FA
MALE MORIRE?
Un
gradino dopo l’altro, un passo dopo l’altro Harry
avanzava su per quella scala
così familiare. La grande porta di legno si aprì,
ma esitò ad entrare, in mano
la fialetta con i ricordi di Piton appena pescati.
Si
accorse
che tutto il suo corpo stava tremando, grande era
l’agitazione: voleva sapere
cosa Piton volesse fargli vedere ma non riponeva grandi aspettative in
quei
ricordi. In cuor suo sapeva che qualunque cosa fosse, non sarebbe stato
facile
affrontarlo. Aveva sempre detestato Piton, ma in quei pochi istanti
prima di
morire c’era qualcosa in lui che dimostrava quanto ancora
cercasse di
proteggerlo da quelle verità taciute per anni.
L’enorme
scrivania troneggiava al centro della stanza, tutt’intorno
quadri dei vecchi
presidi di Hogwarts che sonnecchiavano beatamente, uno solo volgeva
occhi vispi
verso Harry.
“Harry,
coraggioso ragazzo…” ruppe il silenzio una voce
pacata.
Albus
Silente nel suo quadro dalla cornice dorata guardava Harry avvicinarsi
al pensatoio.
“Professore,
la fialetta…è stato Piton…”
sussurrò Harry, ancora incapace di pronunciare una
frase intera.
“Oh,
immaginavo che avrebbe potuto non farcela…a dirtelo a
voce…” sconsolato
Silente, fece una pausa poi proseguì. “Harry,
c’è solo una possibilità, ed
è
racchiusa lì dentro. Quindi te ne prego, guarda con
attenzione cosa Severus voleva
raccontarti e sappi che non c’è stato uomo
più fedele di lui e più sincero, e
decisamente coraggioso…Harry, scegli
saggiamente…” detto queste parole, Silente
tacque, le mani incrociate in grembo, in attesa.
Harry
prese la fialetta, fece scorrere quel liquido bianco e poi immerse la
faccia
nell’acqua.
Si
trovava per terra ora, seduto su uno scalino. Sapeva che Silente era
ancora lì,
nel suo quadro, lo stava fissando.
Non
aveva
mai smesso di tremare, sentiva le gambe formicolare e pensò
di non riuscire più
a muoversi ma si fece forza e andò verso il tavolo, verso
quell’uomo che gli
aveva mentito per sette anni.
“Professore,
da quanto tempo lo sa?”
Silenzio.
“Harry…”
“ME
LO
DICA, PER FAVORE!” tuonò il ragazzo.
“Credo
di
averlo sempre saputo…forse ti è stato raccontato
qualcosa su di me, sul mio
passato. Ho dei trascorsi di magia oscura…”
Silente parve rabbuiarsi, prese
come un respiro e continuò, poiché comprendeva
che il ragazzo avesse bisogno di
spiegazioni. “Sai, conoscevo un uomo, si chiamava Gellert, ne
ero
innamorato…l’amore fa fare cose molto
stupide!”
“Con
tutto il rispetto, non mi interessa dei suoi amori!” lo
interruppe Harry,
ancora adirato.
“Oh,
no
son cose passate!”
Si
sentì
uno scoppio in lontananza, forse qualche Mangiamorte che ancora
imperversava
per il castello nonostante Voldemort avesse ritirato le sue truppe.
“Perché
non poteva dirmelo lei, perché ha lasciato che Piton facesse
tutto questo?”
“Perché
son morto prima che tu fossi pronto.”
“Stronzate!
È da quando ho messo piede in questa scuola, da quando sono
nato che ho a che
fare con cose con cui un bambino non dovrebbe avere a che fare,
Voldemort ha
distrutto la mia famiglia, tutti…” Harry riprese
fiato poi alzò un po' di più
il tono. “NON ERO PRONTO…NON ERO PRONTO?!?!? MA
CHI VUOLE PRENDERE IN GIRO
PROFESSORE, LEI È UN CODARDO!” Harry disse questo
percorrendo da una parte
all’altra la stanza, agitato senza mai stare fermo, non
guardando mai in
direzione del quadro.
“Sono
un
codardo.” rispose pacato Silente, cosa che fece ancora di
più adirare il
ragazzo.
“NON
VUOLE GIUSTIFICARSI?!?!? PER LEI LE SUE AZIONI SONO STATE
CORRETTE?!?!?”
“Ho
seguito il mio raziocinio e credo di essere arrivato a conclusioni
corrette,
che purtroppo per te Harry non ho la facoltà di cambiare in
quanto non sono
state causa mia.” rispose Silente, sembrando indispettito
dall’insolenza del
ragazzo.
Harry
questa volta non riusciva a trovare pace, su e giù, su e
giù.
“LEI
LO
SA CHE HO PASSATO QUEST’ANNO PER ANDARE ALLA RICERCA DI
QUALCOSA CHE NEANCHE
LEI AVEVA IDENTIFICATO!?!?!?! BEH, SI DA IL CASO CHE LI ABBIAMO
TROVATI,
TUTTI…MA NON GRAZIE A LEI!”
“No,
grazie alla signorina Granger che è sempre stata una delle
streghe più
brillanti della sua età, ma anche grazie al signor Weasley
che ha saputo riconoscere
i suoi errori come solo un vero uomo sa fare ed è tornato
per dare una mano…ma
soprattutto grazie a te Harry, che non hai mollato neanche per un
momento! Il
mondo magico ti è grato per questo!”
Sembrò
passare un secolo, prima che Harry più calmo
proferì di nuovo parola.
“Non
c’è
un altro modo, vero?”
“Temo
di
no, Harry.”
Harry
si
sedette sulla bella poltrona intarsiata, proprio davanti al quadro,
inerme si
guardava i piedi, sguardo vuoto senza il benché minimo
pensiero nella testa
perché non riusciva a pensare proprio a nulla.
“Lei
lo
sapeva, di Piton e mia madre. Come è possibile che Piton
abbia fatto tutto
questo solo per lei?”
“Ti
ho
detto prima Harry che per amore si fanno cose
stupide…è vero, Severus avrebbe
potuto continuare la sua vita, non fare la spia per l’Ordine,
non proteggerti
per tutto questo tempo e forse ora sarebbe ancora vivo. Ma dalle nostre
scelte
dipendono molte cose e Severus a mio modesto parere è stato
molto più eroico di
tanti e decisamente meno egoista di come è sempre sembrato
ai tuoi occhi, Harry.”
“Crede
che funzionerà? Insomma, l’ha letto da qualche
parte? Finora abbiamo affrontato
Horcrux materiali, ma mai di esseri umani”
“Ho
un
vago presentimento che funzioni come tutti quanti gli altri Horcrux che
avete
distrutto…”
“Lei
sarà
lì? Come funziona? Esiste un paradiso, un posto dove
possiamo vedere quello che
succede sulla terra?”
“No,
Harry, ho solo questo quadro per guardare la realtà e mi
sento di gran lunga
fortunato ma il più del tempo si dorme, profondamente, e
prima o poi non avrò
neanche più voglia di veder niente, non ho altri quadri dove
andare e credo
proprio che farò un pisolino eterno…sono troppo
stanco per questo mondo…”
“Io
non
ho nessun quadro, non potrò vedere nulla
allora…”
“Temo
di
no, Harry.”
“Mi
promette una cosa, lei che può, controlli cosa combineranno
Ron ed Hermione.
Hermione sono sicura diventerà Primo Ministo della Magia,
per quanto riguarda
Ron proverà a fare l’Auror, ma se non dovesse
farcela dovrà essere consolato
come un bimbo. E poi Ginny…beh lei, ecco, ci siamo baciati
questa estate al
matrimonio di Bill e Fleur… E poi il bimbo di Remus e Tonks,
avrei dovuto
crescerlo io, sono il suo padrino e lo sto già abbandonando
come tutti.”
“Ti
avranno sempre dentro al cuore, in qualunque momento sapranno dove sei,
che sei
lì con loro, ti sentiranno e sapranno sentire i consigli che
gli sussurrerai,
sapranno che li proteggi da tutto, anche dal più piccolo
degli incidenti. Ti
ricorderanno in ogni oggetto dove tu sarai presente, perché
ricorderanno i
momenti con te, non ti perderanno mai…”
Harry
prese un lembo della giacca e si asciugò le lacrime che gli
colavano sulle
guance.
“Cosa
si
sente quando si muore?
“Pace.”
“Si
è
felici quindi?”
“Certo!
Perché ci allontaniamo dal dolore in maniera irreversibile,
non ci possiamo
tornare indietro.”
“Nostalgia?
Senso di vuoto?”
“E’
un
attimo…”
“Non
ti
passa la vita davanti?”
“Non
vedi
nulla, senti solo te stesso che va verso qualcosa che non ha mai visto
ma che
brama senza aver mai saputo di volerlo.”
“E’
sempre rimasto uguale, vedo! Giri di parole…”
“Non
si
incontra nessuno? Io non potrò mai parlare con lei, non
rivedrò i miei
genitori?”
“Non
è
mica un parco, qui sei solo tu e ciò che rimane di te: la
tua coscienza.”
“Niente
inferno quindi? Fiamme e tutta quella roba lì?”
“Non
ne
vedo, a dir la verità non sento né caldo
né freddo ed è una situazione
piuttosto soddisfacente perché non ho bisogno di
niente.”
“Si
sta
facendo tardi, lo so, dovrei andare…”
“Devi
decidere tu…”
“Sono
pronto! Lei verrà con me, metaforicamente, con il
pensiero…”
“Credo
che tu abbia una cosa di mia proprietà, potresti usarla e
magari scoprirai che
non sono io quella persona così importante da seguirti fino
alle porte
dell’Ade.”
“Oh,
lei
mi ha dato un boccino d’oro, quello che ho preso alla prima
partita di
Quidditch! Un gioco
da ragazzi
combattere Voldemort con questo vero?”
“La
cosa
più spaventosa, ragazzo mio, non è Voldemort ma
quello a cui stai andando
incontro e volevo solo darti un aiuto…”
Harry
decise che era meglio lasciar stare, che non aveva intenzione di dire
le cose
come effettivamente stavano: il suo dono del testamento era una cosa
priva di
qualsiasi utilità, incapace di poter aiutare nemmeno per
combattere contro suo
cugino Dudley.
“Allora,
addio professore”
“Addio,
Harry”