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Autore: Fiore di Giada    04/06/2023    7 recensioni
[PARTECIPANTE ALLA CHALLENGE "Un prompt al giorno" con il prompt "candela"]
A passo rapido, Victor entrò nella sua camera e, con un sospiro stanco, si lasciò cadere su un divano.
Per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi chiusi e i lunghi capelli castani scarmigliati. Il silenzio, così lontano dalla cacofonia di Versailles, era meraviglioso.
Un mezzo sorriso sollevò le sue labbra. Tanti, troppi nobili adoravano sfoggiare i loro abiti più sgargianti e immergersi in danze sfrenate.
E lui non comprendeva tale loro passione.
Che inutile spreco di energie…, pensò. Lui, che odiava quei divertimenti, era stato costretto a partecipare all’ennesimo ballo indetto dai sovrani, per celebrare il Carnevale.
I nobili, come sempre, non avevano badato a spese per impadronirsi dei costumi più belli e raffinati.
Una mezza risata risuonò sulle sue labbra. Credevano di non essere riconoscibili, con quelle maschere scintillanti di seta e raso.
Lui, forte della sua esperienza militare, li aveva riconosciuti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido, Victor entrò nella sua camera e, con un sospiro stanco, si lasciò cadere su un divano.
Per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi chiusi e i lunghi capelli castani scarmigliati. Il silenzio, così lontano dalla cacofonia di Versailles, era meraviglioso.
Un mezzo sorriso sollevò le sue labbra.  Tanti, troppi nobili adoravano sfoggiare i loro abiti più sgargianti e immergersi in danze sfrenate.
E lui non comprendeva tale loro passione.
Che inutile spreco di energie…, pensò. Lui, che odiava quei divertimenti, era stato costretto a partecipare all’ennesimo ballo indetto dai sovrani, per celebrare il Carnevale.
I nobili, come sempre, non avevano badato a spese per impadronirsi dei costumi più belli e raffinati.
Una mezza risata risuonò sulle sue labbra. Credevano di non essere riconoscibili, con quelle maschere scintillanti di seta e raso.
Lui, forte della sua esperienza militare, li aveva riconosciuti.
Reclinò la testa all’indietro e fissò il soffitto. Il suo travestimento da turco, armato di scimitarra, lo aureolava d’un fascino esotico e misterioso,
E su di sé sentiva gli occhi lussuriosi delle dame d’ogni età, che cercavano di irretirlo.
Sospirò. Alcune di loro erano meravigliose bellezze, ma in loro non aveva scorto la luce dell’intelletto, un bene per lui più prezioso di un bel viso.
Scosse la testa, irritato con se stesso. Non aveva senso ripensare a quella terribile serata.
E poi io non sono meglio di loro., si disse. La sua mente acuta era ben in grado di andare oltre la scintillante apparenza della nobiltà e di coglierne le miserie, ma non riusciva a distaccarsene.
Era peggiore di loro, perché era consapevole dell’insensatezza di quel mondo, ma non aveva la forza di uscirne.
Si alzò in piedi e, a passo rapido, si avviò verso la libreria di mogano. Aveva bisogno di immergere la mente nelle parole.
Lo studio lo avrebbe aiutato a liberare la mente da quei pensieri.
 
 
 
 
Uscì e, pochi istanti dopo, tornò nella stanza, stringendo nella mano destra una candela.
La luce illuminò l’ambiente, di forma quadrata e di dimensioni piuttosto ampie, d’un lieve riflesso dorato.
Si appoggiò sulla scrivania rettangolare, collocata al centro della stanza, illuminandone gli intarsi madreperlacei, si proiettò sul pavimento, coperto di piastrelle bianche e azzurre, disposte a scacchiera, tremò sull’immensa libreria di quercia, colma di libri, appoggiata alla parete di sinistra.
Il giovane appoggiò la candela sul tavolo, poi si avvicinò alla libreria ed esaminò i testi.
Il suo sguardo fu attirato da un testo di lirici greci e, senza alcuna esitazione, il giovane lo afferrò.
Con attenzione, se lo rigirò tra le mani e lo sfogliò, con apparente noncuranza.
E’ in  francese. Bene., si disse. Per lui, il greco antico era una lingua comprensibile, ma, in quel momento, aveva voglia di una lettura immediata, nel suo idioma natio.
Le parole francesi, ne era sicuro, con la loro musicalità, avrebbero allontanato quel senso di stordimento che gravava sulla sua mente.
 
Si sedette su una sedia, aprì il libro dall’inizio e i suoi occhi, rapidi, cominciarono a scorrere le parole.
Che meraviglia…, sospirò. Con le loro parole, Archiloco, Saffo, Ipponatte e Tirteo  rievocavano un mondo ormai scomparso, risuonante di sentimenti assoluti.
Chissà, forse quelle vicende, da tutti cantate, non erano mai avvenute.
Eppure, in quell’istante, quasi con dolore, i suoi sensi erano inebriati da quelle parole.
Forse, sono nato nell’epoca sbagliata., si disse. Nel suo secolo, l’eroismo aveva perduto la sua luce e l’amore non era ben compreso.
Chi si sarebbe spinto oltre i suoi limiti, in nome d’un simile sentimento?
Una tale passione era giudicata folle, quasi un insulto alla morale cristiana.
Il suo sguardo, ad un tratto, si posò su una lirica di Alcmane:
Dormono le cime dei monti e le gole,
i picchi e i dirupi,
e le famiglie di animali, quanti nutre la nera terra,
e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api
e i mostri negli abissi del mare purpureo;
dormono le schiere degli uccelli dalle larghe ali.
 
Turbato, il giovane per alcuni istanti rimase immobile, il libro stretto tra le mani. Di nuovo, quel senso di malessere era riemerso.
E non ne comprendeva la ragione.
La poesia di Alcmane descriveva  un paesaggio immerso nella quiete notturna.
Un lungo, sgradevole brivido attraversò la sua schiena. Le parole non mentivano, eppure le sue sensazioni non mutavano.
L’aria, in quel momento, gli pareva vibrare di presenze negative.
Sono un irrimediabile idiota., si disse. Avrebbe voluto strappare la pagina del libro, in quel momento, pur di allontanare quel senso di costrizione.
Spense la candela e appoggiò il libro sul tavolo. Forse, aveva bisogno di riposo.
Eppure, perché quel senso d’angoscia non svaniva?
 
 
P.S.: nelle storie della Ikeda dedicate a Girodel, ci viene fatto sapere che ama leggere (già per questo mi sta simpatico) e si annoia ai balli di corte, a cui partecipa “pro forma”.
Io ho immaginato che lui torni da uno di questi balli con il mal di testa, prova a rilassarsi leggendo testi di autori greci (lirici principalmente), ma, non sa perché, si sente angosciato.
Il testo citato è il suggestivo Notturno di Alcmane, mentre l’idea delle vicende mitologiche mai avvenute ricorda la considerazione che si aveva di quanto narrato nell’Iliade e nell’Odissea, nonostante l’avvento del Neo classicismo. (Heinrich Schiemann confermerà la base storica di questi poemi, ma lui deve ancora nascere)
   
 
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