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Autore: LadyPalma    15/06/2023    2 recensioni
Modern!AU Alicent, maestra di trent'anni, ha deciso che vuole avere un bambino; il fratello del marito della sua migliore amica, il misterioso e spietato avvocato Larys Strong, risulta essere per qualche motivo il candidato perfetto per il progetto. Nessun sentimento, nessun coinvolgimento, soltanto uno scambio di favori. Cosa può andare storto?
(Avvertimento non-con nel passato, con riguardo a Viserys).
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alicent Hightower, Harwin Strong, Larys Strong, Otto Hightower, Rhaenyra Targaryen
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Granchi per colazione
– Parte 3 –




 

Le settimane si susseguono rapide tra gli impegni quotidiani, il lavoro e gli incontri tra loro due che sono sempre più frequenti e intimi. Il tempo sembra volare, ma il segno tangibile è il ventre di Alicent che inizia a mostrarsi – lei s'incanta spesso davanti allo specchio a guardarsi di profilo – e i vestiti che ormai non le stanno più. È arrivata al quarto mese di gravidanza e quasi non se n'è accorta, o forse ha finto di non farlo, custodendo solo per se stessa (e per Larys) il segreto di quella nuova vita, e rimandando ancora un po' il momento in cui dovrà spiegarlo a qualcuno.

Ora, però, quando vede che anche la maglia più larga che ha non riesce più a camuffare del tutto la sua nuova rotondità, capisce che quel momento è arrivato e, in unico slancio di coraggio, prende la decisione di comunicarlo nella stessa settimana sia ufficialmente a lavoro (anche se ormai le voci sul bambino della maestra Alicent hanno iniziato a circolare anche tra gli stessi bambini), sia a agli amici più cari. Per suo padre ha bisogno di ancora più tempo. Tuttavia, la prima persona a cui sceglie di dirlo – e non sa neanche lei se è perché è il momento più facile o quello più difficile – è Rhaenyra. Si presenta quello stesso pomeriggio appena dopo scuola nella villetta degli Strong e stavolta le basta rimuovere il cappotto e portare quasi per caso una mano sul ventre per vedere gli occhi della sua migliore amica spalancarsi di fronte all'improvvisa illuminazione.

"Ali, per i Sette Dei, ma… come è possibile?" 

Harwin scocca un'occhiata divertita a sua moglie, anche se appare sorpreso a sua volta. "Credo tu sappia benissimo come è possibile, amore. Anche se, in effetti, non avevamo idea tu frequentarsi qualcuno…"

"Non frequento nessuno, e a dire il vero il come è leggermente diverso dal solito" precisa Alicent con un sorriso un po' forzato, prima di raccontare brevemente una versione alternativa ed edulcorata degli eventi, quella in cui ha proceduto con l'inseminazione artificiale e ha scelto un donatore anonimo dal catalogo.

Tenta di mantenere un tono allegro e tranquillo, anche se le pellicine torturare sulle sue dita sono il sintomo della sua latente agitazione. Nonostante sappia che la sua amica è di mentalità molto aperta, una parte di se stessa (quella che una libertà dai preconcetti e dalla morale sociale non l'avrà mai) teme il giudizio, per voler diventare una ragazza madre e per essere del tutto incapace di trovarsi un uomo decente con cui iniziare una famiglia nel modo normale. Sa che Rhaenyra non lo penserebbe mai, ma suo padre lo farà, lei stessa talvolta lo fa.

Ma la paura si scioglie insieme al sorriso contento di Rhaenyra e all'abbraccio in cui la stringe. Le dice che è fiera di lei, che sarà un'ottima madre, e che lei e Harwin saranno lì a supportarla in qualsiasi momento, per qualsiasi cosa.

"Saremo entrambe mamme, pensa! Luke e il tuo bambino si porteranno solo… quanto? Due anni e mezzo? Sarà bellissimo, cresceranno come se fossero cuginetti!" prosegue Rhaenyra e, dannati ormoni, Alicent non riesce a trattenersi dal piangere e ridere contemporaneamente. Non sai quanto sarà così, non può fare a meno di pensare.

Proprio in quell'istante – mentre Alicent ride con gli occhi lucidi, Rhaenyra le stringe le mani e Harwin riempie i calici di succo di frutta per brindare alla splendida notizia – una voce irrompe nell'ingresso, una voce che tutti loro (e Alicent una volta di più) riconoscerebbero tra mille.

"Quante volte ti ho detto di non lasciare la porta aperta così, caro fratello, la criminalità nella zona sta aumentando e–" La figura ben nota di Larys si affaccia ben presto alla porta del soggiorno e lì rimane immobile per qualche istante, interrompendo anche la frase che stava pronunciando, mentre sposta rapidamente lo sguardo su tutti i presenti. "Sembra che mi stia perdendo qualcosa di importante. Di cosa si tratta?" 

È Harwin il primo a reagire e, dopo aver chiesto con uno sguardo il permesso a Alicent, si fa carico di comunicare la notizia anche al fratello, usando una cautela e una premura che fanno quasi sorridere Larys. Si chiede per un attimo cosa avrebbe provato davvero nello scoprire in quel modo della gravidanza, se lei non si fosse mai rivolta a lui e se quel bambino non fosse stato il suo; adesso, invece, gli tocca il ben più semplice compito di fingere indifferenza – ma non troppa – e stirare le labbra in un sorriso di circostanza, mormorando delle congratulazioni di rito. Accetta il bicchiere che Harwin gli porge, unendosi a quel brindisi analcolico improvvisato, e poi resta in silenzio e sullo sfondo mentre le due donne iniziano a parlottare di ecografie, vestitini e culle, e fingere indifferenza è appena più difficile perché vorrebbe invece ascoltare attentamente, vorrebbe essere lui a parlare con lei di queste cose, pure se a conti fatti non dovrebbe interessargli. Si alza sul finire del dibattito "Aspettare di sapere il sesso del bambino per dipingere le pareti della stanza, oppure scegliere un colore neutro come il giallo", e l'ultima cosa che sente prima di uscire è una scherzosa manifestazione di gelosia, non sua: "Non l'hai detto prima a Joanna Lannister, vero?".

O meglio, è la penultima cosa, perché Harwin lo segue e chiude la porta del soggiorno alle sue spalle. "Allora?" domanda in modo eloquente, mettendo le braccia conserte – posizione che lui ha sempre creduto (a torto, secondo Larys) fosse in qualche modo intimidatoria. Magari con qualcuno funziona, con lui no.

"Allora cosa, fratello?" ribatte Larys, anche se sa benissimo a cosa quella domanda allude, ma è più divertente e comodo fingere il contrario, mostrare di essere come sempre in controllo.

Harwin, infatti, sbuffa e scioglie le braccia. "Andiamo, la donna di cui sei innamorato sta avendo un bambino, non puoi farmi credere che la cosa non ti tocchi. Credi che non abbia capito che praticamente vieni da anni a cena il sabato da noi solo per poter vedere lei?"

Larys, che già stava per incamminarsi verso il portone d'ingresso, si volta di scatto verso il fratello con un'espressione truce e il primo istinto lo conduce a lanciare un'occhiata verso il soggiorno per verificare che la porta che li divide dalle due donne sia ben chiusa.

"Io non sono innamorato di Alicent" dice in un sussurro che gli esce più come un sibilo, "e anche se fosse, sarebbe del tutto irrilevante. Ti sarei grato se non proiettassi su di me le tue svenevoli fantasticherie romantiche".

Harwin annuisce piano, poi inaspettatamente ridacchia, "Ah, fratellino, forse se non avessi usato così tanta enfasi ti avrei anche creduto", e gli stringe una spalla con quel fare paternalistico che Larys ha sempre odiato, ma che, di fatto, accetta soltanto da lui – anche se non questa volta. Si scrolla la mano di dosso con una certa irritazione e poi se ne va. Nel tragitto in automobile e ancora dopo, mentre cena, mentre rivede le prove del caso Bolton, perfino mentre ascolta Strauss, si dice che da oggi in poi deve imporsi di essere più controllato, più distante, perché lui ha bisogno di restare concentrato su ciò che è davvero importante – i suoi casi, il suo nome, i suoi progetti – e non è di certo uno stupido.

Ma, alla fine, appena dopo la mezzanotte, mentre sorseggia camomilla corretta con whisky, di getto si ritrova a scrivere un messaggio e a inviarlo.

Le pareti della cameretta del bambino sarebbe meglio dipingerle di verde.
Se vuoi, domenica ti accompagno a scegliere la vernice.

E quando arriva la risposta – Sarebbe splendido. P.s. il verde è anche la mia prima scelta – si ritrova a sorridere, da solo, proprio come lo stupido che dice di non essere.

 

*

 

Quella domenica è un giorno come un altro, eppure non lo è. Non lo è fin dalle nove di mattina quando trascorrono venti minuti soltanto per decidere la tonalità di verde, se un riposante tè verde o un più deciso verde pistacchio. 

"Non voglio che mio figlio dorma in un ambiente che lo agiti".

"Oh, Alicent, non stiamo parlando di fare delle pareti rosse! O vorresti forse che il granchietto dorma sempre?"

"Beh, a dire il vero non sarebbe male se riposasse e– Aspetta, come hai chiamato il bambino?"

Alicent ha ancora un sorriso decisamente troppo intenerito sulle labbra quando l'addetto alle vendite si avvicina, indossando l'espressione affabile di chi non capisce l'entità dell'evento che è appena avvenuto e simili situazioni invece crede di averle viste molte volte. 

"Le coppie di nuovi genitori si riconoscono sempre! Il campioncino che ha in mano signore è molto interessante, tuttavia, se volete un consiglio, quello che ha in mano sua moglie è il più scelto".

Alicent spalanca leggermente gli occhi e apre la bocca pronta a smentire, ma Larys la precede. "Ci riflettiamo ancora un po' da soli, grazie" taglia corto prima di tornare a guardare le gradazioni di verde disponibile, e lei è talmente senza parole – da quel soprannome affettuoso per io bambino, dal fatto che per la prima volta siano passati per una coppia di marito e moglie in attesa del primo figlio e lui non si sia preso il disturbo di correggere – da optare anche lei senza più alcuna rimostranza per il verde pistacchio.

E di verde pistacchio si riempie la piccola stanza destinata al bambino, due secchi di vernice in cui intingere i rulli prima di spalmarli sui muri. Un imbianchino di professione ci avrebbe messo forse un'ora, una persona qualsiasi qualcosa di più, ma loro due – lei con il pancione e lui con la mano destra occupata nel reggere il bastone quando è in piedi – impiegano il resto della mattinata e quasi l'intero pomeriggio. Il lavoro è sfiancante, faticoso, ma soddisfacente; il risultato è impreciso, grossolano, ma immancabilmente verde. Conversano a loro modo con il sottofondo di una playlist di musica classica su spotify ("L'ideale se vuoi davvero un bambino poco agitato" assicura Larys, senza lesinare uno scherzoso acido commento sui gusti musicali abituali di Alicent), mentre colmano le reciproche difficoltà per portare a termine l'operazione. Si fermano spesso, sedendosi stremati sul divano rischiando per ben due volte di addormentarsi, e alla fine, verso sera, si ritrovano seduti attorno al tavolo della cucina davanti a due cartoni di pizza ordinati a domicilio. 

Fa strano ed è tremendamente naturale, pensa Alicent, mentre lo vede davanti a lui con le maniche della camicia bianca arrotolate fino ai gomiti, sporcarsi le mani di pizza e bere della banale coca cola. Sembra un'altra persona, più rilassata, più autentica, eppure è sempre lui, con il suo tipico modo singolare di conversare.

Fa strano ed è tremendamente naturale, pensa Larys, mentre la vede seduta con la salopette premaman di jeans dalle bretelle troppo lente che le cadono dalle spalle, senza trucco, con i lunghi capelli ramati arruffati e il contorno delle labbra segnato dalla salsa di pomodoro. È bellissima senza neanche provarci, sembra così libera e felice mentre ride e–

"Perché stai ridendo, Alicent?"

Lei si prende tutto il tempo per finire di masticare il boccone prima di rispondere, e quando lo fa la risata si è trasformata in un sorriso. "È solo che non avrei mai pensato di vederti così. Ti immaginavo mangiare anche la pizza in un piatto di ceramica con forchetta e coltello. Sembri quasi un comune mortale adesso".

Larys si porta uno sguardo sulle mani dove stringe ancora il trancio di pizza arrotolato e si sente quasi sorpreso da se stesso. "Ed è quello che faccio, in effetti, non credo di ricordare l'ultima volta in cui ho mangiato con le mani, forse ero bambino". Quell'inezia lo turba, perché si impone di seguire un ordine preciso anche quando è da solo e nessuno lo vede, mentre adesso mostrarsi non impeccabile è qualcosa che si ritrova a fare senza neanche rendersene conto. Mangiare la pizza con coltello e forchetta non è una questione di gusti raffinati, è una questione di controllo. Che controllo c'è nello starsene seduti a ridacchiare e a sbrodolarsi la mozzarella filante addosso come una persona qualsiasi? Che controllo c'è nell'essere una persona qualsiasi? Ed è buffo, strano e naturale, che l'aspetto meno costruito della sua persona lui non l'abbia mostrato mai neanche di fronte a sé stesso, ma a lei sì.

È una consapevolezza che gli provoca un dolore fisico al petto, che gli fa venire voglia di scappare da quella casa e allo stesso modo restarci il più a lungo possibile. È in quel momento, inaspettatamente, che in maniera lucida gli viene in mente per la prima volta che forse quella sensazione potrebbe durare per davvero, se soltanto lui decidesse di voler chiamare quel bambino davvero suo, se soltanto ammettesse con se stesso che Harwin ha ragione e ama Alicent da sempre. Se soltanto anche lei potesse amare lui.

Forse per questo – per stupore, per paura – quando apre bocca di nuovo lo fa per raccontare, apparentemente senza nessun nesso logico, dei dettagli il caso che sta seguendo al momento, cosa che si è ben guardato dal fare prima. Ramsay Bolton è accusato di omicidio nei confronti di suo padre per mere ragioni economiche, di aver rapito, torturato psicologicamente e mutilato fisicamente un ragazzo che si era indebitato con lui, di aver scuoiato vive almeno altre due perosne, e Larys elenca ogni accusa con il solito distacco professionale che, per lui, è sempre stato ben poco simulato.

"Un caso abbastanza semplice…" commenta Alicent con una evidente difficoltà, così come è evidente che quello spaccato così vivido del lavoro di lui l'ha turbata. "Non possono di certo dichiarare innocente un uomo simile, non con la testimonianza di questo Theon Greyjoy, non con–"

Larys la guarda divertito. "Ti ricordo, mia cara, che io sono un avvocato difensore. Il mio ruolo è proprio quello di far prosciogliere il signor Bolton da ogni accusa" precisa, e lo fa con un tono e un sorriso tali da far capire quanto ci goda a prendere le parti di un personaggio del genere.

E masochisticamente ci gode anche nel vedere un'espressione di paura disegnarsi sul volto di Alicent, un'espressione che lui non vedeva ormai da molto tempo, relegata a quando erano solo semplici conoscenti e non condividevano ancora un letto (e molto altro). Vuole che lei ricordi esattamente chi lui sia, vuole che lei non pensi neanche per un secondo che lui sia ciò che si mostra con lei.

Vedere Alicent spaventata da lui non gli piace come crede, ma è quello di cui ha bisogno.

 

*

 

Larys ci prova ancora, ci prova davvero, a essere più distante, ma è impossibile per lui non rispondere subito ai messaggi e alle chiamate di Alicent, non pensare a lei ogni  volta che qualcuno parla di bambini, ogni volta che pensa a qualcosa di bello per portarlo avanti fino alla fine della settimana, ogni volta che pianifica cosa fare nel weekend. In breve, pensa a lei ogni volta. 

Per il bambino in sé non prova ancora nulla, e se si informa della gravidanza è, sempre, per informarsi banalmente di lei. Come si sente? Ha bisogno di aiuto? Come è andata l'ultima visita? Lei gli parla dei battiti del cuore che sente a ogni visita, gli dice che ogni esame è risultato negativo e che il bambino è sotto ogni aspetto sano, confessa che avrebbe potuto sapere il sesso ma che lei preferisce ricevere una sorpresa.

Larys non riesce a condividere quella gioia totalizzante di Alicent, non scalpita per sapere se il granchietto è forse una granchietta, e anche mentre stringe tra le mani la seconda ecografia e il feto è del tutto formato, non prova niente di speciale. Reagisce in maniera quasi neutra a tutto, ma non manca mai di chiedere comunque. È che il pensiero che qualcun altro possa sapere più di lui, prima di lui, lo manda fuori di testa, così come l'idea che lei possa preferire di rivolgersi a qualcun altro. Amico, amante, confidente, complice: vuole essere tutto per lei, anche se formalmente non vuole essere niente.

Così, quando lei gli dice che non se la sente di andare da sola, la sera, al primo incontro del corso preparto, lui non ci pensa due volte prima di offrirsi di accompagnarla.

 

*

 

Non avere un compagno con cui condividere gioie e ansie della gravidanza non pensa troppo ad Alicent, e non le pesa perché accanto a lei – molto più di quanto si era aspettata, molto più di quanto era stato previsto – c'è Larys, e se è paradossale, visto che lui è in effetti il padre, lei finge di non notarlo. Non riflette più prima di scrivergli o chiamarlo, sul fatto che lui è la prima persona a cui pensa quando ha bisogno di qualcuno o se riceve una notizia, su come lui ormai sia entrato a pieno diritto nella sua vita anche se non è ancora chiaro il suo ruolo. Larys per lei è tutto anche se non è niente: una definizione migliore non la cerca.

Nel silenzio della sua mente, preferisce non ragionare più sulla complessità del loro rapporto, non fintanto che c'è e funziona e s'illude che le possa bastare così; ad alta voce, però, forse senza neanche esserne consapevole, si ritrova a delineare nuovi confini, che si spingono sempre un po' più in là.

Tranquilla, mi darà un passaggio Larys – ha scritto a Rhaenyra quella stessa mattina.

Le pareti? Ti ringrazio davvero, ma mi ha dato già una mano Larys – dice a Harwin che si offre (con giorni di ritardo) di prestarsi come imbianchino improvvisato.

Le nausee ormai non le ho più, il mio amico Larys ha trovato su Internet un rimedio che funziona tantissimo – confida casualmente a Joanna Lannister in sala insegnanti, mentre l'altra ricorda le sofferenze patite nella sua di gravidanza.

Se gli altri iniziano a notare la presenza sempre più pervasiva, per quanto apparentemente innocente e casuale, di quel nome nelle conversazioni, non dicono nulla, non ancora. La prima a sottolineare la cosa è, inaspettatamente, una persona che non conosce bene, che non vede da tempo e con cui trascorre soltanto l'ora e mezza del primo incontro del corso preparto. 

Laena Velaryon nella mente Alicent non è altro che la ragazzina vivace fidanzata con il fratello di Viserys, ma adesso, quando se la ritrova davanti tra le tante mamme in attesa del corso, è diventata una donna elegante e decisamente bellissima. Ci mette un po' a riconoscerla e infatti è l'altra, con un sorriso caloroso (lo stesso sorriso di sempre, e forse è questo il campanello definitivo di riconoscimento), a chiamare il suo nome e a salutarla. Di Alicent e Larys, Laena vede pochissimo: vede lui che l'accompagna fin dentro il salottino d'attesa, chiedendole con premura se ha bisogno di qualcosa e ricordandole che verrà a prenderla non appena lei gli scriverà un messaggio; vede il modo in cui si sorridono e si guardano, un modo che anche solo per lo spazio di secondi sembra essere inequivocabile. Ascolta appena qualcosa in più, briciole di un vissuto quotidiano che non fanno altro che confermare quella prima impressione. 

Oh, io non ho un nickname per il bambino, a dire il vero. Ma Larys – sai, l'uomo che era con me – si riferisce sempre a lui o a lei come granchietto, ed è una lunga storia ma ora è granchietto anche per me.

Non parlarmi di voglie, è una vera fortuna che Larys sappia sempre dove trovare i cibi più impensabili a tutte le ore.

Anche io sarei favorevole a spostare gli orari del corso; certamente Larys continuerebbe ad accompagnarmi, però…

È quindi con innocenza che, al termine di quella prima lezione, mentre escono dalla sala e si scambiano i saluti, Laena dice: "Mi ha fatto piacere rivederti, Alicent. E sono davvero contenta di sapere che anche tu hai trovato finalmente l'amore. Tu e il tuo compagno sembrate davvero molto affiatati e da quello che mi dici lui è già così pronto a essere padre. Vorrei il mio Daemon fosse coinvolto allo stesso modo, ma suppongo ci voglia tempo".

Per un lungo momento, Alicent si chiede se non sia il caso di correggere quel fraintendimento, ma l'attimo passa e si limita a sorridere e basta. È la seconda volta che vengono scambiati per una coppia in pubblico e stavolta è lei a scegliere di tacere. 

Perché la verità è che quel fugace scenario alternativo che le si è aperto davanti le piace, anche se da questo istante in poi accontentarsi di un'assenza di definizioni nel loro rapporto le sembra all'improvviso difficile.

 

*

 

Alicent è ormai entrata nel sesto mese di gravidanza quando decide di comunicare la notizia anche a suo padre. Non si vedono dal vivo da Natale e, forse, nonostante le chiamate frequenti e i ripetuti inviti, neanche Otto ha mai sperato davvero in un incontro. Se da giovane Alicent stravedeva per suo padre, obbedendogli ciecamente in qualsiasi cosa specialmente dopo la morte della madre, dopo la rottura con Viserys è come se lei avesse rotto anche con suo padre. 

Del resto, fin da piccola Otto l'aveva cresciuta nella bolla protettiva della fede religiosa e impedendole di avere qualsiasi frequentazione con i ragazzi suoi coetanei, per poi letteralmente donarla invece – ingenua e dolce com'era – a Viserys Targaryen, l'uomo più ricco e influente di Approdo del Re e probabile futuro governatore (come lo sarebbe poi in effetti diventato). Un matrimonio con Viserys era stato il grande piano che Otto aveva avuto da sempre in serbo per la sua unica figlia, e quando lei si era tirata indietro poco dopo il fidanzamento ufficiale, annunciato anche sopra i giornali, lui l'aveva vissuto come un tradimento personale. Se si guarda indietro ora, Alicent vede nel ricordo di suo padre solo ambizione, manipolazione e controllo; eppure, per quanto una parte di lei (quella libera, quella consapevole, quella cresciuta) lo odia ancora, un'altra (quella spaventata, quella innocente, quella eternamente bambina) è destinata a essere sempre alla ricerca della sua approvazione e del suo affetto.

Per questo, dopo avergli negato con ogni scusa possibile un incontro durante quei mesi, si ritrova ad accettare l'invito ad un pranzo fuori, sorprendendo di fatto entrambi, e così si ritrova finalmente in piedi davanti a lui in un vestito premaman azzurro che accentua invece che nascondere il suo stato.

"Ciao papà" lo saluta, con una mano ostinatamente posata sul grembo, anche se il tono le esce meno fiero e molto più titubante di come avrebbe voluto. 

Otto, seduto al tavolo centrale del lussuoso ristorante, quasi soffoca con il vino che stava sorseggiando nell'attesa e si alza in piedi in uno scatto repentino. Ci vuole tutto il suo proverbiale autocontrollo – quello che gli permette di stare anche dodici ore di fila in sala operatoria senza battere ciglio, quello che lo ha fatto conoscere come La Mano Impassibile in tutto l'ospedale – per tornare lentamente a sedersi e a farle un brusco cenno di fare lo stesso. Mentre vede il suo sguardo perso e i secondi e poi i minuti passano (tanto che il cameriere si sente in dovere di chiedere se è tutto a posto) in silenzio, Alicent quasi osa sperare in una reazione gioiosa, che quel bambino, magari, possa essere un nuovo inizio anche per loro due. Tuttavia, non può dirsi stupita nel sentire la prima domanda che esce dalle labbra dell'uomo, dato che è esattamente quella su cui avrebbe razionalmente scommesso.

"Chi è il padre?" E poi, senza alcuna soluzione di continuità: "Spero che sia almeno di una posizione sociale accettabile e – non farmici neanche pensare! – che voglia assumersi le sue responsabilità e sposarti, come ogni uomo che si rispetti dovrebbe fare".

La donna accenna un sorriso amaro, di inevitabile delusione. "È solo di questo che ti importa?"

"Di cos'altro dovrebbe importarmi se non del benessere di mia figlia? Le persone inizieranno presto a parlare, cosa credi?"

"Sono una semplice maestra elementare, a nessuno importa di quello che faccio e–"

"A dispetto di quello che ti piacerebbe, tu non sei una semplice maestra, Alicent! Sei mia figlia, sei una Hightower, e sei anche la ex fidanzata di Viserys Targaryen! Presto le persone inizieranno a parlare, e cosa pensi che diranno di te – cosa pensi che diranno di me?"

Per qualche lungo secondo, Alicent non ha alcuna reazione, soltanto il nome del suo ex fidanzato le ha strappato un impercettibile tremito. Tipico dell'illustre cardiochirurgo Hightower preoccuparsi solo della sua reputazione, pensa, ma si chiede anche se è sempre stato così e se solo soltanto da adulta ha iniziato a vederlo con chiarezza in tutto il suo egoismo e la sua ambizione. Non importa, forse.

Potrebbe dirgli che la sua posizione è stupida, che è al sesto mese ormai e che a nessuno importa di degnare d'attenzione il suo pancione (e a lei non importerebbe comunque di loro), che ormai anche i giornali si sono dimenticati della sua relazione con Viserys (vorrebbe poterlo fare anche lei), che nel 2023 non è uno scandalo per una donna crescere un bambino da sola (e se lei ogni tanto lo pensa ancora, è solo per il retaggio di ciò che lui le ha instillato dentro da sempre). Forse, però, non è importante neanche tutto questo.

Alicent tace, poi lentamente si alza in piedi, senza distogliere lo sguardo da lui, e adesso sì che appare fiera esattamente come avrebbe voluto essere fin dal primo momento. "Parli del mio benessere, ma evidentemente abbiamo due concezioni differenti in merito. Ti auguro una buona cena, da solo". 

Senza alcun ripensamento, recupera la borsa e si dirige a passo svelto verso l'uscita del ristorante. Non sa cosa credeva di poter vedere in lui, cosa sperava di poter ottenere di diverso da quell'incontro, ma sa benissimo che, se indugiasse ancora in sua presenza, suo padre sarebbe anche capace di riportarla di nuovo a quello stato di fragilità e impotenza da cui solo faticosamente è riuscita a tirarsi fuori. Non può permetterselo, non deve, non vuole. È più forte ora di quanto lo fosse sei anni prima, certo, eppure non lo è abbastanza da non scoppiare a piangere una volta salita sulla sua auto.

Non abbastanza da non fare una deviazione prima di tornare a casa.

   
 
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