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Autore: LorasWeasley    30/05/2023    1 recensioni
Spoiler Manga [Kuroken]
"-Perché stai piangendo? Stai male?
Kenma ci mise qualche secondo a capire il senso di quella domanda. Chi stava piangendo? Non poteva essere lui, giusto?
Allungò una mano verso la propria guancia e si rese conto che sì, era umida.
Tornò a guardare l’amico e aprì la bocca per dirgli che andava tutto bene, che non aveva idea del perché avesse iniziato a piangere e che non doveva preoccuparsi. Ma l’unica cosa che lasciò la sua bocca fu un singhiozzo."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cotta

Kenma stava camminando nel buio della notte per dirigersi dalla palestra dove si erano allenati tutto il giorno al dormitorio che era stato assegnato al Nekoma. Stava camminando in modo meccanico mentre non riusciva a recepire nulla di quello che si trovava intorno a lui: né le cicale che cantavano in quella notte d'estate tranquilla né il vento fresco e piacevole sul suo corpo sudato.
Tutta la sua concentrazione rivolta ai propri pensieri, a quello che aveva visto, alla conclusione alla quale era arrivato.
-Kenma?- fu la voce di Yamamoto che lo fece riscuotere dai suoi pensieri.
Il ragazzo del secondo anno l’aveva chiamato in modo strano, con un tono che non usava spesso, un tono quasi timoroso, stranito. Kenma alzò lo sguardo su di lui e vide che anche il suo volto era diverso: era preoccupato.
-Perché stai piangendo? Stai male?
Kenma ci mise qualche secondo a capire il senso di quella domanda. Chi stava piangendo? Non poteva essere lui, giusto?
Allungò una mano verso la propria guancia e si rese conto che sì, era umida.
Tornò a guardare l’amico e aprì la bocca per dirgli che andava tutto bene, che non aveva idea del perché avesse iniziato a piangere e che non doveva preoccuparsi. Ma l’unica cosa che lasciò la sua bocca fu un singhiozzo.
Fu Yaku a occuparsi di lui. Kenma non avrebbe saputo dire quando questo era arrivato, se era stato lì tutto il tempo o se l’avesse chiamato Taketora.
Kenma si accorse di Yaku quando questo lo strinse in un abbraccio, percepì i suoi vestiti che profumavano di pulito e i suoi capelli umidi, segno che aveva finito di farsi la doccia da pochissimo.
-Vuoi che chiami Kuro?- fu una delle frasi che sentì più chiaramente tra quelle che gli aveva detto il più grande. Kenma si agitò all’istante e il suo “no” fu veloce e repentino.
Yaku non si aspettava quella risposta, segno fu lo sguardo preoccupato e stranito che si scambiò con Taketora, poi chiese ancora -è lui che ti ha fatto piangere?
Non era un “sì” perché Kuro non aveva fatto nulla, non direttamente almeno. Ma non era neanche un “no” perchè Kenma stava effettivamente piangendo per lui.
Non rispose e Yaku sembrò capire -Va bene, non preoccuparti, può restare un segreto tra noi tre. Ti va di andare in bagno e sciacquarti la faccia?
Kenma li seguì, non che comunque riuscisse a fare altro o a pensare lucidamente. Come poco prima iniziò a fare tutto meccanicamente, senza rendersi davvero conto di tutto ciò che lo circondava.
Yaku gli preparò il futon e Kenma si sistemò con la testa sulle gambe di questo, il quale non aveva mai smesso di accarezzargli i capelli per confortarlo. Altri raggiunsero la camerata comune prima che l'alzatore si addormentasse, come Kai, Inuoka e Shibayama, ma nessuno disse nulla, probabilmente anche per colpa dell’occhiataccia di ammonimento che Yaku lanciò a ognuno di loro.
Altre lacrime silenziose caddero sul tessuto dei pantaloncini di Yaku, ma il libero non disse nulla e rimase fermo nella sua posizione. Poco prima di addormentarsi, Kenma sussurrò pianissimo il motivo di tutto quel dolore -A Kuro piace il primino del Karasuno.
 
Il giorno dopo Kenma tornò se stesso.
Si rendeva conto che piangere davanti ai suoi compagni di squadra e reagire in quel modo non era mai stato da lui. Ma si rendeva anche conto che era stata una rivelazione, quella di Kuro, che l’aveva spiazzato e non era più riuscito a controllare le sue emozioni.
Tuttavia, a mente fredda capì subito cosa avrebbe dovuto fare: indagare e pensare lucidamente a quella situazione, per poi capire come agire di conseguenza a tutte quelle nuove informazioni.
Lui e Kuro stavano insieme dalla fine del suo primo anno, quindi da solo pochi mesi. I due si conoscevano fin da quando erano piccoli e avevano sempre avuto questo rapporto “speciale”.
Era stato Kuro a baciarlo una sera, proprio alla fine dell’anno scolastico. Quel giorno, infatti, dopo le ultime lezioni, avevano preso una strada più lunga per tornare a casa e qui si erano fermati a un parco. Stavano giocando con dei gatti quando Kuro l’aveva baciato. Era stato leggero, un semplice labbra contro labbra che non durò più di qualche secondo, bacio al quale Kenma non si era tirato indietro e aveva chiuso gli occhi per godersi meglio quella sensazione.
Quel giorno avevano reso ufficiale la loro relazione ma non avevano fatto molto altro e non troppe cose erano cambiate. Qualche volta si tenevano per mano quando per strada non c’erano troppe persone che potessero giudicarli, si accarezzavano più spesso e di tanto in tanto si rubavano baci come quello del parco.
Kenma non ne sapeva molto di relazioni, ma da quello che aveva ascoltato dai sussurri delle ragazze nella sua classe, i ragazzi (non che lui non lo fosse, ma non si era mai interessato a nulla di tutto quello) volevano spesso di più di quello che lui e Tetsuro facevano. Così, probabilmente, era per quello che non gli aveva ancora dato che Kuro era finito con lo stancarsi e prendersi una cotta per un’altra persona.
Kenma sapeva di non essere speciale, sapeva bene che portava spesso le persone intorno a lui ad annoiarsi. Con Kuro non era mai successo ma c’è sempre una prima volta con tutto.
Tuttavia, per quanto si dicesse che fosse logico che Kuro preferisse quel primino a lui, aveva sempre odiato perdere. E perdere Kuro era una cosa che non riusciva proprio a concepire.
 
Kenma aveva deciso di scappare da quei problemi. Aveva pensato spesso a come affrontare con Kuro quell’argomento, nella sua mente si era immaginato tutti i tipi di conversazione, tutte che non voleva affrontare. Finché non aveva capito: Kuro non è consapevole della sua cotta.
Quindi aveva deciso di fare finta di nulla anche lui, anche perché una volta finito il ritiro estivo sembrò poter dimenticare quella parentesi di una settimana.
Non aveva però messo in conto il suo orgoglio. Orgoglio che esplose tutto di botto ai nazionali.
La gelosia e il fastidio verso il primino biondo del Karasuno (Kenma conosceva il suo nome ma si rifiutava di dirlo) aumentò sempre di più durante tutta la partita che giocarono gli uni contro gli altri, esplodendo del tutto quando, poche ore dopo, stavano vedendo la partita del Karasuno contro la scuola Kamomedai.
Kenma e Kuro erano seduti uno accanto all’altro sugli spalti e avevano seguito la partita fin dall’inizio, commentando insieme le varie azioni. C’erano stati però commenti che avevano particolarmente infastidito Kenma, come quando aveva provato a insinuare che i videogiochi erano facili una volta imparate le mosse.
Fu quasi a metà del terzo e ultimo set che Kenma non si riuscì più a trattenere dal dire -Ti sei preso proprio una enorme cotta, eh?
Kuro si voltò di scatto verso di lui e rispose agitato -Cosa? No!
-Non ho neanche detto un soggetto.
Kuro sembrò un cervo catturato dai fari, Kenma continuò -Come puoi mentirmi così spudoratamente? Hai flirtato con lui tutto il giorno.
-Non stavo flirtando! Stavo solo…- la sua voce si affievolì alla ricerca di una scusa, gli occhi spalancati mentre si rendeva conto che Kenma aveva ragione.
Il suo sguardo tornò in campo, verso Tsukishima, e per la prima volta non riuscì a trovare delle parole per rispondere a tono al suo ragazzo.
-Se non fosse fidanzato con quell’altro primino saresti già tra le sue braccia.
Non era neanche una domanda quella di Kenma, solo un’affermazione. Quando Kuro tornò a voltarsi verso di lui per giustificarsi, per trovare una qualsiasi cosa da dire, Kenma si era già allontanato.
 
Nonostante fosse l’intervallo, Kuro non aveva neanche preso il cibo dal suo zaino e si limitava a starsene seduto al proprio banco con la testa poggiata sul tavolo e gli occhi chiusi, sbuffando e lamentandosi quando i suoi pensieri diventavano troppo insistenti e pesanti.
-Guarda che sono passati tre giorni, non è più lecito deprimersi per essere stati buttati fuori dal torneo primaverile.
Fu Yaku a entrare nella sua bolla di pensieri negativi attraverso quella frase.
Kuro rispose con un lamento, aprì gli occhi e vide che non era stato raggiunto solo dal libero, ma anche da Kai. I due si erano sistemati sedendosi su due sedie e non sembravano intenzionati ad andarsene troppo presto.
Il corvino sbuffò, poi rispose a parole -Non sono triste per il torneo. É… successa una cosa con Kenma.
-Cosa?- domandò subito il libero.
-Non te lo dico. É imbarazzante e daresti ragione a lui.
Yaku corrugò la fronte, pensando a qualcosa, poi chiese -Riguarda per caso il primino del Karasuno? Quello biondo?
Kuro alzò la testa dal tavolo e lo fissò con sospetto -Tu come lo sai?
-É un segreto tra me e Kenma.
-Non puoi avere un segreto con Kenma che io non conosco!
Gli animi si stavano agitando e Kai decise di mettersi in mezzo placando la situazione -Dai ragazzi, state attirando l’attenzione…
Gli altri due continuarono a guardarsi in cagnesco, ma il primo a cedere fu Kuro proponendo -Tu mi dici questo segreto e io vi racconto che è successo.
-Te lo dico solo se il tuo racconto è coerente con il mio segreto.
-Non è giusto così!
-O questo o nulla.
L’umore di Kuro era peggiorato e i suoi amici non stavano facendo nulla per aiutarlo davvero, si disse quindi che raccontare a loro la situazione non poteva peggiorare qualcosa che lo stava già distruggendo.
-Bene. Al torneo… quando stavamo vedendo la partita del Karasuno dopo che ci hanno battuto, Kenma ha detto che mi piace Tsukki. Mi ha spiazzato perché in realtà non me n’ero accorto neanche io. Non abbiamo parlato molto in quel momento, io stavo cercando di elaborare quello che mi aveva detto e lui poi è andato da Hinata quando si è scoperto che stava male. Abbiamo ripreso a parlare la sera, fuori da casa sua. In realtà abbiamo solo discusso e più gli dicevo che non era vero che avevo una cotta per Tsukki più lui si incazzava. Non mi parla da quella sera.
-Se ne è accorto al ritiro estivo- gli fece sapere Yaku con un tono più basso di quello che aveva usato fino a quel momento -Lo so perché io e Yamamoto l’abbiamo visto piangere, però ci ha fatto promettere di non dirtelo. Pensavo che voi due ne aveste parlato, ma mi sembra di capire che si è tenuto dentro tutto per mesi.
La consapevolezza che aveva fatto piangere Kenma mesi prima e non averlo saputo lo fece stare ancora peggio. Si accasciò in un lamento nuovamente sul tavolo e si perse lo sguardo che Yaku e Kai si scambiarono.
-Se posso- si intromise il più calmo del gruppo -non penso che Kenma sia incazzato con te perché hai una cotta per un’altra persona, ma perché non vuoi ammetterlo.
Kuro alzò di nuovo lo sguardo, questa volta di scatto, lo fissò con le sopracciglia corrugate e disse -Come può non essere incazzato se ho una cotta per un’altra persona?
-Ovviamente gli da fastidio anche quello, però Kenma è una persona logica e intelligente e se è arrivato a quella conclusione mesi fa, è ovvio che si incazzi se tu affermi tutto il contrario quando entrambi sapete bene che non è così.
-Ma poi non è importante, no?- aggiunse Yaku con leggerezza -Tutti abbiamo delle cotte, chi non è mai salito su un treno e si è preso una cotta per una bella ragazza che gli sedeva di fronte? Questo non vuol dire che stai tradendo il tuo partner o che vorresti farlo! Prendi me, ho una enorme cotta per Alisa ma Lev non si fa alcun problema!
-Lev non sa che hai anche una cotta per sua sorella- borbottò Kuro in risposta mentre comunque rifletteva alle sue parole.
-Sta zitto, non stiamo parlando del mio ragazzo.
Kuro non rispose, ormai perso dentro i suoi pensieri, riflettendo su quello che avrebbe potuto fare e quando.
 
Agì quel pomeriggio stesso. Erano le sette di sera, il sole era tramontato da diverso tempo e faceva abbastanza freddo fuori. Kuro uscì di casa in tuta, attraversò il vialetto per raggiungere casa di Kenma e qui parlò cordialmente con la madre di questo per qualche minuto.
Infine si congedò da lei, salì le scale e raggiunse camera di Kenma, aprendo la porta senza neanche bussare, chiudendola subito dopo alle sue spalle.
La scena che si trovò davanti era carinissima e domestica. Kenma era seduto sul suo letto e stava giocando con la switch, indossava una felpa con cappuccio, aveva un plaid con i gattini sulle gambe e l’unica fonte di luce oltre lo schermo della console era la stufetta che il più piccolo teneva accanto al letto.
Kenma alzò lo sguardo sorpreso su di lui, non aspettandosi che entrasse con quell’impeto e senza neanche bussare. Aprì la bocca pronto a dire una qualsiasi cosa ma Kuro non glielo permise, se lo faceva parlare per primo dimenticava tutto il suo discorso.
-Hai ragione. Ho una cotta per Tsukishima. Mi hai lasciato spiazzato quando me l’hai detto perché non me n’ero reso conto, ma sì, ho flirtato con lui, ho guardato solo lui durante la partita e non nascondo che ero molto più eccitato quando io e Bokuto riuscivamo a convincerlo a giocare con noi questa estate. Ma non voglio stare con lui, voglio stare con te, voglio avere questo- indicò intorno a loro in generale -per sempre. Ho una infatuazione per lui ma amo te, so che non ce lo siamo mai detti ma è così. É stato facile arrivare a questa conclusione dopo questi tre giorni. É stato facile capirlo quando mi sono reso conto che il fatto che Tsukishima sia fidanzato non mi disturba affatto, mentre tu che non mi parli non mi fa dormire la notte.
Aveva preso alla sprovvista Kenma con quel discorso, non era difficile da capire visto i suoi occhi spalancati che lo guardavano e la Switch che era ormai abbandonata tra le sue gambe.
Kuro continuò -Puoi anche continuare a non volermi parlare ma se lo farai io andrò a lamentarmi con tua madre e sai che lei poi ti costringe a farlo.
A quel punto, Kenma rise -Perché invece non vai a dirle di aggiungere un piatto per la cena, così resti pure a dormire qui?
Kuro sentì un peso sollevarsi dal suo stomaco, sorrise a sua volta e rispose mentre gli si avvicinava -Non ho bisogno di chiederlo visto che sono già come un figlio per lei.
-É solo un modo carino per giustificare il fatto che stai sempre qui.
-E te ne lamenti?- Kuro si era seduto sul letto, proprio di fronte le sue gambe incrociate.
Kenma invece aveva posato la switch sul comodino e si era spinto più avanti con la schiena mentre il cappuccio gli scivolava sulle spalle e gli lasciava i capelli spettinati. Non rispose a quella provocazione ma sussurrò più serio -Quindi ti va di dormire qui? Va bene se usiamo solo il mio letto?
Ovviamente non era la prima volta che dormivano insieme, l’avevano sempre fatto fin da quando erano bambini. Tuttavia, non era ancora capitato da quando avevano realizzato i sentimenti che provavano l’uno per l’altro. Era logico quindi che Kenma fosse teso e che la sua voce fosse tremolante mentre lo proponeva.
Kuro allungò una mano per accarezzargli il volto, poi se lo spinse contro il petto e gli baciò la testa, qui sussurrò -Voglio assolutamente dormire con te- lo tranquillizzò -però non devi preoccuparti di nulla, va bene? Non voglio che ti senti in dovere di fare qualcosa per la quale non sei ancora pronto solo perché pensi che io possa andare da qualcun’altro. Non è così, sono qui e posso aspettare tutto il tempo di cui hai bisogno. Mi dispiace averti fatto soffrire.
Kenma alzò la testa e fece incrociare i loro sguardi, poi spostò il suo sulle labbra dell’altro -Posso baciarti? Ultimamente sono stato un po’… geloso.
Fece fatica a dire quella parola, come se neanche lui fosse a conoscenza di poter provare quel sentimento.
Kuro sorrise, gli afferrò il mento con la mano e prima di baciarlo sussurrò -il mio meraviglioso tesoro.
Fu quella notte, dopo che cenarono e si sistemarono al caldo sotto il piumone, che Kenma si accoccolò contro il suo petto e gli sussurrò che anche lui lo amava.
Magari le altre persone non avrebbero mai voluto sentire che il proprio partner si fosse preso una cotta per qualcun’altro, magari avrebbero preferito che questo avesse continuato a mentire. Ma non Kenma. Kenma aveva apprezzato quel discorso sincero, perché sapeva che così poteva fidarsi davvero di lui, perché nonostante tutto il dolore che aveva provato all’inizio nell’apprendere quella verità, l’aveva poi tranquillizzato come nessuna bugia avrebbe potuto fare.
Le cotte vanno e vengono, ma è l’amore a superare ogni cosa.
  
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