Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Dreamer47    14/06/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hunters' legacies
Capitolo 77

"Papà, che stai facendo?". 
Dean si voltò immediatamente nella direzione della vocina che avrebbe riconosciuto fra un milione ed accennò immediatamente un grandissimo sorriso chiudendo di scatto le pagine aperte sul suo computer, alla ricerca dell'ombra di strani segnali che indicassero il passaggio di Chuck, o almeno qualche caso che avrebbe potuto seguire con Sam.
"Vieni qui, piccola".
L'uomo protese le braccia verso la sua bambina che immediatamente si avvicinò, tuffandosi sulle sue gambe e Dean l'attirò a sé baciandole la testolina profumata facendola ridere. 
Per qualche secondo Dean osservò il volto di sua figlia, i lineamenti in continuo cambiamento, gli occhi azzurri come quelli di sua madre ed i capelli biondo cenere come i suoi, e iniziò a chiedersi quando la sua bambina fosse diventata così grande.
Mary aveva compiuto sette anni e diventava sempre più grande, intelligente e bella ogni giorno che passava: aveva ormai preso tutti i tratti caratteristici del modo di fare di Abby, a volte rimanendo in silenzio ad osservare tutti e capendo ogni cosa che accadesse nel bunker, e senza rendersene conto questa piccola creatura salvava suo padre ogni giorno dallo scivolare nel profondo abisso della disperazione. 
Si sistemò sulle sue gambe e accennò un sorriso al padre, aggrappandosi alla sua camicia celeste mentre lo guardava con aria indagatrice. "Papà, perché la mamma non è qui con noi?". 
Il sorriso sul viso di Dean si sarebbe sciolto se solo il cacciatore non avesse avuto il pieno controllo della sua espressione, così rimase sereno e sorridente davanti alla sua bambina che stesse studiando ogni minimo cambiamento impercettibile del suo viso, esattamente con lo stesso sguardo di Abby.
Dean le carezzò la testa con un gesto delicato e fece spallucce, avvicinandola di più a sé. "Va tutto bene, Mary. La mamma ha delle cose da sbrigare, ma tornerà presto".
Mary sollevò un sopracciglio davanti alle parole del padre che riusciva a percepire come molto dubbioso, e lo guardò con aria attenta e seria, muovendosi irrequieta sulle sue gambe. Ma poi sollevò il mignolo destro verso di lui e accennò un sorriso. "Promesso?". 
Dean sorrise più ampiamente e afferrò il suo mignolo con il suo, finendo per ridere di gusto davanti al gesto così innocente della sua bambina. "Promesso, piccola". 
La mano di Dean scivolò fino a solleticarle il pancino, facendola ridere di gusto e rendendole impossibile la via di fuga, e Mary cercò in tutti i modi di divincolarsi dalla stretta del padre mentre rideva di gusto e si muoveva sulle sue gambe; quando la lasciò scendere, Mary continuò a ridere e si avvicinò nuovamente stringendo il padre in un forte abbraccio e, proprio come se fosse stata un'adulta che capiva davvero cosa stesse accadendo, gli prese il viso irsuto fra le mani e lo guardò negli occhi con aria più seria. "Lo so che qualcosa non va, papà. Ma andrà tutto bene, papà. Io ti voglio bene". 
Per qualche istante Dean rimase interdetto, pietrificato sul posto mentre udiva le parole di sua figlia ed il modo fin troppo adulto con cui Mary lo stesse guardando.
Le parole erano uscite fuori dalla sua bocca con naturalezza, denotando una grande maturità e spirito di osservazione, ed un po' Dean si sentí un pessimo padre per aver lasciato che Mary scoprisse che stava mentendo e che non ci fosse niente che andasse per il verso giusto. 
Con aria mortificata e dispiaciuta, Dean si chinó a baciarle la testa e la strinse in un forte abbraccio, facendole appoggiare il mento sulla sua spalla. "Sei la parte migliore di me e della mamma, Mary. Ti voglio bene, pulce". 
Mary sorrise mestamente, non riuscendo a comprendere a pieno l'enorme dichiarazione d'amore che suo padre le stesse facendo, ma riusciva a sentire il forte legame che ci fosse tra loro. 
Dean indugiò per qualche altro momento in quell'abbraccio, trattenendo la bambina che tornò a ridere e che sarebbe voluta scendere dalle sue gambe per giocare in qualche modo insieme a lui, quando una voce piccola e tenera si fece largo nella stanza, chiamando a gran voce il padre e la sorella maggiore. "Maaryy, papaa". 
Dean e Mary si voltarono verso l'ingresso della cucina e videro entrare Eileen ed Anael con in braccio il piccolo Richard che allungò le braccia in direzione  del padre, e la donna si avvicinò a Dean con una risata mentre osservava il modo in cui Richard quasi si tuffò su di lui per essere preso in braccio.
Con un grosso sorriso Dean afferrò il bambino fra le braccia mentre il suo cuore si riempiva di gioia e si sentiva pienamente felice, stringendo i suoi due bambini fra le braccia e rendendosi conto che non avesse bisogno di altro per essere felice e che avrebbe lottato contro Dio stesso pur di proteggerli.
Osservò la donna accanto all'angelo dai lunghi capelli biondi e Dean sorrise ad Eileen che salutò Mary con il linguaggio dei segni che la bambina si fosse offerta di voler imparare e per un attimo Dean pensò che avessero fatto la scelta giusta riportando Eileen alla vita, dopo che Sam l'aveva ritrovata sotto forma di spirito. 
Le ultime erano state delle settimane strane, delle settimane in cui Chuck non si era fatto vivo e non aveva lasciato neanche una traccia, perché sicuramente stava tramando qualcosa di terribile. 
Abby si faceva viva di tanto in tanto al bunker unicamente per passare del tempo insieme ai loro bambini, viziandoli e trascorrendo con loro ogni singolo momento fino a quando diventava troppo tardi ed arrivava il tempo di metterli a letto.
Abby e Dean non si erano più parlati molto, parlando unicamente dei bambini e dei loro bisogni: sembrava essersi chiusa a riccio nei confronti di tutti, specialmente verso quello di Dean e di Edward.
L'unica differenza era che almeno con Dean parlava di tanto in tanto, fingendo malamente che di Edward non le importasse più quando Dean la informava sulle condizioni di salute del ragazzo che stavano lentamente migliorando.
Eppure una sera Abby aveva accettato l'invito di rimanere a cena, spinta dalle suppliche di Mary e Richard.
Avevano cenato loro quattro come una vera famiglia.
Mary si era sporcata il vestito rosa cipria che indossava con il cibo e Richard aveva lasciato più della metà della sua cena, ed Abby e Dean si erano ritrovati a sorridere mentre li cambiavano e li preparavano per la cena.
Dopo aver spento la luce della loro camera sentendoli respirare più affannosamente come segno che stessero dormendo, Abby si era lasciata convincere da Dean a bere un drink insieme a lui prima di lasciare il bunker.
Aveva eluso le sue domande su dove alloggiasse e su cosa facesse nei momenti in cui non si trovasse al bunker insieme a loro, aveva evitato di rispondere a qualsiasi domanda che potesse farle, mentre Dean continuava a versarle da bere.
All'ennesimo bicchiere Abby aveva iniziato a sentirsi più leggera e piu tremendamente stanca, tanto da prendere posto accanto a Dean al tavolo della sala centrale.
Lo aveva guardato ed aveva iniziato a rispondere a tutte le domande che Dean le aveva silenziosamente posto.
E non perché si sentisse leggermente brilla, ma unicamente perché non sopportava più quella continua tensione che vi fosse tra loro due.
Confessó quanto si sentisse confusa e stranita in tutta quella situazione con Dio, specialmente con Dean stesso, eppure lui parve tranquillo nonostante dentro di lui ci fosse una grande tempesta.
Dean aveva preso un lungo respiro, prima di iniziare a pronunciare ad alta voce le parole a cui avesse pensato per intero giorni in sua assenza. "Ci siamo, ragazzina: siamo arrivati al punto in cui non possiamo più stare insieme. Siamo cresciuti da quando eravamo solamente due ragazzini che si sono incontrati alla locanda di Ellen: crescendo siamo diventati diversi. Noi adesso litighiamo, abbiamo pensieri diversi su moltissime cose e ci facciamo male perché non è più lo stesso e tu lo sai. Io ho solo il coraggio di dirlo ad alta voce. Ma va bene, fa parte della vita". 
Abby lo aveva guardato negli occhi per tutto il tempo in cui Dean avesse parlato e aveva sentito il cuore battere più forte, come se avesse tutta l'intenzione di uscirle dal petto.
Aveva poi abbassato lo sguardo perché in fondo Abby la pensava esattamente con lui, eppure l'idea di dirgli addio le faceva male da morire. 
"Ti amo ancora, Abby. Ti amerò per sempre, ma è cambiato il modo in cui lo faccio e so che è lo stesso per te".
La ragazza aveva sollevato lo sguardo verso di lui ancora una volta rimanendo ad ascoltarlo e sospirò nuovamente, avvicinandosi poi a lui per appoggiare la testa sulla sua spalla e chiudere gli occhi per qualche secondo, nascondendo le lacrime che fossero sfuggite al suo controllo. "Non importa cosa dice Chuck. Ti amerò per sempre anche io". 
Dean le aveva stretto una mano e aveva trattenuto le lacrime, perché quelle parole gli bruciavano dentro e rimanevano impresse sul suo cuore come con un marchio robente.
Passò poco prima che Abby sciogliesse la presa su di lui e si alzasse, salendo le scale di ferro battuto per andar via dal bunker come tutte le sere, andando alla ricerca di qualcosa per trovare Chuck e capire qualsiasi cosa stesse tramando.
Per qualche altro momento Dean rimase lì seduto al tavolo, sfiorandosi ancora il punto della guancia in cui Abby lo avesse baciato prima di andare via, e raccolse i cocci del suo cuore rimettendoli a posto con un sospiro mentre osservava il punto in cui la ragazza fosse da poco sparita.
"Le hai mentito.." aveva sussurrato alle sue spalle una voce maschile che conoscesse bene, avanzando dal corridoio e palesando la sua presenza, arrivando fino alla soglia. "Non volevo ascoltare, ma ho sentito quello che hai detto a Abby: perché l'hai lasciata andare così facilmente?".  
Dean osservò Edward per qualche istante notando come il suo viso fosse ormai del tutto guarito dai colpi inferti da Lilith, eppure la ferita all'addome lo bloccava ancora al bunker e non gli permetteva di essere in condizioni tali per poter andare via.
Sospirò rumorosamente e bevve il suo ultimo sorso di birra, alzandosi lentamente per avvicinarsi all'omone in piedi sulla soglia mentre pensava che Edward fosse proprio l'ultima persona che avrebbe voluto intorno in quel momento; sospirò, facendo spallucce e accennando un sorriso amaro nella sua direzione.
"Perché avrei dovuto farla sentire in colpa e farla soffrire?" aveva chiesto Dean aggrottando le sopracciglia e dando una pacca sulle spalle a Edward, che annuì divenendo serio mentre Dean si era ritrovato ad ammettere ad alta voce ciò che non avrebbe mai voluto neanche pensare. "Non è colpa sua se si è innamorata di te mentre stavamo insieme. Non vi conoscereste neanche se lei non ti fosse venuta a cercare per aiutare me con il Marchio. E che si fotta Chuck e la sua storia". 
Edward era rimasto ad indugiare sui suoi occhi che gli apparissero così tristi e delusi, ed inavvertitamente fece una smorfia di dolore quando avvertì i punti sul suo addome tirare e  procurargli una fitta.
Si sfiorò la parte dolente con le dita e presto tornò a guardare Dean con aria più seria. "È completamente terrorizzata dall'idea che tu possa allontanarti da lei: Abby ha ancora bisogno di te nella sua vita". 
Dean aveva annuito e stretto le labbra in una smorfia sofferente, facendo spallucce e riflettendo qualche istante in più mentre lo guardava. "E io ho bisogno di lei nella mia, Abby è tutto quello che ho. Occuperò qualsiasi ruolo lei voglia che assuma: sarò il suo migliore amico, la sua spalla su cui piangere, il padre dei suoi figli, il suo compagno, ma non posso farla uscire dalla mia vita, perché.. Semplicemente non posso".
Edward era rimasto in silenzio ad osservarlo, non trovando parole sufficientemente adatte per una situazione come quella; per quanto amasse Abby dal primo momento in cui i loro sguardi si incontrarono, in fondo gli dispiaceva leggere quel dolore negli occhi Dean.
"Va' a riposarti. Le tue ferite sono ancora piuttosto serie". Dean si era sforzato di sorridere e lo aveva superato dopo avergli dato un'altra pacca sulla spalla, prima di sparire nel corridoio alle sue spalle.


Sam osservò Dean stringere forte i suoi due bambini mentre se ne stava ancora seduto al tavolo della sala centrale e rideva insieme a loro, ed il minore pensò che Mary e Richard fossero l'unica cosa che permettesse loro di non perdere la testa e di rimanere umani; era un momento difficile per tutti, ma per Dean più che gli altri e Sam stava provando a stargli accanto senza essere troppo invadente. 
Si diresse in cucina mentre ancora le risate allegre dei suoi nipoti arrivavano alle sue orecchie, insieme a quelle di Dean e di Eileen che avevano preso a giocare in modo molto energico insieme ai due bambini, e quando Sam vi entrò trovò Edward seduto sulla panca: le sue grosse spalle ricurve erano rivolte verso la porta ed i gomiti stavano appoggiati al tavolo, lo sguardo serio fisso in un punto indefinito.
In silenzio Sam arrivò fino al frigo e si chinó per prendere una birra, che stappò immediatamente per prenderne qualche sorso; con molta titubanza il ragazzo di avvicinò al tavolo e sollevò lo sguardo su quello dell'omone seduto davanti a sé; Sam ed Edward avevano legato abbastanza nel periodo trascorso a lavorare insieme agli Uomini di Lettere.
Si erano scoperti ad avere parecchi lati del proprio carattere in comune, specialmente quelli che li avessero spinti a collaborare per trovare un modo per riportare in vita Abby che aveva perso la vita a seguito del complicato parto di Richard.
Ed anche se Edward era riuscito a trovare il rituale da solo supplicando Dylan di dargli una mano, Sam gli aveva spiegato come si eseguisse correttamente nei minimi dettagli.
Adesso che Sam gli stava davanti e lo guardava con aria interrogativa, Edward sollevò lo sguardo fino al cacciatore ed accennò un sorriso amaro facendo scontrare il collo della sua bottiglia di birra semi vuota con quello di Sam, che ricambiò il sorriso e bevve qualche sorso della sua bevanda. "Stai bene, Ed?". 
Per qualche momento, Edward lo guardò negli occhi per cercare una risposta che avrebbe potuto silenziare la conversazione perché l'ultima cosa che voleva era stare in compagnia.
La dannata ferita all'addome stava finalmente guarendo e ogni giorno Castiel ed Anael univano le forze per accelerare il processo di guarigione, e presto Edward avrebbe potuto lasciare il bunker.
Il ragazzo sospirò e fece spallucce, osservando Sam indugiare con lo sguardo su di lui ed esortarlo a rispondere alla sua domanda, così Edward roteò gli occhi e fece spallucce, portandosi alle labbra la bottiglia e bevendo qualche lungo sorso della sua birra. "Sono vivo. Il mio corpo sta guarendo, le mie dita sono ancora tutte attaccate e nessuno ha ancora provato ad uccidermi questa settimana. Posso considerarlo un progresso".
Sam lo guardò con aria accigliata perché sapeva che Edward stesse eludendo la sua domanda, così lo guardò in cagnesco e l'omone seduto davanti a sé sospirò rumorosamente, facendo spallucce ed accennando un sorriso nervoso. "Ho visto Abby, stamattina. È passata per salutare i bambini e lei rideva insieme a loro, era così radiosa mentre parlava con loro e li stringeva. E quando Mary si è accorta di me ed è corsa ad abbracciarmi, il sorriso di Abby è svanito. Dissolto nel nulla. E avrei solamente voluto avvicinarmi e dirle che il rituale che io e Isobel.. che io ho trovato era destinato a me, che dovevo usarlo io ed ero pronto a morire per riportarla indietro dalla sua famiglia, ma Isobel me l'ha impedito". 
Sam ascoltò attentamente le sue parole ed osservò i suoi occhi nocciola così sofferenti, prima che Edward lo distogliesse per continuare a parlare con sguardo vitreo, fissando un punto indefinito alle spalle di Sam e parlava con voce spezzata.
Sam lesse nel suo sguardo un grandissimo senso di colpa e un elevato grado di malinconia, e non riuscì a non sentirsi tremendamente dispiaciuto per ciò che stesse affrontando il suo amico. "Non capisco, Ed: eri con lei, potevi dirle la verità. Perché non lo hai fatto?".
Edward sollevò lo sguardo verso di lui e accennò un grosso sorriso amaro, mentre si chiedeva come facesse a non capire le sue motivazioni.  "Abby era troppo arrabbiata, non mi avrebbe ascoltato. Crede che io sia un mostro, che l'abbia uccisa io". 
Lo sguardo di Edward si perse nuovamente nel vuoto dopo aver pronunciato quelle parole e Sam sospirò, pensando che avrebbe potuto fare un tentativo e cercare di chiamarla e di parlare con Abby, ma la ragazza era fin troppo arrabbiata anche con lui; si portò la birra alle labbra ed abbassò lo sguardo mentre pensava a come avrebbe potuto risolvere quella situazione con lei, quando entrambi udirono dei passi provenire dal corridoio, ed entrambi sollevarono lo sguardo fino alla porta.
Ben presto Dean fece capolino dalla porta e li osservò con l'aria di chi avesse ascoltato gran parte della loro conservazione e si avvicinò con un sospiro, sedendosi sulla panca vicino al fratello, per poi sollevare lo sguardo fino a quello interrogativo di Edward. "Sai, Abby è davvero una persona fantastica, ma certe volte sa proprio farti sentire come se fossi il più grande stronzo della terra. Devi solamente aspettare che la rabbia le passi e che sia pronta ad ascoltarti. E se non lo sarà, la costringerai a sentire ogni parola delle tue spiegazioni". 
Edward ascoltò le sue parole con un sorriso appena accennato sul volto e annuì guardando i due fratelli Winchester davanti a sé e sospirò, colpendo le loro bottiglie di birra con il collo della sua, accennano un sorriso. "Salute, fratelli". 


Mosse velocemente le corde che lo ancorassero alla sedia, strattonandole con le braccia ed imprecando a bassa voce mentre sentiva il mostro nella cella bere il suo sangue attraverso la flebo che il suo stesso amico di lunga data gli avesse messo al braccio; Dean non si aspettava che decidendo di seguire un caso in Texas da solo, avrebbe incontrato il suo amico Lee Webb con cui aveva passato i suoi primissimi anni di caccia quando Sam era partito via per il college e John era troppo arrabbiato con lui da mandarlo via.
Rivederlo era stato per lui una ventata d'aria fresca: proprio come un tempo avevano trascorso la serata insieme a bere, ridere e scherzare, raccontandosi ciò che fosse successo in quegli anni di lontananza. 
E Dean si era sentito appena più leggero e meno afflitto dalla situazione di Chuck e dal capire cosa fosse reale o meno, e si era lasciato coinvolgere in ogni attività quella sera, salendo sul palco del locale del suo amico ed iniziando a cantare insieme a lui. 
Adesso che Lee stesso lo aveva legato nel seminterrato per fare da cibo al suo mostro della fortuna che tenesse dentro una cella, Dean si disse di dover rivedere quali fossero davvero i suoi amici; ma i suoi pensieri vennero interrotti quando sentí la porta in cima alle scale cigolare e aprirsi lentamente, e Dean iniziò a pensare che Lee fosse venuto a terminare i lavoro. 
Si mosse ancora più velocemente strattonando le corde nel tentativo di liberarsi, mentre sentiva dei passi farsi sempre più vicino e puntò gli occhi adirati verso le scale pronto ad urlare contro Lee che fosse d'un grande bastardo, ma invece ciò che vide gli fece curvare le labbra in un grosso sorriso. 
"Abby!!". 
La ragazza scese gli ultimi scalini tenendo la sua pistola fra le mani, osservando con aria seria l'ambiente semi buio attorno a sé e sgranò gli occhi quando incrociò lo sguardo dell'uomo legato davanti a sé. "Dean? Ma che diavolo sta succed-..".
Dean la interruppe con una grassa risata, scuotendo la testa perché sapeva che se c'era qualcuno che avrebbe potuto andare in suo soccorso, era proprio lei. "Non sono mai stato più felice di vederti!". 
"No tesoro, sono sicura che ci siano state altre circostanze dove sei stato sicuramente più felice di vedermi". Abby sorrise sarcasticamente con un po' di malizia e si avvicinò velocemente, mettendo via la sua pistola nella guaina dei pantaloni e chinandosi su Dean per sciogliere i nodi stretti delle corde e togliergli via la flebo dal braccio, udendo il mostro nella cella accanto lamentarsi sonoramente perché il pasto si era concluso. 
Dean le sorrise sghembo e la guardò per qualche momento negli occhi dimenticando persino la motivazione per cui si trovasse lí, e la ringraziò con lo sguardo facendo un cenno con il capo, mentre Abby accennava un sorriso timido nella sua direzione e scioglieva l'ultima corda che l'ancorasse alla sedia.
L'uomo si alzò immediatamente e si massaggiò i polsi, guardandola con un sorriso. "Grazie: senza di te probabilmente sarei morto". 
"Saresti morto molto tempo fa se io non avessi continuato a salvarti il culo" rispose Abby sarcasticamente facendo spallucce e facendogli l'occhiolino in modo complice, quando le lamentele del mostro continuarono ad aumentare, sentendolo sbattere con forza contro la grata della cella ed entrambi i cacciatori tornarono seri. "Dobbiamo andarcene di qui". 
Dean dimenticò il modo dolce in cui Abby lo avesse deriso e dimenticò il modo in cui lei lo avesse fatto distrarre da tutta quella atrocità, ricordando invece ciò che il suo amico gli avesse fatto; divenne serio e sospirò, estraendo il machete dalla cinta della ragazza di fianco a sé senza bisogno di guardare perché conosceva perfettamente le sue abitudini, e guardò la creatura che da lì a poco si sarebbe liberata nel seminterrato. "Ci penso io". 


"Perché ti importa cosi tanto?". 
"Perché a qualcuno deve improntare!". 

Dopo che Abby aveva lasciato che Dean uccidesse quel mostro tutto blu che Lee teneva in gabbia, la ragazza aveva lo aveva osservato salire le scale del seminterrato per regolare i conti con il suo amico Lee.
Si era tenuta a distanza da quello scontro, anche perché i due non facevano altro che spararsi addosso prima di esaurire i colpi ed iniziare una lotta fisica fra i due.
Seppur distante, Abby aveva udito quelle parole biascicate fra i due prima che Dean trafiggesse Lee dritto al cuore.
La ragazza aveva intuito che fra i due ci fosse stato un forte legame in passato nonostante Dean non le avesse mai parlato di Lee, e prima di fare qualche passo ed avvicinarsi a lui Abby aveva aspettato che Dean fosse pronto per distogliere lo sguardo dal suo amico ormai senza vita. 
Lentamente uscí dal bancone dietro cui Dean stesso l'aveva confinata per affrontare Lee e proteggerla da eventuali colpi, e gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla, notando Dean tornare alle realtà sbattendo più volte le palpebre, distogliendo il suo sguardo dispiaciuto da Lee; volse lo sguardo su quello di Abby, che accennò un sorriso dolce e strinse la presa sul suo braccio e gli carezzava la nuca con un gesto tenero. "Stai bene?". 
Dean sospirò e scosse appena la testa, facendo spallucce mentre la guardava sapendo che Abby capisse più di quanto lasciasse trasparire. "Si, sto bene". 
La ragazza annuì e gli fece segno con la testa di andare mentre scioglieva la presa su di lui e lo sorpassò dirigendosi verso la porta d'ingresso del locale ormai distrutto dalla lotta fra i due uomini. "Andiamo a casa".
Dean rimase immobile e non la seguì, prendendo un lungo respiro profondo e scuotendo la testa mentre un sottile sorriso ironico gli si disegnava sul viso, perché non avrebbe mai immaginato di arrivare a quel punto.
La richiamò brevemente, facendola voltare verso di lui e la guardò per un breve momento, chiedendosi per qualche secondo come avessero potuto lasciare che le cose si spezzassero in quel modo fra di loro. 
Le sorrise ancora una volta e fece un passo incerto verso di lei, cercando di trasmetterle la serenità necessaria per affrontare quella discussione. "Quand'è l'ultima volta che hai sentito Edward?". 
Per qualche momento Abby rimase incredula nel sentire quelle parole fuoriuscire proprio della sua bocca ed aggrottò immediatamente le sopracciglia, dischiudendo appena le labbra per la sorpresa mentre rimaneva senza parole. "C-cosa?". 
Dean roteò gli occhi e sospirò rumorosamente, allargando appena le braccia mentre la guardava con aria eloquente e sollevava un sopracciglio. "Secondo me dovresti chiamarlo, sentire cos'ha da dire". 
Abby si ritrovò a ridere nervosamente mentre distoglieva lo sguardo dal suo, guardando per qualche momento in giro per il locale nella speranza che qualche altro mostro venisse a interrompere quell'assurda conversazione, ma nessuno strano essere uscì dall'ombra per salvarla.
Così Abby tornò a guardarlo negli occhi, allargando le braccia e mettendo su uno sguardo parecchio infastidito, di cui però il ragazzo davanti a lei pareva fregarsene. "Dean, non parlerò di questo con te. Quindi andiamo a casa, raggiungiamo la nostra famiglia!".
L'uomo la osservò afferrare il suo machete con cui Dean aveva ucciso il mostro e lo inserí nuovamente nella guaina dei pantaloni, muovendosi in fretta verso l'uscita del locale perché non aveva più nessuna intenzione di ascoltare le parole del cacciatore.
Ma Dean doveva avere altri piani in mente, dato il modo in cui avanzò e come la richiamò con aria seria e perentoria, facendola fermare ancora prima che potesse varcare la soglia.
"Certo: torniamo pure al bunker così che tu possa ignorare Edward, sapendo che è ancora in convalescenza dopo quello che Lilith gli ha fatto!". Il tono che Dean usò forse fu un po' troppo alto e un po' troppo arrabbiato, meritandosi una brutta occhiataccia da parte della ragazza che lo fulminò con uno sguardo, dando tutta l'aria di essere pronta a sbranarlo qualora avesse deciso di aggiungere un'altra parola. 
Ma Dean la conosceva e se n'era sempre infischiato dei momenti di rabbia di Abby, passandoci sopra e costringendola ad ascoltare le sue parole. "Dico solo che non potrai essere arrabbiata con lui per sempre: non è cattivo, Edward e Sam non avrebbero mai fatto male a Isobel intenzionalm-..". 
"Perché mi stai dicendo questo?" chiese Abby interrompendolo bruscamente e rivelando quando ancora la rabbia pulsasse dentro lei, nonostante fossero passate settimane,  guardandolo in cagnesco mentre si voltava nuovamente nella sua direzione. "Che diavolo ti importa di come vanno le cose fra me ed Edward? Credevo che saresti stato felice nel sapere che non voglio più avere a che fare con lui!".
Dean rimase a guardarla per qualche altro momento sgranando appena gli occhi nell'udire quelle parole. 
Doveva riconoscere che una parte di lui era davvero felice che finalmente Abby avesse chiuso il suo rapporto con Edward, anzi avrebbe voluto spedirlo via dal bunker e dirgli non farsi vedere mai più.
Ma col tempo Dean aveva avuto modo di apprezzare ogni aspetto di quell'uomo ed aveva iniziato a capire cosa Abby avesse visto in Edward sin dall'inizio.
Dean aveva persino iniziato a nutrire affetto per lui, specialmente per il modo in cui trattasse i suoi bambini e per il modo sconfinato in cui amasse Abby.
Se Dean avesse dovuto decidere di affidare la sua famiglia a qualcuno, sicuramente avrebbe scelto Edward: era forte, addestrato, risoluto e spietato quando si trattava di proteggere la sua famiglia.
Eppure Dean aveva visto oltre la corazza del cacciatore, trovando un cuore puro che ne avesse passate tante e che chiedesse unicamente di non rovinargli troppo il cuore, mentre dispensava amore ai suoi bambini e ad Abby.
"Tu sei spaventata di sentire la sua versione perché hai paura che ti possa davvero convincere; hai paura di venire meno a te stessa e perdonarlo perché.." sussurrò Dean mentre leggeva negli occhi azzurri ed agitati di Abby, ma le parole gli morirono in gola subito dopo perché probabilmente era ancora troppo presto anche per lui per poter affrontare un discorso del genere. Si schiarí la gola e sospirò, allargando appena le braccia. "Perché quello che provi per Edward ti spaventa: Chuck ti ha fornito una buona scusa per allontanarlo". 
Abby sgranò gli occhi e scosse la testa mentre lo guardava con aria furiosa, stringendo i pugni per la rabbia che le sue parole le fecero provare, e lo osservò roteare gli occhi con un segno di disapprovazione; pensò di averne abbastanza, così la ragazza si voltò verso l'uscita e fece qualche passo pronta ad uscire ed a lasciarlo da solo, quando udí i passi di Dean dirigersi verso il bancone di Lee per afferrare una bottiglia di Chivas e due bicchieri puliti, dentro i quali versò la bevanda. "Io so che ti stai nascondendo dietro a delle scuse, lo so perché hai fatto lo stesso con me, all'inizio. Tu non volevi legarti a me dopo la morte di tuo padre e mi tenevi lontano: adesso fai la stessa cosa con Edward perché hai perso ..". 
"Te. Perché ho perso te". 
Abby rispose di getto senza rifletterci su, rimanendo di spalle ed inarcando leggermente la testa verso l'altro mentre rispediva indietro le lacrime che rendessero i suoi occhi lucidi.
Sentì il cuore battere più velocemente dentro di sé mentre percepiva lo sguardo di Dean puntato sulla sua schiena, così Abby prese un grande respiro e si voltò verso di lui per raggiungere il bancone ed afferrare il bicchiere che Dean avesse preparato per lei, mandando giù quel cicchetto che durò però troppo poco.  Quando trovò il coraggio di tornare a guardarlo, lo sguardo di Dean sembrava più libero e sereno. 
Accennò un sorriso amaro e trattenne l'impulso di allungare una mano verso il suo viso, rendendosi conto che probabilmente il momento del chiarimento fra di loro fosse finalmente arrivato, così prese un respiro e provò a parlare, ma Abby scosse la testa e fece un altro passo sedendosi su uno degli sgabelli, prendendo posto ed iniziando a parlare in molto molto frenetico e agitato. "Ero così devastata, accecata dalla rabbia e dalla vendetta; pensavo che non sarei più stata felice quando mio padre è stato ucciso. Mi sentivo vuota e spezzata. E poi ti ho incontrato e mi hai fatta sentire di nuovo viva, amata, al sicuro. Mi hai salvata da una vita miserabile e solitaria. Sapevo che qualsiasi cosa sarebbe successa fra noi, tu saresti rimasto l'unico punto fermo nella mia vita, l'unico che sarebbe rimasto al mio fianco".
"Ed è ancora così, Abby. Potrai sempre contare su di me" si affrettò a rispondere Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola con aria dispiaciuta, ma la ragazza scosse la testa.
"Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, non posso stare qui davanti a te a guardarti negli occhi ed a parlare dei sentimenti che provo per un altro uomo" continuò Abby sentendo un leggero strato liquido offuscarle la vista, che però si affrettò a cacciare sbattendo le palpebre e tornando a guardarlo più decisa che mai. "Non importa ciò che dici: ti ho perso. Ho perso ciò che pensavo che non avrei mai perso e fa così male che, Chuck o non Chuck, non riesco a credere che separarci sia stata la scelta giusta". 
La sua voce tremò, così come la sua schiena venne attraversata da un lungo brivido affatto piacevole. 
Si appoggiò al bancone con i gomiti distogliendo finalmente lo sguardo da quello di Dean, giocando nervosamente con il bicchierino ormai vuoto su cui teneva il suo sguardo ormai offuscato dalle lacrime. 
Da un lato si sentiva così leggera ad aver ammesso ad alta voce di provare dei sentimenti per Edward, ma dall'altro si sentiva così tremendamente distrutta da non pensare di voler più scollare lo sguardo dal fondo del bicchiere che si rigirava fra le mani in modo nervoso.
Non aveva più il coraggio di posare gli occhi sui suoi, pensando di averlo ferito e di aver straparlato nel momento in cui Dean volesse parlare di meno.
Lo sentí sospirare rumorosamente e prendere posto accanto a sé, distendendo gli avambracci sul bancone e sollevando lo sguardo verso di lei, ma Abby non lo guardava. 
Dean pensò che sarebbe bastato così poco per attirarla a sé, per stringerla fra le braccia e convincerla a tornare sui suoi passi.
L'amore tra loro non era sparito e probabilmente Chuck non avrebbe mai rimediato a ciò che avesse scritto nel suo libro.
Avrebbe potuto riaverla, se davvero avesse voluto. 
Allungò una mano per sfiorarle i capelli con un dolce gesto e poi lasciò scivolare le sue dita sulla sua guancia morbida, notando il modo tenero in cui Abby si fosse appoggiata contro il palmo della sua mano. 
Ed in un attimo i loro occhi si incontrarono ed iniziarono a scavare l'uno nell'altra, e Dean lesse tutta la sua paura, il suo dolore e soprattutto il suo grande senso di colpa.
Le sorrise dolcemente e strinse leggermente la presa sul suo viso. 
"Non mi hai perso, Abby. Non mi perderai mai e sarò sempre con te. Rimarrai sempre l'amore della mia vita e in quanto tale, voglio solamente che tu sia felice: non importa se con me o con Edward". 
"No Dean, io non ..". 
"Va tutto bene, ragazzina. Non devi sentirti in colpa per niente, mi hai sentito? Nulla di tutto questo è colpa tua".
Abby sentí gli occhi inumidirsi e scosse la testa perché non voleva ascoltare le sue parole desiderava solamente allontanarsi dai suoi occhi così indagatori, quando sentí la mano di Dean scivolarle dal viso per afferrare il suo sgabello ed avvicinarlo di più a sé, sentendo il suo profumo da così vicino.
La ragazza deglutí a fatica leggendo nei suoi occhi l'attesa di una risposta, ed Abby scosse la testa con aria confusa allungando però una mano per sfiorargli la mano che Dean tenesse posata sul bancone.
Quando si sfiorarono, inevitabilmente un unico brivido coinvolse entrambi facendo accelerare i loro cuori, ed Abby tornò a guardare il ragazzo davanti a sé che deglutì a fatica e sospirò lentamente, continuando a sfiorargli la mano con le dita. "Chuck ha detto che quello che sentiamo lo ha scritto lui, ma è uno scrittore e mente di professione. Quindi come posso sapere se quello che sento adesso mentre ti tocco, lo sento perché lo voglio io e non perché lo ha scritto Chuck? C'è stato qualcosa di vero fra me e te? Cos'è reale, Dean? Perché io non lo capisco più".  
Guardare nei suoi occhi azzurri così confusi non gli era mai piaciuto. Guardare nei suoi occhi azzurri e percepire il dolore, era ciò che Dean odiava di più. 
Ma quella confusione e quel dolore regnavano anche dentro al cuore di Dean, e mentre Abby continuava a disegnare dei piccoli cerchi concentrici invisibili sulla sua mano, Dean non poteva che sentire il suo cuore battere più velocemente.
C'era una parte di lui, quella più meschina ed egoista, che gli suggeriva che quello fosse il momento in cui Abby era più vulnerabile. 
Che quello fosse il momento adatto per farla tornare da lui e non lasciarla più andare via.
E non avrebbe neanche dovuto impegnarsi tanto, dato che Abby lo stesse silenziosamente supplicando di dirle quale fosse la cosa giusta. 
E Dean era così stanco di dover fare la cosa giusta, negando a sé stesso ciò che desiderasse davvero. 
Si schiarí la gola e sospirò sentendosi fin troppo provato da quella situazione, distogliendo lo sguardo e passando a rassegna le poche bottiglie che fossero sopravvissute alla sparatoria con Lee.
Ma quando la presa di Abby sulla sua mano si fece più forte, il ragazzo si voltò tornando a guardarla, e la parte più razionale e ragionevole di sé prese il controllo.
"Tutto quello che so è che Chuck si è divertito a giocare con le nostre vite e potrà anche averci uniti all'inizio, ma so che abbiamo scelto noi ogni giorno di restare insieme superando tutte le avversità che ci lanciava contro. Questo è reale, ragazzina".
Mentre parlava Dean ricambiò la stretta sulla mano di Abby, guardando nei suoi occhi e notando come si fossero appena alleggeriti dal senso di colpa.
La ragazza annuí in silenzio mentre il cuore le batteva forte guardando i suoi occhi verdi ed il sorriso più sicuro che si disegnò sul volto di Dean. 
Lo osservò distogliere lo sguardo per qualche istante mentre usava la mano libera per versare un altro po' di Whisky nei due bicchieri, porgendogliene uno e portandosi il proprio alle labbra per bere due o tre abbondanti sorsi.
Abby non si perse neppure un movimento e si chiese quante volte fosse rimasta insieme a lui, a bere qualcosa in silenzio dopo una caccia come quella. 
Tenne la mano intrecciata ancora a quella di Dean ed usò quella libera per afferrare il bicchiere colmo che le avesse passato da qualche istante: fece oscillare ili liquido alcolico all'interno e lo osservò per una manciata di minuti, scuotendo la testa e sospirando.
Stava per portarselo alle labbra e bere quel liquido, quando si fermò e si voltò ad osservare Dean; incrociò di nuovo il suo sguardo, accennando un sorriso complice. 
Miliardi di momenti passati insieme investirono la loro mente.
Il dolore, i pianti, la perdita. 
Le risate, le nottate di passione, la felicità. L'amore.
Dean deglutí a fatica perché sembrava aver rievocato gli stessi ricordi e tornò a guardare davanti a sé con il fiato corto, ma Abby non riuscì più a contenere ciò che provasse dentro di sé. 
Lasciò andare il bicchiere ancora pieno e adagiò la sua mano libera sul suo braccio,  e Dean tornò a guardarla negli occhi. 
Nessuno dei due proferí parola, ma Abby si avvicinò lentamente mentre studiava il suo sguardo e si sollevò su quello sgabello per raggiungere il suo volto e scoccargli un casto bacio sulle labbra che avesse assaporato per anni. 
Durò solamente qualche istante, presto Abby si scostò e tornò a sedersi sul suo sgabello, continuando a guardare nei suoi occhi verdi per capire cosa volesse Dean.
Avrebbe dovuto respingere quel suo modo confuso di approcciarsi a lui.
Doveva dire ad Abby che per quanto pensasse che il loro amore fosse stato reale, dovevano ancora fare chiarezza.
Abby doveva capire cosa la legasse a Edward e quale fosse l'uomo adatto per lei.
Dovevano trovare un modo per fermare Chuck senza avere delle distrazioni.
Dovevano comportarsi da adulti per non ferire i loro bambini.
Ma quella notte Dean decise di dire alla sua coscienza di chiudere quella boccaccia e che poteva ficcarsi i suoi consigli in un posto preciso.
Per quella notte Dean decise di prendersi ciò che voleva almeno un'ultima volta.
Questa volta fu Dean ad avvicinarsi ad Abby, alzandosi dallo sgabello e chinandosi su di lei per baciarla con un'estrema passione che le avrebbe fatto tremare le gambe se solamente Abby non fosse stata seduta.
Si strinse a lui come se fosse un istinto primordiale e gli circondò il collo con le braccia, mentre sentiva le sue labbra muoversi sulle sue.
Le mani di Dean scesero a sfiorarle le cosce e presto la sollevò, caricandosela addosso per sentirla più vicina. 
Abby si strinse a lui e avvolse le gambe attorno al suo bacino, mentre i baci divennero famelici e saziarsi l'uno dell'altra diventava sempre più difficile.
Si mosse nel locale fino a raggiungere il tavolo da biliardo che fosse ancora integro, appoggiando la ragazza sul bordo e stringendo le sue cosce con forza, mentre sentiva Abby baciarlo con trasporto e sfilargli la giacca e la camicia, che caddero sul pavimento con un forte tonfo. 
Dean le sfilò il maglione per fargli fare la stessa fine e per un istante i due ragazzi tornarono a guardarsi negli occhi rimanendo in silenzio mentre il fiato diventava corto e la bocca gli si asciugava.
Entrambi sorrisero e Dean sollevò una mano fino alla guancia di Abby, sfiorandola con il pollice ed avvicinando il viso fino al suo per appoggiare la fronte contro la sua.
Proprio quando Dean pensò di avere appena ritrovato la lucidità e di riuscire a fermarsi prima che fosse troppo tardi, Abby tornò a baciarlo con estrema foga mentre le sue mani vagavano sul corpo di Dean fino a raggiungere la fibbia dei suoi pantaloni, sentendolo ansimare contro le sue labbra. 
Dean scese a stuzzicarle il collo ed Abby lo strinse di più, chiudendo gli occhi e gemendo di piacere.
Eppure il ragazzo sapeva che se non si fosse fermato in quell'istante, probabilmente avrebbe passato un'altra delle migliori notti della sua vita insieme ad Abby, ma che non avrebbe risolto assolutamente nulla.
Scosse la testa ed interruppe quel bacio famelico, allontanandosi quel tanto che bastasse per aumentare la distanza tra loro e guardare Abby negli occhi. "No, non così ragazzina. Aspetta".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, chiedendogli spiegazioni con lo sguardo: sentiva che Dean la desiderava allo stesso modo, ma allora come mai si era fermato?
Dean accennò un sorriso più convinto prendendole il viso fra le mani e respirando il suo profumo così invitante, che gli aveva sempre fatto perdere il controllo. "Non c'è niente che io voglia più di questo, Abby: sentirti mia, sentire che il tuo cuore e la tua testa vogliono la stessa cosa. Ma sei ancora confusa ed io non posso approfittare di questo momento, non se prima non avrai fatto chiarezza su quello che vuoi".
Abby ascoltò le sue parole e sentì il cuore battere più velocemente, sentendo le sue dita sfiorarle le guance con delicatezza.
Quelle sue parole non facevano altro che convincerla che fosse nata per amarlo, per trascorrere la sua vita insieme a lui.
Eppure una piccola parte di lei le suggeriva che Dean avesse ragione e che se voleva davvero essere sicura di una sua scelta, avrebbe dovuto fare luce sui suoi sentimenti.
Si aggrappò alla sua maglia accartocciandola sotto le dita per avvicinarlo di più a sé quasi come se potesse scapparle da un momento all'altro, e Dean le sorride amaramente mentre ancora le sfiorava il viso e notava i suoi occhi farsi più tristi. "Va tutto bene, Abby".
"No, non va bene per niente. Sto rovinando tutto: la nostra famiglia, noi".
Avrebbe voluto dirle che le sue parole non fossero vere, ma Dean sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, Abby non lo avrebbe ascoltato.
Dean ci aveva pensato molto ed aveva capito che nessuno gli aveva imposto di innamorarsi di Abby: avevano potuto mediare il loro incontro, ma Dean sapeva che si sarebbe innamorato di lei in ogni universo. Senza un motivo o una spiegazione.
Quando vide le lacrime fare capolinea sui suoi occhi, Dean scosse la testa e si affrettò ad asciugare, sfiorandole le guance e le labbra rosse e carnose. "Voglio che tu vada via, adesso. Dovrai affrontare Edward prima o poi".
"Dean..".
"Non è sbagliato se lo ami".
Il labbro inferiore le tremò mentre ascoltava quelle parole, chiedendosi come potesse Dean guardarla con quello sguardo carico di amore mentre la spingeva fra le braccia di un altro uomo. 
Davanti a quell'altruismo Abby sentì il suo cuore battere più velocemente, pensando che stesse compiendo uno dei gesti più nobili.
Le sfuggí un singhiozzo ed Abby si rifugiò sul suo petto, appoggiandovi il capo mentre Dean le sfiorava i capelli, tenendola stretta per tranquillizzarla.
Aveva bisogno di coraggio e di forza per potersi  convincere a mettere i piedi in fila e ad uscire da sola da quel locale.
Quando finalmente fu pronta, Abby sollevò lo sguardo verso di lui ed accennò un sorriso più sicuro e pieno nei suoi confronti.
Dean ricambiò quel suo sorriso e le fece l'occhiolino, non aspettandosi quando Abby si sollevò quel tanto che bastasse per unire le loro labbra in un bacio lento e casto che gli fece girare la testa ed impazzire il cuore, sapendo inevitabilmente di addio.
Quando la vide allontanarsi dalle sue labbra ed andare via, Dean ebbe l'unico rimpianto di non averla trattenuta qualche altro istante.
Abby sciolse la presa su di lui ed abbassò lo sguardo, senza dire una parola scese dal biliardo e si allontanò senza guardarlo più.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer47