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Autore: The_stampede    29/05/2023    3 recensioni
La storia prosegue negli anni dopo lo scontro con Safulan e il mancato matrimonio. La situazione non è cambiata molto tra loro, ma sono cambiati loro con l'unica, inevitabile costante della vita: il tempo che trascorre. Mentre Akane è maturata sia in senso fisico che mentale, Ranma ancora si crogiola nella folle quotidianità della loro vita, ma l'inizio del terzo e ultimo anno scolastico finirà per fargli fare un brusco risveglio, peggiore di quelli a cui lo ha abituato la fidanzata.
Ranma 1/2 è il mio manga preferito, lo rileggo spesso e ogni volta non posso fare a meno di scoppiare a ridere per le disavventure, i personaggi e il nonsense, che percorre tutta la storia. Come la maggior parte dei suoi fan, anche a me è rimasto l'amaro in bocca per il finale aperto. Negli anni e nelle varie riletture ho finito per apprezzarlo maggiormente, ma non è passata la voglia di creare qualcosa che soddisfacesse il mio bisogno di una conclusione. Così eccomi qui; spero possiate apprezzare la storia e, come succede a me quando leggo le fanfiction altrui, passiate qualche momento di svago e stacco dal quotidiano nel leggerla.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ranma era appollaiato sul muretto della casa antistante la stazione di Nerima, piegato sulle ginocchia rimaneva in equilibrio sulle punte dei piedi. I passanti lanciavano occhiate stupefatte al ragazzo con il codino che, con nessuno sforzo, torreggiava su di loro da un muretto di tre metri. Lui non li vedeva neanche, guardava corrucciato la stazione, era sceso da un treno poche ore prima. 

Agitato come non mai, si era recato a casa Tendo per scoprire che l’unica persona che voleva veramente rivedere, con buona pace per sua madre Nodoka, non solo non c’era, ma era ad una festa dall’altra parte di Tokyo.

E ora doveva risalire su un treno, arrivare in centro e montare su una metropolitana. 

Entrato dalla porta del Dojo Tendo aveva subito ogni genere di raccomandazione sul fatto di essere gentile con la fidanzata non appena l’avesse rivista, obbligato a vestirsi decentemente aveva accettato di mettersi la casacca azzurra anziché quella rossa, e Nabiki aveva trovato il modo, non saprebbe nemmeno spiegare come, di farsi pagare affinché gli desse il biglietto con l’indirizzo e le indicazioni che gli aveva lasciato Akane. Per protesta e per ritrovare un po’ di calma si era steso per ore sulla porzione di tetto che sovrastava la camera della fidanzata e aveva ripercorso mentalmente gli ultimi mesi, da quando aveva iniziato a rimpiangere l’assenza di Kuno a scuola, alla sconfitta di Shan-Pu, fino ai motivi per cui aveva intrapreso il suo viaggio di allenamento constatando che il piano che aveva elaborato era fallito senza essere cominciato.

Si alzò in piedi, la rabbia stava ribollendo tanto da fargli valutare di tornarsene a casa -Al diavolo Akane, poteva anche aspettarmi!- 

Balzò giù dal muretto con le mani in tasca, deciso a fare dietrofront quando alle sue spalle udì un miagolio. I brividi cominciarono a fargli rizzare la pelle della schiena mentre a bocca spalancata articolava malamente la parola -Ggggaaattooho-, si voltò verso l’angolo dove si trovava il bidone della spazzatura e un’inequivocabile ombra felina si stagliò contro il lampione stradale. Con un balzo l’animale si lanciò verso Ranma il quale emise un urlo e iniziò a correre, roteando le braccia come un ossesso, in direzione della stazione dei treni. Pur di liberarsi della gattesca compagnia il codinato saltò dentro al primo convoglio che aveva trovato con le porte aperte. Si voltò ansimando, sbirciando dal finestrino, nessuna traccia della belva pelosa, emise un sospiro di sollievo e cercò di capire in quale parte di mondo stava per recarsi, quando lesse la fermata a Tokyo dove prendere la coincidenza per arrivare proprio alla festa dove l’attendeva il Maschiaccio gli occhi divennero di un blu più scuro e con il viso torvo si accomodò su un sedile.

Due iridescenti occhi violetti avevano seguito ogni mossa del giovanotto, il movimento oscillatorio del treno faceva ondeggiare le due ciocche di pelo attaccate sotto alle orecchie simili a due mezze code.  La gatta pensò che, appena arrivati a destinazione, avrebbe dovuto procurarsi al più presto dell’acqua calda.

 

Akane sobbalzava ad ogni suono del campanello, aveva chiamato a casa per assicurarsi che Ranma fosse tornato e che avesse avuto il messaggio, dopo aver promesso 1000 yen a Nabiki, riuscì a farsi dire che il codinato si era avviato verso la stazione. Era arrossita quando la sorella mediana le aveva raccomandato di coccolare il Baka appena lo avesse visto, perché lui non aveva affatto gradito la non accoglienza della fidanzata.

Si guardò intorno per distrarsi dal suo pensiero fisso e cercare di far smettere di sudare le mani. Nei suoi propositi natalizi di fare passi avanti con la sua relazione aveva cercato anche lei di sforzarsi ad ammettere apertamente quanto le importasse di Ranma. Così, una volta pronta per la festa, afferrando un lembo del vestito e con la testa bassa, aveva chiesto alle amiche, a mezza bocca e con un filo di voce: -A Ranma piacerà?- 

Inutile dire che le compagne l’avevano ricoperta di complimenti e rassicurazioni e, senza farsi vedere da Akane, si erano lanciate occhiate d’intesa mentre un fuoco divampava alle loro spalle a simboleggiare l’ardore nel perseguire il piano “Akane e Ranma forever” su cui era incentrata l’intera festa.

 

Ora Yuka e Sayuri vagavano disperate nella sala che avevano affittato, la festa era sfuggita di mano per quanto riguardava gli invitati, non c’era più solo la loro classe, ma anche altri studenti del Furinkan, tra gli ultimi arrivati Daichi Asuka su cui si erano angosciosamente rifatte gli occhi mentre lui si dirigeva a passo sicuro verso un caschetto moroazzurrino che stazionava agitato vicino all’ingresso. 

Inoltre avevano avuto la leggera dimenticanza, del tutto trascurabile ovviamente, che Ukyo facesse parte della loro classe e che quindi almeno una delle altre fidanzate di Ranma sarebbe stata presente alla festa. La Kuonji si era fatta agguerrita nella corsa al matrimonio con Saotome, probabilmente valutava la fine della scuola superiore come ultimatum per agguantare il tanto desiderato codino e trascinarlo verso l’altare.

 

Akane ascoltava a mala pena i discorsi di Asuka, l’unico suono che le importava era quel dannato campanello, non si era nemmeno accorta che lui le aveva messo una mano sull'avambraccio. 

Una scampanellata più arrogante delle altre la fece sobbalzare portandole il cuore ad un ritmo sincopato. Quando sentì il timbro della voce di Ranma che salutava i compagni scostò immediatamente lo sguardo per portarlo a terra mentre le gambe cominciavano a perdere la loro solida consistenza. 

Scosse leggermente la testa facendo oscillare il caschetto “Sono una sciocca, è Ranma, il solito Baka...andiamo, tutta questa agitazione non ha senso”

Il codinato si guardò intorno, ci mise un solo secondo ad individuare la fidanzata e ancora meno ad imbufalirsi per chi le stava accanto. Con passo marziale si avviò verso la coppia e articolò un -Akane- con lo stesso timbro di voce di quando l’aveva trovata a Ryugenzawa con Shinnosuke,  che fece immediatamente alzare il volto della fidanzata.  

Appena la piccola Tendo lo guardò Ranma ebbe un sussulto, la rabbia svanì di colpo. 

La sua Akane era bellissima, ma era visibilmente stanca e dimagrita. Per quanto la prendesse in giro sulla sua fisicità se lo avessero bendato chiedendogli di modellare il Maschiaccio nella creta avrebbe saputo ricrearne ogni curva sinuosa, forse il Vecchiaccio gli aveva attaccato la smania da maniaco dopotutto. Quella versione emaciata della ragazza dai fianche larghi non la gradiva molto. 

Si portò la mano dietro la nuca, guardando di lato e arrossendo e, in tutta risposta, la moretta gli sorrise dolcemente perché in quel piccolo gesto di imbarazzo aveva ritrovato tutto il suo Baka. 

Akane fece un passo verso di lui, sciogliendosi inconsapevolmente dalla stretta di Asuka. Non fece in tempo a proferire sillaba che un -Ranchan!- si librò nella stanza e Ukyo si avvinghiò al collo di Ranma. -Uh? Ucchan, ciao ci sei anche tu?- 

Un tonfo sordo causato dalla caduta di una fumante teiera in rame fece voltare tutti verso l'ammaliante figura di una ragazza cinese dai capelli violetti che, emergendo dai vapori, urlava sorridente -Ailen!- in direzione del codinato.
Qualche secondo ed eccola al fianco di Ranma iniziando a contenderselo con la regina degli okonomiyaki mentre Saotome sudava freddo e cercava di calmare gli animi. 

Il Maschiaccio osservava la scena, ma per la prima volta anziché la rabbia dentro di lei iniziò a montare qualcosa di più devastante: la disperazione. Quell’Ucchan buttato lì da Ranma senza secondi fini le scavava dentro la consapevolezza di non essere per lui Akane-chan.

La scena che le si presentava davanti era un vomitevole revival degli ultimi tre anni della sua vita. Le lacrime premevano prepotenti per uscire e solo gli umilianti sguardi di pena che le rivolgevano i compagni la aiutavano a fare da diga. 

Tra queste occhiate quella di Hiroyuki le faceva bruciare le viscere e risentiva le parole di lui “Era dolce come Kasumi e cucinava sempre dei dolcetti per tutti, aveva anche la battuta pronta e non mancava di redarguire qualche bullo quando questo ti dava fastidio. Fidati! Ti sistemerebbe per le feste se ti sentisse trattare così Akane!” 

“MAMMA” pensò Akane, mai come in quel momento avrebbe voluto il suo consiglio; più volte, dal suo fidanzamento, si era domandata se lei lo avrebbe permesso, se non avrebbe fatto cambiare idea a suo padre, se l’avesse consigliata su come gestire questo rapporto assurdo...E poi dentro alle sue orecchie sentì montare un fischio assordante che seguì un colpo fortissimo. TAC! e tutto si spense.

 

Aveva sentito un Tac, ne era certo, un colpo secco e il rumore proveniva da Akane, l’aveva guardata e in quell’istante lei si era spenta, come una televisione a cui hanno staccato i fili. In un tempo infinito in cui tutto scorreva a rallentatore Ranma era balzato verso di lei.
Scrollarsi di dosso le due fidanzate gli era costato meno che scacciare delle mosche invadenti, il suo cervello non si era minimamente curato della possibilità di fare male alle due scocciatrici.
Le sue mani si erano protese verso il suo Maschiaccio, aveva attinto ad ogni capacità del suo corpo per scattare velocemente ad afferrare ciò che gli premeva di più.
E ora la osservava, pallida con la testa riversa all’indietro sul suo braccio in un incubo ad occhi aperti che si ripeteva dopo anni. Non riusciva a respirare, la vista era appannata, a mala pena si accorgeva di ciò che gli succedeva intorno, continuava a guardare quella figura afflosciata sulle sue braccia, nelle orecchie solo il rimbombo del cuore che non smetteva di battere per l’angoscia. Una parola iniziò a farsi strada in lui “Morta” no, non era possibile, non la sua pasticciona irascibile senza sex appeal.

Akane è svenuta, il vociare della folla riuscì a far riconnettere le sue sinapsi
"Svenuta?"
Avvicinò il viso a quello della fidanzata, respira, il Maschiaccio respirava, era appena percettibile.
Anche lui permise ai polmoni di riaprirsi all’aria.. Si alzò in piedi e con il suo carico stretto tra le braccia, saettò fuori dalla finestra, c’era una sola persona che poteva aiutarlo e ora era ad una distanza che gli sembrò il doppio della circonferenza terrestre.

Senza perdere un attimo e non dando ascolto ai farfuglii alle sue spalle che nominavano ospedali e ambulanze Ranma iniziò a saltare di tetto in tetto verso Nerima, perché di una cosa era certo, quel rumore secco, come di un ramo che si spezza, era risuonato dentro ad Akane e lui, soltanto lui in tutta la sala, lo aveva sentito

 
   
 
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