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Autore: stocklitio    15/05/2023    0 recensioni
"Ad un tratto una piccola mano dalla chiara pelle toccò la sua fin troppo grande e fin troppo bianca. Alzò immediatamente lo sguardo e si trovò dinanzi ad un cespuglio di capelli ricci castani che incorniciavano un piccolo viso sul quale apparivano grandi gli occhiali posati sul naso.
Non poteva essere vero.
Era Ofelia."
Una nuova storia con protagonisti Ofelia e Thorn, partendo da un finale alternativo di Echi in Tempesta. Cosa sarebbe accaduto se Thorn fosse riuscito a ritornare nel Dritto? E cosa accadrebbe se anche l'Altro dovesse riuscirci?
Soprattutto come si comporterebbero in un mondo in cui non si è verificata la Lacerazione?
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaela, Ofelia, Renard, Thorn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Salve lettori e lettrici! Eccomi con il secondo capitolo della nostra storia, spero che il primo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito. Thorn e Ofelia ormai innamorati hanno deciso di cominciare finalmente una nuova vita insieme. Riusciranno nel  loro intento? Vi auguro buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!"

CAPITOLO 2

Passarono i giorni e sia Ofelia  che Thorn iniziarono a recuperare in forza e salute. Ofelia ben presto potè dire addio alla fasciatura ed inoltre degli ingegneri specializzati le avevano realizzato delle dita robotiche che lei pian piano stava cercando di animare. Anche Thorn aveva ricevuto una nuova armatura per la gamba malandata e grazie a quella e ad un paio di esercizi era riuscito presto ad alzarsi dal  letto.
Dopo circa 3 settimane dallo scontro finale con l'Altro i due erano stati dimessi dall'ospedale e poterono tornare a casa di Lazarus ormai vuota.Una volta in quella casa Ofelia fu avvolta da un vortice di emozioni contrastanti, in quella casa aveva trovato un rifugio grazie ad Ambroise e aveva abbattutto  tutti i muri che la separavano da Thorn, ma nello stesso tempo era la casa dell'uomo che aveva  quasi messo il punto di fine alla loro storia appena nata. Tuttavia quelle sensazioni furono immediatamente accantonate dato che in quella grande casa, vuota e silenziosa furono presi da un imbarazzo che non li apparteneva, avevano affrontato le sfide più pericolose, ma forse non la più importante. Nonostante fossero sposati e si fossero conosciuti nell'intimità non sapevano cosa volesse dire vivere insieme, da soli, questo valeva specialmente per Ofelia, la quale era abituata a vivere in una casa ricca di risate e confusione; Thorn d'altro canto era abituato al silenzio, ma nonostante fosse abituato alla solitudine non sapeva niente della vita di coppia.
Per loro fortuna un improvviso rumore ruppe quell'imbarazzo: lo stomaco di Ofelia iniziò a brontolare. I due si guardarono  e scoppiarono a ridere.
"Direi che qualcuno qui ha fame" disse Thorn cercando di essere ironico, ma il suo accento del Polo non gli permetteva molto spazio di manovra.
"Non so te, ma io in ospedale ho mangiato solo minestrone o pastina quindi permetti che abbia un certo languorino" replicò Ofelia cercando di fingersi offesa.
"Andiamo a vedere cosa c'è in cuina" propose Thorn con un tono che ad Ofelia appariva affettivo.
Andarono in cucina ed entrambi non sapevano dove mettere mani. Probabilmente gli automi erano responsabili anche dei pranzi.
"Ho trovato dei crostini e dei legumi" disse Ofelia mentre frugrava nella dispensa.
"Io non ho trovato niente di commestibile" disse Thorn disinfettandosi le mani.
"Ti andrebbe una zuppa di legumi accompagnata da deliziosi crostini?" Gli propose Ofelia con un sorrisino accattivante.
In men che non si dica i due si misero all'opera, ma sin da subito entrambi si dimostrarono impacciati per quell'mpresa basilare. A volte l'armatura di Thorn si inceppava e quasi automaticamente le dita di Ofelia iniziavano a fare i capricci.
Nonostante tutto dopo circa un'ora erano riusciti a preparare qualcosa.
Dopo la prima cucchiaiata l'impossibile faccia di Thorn fece una smorfia.
"Lo so, probabilmente è un pò salata" commentò Ofelia cercando di buttare giù quella zuppa se così si poteva definire.
"Un pò?" Domandò Thorn.
"Va bene, probabilmente è abbastanza salata" replicò Ofelia allontanando il piatto.
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Mi sto alzando e verrò a sedermi sulle tue gambe" gli spiegò Ofelia alzandosi.
Thorn sapeva perché gli annunciava ogni suo movimento che lo coinvolgevano. Sapeva che era stato lui a chiederle di essere prudente e di non fare nessun gesto avventato nei suoi confronti. L'ultima cosa che voleva era ferirla, sia nell'animo e sia fisicamente.
"Sai che non c'è più bisogno che tu mi descriva le tue azioni?" Disse avvolgendo il minuto corpo della moglie che si era seduta sulle sue gambe.
"Lo so, ma so anche che non ami essere colto alla sprovvista. Per questo ti avviso che ti sto per baciare. " Alzò il viso verso quello del marito e lo baciò con dolcezza, poi il bacio si approfondì ed entrambi cercavano di mangiare il viso dell'altro.
Si desideravano e pretendevano di aversi Immediatamente.
Andarono nella camera che era stata la loro prima camera da marito e moglie e si concessero l'uno all'altra con dolcezza e passione, entrambi sollevati dall'idea che si erano ritrovati. Thorn la bramava come fosse la cosa più preziosa del mondo e fece di tutto per farlo capire ad Ofelia, lei d'altro canto fece di tutto per dimostrargli che lei l'apparteneva. Si alternavano momenti di profonda tenerezza con momenti in cui Thorn voleva rimarcare in ogni modo che lei sarebbe stata per sempre sua ed Ofelia che amava e odiava quella sua possessività capovolgeva i ruoli e gli dimostrava che era capace sia di concedersi e sia di pretendere. Alla fine entrambi erano affaticati e soddisfatti.

Si svegliarono nel pomeriggio inoltrato. La finestra aperta lasciava entrare flebbili raggi e un leggero vento che rinfrescava i corpi accaldati, Thorn aveva il capo sul petto di Ofelia e lei gli accarezzava capelli e viso, soffermandosi in particolar modo sulle cicatrici.
"Domani diremo a tutti che abbiamo deciso di annullare le nozze" a mettere fine a quella quiete fu Thorn con quell'annuncio. Ofelia nell'udire quelle  parole ebbe un piccolo sussulto, era consapevole che quella era la scelta migliore per etrambi per iniziare una nuova vita insieme nel modo migliore, ma nell'udire quelle parole un velo di tristezza l'avvolse.
"E dovrai specificare che ci risposeremo" aggiunse Ofelia perentoriamente.
"Questo dipende solo da te." Thorn lo disse con tono duro accentuato dall'accento del Polo.
"Quello che abbiamo appena finito di fare non è una dimostrazione o almeno una dichiarazione di amore? Cos'altro vuoi che ti dica o faccia per farti capire che voglio sposarmi con te?" Gli domandò Ofelia baciandogli con dolcezza il capo.
"Dovrai farmi la proposta. Dovrai inginocchiarti" disse Thorn cercando di essere ironico. Forse perché lui non aveva quella dote o perché Ofelia era abbastanza frastornata, ma la ragazza gli credette. Cercò di alzarsi velocemente dal letto, ma per via della goffaggine e della sciarpa arrotolata ai piedi del letto inciampò e ricadde sul letto sotto lo sguardo divertito di Thorn. Riprovò ad alzarsi per la seconda volta ed ebbe successo, cercò la camicia di lui, la indossò in fretta e furia abbottonandosi i bottoni in mniera errata, frugò nelle tasche dei pantaloni di lui, afferrò l'orologio da taschino e si inginocchiò con equilibrio precario davanti al letto.
"Signor Thorn, discendente di Faruk, mi farebbe l'onore di diventare mio marito?" Chiese Ofelia mostrando l'orologio che come con indemoniato si apriva e si chiudeva.
Thorn scoppiò in una genuina risata, quella donna era imprevedibile ed ogni volta riusciva a sorprenderlo. Era probabilmente la prima volta che Ofelia lo vedeva così allegro e sereno e quello spettacolo le scaldò il cuore.
Dopo un lungo sospiro Thorn mormorò: "Si, lo voglio".
Ofelia posò l'orologio sul comodino e si lanciò tra le sue braccia.
"Hai esitato prima di rispondere" gli fece notare Ofelia.
"Stavo pensando a tutti gli uomini che si lamentano del matrimonio e non riesco a capirne il motivo" le spiegò Thorn baciandole i ricci.
"Ti amo, anche un pò di più" sussurò dolcemente Ofelia.
Per la seconda volta quel giorno si unirono e si sentirono un'unica cosa.

Il giorno dopo, di buon mattino, raggiunsero i vari parenti nell'albergo in cui alloggiavano e li trovarono nella sala buffet mentre facevano colazione.
"Ofelia!" Urlò qualcuno. Era Octavio. Non lo vedeva da un paio di settimane. Era andato una volta a trovarla in ospedale, ma poi per via di Seconda e del fatto che dovesse occupparsi degli abitanti del Rovescio non era più riuscito a farle visita. Durante quella visita con parole colme di gratitudine la ringraziò per averlo salvato. Ofelia d'altro canto gli raccontò tutto, l suo vero nome, la sua storia, il suo matrimonio e la ricerca di Thorn.
"Octavio! Che ci fai qui?" Domandò Ofelia.
"Scartoffie. Tu invece? Visita ai parenti?" Domandò guardando il gruppo di animisti che stavano animando ogni oggetto.
"Si, diciamo di si. Ti devo presentare una persona" disse indicando Thorn.
"Oh Sir Henry! Già ci conosciamo, mi fa molto piacere vedere che sta bene" disse Ottavio allungandogli la mano. Thorn diffidente gliela strinse, si ricordava di Octavio ed aveva apprezzato la sua diligenza. Tuttavia appena la stretta finì si disinfettò le mani.
"In realtà lui è Thorn, mio marito"disse Ofelia arrossendo.
"Oh si, giusto" mormorò imbarazzato Octavio.
Ofelia gli sorrise timidamente, lo salutò e insieme a Thorn si diresse verso la tavola bandita.
"Ma dove ti eri cacciata? Questa mattina siamo venuti in ospedale e ci hanno detto che sei sata dimessa ieri. Guarda come sei sciupata!" Ofelia non ebbe il tempo di dire buongiorno che la figura imponente di sua madre la travolse.
"Madre, padre, zia Roseline, prozio, Berenilde e tutti gli altri vi dobbiamo dire una cosa." Disse Ofelia prendendo la mano di Thorn e cercando di guardarlo negli occhi.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio" disse tutto d'un fiato. Silenzio. Dopo quella frase ci fu un silenzio assordante che fu rotto da una tazza che cadeva sul pavimento.
"Perchè?" Domandò Berenilde diventando più bianca di un cencio.
"Credo che mi debba sedere" disse la zia Roseline sedendosi su una sedia lì vicino.
Il padre di Ofelia rimase zitto e assunse sin da subito un'aria pensierosa, il prozio cercava di squadrare i due giovani per cercare di comprendere le loro vere intenzioni, l'unica persona che sembrò entusiasta di quella notizia fula madre di Ofelia. "Devo  ammettere che date le circostanze sono felice di questa decisione. Ora potrai tornare finalmente a casa e poi ti troveremo un marito adeguato." Disse la madre con un mezzo ghigno soddisfatto.
"Signora, forse non avete capito bene la situazione." Thorn aveva pronunciato quelle parole con lentezza quasi glaciale.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio, ma di comune accordo abbiamo deciso di risposarci organizzando un matrimonio degno di vostra figlia." Nonostante alle orecchie degli altri quella sua idea potesse risultare bizzara alle orecchie di Ofelia apparve come la più dolce dichiarazione che avesse mai ricevuto. La calma che si era instaurata pochi minuti prima fu disgregata da un urlo di gioia di Berenilde.
"Ma questa è un'idea meravigliosa! Non perdiamo tempo, dobbiamo andare al Polo per occuparci dell'annulamento e per organizzare il matrimonio." Esclamò la dama con voce fin troppo squillante per Vittoria che si agitò nella carozzina.
Il viso della madre di Ofelia diventò cereo. "Spero che stiate scherzando! Questa storia è data fin troppo. Dovevo riportare indietro mia figlia sin dall'inizio. Non vedete cosa le è accaduto da quando vi ha conosciuto ed è venuta con voi sulla vostra stramba arca? E tu non dici niente?" Da avere un viso cereo la madre di Ofelia diventò paonazza e scatenò da prima la sua furia contro Thorn ed infine sul marito. "Sophie cosa vuoi che ti dica?" Sospirò il padre di Ofelia e dopo una breve pausa riprese a parlare sotto lo sguardo sbigottito di tutti i parenti  "Io sono orgoglioso della donna che nostra figlia è diventata. Sono sicuro che questo giovanotto le vuole veramente bene, devono solo entrambi stare più attenti l'uno all'altra." Ofelia non aveva mai sentito suo padre parlare in quel modo a sua madre, in quel momento si sentì così fiera di essere sua figlia.
"Per tutti gli orologi! La ragazza ormai è adulta e se ha deciso così nessuno di noi può impedirle di sposare questo spilungone" disse il prozio mentre si preparava la pipa e guardava con aria quasi divertita quello che stava accadendo.
"Ma siete tutti impazziti?! Non lo permetterò! Vedremo cosa farete quando anche le Decane si opporranno!" Urlò la madre mentre si dirigeva verso la sua camera.
"Madre non fate così! Io comunque sono entusiasta, non vedo l'ora di scegliere il vestito perfetto per te." Esclamò gioiosa Agata mentre cercava di raggiungere la madre.
Thorn ed Ofelia si guardarono ed entrambi pensarono alla stessa cosa: nessuno avrebbe impedito quel matrimonio.
"Bene, direi di non perdere tempo. Prenderemo il primo dirigibile per il Polo." Disse Thorn facendo scattare il coperchio dell'orologio.

La loro partenza da New Babel fu alquanto frettolosa. Dopo l'annuncio di Thorn tutti corsero nelle loro camere cercando di raccogliere nel minor tempo possibile tutti i loro averi. Quel pomeriggio stesso tutti erano nel dirigibile che li avrebbe condotti al Polo.
Mentre sorvolavano il mare di nuvole e terre Ofelia e Thorn erano riusciti a nascondersi in uno degli angoli del dirigibile.
"Credi ancora sia stata una buona idea coinvolgerli nel nostro piano?" Domandò Ofelia appoggiando il capo sulla spalla di Thorn.
"Credo di si, a meno che tu non abbia cambiato idea ovviamente." Da quando si erano ritrovati Thorn aveva cercato di essere ironico, ma con scarsi risultati.
"Non potrei mai" disse Ofelia cercando di guardarlo negli occhi.
"Non dovreste stare da soli, lo sapete?" Silenziosa come un ghepardo apparve Berenilde che li sorrie benevolmente.
"Tecnicamente saremmo ancora sposati" fece notare Thorn.
"Lo so, ma dato che non tutti sono entusiasti di questa "nuova unione" non fomenterei altri malumori" disse Berenilde guardando solo Ofelia. La ragazza aveva capito dove volesse andare a parare: non dovevano dare motivo ai parenti di lei di opporsi a queste nuove nozze.
"Penso che andrò a parlare con mia madre per i preparativi del matrimonio, credo che questo la tranquillizzerà un pò" disse Ofelia lasciando un bacio sull'ispida guancia di Thorn.
Appena Ofelia si allontanò Berenilde si sedette accanto al nipote. Era da tempo immemore che i due non erano soli e sapevano che entrambi avevano molte cose da dirsi.
"Perchè non vi sono bastato?" Domandò Thorn rompendo quel silenzio imbrazzato.
La donna lo guardò attentamente cercando di comprendere dove il nipote volesse andare a parare. Dato che Berenilde non gli forniva una risposta Thorn continuò. "Perchè avete deciso di avere un altro figlio? Io non vi bastavo?"
All'udire quelle parole il cuore di Berenilde fece un capitombolo. "Piccolo mio, ma cosa dici? Tu per me eri e sarai per sempre come un figlio, anche se non ti ho dato io la vita. Quando i miei figli erano in vita... li ho amati tutti allo stesso modo.  Ora che c'è Vittoria non vuol dire che non ti amerò tanto quanto ti ho amato fino ad ora."
Thorn non riusciva a guardarla negli occhi, continuava a fissare imperterrito l'orologio. Sentiva un nodo alla gola che non riusciva a sciogliere.
"Nel mio cuore c'è spazio per entrambi. Un giorno quando avrai dei figli capirai meglio queste parole" gli disse Berenilde accarezzandogli i capelli biondi che aveva accarezzato innumerevole volte quando lui da piccolo si addormentava sul divanetto del salotto.
Thorn tossì e si schiarì la voce: "Quando ero nel Rovescio ho rivisto mia madre. Ho nuovamente percepito il disgusto che lei aveva nei miei confronti. Ho visto come era abbagliata da Archibald e come fosse disgustata da me." 
A Berenilde si mozzò il fiato. In tutti quegli anni aveva sempre notato il malessere del nipote ad accettarsi e a farsi accettare. Non riusciva a vedere cosa gli altri apprezzavano di lui.
Sapeva anche che la madre l'aveva disprezzato non appena l'aveva messo al mondo ed era a conoscenza anche della sua preferenza nei confronti di Archibald.
L'aveva odiata prima per essere stata la causa della disgrazia del clan dei Draghi e poi per non aver apprezzato quel figlio tanto spigoloso nell'aspetto esteriore quanto fragile nell'animo.
"Oh Thorn, non posso immaginare la tua sofferenza, ma posso dirti questo. Purtroppo tua madre non ha saputo apprezzarti, ma devi fidarti quando ti dico che ti ho amato come un figlio quando sei giunto alla mia porta e continuerò a farlo." Disse la dama con la voce rotta dall'emozione.
Thorn fissò per qualche altro secondo l'orologio poi sorprendendo Berenilde scoppiò in un pianto liberatorio. Berenilde prontamente gli accarezzò il capo e lasciò che il nipote abbandonasse tutte le riserve.

"Moglie di Thorn!" Esclamò Archibald appena vide Ofelia. Con gesto galante si tolse il cappello  e si inchinò al cospetto di Ofelia.
Lei gli sorrise dolcemente. "Archibald, mi fa molto  piacere che avete deciso di tornare con noi al Polo."
"Vedete, devo ammettere che un pò mi mancano gli intrighi di di corte" le disse Archibald sorridendole.
"Solo gli intrighi?" Domandò Ofelia conoscendo già la risposta.
"Sareste stato un ottimo membro della Rete. Devo ammettere che mi mancano le mie sorelle e voglio stare per tutto il tempo che mi resta con Vittoria. Voglio che quella bambina viva una vita piena gioia e colori."
Ogni volta che Archibald parlava di Vittoria gli si illuminavano gli occhi: adorava la sua figlioccia e non perdeva occasione per passare del tempo con lei.
"Sono sicura che alle vostre sorelle farà molto piacere rivedervi" disse Ofelia ricordando le sorelle di Archibald con un misto di ammirazione e titubanza.
"Mi hanno sempre ritenuto un fratello fin troppo possessivo, ma so di cosa sono capaci gli uomini. Io sono il perfetto esempio del tipo che devono tenere il più lontano possibile." Disse Archibald con il suo solito sorrisseto.
"Ofelia, ti ho cercato ovunque! Dove ti eri cacciata?" Alle loro spalle apparve la zia Roseline.
"Cara signora Roseline, dovete perdonarmi. Ho visto Ofelia e non ho resistito ad una chiaccheriata." Come se fosse il gesto più naturale del mondo Archibald afferrò la mano di Roseline e le  fece il baciamano. Nonostante le sue guance diventarono color porpora la zia Roseline non accennò a ritirare la mano. "Tua madre ti vuole parlare" disse rivolta ad Ofelia dopo aver allontanato lentamente la mano dalle labbra di Archibald.
"Spero di rivedervi presto, buona serata" disse Archibald sorridendo ad entrambe e facendo l'occhiolino alla zia Roseline.
"Non dovresti rimanere da sola con Archibald, sai di cosa è capace" le sussurrò la zia Roseline prendendola sotto braccio.
"Zia, dovete stare tranquilla. Archibald sa che il suo fascino non sortisce nessuno effetto con me. Volete un bicchiere d'acqua? Vi vedo accaldata." Disse Ofelia guardando divertita la zia. L'aveva sempre considerata una donna non incline a sentimentalismi e ne tanto meno a gesti passionali, vederla in quelle condizioni dopo il baciamano di Archibald l'aveva lasciata di stucco e nello stesso tempo la divertiva.
"No, grazie. Ho solo un pò di caldo. Probabilmente avranno alzato la temperatura di questo maledetto dirgibile" replicò Roseline sventolandosi con un fazzoletto che aveva preso dalla manica del vestito.
Senza rendersene conto erano arrivate davanti alla cabina dei genitori di Ofelia. Senza bussare le due donne entrarono ed Ofelia si sorprese nel vedere tutti i suoi parenti in quell'angusta camera, tutti erano impegnati a fare qualcosa e ben presto Ofelia capì che erano impegnati ad organizzare ogni minimo dettaglio del suo matrimonio.
"Cosa state facendo?" Esclamò e per la prima volta nella sua vita attirò l'attenzione di tutti i presenti.
"Ovviamente stiamo organizzando il tuo matrimonio. Dopo la prima deludente esperienza credevi che lasciassi a te il timone?" Domandò la madre mentre era alle prese con un metro da sarta che non aveva nessuna intenzione di distendersi.
"Spero che stiate scherzando" repicò Ofelia mentre cercava di rimanere calma.
"Assolutamente no. Non accetto questa stramba unione, ma ahimè non posso fare niente per evitarla. Almeno cercherò di organizzare una cerimonia decente e che sia degna di un'animista." La madre era riuscita a domare il metro da sarta e fissava intensamente Ofelia cercando di imporre la sua autorità.
"Probabilmente io e mio marito non siamo stati abbastanza chiari" mentre pronunciava quelle parole Ofelia percepì su di sè gli occhi di tutti. Aveva scelto quelle parole con consapevole dell'ira della madre che si sarebbe scatenata da lì a breve.
"Noi abbiamo deciso di annullare il matrimonio per organizzare una cerimoniaa e una festa degni dell'amore che proviamo l'uno per l'altra.Vogliamo dimostrare che ci sposiamo non perchè siamo tati costretti, ma perchè ci siamo scelti. E lo continueremo a fare. Pertanto vi invito a non affannarvi nei preparativi, perchè saremo io e Thorn a scegliere cosa ci aggrada e cosa no. Spero di essere stata abbastanza chiara." Ofelia guardò intensamente la madre negi occhi e iniziò a contare i secondi che la separavano dalla crisi isterica di lei. Tuttavia quello che accadde la sorprese. La madre  non replicò, si sedette al tavolino e continuò il suo lavoro di cucito con il metro che tentava di nascondersi sotto le varie riviste. A rompere il silenzio fu il prozio che nascosto in un angolo aveva assistito meravigliato alla scena ed  escamò:"Ragazza mia, finalmente hai uscito la testa dal sacco!"
   
 
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