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Autore: Serpentina    10/06/2023    2 recensioni
Londra, 2037
Il verdetto sulla morte di Aisling Carter, giudicata come tragico incidente, non convince Frida Weil, che nei misteri ci sguazza per passione e sospetta possa trattarsi di omicidio. Decide quindi di "ficcanasare", trascinando nella sua indagine non ufficiale William Wollestonecraft, forse perchè le piace più di quanto non voglia ammettere...
Un giallo con la nuova generazione dell'Irvingverse. 😉
Dal capitolo 5:
"–È vero che sei la figlia di Faith Irving, la patologa forense?
–Così è scritto sul mio certificato di nascita- fu la secca risposta di Frida, che storse il naso, a far intendere che quelle domande insulse la stavano indisponendo, e fece segno ad Andrew di risedersi.
–Ho voluto questo incontro perché, se ho ben capito, sostieni che tua madre abbia liquidato un po’ troppo frettolosamente la morte di mia sorella. Che razza di figlia non si fa scrupoli a sputtanare sua madre?
–Una dotata di un cervello funzionante. Meine liebe Mutter è fallace come qualunque essere umano, e i vincoli parentali sono nulla, in confronto al superiore interesse della giustizia. Ma non siamo qui per parlare di me. Se avete finito con le domande stupide, ne avrei una io. Una intelligente, tanto per cambiare: perché siete qui?"
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non fustigatemi, please! Il nuovo capitolo di "Locked-in" non vuole saperne di delinearsi; in compenso, mi ha colto l'ispirazione per questa storiella-lampo, uno scorcio sul passato di Frida&co. Spero vi piaccia.
Ho deciso di inserirla come extra alla storia principale, ma può tranquillamente essere letta anche da chi non conosce i personaggi (la speranza sarebbe di invogliare quanti più possibile ad esplorare il Fridaverse). È un esperimento, anche di stile: non amo scrivere in prima persona, ma ho strutturato il tutto come una serie di flashback, raccontati dai diretti interessati.
Prima di lasciarvi alla lettura, mille grazie e un abbraccio a chi segue la storia, linko qui il sottofondo musicale consigliato, alias la musica che mi ha accompagnata nella scrittura, da ascoltare rigorosamente in questo ordine: 1 e 2.
 
One punch girl
 
È meglio essere violento, se c'è violenza nei nostri cuori, che mettere la cappa della non violenza per coprire l'impotenza.”
Mahatma Gandhi
 
William Wollestonecraft si era svegliato in pace col mondo, nonostante il meteo sfavorevole. Peccato che l'universo avesse deciso di farlo imbufalire. In ordine, riuscì a: rovesciarsi addosso il latte bollente; indossare, nella fretta, due calzini diversi; ricevere una seconda doccia, grazie al fatale connubio di una pozzanghera profonda quanto ampia e un SUV lanciato alla massima velocità consentita dal traffico cittadino (comunque sufficiente a lavarlo dalla vita in giù); rischiare la vita per recuperare l'ombrello, volato in mezzo alla strada per una folata di vento.
Varcò i cancelli della scuola pronto ad azzannare alla gola chiunque avesse osato contribuire al suo malumore; per fortuna, i primi a rivolgergli la parola furono coloro i quali, in breve tempo, erano ascesi dal rango di "insopportabili larve da tollerare soltanto perché figli degli amici di papà" a "migliori amici sull'intero globo terracqueo": i gemelli Kevin e Kimberly Cartridge, e il di lei ragazzo a intermittenza, Nathaniel Jefferson-Keynes. Il trio lo accolse con fazzoletti e una sana dose di derisione per le sue disavventure. William incassò elegantemente, ma, proprio quando stava riacquistando il sorriso, sentì due compagni sparlare di Frida Weil, ultimo - non certo per importanza - membro della "gang", la cui assenza destò non poca preoccupazione, finché non venne appurato che si era presentata a scuola.
–Hai visto la Weil, stamattina? Ultimamente si è infighita parecchio. Secondo te ha il ragazzo?
William si bloccò di colpo, aguzzando l'udito.
–Ma figurati! Chi mai uscirebbe con lei? Mette paura!
–Ha lo sguardo un po' truce, è vero, però il resto... è sesso puro! Ha le tette più atomiche del nostro anno, se non dell'intera scuola, e da quando ha accorciato la gonna...
I due ridacchiarono, ignari che, poco più avanti, Kevin e Nathaniel si stavano adoperando per trattenere l'amico dal commettere un duplice omicidio, tra le risate di Kimberly, che non mancò di stuzzicarlo.
–Ooh, qualcuno è geloso!
–Non sono geloso!- negò William, rosso in faccia. –Mi dà fastidio che quegli scimmioni parlino così della mia... amica. A voi no?
Kevin e Nate, l'uno grattandosi nervosamente la nuca, l'altro con un sorriso tirato, ammisero che no, a loro quei commenti beceri non facevano nè caldo, nè freddo. William li fulminò con gli occhi, pronto a scattare; l'occasione gli venne fornita da uno dei due primati antropomorfi.
–Vero, come tette è seconda solo a Jessie Mc Cormick - che però è scema come la merda - e ha un bel viso, ma non mi attira comunque: troppo muscolosa. Non uscirei mai con ragazze che hanno bicipiti più grossi dei miei: un passo falso e addio naso!
–Eh, già. Non l'avevo considerato! Peccato, però: una bottarella gliela darei volentieri!
Un tonfo sordo li fece sussultare e voltare verso la fonte, ossia William, il quale, raggiunto il punto di rottura, si fiondò da loro, attirò l'attenzione battendo il pugno contro un armadietto e ringhiò –Lo sacrifico io il naso; tornate a pascolare, sfigati!
–A chi hai dato dello sfigato, Koala Dundee?
Kevin e Nate, auto-eletti angeli custodi, si precipitarono a sventare sul nascere la rissa: arpionarono William e lo trascinarono via di peso, accampando scuse sullo "strano senso dell'umorismo degli abitanti delle ex colonie".
Superato lo sgomento, Kimberly si divertì a pungolarlo nuovamente.
–Ooh, qualcuno è gelosissimo!
–Puoi biasimarlo?- concesse Nate. –Se avessi sentito quei decerebrati parlare così di te, a quest'ora avrebbero potuto mostrare a tutti quanto erano belle e credibili le loro dentiere!
–Il solito esagerato! Ti conviene tenere le mani a posto, Natie; ricorda cosa è successo l'ultima volta che hai provato a menare qualcuno per me!
William, dimentico della rabbia provata fino a un secondo prima, roso dalla curiosità, domandò –Cosa? Cosa? Cosa?
–In realtà, non è una storia particolarmente interessante- rispose Kevin, prontamente contraddetto dalla sorella.
–Riguarda me, è interessante a prescindere. Doverosa premessa: sono un'ape regina nata, circondata da ammiratori fin dall'asilo.
–Fa sul serio?- sussurrò William a Nate, il quale, in risposta, levò gli occhi al cielo.
–Per farla breve, che se lascio la parola a mia sorella finiamo dopodomani- esalò Kevin, in lotta con se stesso per non scoppiare a ridere, riappropriandosi dei riflettori. –Degli stronzetti, che si credevano fighi solo perché vincevano coppe correndo dietro a una palla, avevano importunato Kimmy, che però non era interessata; quando hanno capito che insistere non sarebbe servito a nulla, l'hanno insultata pesantemente - il classico repertorio del troglodita medio che non sa accettare un rifiuto - al che Nathaniel, da vero Grifondoro- il suddetto si profuse in un inchino teatrale –È accorso in suo soccorso - prego, apprezzare la rima - con l'unico risultato di venire battuto come un sacco da boxe.
–Finché non è arrivata Frida.
–Con un'entrata in scena spettacolare: si è annunciata sbattendo una bottiglia di plastica contro il bordo metallico di una presa d'aria, a mo' di gong, si è fatta strada a testa alta fino al capo del quartetto di stronzi e gli ha ordinato, cito testualmente, di "piantarla di ragionare col pene e cominciare a comportarsi da essere umano"; infine, ciliegina sul preludio alla rissa, quando il cretino le ha chiesto "E chi me lo ordina?", ha risposto, serissima "Te lo ordino io!"- sospirò rapito.
–E poi boom! Pugno fotonico allo stomaco, botte da orbi, mic drop!- gli fece eco Nate. –Confesso di aver sperato in una fatality alla Mortal Kombat, col braccio che trapassava l'addome e fuoriusciva dalla schiena schizzando sangue e budella ovunque!
–Ha sempre avuto una certa propensione per la teatralità- sentenziò Kimberly.
–Chi? Lui o Frida?- scherzò William. –Sul serio, comunque: ancora non riesco a credere che una ragazzina - perché, diciamocelo, era una ragazzina - abbia davvero messo fuori combattimento quattro ragazzi - sottolineo, ragazzi, maschi - quasi adulti.
–Credici, Will- gli assicurò Nate. –In un colpo solo, Frida ha salvato il mio deretano e la reputazione di Kimmy.
–È così che siete diventati amici?- chiese l'altro.
–Siamo più che amici- rispose Nate, cingendogli le spalle con fare cameratesco. –Siamo una squadra!
–Sì, di basket!- esclamò William nel (malamente eseguito) tentativo di fare dell'ironia. Davanti alle espressioni perplesse degli altri tre, sbuffò –Incluso me, siamo cinque, no? Come i giocatori in campo di una squadra di basket. Non guardatemi come se fossi matto! Voleva essere una battuta!
–Non l'ho capita.
–Comunque, visti dall'esterno sembrate una squadra di scappati di casa, un'accozzaglia male assortita: avete caratteri e interessi talmente diversi, e la Weil è, beh...- "Non del tutto sana di mente" –Weil. Difficile immaginare cosa possa avervi uniti.
–Ecco, questa è una storia degna di essere raccontata- asserì Kevin, interrotto dal trillo della campanella. –Appena possibile.
 
***
 
Memore di quella che considerava a tutti gli effetti una promessa, un impaziente William decise che era giunto il momento di salvare se stesso e Kevin, suo compagno di banco, da un interminabile quanto tedioso sproloquio su "Il signore delle mosche" (opera che pure aveva apprezzato).
–Lo so io come lo sai tu che non stai ascoltando. Riprendiamo il discorso?
–Stai morendo dalla voglia di saperne di più su Frida, eh? Il tuo interesse per lei sta pericolosamente sfiorando l'ossessione.
–Non sono ossessionato! Voglio farmela, sono sempre stato sincero su questo. È forse un crimine?
–No! Sei un artista e lei la tua musa, giusto? Di', quante volte l'hai ritratta a sua insaputa, finora? Sii uomo e ammetti che ti piace, non te la vuoi solo fare!
William mimò con le labbra il "vaffanculo" più spontaneo della sua vita, poi riprese a implorare l'amico, che stava per cedere alla sua insistenza, quando il professore li riportò alla realtà, invitandoli caldamente, se non erano intenzionati a seguire la lezione, a "nulleggiare in silenzio".
Dovette attendere la pausa pranzo per placare la sua curiosità, resa, se possibile, ancor più ardente dall'inspiegabile assenza di Frida.
–Ora non hai più scuse. Parla!
Kevin bofonchiò qualcosa sulla maleducazione del parlare con la bocca piena, e toccò a Nate intraprendere la narrazione.
–Cos'è che vuoi sapere, di preciso?
–Come siete diventati amici.
–Allora è meglio se comincio io. Come questi due- indicò i gemelli –Conosco Frida da quando è nata perché i nostri genitori sono molto legati, ma sono il suo primo vero amico. Siamo in classe insieme dall'asilo e in questi anni mi ha salvato le natiche più volte di quante mi piaccia ammettere. È come una sorella per me.
–Io, invece, non la sopportavo- confessò Kimberly senza peli sulla lingua. –A dirla tutta, quando infila più su del solito il palo che ha nel culo fatico a tollerarla ancora adesso, nonostante siamo buone amiche. Fino a quattro anni fa, comunque, altro non era, per me, che l'insopportabile figlia di amici di famiglia.
–Sua madre è la madrina di nostro cugino Aidan e nostra sorella Kaori- spiegò Kevin tra un boccone e l'altro. –Scusa se ti ho interrotto, Kimmy-doll.
–Chiamami così un'altra volta e ti faccio diventare una voce bianca, Kevvy Kevvy. E sbrigati a mangiare: sei stato il secondo a cadere sotto il suo incantesimo, tra poco toccherà al tuo punto di vista.
–Adesso, però, a me i riflettori, sgomberate il palcoscenico- intervenne Nate, stroncando sul nascere l'ennesimo diverbio tra fratelli. –Allora, da dove comincio?
"Sebbene fossi da quasi due mesi utente fissi del trasporto pubblico di Sua Maestà, mi ero rassegnato a viaggiare in solitudine: non avevo mai la fortuna di beccare qualcuno con cui scambiare due parole; o meglio, con cui avessi voglia di scambiare due parole. Frida al suono della campanella schizzava fuori da scuola con la rapidità dell'ergastolano che ha appena ottenuto la grazia, per cui non avevo idea di come tornasse a casa, mentre Kimmy e Kev prendevano spesso altre linee per recarsi in conservatorio o nelle vie della moda. Pertanto, fui estremamente sorpreso di imbattermi non solo nei gemelli, ma anche nella Sherlock in erba (allora non ancora ufficialmente Sherlock, ma vabbè, dettagli). Ovviamente, non appena la individuai tra la piccola folla in attesa sulla banchina della metropolitana, corsi a salutarla.
Oi, Frida!
Il volume fece voltare parecchie persone, esclusa l'interessata, una ragazza alta e robusta, dai lunghi capelli neri come l'inchiostro - raccolti in una treccia impeccabile - e penetranti occhi azzurri, talmente chiari da rivaleggiare con quelli di un husky."
–Lo sappiamo com'è fatta la Weil, grazie tante!
–La poesia non è contemplata nel tuo vocabolario, eh, colonico?
–Non se ti impedisce di arrivare al dunque.
"Non mi aveva sentito; e come avrebbe potuto, con le orecchie coperte da vistose cuffie nere che Kevin definì "kawaii" per via delle orecchie da gatto sulla sommità?"
–Ebbene sì: Frida è una gattara sfegatata. Da sempre. Ha addirittura un pigiama - intero, in pile, bianco e nero, inguardabile - col cappuccio con le orecchie da gatto! Ne eri al corrente, Maori biondo, o ti ho appena distrutto un mito?
–Al massimo, hai creato un nuovo kink- insinuò maliziosamente Kimberly. –Farla miagolare. Dico bene, Will?
–Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
"Ad ogni modo, non vidi altra soluzione che avvicinarmi di soppiatto e sfilargliele urlando "Bu!". Non l'avessi mai fatto: mi afferrò il polso e, con un movimento talmente rapido da darmi il capogiro, torse il braccio con forza inaudita, portandolo dietro la schiena. Fortunatamente, appena si rese conto di chi fossi si tirò indietro, scusandosi profusamente. Giuro, poco mancava si mettesse a supplicare in ginocchio!
Le assicurai che non me l'ero presa e, anzi, ero favorevolmente impressionato dalla sua invidiabile prontezza di riflessi, poi le chiesi, in mancanza di argomenti migliori –Anche tu prendi la linea verde?
Non sono qui per turismo, jedenfalls fest1.
Irritata da quell'atteggiamento di superiorità, Kimberly sbuffò, con una nota di fastidio nella voce –Allora potrebbe degnarsi di aspettarci, Sua Signoria, invece di scappare via da scuola! Dio, sei così asociale!
L'altra scrollò le spalle, ed emise un lungo sospiro, ma la battei sul tempo e replicai –Io trovo più sorprendente che voi due vi mescoliate alla plebaglia accalcata in metro. Vostro padre ha i soldi veri, dovreste viaggiare comodamente spaparanzati in un'auto di lusso!
Il tempo scorre in ugual modo per tutti. Essere ricchi non implica poterlo o volerlo sprecare imbottigliati nel traffico solo per ostentare il proprio status!
Io e i gemelli rimanemmo a bocca aperta, allibiti dalla calma quasi innaturale con cui aveva enunciato quella frase, poi questi ultimi puntarono all'unisono l'indice verso Frida, esclamando in sincrono –Quello che ha detto lei!
Riavutomi dallo sconvolgimento, inevitabile quando si aveva a che fare con Frida, nonostante anni di allenamento, le cinsi le spalle con un braccio e chiesi cosa stesse facendo di bello prima del nostro arrivo.
Was ich immer tue, um das Warten zu täuschen2: osservo.
Cosa?
Alles- rispose. –Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare*. Per esempio, lei- indicò con un cenno del capo una ragazza, a occhio e croce appena maggiorenne, in piedi sulla banchina opposta. –Non ho idea di chi sia, eppure, semplicemente osservandola, intuisco che qualcosa non va: cammina avanti e indietro, butta l'occhio sulla mappa della metro a intervalli regolari, non giocherella con la collana e, fatto ancor più interessante, ha divorato un corn dog, per poi passare al MixMex.
Con simili scelte alimentari, il turbamento sarà senz'altro intestinale- ironizzai.
Per tua informazione, ogni giorno, intorno a quest'ora, che piova o splenda il sole, quella ragazza si siede accanto al cestino dell'immondizia, mangia con tutta calma un muffin al cioccolato accompagnato da - presumo - una bevanda calda, infila le cuffie e attende pazientemente l'arrivo del treno rigirandosi tra le dita la collana- mi rimbeccò Frida, serissima.
E allora?- obiettai. –Avrà avuto voglia di cambiare. Oppure è a dieta.
Corn dog e salatini? Bella dieta!
Allora, come hai detto prima, è turbata per qualcosa, e non si preoccupa di cazzate tipo cosa ha ingerito o quante volte si tocca la collana.
La tua psicologia spicciola fa acqua da tutte le parti- ribatté lei. –L'uomo è un animale abitudinario, tanto più quando nervoso o ansioso. È praticamente impossibile che qualcuno in uno stato di grave stress mentale scelga proprio quel momento per fare qualcosa che non ha mai fatto in precedenza. I suoi riflessi seguiranno sempre la via della minore resistenza, in modo da consentirgli di concentrarsi sul problema alla base del suo nervosismo. Inoltre, che motivo ha di controllare le fermate? Prende sempre lo stesso treno, dovrebbe conoscere a menadito il percorso!"
–Annoiati e stanchi dopo una giornata tra i banchi - prego, apprezzare la rima - non demmo peso alla cosa, ignari che di lì a poco saremmo stati trascinati nell'intrico del primo caso di Frida.
–Alleluia! Ha finalmente smesso di mangiare!
–Sei un bradipo alimentare, Kev! La prossima volta ti molliamo qui, così impari!
–Ora che hai la bocca vuota, puoi appagare la mia nuova curiosità: si trattò di omicidio? Rapimento? Furto acrobatico?
–Senza offesa, Will, non abbiamo scritto sulla fronte Chaucer. Deciditi!
Ponderata attentamente la scelta, William preferì non uscire dal tracciato.
–Uhm... no, prevale la curiosità di scoprire come le origini dei fantastici quattro!
–Allora, con il permesso di Natie, procedo.
"Tutt'altro che impressionata, Kimberly sputò con acrimonia –Chi è morto e ti ha eletta Sherlock?
Nessuno. Semplicemente, come il grande Holmes, non posso vivere se non faccio lavorare il cervello- rispose Frida, piegò di lato la testa e pose un quesito decisamente triviale, paragonato al tenore della conversazione fino a quel momento. –Ti hanno detto qualcosa per i capelli?
Persuasa sia il suo unico punto di forza, mia sorella è maniacalmente attenta al proprio aspetto; perciò, atterrita all'idea di apparire meno che perfetta, sbiancò, e con gesto fulmineo estrasse dalla borsa uno specchietto. Appurato di essere splendida come sempre, trasse un sospiro di sollievo.
Consiglio un giro dall'oculista: i capelli sono a posto.
Sono sciolti- puntualizzò l'altra senza tradire alcuna emozione o giudizio. –Il regolamento scolastico impone di tenerli legati; temevo fossi stata ripresa dagli insegnanti.
Ci hanno provato... invano. Nessuno impone a Kimberly Cartridge uno stile che non incontra il suo gusto!
Non indossassi una divisa, suoneresti convincente!
La comparsa di due amiche - o meglio, tirapiedi - di Kim sventò l'ennesimo battibecco tra le due "nemiche-amiche", in competizione tra loro da quando avevano imparato a parlare.
Un giro perlustrativo a Camden Town? Sarei un po' stanca, ma mi sacrifico: senza il mio aiuto rischiate di combinare disastri con le tendenze autunno-inverno!- trillò, dandosi arie di grande importanza (facendo così stralunare gli occhi anche a Frida), salvo poi schiarirsi la voce e aggiungere, nel tentativo di coinvolgere l'amica –Puoi unirti a noi, se ti va.
Non mi va- rifiutò recisamente la Weil; in un secondo momento, però, compresi i reali sentimenti dietro l'invito, concesse, conciliante –Oggi. Un'altra volta, magari.
Kimberly annuì, prima di seguire le tirapied... ehm, le amiche su per le scale, diretta al binario della linea nera, sparendo dalla visuale nell'istante esatto in cui si chiusero le porte dei due treni della linea verde.
Frida le voltò le spalle, dirottando tutta l'attenzione su di me, intento a persuadere quella testa dura di Natie a modificare il programma della serata. Ero giovane e sciocco, talmente sciocco da preferire passare da sfigato, piuttosto che ammettere che i miei genitori avevano negato il permesso di andare alla riapertura del Tipsy Crow, a parer loro troppo malfamato.
Fidati, Natie, non te ne pentirai!
Scommetto di sì, invece. Dammi una sola valida ragione per rinunciare alla riapertura, dopo dieci anni, di un locale storico e guardare un film!
Ovviamente, avevo un'eccellente freccia al mio arco.
Il film in questione è "Kami-sama no iu tōri", mi sembra una ragione più che sufficiente.
Con mio indicibile stupore, provvide Frida a colmare la lacuna cinematografica di Nathaniel, ancora vergine in materia di settima arte nipponica.
Concordo in pieno. Guarda tu che coincidenza: nei miei progetti rientra proprio una maratona di capolavori di Takashi Miike. Ho selezionato i miei preferiti in ordine di uscita: "Visitor Q", "Ichi the killer", "Gozu" und natürlich "Kami-sama no iu tōri", meglio noto agli anglofoni con il titolo "As the gods will".
Bella idea, divertiti!- sibilai a denti stretti, determinato com'ero a non accollarmi una presenza tanto ingombrante. Io e Kimmy, sebbene fossimo peggio di cane e gatto, concordavamo su un punto: Frida poteva essere tollerata soltanto a dosi omeopatiche; la cena mensile organizzata dai miei genitori - tra i cui ospiti fissi figuravano i Weil - bastava e avanzava.
Nathaniel, però, ottuso come una pigna, rovinò tutto estendendo l'invito anche a lei.
Puoi unirti a noi, se ti va.
Ooh, questo sì che mi va!
Avrei potuto, e voluto, fermarlo, ma non ne ebbi il coraggio, non dopo aver visto una Frida incredibilmente kawaii accettare l'invito, raggiante come una supernova. Col senno di poi: grazie mille, Natie."
 
***
 
–Sembri deluso- osservò mentre riprendeva posto per le lezioni pomeridiane.
–Lo sono- ammise William. –Cioè... tutto qui? Galeotto fu il regista giapponese di cui ho già dimenticato il nome? Mi aspettavo una storia scoppiettante, non trita e ritrita!
Una voce femminile li fece trasalire.
–Quale storia?
–Frida!
–Weil! Parli del diavolo...
–E spunto io. Fatti la giusta domanda e datti una risposta, Liam- rispose serafica mentre prendeva posto nel suo banco solitario in ultima fila. –Comunque, il vostro sbigottimento mi perplime: frequentiamo la stessa classe!
–Già, ma tu sei stata assente tutta la mattina. Si può sapere dov'eri finita?- le chiese Nathaniel in tono di rimprovero, puntandole contro un indice accusatore. –Eravamo preoccupati!
Vielen Dank für eure Bereitwilligkeit3, non era necessaria: sono stata sequestrata dall'odioso pisquano. Temevo volesse redarguirmi per le mie, ehm, attività extracurricolari, invece mi ha presentata ad due altri pisquani - glücklicherweise4 non odiosi - di Oxford e Cambridge.
–Oxford e Cambridge?- ripeterono in coro gli altri quattro, ricevendo in risposta una mera alzata di spalle e il laconico –Vi prego, non facciamone un affare di Stato! Also5, cosa mi sono persa?
–Stavamo raccontando a Will come siamo diventati amici.
–Ah, sarebbe quella la storia trita e ritrita.
–Avete cominciato a frequentarvi spinti da passioni in comune, che banalità!
WasNein, nein, nein! Quello fu solo il principio; la vera svolta venne il giorno in cui quattro australopitechi andarono in bianco con Kimmy. Mein Gott! Possibile che nessuno qui sappia raccontare per bene una storia?
–Pensaci tu, allora, Frida Poppins, praticamente perfetta sotto ogni aspetto!- replicò Kimberly con alterigia.
Mit großem Vergnügen6- ribatté l'altra gelidamente.
"Avevo deciso di impiegare la pausa pranzo ripristinando il mio equilibrio psico-fisico in completa solitudine, sul tetto della scuola".
–Un giorno mi spiegherai questa tua fissa per i luoghi elevati e, soprattutto, vietati. Su un lettino. Nel mio studio. Di fronte a un ritratto di Freud che ti scruta giudicante.
–Ehi, se fossero davvero stati intenzionati a vietare l'accesso per motivi di sicurezza, non avrebbero messo un lucchetto da due soldi, facilmente scassinabile con una forcina!
"Mi sentivo strana: irritabile, irrequieta, e al tempo stesso inspiegabilmente spossata. Inizialmente, lo avevo attribuito allo scontro con quei quattro Dummköpfe della squadra di calcio; poi, però, mi sovvenne un dubbio, confermato da FeminApp, la “migliore amica di ogni ragazza” (o almeno, così veniva pubblicizzata): era il giorno X del mese.
Scheiße!"
–Ok, ho sentito abbastanza- la interruppe William, agitando le braccia per corroborare il linguaggio verbale. –Possiamo, per favore, saltare la parte riguardante le tue... cose?
–Ti dà fastidio sentirne parlare, oppure non sapevi cosa sono le mestruazioni?
–La prima, Weil!- ululò, rosso per l'imbarazzo. –E ti sarei grato se non usassi più quel termine.
–Non capisco- pigolò Frida, genuinamente perplessa. –Siamo nel ventunesimo secolo, di altri fluidi biologici si può parlare liberamente, addirittura ci si può scherzare sopra. Perché le mestruazioni sono ancora tabù?
–Perché fanno dannatamente schifo- sputò William arricciando il naso. –Contenta? Possiamo andare avanti?
Ignorando a fatica l'impulso di cambiargli i connotati, la ragazza scambiò un'occhiata di solidarietà femminile con Kimberly, prima di annuire, acconsentendo alla richiesta.
Distratta dai miei pensieri, udii un inconfondibile cigolio, seguito da un rumore secco, quando era troppo tardi per sventare il disastro. Per la cronaca, la porta di accesso al tetto è un vecchio rottame che si apre soltanto dall’esterno. Ero in trappola!
In quel momento, tuttavia, avevo altri problemi più impellenti; per la precisione, i Dummköpfe che avevo suonato come zampogne quella stessa mattina. Una goccia di sudore freddo mi colò lungo la fronte fino all’occhio.
Hans mi ha insegnato che per uscire vincitori dalle sfide della vita non basta reagire alle contingenze, bisogna contemplare ogni possibile combinazione di eventi, ovunque, sempre, nella propria mente, così da non avere mai sorprese, perché qualsiasi accadimento sarà qualcosa di già visto... quantomeno nella propria testa. Pertanto, non ero ingenua al punto da non aspettarmi una ritorsione, specialmente perché la preside - severa, ma giusta, non come l'odioso pisquano che ci ritroviamo oggi - aveva ritenuto le mie azioni un "cavalleresco atto di altruismo", limitandosi ad ammonirmi a non reiterarle; non avevo previsto, però, sarebbe potuto accadere così presto.
Bene, bene, bene- mi irrise il capobanda. –Guardate chi c’è. Ciao, Treccina.
Ovviamente, non gliele mandai a dire.
Spiacente di rivederti, Edgar Lawson, il maledetto da Madre Natura con un nome vecchio già ai tempi del mio bisnonno e la viscidità di un’oloturia. Con tutto il rispetto per le oloturie!
Col senno di poi, avrei fatto meglio a non provocarlo: ero sola, in un luogo isolato, contro quattro avversari incazzati. Le probabilità di uscirne incolume erano sotto zero. Non fosse stato per gli insegnamenti di Hans, sarei caduta in preda al panico; invece, riuscii a mantenere una parvenza di sangue freddo.
« –Devi essere come una papera che galleggia, Cousinchen.
Le papere sono brutte. Stai dicendo che sono brutta?
Hans rise di gusto, prima di spiegarsi. A volte gli passava di mente che, nonostante lo spirito combattivo, Frida restava eine Prinzessin, pure piuttosto permalosa.
Certo che no! Sei bellissima. Che dico, bellissima? Stupendissima!
Sapeva che quella parola non esisteva, ma tanto bastò a restituirle il buonumore.
Così va meglio- disse, raggiante.
Ok, cambiamo formula: sii come un... cigno che galleggia; apparentemente calma, in superficie, in realtà con le zampe che frullano vorticosamente nell’acqua. Di fronte a qualunque problema o avversità, non dare mai a vedere che hai paura. Klar?
Come faccio a non avere paura?

Non ho detto che non devi avere paura. Sarebbe impossibile- la corresse Hans. –Però, puoi nasconderla, come le zampe del cigno. Mostrarti - bada bene, mostrarti - impassibile è un grosso vantaggio. Sai perché? Perchè, per qualche assurda ragione, chi non tradisce emozioni viene percepito come meno umano, quindi, automaticamente più difficile da battere. »
Damit du es weißt: ich heiße Frida7- ringhiò. –Frida Weil, Scheißkerl8!
Come mi hai chiamato?
Capisci il tedesco? Per quanto ne sai, Scheißkerl potrebbe significare “ultra bono”; nel qual caso, però, non l'avrei usato per te.
Sebbene insospettita dal fatto che nessuno avesse ancora alzato un dito contro di me, decisi che la miglior difesa era l'attacco, e applicai un altro mantra di Hans: in condizioni di inferiorità numerica e/o fisica, anche se può sembrare controintuitivo, conviene fingere di puntare l'anello apparentemente più debole, per poi virare sul capobranco; in questo modo si colglieranno impreparati gli avversari e, soprattutto, resteranno disorientati, come polli senza testa.
Sfortunatamente, andò male: quei celenterati avevano imparato la lezione che l'unione fa la forza, e in men che non si dica riuscirono a immobilizzarmi. Lawson ebbe la sfrontatezza di toccarmi con le sue zampacce; mi afferrò la mandibola con tanta forza da farmi dolere i denti e sibilò –Non alzerei mai le mani su una ragazza... ma per te farò un'eccezione.
Come previsto, mi colpì con tutta la rabbia che covava in corpo, accendendo una scintilla di ribellione in Freddie Cox, il meno scimmionesco dei quattro bonobo (con tutto il rispetto per i bonobo).
Ed, sei impazzito? Eravamo d'accordo sul darle una lezione, non mandarla in coma!
Freddie, amico mio, hai pienamente ragione... ma osa mettere in discussione i miei metodi un'altra volta e riceverai lo stesso trattamento.
Rimesso al suo posto dal maschio alfa del branco, Cox abbassò la testa come l'obbediente cagnolino che era, limitandosi a lanciarmi in tralice un'occhiata compassionevole. La banalità del male è anche questo.
Tuttavia, se il sadico bastardo pensava di poter godere della mia sofferenza, non ebbe soddisfazione, perché ebbi il fegato di irriderlo con una delle perle di saggezza di Hans.
Sto sanguinando? Non è un vero pugno se non esce sangue.
Rimediò subito colpendomi ancora, e ancora, finché il sapore metallico del sangue non si mescolò a quello amaro della frustrazione. Per distrarmi, almeno in parte, dal dolore mi sforzai di focalizzare la mia mente sulle possibilità di trarmi d'impaccio, giungendo alla desolante conclusione che non valeva neppure la pena provare a divincolarmi."
–Momento, momento, momento- la bloccò William. –Sei rimasta impalata a farti picchiare? Chi sei, la reincarnazione di Gandhi?
–La mia non era resistenza passiva, semplicemente non avevo altra scelta. Ero immobilizzata gambe e braccia, l'unica via di fuga era bloccata e quel bastardo di Lawson aveva scagliato via il mio cellulare. Mi abbandonai allo sconforto, sperando si stancassero presto.
–Hai ragione, non sei la reincarnazione di Gandhi... sei la reincarnazione di Chamberlain! Sul serio credevi che assecondando il piccolo Hitler, questo si sarebbe dato una calmata?
Frida incrociò le braccia e lo incenerì con gli occhi, mentre Kevin, camuffato l'accesso di risatine con un colpo di tosse, gli sussurrò all'orecchio –Forse alla scuola di Hokuto non lo insegnano, ma sarebbe preferibile non paragonare la ragazza che, cito, ti vuoi "fare" a uno dei Primi Ministri più impopolari della nostra storia. Poi vedi tu, l'uccello è tuo!
William ricambiò con il secondo "vaffanculo" più spontaneo della sua vita e implorò in ginocchio la Weil di non tenerlo sulle spine.
"Fortunosamente, proprio quando stavo perdendo le forze e ogni speranza, avvenne il miracolo: squillò il cellulare di Cox, che sussultò e fece per rispondere, ma Lawson gli abbaiò contro –Che cazzo fai?
Il poveretto si morse un labbro, combattuto tra l'obbedienza al maschio alfa e il richiamo da sirena della suoneria, e piagnucolò –Potrebbero essere i miei, o l'ospedale! Mia nonna sta morendo, lo sai!
Ti morisse tutta la famiglia in un disastro aereo, tu non ti muovi, chiaro?
Le sue parole sortirono l'effetto contrario a quello desiderato: in piena insubordinazione al capobranco, Cox mollò la presa e si affrettò a rispondere alla chiamata.
Non persi tempo, natürlich: esiste un girone infernale dedicato ai Dummköpfe che sprecano una buona opportunità, e io non avevo alcuna intenzione di finirci. Per prima cosa, pestai il piede destro del gorilloide che mi tratteneva per le braccia, all'anagrafe David Bertram, regalai al suo povero ginocchio prematuramente danneggiato dallo sport un incontro ravvicinato col mio calcagno, facendolo uggiolare come un lupacchiotto ferito, infine, al grido di "Ich bin dran!9", lo proiettai di schiena sul pavimento. Finito con lui, mi dedicai all'altro bestione antropomorfo, che resi inoffensivo con un poderoso calcio, prima, e un bel pugno, poi, dritti sul suo brutto grugno".
–Prego, apprezzare la rima- ridacchiò Kevin.
Frida lo premiò con uno dei suoi rari sorrisi, che andò scemando quando William la esortò a non perdersi in sciocchezze.
–Oppure, se vuoi, passa la palla, tanto scommetto che dietro il piccolo miracolo c'è lo zampino di questi tre.
–Colpevoli di tutte le accuse, Vostro Onore- confermò Kevin. –Permetti, Sherlock?
Nur zu, bitte.10
–Suppongo sia un sì.
"L'affamato trio delle meraviglie si era riunito per discutere dei massimi sistemi in un clima conviviale.
Ehi, Kimmy, un parere femminile: io e il tuo coinquilino nell'utero abbiamo deciso di potare le chiome!
Vogliamo tagliarci i capelli come Osamu e Nakajima di BSD!
La mia dolce sorellina reagì alla notizia con il dovuto entusiasmo (a scanso di equivoci, sono ironico): sospirò, scuotendo il capo, e rispose –Non avete il benché minimo gusto.
Punto sul vivo, Nate tentò di ribattere.
Beh, credo sia soggettivo...
No, no- lo zittì lei agitando l'indice in segno di disapprovazione, in un'accurata imitazione di Miranda de "Il diavolo veste Prada" –Non era una domanda. La parte più atroce della faccenda, comunque, è che ho colto alla perfezione la reference del mio coinquilino nell'utero. Spero non si sparga la voce che sono una nerd irrecuperabile!
Cercai, ovviamente, di farla ragionare.
Dovresti essere di mente aperta, sorellina: siamo nel ventunesimo secolo, una ragazza può essere fashion victim e otaku alla luce del sole.
Kim scrollò le spalle e glissò sulla questione, preferendo cogliere l'occasione per attirare a sè Nate e scompigliargli i capelli, rimarcando quanto fossero morbidi e "carezzevoli" così com'erano. Col senno di poi, un gesto tanto intimo avrebbe dovuto accendere una lampadina nel mio cervello; ma ero giovane e sciocco, talmente sciocco da non cogliere i segnali di un amore che stava sbocciando.
Sicuro di volerli accorciare?
Issimo!- asserì lui. –Non voglio fare la fine di quel cugino di Frida che visto da dietro sembra una ragazza!- scandagliò la sala mensa e aggiunse –A proposito: dove si sarà cacciata?
Punzecchiata dal mostro dagli occhi verdi di shakespeariana memoria, Kim se lo scrollò di dosso con veemenza, borbottando –Dove merita, cioè tutta sola! Probabilmente a studiare.
Nemmeno lei è così secchiona! Aspettate, la chiamo, magari non ci ha visti e si è messa a mangiare in un angolo- propose Nate. –Ha il telefono staccato. Strano!
Te l'ho detto: vuole stare da sola a rimuginare sulla caducità dell'esistenza, o qualunque altro pensiero passi per quella sua testa contorta!
Lo ammetto, Frida è un tantino misantropa, però non è da lei estraniarsi totalmente. Qualcosa non va. Vado a cercarla.
Kim, in uno sfoggio di empatia da manuale (di nuovo: sono ironico), lo esortò a lasciar perdere.
Come mai tanto interesse? Non è che per caso... ti piace?
E il premio per la cazzata del giorno va a... Sul serio, sono stufo di ripetere l'ovvio: Frida e io siamo fratelli, nati da genitori diversi. Non riuscirei a vederla come una ragazza... "ragazza" neppure volendo. Ah, complimenti a entrambi: gemelli del menefreghismo! È nostra amica, eppure sono l'unico a preoccuparsi per lei.
Con la coda di paglia in fiamme, mia sorella diede libero sfogo ai suoi reali sentimenti.
Lei di noi se ne frega! Come del resto dell'umanità. Perché non possiamo fare altrettanto?
Ma Nate non avrebbe ceduto tanto facilmente.
Dall'età di sei anni si è sottoposta all'addestramento di quel sergente Hartman di suo cugino per diventare abbastanza forte da difendermi dai bulli. Giusto stamani ha fatto a botte con quattro ragazzi più grandi, rischiando la sospensione, o peggio, per noi. Ci lascia copiare i compiti senza chiedere un penny in cambio. Se questo per te è fregarsene, hai degli standard incontentabili! È un lupo solitario, e allora? È fatta così! Sta a noi accoglierla nel branco.
Bel discorso, ma resto della mia opinione: a perdere tempo appresso alle sue stramberie rischiamo di diventare come lei. Se guardi nell'abisso, l'abisso, prima o poi, ricambia. Quando la rivedrai in classe, le chiederai cos'ha combinato mentre noi persone normali pranzavamo.
È comunque un essere umano; se c'è la benchè minima possibilità che sia nei guai, non possiamo lasciarla nel suo brodo!
Chiamatelo sesto senso, intuito, telepatia o come vi pare: in quell'esatto momento venni colto da un'illuminazione.
Libera di non crederci, sorellina, ma sono dalla parte di Natie, stavolta- dissi. –Ho un brutto presentimento.
E con ragione- assentì lui, prima di trascinarmi via quasi di peso, tallonato da una scocciatissima Kim. –Mancano all'appello anche i quattro stronzi".
 
***
 
William affrontò le ultime ore di lezione sorretto dal pensiero felice che le sue fatiche sarebbero state ricompensate dall'ultimo (sperava) capitolo di una storia che, contro ogni aspettativa, lo stava tenendo col fiato sospeso. Non provava una tale suspance dal finale di stagione del suo guilty pleasure mediatico: "Night Hunter", la serie dark fantasy - un po' trash, in verità - incentrata sulle avventure dei cacciatori di demoni (e altre creature dell'ombra) Nick Hunter e Kitara Graves, con sottotrame romantiche di contorno.
Al dolce suono della campanella, con uno scatto da centometrista olimpico agguantò gli amici, prima che potessero anche solo pensare di darsela a gambe, e ordinò loro di riprendere il discorso da dov'era stato interrotto.
–Lo so che la Weil ha avuto la meglio - non staremmo qui a parlarne, altrimenti - però sono ugualmente curioso come una scimmia di sapere come ci è riuscita!
–Col loro aiuto- rispose lei, indicando gli altri tre, che sogghignarono, dandosi arie di grande importanza.
–In particolare il mio- precisò Kimberly.
–Ma se non hai mosso un dito!
–Sì, invece! Per indicarvi la giusta direzione.
"–Ehi! Dove credete di andare? Ehi! Fermatevi subito!
Al mio ennesimo invito, Nate arrestò la corsa forsennata e si degnò di girarsi, mentre il mio poco atletico fratello, spinto in avanti per inerzia, finì steso sul pavimento come un deficiente".
–C'era proprio bisogno di inserire questo dettaglio imbarazzante?
–Dovere di cronaca.
"–Che c'è? Ti fanno male i piedini a correre con quelle scarpette da principessina? Non sei costretta a seguirci!
Aiutò il mio impedito gemello a rialzarsi e fece per voltarsi, ma venne bloccato dall'inoppugnabilità della mia argomentazione.
Tecnicamente sto vagando, non vi sto seguendo, dato che corriamo senza meta. Perché non sapete dove state andando, vero? Sarebbe questo il vostro piano, setacciare alla cieca l'intero edificio? Geniale!
Dopo aver inutilmente boccheggiato come un pesce fuor d'acqua, in cerca di una possibile replica, Natie fu costretto a darmi ragione.
Hai una vaga idea di dove potrebbe essere Frida in questo momento?
Vediamo: escludendo la mensa e i posti chiusi a chiave, tipo il tetto...
Non lo escluderei- obiettò Kevin. –Anzi, a pensarci bene è l'opzione più logica. Frida ha sempre avuto una fascinazione per le sfide, e accedere dove non le è permesso senza dubbio lo è; inoltre, le piace, come dire, stare in alto, il rischio del vuoto, cose così. Ricordi quando, a casa di zio Brian, si arrampicò sulla libreria?
Chi se lo scorda? La faccia dello zio fu impagabile! Era terrorizzato!
Lo credo bene: se la piccoletta si fosse torta un capello, Faith e Franz gli avrebbero torto le palle!
Tutto molto bello, avremo modo di rivangare questi ricordi in un altro momento, più opportuno- intervenne Nate per riportarli in carreggiata. –Ora muovete il culo!
Signorsì, signore!- esclamammo all'unisono io e Kevin.
Ci precipitammo su per le scale, rendendoci presto conto di essere d'intralcio a Nate, agile e veloce. Faticavamo a stargli dietro; quando gli suggerimmo di proseguire senza zavorra, però, rifiutò con decisione.
Nessuno rimane indietro, a costo di portarvi in spalla!
Tutt'oggi, sono incerta se il colpo di genio che seguì sia stato interamente farina del mio sacco. A volte penso che, stando a contatto con Frida, ho acquisito per osmosi un pizzico del suo ingegno; perciò, tecnicamente, sarebbe merito mio solo in parte.
Di', sei proprio sicuro c'entrino i quattro trogloditi della squadra di calcio?
Non si sono visti in giro e hanno un movente.
Non starai puntando il dito perché speri di poterti vendicare?- osservai.
Sarebbe una deliziosa ciliegina su questa merdosa giornata.
Ero in debito con Nate, sentii di dovevo aiutare. Annuii e avvicinai alla bocca l'orologio ultimo modello che mamma e papà ci avevano regalato per il compleanno. Kev era riuscito nell'impresa di rompere il suo in sole quarantott'ore".
–Di nuovo: c'era proprio bisogno di inserire questo dettaglio?
–Dovere di cronaca.
"–Cosa fai?
Ci faccio guadagnare tempo- celiai, lieta fosse giunto il mio momento di gloria. –Considerarmi una puttanella non ha impedito a quegli stronzi di passarmi i loro numeri di telefono. Allora, chi chiamo?
Vinto l'iniziale stupore, Nate rispose, deciso –Freddie Cox. È il più stupido.
E meno cattivo- aggiunse Kevin, ancora ansante.
Annuii una seconda volta e, con un'aggressività che mai avrei creduto di posseder, cedetti alla tentazione di fare la gradassa pronunciando una frase a effetto da filmaccio d'azione di serie Z anni '90.
Ehilà, Freddie. Salutami Frida. Arrivano gli Avengers, pezzo di merda!
Sollevai lo sguardo fino a incrociare quelli di Kev e Nate. Quest'ultimo mi fissava tra l'allibito e il divertito.
Ricordami di non contrariarti. Mai- ridacchiò, facendomi sentire molto sollevata.
Peccato che il mio perfetto fratello rovinò tutto con un'uscita idiota delle sue.
Avengers? Credevo avessimo deciso di chiamarci Brigata di Hogwarts!
È questa la tua priorità?- gli urlai mentre mi affrettavo a raggiungere Nate, che nel frattempo ci aveva distanziato.
La porta di accesso al tetto era chiusa, il lucchetto no; era stato palesemente forzato. Per una volta, Kevin aveva fatto centro. Nate, però, non mi diede modo di notarlo, sul momento: si avventò sulla porta, spalancandola con un botto assordante, per poi gettarsi nella mischia. Se non avessi provveduto io a bloccarla con una zeppa di fortuna, saremmo rimasti tutti insieme appassionatamente sul tetto. Mio fratello, dotato dell'innata capacità di scegliere i compiti più leggeri, si piazzò a guardia di Paul Sacks, il meno bisognoso di sorveglianza: se ne stava rannicchiato in posizione fetale a piagnucolare. Avrebbe dovuto farmi pena, ma la pateticità era mitigata dalla comicità involontaria della sua voce, alterata dal fazzoletto che gli tamponava il naso.
Me l'ha dato lei!- gnaulò, quasi disgustato. –Lei, capisci? Tre contro uno, ed è comunque riuscita a occuparsi di me!
Kevin salì enormemente nella mia stima con una replica sorprendentemente pungente, per un timidone del suo calibro.
Un'umiliazione del genere marchia a vita, amico. Non ti resta che il seppuku!
Scoppiammo a ridere, complici come non eravamo da anni. Sfortunatamente, non durò a lungo: Nate ruppe quella fragile bolla di calma ruggendo –Ehi, voi! Una mano? Per piacere?
Non posso!- gridò Kevin di rimando. –Sono un pacifista e... e... e un violinista. Le mani mi servono!
Servono a chiunque non sappia farsi una sega coi piedi! Datti una mossa!
Conoscendo quel coniglietto di mio fratello, avrei messo la mano sul fuoco che non si sarebbe schiodato da lì. Meno male non c'erano fuochi nelle vicinanze, perché mi sbagliavo di grosso. Dopo una momentanea e, oserei dire, fisiologica, titubanza, si lanciò nella baruffa al grido di –Tassorosso alla riscossa!
Ovviamente, per il principio detto prima, cioè scegliere sempre l'attività che comporta lo sforzo minore, piuttosto che dare effettivamente una mano a Nate o Frida, puntò la preda più facile, alias Freddie Cox, che se ne stava in disparte, neutrale, a farsi gli affari propri.
Frida, che ha più occhi di una Dodomeki, se ne accorse e, stordito temporaneamente Lawson con una capocciata - inelegante, però innegabilmente efficace - si fiondò a separarli.
Sei uscita di senno? Non puoi difenderlo! Non dopo tutto quello che ti ha fatto!
Lui ha fatto poco e nulla. La sua unica colpa è di essere un pavido ignavo, che si fa scudo di chi percepisce come valido. Di norma, non sarei del tutto contraria a dargli una lezione, ma non mi perdonerei mai se non fosse presentabile al funerale di sua nonna.
Toccato dalla generosità dell'amica, Kevin arretrò e dirottò la foga della lotta su qualcuno che la meritava, ovvero i due ancora in piedi, David Bertram e l'highlander Lawson.
Ehm, e-ecco, a quanto ne so mia nonna è ancora viva- pigolò Cox, facendo quasi pentire la Weil di quel minuscolo atto di bontà. –Ma apprezzo il pensiero.
Sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea. Schnell!- inspirò a fondo, gonfiando il torace fino a tendere i bottoni della camicetta già messi a dura prova dal seno esploso nel corso dell'estate, espirò con la furia di un drago che sputa fuoco e aggiunse –Lo stesso vale per te, Arschloch!
Mi hai dato un calcio in faccia, e ancora non hai imparato il mio nome?
Es ist mir egal. Zisch ab11!
Impossibile disobbedire a un ordine in tedesco: la durezza della lingua è di per sè un deterrente a qualsiasi tentativo di ammutinamento; perciò, naturalmente, i due non se lo fecero ripetere due volte e fuggirono a gambe levate, ribaltando la situazione. Eravamo noi in vantaggio, adesso, e ben presto mettemmo in fuga il resto del branco di scimmioni.
Estatica, esclamai –Yatta!
Ma se non hai fatto niente!- mi rimbeccò Kevin, tastandosi il viso in cerca di segni tangibili dello scontro (da tenere tassativamente nascosto alla mamma). I lividi si possono celare con il trucco, tagli e bozzi sono più difficili da camuffare.
Esaurita la scarica di adrenalina, si piegò in due, portando la mano sinistra al petto. –Oddio, il cuore- esalò. –Il mio povero cuore. Sento che sta per scoppiare! Oh, Dio! Oh, mio Dio! Credevo sarei morto di paura!
Io che te la saresti fatta sotto!- replicai, ottenendo un'eloquente alzata di dito medio. Frida eruppe in una scrosciante risata che dava i brividi, da maniaco omicida, poi esclamò –Unsinn12! Scommetto che non ti sei mai sentito così vivo!
Sembrava un'altra persona. Noialtri ci scambiammo un'occhiata vagamente preoccupata: nei suoi occhi, in quel momento, lampeggiò una luce sinistra. Grazie al cielo, durò un battito di ciglia e, prima che se ne rendessero conto, Nate e mio fratello vennero stritolati in una morsa affettuosa e letteralmente mozzafiato. Chissà, forse i Weil discendono da boa constrictor.
Meine liebe Freunde... danke. Und Nate? Niente male per un principiante. Dovresti iscriverti alla mia palestra: Naoko sensei ti trasfomerà da ammasso informe di argilla in una statua greca!
Sentendomi esclusa, misi il broncio.
Ehi! E io?
Dir natürlich auch13- chiocciò, includendomi nell'abbraccio di gruppo.
L'euforia venne presto sostituita dalla triste consapevolezza che avremmo pagato per le nostre azioni, sebbene animate dalle migliori intenzioni.
Lo sapete, sì, che finiremo in guai seri per questo?
Probabile- asserì Kevin. –Ma li affronteremo come abbiamo affrontato quei deficienti: insieme! Qua la mano! Frida, a te l'onore.
Perplessa e un filino in imbarazzo nel non avere la più pallida idea di come comportarsi, balbettò, guardandosi intorno sperando di incappare nella risposta ai suoi dubbi –D-Devo dire qualcosa?
Non sei obbligata- la tranquillizzò Nate. –Però ci farebbe piacere entrassi ufficialmente nella - non guardarmi così, Kimmy, è tuo fratello che vuole riportare in auge il termine - gang.
Frida riflettè un attimo, ponderando i pro e i contro della rinuncia allo status di asociale. Infine, optò per il sì: aveva capito che, al contrario di quanto sosteneva Hans, essere in grado di cavarsela da soli non implicava doversela cavare sempre da soli.
Che devo fare?
Poggia la mano sopra le nostre e ripeti dopo di me: "Brigata di Hogwarts"!
Brigata di Hogwarts!
Uuh!- gridammo a pieni polmoni, librando in alto le mani, dopodiché puntualizzai, prima che la nuova arrivata potesse avanzare pretese –L'unica Casa disponibile è Corvonero; fortunatamente, è perfetta per te... secchiona!
Di nuovo, meno male che non c'erano fuochi nelle vicinanze, perché avrei perso una mano: ero sicura che Frida si sarebbe offesa, invece tirò dietro le orecchie alcune ciocche sfuggite dalla treccia e rispose –Na ja! "Un ingegno smisurato per il mago è dono grato"! Oltretutto, i colori si abbinano ai miei occhi.
Stavamo per tornare ai piani bassi quando Nate, seppur involontariamente, generò un momento di puro disagio.
Frida, sei ferita!
Eh?- si toccò distrattamente il labbro inferiore, scrollò le spalle e sbuffò –Oh, questo! Una sciocchezza, anche se sono sicura che mein Vater vorrà la testa di chi ha osato deturpare il mio bel faccino!
No, non lì... la gamba.
Frida, che aveva attribuito il malessere e i crampi al basso ventre al pestaggio e alla foga della rimonta, realizzò che un rivolo di sangue le colava lungo la gamba.
Scheiße!
Perse il poco colore rimasto sulle guance e prese a iperventilare, sull'orlo di una crisi di panico; un altro mio colpo di genio sventò la tragedia.
Grazie per i vostri servigi, baldi giovani, potete tornare a condividere foto porno. Lo spettacolo è finito! - presi Frida per mano e la strinsi, sorridendole con calore, per farle capire che avevo compreso appieno la situazione. –Vieni, andiamo a medicarti".
–Ok, ho sentito abbastanza- la interruppe William, coprendosi le orecchie. –Possiamo chiudere qui.
Peccato che Kimberly non fosse dello stesso parere: gli si avvicinò pericolosamente, lo costrinse a piegarsi in avanti tirandolo per la cravatta e sibilò –Pure tua mamma perde sangue da lì. Tatuatelo nella mente.
William, rosso a livelli patologici, la scostò con veemenza, sbraitò –Basta! Me ne vado!- e girò sui tacchi.
Nathaniel lo riacciuffò per il cappuccio della felpa che l'australiano portava sotto la giacca, canzonandolo per quel comportamento infantile.
–Se non vuoi genitori con perdite mensili, chiedo ai miei di adottarti!
–Resisti, su, manca poco al gran finale.
"Frida uscì dal cubicolo del bagno femminile felice e soddisfatta.
Ah! Sehr gut! Pulita e impasticcata contro i dolori! Vielen Dank, Mutti, per aver infilato nello zaino un cambio e i farmaci, nonostante le mie proteste!
Ridacchiai –Qualche decennio di esperienza alle spalle aiuta!- e fui tentata di deriderla per la disastrosa disattenzione - sul serio, come si fa a dimenticarsi l'assorbente? - ma vederla sorridere di nuovo mi intenerì al punto da lasciar correre. Avrei serbato quella cartuccia preziosa per un'altra, più ghiotta, occasione. Mi affrettai, dunque, a cambiare argomento. –Posso farti una domanda?
Un'altra?- scherzò lei, mettendosi poi a canticchiare "Tanti auguri", follia che giustificò asserendo che la giusta durata di un lavaggio delle mani effettuato correttamente corrispondeva al doppio della durata della canzone di auguri, il che accrebbe la mia determinazione a portare la conversazione su temi più consoni a delle adolescenti e, soprattutto, non passibili di un consulto psichiatrico.
Secondo te, Natie è un bel ragazzo?
Natürlich! Come, credo, secondo chiunque ci veda e sia sano di mente!- rispose, lasciandomi sgomenta sotto il cumulo di macerie del mondo che mi aveva fatto crollare addosso. Lo aveva ammesso, alla fine: forse Nate credeva davvero alla panzana dell'amore fraterno, ma lei no, e puntava ad averlo tutto per sè."
–Oh, cielo!- sbottò Nathaniel, nascondendo il volto tra le mani. –Non dirmi che la tua gelosia paranoica derivava da questo!
–Puoi biasimarmi?
"Non avevo calcolato, tuttavia, che con quella singola frase mi avrebbe sgamata. Dannazione a lei e quel suo cervello sopraffino!
Mein Gott: stai sondando il terreno! Beh, con me puoi dormire sonni tranquilli: non sono una potenziale rivale. Comunque, spero che questa cotta improvvisa non si fondi sull'atavico istinto a legarti a "l'uomo che ti protegge"; potrei perdere ogni stima che ho di te.
Smacco totale: non solo rimasi a bocca aperta, incapace di formulare una frase di senso compiuto... fu la stessa Frida a chiudermela! Che onta!
Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me. Faccio il tifo per voi, sappilo!
Finsi di crederci, ma fu difficile mantenere la facciata quando, all'uscita dalla prigione chiamata scuola, Nate le cinse le spalle, proponendo di festeggiare tutti insieme. Lo ammetto: al sentirla declinare, provai una punta di gioia perfida.
Scusate, stasera meglio di no. Non sogno altro che accoccolarmi nel letto con Moriarty sulla pancia e una tazza di cioccolata fumante tra le mani. Però, se vi va, possiamo rimediare domani: nei miei progetti rientra un'occhiata a quel locale riaperto da poco!"
–Per pedinare il sospettato principale nel mio primo caso, ma questa è un'altra storia- precisò la Weil.
–Fu così che ebbero inizio i nostri ragguardevoli sabato sera al Tipsy Crow. Bei tempi!- sospirò nostalgico Kevin.
–Momento, momento, momento- intervenne William. –Non crederete di cavarvela così. Manca il vero finale!
–No.
–Sì, cazzo! Dove sono le conseguenze? Dopo quel rissone è impossibile non siate finiti dalla preside. Sarebbe fantascienza pura!
–Infatti ci finimmo- ribatté Frida. –Tuttavia, trattandosi di una donna intelligente, e non di un odioso pisquano, riconobbe le attenuanti del caso, e la faccenda si risolse nettamente a nostro favore: aiutare a ripulire dopo la scuola per una settimana è nulla, in confronto a due settimane di sospensione più espulsione dalla squadra di calcio alla vigilia di una partita cruciale! Inoltre, extra bonus, Hans fu talmente orgoglioso di me da regalarmi il suo coltello dei tempi d'oro in cui era un teppistello figo, non uno sbirro!
"Ho capito bene? Questa gira armata? La prossima volta che vado a casa sua mi porto lo spray al peperoncino!"
–Co... co... com'è possibile?
–Quando le genitrici di quattro stronzetti, stronzette a loro volta, incontrano i padri dei fantastici quattro, le mammine pancine sono mammine morte. Non sarà terrificante al pari di Franz, ma ti assicuro che Ben Cartridge sul piede di guerra è uno spettacolo sconsigliato ai deboli di cuore!- rispose Kevin, corroborando il messaggio fingendo di soffiare su una pistola fumante.
William, che provava un sacro terrore nei confronti di Weil senior, giunse allora alla conclusione che, se era riuscito dove quattro donne adulte avevano fallito, ossia sopravvivere indenne a un incontro ravvicinato con Franz Weil, Nietzsche doveva aver basato su di lui la figura del "superuomo". Intento a cercare elementi di conferma a questa tesi, la proposta semi-decente di Nate di contravvenire alla regola del weekend e andare al Tipsy Crow in settimana giunse alle sue orecchie come un brusio di sottofondo. Fu l'acuta risatina di Kimberly a catapultarlo nuovamente sulla Terra, sortendo sui suoi timpani il medesimo effetto del trapano del dentista su una carie, riuscendo perfino a fargli cambiare idea sulla carriera da intraprendere: non psicologo, bensì psichiatra, così da poter placare le esternazioni fastidiose altrui con una pillola o due goccine.
–Hai avuto un ictus?
–Ho appena capito la tua battuta.
–Quale?
–Quella sulla squadra di basket!
Sconcertato, William per poco non soffocò con la sua stessa saliva: sul serio aveva impiegato tutte quelle ore per capire una battutina penosa che ormai non faceva più ridere nemmeno lui, l'autore?
"Quanti neuroni buttati nel cesso! Che spreco!"
–Saremmo imbattibili, senza contare che staremmo da Dio in canotta e pantaloncini!- proseguì, imperterrita, chiudendo gli occhi per fantasticare meglio. –Peccato non avere il numero di Kaori: potrebbe essere uno spunto per un manga!
Gli parve di cogliere dell'imbarazzo nell'espressione dell'amico, che alla menzione dell'altra sorella si era irrigidito, e gli sovvenne il dubbio fosse riuscito a mettersi in contatto con lei all'oscuro del resto della famiglia. Prese l'appunto mentale di torchiarlo alla prima occasione per appurare se l'assidua frequentazione della Weil stesse giovando alle sue celluline grigie, oppure, come sosteneva suo padre, era semplicemente un regista di corto e lungo-metraggi mentali.
–Oh, sì, un manga sul basket. Non s'è mai visto!- rispose, estraendo due volumi dalla borsa.
–Cazzate a parte, potresti offrire seriamente qualche spunto a tua sorella. Sei un musicista, i musicisti sono fighi!
–Oh, sì- ripeté Kevin, che palesemente se la stava godendo un mondo. –Un manga su un violinista. Non s'è mai visto!
Frida, che se la stava spassando almeno quanto lui, appena lo vide ripescare trionfante dalla borsa un terzo volume, disse, tra le risate –Basta, per carità, o ne tirerà fuori uno sulle pornostar!- restando esterrefatta e rossa per l'imbarazzo quando Kevin esclamò –Ho anche quello!
L'imbarazzo raggiunse l'acme nel momento in cui il volumetto, recante i segni di un'assidua consultazione, finì in mano sua. Ovviamente, gli altri sgomitarono per dare una sbirciatina e William, che sembrava nato per metterla a disagio, le sussurrò all'orecchio –Studialo da cima a fondo, che appena risolto il caso Carter ti faccio l'esame... con tanto di voto!
Si morse l'interno della guancia: avrebbe tanto voluto punire la sua volgare sfacciataggine con la violenza, ma aveva promesso solennemente ad Hans di ricorrere alla forza bruta solo e soltanto in caso di necessità impellente di difendere se stessa o altri, e non era quello il caso. Aveva, però, altre frecce al suo arco.
–Sei crudele, Liam- ringhiò a denti stretti. –La povera Aisling Carter non riposerà mai in pace!
 
Note dell'autrice
Allora, vi ha divertito questo pezzetto di passato di Frida&co? Si è perfino (intra) vista Zelda! ;-)
Ah, se vi sembra strano che i ragazzi siano fan(atici) potterhead "dopo tutto questo tempo" (scusate, la smetto), ricordate che sono nati tra la fine del 2019 e il 2020, perciò sono cresciuti (o meglio, cresceranno) con la serie reboot.
Il dialogo tra Frida e Hans dovrebbero essere in tedesco, perchè i cugini tra loro parlano esclusivamente in tedesco (se sentite vibes alla Daemon&Rhaenyra, è intenzionale), ma per comodità di fruizione del testo ho preferito lasciarlo non tradotto.
A proposito di cugini di Frida, quello che visto da dietro sembra una ragazza (cit. Nate) è Wilhelm, il fratello di mezzo, menzionato, ma non ancora apparso in Locked-in.
Se, a differenza di Kimberly, non avete colto la reference ai personaggi di Bungo Stray Dogs cliccate qui. ;-)
Se, invece, siete nuovi e curiosi di dare un volto ai personaggi, sappiate che nella mia mente Kevin ha l’aspetto di Ben Barnes, Kim di Kaya Scodelario, Nate di Alex Pettyfer, William di Danny Griffin e Frida di Chloe Marshall.
Alla prossima!
Ps: la linea verde (District) e nera (Northern) sono due linee della tentacolare metropolitana londinese.
Pps: il seppuku è il suicidio rituale dei samurai, mentre le Dodomeki sono yokai (demoni giapponesi) dalle lunghe braccia ricoperte di occhi, allegoria della loro tendenza a rubare.
Ppps: sono una potterhead vecchia scuola; Tassorosso tutta la vita!
 
*citazioni di Sherlock Holmes
1Poco ma sicuro
2Quel che faccio sempre per ingannare l'attesa
3Molte grazie per la vostra premura
4Per fortuna
5Allora
6Con grande piacere
7Per tua informazione: il mio nome è Frida
8Stronzo
9Ora è il mio turno!
10 Prego, procedi.
11Non mi interessa. Eclissati!
12Sciocchezze!
13Anche a te, naturalmente.

 
   
 
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