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Autore: ClostridiumDiff2020    05/06/2023    1 recensioni
Spoiler sulla stagione 2 di Shadow And Bone.
Ho sognato una mia personale versione di "King of Scars" e "Rule Of Wolves"
Parte dalla fine della seconda stagione e rielabora la successiva duologia con un nuovo Re delle Cicatrici.
Il Darkling è morto, pugnalato a morte dalla sua piccola santa.
È morto solo, inseguendo la pallida luce di un cielo azzurro.
Ma nonostante questo si risveglierà in una gelida cella...
Come può essere ancora vivo?
La faglia è distrutta ma un misterioso male affligge il suo paese, che nonostante la sua morte è ancora in guerra... Nonostante la sua morte i Grisha sono ancora perseguitati.
Aveva ragione su tutto, ma è stanco di lottare, stanco di vivere...
Ma non gli è concesso alcun sollievo.
Lei non glielo permetterà...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alina Starkov, Darkling, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 05 - Then I Fall Apart...
 





 
 
Se ne restava rannicchiato nel suo mantello, scrutava con sguardo impassibile i suoi compagni. Si ritraeva quando gli scossoni del carro li faceva oscillare verso di lui, non era ancora pronto, doveva evitare che lo toccassero o avrebbe rischiato di rivelare il suo dono, la sua maledizione.
 
Non lasciare che si avvicinino mai a te… è troppo pericoloso…
 
La voce della madre gli rimbombava nella mente.
 
Stupido ragazzo…
 
Forse aveva sempre avuto ragione, ad ogni suo sbaglio.
Più di una volta aveva infranto quella promessa ed era abbastanza certo di non essersene mai pentito, nemmeno una volta.
Perché credeva molto di più nel suo sogno, nella sua utopia di un luogo sicuro e protetto per tutti i Grisha che in quelle vuote infantili parole.
 
La gabbia vibrò nuovamente e una ragazza tremante con lunghi dreadlocks aggrovigliati gli crollò addosso sfiorandogli appena la nuca.
 
Bastò un attimo.
 
La loro pelle si toccò solamente per un istante ma fu più che sufficienza.
 
Intravide la luce accendersi in un attimo negli occhi della ragazza.
Indossava la logra kefta rossa degli Heartrender, lo scrutava incredula e bramosa.
 
Lui scosse la testa, non poteva permettersi di perdere il controllo, non era pronto, non era ancora il momento.
Non era pronto…
 
Aveva indossato abiti sgualciti del secondo esercito e vagato come uno spettro.
Il suo potere a malapena ingabbiato dentro di lui, il Merzost che scorreva denso e nero come l’inchiostro che gli bruciava nelle vene privandolo delle sue forze, ma non aveva ceduto.
Era avanzato fino a che non aveva raggiunto il suo obbiettivo, i Drüskelle.
La via più rapida per trovare chi stava cercando…
Aveva avuto un’intuizione e l’aveva seguita senza esitare.
 
Stupido ragazzo…
 
Ripeté lo spettro di sua madre, aleggiando tra quei corpi tremanti.
Il rischio era troppo alto ma quella era la sola pista che sembrava avere un senso.
La strada verso Fedyor e Ivan e al tempo stesso lontano dalla luce… Da Lei!
 
La ragazza con i dreadlocks lo stava ancora fissando con grandi occhi sgranati, fremeva di bisogno. Voleva il potere insito nelle sue ossa…
Riconosceva quella brama, una necessità che aveva armato due mani non troppo dissimili da quelle della giovane Heartrender di una pietra, pronte a ucciderlo per indossare le sue ossa.
Di mani di cui per un breve momento smarrito nel tempo aveva sperato di potersi fidare.
 
Stupido ragazzo…
 
Perché nonostante tutto quel ricordo si era conficcato così a fondo nella sua mente?
Aveva dimenticato molto, ma quelle immagini non si erano mai sbiadite.
 
Strinse i pungi attorno al giogo che gli bloccava con legno e acciaio mani e polsi. Non avrebbe mai dovuto scordare quella lezione, l’amore e il desiderio lo rendevano sempre troppo debole…
 
Era il vero motivo per rifuggiva quella luce, dopo averla inseguita, desiderata, bramata più di qualsiasi altra cosa in secoli di vuoto.
 
Era stanco di quella stupida debolezza.
Strattonò le catene, doveva liberarsi, la minaccia aleggiava sulla sua testa come una ghigliottina.
 
La ragazza si mosse rapida ma non a sufficienza.
 
Non era più quel ragazzino sprovveduto da tanto, troppo tempo.
 
Il Merzost gli scorreva rovente nelle vene, le ombre erano pronte ad emergere, a divorare ogni cosa quando una mano afferrò la ragazza e la spintonò giù.
Un’altra Kefta rossa lurida si frappose tra lui e gli altri Grisha, nonostante i ceppi si protese contro le ombre.
 
Non vi erano le familiari fossette a incorniciare un sorriso, solo uno sguardo spento.
Ma Aleksander riconobbe quegli occhi nocciola dai riflessi dorati, per la prima volta lo fissavano senza timore e non sembrava affatto sorpreso di vederlo vivo.
Le sue labbra sillabarono senza voce
 
Aveva ragione! Ha funzionato!
 
I ricordi lo colpirono e nel tempo di un battito udì la voce di Ivan invocarlo oltre il non essere e vide una piccola ape ronzargli vicino, una mano di luce che lo afferrava e lo trascinava tra fiamme e ghiaccio.
 
 
Fedyor si protese verso di lui e dischiuse le labbra ma prima che potesse parlare il mondo attorno a loro si ribaltò e le ombre esplosero, dilagando dal suo corpo avvolgendo ogni cosa.
 
No…
 
La rivide, ergersi contro il cielo azzurro e terso.
 
Non li controlli vero?
 
Quel potere lo stava di nuovo lacerando, ancora una volta sconquassando esondando oltre il suo corpo.
Si strinse tentando di trattenerli e quando le catene iniziarono a incidergli la pelle la stretta si allentò e le catene lasciarono la presa sui suoi polsi, lunghe dita fredde gli sfiorarono la pelle e denti gli affondarono nella carne, dilaniandogli il collo.
Le ombre si ritrassero, divorate da quella presenza sfocata che lo aveva ghermito.
 
No! Basta! Ci ucciderai!
 
Era certo, non era pronto per essere spinto ancora oltre la soglia, il dolore al petto lo riscosse così, superata la sorpresa, si afferrò con tutte le sue forse al desiderio di vivere e spinse via quel vampiro cadendo giù dal carro.
Denso sangue nero gli colava sull’addome ansante, il mondo gli appariva unammasso indistinto e sfocato in quella fretta notte.
 
Si riscosse e cercò di guardarsi attorno.
 
Il carro dei Drüskelle era spaccato in due, un Volcra se ne stava appollaiato sopra i resti di uno dei due Fjerdiani.
 
«Come…» farfugliò smarrito.
 
Era certo che quel confuso ricordo dovesse per forza essere vero, la sua piccola Santa del sole aveva distrutto la Shadow Fold assieme al suo prezioso tracciatore.
Al sangue della sua stirpe che poi lo aveva trafitto.
I Volcra erano andati distrutti assieme alla sua creazione…
Quei mostri erano sempre stati oltre ogni controllo eppure quell’essere pareva un mansueto cucciolo. Persino i Grisha che fino a poco prima erano stati prigionieri assieme a lui e che si stavano liberando dalle catene fissavano i loro salvatori con aria incerta.
 
Una donna se stava al fianco del Volcra, occhi lattescenti quasi ciechi che scrutavano oltre eppure inchiodati, Aleksander ne fu certo, su di lui.
 
Leah?
 
Prima che il nome affiorasse sulle sue labbra Fedyor si inginocchiò ansimando.
 
Una figura snella dai candidi capelli mossi dal vento notturno emerse tra le ombre baciate dalla luna.
 
Aleksander si sforzò di mettere a fuoco il suo volto mentre le sue energie defluivano via e il mondo barcollava.
 
La Santa del Sole gli sorrise, le labbra ancora macchiate del sangue nero con cui aveva appena pasteggiato.

   
 
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