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Autore: Dreamer47    24/05/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunters' legacies
Capitolo 71



Un forte pianto giunse alle sue orecchie facendola sedere di scatto sul letto e drizzare le orecchie perché riconosceva bene quel suono, portandosi una mano sul ventre per via di una dolorosa fitta; Abby si tirò appena più su la maglietta, per osservare la sua ferita completamente ricucita che si stesse già risanando molto velocemente pensando che fosse merito di Anael, e presto si guardò attorno mentre quel pianto non smetteva di giungere dall'esterno della stanza. 
Si mise in piedi ignorando il dolore fisico spinta dall'istinto primordiale di trovare e consolare Richard che ancora piangesse, e sforzandosi di non pensare di essere stata allontanata da Dean aprì la porta della stanza muovendosi poi nel corridoio fino a giungere alla sala centrale molto velocemente, dove si fermo sulla soglia per osservare la scena che le si parò davanti con aria sorpresa: Edward teneva fra le braccia Richard, lo cullava e cercava di farlo mangiare attraverso il biberon. 
Edward si mosse ritmicamente e canticchiò una vecchia canzone per attirare l'attenzione del piccolo, che si quietò nello stesso momento in cui iniziò a bere il suo latte: per qualche secondo Abby rimase ferma a fissare il suo bambino perché non aveva avuto occasione di salutarlo una volta tornata, né tanto meno di rivedere la piccola Mary, e si chiese se fosse cresciuto in quelle quasi due settimane di lontananza, se avesse sentito la sua mancanza. 
Nei secondi successivi, Abby si soffermò ad osservare il modo paterno in cui Edward stringesse il piccolo Richard ed il cuore iniziò a batterle più forte nel petto per la gioia mentre si godeva quella scena. 
Tirò su col naso sentendosi commossa e si avvicinò lentamente all'uomo con un sorriso titubante; gli sfiorò le spalle larghe con le dita e quando incrociò il suo sguardo, Edward si fermò ed un ampio sorriso nacque sul suo volto. 
Abby rimase a guardarlo mentre il suo cuore batteva più velocemente, felice di vedere che fosse stato completamente guarito da Anael o da Castiel.
Rimasero in silenzio per qualche istante, perché non c'era bisogno di parole fra loro. 
Non c'era mai stato. 
Semplicemente guardandosi, esprimevano ciò che a parole non osavano dire ad alta voce. 
Abby si sporse in avanti e sollevò le braccia fino a stringerle attorno al suo collo, e subito avvertí la mano libera di Edward avvolgerle la schiena. 
Per un breve momento, Abby respirò il suo odore fra i suoi capelli ricci e lunghi e si sentí felice; chiuse gli occhi per qualche istante e si fece più vicina a lui, lasciando intendere quanto avesse sentito la sua mancanza. "Sono così felice che tu stia bene". 
Edward sorrise amaramente e la strinse di più a sé, respirando il suo profumo sul suo collo dove depositò un piccolo bacio con un gesto dolce, per poi sciogliere l'abbraccio e tornare a guardarla negli occhi azzurri. 
E si incantò, come sempre accadeva. 
Il pianto del piccolo Rich si insinuò fra loro due ed Abby spezzò quel collegamento fra loro, accennando un sorriso dolce e sfiorandogli il pancino attraverso la tutina che indossasse mentre osservava Edward tornare a concentrarsi per farlo mangiare. "
È incredibile quanto sia cresciuto: era così piccolo quando è nato".
Abby accennò un sorriso dolce mentre li guardava, notando come il piccolo Rich continuasse ad avere occhi solamente per Edward e come studiava ogni sua singola mossa. "Sembri nato per questo". 
"Per fare da babysitter?". Edward sollevò lo sguardo verso la donna davanti a sé, sorridendo divertito mentre continuava a cullare il piccolo e lo faceva mangiare.
"Per la paternità" si affrettò a correggerlo mantenendo sulle sue labbra lo stesso sorriso, osservando i suoi occhi nocciola guardarla con aria sorpresa. Così Abby si guardò attorno ed osservò come la sala fosse deserta perché a quell'ora della notte gli umani erano a letto e gli angeli erano andati a fare qualsiasi cosa facessero gli angeli di notte, e sospirò. "Ne parliamo?".
Edward sgranò leggermente gli occhi con aria tremendamente sorpresa, non aspettandosi che Abby avrebbe mai voluto dire ad alta voce ciò che entrambi sapessero, ma che non aveva mai davvero ammesso ad alta voce. "Vuoi parlarne davvero?".
Abby lo guardò per dei lunghi istanti, sospirando lentamente e facendo spallucce, indietreggiando di qualche passo fino ad appoggiarsi con i glutei al forte tavolo di legno della sala centrale.
Gli sorrise appena, ma annuí con decisione dando un'occhiata al piccolo che ancora mangiasse fra le braccia di Edward. 
"Ti ho incontrato che avevo il cuore a pezzi e tu sei riuscito a farmi sentire di nuovo viva, intera. E non mi sono neanche accorta di quanto tremendamente fossi innamorata di te, fino a quando non è stato troppo tardi. E credevo che non mi avresti mai ferita, Ed. Ci credevo così tanto che quando sei andato via, ho chiuso fuori tutti i miei sentimenti per te". La sua voce tremò appena ed abbassò il suo sguardo per un paio di secondi, in cui Abby provò a deglutire un paio di volte, ma la sua salivazione era drasticamente diminuita proprio per via del suo nervosismo. 
Si schiarì la gola e tornò a guardare nei suoi occhi in attesa delle sue parole, così si rilassò e prese un lungo respiro. "Io credevo che non mi amassi e che non ti importasse neanche di questo bambino. Anzi, credevo che fossi arrabbiato con me perché avevo deciso di tenerlo. Ma Sam mi ha detto di come ti sei preso cura di Rich quando non c'ero, e mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Mi dispiace tanto, Edward".
L'uomo davanti a lei rimase ad osservarla mentre i suoi occhi divennero lucidi, ma fu incapace di distoglierli da quelli di Abby; sentiva il cuore pompare forte il sangue nel suo corpo, cercando di aumentare l'ossigenazione al cervello per farlo pensare meglio, ma Edward riusciva solamente a pensare a quanto quella situazione fosse anche colpa sua.
Non poteva farne una colpa ad Abby per come fossero andate le cose: era stato proprio Edward ad andarsene la prima volta.
Annuì in silenzio ed abbassò lo sguardo sul piccolo Rich che adesso cercava in tutti i modi di cominciare con loro attraverso degli strani vocalizzi divertenti che sdrammatizzavano la situazione pesante.
E nonostante dovesse sentirsi furioso e ferito, il suo cuore si calmò nel momento in cui incrociò gli occhi nocciola di suo figlio, sempre più identici ai suoi. "Non è colpa tua, rossa".
Abby sorrise appena ed abbassò lo sguardo udendo la sua voce pacata e serena, scuotendo la testa con disappunto. "Lo è, invece. E troverò una soluzione, spiegherò a Richard che sei suo padre. Te lo prometto".
Edward accennò un sorriso amaro nella sua direzione, facendo un passo avanti unicamente per sfiorarle la guancia con dolcezza. "Pensiamo solamente a fermare Micheal adesso, d'accordo?".
Ma Abby abbassò lo sguardo ed inclinò meglio il biberon mentre osservava il modo in cui suo figlio stesse mangiando famelicamente, per poi risalire con uno sguardo mortificato il corpo di Edward con un sospiro, mentre le immagini di ciò che lui avesse dovuto subire proprio dall'arcangelo iniziarono a scorrere nella sua mente. "Mi dispiace tanto che Micheal ti abbia coinvolto". 
Edward scosse la testa e si portò i capelli all'indietro mentre accennava un sorriso imbarazzato, facendo spallucce e sospirando leggermente perché aveva intuito ciò che Abby non stesse dicendo. "Neanche questa è colpa tua, rossa. Smettila di addossarti le colpe di tutto". 
Si morse il labbro e sospirò, ingoiando il boccone amaro e fece spallucce tornando a guardare il piccolo che Edward teneva ancora fra le braccia che avesse iniziato a muoversi in maniera leggermente meno agitata, probabilmente perché dopo quella scorpacciata di latte aveva bisogno proprio di dormire, e Abby sorrise intenerita perché aveva sentito così tanto la mancancanza del suo bambino durante i giorni in cui Micheal l'avesse tenuta in ostaggio. 
Quasi non credeva al fatto di poter finalmente stare con suo figlio e che presto avrebbe visto anche la sua piccola Mary, e fu grata per questo nonostante un'abbondante porzione del suo cuore fosse ancora fuori dal bunker. 
Edward sospirò e si appoggiò accanto a lei, osservandola con un sopracciglio sollevato e aria più severa perché ormai aveva imparato a conoscerla e sapeva che si stesse torturando mentalmente perché una parte di lei sarebbe voluta rimanere prigioniera di Micheal solamente per poter controllare che Dean fosse ancora vivo. "Sam e sua madre sono usciti per incontrare un cacciatore che ha delle informazioni su Micheal, Castiel e Anael sono andati in Paradiso per cercare aiuto, Dan è andato a letto più di un'ora fa e la piccola Mary dorme: solamente questo mascalzone si rifiutava di dormire alle quattro di mattina". 
Per pochi secondi Abby lo guardò negli occhi e accennò un sorriso cosi triste e sofferente che gli fece paura, ma presto la ragazza distolse lo sguardo e fece spallucce per tornare a guardare il suo bambino che ormai faticava a tenere gli occhi aperti ed a non dormire, spinto dal movimento ondulatorio delle braccia di Edward. 
Lo vide avvicinarsi alla culla posta in mezzo alla sala comune ed Abby neanche si chiese perché si trovasse lì e non nella sua stanza, deducendo che l'avessero spostata lì per comodità e per poter controllare meglio il piccolo mentre andavano avanti con le ricerche; Abby sospirò e si mise nuovamente dritta dopo aver coperto il piccolo, volgendo lo sguardo verso il ragazzo che avesse appena messo giù RIchard e che adesso si fosse nuovamente appoggiato al tavolo. 
Guardò nei suoi grandi occhi marroni e accennò un sorriso timido mentre sentiva il cuore battere forte ed agitarsi nel suo petto mentre gli stava accanto, abbassando appena lo sguardo per qualche secondo per poi tornare a guardarlo con un velo di ironia dietro cui nascondeva la sua vera preoccupazione e rabbia; avanzò lentamente e deglutí a fatica mentre si avvicinava al mobile bar proprio dietro di lui, estraendo una bottiglia di Tequila e due bicchieri di vetro che mise sopra il tavolo. 
Si affrettò a versare l'alcolico e presto si avvicinò a Edward per porgergli il suo bicchiere forse un po' troppo colmo, guardandolo dritto negli occhi con aria seria. "Facciamoci una bevuta, bartender".



"Quindi il nostro angioletto preferito Jack è diventato completamente umano e invece Nick è sopravvissuto allo scontro tra Lucifer e Micheal, e tutto quello che abbiamo noi sono dei cacciatori dall'altro mondo che si occupano dei lavoretti in giro per il Paese mentre noi ci occupiamo dei casi più grossi, come Micheal che cerca di distruggere il mondo?". 
Abby sollevò un sopracciglio mentre parlava e guardava la sua famiglia attorno a sé ricambiare la sua occhiata preoccupata, e si sistemò meglio sulla sedia della stanza centrale del bunker senza neanche avvertire il dolore all'addome dettato dalla sua ferita ormai quasi del tutto risanata; scosse la testa che sentiva iniziare a fare male per tutti quei pensieri e si alzò sorpassando Edward, Sam e Dan che stessero alla sua destra fino ad arrivare alle spalle dei due angeli, dietro cui vi fosse il mobiletto bar. 
Si versò un grosso bicchiere di Whisky e lo mandò giù dopo aver sospirato, mentre ringraziava mentalmente che la sua Mary fosse a scuola e che Richard giocasse pacatamente con i suoi peluche nel suo box e regalasse alla sua famiglia delle dolci risatine di tanto in tanto. 
"Vi abbiamo cercato dappertutto: se Micheal non avesse commesso un passo falso rapendo Edward, probabilmente non vi avremmo mai trovato" disse Jack alle sue spalle avanzando di qualche passo mentre cercava l'approvazione nello sguardo di Castiel, che sorrise appena ed annuì. Jack sospirò e osservò Abby piegare appena il viso nella sua direzione nonostante rimanesse di spalle ad ascoltare, e strinse forte i pugni per l'agitazione. "Troveremo Dean e lo riporteremo a casa, sta tranquilla Abby. Ma devi capire che se dovremo scegliere fra neutralizzare Micheal, e Dean con lui, e salvare la terra, sceglieremo la seconda". 
Sollevò un sopracciglio e si voltò interamente verso il ragazzo mentre teneva ancora il bicchiere fra le mani, appoggiandosi con la schiena al mobiletto basso mentre lo guardava con aria accigliata: voleva bene a Jack, si era affezionata a lui ed ormai lo considerava come un membro della sua famiglia. Senza contare che avesse anche salvato la  sua vita e quella di Richard, quindi non avrebbe mai smesso di essergli grata.
Ma leggeva nei suoi occhi quanto disperatamente si stesse impegnando per far funzionare le cose adesso che non avesse più i poteri e aveva sentito di come Bobby, Dan ed Edward a turno lo aiutassero nei combattimenti fisici.
Scosse la testa mentre tornava a pensare alle parole di Jack, pensando che che mai e poi mai avrebbe permesso che Dean perdesse la vita a causa fi Micheal, e lasciò scivolare lo sguardo sui suoi familiari, per poi tornare sul ragazzo davanti a sé. "Concentriamoci sul trovare Dean, ok Jack?". 
L'espressione quasi intimidita nonostante cercasse di mostrarsi sicuro di se svanì sul volto del ragazzo, che lasciò spazio ad un sorriso più audace e più tranquillo; presto si avvicinò al tavolo sul fondo della sala per aprire il suo portatile alla ricerva di qualche notizia che potesse catturare la sua attenzione e che fosse sospettosa, mentre Abby scambiava un'occhiata eloquente con i presenti, per poi avvicinarsi al box di Richard ed osservarlo alzare lo sguardo verso di lei e sorriderle agitando un vecchio peluche di Mary. 
"Mi dispiace farti rivivere ciò che hai passato fino a ieri tesoro, però devo chiedertelo Abby: hai idea di dove possa essere Micheal?". 
Mary si avvicinò alla ragazza guardandola quasi con aria di supplica perché avrebbe tanto voluto avere qualche notizia su suo figlio e su come liberarlo, ed Abby capí perfettamente cosa stesse provando; annuí e sospirò, intercettando lo sguardo di Edward che le fece un sorriso e la incoraggiò a parlare, rivelando tutto ciò che Abby gli avesse raccontato quella notte dopo un paio di bicchierini di troppo. 
"So perfettamente dov'è e cosa sta facendo: Micheal è un tipo stabile e stazionario, non si muoverà da dove ha portato me e Ed" disse Abby sospirando e facendo un passo avanti, fino a raggiungere il tavolo per salirvi con il fondo schiena. "Anzi sono convinta che ci stia aspettando per capire se il mio lavoro è stato accurato come pensa". 
Sam aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria confusa, chiedendo delle spiegazioni con lo sguardo perché davvero non capiva cosa intendesse dire. "Che lavoro? Di che stai parlando?". 
Abby accennò un sorriso amaro mentre osservava il volto di Sam stranamente adornato da una lunga barba, ma presto sospirò quando lesse la preoccupazione nello sguardo di ognuno di loro, e fece spallucce prima di mandare giù il suo ultimo sorso di Whisky nel suo bicchiere. "Voleva che io lo aiutassi a formare il mostro perfetto, perché sapeva del mio lavoro con i Letterati inglesi. Ma io non ho mai ceduto, almeno fino a quando non ha preso una delle persone che amo". 
Edward scosse la testa ed si alzò in piedi imprecando a voce bassa quando la vide abbassare lo sguardo ed incollarlo al pavimento, intuendo che la ragazza stesse provando vergogna e dispiacere per ciò che avesse fatto, nonostante non ne fosse pentita perché aveva salvato la vita di Edward. "Avresti dovuto lasciare che mi facesse a pezzi piuttosto che permettergli di averla vinta!". 
"Non ti avrei mai lasciato morire!" esclamò Abby sollevando lo sguardo verso di lui e guardandolo in cagnesco dato che avevano passato gran parte della notte ad affrontare quella conversazione, ma poi la ragazza sospirò rumorosamente e scosse la testa. "E comunque non l'ho fatto, non del tutto almeno! I suoi ibridi sono più forti e più resistenti adesso, ma niente che un machete non possa sistemare!". 
Edward la guardò con aria di chi comprendesse le sue parole e che non gliene facesse una colpa. 
Teneva le braccia contro i fianchi quando decide di fare qualche passo verso di lei mentre la guardava negli occhi sorridendo amaramente: capiva perché avesse deciso di aiutare Micheal, perché anche lui a parti invertite avrebbe ceduto senza battere ciglio pur di salvarle la vita.
Annuì nella sua direzione e poi sospirò, tornando ad osservare i presenti e concentrandosi poi su Sam.
"Prepariamoci: andiamo a riprenderci Dean". 



"Sono io, ragazzi. Sono Dean".
Guardò il suo riflesso muoversi nel vetro e si prese un breve momento per osservarsi: il suo viso era sempre uguale, il suo corpo era rimasto invariato eppure riusciva a vedere nei suoi stessi occhi verdi una grandissima differenza da quando Micheal avesse lasciato il suo corpo e lui fosse tornato nel bunker. 
Dean ricordava ogni momento, ogni singolo istante in cui fosse stato prigioniero dentro il suo corpo, spettatore inerme delle sue stesse mani che propagassero morte e distruzione ovunque andasse. 
Si era osservato fare male a tanti innocenti e poi a diversi mostri, fino a quando Micheal lo costrinse a trafiggere Abby all'addome, imbrattandosi la camicia e la giacca del suo sangue: qualcosa era scattato dentro Dean e aveva scoperto una grande forza che neanche pensava di avere, che utilizzò per bloccare i poteri dell'arcangelo così come molti anni prima riuscì a fare Sam prima di lanciarsi nella gabbia di Lucifer. 
Dean aveva dato il tempo a suo fratello di prendere Abby e di portarla via, mentre Dan trascinava Edward fuori dall'edificio abbandonato, e mentre Dean si sforzava di trattenere la potenza angelica avvertì dentro di sé Micheal urlare e scalciare, dimenarsi per riacquistare il controllo. 
E c'era presto riuscito, fino a far crollare completamente Dean in un angolo della sua mente che ormai esausto e privo di forze non oppose resistenza, scivolando sempre di più dentro di sé. 
Ma ciò che Dean non si aspettava era proprio il modo in cui Micheal avesse completamente abbandonato il suo corpo dopo aver scagliato i suoi esperimenti con i licantropi contro i ragazzi appena entrati nel suo rifugio per la seconda volta: aveva bisogno di testare se la formula di Abby funzionasse per davvero e Micheal pensò che non ci fosse mossa più giusta che scagliarli proprio contro di lei. 
Dean era tremendamente esausto, stanco e privo di ogni forza mentale e fisica.
Essere posseduto da Micheal era stata l'esperienza più brutta e traumatica della sua vita, sentendosi affogare ogni istante di più. 
Sentí due nocche bussare alla porta e Dean strizzò un paio di volte gli occhi per tornare al presente, osservando comparire la figura della ragazza che rimase sulla soglia del bagno, ferma ad osservarlo con un sorriso fra le labbra.
"Scusa, non volevo disturbarti. È solo che volevo sapere come stessi e.." iniziò Abby guardandolo con sincerità e pacatezza, facendo un passo più deciso ed entrando nella stanza mentre si torturava le mani per il nervosismo. ".. volevo vederti".
Dean la guardò per qualche istante ricambiando il sorriso, leggendo nei suoi occhi tutto l'amore che provasse per lui e presto annullò quella distanza troppo grande con un abbraccio, stringendola contro il suo petto con delicatezza: nonostante non si fosse mai separato da Abby mentre Micheal muoveva le redini del suo corpo dentro di lui, Dean aveva sentito la mancanza della ragazza. 
Aveva provato dolore per ciò che l'arcangelo l'avesse costretta a fare, ma sapeva che Abby lo avesse accontentato solamente per evitare che Micheal gli facesse del male: il suo modo di guardalo non aveva niente a che vedere al modo in cui Abby guardasse Micheal. 
Dean aveva sentito la mancanza di quello sguardo colmo d'amore che lei gli avesse sempre riservato, e aveva provato a fermare con tutte le sue forze l'arcangelo che l'avesse minacciata costantemente. 
Aveva anche percepito il desiderio bruciante di Micheal nei confronti di Abby, e Dean aveva avuto davvero paura che lui avrebbe potuto prenderla con la violenza, soddisfando le sue voglie senza controllo o curarsi che dentro il suo corpo ci fosse ancora Dean; sapeva che se Micheal non se ne fosse andato dal suo corpo, probabilmente avrebbe fatto del male ad Abby in quel modo, dato che vedesse in lei la Syria del suo mondo e provasse ancora amore per lei. 
Senza rendersene conto Dean si irrigidí fin troppo inarcando la schiena mentre la presa sulla donna andava via via scemando, e il ragazzo si ritrovò a fare un passo indietro mettendo un po' di distanza fra loro due; intercettò lo sguardo confuso di Abby, che aggrottò le sopracciglia e lo guardò senza capire perché si fosse allontanato. 
"Va tutto bene?". 
Abby fece un passo avanti e strinse la sua mano attorno a quella del ragazzo, capendo presto che il timore di Dean fosse sempre quello di farle del male senza volerlo, e con sorriso più convinto se la portò contro la guancia, chiudendo gli occhi per qualche istante mentre si beava di quella carezza che tanto avesse aspettato durante la sua prigionia insieme a Micheal. 
Tornò presto a guardarlo e lesse nei suoi occhi verdi la paura di toccarla nel modo sbagliato mentre ancora i pensieri di Micheal gli ronzavano per la mente, ma Abby si affrettò a fargli capire che non aveva paura di lui; si fece più vicina e sollevò il viso fino a guardarlo dritto negli occhi, osservando però ancora il modo rigido con cui Dean cercasse di allontanarla.
Si sollevò sulle punte e sfiorò con la guancia destra quella barbuta del ragazzo, sentendo il suo viso affondare nel suo collo fra i suoi lunghi capelli, e con molta fatica Dean si abbandonò a quel contatto e la strinse più forte a sé mettendole le mani sui fianchi per attirarla più vicina; sentí la ragazza sfiorargli la pelle del viso con la bocca e baciargli la guancia mentre scivolava sempre piu vicino alle sue labbra, fino a quando Dean la vide posizionarsi davanti al suo viso e guardarlo con amore, rivelandogli in silenzio quanto lo amasse e quanto avesse sentito la sua mancanza. 
Si rilassò contro il suo tocco sentendo le mani di Abby risalire il suo petto fino a sfiorargli le spalle ed in un momento Dean tornò ad essere il solito ragazzo che Abby avesse sempre conosciuto; le sfiorò il viso e si prese un momento per guardarla negli occhi. 
Sapeva che Abby non lo avrebbe lasciato da solo ad affrontare il fantasma di Micheal che ancora aleggiasse dentro di lui.
Annullò la distanza fra i loro volti con un bacio casto e dolce che presto si trasformò in un bacio più passionale e forte quanto il loro amore, ed Abby gli strinse le mani attorno alla nuca lasciando che le dita affondassero fra i suoi capelli appena più lunghi, stringendolo più forte a sé con trasporto. 
Dean avanzò senza interrompere quel contatto portando la ragazza con sé finendo per entrare nella loro stanza e si sedette sul letto, facendo sedere Abby a cavalcioni sulle sue gambe: lasciò che le sue mani percorressero tutto il suo corpo, scendendo a baciarle il collo in maniera famelica e decidendo di abbandonarsi a quel desiderio bruciante di lei che in quelle settimane fosse nato in Micheal tanto quanto in Dean. 
Sentí le dita affusolate di Abby sfilargli la camicia bianca che ancora indossasse e la sentí sbuffare giocosamente quando si accorse che portasse ancora una maglia bianca a mezze maniche; Dean tornò a baciarla con più trasporto mentre sorrideva felice di essersi lasciato convincere ad aprirsi, e in quel momento la sentí completamente sua come mai fino a quel momento. 
Senza accorgersene si ritrovò a interrompere quel bacio così passionale afferrandole il viso fra le mani per allontanarla e guardarla meglio con un sorriso sulle labbra, ed Abby assottigliò appena gli occhi, abbassando lo sguardo sul suo petto dove tenesse ancora le mani e si morse il labbro perché continuava a sentirsi in imbarazzo quando Dean la guardava in quel modo, non importava che fossero passati ormai più di quattordici anni dalla loro unione. "Non guardarmi così..". 
Per tutta risposta, Dean sorrise soddisfatto e le sollevò il viso con le mani per costringerla a guardarlo negli occhi e studiò i suoi pozzi azzurri con tenerezza, sospirando appena di felicità: aveva ritrovato la sua famiglia, aveva ritrovato i suoi due bambini e aveva ritrovato lei. 
E quasi Dean si sentí in colpa a provare felicità per tutto questo, perché sapeva che la loro caccia non si fosse ancora conclusa, eppure era tremendamente felice. 
"Ti amo, Abby". 
Lo vide fare spallucce ed accennare un sorriso felice mentre le sfiorava ancora il viso ed Abby sentí gli occhi pizzicare appena, perché per un momento aveva creduto che non avrebbe mai più ritrovato il suo Dean. 
Lasciò che la mano destra risalisse il suo petto fino a sfiorargli il mento con delicatezza, sorridendo più felicemente mentre guardava nei suoi occhi verdi così sinceri. "Ti amo anch'io". 
Ritrovarono presto la via per arrivare l'uno all'altra, intercettando nuovamente le loro labbra e tornando a baciarsi con tutta la mancanza e la passione che provassero, e presto Dean ribaltò le posizioni facendo stendere Abby sul letto per mettersi sopra di lei con delicatezza, insinuandosi fra le sue cosce con dolcezza.
Si guardarono di tanto in tanto ed Abby sentiva dentro di lei che non ci potesse essere nulla di più perfetto di quel momento e che nulla avrebbe potuto rovinarglielo; lasciò scivolare le mani sulle sue braccia toniche e muscolose che Dean teneva appoggiate ai lati del suo viso, e le strinse forte con un sorriso mentre lasciava che le sue dita risalissero con poca delicatezza fino alle sue spalle. 
Insinuò le dita sotto le maniche corte della maglietta del ragazzo e sfiorò la sua pelle con desiderio, fin quando con l'indice sfiorò qualcosa di insolito e che non ricordasse proprio che Dean avesse sulla parte alta del braccio destro. 
Abby aprì gli occhi e vide il ragazzo fare lo stesso come se se ne fosse accorto anche lui solo in quel momento, e Dean si tirò a sedere su di lei con aria confusa mentre con le dita si sfiorava il punto appena toccato dalla donna. "Che cos'è?". 
Dean scosse la testa e fece spallucce scendendo dal letto fino ad arrivare davanti allo specchio del bagno sentendo i passi della ragazza dietro di sé, osservando per qualche secondo il viso confuso di Abby riflesso sullo specchio e sporgere da sopra la sua spalla: Dean sospirò osservando sulla superficie riflettente quell'escrescenza che neanche sapesse di avere sul braccio, chiedendosi perché non ricordasse nulla di essa. "È una cicatrice".
 
 
  
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