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Autore: Justice Gundam    16/06/2023    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 12 – La selva dei conigli

 

Il cielo notturno terso ed illuminato sembrava quasi prendere in giro Pepa durante il suo turno di guardia. La giovane ranger passeggiava nervosamente su e giù vicino alle caverne in cui i superstiti di Pasiega avevano finalmente trovato rifugio. Dando un'occhiata all'interno della grotta più vicina, vide i due dragonidi, Albion e Draig, che dormivano seduti per terra, schiena contro schiena e con le armi tra le mani, tenute ben salde in caso i due guerrieri fossero stati costretti a combattere. All'interno della caverna, distesi su materassi improvvisati di foglie e stoffe, gli abitanti di Pasiega dormivano, finalmente mostrando un minimo di serenità dopo la distruzione del loro villaggio. Se non altro, la presenza di Albion, Draig e il resto del loro gruppo faceva sì che i loro compaesani avessero almeno l'illusione di essere protetti.

Pepa non riusciva ad essere così ottimista sulle loro possibilità. Non credeva che quello che avevano visto fosse anche soltanto una decima parte di ciò che quei maledetti insettoidi avevano in serbo  per loro... quei nemici erano arrivati alle porte di Pasiega con incredibile furtività, e avevano colpito con una rapidità e spietatezza che la giovane donna non poteva che attribuire a persone che avevano molta esperienza di simili attacchi. La milizia cittadina che il capitano Verdugo e la vice-comandante Torreblanca (che la Regina Corvo accogliesse le loro anime valorose) erano riusciti a mettere assieme si era rivelata quasi del tutto inutile davanti alla forza dimostrata dagli insettoidi... come potevano sperare loro, un piccolo drappello di sopravvissuti raffazzonati, di sfuggire a questi spietati persecutori? Pepa doveva ammettere che ammirava i due dragonidi per il modo in cui cercavano con tutte le loro forze di tenere viva la speranza nei loro compagni... ma forse, rifletteva la giovane donna, quella speranza non era altro che una crudele illusione.

Sospirando, Pepa passò davanti alla caverna nella quale dormivano quel ridicolo halfling e quell'ammasso di muscoli e pelliccia che in qualche modo era stato convinto a fare loro da guardia del corpo. Un altro di quei trucchetti da halfling? O magari era una stregoneria da druido? In ogni caso, Pepa non sapeva esattamente cosa pensare. Quel ridicolo halfling era stato utile, su questo non ci pioveva... ma il carattere sospettoso e paranoico di Pepa non le permetteva di abbassare del tutto la guardia. Aveva il presentimento che quell'infido halfling avrebbe potuto sfruttare la situazione per farsi scortare in un luogo sicuro, e poi abbandonare la gente di Pasiega al loro destino. O forse avrebbe potuto condurli verso un'imboscata, e prendersi quello che di prezioso avevano addosso una volta che gli insettoidi avessero finito con loro. O magari farli divorare nel sonno da quel ghiottone gigantesco che ora dormiva accanto a lui...

Con un brivido, Pepa si impose di non lasciarsi prendere la mano, e guardò di nuovo nella caverna, dove Hipolito dormiva tranquillamente accanto al massiccio Gulo. Il gigantesco ghiottone era acquattato sul terreno, con gli occhi chiusi, come se fosse stato un vecchio cane da guardia che si rilassava assieme al suo padrone, ma le sue orecchie scattavano ancora di quando in quando, cogliendo tutti i suoi della notte. E poco più in là, anche Serena e Damiàn si stavano godendo un po' di riposo, avvolti nelle loro coperte improvvisate. La ragazzina dai capelli neri era acquattata contro il muro, e dormiva con un'espressione pacifica che suscitava in Pepa un misto di invidia ed allarme. Aveva visto di persona di cosa fosse capace quella ragazzina - i suoi poteri arcani avevano qualcosa di misterioso ed inconoscibile, e a volte anche soltanto guardandola negli occhi sentiva che c'era qualcosa di strano nel suo modo di pensare e di fare. Del resto, non aveva tenuto a bada quella mostruosa viverna con la pura e semplice forza di volontà? Se Pepa non lo avesse visto con i suoi occhi, non ci avrebbe creduto...

La ranger scosse la testa e abbassò il suo arco. Forse si stava davvero lasciando prendere la mano dalla paranoia. In fondo, era stato anche grazie alla capacità di Hipolito di parlare con gli animali che erano riusciti a trovare quella sistemazione per la notte... e se Serena non avesse sfruttato le sue abilità occulte, non sarebbero riusciti a sfuggire a quella viverna nera. Forse sarebbe stato più giusto da parte sua deporre i suoi sospetti e comportarsi in maniera più aperta e collaborativa verso di loro...

"E così... eccomi qui in quest'isoletta sperduta nel bel mezzo del Pelagius, dove accompagno un gruppo di baldi esploratori e sopravvissuti disperati in quella che potrebbe facilmente trasformarsi in una trappola mortale." riflettè con malinconia. "Già... sinceramente, non credevo che sarei arrivata a questo. Quando ho cominciato l'addestramento, avevo dei sogni e delle speranze anch'io... e adesso invece, ho l'impressione di essere l'unica a capire davvero quanto sia disperata la situazione in cui ci troviamo. Tristàn... che cosa diresti, se vedessi quello che sono diventata? Come ho preso i sogni che avevamo... e li ho trasformati in cenere e polvere?"

La ranger sentì delle lacrime salirle agli occhi e le ricacciò indietro. Non poteva perdere tempo con queste sciocchezze sentimentali. Non avrebbero certo migliorato le loro già esigue possibilità, e non poteva lasciare che il suo dolore la influenzasse. Doveva concentrarsi e fare il suo turno di guardia con il massimo dell'impegno. Per fortuna, fino a quel momento non si erano verificati tentativi di attacco da parte di quei disgustosi insetti giganti... forse avevano deciso di stare alla larga dalla tana di Gulo, visto che il gigantesco ghiottone se ne era mangiati un bel po'. Comunque, meglio non abbassare la guardia. Quelle bestiacce potevano apparire in qualsiasi momento, e sicuramente la notte era il momento migliore per tendere un agguato ai superstiti di Pasiega...

Comunque, almeno fino a quel momento, non era successo niente. Cercando di rilassarsi e concentrarsi sul suo compito di vedetta, Pepa soffocò uno sbadiglio e si costrinse a prestare più attenzione a ciò che la circondava. Incoccò lentamente una freccia e si incamminò lungo il pendio di roccia che cominciava a scendere verso le praterie ricoperte di erba rigogliosa. Doveva ammettere che quella visione della natura era impressionante, a modo suo...

Forse era emblematico del potere della natura e di cosa fosse capace quando non c'era l'uomo a rovinare tutto...

"No, no... basta con questi pensieri assurdi, Pepa! Non sei qui per pensare a queste cose... se non ti dai da fare anche tu, finiremo tutti i nostri giorni qui... divorati da qualche mostro. E anche se credo che andrà proprio così... devo fare del mio meglio per riportare a casa quante  più persone  possibile. Almeno in questo non ho concorrenti o gente che potrebbe avere secondi fini, stiamo tutti collaborando a fare sì che sopravvivano quante più persone possibile..."

La ragazza dai capelli rossi sospirò e voltò la testa dall'altra parte, cercando di scacciare i flashback che minacciavano di presentarsi alla sua mente. Era da parecchio tempo che non li aveva più... ma evidentemente, non abbastanza per poter dire di essersene sbarazzata del tutto.

"Dobbiamo concentrarci... e cercare di raggiungere Tarago, sperando che non sia troppo tardi..."

Un fruscio sinistro, proveniente da una formazione rocciosa alla sua destra, scosse Pepa dai suoi cupi pensieri. D'istinto, senza badare al fatto di essere ancora immersa nell'oscurità, la ranger dal capelli rossi imbracciò il suo arco ed incoccò una freccia, per poi puntarla verso quel disgustoso ammasso di zampe sferraglianti che era apparso all'improvviso. L'insetto gigante non era ben visibile alla sola luce delle stelle e della luna, ma Pepa riuscì a vedere un corpo basso e slanciato, con una sorta di tenaglia a fare da coda...

La ranger attese un attimo... e non appena vide la bestia strisciare verso di lei, mollò la corda e scagliò il dardo con precisione mortale. Un fruscio sinistro segnalò che la freccia aveva colpito il suo bersaglio, e la forbicina gigante si contorse brevemente per poi immobilizzarsi del tutto. Fu in quel momento che Pepa vide altri due insetti della stessa specie che cominciavano ad emergere dall'oscurità... ma la fine della loro "collega" convinse le due forbicine giganti a ritirarsi e a cercare altre prede. Pepa restò pronta con un'altra freccia incoccata e l'arco pronto a scattare... e tirò un breve sospiro di sollievo quando vide quegli strani insetti che si ritiravano, scomparendo nelle crepe tra le rocce e nell'oscurità della notte.

"Ecco, bravi... andate a cercare altrove il vostro spuntino di mezzanotte, insetti maledetti..." bisbigliò la donna tra sè. Quando fu sicura che quelle bestiacce se ne fossero andate, la giovane donna ripose l'arco e annuì tra sè. "Bene. Per stavolta è andato tutto liscio. Spero che la nostra fortuna duri ancora un po'. Se solo avessimo la fortuna di raggiungere Tarago, allora forse..."

Pepa sospirò di nuovo, sentendo che lo stress di quella giornata la stava logorando. Cercò di farsi coraggio, e si impose di tenersi vigile per il resto del suo turno di guardia. Aveva ancora un paio d'ore davanti, due ore durante le quali sarebbe potuto accadere di tutto...

"Sto facendo quello che posso, Tristàn..." sussurrò. "Per favore, proteggimi... Ehlonna, madre del verde, proteggi tutti noi..."

 

ooooooooooo

 

L'indomani mattina, non appena i primi raggi del sole cominciarono ad emergere, Albion terminò il suo turno di guardia e diede al resto del gruppo la sveglia. I suoi compagni e i rifugiati di Pasiega si misero in moto con rimarchevole velocità, e Pepa e Damiàn si prodigarono per trovare qualcosa da mangiare per tutti. Alla fine, si erano dovuti accontentare di un po' di frutti selvatici e di acqua fresca ciascuno... mentre Draig si era allontanato un po' per cercare una preda un po' più consistente per Gulo. Era stato un suggerimento di Hipolito - un gesto di gratitudine verso il possente animale, in modo da ricambiare ciò che l'enorme ghiottone aveva fatto per loro.

"Uff... ecco fatto! Ho avuto fortuna, e mi è capitata una bella preda!" grugnì Draig, trascinando la carcassa di una grossa capra selvatica e piazzandola davanti alla tana di Gulo. Con un ringhio gutturale, l'enorme ghiottone uscì dalla sua tana ed annusò la capra morta, per poi cominciare a lacerarla e divorarla. "Heh... vedo che se la sta già godendo. Buon appetito, Gulo... devo ammetterlo, mi stai piacendo. Sei simpatico, per essere un ghiottone grande come un orso!"

Gulo ringhiò nuovamente e immerse il muso nel corpo della capra, divorando le parti più grasse e carnose in modo da accapparrarsi subito quante più sostanze nutrienti possibile. Hipolito fece un sorriso di approvazione e accarezzò il fianco dell'enorme ghiottone comese fosse stato un cagnone affettuoso, poi si rivolse a Draig. "Gulo si è rivelato un amico fedele ed affidabile... ma torniamo a noi. Draig, possente guerriero, hai avuto modo di vedere qualcosa di interessante o di allarmante durante la caccia?"

Draig corrugò la fronte prima di dare una risposta - cosa che Albion sapeva volerdire che, in effetti, il suo focoso compagno d'avventura aveva visto qualcosa che lo preoccupava. "Per la verità, Hipolito... ho visto qualcosa di strano, in effetti. Si trovava di là, nelle foreste ad ovest di qui, subito dopo che ho acchiappato questa preda." rispose, voltando leggermente lo sguardo verso la capra che ormai Gulo aveva divorato quasi per metà, rompendo le ossa con il suo poderoso morso per succhiarne il midollo.

"Altri di quei temibili invertebrati giganti, signor Draig?" chiese Damiàn, mentre rimetteva a posto un piccolo libro nel quale erano scritti gli incantesimi da lui conosciuti.

Ma con sorpresa di tutti, Draig scosse la testa. "No, non loro... e neanche quei maledetti insettoidi che hanno attaccato il nostro villaggio." rispose, senza nascondere una certa ansia. Immediatamente, i suoi compagni d'avventura drizzarono le orecchie, a loro volte preoccupati di quello che avrebbe detto di lì a poco. "Ero appena riuscito ad abbattere quella capra... che ho sentito avvicinarsi qualcuno che non dava l'impressione di avere belle intenzioni. Per un attimo ho pensato di restare lì e combattere... poi però mi sono reso conto che si trattava di un gruppo di non meno di sei individui, e... ho dovuto ammettere, con riluttanza, che la scelta più onorevole era di tenersi nascosto."

Serena annuì in segno di approvazione. Conoscendo Draig, immaginava che per un guerriero orgoglioso ed impulsivo come lui sarebbe stato piuttosto umiliante nascondersi ed evitare uno scontro... e il fatto che ciò nonostante si fosse affidato al buon senso era un punto a suo favore.

"E di chi si trattava, allora?" chiese Abion.

Draig si schiarì la voce, ancora un po' incerto. "Ecco... so che potrà sembrare incredibile, se te lo dico adesso, ma..." rispose, ripensando a quell'incontro inaspettato. "Si trattava... di un gruppo di umanoidi con fattezze da coniglio... e credetemi, non davano l'impressione di essere carini e in vena di coccole."

"Uomini-coniglio? Ne sei sicuro, Draig?" esclamò stupita Pepa. Attorno a loro, alcuni stavano cominciando a parlottare, e un paio di rifugiati aveva anche trovato la verve di ridere di quella notizia. "Questa... mi giunge nuova. Non ricordo di aver mai sentito parlare di uomini-coniglio in tutti i miei viaggi... e lei, signor Damiàn?"

Il mezzelfo scosse la testa dispiaciuto. "Mi cogliete del tutto impreparato, temo." rispose.

"E... ti sono sembrati ostili? Pericolosi?" chiese Serena.

Draig annuì lentamente. "Tu non li hai visti, Serena, ma io ho avuto modo di osservarli da vicino... per fortuna senza essere osservato." rispose. "Ora che ve ne parlo così potrà sembrare impossibile che degli uomini-coniglio siano inquietanti... ma credetemi, ho visto quelle loro pellicce luride ed arruffate, e quei loro occhi iniettati di sangue. Non credevo che mi sarei mai sentito minacciato... ma la verità è che quei tipi mi sono subito apparsi pericolosi, e ho pensato che fosse meglio evitarli, almeno per il momento."

"Diamine... non bastavano quegli insetti giganti, adesso siamo minacciati anche dai conigli! Certo che è bizzarro... in quest'isola, le creature che ci sono state più amichevoli, sono state quella viverna di ieri e questo ghiottone troppo cresciuto." commentò Pepa gettando un'occhiata a Gulo. Il ghiottone delle dimensioni di un orso alzò la testa dal suo sanguinoso pasto e grugnì, come se si fosse leggermente offeso per le parole della ranger.

"Beh, non siamo obbligati ad attraversare il territorio di quei roditori troppo cresciuti." affermò Albion, gettando un'occhiata compassionevole ai superstiti di Pasiega, che si stavano riunendo e si stavano presentando davanti al gruppo. Hipolito storse il naso e si trattenne a malapena dal fargli notare che tecnicamente i conigli non erano roditori... "Signorina Pepa, è meglio che approfittiamo di questi momenti per pianificare le nostre prossime mosse. Dobbiamo evitare di imbatterci in questi pericolosi abitanti dell'isola."

"Certamente." rispose prontamente la ranger. "Ragazzi... voi restate di guardia, date un'occhiata in giro per vedere se i nostri compagni hanno bisogno di qualcosa, o se qualcuno è ferito o malato. Cercheremo di muoverci entro un'ora... e dobbiamo coprire quanta più strada possibile."

Anche tra la preoccupazione dei rifugiati e il sentore che c'era un ostacolo di più tra loro e la salvezza, Draig, Serena, Damiàn ed Hipolito si attivarono prontamente e cominciarono a fare il giro tra la gente di Pasiega, in modo da tranquillizzare tutti e raccogliere le loro opinioni ed eventuali lamentele, mentre Albion e Pepa si sedevano su una roccia vicina e cercavano di pensare a quale sarebbe stata la strada più sicura - anche a costo di allungare il percorso di un paio d'ore...

 

ooooooooooo

 

Un'ora dopo, la decisione era stata presa. Il gruppo aveva raccolto provviste, utensili, tutto ciò che avrebbe potuto essere utile nella fuga dagli insettoidi... e Hipolito si era intrattenuto per un po' con Gulo, per salutarlo e promettergli che sarebbe tornato prima o poi a trovarlo... e magari a portargli qualche altra succulenta preda.

"E' stato... un grande onore e piacere dividere la tana con un possente predatore come te." l'halfling druido parlò in questo modo al gigantesco ghiottone, accarezzandolo su un fianco come avrebbe fatto con un cagnone fedele. Il possente mustelide accettò di buon grado le attenzioni di Hipolito e fece un cenno con la testa come se fosse perfettamente in grado di comprendere quello che stava dicendo. "Che Ehlonna, la grande madre del verde, ti conservi e ti conceda una vita lunga e prospera. Ora le nostre strade si dividono. Vivi secondo la tua natura."

"Grrrrowl..." Gulo emise un ringhio sommesso. Forse Hipolito era un sentimentale, ma aveva la netta sensazione di aver sentito un pizzico di malinconia in quel verso.

"Devo riconoscere che sono impressionato..." sussurrò Albion a Draig. "Avevo sentito spesso parlare delle capacità dei druidi di comunicare con gli animali, e a volte anche con le piante. Ma sinceramente, non credevo potessero arrivare a tanto."

Draig fece un sorriso un po' stentato, forse contento di essere lui, una volta tanto, a dare le spiegazioni. "Albion, vecchio mio, i druidi sono i sacerdoti e i guardiani della natura. Loro riescono a capire gli animali come nessun altro." affermò. "Ovviamente, a volte ci riesce anche il sottoscritto, soprattutto quando ha in corpo qualche pinta di birra di quella buona!"

Albion non riuscì a trattenere una breve risata, e gettò uno sguardo di intesa a Serena, che osservava Hipolito con un misto di curiosità ed invidia. "Beh, no, questo non è un talento di cui ci sarebbe tanto da vantarsi..." affermò, per poi farsi un po' più serio. "Però... mi fa piacere sentire che mantieni ancora il tuo buon umore. In una situazione così difficile, credo proprio che ne avremo bisogno."

Draig sospirò e guardò in lontananza, verso la strada che ancora si estendeva davanti a loro. C'era ancora molta strada da coprire, e le loro prospettive erano alquanto cupe. "Beh... anch'io cerco di fare quello che posso... per fare in modo che questa gente non perda del tutto la speranza. E cerco... di non farmi prendere dai sensi di colpa."

Il dragonide argentato sbattè gli occhi con evidente rammarico. "Sensi... di colpa? Hai dei sensi di colpa... per cosa?" chiese. Si rese conto con stupore che stava per dire qualcosa come 'anche tu hai dei sensi di colpa'... e decise di tenere per sè queste considerazioni.

"Continuo a pensare... che avrei potuto fare di più per impedire... che le cose andassero così." ringhiò Draig. Fece uno sbuffo, e una lingua di fuoco scarlatto saettò brevemente dalle sue narici. "Forse avrei dovuto... prendere più sul serio quei dannati insetti. Fare delle ronde più ampie. Allenarmi meglio... insomma, mi viene da pensare che... che avrei potuto... avrei dovuto... fare qualcosa di più! Non chiedermi perchè... e anche se vieni a spiegarmi che in realtà non c'era nulla che io potessi fare... dentro di me io continuo a pensare che invece ci poteva essere qualcos'altro."

Albion ascoltò con attenzione le parole del suo amico e annuì cupamente. Anche se Draig a volte poteva sembrare uno sventato e un pallone gonfiato... quello che stava dicendo suonava così terribilmente familiare ad Albion. Non poteva biasimare il suo compagno per quel sentore irrazionale ma ineludibile. Anche Albion, in fondo, aveva il suo cruccio che lo rodeva.

"Ti capisco, Draig... ancora adesso, mi chiedo come è possibile che un soldato onesto, coraggioso e leale come il comandante Verdugo sia morto... e un umile servitore del divino Bahamut come me sia sopravvissuto, malgrado non avessi le sue qualità." pensò il paladino. "Io... forse è una prova alla quale il divino Bahamut mi sta sottoponendo? Avrò quello di cui ci sarà bisogno per salvare queste persone? Ma... no... no, non devo cominciare a dubitare. A volte ci capitano delle responsabilità senza che noi le richiediamo, e dobbiamo avere la forza e la decisione di occuparcene. Quello che devo fare... è cercare di impegnarmi al massimo, per salvare quante più persone possibile."

"Sì... ti capisco, Draig." affermò infine Albion, sentendosi un po' più sereno, per quanto ancora insicuro. "Ma... ora come ora, dobbiamo pensare al presente, e aiutare la gente di Pasiega a sopravvivere. Chissà, forse incontreremo anche il vice-capitano Torreblanca più avanti. Se la fortuna ci sostenesse, e riuscissimo a riunirci con lei e i suoi uomini... allora avremmo delle possibilità più concrete. Ma ora è meglio sbrigarsi. Abbiamo tracciato un percorso attraverso le terre selvagge... sperando di non imbatterci in quegli uomini-coniglio di cui parlavi."

"E se dovessimo incontrarli..." affermò Draig con decisione. "Ci penseremo noi a tenerli a bada! Vero, Albion? Serena?"

Serena fece un piccolo sorriso, guardando distrattamente verso le vette più alte che si ergevano maestose alle loro spalle...

 

oooooooooo

 

Alcune ore dopo...

"Ah, certo! Credo di sapere di cosa si tratta!" esclamò Damiàn con un misto di eccitazione e timore reverenziale, mentre evitava con inaspettata agilità l'attacco del mostruoso insetto che si era parato davanti al gruppo - una creatura davvero inusuale, simile ad un misto tra una mosca verdastra e una vespa, con due artigli uncinati simili a quelli di una mantide religiosa. "Una mantispa gigante! Un particolare tipo di insetto predatore che..."

Del tutto disinteressata alle spiegazioni, la gigantesca mosca-mantide spiegò le ali e si lanciò all'attacco, cercando di agguantare il mago mezzelfo con i suoi artigli. Damiàn sgranò gli occhi in un'espressione stupita e alzò la sua asta per lanciare un incantesimo protettivo, con il risultato che una baluginante sfera di energia azzurrina si accese attorno al suo corpo! Gli artigli della mantispa gigante fendettero la protezione, sollevando uno stridio agghiacciante e una pioggia di scintille azzurrine... e Pepa si lanciò all'attacco dal fianco sinistro dello strano insetto. Con un fendente della sua spada, la ranger inflisse una profonda ferita nel fianco chitinoso della creatura, che emise un ronzio assordante e rispose con un poderoso fendente dei suoi artigli.

Pepa gridò di dolore e barcollò all'indietro, con il sangue che colava da una ferita appena sotto la spalla destra... e Serena ripartì all'attacco, scagliando un paio di raggi di energia violacea contro la mantispa gigante, che riuscì ad evitare il primo colpo... ma il secondo la centrò al torace e la fece barcollare.

"Non mi va di uccidere una creatura così bella." disse la giovanissima warlock, con la stessa calma distaccata con cui diceva quasi ogni cosa. "Per favore, mosca-mantide, potresti andare via e catturare... che so, un bruco gigante, per esempio?"

"Non credo che ti capisca, Serena..." Hipolito cercò di avvertirla.

Ma, che la mantispa gigante avesse capito o meno, il risultato fu quello che tutti speravano: lo strano insetto predatore spiegò le ali e riprese il volo, tenendo le zampe raptatorie sollevate davanti a sè in atteggiamento intimidatorio. Con un brusio inquietante, lo strano insetto si allontanò quanto più rapidamente possibile, e i membri del gruppo riuscirono a tirare un sospiro di sollievo quando lo strano insetto si dileguò e scomparve all'orizzonte.

"Uff... ottimo lavoro, ragazzi." disse Hipolito. Si avvicinò ad una riluttante Pepa e lanciò un semplice incantesimo curativo che ebbe l'effetto di far richiudere almeno in parte la ferita sotto la spalla. Con un piccolo sforzo, la ranger dai capelli rossi mormorò un ringraziamento. "Tutto bene da voi? Draig, Albion?"

I due possenti dragonidi erano rimasti indietro per proteggere i rifugiati, cosa che erano riusciti a fare con abilità quando altri insetti giganti erano apparsi dal sottobosco e avevano cercato di agguantare i superstiti di Pasiega. Diverse formiche grandi come cani danesi erano a terra ai piedi del dragonide rosso, mentre quello argentato se l'era dovuta vedere con una vespa gigante particolarmente aggressiva. Non che la cosa le fosse servita a molto in ogni caso, visto che adesso la vespa gigante giaceva a terra con il torace squarciato da un micidiale colpo di alabarda. Gli abitanti di Pasiega, dal canto loro, stavano uscendo dai nascondigli improvvisati che avevano usato per ripararsi dal combattimento. Per fortuna, nessuno si era davvero fatto male, tranne per un paio di graffi di poco conto.

Albion gettò uno sguardo alla folla di rifugiati che si era riunita in quella piccola radura. Tutti loro osservavano con terrore e timore reverenziale le carcasse degli insetti giganti sui quali il loro paladino aveva visitato giustizia sommaria. "Beh... come posso dirle... non è stato facilissimo, ma siamo riusciti a difenderli tutti!" rispose fieramente. "Ma ora è meglio scappare, prima che il rumore della battaglia attiri altri di quegli insetti mostruosi."

"Anche scappare ha i suoi lati positivi." affermò Serena, un po' svagata come sempre. "Se non si combatte, non si può perdere."

"E' un modo alquanto codardo di vederla... ma lasciamo perdere!" tagliò corto Draig, tirando poi un calcio al corpo senza vita di una di quelle formiche giganti, mentre Albion si premurava di spiegare la situazione ai rifugiati e far loro capire cosa stesse accadendo. "Okay, gente! Dobbiamo andare avanti, non possiamo restare qui a farci massacrare! Passo svelto, e lasciamo che siano gli altri predatori a spazzare via i loro corpi!"

"Ri... Ricevuto!" esclamarono alcuni dei rifugiati, mentre acceleravano il passo e cominciavano a lasciarsi dietro anche quella radura. Da quando la marcia era cominciata quella mattina, si  erano fermati appena il tempo di mangiare e bere, e poi erano ripartiti di gran carriera. Più di una volta, il gruppo aveva rischiato di imbattersi in qualche altra pattuglia in insettoidi...

Ma ancora una volta, la perizia e l'abilità del gruppo di viaggiatori avevano mantenuto tutti al sicuro, e l'abilità in combattimento degli avventurieri aveva fatto sì che nessuno rimanesse indifeso ed in balia di quei mostri.

 

oooooooooo

 

Erano passati pochi minuti da quando il gruppo era fuggito da quella radura, lasciandosi dietro gli insetti giganti che avevano eliminato. Come Albion temeva, in effetti c'erano già diverse pericolose creature che si erano accorte della battaglia. E tra queste, un gruppetto di feroci cacciatori dagli occhi inettati di sangue, il cui aspetto contrastava non poco con i cipigli minacciosi che recavano una promessa di furia cieca.

Con circospezione, una di quelle strane creature si avvicinò ad una formica gigante che giaceva morta sul terreno, e la mosse lentamente, aiutandosi con il piatto di una minacciosa ascia bipenne che recava con sè. Erano creature dall'aspetto strano, inquietante... forse, per certi versi, le si sarebbe potute facilmente definire degli scherzi della natura: avevano fattezze umanoidi, con un corpo muscoloso alto poco più di un umano adulto, due braccia e due gambe, ed erano coperti da una corta ed ispida pelliccetta grigia - ma la parte sicuramente più strana era il fatto che avevano la testa di un coniglio, con lunghe orecchie dai bordi frastagliati, e un paio di lunghi incisivi affilati come pugnali che fuoriuscivano dalla bocca, accompagnati da un paio di occhi rossi che scintillavano malignamente, formando una smorfia furiosa sui loro volti. Ognuno di loro era vestito di niente più che un paio di pantaloni corti e stracciati, e alcuni feticci rozzamente scolpiti fatti di legno ed osso. Anzichè avere un aspetto carino, come ci si sarebbe potuto aspettare da un gruppo di conigli antropomorfi, queste creature apparivano feroci e sanguinarie, con espressioni rabbiose e fameliche... e le asce che tenevano tra le mani o assicurate sulla schiena non aiutavano di certo.

Il primo degli uomini-coniglio tirò un calcio al corpo senza vita della formica gigante, mandandolo a rotolare tra i cespugli. Si voltò verso i suoi simili ed esclamò qualcosa in una strana lingua fatta di stridii, fischi e squittii... e gli altri uomini-coniglio risposero con un acuto coro di esclamazioni apparentemente inarticolate. Uno di loro, tenendo un paio di accette da lancio ben strette tra le mani, avvicinò il muso al terreno e cominciò a fiutare... e quando fu sicuro di aver trovato una traccia, un ghigno trionfante apparve sul suo muso da coniglio, e le sue orecchie si drizzarono in un'espressione di eccitazione maligna.

L'uomo-coniglio cacciatore disse qualcosa ai suoi compagni, in quella strana lingua che ricordava uno squittio modulato in una serie di parole incomprensibili... e il resto del gruppo cominciò a seguire la traccia, assetati del sangue di chi stava profanando il loro territorio.

 

oooooooooo

 

Il gruppo di rifugiati di Pasiega, dopo una lunga ed estenuante marcia lungo i bordi della foresta, era finalmente giunto ad una radura che appariva facilmente difendibile in caso di attacco. Questa volta, Serena aveva insistito per fare il primo turno di guardia, immaginando che Draig ed Albion fossero esausti per la lunga veglia che erano stati costretti a sostenere. I due dragonidi avevano cercato di insistere, ma di fronte alle insistenze e alle premure avanzate anche dai rifugiati di Pasiega, alla fine si erano convinti a riposare un po', mentre il resto del gruppo si occupava di un po' di attività quotidiane, necessarie affinchè il gruppo di fuggiaschi potesse proseguire il viaggio senza rallentamenti. C'era chi preparava un po' di cibo, chi riparava gli strumenti, chi metteva a buon uso le sue nozioni di erboristeria per preparare qualche medicina, o si occupava di medicare le ferite degli altri. I bambini sopravvissuti erano raccolti in un'area protetta nel bel mezzo del campo, e in quel momento stavano giocando, cercando di distrarsi dalla situazione difficile in cui si trovavano.

Mentre Albion e Draig, rimosse le armature, si riposavano sotto una tenda improvvisata, Pepa si stava occupando di affilare un po' le sue armi, e stava intagliando qualche freccia improvvisata, preoccupata di rimanere senza al momento del bisogno. Con aria circospetta, la ranger gettò uno sguardo ad Hipolito, che era seduto a gambe incrociate su un tappetino di foglie e stava lavorando a qualcosa - Pepa era troppo lontana per poter dire con precisione di cosa si trattasse, ma aveva la netta sensazione che l'halfling druido stesse tessendo. A cosa sarebbe servito, poi? Pepa decise di non interessarsi oltre. Le bastava che quel nanerottolo non sabotasse le loro possibilità di uscire vivi da quell'isola infernale.

"Qui tutto bene. Sono le quindici, e tutto va bene." le arrivò la voce monotona di Serena. La giovane warlock era scivolata, silenziosa come un gatto, alle spalle di Pepa, e aveva annunciato l'ora come una brava guardia. La ranger fece un piccolo sobbalzo, e Damiàn non potè fare a meno di ridacchiare brevemente della scena.

"Serena." rispose Pepa. Diede un'ultima controllata alle frecce che stava intagliando. Erano venute abbastanza bene, tutto sommato, ma sperava che una volta giunti a Tarago sarebbe riuscita a fare scorta di frecce fatte in modo un po' più professionale - o di diventare più brava a farle entro breve. "Mi sembra di capire che la situazione è ancora sotto controllo... ma cosa sta facendo il nanerottolo, là seduto?"

"Lui si chiama Hipolito, non nanerottolo." rispose prontamente la giovanissima warlock. "Comunque... mi aveva detto qualcosa su un leshy... non so esattamente cosa sia, ma credo che stia cercando di costruirlo in questo preciso momento."

"Un leshy, eh?" rispose Damiàn. "Si tratta di piante intelligenti che fanno da guardiani e da assistenti per i druidi che sono in grado di crescerle. Credo che il nostro amico stia cercando di crearne uno."

"Davvero? Questo sì che è eccitante." rispose Serena con un sorriso appena accennato. "Sono curiosa di vedere come verrà fuori."

Pepa si sfregò la  fronte e sospirò. "Non sarò certo io ad impedirtelo... ma confesso che non capirò mai certe vostre questioni magiche." affermò. "Detto questo... ho l'impressione che il morale dei nostri concittadini sia buono, tutto sommato. Credo che... se non altro, abbiamo delle buone possibilità di raggiungere Tarago, se le cose continuano di questo passo."

Damiàn gettò uno sguardo comprensivo a due abitanti di Pasiega - due giovani donne che si stavano occupando di fare delle razioni d'acqua. "Fino ad adesso, abbiamo avuto fortuna nella sfortuna." commentò il mezzelfo. "Facciamo in modo che continui così..."

"Aspettate." sussurrò improvvisamente Pepa, e la sua mano si chiuse nervosamente sul suo arco, mentre con l'altra prendeva una freccia dalla sua faretra. Immediatamente, Serena impugnò la sua mazza ferrata e guardò nella stessa direzione della ranger... ma non vide nulla di allarmante.

"Che succede, signorina Pepa?" chiese Damiàn, preparando già un incantesimo. "Abbiamo... compagnie indesiderate?"

"Non ne sono sicura..." rispose Pepa a bassa voce. Stava per dire altro, ma sentì un fruscio provenire da un arbusto vicino, ai bordi della radura... e si voltò rapidamente, scoccando la sua freccia, che andò a piantarsi con un suono secco contro qualcosa che era nascosto tra le fronde!

Il caos esplose un istante dopo. Con uno stridio agghiacciante, una figura simile ad un mostruoso coniglio antropomorfo con la pelliccia grigia ed ispida, gli incisivi affilati come pugnali e gli occhi rossi luccicanti di ferocia uscì dalle fronde, spezzando i rami con il suo impeto! Solo in quel momento Pepa si rese conto che la sua freccia si era piantata nello scudo di legno di forma ovale che la creatura impugnava nella mano sinistra... mentre nella destra, l'essere brandiva una rozza ascia da battaglia dalla lama insozzata di sangue rappreso. L'arma aveva perso il filo per la mancata manutenzione, ma veniva brandita con una tale potenza che ormai l'affilatura non era più necessaria.

Davanti agli occhi sbalorditi di Serena, Pepa e Damiàn, altri uomini-coniglio armati di asce di varie dimensioni apparvero dalla foresta, sapientemente mimetizzati tra le fronde e gli arbusti. Con grida di furia, le creature si lanciarono all'attacco, prendendo di mira gli avventurieri e i rifugiati di Pasiega... e gli avventurieri scattarono in piedi, cercando come potevano di rispondere a quell'attacco inaspettato!

"Aaaah! E quelli cosa sono?" strillò una donna, gli occhi sgranati per l'orrore mentre uno degli uomini-coniglio incombeva su di lei. Fece in tempo a vedere una luce crudele brillare nei suoi occhi sanguigni... prima che l'ascia dell'aggressore si abbattesse su di lei, spezzandole il collo e facendola crollare al suolo come una bambola diroccata. In preda all'orrore, Hipolito si distrasse dal suo lavoro e si alzò di scatto, prendendo la sua fionda e facendo partire un proiettile che centrò il primo degli uomini-coniglio alla spalla destra e lo fece barcollare.

Nello stesso momento, anche Albion e Draig si erano alzati, svegliati di colpo dalle grida e dal fragore degli aggressori. Rapidamente, il paladino e il barbaro agguantarono le loro armi e si alzarono, senza perdere tempo a mettersi l'armatura.

"Sono... sono quelli di cui vi dicevo!" ringhiò Draig. Vedendo che uno degli uomini-coniglio stava correndo verso i bambini, tenendo sollevata una terrificante ascia bipenne, il dragonide rosso sgranò gli occhi per l'orrore e si lanciò in difesa dei piccoli terrorizzati! Arrivò appena in tempo e sollevò la sua lancia, parando un tremendo fendente con il quale il famelico uomo-coniglio stava per abbattere una bambina mezzelfa.

"SKREEEEEEECH!" L'aggressore lanciò uno stridio inumano, colmo di indignazione per quell'infame rettile che aveva osato negargli la preda, e rivolse a Draig tutta la sua furia.

"Ugh... presto, piccoli, mettetevi in salvo! Lo sistemo io!" esclamò Draig. Un fendente gli aprì una ferita al torace, ma per fortuna la lama non aveva leso organi importanti, e il dragonide barbaro reagì con determinazione, agguantando per la gola il suo avversario! "E TU! Resta lontano da loro, schifoso bastardo!"

L'uomo-coniglio ribattè qualcosa in quella loro strana lingua stridente e cercò di tornare all'attacco, ma Draig, spinto dalla rabbia e dalla determinazione di non lasciare che mietessero vittime, spinse via l'avversario, che si rimise subito in guardia e brandì furiosamente la sua ascia bipenne. Draig impugnò la sua lancia e ricevette l'attacco, scansando per pochi centimetri la lancia dell'uomo-coniglio, e poi rispondendo con un devastante affondo al torace! La punta della lancia penetrò nel corpo del mostruoso uomo-coniglio con abbastanza potenza da fuoriuscirgli dalla schiena, e il nemico si abbattè al suolo in un lago di sangue.

"Attenti! Mirate giusto!" esclamò Pepa. In tutta fretta, scagliò una freccia contro un altro aggressore, colpendolo al pettorale destro... ma la punta non penetrò abbastanza in profondità, e il possente uomo-coniglio se la strappò dalle carni e la spezzò. Albion intervenne, spalancando le fauci e scagliando un raggio bianco-azzurrino di energia congelante... e Damiàn usò il suo incantesimo Dardo Incantato per scagliare una raffica di proiettili energetici argentati contro altri due nemici, uno dei quali restò a terra. Anche Serena continuava a scagliare raggi violacei di energia distruttiva, coprendo i suoi amici e cercando di impedire agli uomini-coniglio di avvicinarsi alla gente di Pasiega.

"Presto! I civili si ritirino! Formiamo una barriera, impediamo a questi mostri di avvicinarsi a loro!" esclamò Draig, brandendo la lancia gocciolante di sangue mentre teneva a bada un altro uomo-coniglio. Un'ascia da lancio volò verso la sua testa, ma venne intercettata da un raggio distruttivo che Serena aveva scagliato con precisione millimetrica... mentre altri due uomini-coniglio emergevano dalla vegetazione, prendendo il gruppo da entrambi i lati! Una freccia scagliata da Pepa colpì il suo bersaglio e attraversò la gola del primo uomo-coniglio, ma l'altro riuscì a raggiungere Damiàn, che si scansò rapidamente di lato per evitare un mortale fendente dell'ascia dell'avversario. Ma non riuscì ad evitare l'attacco successivo - il suo avversario spalancò la bocca e lo morse ferocemente, affondandogli nel trapezio gli incisivi affilati come pugnali!

Il mago strinse i denti per il dolore e perse l'incantesimo che stava per lanciare... ma per fortuna, l'uomo-coniglio fu costretto a mollare la presa quando Hipolito arrivò di corsa e lo colpì al fianco con una piccola scimitarra.

"Uff... grazie, messer Hipolito!" ringraziò Damiàn. Si tamponò la ferita per un paio di secondi, poi richiamò alla mente l'incantesimo che stava per usare prima. "Che il potere della folgore scorra nella mia mano! STRETTA FOLGORANTE!"

Damiàn estese la mano e toccò la schiena del suo aggressore prima che quest'ultimo potesse voltarsi ed attaccare di nuovo... e un attimo più tardi, una scintillante scarica elettrica si dipartì dalla mano del mezzelfo e penetrò nel corpo del suo avversario, che stridette per il dolore per un istante prima di crollare al suolo senza vita. Immediatamente, un altro degli aggressori puntò la sua ascia contro il mezzelfo mago e stridette qualcosa in quella loro strana lingua. Ancche se nessuno di loro la conosceva, non ci voleva molto per capire cosa stava dicendo...

Un altro degli aggressori lanciò la sua accetta contro Damiàn, che si scansò appena in tempo... ma la lama ricurva gli passò comunque abbastanza vicino da fischiargli vicino ad un orecchio. Ringhiando, un altro uomo-coniglio cercò di raggiungerlo ed abbatterlo con la sua ascia... ma Albion si scagliò con tutta la sua forza contro l'avversario e lo gettò a terra, per poi mettersi a lottare selvaggiamente con lui! IL nemico spalancò la bocca e morse ferocemente Albion, che strinse i denti per il dolore ma tenne duro e agguntò la testa dell'avversario, poi la sbattè con forza sul terreno.

"No, io... non lascerò che muoia nessuno, se posso impedirlo!" esclamò. "Io sono... Albion, paladino al servizio del divino Bahamut... e il mio dovere è chiaro!"

"Facciamo pure il nostro dovere, Albion!" esclamò Draig. Vide uno dei nemici che si stava scagliando contro Damiàn, e prese fiato... poi scagliò dalla bocca una ruggente palla di fuoco grande come un pugno umano, che centrò in pieno il mostruoso uomo-coniglio ed esplose su di lui. Con uno stridio atroce, il mostro prese fuoco e bruciò, trasformandosi in un pochi istanti in uno scheletro annerito.

"Grazie, amici! E ora... Scudo!" esclamò Damiàn, riuscendo finalmente a creare uno scudo di energia scintillante attorno al suo corpo. Imbracciò una balestra e fece fuoco, colpendo uno degli uomini-coniglio al braccio destro... mentre Pepa continuava a scagliare frecce ben piazzate, una delle quali attraversò il cranio di uno dei nemici, facendolo crollare a terra.

"Ora tocca a me." disse Serena. La warlock alzò una mano, e i suoi occhi cambiarono di colpo, trasformandosi in due terrificanti pozze di oscurità, mentre la sua voce chiara e giovanile assumeva di colpo un timbro innaturale e terrificante, come se provenisse dai più neri meandri dell'Abisso. "TEMETE LA COLLERA DELLE FORZE ARCANE, ABIETTE CREATURE! CHE LA PAURA SI IMPOSSESSI DI VOI!"

Due degli uomini-coniglio vennero improvvisamente colti dal panico nel vedere Serena avvolta da una gelida aura di pura oscurità, che protendeva una serie di eterei tentacoli verso di loro, come se la warlock fosse bramosa di divorarli. Immediatamente, si voltarono e scapparono, dileguandosi nuovamente nella foresta con terrificanti stridii di orrore... e anche gli altri nemici esitarono, cosa che diede al gruppo la possibilità di contrattaccare e ribaltare l'esito dello scontro. Hipolito scagliò una serie di proiettili dalla sua fionda, ed Albion riuscì ad avere la meglio sul suo avversario, sbattendogli la testa sul terreno con abbastanza forza da fargli perdere i sensi. Albion si alzò di scatto e recuperò la sua alabarda, pronto ad affrontare i feroci uomini-coniglio...

Ma, con suo grande sollievo, vide che gli aggressori superstiti avevano deciso di lasciar perdere e si stavano ritirando in disordine, scomparendo uno dopo l'altro nella vegetazione. Decisa a non fargliela passare liscia tanto facilmente, Pepa scagliò altre due frecce, una delle quali colpì uno degli uomini-coniglio in mezzo alle scapole, facendolo crollare al suolo con uno strillo assordante. La ranger dai capelli rossi incoccò un'altra freccia... ma decise di non scagliarla, visto che ormai gli attaccanti stavano fuggendo, e non avrebbe avuto senso incalzarli.

"Stanno scappando. Restate in guardia, ma non inseguiteli! Proteggete i civili!" esclamò Albion. Gradualmente, i versi animaleschi e il frastuono della fuga si ridussero fino a cessare del tutto... e solo quando Albion e i suoi compagni furono sicuri che non ci fosse più nessuno di quei mostri lì attorno, si permisero di tirare il fiato e rilassarsi.

"Se ne sono andati... maledizione, non credevo ci avrebbero seguiti fin qui..." ringhiò Draig. "Ragazzi... come state, tutto ok? I nostri concittadini! Stanno tutti bene?"

"Per... per la maggior parte..." rispose cupamente Hipolito. Il piccolo halfling era chinato su un giovane che aveva ricevuto un colpo d'ascia all'addome da un uomo-coniglio, e stava cercando di lanciare un incantesimo curativo... ma quando vide che l'energia guaritrice non riusciva a fluire nel corpo dell'uomo, si rese conto che era arrivato troppo tardi. "Maledizione... temo che... abbiamo perso alcune persone..."

Serena non cambiò molto la sua espressione, ma Albion riuscì a vedere il suo grazioso volto che si rabbuiava per il rammarico e il rimpianto. Pepa scosse la testa, chiaramente dispiaciuta per quello che era successo... e Damiàn, da parte sua, stava confortando un ragazzo e una donna in lacrime per la morte della donna caduta sotto le asce degli aggressori. Dando un'occhiata all'accampamento improvvisato, Albion sospirò nel constatare che tre dei rifugiati erano stati uccisi, e altri cinque erano rimasti feriti - e di questi, uno aveva perso il braccio sinistro, tagliato all'altezza del gomito dall'ascia di un uomo-coniglio.

"Presto, occupatevi dei feriti. Non lasciamo che muoia qualcun altro oggi." esclamò Albion. Il dragonide argentato cercò di ignorare la fatica e il dolore, e si mise subito al lavoro. "Poi... poi dobbiamo levare le tende, e cercare di allontanarci il più possibile. Se... se quei dannati roditori si sono spinti fin qui, allora possono farlo di nuovo, e stavolta saranno più numerosi e meglio armati!"

"Certamente, paladino Albion! Provvediamo subito!" esclamò Serena, per poi correre ad aiutare chi era rimasto ferito nello scontro. Tutt'attorno nell'accampamento improvvisato si sentivano i lamenti dei feriti e quelli di coloro che erano rimasti scioccati e spaventati dall'apparizione di quei misteriosi e feroci uomini-coniglio, che certamente avevano ben poco a che spartire con le creature graziose ed innocue sulle quali si basavano.

"Cosa... cos'è successo? Da... da dove venivano quei mostri?" chiese un bambino, tenendosi aggrappati ai pantaloni del padre, che cercava in qualche modo di fargli coraggio.

"Non... non c'è nessun posto su questa dannata isola dove saremo al sicuro?" esclamò una giovane donna, piegata sul corpo dell'uomo che Hipolito aveva cercato di aiutare. In lacrime, la donna si voltò verso Albion e lo afferrò come se si stesse aggrappando ad un relitto galleggiante durante una tempesta. "Mio... mio fratello è morto... quando... quando toccherà a noi? Noi... noi.. siamo perduti? Non... non ce la faremo?"

Il dragonide paladino abbracciò delicatamente la donna in lacrime, cercando di darle almeno un minimo di conforto... anche se, osservando la paura e lo shock delle persone attorno a loro, si rendeva conto di quanto delicata fose la loro situazione, e che i loro concittadini erano comprensibilmente spaventati - le loro speranze di uscirne vivi avevano subito un duro colpo, e alcuni sembravano in procinto di arrendersi.

E come paladino di Bahamut, era suo dovere tenere viva la speranza, anche quando tutto sembrava contro di loro...

"Mi rendo conto... che questo incidente abbia sconvolto tutti noi. E non pretendo di non essere io stesso scioccato." affermò. "Ma... abbiate fiducia. Il nostro obiettivo non è cambiato... dobbiamo muoverci più velocemente, e fare in modo di allontanarci il più possibile da qui prima che quei mostri ci attacchino di nuovo."

"Raccoglieremo i nostri morti e daremo loro una degna sepoltura..." affermò Damiàn contrito. "E poi... ci occuperemo dei feriti, e ci affretteremo verso Tarago, cercando di evitare il più possibile quei dannati insetti giganti. So che... purtroppo può sembrare un'impresa assurda, ma... dobbiamo tentare, non possiamo arrenderci e lasciarci sopraffare."

"Non era questo che il comandante Verdugo avrebbe voluto..." mormorò Serena. Albion guardò verso il terreno, ancora sentendosi a disagio all'idea che un guerriero forte e valoroso come Verdugo si fosse sacrificato al suo posto.

Non c'era molto da fare, in realtà. Restare lì sarebbe stato inutile, se non per prestare soccorso ai feriti e raccogliere tutto il necessario per proseguire il viaggio...

"S-Signor Draig?" chiese un bambino, aggrappandosi con tutto il vigore di cui era capace alla coda del possente dragonide rosso. Preoccupato, Draig si voltò verso il piccolo e gli accarezzò i capelli in modo da confortarlo... e rimase sorpreso quando vide che il piccolo si passava il braccio sugli occhi per asciugarsi le lacrime, e gli rivolgeva uno sguardo deciso. "Io... ho fiducia in voi! Voi... siete più forti di quei mostri! E sono sicuro... che alla fine ce la caveremo! Troveremo un altro posto in cui abitare!"

Dapprima colto di sorpresa dalla determinazione del piccolo rifugiato, Draig annuì e gli arruffò i capelli, poi si rivolse con decisione al resto degli abitanti di Pasiega. "Sì, è proprio così!" affermò, ritrovando almeno in parte il piglio che lo contraddistingueva. "Abbiamo di fronte delle difficoltà, questo è vero. E purtroppo, ne hanno fatto le spese molti di coloro che conoscevamo e che chiamavamo nostri amici. Ma è proprio per non rendere vano il loro sacrificio che abbiamo il dovere di resistere... e di andare avanti."

"Sì, il mio compagno ha ragione." rispose Albion. Serena gli passò una mano sulla schiena e lanciò un incantesimo curativo, che fece rimarginare in pochi secondi gran parte delle sue ferite. "Noi... siamo l'ultima speranza di tenere in vita lo spirito di Pasiega su questa terra lontana, e non abbiamo neanche la possibilità di tornare indietro. Quello che dobbiamo fare ora... è prenderci un attimo di tempo per commemorare i nostri caduti... e poi, proseguire il nostro cammino, e raggiungere Tarago il prima possibile."

Il discorso ebbe l'effetto di dare un po' di coraggio ai superstiti, che si affrettarono a medicare i feriti e a recuperare i corpi dei caduti. Pepa tirò un piccolo sospiro di sollievo, e ringraziò tra sè Albion e Draig per essere riusciti a risollevare il morale dei loro concittadini e salvarli dalla disperazione... ma per quanto sarebbe durato? La gente di Pasiega ne aveva già passate fin troppe, e tutte le persone hanno i loro limiti.

"Detto questo..." disse tra sè la rossa arciera. "Mi chiedo da dove siano spuntati fuori, quei dannati uomini-coniglio? Prima che Draig ne parlasse, stamattina... non avevamo mai visto niente del genere! Da dove diavolo verranno?"                

Alzò le spalle e si accinse ad unirsi ai lavori. Quella sarebbe stata una domanda per quando... e se... fossero riusciti a trovare la loro nuova casa...         

 

oooooooooo

 

CONTINUA...        

                  

  
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