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Autore: miamat    05/06/2023    0 recensioni
Matilde è una donna di 36 anni, forte, indipendente e single. Non ha mai sentito il bisogno di costruirsi una famiglia fino ad una sera. Comincia così la sgangherata ricerca di un donatore per coronare il suo sogno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 Agosto, ore 22:47

-Certo che devo proprio essere patetica, se le mie amiche…- Coppia lesbica, tale dai tempi del liceo, per giunta -…Sentono il bisogno di portarmi in un club etero per la serata. Miseriaccia, ho proprio scritto ‘disperata’ in fronte-. 

Mesi e mesi di sterili tentativi. I soggetti sebbene gradevoli erano stati totalmente inutili. Matilde stava meditando di prendere in considerazioni metodi alternativi per soddisfare il tanto forte, quanto inatteso desiderio di diventare madre. Era scappata da casa sua per quello che voleva essere un week-end di svago: arte, passeggiate per i parchi e ridere con le sue vecchie compagne di liceo. Era triste e avvilita. Le due amiche avevano una bambina di tre anni e avevano imposto alla loro baby-sitter di fiducia di rimanere con loro figlia un po’ più a lungo del solito per permettere loro di portare l’amica a divertirsi un po’. Ora le due donne se ne stavano comodamente sedute su un divanetto di ecopelle color panna a scambiarsi tenere effusioni. 

-Una vita insieme e ancora sembrano due adolescenti alle prese con la prima cotta… Che invidia…-

Matilde, d’altro canto, sta con decisione guadagnando il meritato posto al bancone. – Mai frapporsi tra un Nazgul e la sua preda.- O tra di lei ed un buon Gin & Tonic in una serata potenzialmente sì, di un periodo decisamente no.

Arrivata con fatica davanti al barman proferisce in tono amichevole:

 “Un Gin & Tonic, per piacere.†“Che Gin preferisci?†La domanda che Matilde sperava intimamente le fosse rivolta; il suo sguardo si illumina involontariamente e rivolgendo il più radioso dei sorrisi al giovane gli chiede gentilmente: “Il Menù dei Gin cortesemente.†Il ragazzo spiazzato, lì per lì, dal suo tono così melenso, ricambia il sorriso e gli passa la lista dei cocktails:†La nostra selezione di Gin è a pagina 4.†Matilde mantiene lo sguardo fisso negli occhi del suo improvvisato speziale e teneramente risponde: “Grazieâ€.

Il giovane si allontana per servire il cliente successivo dandole così il tempo per selezionare il suo veleno per la serata. -Bel Menù, rosso scarlatto come ogni buona maitresse che si rispetti. Pagina 4, pagina 4, pagina 4. Eccoti. Quanti bei Gin…Cosa abbiamo qua: London Dry Gin, classico indiscusso; Bols Genever, dall’Olanda con amore…; Monkey 47; Mare Mediterranean; Gin primo al sale di Romagna…-

 Din-din-din. 

Signore e signori abbiamo un vincitore. 

Matilde alza lo sguardo e fa un cenno al barman di prima che repentino la raggiunge per servirla. “Salve, sempre io, per cortesia un Gin & Tonic con Primo al sale di Romagna. Poco ghiaccio, solo una fetta di lime e due fettine di cetriolo, se ce le hai; se vuoi fare il creativo: usa bacche di ginepro in aggiunta, solo quelle, capito?†“Si, signoraâ€. “Perfetto, grazie mille figliolo.â€

 No, Cristo, non lo hai detto davvero…

Il giovane solleva il sopracciglio perplesso, lei lo guarda di rimando imbarazzata scusandosi con una timida alzata di spalle. Il ragazzo si allontana per prepararle il drink. 

“Un’amante del Gin & Tonic, vedo. Purista, presumo?†a rivolgerle quella domanda è stata una tanto vellutata quanto armoniosa voce maschile che la raggiunge da dietro le spalle. Incuriosita lei si volta con una piroetta che fa roteare la gonna del vestito a balze azzurro che si è messa. “Preferisco: amante esigente del Gin & Tonic… Lei è?â€Â 

– Decisamente un fico…- Questo pensiero però se lo tiene per sé e mantiene col soggetto un cipiglio incuriosito.

Il ‘soggetto’ o ‘fico’ è presumibilmente coetaneo di Matilde, alto c.a. 1,80, indossa con disinvoltura un pantalone di lino dal taglio classico blu notte e sopra una camicia bianca col colletto alla coreana, la cifratura ricamata su di essa è piccola, discreta ma in bella vista: V.C.F. -Carino, mani grandi, dita lunghe e affusolate e cosa più importante: niente fede all’anulare. Grandioso, quindi o è single o un potenziale infame, in ogni caso, non un problema mio-.  L’uomo con un sorriso sornione le si fa vicino al bancone, con un cenno della mano le offre il posto sullo sgabello accanto a lei, che si è provvidenzialmente liberato qualche istante prima; invito che lei prontamente declina. Lui, allora, prende posto con fare giulivo accanto a lei: “ Vieri, un umile amante dell’alcol in generale.†“Apprezzabilissima ammissione, mi piace l’onestà. Quindi lei non ha nessuna preferenza?â€Â 

“Equilibrato…â€Â 

“Come scusi?â€Â 

“Un vino o un liquore dal gusto equilibrato, Signor…? Scusi lei ancora non mi ha detto il suo nome, che è…?†“Matilde.†“Bellissimo nome. Come l’Imperatrice.â€Â 

Detto ciò, Vieri volge il suo sguardo verso il cameriere e con un cenno della mano lo fa avvicinare a sé: “Un Amaro del Capo 100th Anniversary con un solo cubetto di ghiaccio. Grazie.†“Subito, signore.†Congedato il ragazzo con un rapido movimento di assenso del capo, Vieri torna a rivolgere tutta la sua attenzione su Matilde. “Anche lei, quindi, è esigente sul bere?†dice lei con fare civettuolo. “Mi piace bere bene. Che ne dice se abbandoniamo il ‘Lei’ e ci diamo del ‘tu’ visto che io chiaramente ci sto provando e la cosa non le dispiace affatto, o forse sbaglio, Matilde?†“Niente affatto, Vieri.†Si scambiano uno sguardo carico di desiderio e curiosità. Sfortunatamente, quella occhiata carica di tensione viene interrotta dall’arrivo del barman. “Il suo amaro Signor Falcinelli.†“Metti entrambi sul mio conto, Matte.â€

“Quindi sei un cliente abituale di questo locale?†“Non esattamente; che ne dici se andiamo a sederci in un posto più comodo, magari con un po’ meno confusione per conoscerci meglio?†Matilde sorride rivolgendo a lui uno di quei sorrisi spontanei che le erano sempre riusciti tanto bene, perché autentici. Come quelli dei bambini il giorno di Natale. Quei sorrisi che nascono dal cuore e quindi irradiano tutto il volto: gli occhi, la bocca, le labbra e fanno nascere le fossette ai lati di esse. Quei sorrisi infallibili.

“Mi sembra un’ottima idea.â€Â 

Si allontanano velocemente. Le sue amiche, che non si erano perse l’interazione della loro compare con uno avvenente sconosciuto, le fanno un poco discreto segno di assenso e incoraggiamento.

-Pollici all’insù, io dico ci mancano solo gli striscioni con scritto: ‘Go, Matilde, Go!’ Cristo, sempre le solite. Speriamo non se ne sia accorto-. ed invece Vieri se n’era accorto, eccome… Un ghigno malizioso gli salì sulle labbra; smorfia che prontamente e abilmente fu fatta sparire dal suo volto prima che Matilde volgesse nuovamente lo sguardo verso di lui.

“Andiamoâ€. Le dice con tono fermo e tranquillo scortandola verso un privé. 

Seguirono altre due bevute a testa, totalmente inutili a mio modesto parere. Tuttavia, servirono a Matilde per apprendere che Vieri era ‘un uomo d’affari’. La famiglia Falcinelli aveva da sempre avuto numerose attività sparse per Milano e Vieri una volta finiti gli studi aveva pian pianino preso in mano le redini dell’Impero di famiglia, investendo i fondi anche in nuove attività. Il locale in cui si trovavano, ad esempio, era un acquisto fatto da lui un paio di anni prima per: “…vedere come me la cavavo nel settore della ristorazione e intrattenimento…â€Â 

Ore 01:42

Finalmente i due sono dentro un taxi diretti verso la dimora di lui. Il tragitto è stato davvero troppo lungo, almeno per il povero tassista. Non per i nostri due protagonisti, i quali appena entrati nello stretto abitacolo e dato istruzione allo sventurato cocchiere di turno si dedicarono a loro. Baci frenetici, mani curiose ed indecenti. Collo, capelli, spalle, capelli, viso, di nuovo capelli. Tanti, tantissimi capelli: ricci e rossi, ricci molto ricci e rossi di un rosso scuro e ramato irresistibile, non trovi anche tu Matilde? -Taci, non è il momento…-

Giunti nell’appartamento, Vieri mostra una certa prestanza fisica prendendola in collo e sbattendola al muro. -Vestiti, troppi vestiti, inutili vestiti…- Mentre il diavolo di turno le bacia il collo e sdrusciandosi indecentemente contro di lei le manifestava una presenza a lei affatto sgradita, Matilde cerca disperatamente di rimuovergli la camicia il più velocemente possibile senza danneggiarla. 

-Bottoni, io odio le camicie, le T-shirt sono più pratiche. Meno arrapanti ma più pratiche…Oh finalmente, tolta. Via. Mio-.

Vieri la trascina sul divano di pelle marrone. Le toglie il vestito con un movimento rapido. Matilde è confusa, estasiata. La pelle di Vieri è bella, chiara, morbida, delicata e piene di impertinenti lentiggini che ne deturpano la purezza. 

Il resto della notte lo passano a fare un attento tour della casa e dei loro corpi, riescono, ad un certo punto, a raggiungere la camera da letto e lì decidono di stabilirsi. 

 

16 Agosto, ore 10:15

Matilde è sveglia già da un po’. Si è svegliata all’improvviso, di botto nel letto e nell’abbraccio di quel ragazzo conosciuto la sera prima. Ha velocemente abbandonato il letto e cercato qualcosa con cui coprirsi. Dopo numerosi tentativi, è riuscita a farsi un caffè. Adesso siede completamente rivestita china sull’isola della cucina. Sta scrivendo un biglietto. Un Classico. Cosa c’è scritto sopra: ‘Grazie per la splendida serata. Ci vediamo la prossima volta che torno a Milano’? -Più o meno…-

Finito di scrivere Matilde si rimette le scarpe e abbandona per sempre l’appartamento. Scesa in strada chiama un Uber e si fa riportare a casa dalle sue amiche. 

   
 
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