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Autore: ElenoraBumBum    05/06/2023    0 recensioni
Completamente esasperato da tutto, sospiro: «Prima o poi me ne andrò da qui». Ne sono certo, mi lascerò questa vita assurda alle spalle e troverò qualcosa di meglio. Una casa migliore, un lavoro migliore, magari pure qualcuno con cui condividere la mia nuova vita. Qualcuno che scelga di stare con me, non che venga obbligato. Qualcuno che io possa veramente considerare famiglia.
«E perché?»
«Ma come perché? Dammi un solo buon motivo per restare». E ce l’avrei pure, ce l’ho davanti e occupa tutto il mio campo visivo visto che è gigante quanto il massiccio del Monte Bianco, ma ogni giorno che passa diventa sempre più difficile gestirlo e a volte la spina va staccata. Anche se non sembra, ce l’ho ancora un po’ di amor proprio.
Neanche mi avesse letto nel pensiero, sorride e sussurra: «Dalle altre parti non ci sono io».
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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11 – Tunnel vision e Kernel panic

 
«Troppo figa» ripeto, mettendo la moto di Lori sul cavalletto. 
«Te l’ho detto…» continua lui, tutto elettrizzato, poi appende il casco al manubrio e si siede sul ciglio della strada. Io appoggio il mio sulla sella del motorino e mi vado a mettere di fianco a lui. «Quand’è che cambi sta carretta scassata, tu?»
«Non insultare la mia carretta scassata. Va ancora bene»
«Sì, vabbè, io ho cambiato quattro moto da quando tua sorella ti ha dato sta ciofeca»
«Vogliamo veramente parlare della fine che ha fatto quel povero Fantic? No, perché se ne vuoi parlare, ne parliamo, eh»
«Era colpa della strada»
«E perché, allora, io con la mia ciofeca non sono caduto benché fossi esattamente dietro di te?»
«Sì, non fare il figo che ti sei ribaltato anche tu»
«In un altro punto, ancora più di merda, e in quell’uscita sei volato pure tu. Solo che io mi sono sbucciato il gomito, tu ti sei rotto un piede. E il mio motorino si è fatto un graffietto, il Fantic l’hai preso e l’hai buttato via». Mi fa una smorfia scocciata e non risponde. Tanto non deve farlo, so benissimo che ho ragione.
«Vabbè, comunque, dovresti prendertene una così pure tu.» ripete. «Oppure buttati su un KTM»
«Sì, certo, me li dai tu i quindicimila euro che servono per il Duke»
«Tua mamma, tutti i soldi che avevo li ho spesi per questa» brontola. «Ruba il Kappa di tuo padre»
«Quella è una cazzo di trappola della morte. Un due e cinquanta due tempi, quella roba mi ammazza di sicuro»
«Oh, piccino, non la vuole se non ha le comodità moderne come le valvole…» mugola, sarcastico.
«Io voglio una moto con lo scaldaculo, come la tua» lo provoco. 
«Ma sparati» bofonchia. «Devo ammettere che non è il top per andarci in due, però…»
«Non porti altra gente su una sportiva, dai…»
«Eh, lo so, ci ho provato, ma non è stata una grande idea…»
«E chi ci hai portato, scusa?» chiedo, con un sorrisetto. So con assoluta certezza che mi ha lanciato quella mezza frecciatina per raccontarmi della sua ultima conquista. Lo lascio sfogare, così è contento e non mi rompe.
«Rebecca, ci stiamo sentendo, guarda, ti faccio vedere una foto…» inizia, prendendo il telefono e passandomelo. Mi ritrovo davanti a una ragazza, capelli chiari, faccia tonda, sorriso ampio. La donna angelo stilnovista, miseria. 
«Ma ha tredici anni, Lori…» mormoro, continuando a notare una certa “gioventù” nei suoi lineamenti.
«Ma che cazzo dici, brutta merda, ha vent’anni!» sbotta. 
«Sembra andare in terza media»
«Fa lettere moderne…» brontola, strappandomi il cellulare dalle mani e incrociando le braccia al petto. Ridacchio e allungo le gambe sull’asfalto.
«E hai già concluso?» domando, lanciandogli un’occhiatina.
«No, ha detto che vuole aspettare. Non è… nel senso, ha già fatto sesso con altri, ma mi ha detto che di sicuro dopo un caffè e un giro in moto non me la dà»
«Wow, tu che aspetti più di tre ore… e la vuoi ancora sentire?»
«Massì, è carina, simpatica… ci sta, insomma. Me l’ha presentata il mio compagno di controlli automatici, sono coinquilini»
«E non sei geloso?»
«Ma quando mai, lui è stra-fidanzato con una figa della Madonna. Sarebbe un coglione a tradire la sua tipa.» spiega, guardando distrattamente il cellulare.
«Quindi aspetterai Rebecca…»
«Ci si prova…» 
«Non sembra male. Vi regalerò un pezzo di luna di miele…» concludo, tirandogli un colpetto sul ginocchio.
«Sì, vabbè, ora con calma» ribatte. «Comunque bisogna vedere come si evolve, non lo so…»
«Ho sempre pensato di vedere Gesù ballare la lap dance prima di vedere te innamorato…»
«Oh, innamorato, Gian, che esagerato…!» ulula, con occhi sbarrati. 
«Vabbè, comunque, preso abbastanza bene…» borbotto, sventolando una mano. Rotea gli occhi al cielo e distoglie lo sguardo, strappando un paio di fili d’erba. Sbuffo, che cosa insopportabile. Ma che gli costa dire “hai ragione, Gian, mi piace più delle altre”? Proprio non comprendo. «Se quando le cose si evolveranno vorrai farla uscire con noi, è la benvenuta…» gli dico, perdendo ogni speranza di una mini-confessione da parte sua. Non capiterà mai. 
«Non esiste proprio»
«Ma come?»
«Non la porto con voi quattro problematici…»
«No, dai, deve venire sabato alla sagra!»
«Ma sei impazzito? Che trashata è, scusa?»
«Beh, il debutto in società deve passare anche per la sagra»
«Sì, certo, tu ed Eli che lavorate, Auri che fino alle dieci non si presenterà e io e lei in mano a Fra che le chiederà di contarsi anche i peli delle ascelle»
«Allora tieniti la tua principessa tutta per te…» lo liquido, scuotendo la testa. Sospira e mi dà una botta sul braccio, poi fa traballare nervosamente la gamba. Mi arriva un messaggio, quindi perdo completamente interesse in Lorenzo e prendo il cellulare.
Che tu sappia, ‘da Quinto’ è un bel posto in cui mangiare?”, mi scrive Jaco. Sbatto le palpebre perplesso. Va a mangiare da Quinto?
Sì, certo, un ottimo ristorante. Uno di quelli un po’ fighetti, non andarci vestito da barbone
Uff, menomale che ci sei tu, non avete ancora scoperto tripadvisor
Vai a mangiare da Quinto?” scrivo, di getto, ignorando completamente l’argomento “tripadvisor”. Ormai sono in tunnel vision.
Mi ha invitato una mia collega per sabato, volevo sapere come sarebbe stato”. Esce con una sua collega. E non so per quale motivo, appena collego, faccio una smorfia infastidita. Eh, no. Col cazzo che ora mi metto a fare storie perché esce con qualcuna. È pure single, faccia quello che vuole. Non è un problema mio. Sbuffo. No, mi sta estremamente sulle palle sta cosa. 
Divertiti, buona serata”, gli rispondo, mettendo pure una faccina sorridente che sprizza passivo-aggressività da tutti i pori. Giusto per mascherare per bene i miei sentimenti a riguardo. Continuo a guardare il suo messaggio. Non capisco, ma perché mi dà così fastidio? 
«Ma che hai?» mi chiede Lori, sporgendosi verso di me. «Che? Jacopo ti ha fatto incazzare?» continua. Sospiro e scuoto la testa, poi provo a mettere via il telefono, ma lui me lo strappa di mano, afferrandomi subito il polso per tenermi fermo. «Wo, esce con una tipa… Buon per lui, vecchia volpe…» ammicca, con una risatina. Non rispondo, non so cosa dire. «E perché sei incazzato?»
«Ma non sono incazzato…»
«Sì, certo, vabbè…» brontola, restituendomi il cellulare. «Non sei mica geloso che esce con qualcuna, no, eh?»
«No.» rispondo, secco. Non sono geloso. Al massimo massimo, un pochino invidioso che tutti abbiano con chi scopare e io no. Ecco, mi piace questa versione. Sono invidioso, non geloso. 
«No?»
«No, Jacopo può uscire con chi vuole, non sono geloso di lui. Mi scoccia che tutti trovino potenziali fidanzate e io niente…»
«Non hai avuto la stessa reazione quando io ti ho detto di Rebecca…» osserva, ridendo. Mi ammutolisco, completamente spiazzato. In tutte le occasioni in cui poteva connettere i neuroni, questo cretino ha deciso di farlo proprio in questa. «Guarda che mica m’offendo se mi dici che vorresti prendere il cazzo di Jacopo in culo»
«Che finezza, complimenti…» rantolo. «E comunque, non voglio niente di Jacopo in culo…»
«Prova a crederci alle minchiate che spari…»
«Ma perché dovrebbe essere una minchiata?»
«Perché è un uomo, relativamente giovane, non siamo né io, né Fra e… boh, io non ne ho idea, ma magari tu lo trovi figo»
«Senti. Solo perché è capitato un nuovo ragazzo nella mia cerchia di conoscenti, non vuol dire che me lo vorrei scopare.»
«Mica ci sarebbe qualcosa di male, scusa, eh. Mi farebbe molto più strano se vorresti scopare con me»
«Non ti toccherei manco con un bastone, Lori, stai tranquillo» rispondo. 
«Mica sono da buttare»
«Hai perfettamente ragione, non sei da buttare…» inizio, con calma, mentre lui fa un sorrisone. «Sei direttamente da incenerire»
«Che stronzo…» piagnucola. «Quindi. Jacopo. Te lo vuoi trombare, sì o no?»
«Santa Maria Vergine, no. Non mi voglio trombare Jacopo» asserisco, roteando gli occhi al cielo. Certo, però, che tutte queste emozioni contrastanti non le ho nei confronti di Lori o di Fra. E che se proprio dovessi scegliere di fare sesso con un uomo tra quelli che conosco, sceglierei assolutamente Jacopo, non solo per demerito degli altri, più che altro per merito suo e della genetica. E che il suo pene contro il culo non mi ha fatto completamente schifo. Anzi, ammettiamolo pure, per niente schifo. Io ero totalmente vestito, ma i miei pantaloni erano abbastanza aderenti da farmi notare una certa presenza non del tutto indesiderata. Mi metto una mano sugli occhi. Devo assolutamente fare sesso con qualcuno e placarmi, altrimenti ogni oggetto vagamente cilindrico mi fa schizzare gli ormoni alle stelle. 
«Cosa ti passa in quella tua testa di minchia?»
«Che ho voglia di cazzo…» mormoro. 
«Wow, proprio così, diretto…»
«Ma non mi rompere, con tutte le volte che sopporto i tuoi deliri sulle tette delle ragazze…» brontolo, tirandogli un colpo sul ginocchio.
«E Jacopo non c’entra niente con la tua voglia di cazzo?»
«No.» ripeto, per l’ennesima volta. Non capisco cosa mi voglia tirare fuori. Cioè… no, non capisco che gli freghi. E ok, mi ha sgamato, se proprio volessi essere onesto con lui, ovviamente direi che Jacopo e la mia voglia di cazzo hanno qualcosa a che fare perché prima di lui sì, ne avevo abbastanza, ma adesso sta diventando incontrollabile.
«Bah, se lo dici tu…»
«Sì, che lo dico io… non so cosa abbiate tutti con me e Jacopo…»
«Tutti chi, scusa?»
«Tu… Eli… boh…» borbotto. «…Non saprei nemmeno cosa dirvi… Massì, ok, è un bel ragazzo, e quindi?»
«Non c’è un quindi, Gian, io con Eli non ci ho neanche parlato di questa cosa, penso solo che io ventidue anni di seghe non me li sarei fatti…»
«Neanch’io me li sarei fatti, caro mio, mi trovassi anche solo un bisessuale che vive in questa landa desolata sarei la persona più contenta del mondo, ma non c’è nessuno. Lori, nessuno che mi scoperebbe. Né prima, né ora»
«Beh, ma mica conosci tutti»
«Non ripeto da capo la storia di Vincenzo, ma scusa. Quanti ceffoni devo prendermi? Aspetto di mettere da parte un po’ di soldi, poi andrò da qualche parte di più grande, dove almeno ci sia un altro omosessuale che possa almeno intraprendere una scopamicizia con me…»
«Vabbè, ma di ceffoni me ne son presi pure io…»
«Ma perché tu sei un marpione del cavolo. Io non ho fatto niente, ho tentato un bacetto dopo che quel fenomeno là mi aveva mandato dei segnali piuttosto contrastanti, per poi ritrovarmi bloccato ovunque e totalmente cancellato dalla sua vita.» ribatto, sconsolato. 
«Comunque sti cazzi di Vincenzo, scusa! Ormai è andata, quello lì è etero e pure coglione, trova qualcun altro»
«Non saprei…»
«E perché mai? Hai o non hai voglia di cazzo?»
«Sì, ma che palle! Non mi va di cercare, conoscere e rimorchiare gente, non so nemmeno come si faccia… e non tirarmi di nuovo fuori Vincenzo, Lori, lui è la prova che non sono in grado di rimorchiare». E anche perché adesso di conoscere nuove persone non ne ho proprio voglia. Mi sono fossilizzato, ormai tutte le mie sessioni di autoerotismo gravitano attorno a un unico pensiero. Pornhub non ne può più di vedere solo e soltanto la categoria “Bear”.
«Il cazzo non cade dal cielo» cinguetta, ironico. 
«Peccato» rispondo, acido. 
«E comunque, Vincenzo l’hai tirato fuori tu in primis. Ce l’hai ancora con sta storia, lascia stare, oh! Minchia, son passati due secoli e ancora ci sei piccato…»
«Ma pensa per te» brontolo. 
«Io non ho una frequentazione andata male che mi porto dietro dal liceo.»
«Sì, perché tu sei la frequentazione, Lori. Tu sei quello che si interessa all’inizio e poi scompare.». Ride e si tira in piedi, poi si leva la terra dai pantaloni e si stiracchia. 
«Nessuna è mai venuta a lamentarsi»
«Neanch’io vado a lamentarmi da Vincenzo»
«È diverso, Gian, tu non puoi lamentarti, ti ha bloccato in lungo e in largo»
«Non ci andrei comunque. Quei giorni bui in cui uno come Vincenzo mi sarebbe potuto piacere sono finiti, i miei standard si sono alzati, i diciottenni con i baffi da latte li lascio alle future generazioni.» mugugno.
«E ora quali sarebbero i tuoi altissimi standard?»
«Persone perlomeno adulte». Alé, un’altra balla. I miei altissimi standard prevedono un uomo con la stessa stazza di una montagna, capelli e barba scuri, ben curati, occhi chiari. Forse mi sono fissato. Che palle, ecco.
«Non mi sembrano così alti, mi stai dicendo che non hai un tipo ideale? Non so, biondo, moro, mingherlino, pompato… boh, magari ti piacciono col cazzo piccolo» propone.
«Boh, massì, se proprio devo scegliere, ti dico moro, ma qui c’è della disperazione galoppante e mi accontenterei un po’ di chiunque, basta che ce l’abbia, il cazzo» mento ancora, facendolo ridacchiare. Col cavolo che andrebbe bene chiunque. «Non è che vuoi sverginarmi tu?» chiedo, poi, di getto.
«Sì, ti piacerebbe»
«Perché non mi hai dato del frocio?» domando, ancora, sospettoso. «Solitamente quando dico ste cose parte la tua gay panic defense e dai di matto…»
«È per Rebecca… è un po’… sai, quelle un po’ radicali? Tipo femminista, pro-LGBT, antifascista?»
«Una persona normale?» propongo. Sventola una mano e annuisce.
«Eh… mi sto impegnando, così almeno non pensa che esco dalle caverne…»
«Ma tu sei uscito da una caverna, sei alla pari di una scimmia»
«Eh, vabbè, però bella figura la devo fare lo stesso»
«Wow, ti ha proprio cambiato…»
«Non stavamo parlando di te?» ribatte, accigliato.
«E dai, il mio migliore amico si innamora e non posso nemmeno essere contento per lui?» lo provoco, giusto per il piacere di farlo. Lo vedo irrigidirsi, stringere i pugni e cambiare diverse tonalità di rosso e credo che il suo cervello sia pronto ad andare in kernel panic. Wow, allora mi ricordo qualcosa delle superiori, magico. 
«Ti ho già detto che non sono innamorato!» urla. «E migliore amico lo dici a qualcun altro, brutto animale!»
«Quanti versi che fai…»
«Pensa al cazzo mezzo crucco su cui vorresti impalarti, invece di rompere i coglioni a me!»
«Magari ci fosse…» esalo, scoraggiato. 
«Oh, tranquillo che c’è! Forse potrai pure raccontare a te stesso tutte quelle puttanate che ti girano in testa, ma a me non la fai mica!»
«Ah, beh, menomale che ci sei tu, allora»
«Basta, mi hai rotto il cazzo, io me ne vado» conclude, con un gesto secco della mano, poi, prima di mettere via il cellulare, lo guarda e sospira, accennando a un sorrisetto. Un grave passo falso da parte sua. Qui è dove do il meglio di me.
«Boh, Lori, io te lo ripeto: per me, hai perso la testa, sei cotto come una pera» commento, accendendo il motorino e infilandomi il casco per nascondere il sorrisetto che mi sta spuntando. È decisamente più forte di me, non riesco a trattenerlo.
«Ma stai zitto!» sbotta, tutto rosso. Sto volando, questo è definitivamente il momento migliore di tutta la settimana. Prendo il telefono dalla tasca, trovo Jaco vestito da Dio e roteo gli occhi al cielo, rispondendo con un pollice in su. «E tu smettila di essere geloso che Jacopo esce con la tipa» mi grida Lori, dalla sua belva.
«Schiantati» concludo, facendogli il terzo dito e partendo verso casa mia. Non capisco bene il motivo, ma Lori è stato molto più simpatico e accomodante del solito. Sarà l’amore, che ne so. A un tratto, mi sorpassa alla velocità della luce, facendomi un pelo e lanciandomi addosso tutto il polverone che quella sua ruotona tira su. Come non detto, sempre il solito problematico. Lo odio.
   
 
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