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Autore: Dreamer47    18/06/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunters' legacies
Capitolo 78 
 

Il silenzio regnava all'interno della sala comune del bunker mentre Abby non distoglieva lo sguardo dallo squarcio interdimensionale a pochi metri da lei, creato dall'arcangelo Micheal che aveva deciso di aiutarli a rintracciare uno specifico fiore reperibile solamente in Purgatorio, utile per fermare Chuck.
Era passata ormai più di una settimana da quando Abby avesse raggiunto Dean in Texas, aiutando ad evadere dalla prigionia in cui il suo amico storico lo avesse rinchiuso per aver ficcato il naso dove non gli competesse. 
C'erano stati dei giorni di tensione dopo, come quando Sam avesse iniziato ad avere visioni sui diversi finali ideati da Chuck, i quali terminavano sempre con uno dei due fratelli che uccidesse l'altro; qualsiasi cosa stesse architettando Chuck, sarebbe avvenuto piuttosto presto, quindi dovevano preparare un piano prima che fosse troppo tardi.
Adesso Abby continuava a rimanere seduta al tavolo della grande sala centrale al bunker, fissando lo squarcio temporale dentro cui fossero entrati Dean, Dan, Castiel ed Anael per rintracciare il il fiore suggerito da Micheal. 
Era stato Donatello a rivelare loro che fosse l'arcangelo la chiave per fermare Chuck e lo avevano cercato fino all'inferno, dove con sorpresa trovarono Rowena a governare un inferno diverso e più corretto. 
Sam ed Eileen erano invece andati ad aiutare un'amica cacciatrice durante un caso piuttosto difficile, lasciando così Abby e Edward completamente soli nel bunker, con un countdown di dodici ore prima che il portale si richiudesse; erano rimasti in silenzio per tanto tempo e Abby aveva aperto bocca solamente quando Silver l'aveva chiamata per informarla che i bambini stessero bene.
Ma adesso le ore passavano lentamente e rimanere insieme in quella stanza senza dirsi neanche una parola iniziava ad essere difficile, proprio per loro che passavano le giornate a parlare di tutto e di niente, ridendo e scherzando su qualsiasi cosa; involontariamente Abby incontrò lo sguardo di Edward che raramente lo distoglieva dal suo e rimase qualche secondo a indugiare su di lui, sentendo il cuore battere più forte nel petto mentre guardava nei suoi occhi nocciola.
Il suo sguardo era ancora accusatorio ed arrabbiato e Edward si era ritrovato a pensare che l'ultima volta che Abby fosse stata veramente arrabbiata con lui, ci aveva messo mesi a superarla.
"Abby, io..".
"No".
Edward sospirò e scosse la testa, seduto dal lato opposto rispetto a quello di Abby, mentre la osservava distogliere lo sguardo e voltarsi a guardare nuovamente il portale con aria agitata.
Nascondere ciò che provava in sua presenza era faticoso, così tanto che Abby dovette impiegare tutte le sue forze per non guardarlo o avvicinarsi a lui.
Sentiva la sua mancanza più di quanto volesse ammettere, più di quanto il suo orgoglio le permettesse di sentire.
"Volevo solamente..".
"Non voglio sentirlo".
Abby incrociò il suo sguardo con aria perentoria, ma si stupí quando vide i suoi occhi arrabbiati suggerirle di lasciarlo parlare senza interromperlo.
Ed infatti Edward sospirò e continuò il suo discorso. "Dean mi ha detto quello che hai fatto per mio fratello. Non eri tenuta a farlo e..".
"Volevo farlo".
"Beh, grazie. È molto importante per me che lo abbia fatto tu, rossa".
Abby lo guardò negli occhi e le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro e triste, e lo osservò allungare una mano sul tavolo come segno di resa, come segno di riappacificazione.
Edward voleva così tanto che Abby afferrasse la sua mano e lo perdonasse, o che almeno le lasciasse spiegare.
La ragazza guardò la sua mano destra aperta in attesa di stringere la sua e avrebbe tanto voluto prenderla e ricambiare la presa.
Avrebbe tanto voluto chiedergli come stesse, se il suo cuore e le sue ferite si fossero risanate.
Avrebbe voluto stargli vicino e abbracciarlo come aveva fatto la notte del loro ritorno al bunker, lasciandogli sfogare il suo dolore mentre si aggrappava a lei come se fosse la sua ancora.
Ma Abby scosse la testa e distolse lo sguardo, alzandosi in silenzio e muovendosi per la sala per allontanarsi il più velocemente possibile da Edward.
Con lo sguardo la seguì e la osservò sparire dentro al corridoio, probabilmente diretta in cucina o da qualche altra parte.
Avrebbe potuto seguirla e costringerla ad ascoltarlo, ma Edward sapeva che quello non fosse proprio il momento.
Sbuffò sonoramente mentre si alzava per recarsi al mobiletto bar, afferrando un bicchiere e del Whisky per versarsi dei lunghi sorsi che si affrettò a bere velocemente. "Sarà una lunga notte". 


Tornare al bunker quella sera aveva il sapore di una grossa sconfitta.
Sam ed Eileen erano stati attirati in una trappola di Chuck, che aveva provato a spezzare l'animo di Sam fino a quando non c'era riuscito, essendo l'unico modo per rompere quel legame stabilito dall equalizer. 
Sam stesso aveva distrutto l'unica arma che avessero contro Chuck, di cui facesse parte il fiore del Purgatorio, dicendo che quello non fosse il modo migliore per concludere la storia e che probabilmente, confinare Chuck in una prigione come lui fece con Amara, non fosse il giusto epilogo. 
Abby e Dean si scambiarono una rapida occhiata quando Sam era entrato nella sala centrale dove fossero tutti riuniti per bere una birra in silenzio, dicendo ai presenti che non fosse pentito della sua azione, perché aveva visto cosa sarebbe potuto accadere se avessero portato a termine la missione.
Dopo qualche ora quando tutti si fossero dileguati nelle proprie stanze per cercare di dimenticare che stessero esaurendo le carte da giocare, Edward che non aveva esitato un momento ad aiutarli a recuperare Sam, mettendosi in gioco e tornando sul campo nonostante la sua ferita all'addome non fosse del tutto rimarginata, si mosse nel corridoio fino ad arrivare alla sala comune, rimanendo per qualche istante immobile ad osservare la scena che gli si fosse parata davanti: vide Sam a pezzi e ancora molto confuso, avvicinarsi e baciare Eileen, distrutta anche lei dal modo in cui Chuck l'avesse usata quel giorno, e Edward gli sentí dire che quella fosse la realtà, non quella costruita da Chuck stesso. 
Sospirò lentamente e osservò i due ragazzi continuare a scambiarsi qualche parola, e presto Edward si voltò in silenzio per tornare sui suoi passi, camminando lentamente per il corridoio fino a superare le stanze dei ragazzi. 
Si fermò con la mano a mezz'aria davanti alla porta di Abby e prese un lungo respiro, chiudendo gli occhi ed esprimendo il desiderio di essere ascoltato, poi si fece forza e bussò. 
"Avanti". 
La voce flebile della ragazza arrivò dall'interno della stanza e Edward abbassò la maniglia ed entrò, richiudendosi la porta alle spalle. 
Osservò il suo viso diventare più rigido e più serio, aggrottando le sopracciglia chiedendosi probabilmente del perché si trovasse nella sua camera, e serrò le braccia al petto, rimanendo seduta al tavolino vicino a letto con il computer acceso che stesse utilizzando per fare delle ricerche. 
Abby decise che non lo avrebbe mandato via quella sera, ma che fosse arrivato il momento di affrontarlo una volta per tutte.
Così rimase a guardarlo con aria arrabbiata assottigliando gli occhi per guardarlo in cagnesco, pensando a mille parole che avrebbe potuto dirgli, ma ciò che fece fu molto diverso: mantenne il contatto visivo guardandolo in modo accusatorio. "Tu mi hai mentito. Ed io non voglio perdonarti". 
Edward si ritrovò ad accennare un sorriso divertito e disperato mentre osservava la ragazza davanti a sé con addosso quell'aria così arrabbiata, e per un momento gli sembrò una bambina viziata che puntasse piedi e lo additasse. "No, non ci credo. Dubito che tu mi voglia fuori di qui, dubito che non voglia perdonarmi". 
Abby sgranò gli occhi e lo guardò seria, sentendo la rabbia dentro di lei crescere sempre più, mentre udiva le sue parole. "Tu hai ucciso mia madre".
"No, affatto: io ho trovato un rituale". 
Abby serrò le labbra in un'espressione adirata, continuando a guardarlo in cagnesco e Edward sospirò rumorosamente, scuotendo la testa e diventando più serio mentre il suo sorriso scemava: leggeva nei suoi occhi la rabbia e l'ira, sapeva che non le sarebbe passata facilmente, ma Edward iniziava a sentirsi infastidito da quel suo comportamento, così avanzò velocemente e si sedette sulla sedia di fronte alla sua mentre Abby lo guardava con un sopracciglio sollevato e aria infastidita. "Vuoi che ti dica che mi dispiace? Che vorrei non aver trovato quel rituale? Che vorrei che tu fossi morta?". 
"Si! Perché è così che vanno le cose: la gente muore e chi rimane si abitua, e tu non avevi nessun diritto di riportarmi indietro!" esclamò Abby allargando le braccia e puntandogli un dito contro, dilatando le narici per la rabbia. 
"Come puoi.." iniziò Ed sgranando gli occhi e scuotendo la testa, mentre le parole gli morivano in bocca e rabbrividiva al solo pensiero, lasciando che il suo sguardo faceva trasparire la delusione ed il dolore. Ma presto l'uomo cambiò atteggiamento: la guardò in cagnesco e alzò la voce di qualche tono per la rabbia, sbattendo i pugni sul tavolo con rabbia, mentre rabbrividiva al ricordo del giorno del funerale di Abby. "Non mi sentirò ancora in colpa per averti riportata alla vita: tu non hai la minima idea di come sia stato perdere te. Ho visto il tuo corpo senza vita e ho toccato la tua pelle gelida, per poi vederti bruciare! È stato.. il dolore più grande che io abbia mai provato. Quindi no, non mi scuserò per averti riportata indietro, per aver restituito ai tuoi figli la loro madre!". 
Abby sgranò gli occhi e fu completamente investita da quelle parole, tanto che non riuscì a sostenere lo sguardo di Edward e abbassò il suo.
Si sentì così schiacciata dal suo sguardo e da quelle parole, così si alzò da quella sedia e lo sorpassò per mettere un po' di distanza fra loro.
Deglutì a fatica tornando a serrare le braccia al petto quando sentì un peso stabilirsi sul petto mentre sentiva il suo sguardo seguirla per la stanza, così si voltò dandogli le spalle perché non aveva la minima idea di come comportarsi. 
Abby sapeva quale motivo avesse spinto Edward a fare ciò che avesse fatto, non aveva bisogno di chiarimenti perché probabilmente anche lei avrebbe fatto lo stesso a parti invertite, eppure non riusciva a fare a meno di desiderare che lui non l'avesse fatto. 
"Dovevo essere io".
Si voltò in silenzio trovando il coraggio di guardare nuovamente Edward negli occhi così scuri e feriti che si fosse appena alzato, eppure percepí dalla sua voce più calma il suo dolore, e immediatamente capí che anche lui soffrisse. "Di che stai parlando?".
"Quando lo stregone mi ha dato questo rituale, sapevo che richiedesse un sacrificio: è magia nera! E io ero pronto a scambiare la mia vita per la tua: ero andato nel mio bar e stavo per iniziare, quando qualcuno mi ha sparato alla spalla.." sussurrò Edward sospirando rumorosamente e annuendo, scostando appena la sua maglietta scura per farle vedere la cicatrice che ancora portasse su di sé. "Era Isobel: aveva capito che io avessi davvero trovato qualcosa quella volta e mi aveva seguito. Lei mi ha sparato e mi ha steso con un tirapugni, rubando il mio rituale. E se n'è andata. Non l'ho più vista, ma poi Sam mi ha chiamato per dirmi che eri tornata e ho capito che doveva essere stata Isobel". 
Abby sgranò gli occhi mentre osservava la cicatrice sulla sua spalla a cui non aveva neanche fatto caso quando insieme ad Anael e Castiel si era presa cura di Edward dopo la tortura di Lilith.
Si portò una mano alle labbra e scosse la testa guardandolo con stupore, lasciando che il suo sguardo sbalordito gli rivelasse qualcosa su cui Abby non avesse mai davvero riflettuto: l'idea che Edward potesse sacrificarsi per lei non aveva mai sfiorato la sua mente, nonostante Abby fosse sempre stata pronta a dare la vita per lui. 
Ma il suo sguardo così sicuro di sé e così ferito, le fece intuire che stesse dicendo la verità e che davvero sarebbe morto per riportarla indietro. 
Edward tirò su con il naso e sbatté le palpebre per qualche momento, sospirando profondamente prima di tornare a guardarla ed a parlare con voce addolorata e tirata, facendo qualche passo verso di lei. "Mi spezza il cuore che dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo il modo in cui ci siamo legati in tutto questo tempo, tu possa pensare che io possa essere capace di fare del male a qualcuno che tu ami. Non ho ucciso tua madre Abby, non avrei mai potuto farti soffrire così. E prima che Isobel mi fermasse dall'iniziare il rituale, ho sperato che le tue stronzate sulla reincarnazione fossero reali solamente per poterti incontrare di nuovo in un'altra vita e poter stare di nuovo con te".
Abby serrò la mascella e lo guardò con occhi lucidi mentre sentiva le sue parole e osservava il suo viso contratto dal dolore, e lo vide avvicinarsi lentamente facendo appena pochi passi nella sua direzione con espressione sofferente, e la ragazza si ritrovò a sentire il suo cuore battere forte nel petto mentre lo stomaco le si rigirava per l'agitazione. 
Mentre guardava nei suoi occhi scuri, leggeva tutto ciò che Edward stesse ancora omettendo di dire, e con voce flebile si avvicinò al gigante dal cuore buono e chiese: "Avresti fatto questo per me?".
Edward rilassò il viso in un sorriso tenero, abbassando lo sguardo sulle mani della ragazza di fronte a sé che afferrò fra le sue, e annuì. "Si. Sono qui, Abby. Non me ne sono andato prima e non me ne andrò adesso. Sono innamorato di te, ma questo lo hai sempre saputo. Ti ho amata dal primo istante in cui ti ho vista entrare nel mio locale, ti ho amata quando siamo stati insieme e ho continuato ad amarti quando non lo siamo stati più. Ti amo. E amo i bambini. Siete la cosa più bella che mi potesse capitare. Sei la mia vita Abby, io non so più come dirtelo". 
Per qualche istante rimase immobile ad osservare il forte sentimento prendere forma negli occhi di Edward, ascoltando le sue parole mosse da emozioni forti. 
Si sentí così dannatamente commossa da quelle parole, mentre il suo cuore batteva unicamente per lui.
E nonostante il suo cuore le stesse suggerendo di aver perdonato Edward nel momento stesso in cui lo aveva stretto a sé, dopo averlo riportato al bunker per curarlo quella sera, qualcosa la tratteneva ancora e non le permetteva di compiere il passo che l'uomo davanti a sé le stesse chiedendosi di fare.
"Non so più cosa sia reale, Edward. Ho amato Dean perché l'ha voluto Chuck, ma ciò che sento per te..".
".. l'hai deciso tu".  Edward la avvicinò di più mentre ancora teneva la sua mano fra le sue, portandosi la destra sul suo petto per farle sentire come il suo cuore stesse battendo velocemente solamente standole vicino. "Questo è reale, rossa: quello che c'è tra noi lo abbiamo deciso noi. Nessun angelo o Dio ha potuto interferire con quello che sentiamo l'uno per l'altra. Questo è autentico, è reale".
Mentre lo guardava negli occhi e sentiva la vista annebbiarsi per qualche momento, Abby sapeva di dover compiere una decisione in quell'istante e se avesse scelto male, probabilmente se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
Avrebbe voluto tirarsi indietro e tirare via la mano, scappare dalla stanza e dal bunker per il modo in cui Edward la faceva sentire.
Le faceva tremare le gambe e sentire il cuore in gola, le mani sudate.
Ma si chiese per quanto tempo ancora avrebbe potuto trattenere quel sentimento così forte che fosse nato dentro di lei qualche anno prima, quando era entrata al Red Right Hand senza sapere cosa l'aspettasse conoscendo il proprietario di quel locale.
Edward le sorrise dolcemente e con l'altra mano le sfiorò il viso con dolcezza, guardando nei suoi occhi lucidi. "Ti amo, rossa".
Una lacrima sfuggì al suo controllo ed Abby non riuscì più a trattenere ciò che sentisse davvero. "Ti amo anch'io".
Con gli occhi pieni di lacrime, Abby annullò la distanza fra di loro afferrandolo dalla maglietta per costringerlo a chinarsi, mentre lei si sollevava sulle punte dei piedi per unire le loro labbra in un bacio di urgenza, un bacio carico di mancanze e di dolcezza.
Edward le strinse le braccia attorno alla vita, stringendola a sé più stretta mentre la baciava con delicatezza, e Abby gli stringeva le braccia attorno al collo.
E dopo anni, sentì di nuovo il suo sapore. Sentì le sue grandi mani muoversi su di lei e farle girare la testa. 
Quando entrambi aprirono gli occhi per riprendere fiato e si guardarono per qualche istante, suoi volti di entrambi nacque un sorriso. 
Edward la strinse così forte ed Abby riuscì solamente a fare altrettanto, appoggiando la fronte alla sua mentre si beava di quel contatto così intimo. 
"Mi dispiace di non aver capito, mi dispiace di essermi arrabbiata. Ti ho trattato male, sono stata dura e...". 
"Shh, rossa. È tutto a posto.." sussurrò Edward accennando un sorriso e sfiorandole le guance strette mentre osserva i suoi occhi sinceri. 
Abby sospirò rumorosamente sentendosi tremendamente in colpa per come lo avesse trattato, ma nel contempo il cuore le stava schizzando via dal petto per la paura e per la felicità.
Edward non disse niente ma rimase a guardare nei suoi occhi e accennò un sorriso sereno, chinandosi sul suo viso per darle un casto e leggero bacio, mentre pensava che finalmente niente sarebbe potuto andare storto.
Abby era sua. 
Per davvero questa volta.
Completamente.
Era sua perché aveva scelto di stare con lui, esattamente come voleva.
Il bacio divenne sempre più intenso ed il respiro più corto e bastò uno sguardo per far capire a Edward cosa volesse.
L'uomo ridacchiò sulle sue labbra e si chinó per sollevarla dalla cosce prendendola fra le braccia mentre Abby aggrovigliò le gambe attorno al suo bacino ed insinuò le mani fra i suoi capelli ricci. 
Lo baciò in maniera famelica, lo desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo; Edward si sedette sul bordo del letto tenendola fra le braccia, e le sfilò la sottile maglietta di cotone bianca che indossava mentre Abby gli aprì la camicia, rivelando il suo corpo scultoreo che le faceva sempre girare la testa. 
Ma Abby si distrasse ed interruppe quel bacio quando con le dita sfiorò l'ampio cerettone che copriva una parte dell'addome di Edward, e la ragazza lo guardò come se si fosse appena ricordato della sua ferita.
"Mi dispiace così tanto, Ed..".
Edward guardò nei suoi occhi preoccupati e sorrise divertito, sfiorandole la guancia mentre con l'altra mano la faceva scivolare sulle sue gambe per attirarla più vicina a sé. "Ne ho viste di peggiori, te lo assicuro rossa".
Prima che potesse sentirsi in colpa ancora una volta, Edward tornò ad unire le loro labbra ed a baciarla con la stessa intensità di prima, perché non c'era proprio niente che volesse di più di avere finalmente Abby tutta per sé.
Quando fu di nuovo coinvolta e Edward si distese sul letto portandola a cavalcioni su di sé, il resto dei vestiti raggiunse velocemente il pavimento, Abby non riusciva a credere a come il suo stesso cuore stesse battendo così forte da quasi farle male. 
Le sue mani si muovevano su di lei e Edward la baciava in quella maniera possessiva da farle perdere ogni controllo, e Abby si sentiva finalmente completa e pienamente cosciente della scelta che il suo cuore avesse fatto all'interno di quella stanza.
 
  
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