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Autore: Pandora13    08/06/2023    0 recensioni
Un character study.
Bakugou Katsuki alla scoperta di sé.
⚠️Spoiler non spoiler. Il presente della storia avviene in un futuro ipotetico in cui ci sono alcuni riferimenti vaghi ai fatti della sesta stagione e poco più, anche perché non sono in pari con il manga
⚠️ Per adulti solo per il linguaggio di Bakugo
⚠️ Gender bender ma non propriamente tale
⚠️TW: si parla di disforia
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!
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Nda: la seguente storia partecipa alla challenge #loveandowhatyouwant del gruppo facebook Non solo Sherlock 
Prompt n38: Mestruo.
Affronta la scoperta di sé e del proprio genere, compresi riferimenti alla disforia quindi valutate prima di iniziarla, sia per i vostri gusti di lettura sia per la vostra sensibilità.

 




 

C'era stato un periodo, lontano nei ricordi d'infanzia, in cui aveva odiato il proprio genere.
Non lo aveva fatto per motivi profondi e complessi, faceva solo schifo.
Le bambine erano deboli, bisognose e amavano i fiori, i vestiti, il rosa, quegli stupidi e fastidiosi capelli lunghi... e le bambole.
Non era così: non era debole, né aveva bisogno proprio di nessuno!
(Quando avrebbe avuto il suo quirk tutti lo avrebbero capito!)
Amava vestirsi bene
(Come se in casa sua fosse possibile il contrario!)
Con pantaloni cargo e magliette nere però!
Amava esplorare, andare all'avventura, catturare animali "schifosi".
Ne aveva parlato con il suo migliore amico, che con altrettanta semplicità dei suoi quattro anni aveva risposto che stava benissimo così, con i suoi capelli corti sparati e la faccia sporca di terra e lo aveva detto con un dono: un mazzo di fiori di campo.
(Se fossero stati apprezzati o meno non erano affari di nessuno!)

Crescendo erano cambiate fin troppe cose, una tra tutte le sue consapevolezze: i capelli, gli interessi, gli abiti non hanno genere.
Era la società che aveva inculcato a tutti quelle idee e aveva finito per assimilarle anche se non ci credeva.
Ora forte di una nuova consapevolezza e con già tanti errori enormi alle spalle, stava per finire le scuole medie e non capiva perché lo odiasse ancora.

 


 

Kirishima era preoccupato.
Erano finalmente tornati a scuola.
Tutto era finito.
C'era voluto tempo per riprendersi da... beh da una guerra!
Ma stavano bene.
La scuola era ricominciata da qualche mese.
Anche i feriti più gravi erano già rientrati.
Shinso era finalmente nella sezione A.
I villain erano del tutto sconfitti.
Molte terapie ben avviate stavano guarendo anche le ferite invisibili.
Andava tutto bene.
(Fin troppo bene per quello che avevano passato, se doveva essere onesto)
Ma qualcosa lo preoccupava.
(O forse vedeva problemi ovunque solo perché non era abituato a tutta quella spensierata tranquillità)
Bakugo lo preoccupava.
C'erano dei momenti in cui era più nervoso del solito, solo che-
diverso.
Non sbraitava.
Non faceva esplodere nessuno.
Si rinchiudeva in camera sua e non lasciava entrare nessuno.
(Beh non nessuno, Jirou, Uraraka e Midoriya erano ammessi, con grande sconcerto e sgomento della classe intera)
In classe non faceva che toccare e sistemarsi la camicia, o stava con le mani strette sul ventre, come a proteggersi.
Erano momenti, così rari e saltuari che c'erano voluti mesi prima che davvero la cosa lo preoccupasse.
Stavolta però era sembrato più allarmante, perché si era imbattuto in una conversazione che non avrebbe dovuto sentire.
(Se non volevano farsi sentire non avrebbero dovuto gridare nella stanza vicino alla sua tanto per cominciare!)
 


 

«Kacchan stai male?»
«Lascia. Stare.»
«Ma Kacchan!»
«Chiudi quella fottutissima bocca Izuku!»
Aveva sussultato: NERD!
Sospirò pesantemente, doveva parlare, o non avrebbe mai lasciato perdere, non aveva le forze per discutere tutta la giornata.
«Parla piano, vuoi? Ho un mal di testa fottuto e poi non voglio che Capelli di Merda ci senta!»
«È il tuo migliore amico, prima o poi dovrai-»
«Non posso, cazzo!»
«Certo che puoi Kacchan, perché non dovresti?»

Merda, si sentiva uno schifo, la pancia faceva male, il top era fastidioso, il sudore raddoppiato, l'umore sotto i piedi, era debole, voleva della cioccolata e non voleva iniziare di nuovo quel discorso.

«Quando ti sei iscritto avevi intenzione di dirlo a tutti no? È importante, è una parte di te.»
«Cazzo, lo so, solo CAZZO! Ho aspettato troppo, capisci?»
«Avevamo altro a cui pensare-»
«UNA FOTTUTA GUERRA, LO SO! C'ERO ANCH'IO, RICONDI? HO RISCHIATO DI LASCIARCI LA PELLE!»

Un'esplosione.

Non il modo migliore per essere discreto, cazzo!

 


 

Kirishima si alzò di scatto.
(Se pronto a scappare, o ad andare a vedere se fosse tutto a posto non era chiaro neanche a lui)

«Se glielo dicessi adesso penserebbero che li ho solo presi in giro, che ho finto di essere qualcosa che non sono»
«Kacchan nessuno di noi è fatto da una sola sfumatura, gli hai mostrato solo una parte perché non hai avuto tempo, non l'hai nascosta e non è meno parte di te, solo perché non-»

Un singhiozzo.
Bakugo stava... piangendo?

Meglio lasciar perdere.

 


 

«Buongiorno Kacchan!»
Quanto era fastidioso quel sorriso brillante in mezzo a una giornata di merda!
Il mal di testa e il malumore non volevano andarsene.
Forse fargli esplodere la faccia avrebbe aiutato.
Qualcosa entrò nel suo campo visivo.
Oh beh, anche il cioccolato non era male come soluzione ed era il suo preferito: peperoncino.
NERD!

«Senti, ma hai pensato-»
«Sì, sì hai ragione io... intanto parlerò alla squadra.»

«Oh grazie a Dio!»

Anche se in teoria Capelli di Merda stava facendo finta di non aver sentito la loro conversazione, sapeva che non era così e ci avrebbe scommesso che non aspettasse altro.
Nuovo nome da hero: "Snitcher"?
IDIOTA!

 



 

Era stato durante quel breve periodo tra la scuola media e la UA che Bakugo aveva affrontato con i suoi genitori i sentimenti che provava verso di sé.
C'erano giorni in cui il proprio corpo non era qualcosa di disturbante, il suo naturale profumo così dolce sembrava adattarsi perfettamente, le gonne, il rosa e sentirsi chiamare carina facevano ancora schifo, perché non era parte di-, ma essere sé, essere LEI era... ok.
Altri giorni però il seno -per quanto piccolo- era un tale fastidio, era... scomodo sia fisicamente che mentalmente, come una fitta di disagio che arrivava senza il minimo preavviso.
Quei giorni quel "LEI" faceva male.
Ne avevano parlato, a lungo, si erano informati e la conclusione era stata più facile per loro che per Katsuki.
Non faceva che chiedersi se non fosse solo un impostore.
Se la sua misoginia interiorizzata non fosse così radicata da scambiare l'odio per la femminilità vista come debolezza per disforia.
La prima volta che aveva avuto il mestruo durante un periodo "LUI" aveva fugato in un attimo ogni dubbio.
Il seno cresceva.
I suoi genitali e le sue fottutissime ovaie ricordavano costantemente che non era nel corpo giusto.
Cazzo!
Faceva schifo.
Decisamente troppo schifo perché fosse solo il suo problema col rosa-
Non c'era una regola su come si sarebbe sentito quando, ma era sempre più a suo agio con i pronomi maschili, così aveva deciso che alla UA si sarebbe presentato come ragazzo, ma che avrebbe messo subito in chiaro la verità con tutti.

«Se gli sta bene bene, altrimenti pace, chi se ne frega di quello che pensano delle stupide comparse?»

Voleva solo essere sempre sé, senza limitarsi in alcuna parte, non dava importanza all'opinione di idioti sconosciuti e sapeva perfettamente come difendersi da eventuali attacchi fisici.(Avrebbero solo dovuto provare!)
I problemi veri erano stati la fottutissima LoV, i rapimenti, la guerra... non aveva fatto in tempo a fare un bel niente, tutti (beh quasi tutti) ormai pensavano che fosse un ragazzo.

 


 

«Quindi tutto questo casino e aveva solo il ciclo?»
«KAMI!»
«DENKI!»
«KAMINARI!»

CAZZO! Non era solo il ciclo eppure, beh sì.

Mente tutti rimproveravano Kaminari per aver banalizzato la situazione, Bakugo scoppiò a ridere.
Una risata liberatoria.

Faccia d'Asino aveva appena tolto un macigno enorme dal suo petto e probabilmente lo sapeva benissimo.
"Banalizzando" la situazione, aveva fatto esattamente ciò che utopisticamente ci si aspetterebbe dal mondo: normalizzare la normalità.
(Che poi che cazzo è la normalità? Beh, ma il succo è quello!)
Dopo trenta secondi era sepolto dai corpi dei suoi amici, in una sorta di abbraccio di gruppo.
IDIOTI.

 

   
 
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