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Autore: InvisibleWoman    10/06/2023    0 recensioni
Una semplice one-shot principalmente su Irene e Alfredo, con la lieta partecipazione di Salvo ed Elvira a cena insieme a casa ragazze. Parte dal canon, un mesetto dopo la fine della stagione e pertanto quel momento con Clara è purtroppo esistito e io do questa interpretazione che spero sia quella reale (ma sicuro non lo sarà, perché che fai, una spruzzatina di triangolo non ce la metti?). Nella mia testa, nel mio canon, è COSI'. Speriamo di non essere contradetta a settembre.
Spero vi piaccia!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vabbè, ce la fai a girare il risotto, no?” Irene chiese seria ad Elvira che, col grembiule insieme a lei, si trovava nella cucina del suo appartamento per preparare la cena. Una cena diversa dal solito, dato avevano progettato di cucinare per Salvatore e Alfredo. Invito che entrambi avevano accolto con qualche occhiataccia ed espressione di incertezza, cosa che aveva fatto infuriare tremendamente Irene.
“Guarda che il risotto è la mia specialità” gli aveva detto offesa lei.
“Va bene, va bene. Tanto, o prima o dopo, tutti dobbiamo morire” aveva commentato Alfredo con aria solenne, prendendo in giro la sua fidanzata, ben sapendo che avrebbe provocato in lei una reazione.
“Io avrei preferito dopo, veramente” si era aggiunto Salvo con una risata, mentre Elvira si grattava la punta del naso con l’aria di chi non voleva essere messa in mezzo, ma sogghignava sotto ai baffi. 
“Siete due mascalzoni” aveva infine sbottato Irene, dando un colpo di borsetta sulla spalla di Alfredo, mentre prendeva sotto braccio Elvira per trascinarla via dalla caffetteria.
“Dove vai, stavamo scherzando, dai” aveva provato a convincerla Alfredo. “Io, come al solito, porto il vino” aveva detto infine, per farle capire di aver accettato l’invito.
“Io porterò un dolce dalla caffetteria. Non che non mi fidi, eh…” aveva detto Salvo. “Ma potrebbe essere l’unica cosa commestibile della serata” ridacchiò pure lui, portando Irene a tornare indietro sui suoi passi per dare un colpo di borsetta anche a lui.
“Piano, piano, mi fai male!”
Alfredo aveva continuato a ridere mentre Elvira trascinava di peso Irene fuori dal locale. 

“Certo che sono capace di girare un risotto, Irene” aveva risposto Elvira divertita. Irene si sfilò il grembiule e si avviò verso la sua camera.
“Ma non dovevi cucinare tu?” si intromise Clara seduta sul divano a sfogliare annoiata una rivista. 
“E tu invece sei ancora qua?” ribatté Irene con una smorfia. Dio quanto sentiva la mancanza di Maria. Era già partita per l’Australia con Vito e sarebbe tornata alla fine dell’estate. A Irene sembrava un’eternità. Specialmente dato che le toccava passare le sue serate in compagnia di Clara, quando non andava in bicicletta, o da sola - opzione che quasi preferiva -, e che a furia di mangiare fuori o comprare qualcosa dalla rosticceria, stava dilapidando tutto il suo stipendio. Non che andassero sempre a mangiare fuori, però quando Maria era in casa i loro stomaci erano anche più felici e le occasioni per battibeccare con Clara si riducevano drasticamente. 
In più, per qualche motivo a lei ancora sconosciuto, Clara continuava a trattarla in modo distaccato. Era strana e ogni volta che glielo faceva notare o chiedeva alle sue amiche se notassero anche loro la stessa cosa, tutte le dicevano che era la solita Clara. Eppure no, c’era qualcosa che non andava, il sesto senso di Irene non si sbagliava mai. E aveva anche qualche sospetto su cosa potesse essere. 
“Vai a cena da Don Saverio?” chiese Elvira a Clara.
“Sì” si intromise Irene per tagliare corto.
“In realtà no” la sorprese Clara. 
“Come no?”
“Francesco mi ha invitato a cena da loro. Gli avevo detto che quando sa che ci sono anche io la perpetua cucina di proposito cose che sa che non mi piacciono e allora mi ha invitato a cena a casa sua.”
“Con sua madre?” si interessò Irene.
“Certo con sua madre. Mica la buttiamo fuori di casa.”
“Che ne so, magari aveva uno spasimante” scherzò Irene.
“Certo, come no. Ce la vedo proprio la signora Palma in giro di notte per Milano” rispose Clara roteando gli occhi al cielo.
“E perché no? E’ una bella donna, e si può accalappiare un uomo anche alla sua età. Vedi la signora Agnese.”
“Non è che la signora Agnese ha appositamente accalappiato il signor Armando” si intromise Elvira.
“Ma tu stai mescolando il risotto?” la guardò Irene con aria indagatrice, prima di sparire in camera sua per cambiarsi.
“Giusto, il risotto.”
“Non è che sei tu che vuoi accalappiare Francesco?” continuò Irene, ricomparendo in sottoveste.
“Se ti fai trovare così sembra che sia tu a voler accalappiare Alfredo” la prese in giro Elvira.
“Ma io l’ho già accalappiato” si strinse nelle spalle con aria trionfante.
“La finiamo di ripetere la parola ‘accalappiato’, per piacere?” Clara si alzò di scatto, abbandonando la rivista sul divano. 
“Sempre simpatica tu” sbuffò Irene.
“Ho imparato dalla migliore” le fece una smorfia Clara, prima di prendere le chiavi di casa. “Buona serata” disse a entrambe, poi si avvicinò a Elvira. “Butta un altro po’ di sale in quel risotto” scherzò, o forse no.
“Ehi, cosa state confabulando voi due?” Irene aveva messo un vestito viola a fiori smanicato, ai piedi ancora le sue pantofole col tacco.
“Niente, niente” sogghignò Clara, chiudendosi la porta alle spalle. 

“Se non si danno una mossa il riso diventerà colla” si era lamentata Irene, che per una volta ci teneva a fare bella figura e dimostrare a quei due cialtroni che qualcosa in cucina la sapeva pur fare. Persino la signora Zanatta le aveva chiesto qualche ricetta, dato che Stefania le aveva parlato dei suoi risotti. Certo, il suo menù era ancora parecchio limitato, ma almeno il suo piatto forte non lo sbagliava mai. O quasi. 
Quanto le mancava Stefania. Avrebbe stentato a vederla sotto questa nuova veste, vederla farsi in quattro per compiacere un uomo. Lei ed Elvira si erano date da fare tutto il pomeriggio, quest’ultima aveva optato per delle cotolette con patate e Irene aveva cucinato un risotto ai funghi. Stavano finendo di apparecchiare la tavola, quando finalmente sentirono qualcuno bussare alla porta. 
“Alla buon ora” si era lamentata Irene accogliendo Alfredo con un veloce bacio sulle labbra. Salvo ed Elvira, più pudici, probabilmente per scelta di Elvira, si erano salutati con un tenero bacio sulla guancia. Salvo era raggiante da quando si era finalmente deciso a portare fuori a cena Elvira e Irene era contenta di vederlo finalmente sorridere, dopo tutto quello che era successo con Anna e la bambina. 
“Guardala come si lamenta, quando è sempre lei quella in ritardo” aveva risposto Alfredo appoggiando la bottiglia di vino sul tavolo, mentre Elvira toglieva dalle mani di Salvo il dolce che aveva portato, cercando di spiare all’interno della confezione di carta.
“E’ una crostata alla ricotta e gocce di cioccolato” lui le aveva facilitato il lavoro.
“Ottimo, proprio perfetta con questi 30 gradi” si lamentò Irene.
“Disse quella che ha fatto il risotto a giugno” ribatté Salvo. 
“Ma fanno sempre così?” Alfredo sussurrò a Elvira.
“Sempre” ridacchiò lei. “In realtà è Irene che è…”
“Irene” aggiunse lui con fare divertito. Irene era Irene, la conosceva ormai come le proprie tasche. A dirla tutta era proprio questo che l’aveva fatto innamorare di lei. Non aveva mai conosciuto una ragazza come lei, Irene era unica nel suo genere. 
“Esatto. Dovevi vederla prima con Clara” sorrise Elvira. 
“A proposito, dov’è Clara stasera?” chiese Alfredo, intercettato, questa volta, da Irene. “Dalla perpetua?”
“No, da Francesco” rispose Irene guardandolo dritto negli occhi in cerca di qualche reazione. Entrambi le avevano detto che quello che c’era stato tra di loro era solo una messa in scena per farla ingelosire, e lì per lì ci aveva creduto appieno. Tuttavia, l’istinto le diceva che qualche tassello non tornava al proprio posto. Da un po’ aveva iniziato a mettere alla prova Alfredo, e finora le aveva superate tutte. Per un po’ si era detta che stava ingigantendo le cose come al solito suo, ma poi Clara le rispondeva male o la guardava in modo strano, specialmente quando era con Alfredo, e allora i suoi sospetti tornavano a galla.
Quella sera l’amica gliel’aveva servita su un piatto d’argento. L’ultima volta che Clara e Francesco avevano iniziato a frequentarsi, Alfredo si era comportato in modo strano. A detta sua era preoccupato per le sorti da sportiva di Clara e all’epoca Irene gli aveva creduto. Ma ora… 
“Ah” rispose Alfredo, colto alla sprovvista. “Sono tornati a vedersi?” 
“Si sono avvicinati molto in queste settimane, non lo sapevi?” gli aveva risposto lei, continuando a guardarlo con attenzione mentre serviva i piatti in tavola. 
“No, non me l’ha detto.”
“Comprensibile, visto come hai reagito l’ultima volta.”
“Macché, mi preoccupava solo che mettesse da parte gli allenamenti. Sai com’è quando si è innamorati” aveva detto poi, abbracciandola da dietro mentre Irene era impegnata a mettere il riso nell’ultimo piatto. “Anche io ho trascurato gli allenamenti quando ci siamo messi insieme” aggiunse dandole un bacio dietro l’orecchio, prima di allontanarsi e sedersi a tavola.
Irene sorrise, perché anche questa volta aveva superato la prova e forse era l’unica volta in tutta la sua vita che era contenta di sbagliarsi ed essere smentita. Ma questo non voleva dire che avrebbe abbassato la guardia. Diffidare e vigilare, d’altronde così diceva sempre sua nonna.
“Va bene, ora lo proviamo questo risotto sennò si fredda?” si intromise Salvo, cercando di mandare avanti la serata. 
“Ecco, sì, mangiamo” si aggiunse Alfredo, lieto di poter cambiare discorso. 
“E’ buono!” esclamò sorpresa Elvira.
“Certo che è buono, avevate dubbi?” chiese Irene offesa. E gli sguardi che ricevette erano eloquenti. “Basta, questa è la prima e l’ultima volta che cucino per voi” fissò lo sguardo sulla propria creazione per evitare di guardare quei tre ingrati.
“Anche perché il risotto ad agosto, meglio di no” scherzò sottovoce Salvo, che ricevette una pacca sul braccio di ripresa dalla sua fidanzata, anche se sotto sotto era d’accordo pure lei.
“Ma dai, ti prendiamo in giro, io lo sapevo che era buono, l’avevo già assaggiato prima” disse bonariamente Elvira.
“Non mi meritate” sentenziò Irene con sguardo altero, prima di tuffarsi di nuovo sul suo piatto, mentre Alfredo sorrideva e poggiava una mano sulla sua gamba in segno di vicinanza.
 

Irene si fermò un attimo a contemplare da un angolo della stanza Elvira e Salvo che ballavano al ritmo dell’ultimo disco di Celentano. Dopo la cena e qualche chiacchiera, Elvira si era lanciata sul giradischi che Alfredo aveva regalato a Irene per il suo compleanno, avvenuto qualche settimana prima, regalo per il quale probabilmente Alfredo aveva dato via il suo intero, e già misero, patrimonio. Irene aveva sparecchiato la tavola e Alfredo l’aveva aiutata a spostare la tavola più indietro per permettere ai due ballerini di scatenarsi. Irene si era poi allontanata in bagno e al suo ritorno aveva trovato Salvo ed Elvira a ridere sereni. Erano spensierati, allegri. Era bello pensare che lei e Alfredo avessero un po’ contribuito a quella felicità, aiutando quei due testoni, soprattutto Salvo, a stare insieme. 
Alfredo era invece seduto sul divano a guardarli divertito, ma quando notò la presenza di Irene sulla porta gli si illuminò il volto e le rivolse un sorriso. Allungò poi una mano per spingerla ad avvicinarsi e quando lei lo assecondò, la tirò per farla sedere sulle sue gambe. 
“Non vuoi ballare?” chiese Irene. 
“Tra un po’” rispose lui strofinando il naso nell’incavo del collo di Irene. In momenti come quelli non aveva alcun dubbio che Alfredo fosse innamorato di lei e volesse stare con lei e con lei soltanto. Tuttavia, una parte di sé continuava a domandarsi se stesse sbagliando a fidarsi. Alfredo era da sempre stato un bravo bugiardo, un incantatore, era il motivo per il quale Irene aveva atteso tanto prima di concedergli una possibilità. Se la stava prendendo in giro un’altra volta, non glielo avrebbe perdonato. E non se lo sarebbe mai perdonata.
La risata allegra di Elvira arrivò alle orecchie di Irene e scacciò via ogni brutto pensiero. Si soffermò a guardare lei che roteava sollevata da Salvo e pensò di non averli mai visti così felici come quella sera. Salvo se lo meritava proprio dopo quello che aveva passato con Anna, nonostante le sue prese in giro e le offese alle sue doti culinarie, e se lo meritava anche Elvira che aveva aspettato tanto, un po’ come Alfredo con lei. 
“Lo sapevo sin dall’inizio che quei due erano fatti per stare insieme” commentò orgogliosa con un sorriso.
“E per noi due non lo sapevi sin dall’inizio?” domandò Alfredo. Aveva atteso tanti mesi prima di suscitare una reazione in Irene. E avevano tribolato tanto prima di arrivare a stare così bene insieme. Nonostante Irene avesse deciso di conoscere la sua famiglia e stare seriamente insieme a lui, spesso sentiva il bisogno di ricevere delle conferme da parte di lei. Lui gliene aveva date tante, nel corso di quei mesi. Da parte di Irene, invece, cosa aveva ricevuto? Aveva ammesso di vergognarsi di lui, aveva preferito mentire anziché conoscere la sua famiglia, per mesi lo aveva offeso, rifiutato, denigrato. Sapeva com’era fatta Irene, non si aspettava una dichiarazione in grande stile, ma anche lui ogni tanto aveva bisogno di qualche conferma da parte sua. Lei non poteva solo ricevere, qualche volta doveva anche dare. 
“Dall’inizio sapevo che eri un mascalzone” commentò con sguardo furbo.
“E invece poi…”
“E invece poi mi hai confermato di essere un mascalzone” continuò, ben decisa a non dargliela totalmente vinta. “Ma un adorabile mascalzone” concluse mettendogli una mano dietro la nuca e iniziando a solleticarla  con la punta delle dita.
“Va bene” tagliò corto Alfredo, un po’ deluso.
“Che c’è? Cosa ho detto adesso?”
“Mascalzone è l’unico modo che hai per definire il tuo fidanzato?” sbuffò lui.
“Ho detto anche adorabile, non dimenticarlo” rispose Irene, cercando di averla vinta così. Puntando sulle effusioni, punto debole di Alfredo, per distrarlo gli diede un bacio sulla punta del naso e gli sorrise.
Lui per un attimo ricambiò il sorriso, poi si rabbuiò. Che diritto aveva di pretendere qualche conferma da Irene, quando era lui quello ad essere in torto? Le aveva mentito, era stato debole, e adesso aveva il terrore di perderla. Perché ne era certo: se Irene fosse venuta a conoscenza della sua bugia, che ormai andava avanti da qualche settimana, non lo avrebbe perdonato. Aveva faticato ad accettare quella relazione perché non riusciva a fidarsi di lui, se le avesse confermato di aver fatto bene a tentennare fino a quel momento, non sarebbe riuscito a farle cambiare idea. 
“Dai, non mettermi a disagio” rispose Irene cercando di tirarsi fuori da quella situazione. Per lei non era facile ammettere ad alta voce i propri sentimenti, non era una da grandi, né piccole, dichiarazioni. Dimostrava il proprio affetto coi gesti, con azioni che, a parer suo, avevano un peso maggiore di parole buttate al vento che spesso non avevano alcun valore. Era consapevole che sentirsi apprezzati, specialmente in un rapporto, era importante. Le parole spesso mielose di Alfredo la riducevano in brodo di giuggiole gran parte delle volte, nonostante si credesse una donna tutta d’un pezzo. Eppure non riusciva a ricambiarle. Ogni volta che provava a essere dolce, a dire qualcosa di carino, le parole le morivano in gola, incastrate dal suo stesso orgoglio. Era un suo limite e sperava un giorno di riuscire a superarlo, ma non era ancora il momento. Specialmente adesso che il suo sesto senso le diceva che c’era qualcosa che non andava. 
“Va bene” rispose Alfredo, dandole un bacio sulla tempia prima di spingerla ad alzarsi. “Andiamo a fare compagnia a quei due, prima che si sentano soli” la prese per mano.
“Dubito che abbiano sentito la nostra assenza” commentò ad alta voce Irene, portando sia Elvira che Salvo a voltarsi spaesati, come se si fossero ricordati solo in quel momento di non essere soli, dimostrando che Irene aveva ragione, come sempre. 
“No, infatti” rispose Salvo tirando Elvira per un fianco per avvicinarla a sé e darle un bacio. Elvira rossa come un peperone si vergognava come una ladra. Sebbene per motivi diversi, Irene poteva capirla. A Irene non piaceva far vedere la parte più vulnerabile di sé, quella che inevitabilmente veniva fuori in una relazione. Tra le braccia di Alfredo non era più l’algida e critica capocommessa, né la cinica amica che aveva sempre qualcosa da dire su ogni argomento. Era semplicemente una ragazza innamorata e di mostrare questo agli altri a Irene proprio non piaceva. Anche se lentamente adesso iniziava a superarla. 
Infatti Alfredo subito imitò Salvo e cinse il fianco di Irene con un braccio, iniziando a girare a ritmo di musica, tra le risate divertite dei due amici che di lì a poco li seguirono, con la testa alleggerita dal vino bianco che aveva portato Alfredo. Irene si sfilò le scarpe e continuò a danzare felice, mentre Alfredo la guardava con quegli occhi che la facevano sentire come l’ottava meraviglia del mondo. 
“Dio, quanto ti amo” le sussurrò a un certo punto, solleticando l'orecchio con le labbra, mentre un brivido le correva lungo la schiena. E in quel momento poté giurare di non essere mai stata così felice. Lo sapeva che Alfredo la amava, si chiamavano ‘amore’ da mesi, ormai, e avevano girato a lungo attorno all’argomento parafrasandolo. Ma quella era la prima volta che lui diceva apertamente quelle due paroline che portarono il cuore di Irene a battere all’impazzata. Era anche la prima volta che un uomo le rivolgeva proprio a lei. Irene si era innamorata in passato e aveva creduto di essere stata ricambiata. Aveva sofferto, ma poi era andata avanti. Alfredo era la sua prima vera relazione importante. E forse aiutata anche lei dal vino, dal momento, dalla musica e dagli occhi innamorati di Alfredo, sentì di poterlo dire a sua volta. Perché sì, era innamorata di Alfredo Perico e lo era già da parecchio tempo, sebbene avesse cercato di negarlo e di combattere quei sentimenti che per tanto le avevano messo paura. Paura di essere ferita, di essere tradita, di essere messa da parte com'era accaduto spesso in passato. Ma forse ogni tanto il suo sesto senso si sbagliava, forse non era l’intuito a farla parlare, ma di nuovo quella vocina interiore che le diceva che qualcosa non andava solo per sabotarsi e non doversi mettere alla prova. 
E forse avrebbe preferito che avvenisse in un momento diverso, da soli, non brilli e in compagnia di due cari amici, ma nonostante ciò prese la mano di Alfredo e…
La porta di casa si aprì e Clara fece il suo ingresso, portando tutti e quattro a voltarsi al suo arrivo. 
“Scusate, ho sentito la musica, lo so che eravate ancora qui. Ma non volevo intrattenermi troppo, la signora Palma era palesemente stanca, non volevo essere di troppo lì. Ma so che così sono di troppo qui, però non sapevo dove altro andare e…”
“Piano, tranquilla, fai un respiro” disse Salvo con una risata divertita. 
“Anzi, unisciti pure a noi, se vuoi. Stavamo ascoltando il disco di Celentano. Hai visto il giradischi che Alfredo ha regalato a Irene?” chiese Elvira sorridente, non pensando di poter in qualche modo suscitare qualche problema con quell’invito. Dopotutto era la coinquilina di Irene, non potevano di certo mandarla via. 
“Sì, sì. Bellissimo” aggiunse lei imbarazzata, spostando gli occhi da Elvira ad Alfredo e Irene.
Quest’ultima teneva ancora la mano di Alfredo tra la sua e percepì subito la tensione tra le sue dita. Il suo sguardo palesemente a disagio, la sua mano che iniziava a sudare. E normalmente Irene l’avrebbe tirata via, ma in quel momento quella mano era una prova. Una prova che non si era inventata tutto, che il suo istinto non si stava sbagliando. La prova che c’era davvero qualcosa che non andava e che le stavano nascondendo. E lei avrebbe scoperto di cosa si trattava.

  
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