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Autore: GladiaDelmarre    28/05/2023    1 recensioni
Joel ed Ellie stanno compiendo un viaggio difficile, dove rischiano la vita quotidianamente, ma allo stesso tempo possono anche succedere cose sorprendentemente belle. Ogni capitolo rappresenta uno di questi momenti.
Se questa storia vi piace, fatemelo sapere!
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Queste piccole OS partono da un'iniziativa con la mia amica Martina, con 10 prompt+1 a Maggio e altri 6 a Giugno.
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Cenni di underage - linguaggio volgare - age gap - violenza tipica del canon
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Ellie, Joel
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Not all those who wander are lost'
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“Spore” aveva detto Joel, indicando il corridoio che si trovava davanti a loro.

Non avevano altre opzioni, si erano già fatti strada fino a quel punto uccidendo un buon numero di infetti, e non potevano tornare indietro o avrebbero perso ore intere. Era già pomeriggio inoltrato e dovevano trovare il modo di uscire da quel palazzo al più presto. Erano entrambi esausti, ma non era quello il momento di mollare: passare la notte in una stanza qualunque di quell’albergo era fuori discussione.

 

Joel prese la maschera anti spore e fece segno ad Ellie di indossare la sua. Tecnicamente lei non ne avrebbe avuto bisogno, ma Joel non si sentiva tranquillo se non la metteva anche lei, quindi Ellie non discuteva mai su questo argomento. 

 

Il passaggio in cui entrarono era piuttosto ampio, ma entrambi provarono immediatamente un senso di soffocamento. La poca luce che entrava dalle camere esposte ad ovest era pesantemente filtrata da una fitta nebbia di spore, e alcune figure appena accennate si muovevano barcollando ed emettendo grida acute alternate a versi gracchianti. Alcuni brontolii, molto più spaventosi, rimbombavano vagamente attutiti. Quel posto era un incubo umido e vischioso di spore e miceli. Sarebbero stati fortunati ad uscire indenni.

 

Ellie aveva tirato fuori la sua calibro 32 dal retro dei pantaloni, ma Joel scosse la testa. Sparare adesso sarebbe stato un suicidio. Si acquattarono sul muro in ombra, camminando curvi e in silenzio. Joel aveva una vecchia bottiglia in una mano e un’accetta nell’altra. Ellie sentiva il sudore ghiacciarsi lungo la schiena, e la maschera le prudeva sul viso. Stava facendo del suo meglio per mantenere la calma, proprio come le aveva detto Joel, ma era terrorizzata dal perderlo di vista e di rimanere sola.

 

“Se respiri troppo pesantemente la gola inizierà a bruciarti, nonostante la maschera. Puoi essere anche immune, ma devi mantenere la calma. Respira piano. Guarda dove metti i piedi. E non fare alcun rumore”.

“Come fai a non avere paura?”.

“Ho paura. Ma non la lascio vincere”.

 

Più facile a dirsi che a farsi.

 

Un clicker si stava muovendo nella loro direzione. Anche se non riuscivano a distinguerlo chiaramente nella foschia verdastra, i suoi versi e scricchiolii erano troppo vicini. Joel lanciò la bottiglia nella stanza che avevano appena superato e si appiattì sul muro, tenendo Ellie il più possibile dietro di sé con un braccio. Il clicker lanciò un urlo, e altri due si mossero nella stessa direzione, quasi contemporaneamente al primo, uscendo dall’ombra dove fino ad un attimo prima erano invisibili.

Un una manciata di secondi dopo seguì una specie di ruggito. Il pavimento tremò sotto i passi di un enorme bloater, alto più di due metri, interamente coperto da spesse placche indurite e con il cranio spaccato a metà, incrostato ovunque di Cordyceps. 

 

La mano di Joel le premeva sul petto, ed Ellie era sicura che lui potesse sentire il suo cuore battere all’impazzata. Era sicura che chiunque potesse sentirlo. Si strinse la testa tra le mani, tappandosi le orecchie, cercando di sfuggire al martellare incessante della sua stessa paura. 

 

“CORRI!” le urlò Joel, tirandola su di forza.

 

Ellie corse dietro a Joel, che durante la fuga tagliò quasi in due la testa di un clicker che gli stava sbarrando la strada, fino a che non riuscirono a chiudersi una porta tagliafuoco alle spalle. Bloccarono le due maniglie con un’asse trovata in terra. Corsero ancora, chiudendo ognuna delle porte che trovavano sul loro percorso per mettere più muri possibile tra di loro e gli infetti alle loro spalle.

 

Ripresero fiato solo una volta usciti da quell’hotel.

Si tolsero la maschera e respirarono a pieni polmoni l’aria fresca della sera. La luce non era molto diversa da quella che avevano visto appena prima di entrare nel corridoio infestato dagli infetti e dalla densa nebbia di spore. Ad Ellie erano sembrate ore.

Qualche uccello ancora cantava sulle chiome degli alberi che circondavano il palazzo. 

 

“Coraggio ragazzina. Cerchiamo un posto dove dormire”.

 

Ellie strinse le cinghie dello zaino senza rispondere, e si incamminò dietro a Joel.




Note: Se già non lo fate, correte a seguire Martina su Instagram.

   
 
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