Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Yuki Delleran    10/06/2023    0 recensioni
Yuui e Fay hanno ereditato un ristorante che ora si trova sull'orlo della chiusura a causa di problemi economici. Si stanno rassegnando a un destino inevitabile e nulla sembra destinato a cambiare finchè, quasi per gioco, non viene espresso un desiderio. Da allora nulla sarà più lo stesso.
[Riscrittura dell'omonima fic del 2010] [KuroFay - ShaoYuui]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7

Fine - A ognuno quello che gli spetta

 

Completamente rapito dalla vista di Fay sul palco, Yuui non aveva minimamente notato la presenza di qualcuno accanto a sé finché una voce nota non mormorò: «Notevole, vero? Anch’io sono rimasto stupito la prima volta che l’ho visto.»

Voltandosi di scatto si trovò davanti nientemeno che Shaoron, lo sguardo fisso sullo spettacolo di fronte a sé.

«Cosa…» iniziò Yuui, ma venne interrotto dalle parole dell’altro.

«Quando tuo fratello ha detto di voler mettere in scena una danza tradizionale ero certo che sarebbe stato un disastro, che si sarebbe reso ridicolo e che avrebbe rovinato il tono di tutto lo spettacolo. Ma la prima volta che l’ho visto muovere quei ventagli ho capito di avere torto.»

Yuui rimase in silenzio, mentre mille domande si affollavano nella sua mente e un nodo gli stringeva lo stomaco. Avrebbe voluto avere la forza di allontanarlo, dirgli che non voleva avere più niente a che fare con lui, che lo odiava e non voleva vederlo mai più. Allo stesso tempo, però, un angolino della sua mente continuava a chiedersi come e perché Shaoron avesse assistito alle prove dell’esibizione di Fay.

«Ho avuto torto su un sacco di cose, ultimamente.» continuò il ragazzo. «Davvero troppe.»

«Perché sei qui?» chiese infine Yuui, mentre le ultime note del koto si spegnevano e il sipario si chiudeva tra gli applausi entusiasti.

«Potrei dire che sono qui per godermi i frutti del mio impegno, ma la verità è che sono qui per fare ammenda. Non per chiedere il tuo perdono, non mi aspetto tanto, ma per cercare in qualche modo di ripagarti per quello che stavo per portarti via.»

«Il tuo impegno?» fece Yuui, sarcastico. «Come se tu avessi a che fare con tutto questo. L’idea è stata di Fay e il merito è solo suo, di Tomoyo-chan e di chi ha accettato di aiutarci.»

Il silenzio che seguì però lo fece dubitare di quelle parole e tanti piccoli particolari gli tornarono alla mente: il leggero tentennare nella voce di Fay quando aveva annunciato di aver avuto un’idea, l’accenno di Tomoyo a un collaboratore, la sensazione che lo aveva seguito per tutto quel tempo che ci fosse qualcun altro che stava dando loro supporto…

«Non è stata un’idea di Fay.» concluse, fissandolo.

Non sapeva se sentirsi grato per quello o preso in giro per l’ennesima volta. Il fatto che anche suo fratello gli avesse taciuto una cosa così importante non era per nulla piacevole.

«Non è importante di chi sia stata l’idea, ma che abbia funzionato a sufficienza da permetterti di realizzare il tuo sogno.» disse Shaoron, a bassa voce, avvicinandosi a parlargli all’orecchio.

Yuui sentì un briciolo della vecchia emozione farsi strada dentro di lui e provocargli una piccola capriola allo stomaco. Shaoron gli aveva mentito, lo aveva fatto sentire tradito nel peggiore dei modi, ma fin dall’inizio aveva affermato quanto non fosse sua intenzione farlo soffrire e che avrebbe rimediato in qualunque modo. Se quella era la sua risposta…

«In fondo, forse, potrei perdonarti.» concluse. «Forse. Molto in fondo.»

«Troppo gentile!» rise Shaoron, facendosi appena più vicino a lui.

Yuui sentì l’enorme nodo di dolore e sofferenza che si era portato dietro per tutto quel tempo, sciogliersi lentamente e lasciarlo respirare di nuovo. Stava per aggiungere qualcosa quando il suo sguardo, posato sulla sala, non focalizzò un particolare che lo allarmò: tutte le persone, sedute ai tavolini e intente a gustare i dolci del suo rinfresco, stavano piangendo. Chi con lacrime silenziose che scivolavano sulle guance, chi con piccoli singhiozzi, chi nascondendo il naso nel fazzoletto.

«Oh, cielo, l’ho fatto di nuovo…» mormorò, portandosi le mani a coprire il volto, turbato. «Ho rovinato tutto.»

Vide Shaoron spaziare con lo sguardo sulla sala e, dopo un attimo, dirigersi con passo deciso al tavolo del catering e servirsi uno dei suoi speciali éclairs al caramello.

«Non mangiarlo!» esclamò Yuui, vedendolo tornare nella sua direzione. «Non sappiamo che effetto può avere!»

Il ragazzo gli lanciò un’occhiata vagamente condiscendente, poi sorrise con calore.

«Niente di preparato da te mi ha mai fatto del male e non credo proprio che inizierà adesso.» disse, addentando il bignè e masticando con gusto. «Mmm… sublime.»

Dopo qualche istante, lo vide battere le palpebre un paio di volte e strofinarsi gli occhi fattisi lucidi.

«Va tutto bene?» non poté fare a meno di chiedere.

«Ti prego di apprezzare il fatto che stia trattenendo il più forte impulso di baciarti che abbia mai provato.» borbottò Shaoron, passandosi una mano sulla faccia.

«Che?!»

Yuui era già pronto a battere in ritirata, ma l’altro scosse la testa.

«Piangono perché sono commossi.» disse. «Mi sento come se dovessi ringraziare l’universo per essere vivo e per tutto l’amore che ho ricevuto nella mia vita. Yuui… se ti senti davvero così davanti a tutto questo, davanti a quello che abbiamo fatto, che… io… ho fatto… mi spieghi come posso non…»

S’interruppe nell’evidente sforzo di trattenersi e non dare voce all’emozione che stava provando in quel momento, certo che lasciarsi andare ai propri impulsi fosse la cosa più sbagliata in quel momento. Ma Yuui, che aveva sempre cercato di razionalizzare ogni sentimento, ogni gesto e ogni parola da quando si erano incontrati, non ne poteva più della freddezza della logica e aveva disperatamente bisogno di vedere in lui delle emozioni.

«E allora non farlo.» disse, prendendogli la mano.

Lo guidò verso un tavolino appartato e si sedettero insieme.

«Possiamo restare qui per un po’.» continuò. «Così potrò raccontarti per cosa mi sento grato e tu, se vorrai, potrai dirmi cosa provi. E se questi éclairs sono davvero magici, chissà, magari nessuno di noi due vorrà più trattenersi o scappare.»

Quando alzò gli occhi vide una luce nuova nello sguardo di Shaoron, una luce carica di affetto. Il ragazzo sollevò tra le sue la mano che ancora teneva e vi posò un bacio sul dorso.

«Posso restare qui a parlare di sentimenti con te anche per tutta la notte.»

 

I conteggi si svolsero il giorno successivo, con grande trepidazione di tutti.

Lo spettacolo era stato un successo e il ricavato era stato considerevole, Yuui non aveva dubbi che avrebbero raggiunto la cifra necessaria per poter finalmente acquistare l’immobile del ristorante e mettere fine una volta per tutte alle vessazioni della Reed Enterprise. Per questo fu letteralmente una doccia ghiacciata scoprire che non era così. La cifra che mancava al totale necessario non era irrisoria, ma nemmeno irraggiungibile se avessero avuto tempo. Il problema era che non ne avevamo più e non ci sarebbe stato modo di rimandare ulteriormente la visita dell’esattore aziendale.

Yuui crollò su una sedia, nella cucina silenziosa.

Aveva voluto svolgere quel compito in solitudine, in un momento in cui suo fratello e Watanuki erano fuori, ma sapeva che oltre a loro anche Shaoron, Tomoyo, Eagle e gli altri stavano aspettando notizie e non vedevano l’ora che ne giungessero di buone. Avrebbe dovuto scusarsi con tutti loro e ringraziarli per l’aiuto che gli avevano dato. Avrebbe dovuto scusarsi anche con sua madre e sua zia Erda, per non essere stato all’altezza di salvare il loro ristorante e la loro casa. Aveva fatto tutto il possibile, tutto quanto in suo potere e ora non aveva più nessuna possibilità. Si sentiva esausto e svuotato, rassegnato. Aveva voluto crederci una volta di troppo e aveva fallito, era finita.

Non avrebbe fatto storie, avrebbe mantenuto quel poco di dignità che gli restava e l’indomani avrebbe firmato il documento di cessata attività che il rappresentante della Reed Enterprise avrebbe portato. Sarebbe finita così. In silenzio e senza nessuna scenata. Avrebbe impedito a Fay di dire qualsiasi cosa, se ne sarebbero andati e basta. Non poteva tollerare altri picchi emotivi, non ce la faceva.

La cosa più difficile fu dirlo agli amici: Tomoyo si offrì immediatamente di aprire una nuova raccolta fondi o, in alternativa, di convincere sua madre a concedere loro un prestito che non avrebbero mai potuto restituire, Shaoron era abbattuto quasi quanto Yuui e propose di fare appello a Clow Reed in persona per avere una proroga, Eagle si offrì addirittura di chiedere l’appoggio della famiglia da cui si era allontanato, cosa che Fay rifiutò all’istante. Tutti sarebbero stati disposti a impegnarsi ancora pur di dare una mano, ma ormai il tempo era scaduto.

Yuui aveva perso ogni energia quindi, con grande rammarico, chiese a tutti di andare a casa e si ritirò al piano superiore. Quella sarebbe stata l’ultima notte che avrebbe trascorso nella sua casa, nel suo letto, e voleva passarla in solitudine.

Dopo che gli altri se ne furono andati, sentì ancora per qualche minuto le voci di Kurogane e Fay provenire dalla cucina. Il fruttivendolo stava dicendo che dal giorno dopo avrebbero potuto tranquillamente stare a casa sua finchè non fossero riusciti a trovare un nuovo alloggio. Yuui sapeva di aver sbagliato a non cercare fin da subito una nuova sistemazione e a essersi illuso di riuscire nell’intento di salvare la vecchia casa, ma era immensamente grato a Kurogane per il peso che gli toglieva dal cuore. Non sarebbero rimasti senza un tetto sopra la testa e, soprattutto, non avrebbero dovuto separarsi fino a data da destinarsi. Era un enorme sollievo.

 

L’indomani mattina giunse fin troppo presto. Yuui aveva dormito a intervalli, a volte abbandonandosi all’incoscienza, stremato, ma ben presto risvegliandosi da incubi di cui non ricordava nulla e che lo lasciavano in preda a sudori freddi. Si alzò dal letto più stanco della sera prima e scese in cucina in pigiama e ciabatte, non avendo nemmeno la forza di rendersi presentabile prima di bere almeno un caffè.

Fay era già sveglio e aveva preparato la colazione per entrambi. Per un paio di volte, mentre preparava le tazze e il piatto con i biscotti, sembrò sul punto di dire qualcosa, per poi rinunciare all’ultimo istante.

Yuui sospirò appoggiando la tazza vuota sul piattino.

«Avanti, parla.»

«Non è stata colpa tua!» esclamò finalmente il fratello.

Yuui lo fissò con un misto di stanchezza e rassegnazione.

«È vero!» continuò Fay. «Hai fatto tutto il possibile, ci siamo impegnati tutti tantissimo, la mamma e zia Erda sarebbero fiere di noi. Non abbiamo nulla da rimproverarci, quindi non voglio vedere che ti addossi tutta la colpa. Ricominceremo da capo insieme. Troveremo un altro posto tutto per noi!»

In momenti come quello Yuui era davvero felice di non essere solo e che una persona come Fay fosse accanto a lui. Suo fratello era in grado di sorridere e trovare il lato positivo anche nella peggiore delle situazioni, averlo vicino gli era davvero di enorme conforto e non avrebbe potuto esserne più grato.

L’emissario della Reed Enterprise arrivò poco dopo pranzo. Il ristorante era chiuso, quindi dovette suonare il campanello.

Yuui era in cucina con Fay e Kurogane, che aveva pranzato con loro, un po’ per dare supporto morale, un po’ per assicurarsi che filasse tutto liscio e il nuovo inviato non pensasse di potersi a sua volta comportare male impunemente. Li lasciò entrambi con un debole sorriso e una rassicurazione appena sussurrata.

«Ci penso io.»

L’uomo sulla porta si tolse gli occhiali da sole e gli porse la mano con un sorriso affabile.

«Sono Seishiro Sakurazuka.» si presentò. «Mi manda la Reed Enterprise per sistemare un’incresciosa faccenda lasciata in sospeso dal mio predecessore.»

«Yuui Flourite. Sono il proprietario dell’incresciosa faccenda.»

Aveva promesso a sé stesso di essere professionale e non lasciar trasparire nessuna emozione che potesse renderlo vulnerabile ma, a volte, la sua vena sarcastica faceva capolino quando meno se lo aspettava.

Sakurazuka non fece una piega e il suo sorriso non s’incrinò di un millimetro.

«Questi sono i documenti da firmare. Sarà rapido e indolore, poi toglierò immediatamente il disturbo. Avrete qualche giorno per liberare l’immobile.»

«Molto gentile da parte vostra.»

Yuui prese i fogli che gli venivano porti e impose alle proprie mani di non tremare. Si sforzò anche il più possibile di capire quello che leggeva, ma le parole ondeggiavano davanti ai suoi occhi come forme indistinte, senza che riuscisse ad afferrarne il vero significato. Tutto quello che il suo cervello recepiva erano solamente i termini “cessata attività”. La sua testa lo sapeva, ma il suo cuore ancora faticava ad accettarlo.

Si appoggiò su uno dei tavoli spogli della sala in penombra e accettò la penna che Sakurazuka gli porgeva.

«Via il dente, via il dolore.» si disse, posando la punta sul foglio e apprestandosi a firmare.

Un tintinnio lo raggiunse, ma Yuui lo ignorò. Avrebbe avuto tutto il tempo per controllare le sciocche notifiche del suo cellulare più tardi. Quando non avrebbe avuto più nulla da fare e lacrime da piangere.

Aveva appena tracciato la prima linea quando Fay spalancò di schianto la porta della cucina.

«YUUI-CHAN!» gridò.

Yuui chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

«Fay. Ti prego. Avevamo detto niente scenate.» disse.

«Non sto facendo scenate! Guarda il telefono, Yuui-chan! La notifica della banca!»

Ma che diamine. Proprio ora doveva farlo? Come se non sapesse già che l’ammontare del loro conto non era sufficiente. Ma Fay aveva una determinazione tale negli occhi che non ammetteva repliche.

Prese il telefono dalla tasca, sbloccò lo schermo, picchiettò un paio di volte per raggiungere la schermata desiderata e… gli mancò il respiro.

Scosse la testa e si stropicciò gli occhi. Doveva esserci un errore.

Sakurazuka si schiarì la gola come a sottolineare la propria impazienza, ma Yuui lo ignorò. Di nuovo picchiettò sullo schermo del telefono fino a raggiungere una nuova schermata che mostrava i movimenti del conto bancario ed eccolo lì: un bonifico anonimo della cifra mancante a raggiungere l’importo necessario all’acquisto del ristorante.

«Flourite-san, mi scusi l’insistenza, ma si sta davvero facendo tardi e ho altre pratiche da smaltire.» disse Sakurazuka, che stava perdendo la sua aria serafica.

Yuui alzò gli occhi su di lui e, senza battere ciglio, strappò in due il documento che stava per firmare.

«Non la trattengo oltre, Sakurazuka-san.» disse. «Può riferire al suo capo che aspetto una prossima visita per la cessione dell’atto di proprietà.»

Fay, alle sue spalle, lanciò uno strillo di gioia.

Sakurazuka sbuffò una risatina e alzò le spalle.

«Mi avevano assicurato che questo lavoro sarebbe stato divertente, ma così non c’è gusto.» disse.

Non si degnò nemmeno di raccogliere i fogli da terra. Inforcò gli occhiali da sole, girò sui tacchi e lasciò la sala sollevando due dita di una mano in un rapido cenno di saluto alle spalle.

Quando la porta si richiuse, Yuui crollò su una sedia, improvvisamente svuotato di ogni energia. Fay gli fu subito accanto, ridendo e piangendo contemporaneamente, e gli circondò le spalle in un abbraccio stritolante. Kurogane li raggiunse entrambi annuendo soddisfatto.

Pochi istanti dopo, la porta d’ingresso si spalancò di nuovo, tintinnando furiosamente, e Shaoron piombò nella sala, scarmigliato e senza fiato.

«Yuui!» chiamò, cercandolo con lo sguardo e spalancando gli occhi quando lo individuò.

Yuui non disse una parola, semplicemente tese le braccia verso di lui e Shaoron corse ad abbracciarlo.

 

Ci volle un po’ perché tutti si calmassero. Fay era talmente su di giri che Kurogane aveva dovuto sudare sette camicie per farlo stare tranquillo ed era arrivato a suggerire al fratello di preparargli una camomilla invece del tè che stava per versare a tutti. Shaoron non aveva commentato, ma il sorriso che aleggiava sul suo volto non lo aveva mai abbandonato. Scemato l’entusiasmo iniziale, Yuui si era sentito in imbarazzo per l’abbraccio disperato in cui l’aveva coinvolto, ma l’altro non sembrava intenzionato a fare commenti in proposito.

«Quindi cosa farete ora che questo posto è tutto vostro?» chiese invece.

Yuui incrociò lo sguardo di Fay e il fratello accennò appena un sorriso bonario.

«Io e Kuro-tan andiamo a goderci il nostro tè soli soletti di sopra!» esclamò, afferrando il fidanzato e trascinandolo verso le scale che portavano all’appartamento al piano superiore.

Kurogane brontolò qualcosa di intellegibile ma alla fine lo seguì comunque.

«Sono così palese quando ho voglia di rimanere da solo con te?» chiese Shaoron con un sorrisetto quando i due furono spariti. «Ho sempre pensato di essere più sottile.»

Yuui ridacchiò.

«Fay è molto più intuitivo e sensibile di quanto si possa pensare guardandolo.» rispose. «E non ho la minima intenzione di lamentarmene.»

Sorseggiò il proprio tè e si appoggiò allo schienale della sedia più comodamente.

«Cosa faremo? Penso che continueremo come al solito a servire i pasti migliori possibili alle persone del quartiere ma ammetto che, dopo il successo della serata, mi piacerebbe poter organizzare qualche piccolo evento anche qui. Degustazioni particolari, qualche ospite musicale, intrattenimenti del genere.»

Shaoron annuì.

«Penso sia un’ottima idea. Dato lo spazio non potrà essere nulla di troppo in grande ma sono certo che attirerebbe nuovi clienti e, proprio per il numero limitato di posti, finirebbe per diventare un appuntamento molto esclusivo.»

«Avrò bisogno di qualcuno che si occupi di questa novità.» disse Yuui. «Se Watanuki-kun e io staremo in cucina e Fay servirà ai tavoli, non avremo tempo di gestire l’organizzazione degli eventi e le piattaforme web per promuoverli. Hai visto il rapporto di Fay con Instagram…»

«Avevi già in mente qualcuno per questo ruolo?»

Lo sguardo di Shaoron si era fatto affilato, il suo tono velato di sarcasmo.

«Mah, non saprei.» rispose Yuui, fingendo di riflettere. «Avremo bisogno di qualcuno di competente. Tomoyo-chan mi ha parlato di un suo collaboratore fidato che si è occupato della campagna social per la serata dello spettacolo. Pensavo di chiedere a lui di farci da social media manager e PR. Pensi che potrebbe essere interessato?»

L’espressione di Shaoron si aprì in un sorriso spontaneo.

«Considerando che al momento è disoccupato e senza il becco di un quattrino sono sicuro che accetterà di corsa! Senza contare che questo gli permetterebbe di passare più tempo con la persona che più gli piace al mondo.»

A Yuui scappò una risata.

Ormai si era abituato ai modi diretti di Shaoron e gli provocavano molto meno disagio.

«Non ho detto di averti perdonato.» disse tornando serio. «È vero che ho bisogno di un nuovo collaboratore e preferisco che sia qualcuno che conosco e di cui ho verificato l’esperienza, ma per il resto devo pensarci su. Non ti odio, non più almeno, ma ho bisogno di tempo per mettere in ordine i miei sentimenti.»

Un’ombra di tristezza passò sul volto del ragazzo, ma fu solo un attimo. Poi prese un lungo sorso del suo tè e annuì.

«Lo capisco perfettamente e non ho intenzione di importi nulla. Questa volta lasceremo che le cose seguano il loro corso senza strane magie di mezzo.»

In quel momento la sua espressione si fece stupita, come se avesse appena realizzato qualcosa.

«Non sento niente.» disse, suscitando la stessa reazione perplessa in Yuui. «Nel tè, intendo. Non sento più i tuoi sentimenti.»

«Oh. Sì.» fece Yuui con un sospiro. «Credo che questo dono, se così possiamo chiamarlo, sia scomparso. E, se devo essere totalmente sincero, non posso dire di esserne dispiaciuto. Preferisco di gran lunga una vita tranquilla dove i miei pensieri non influenzano in modo strano le scelte degli altri.»

Shaoron gli prese la mano tra le sue e posò un bacio delicato sul palmo.

«Non ho bisogno di nessuna magia per capire cosa stai pensando e nemmeno tu ne hai bisogno per farti amare dai tuoi clienti… e non solo da loro.»

Yuui arrossì appena sulle guance e strinse le sue dita tra le proprie.

 

Non troppo lontano dalla “Corte di Valeria” un’altra coppia stava sorseggiando tè accomodata in un elegante salottino avvolto dal fumo aromatico della lunga pipa che la donna teneva tra le mani.

«Non ci si può opporre in nessun modo all’inevitabile.» disse Yuuko, la Strega delle Dimensioni.

L’uomo seduto di fronte a lei annuì con un piccolo sorriso, sollevando la propria tazza.

«Non ho mai avuto dubbi in proposito.» rispose Clow Reed. «Così come non ho più dubbi che lasciare le redini dell’azienda in mano a Fei Wong sia stato un pessimo investimento. D’ora in poi lo terrò lontano dal reparto contabilità e recupero crediti.»

Lei aspirò una boccata di fumo e la rilasciò nell’aria in piccole volute che si arricciarono su sé stesse.

«All’ultimo momento hai abbassato il prezzo dell’immobile.» disse, in tono del tutto casuale, come se stesse proseguendo una conversazione già avviata.

Clow rispose con un piccolo sorriso di circostanza.

«Non è mia abitudine svalutare le mie proprietà.»

«Allora hai alzato la liquidazione del ragazzo. Una cifra decisamente troppo elevata per le sue mansioni e casualmente pari all’ammontare mancante. Hai puntato tutto su di lui.»

Clow sorseggiò il proprio tè con aria serafica.

«Come dici tu, Yuuko, mia cara, solo un atto disinteressato può riequilibrare la bilancia e alla fine ognuno ha quello che gli spetta.»

   
 
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