queste c'erano Renard e Gaela. Non aveva solo perso la capacità di lettura ma anche due dei suoi più cari amici. Si sorprese che in quei gironi di trambusto i suoi due amici non le vennero in mente, in quel momento si accorse che probabilmente non aveva ringraziato abbastanza il gigante dai capelli rossicci e la Nichilista scontrosa che celava un cuore grande. 
Thorn, non molto pratico di queste cose, avvicinò la sua sedia alla sua e le pose una mano sui capelli, Ofelia a quel contattò trasalì e come aveva fatto qualche anno prima si fiorndò tra le braccia di Thorn versando tutte le lacrime che aveva a disposizione.
Nonostante la stanza fosse gremita di gente nessuno accorse in soccorso e nessuno ebbe intenzione di separarli, in parte anche per lo sguardo truce che Thorn aveva rivolto a tutti e soprattutto perché furono colti di sorpresa e non capivano cosa fosse accaduto.
Mentre tentava di consolare Ofelia, Thorn guardò quello che stava scrivendo e capì, lui non aveva mai avuto amici e non sapeva cosa effettivamente Ofelia stesse provando in quel momento, ma lo comprendeva. 
Dopo circa 20 minuti Thorn si rese conto che Ofelia si era addormentata, il calore del suo corpo e il respiro regolare avevano un effetto calmante sui suoi nervi fin troppo tesi. A malincuore prese in braccio l'esile corpo della futura moglie e chiese dove si trovasse la sua camera. "Vi ci accompagno io" gli rispose la signora Roseline con il suo solito piglio. 
Senza nessuna replica Thorn la seguì e una volta in camera posò Ofelia sul letto, le tolse gli stiivaletti e le rimboccò le coperte. Prima di andasene fece una cosa che non aveva mai fatto: le accarezzò i capelli, tuttavia quel gesto spontaneo durò pochi secondi, infatti subito allontanò la mano come se si fosse scotatto. Guardò l'orologio e andò via senza nesssuna spiegazione o un saluto lasciando la zia Roseline attonita e Ofelia dormiente che aveva riconosciuto il TIC dell' apertura dell'orologio e sorrise. 
   
 
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