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Autore: starlight1205    18/06/2023    2 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Quando Diana Harvey riaprì gli occhi si sentiva stordita, frastornata e dolorante come se le sue ossa si fossero rotte e autonomamente riassestate.
Era sdraiata su un soffice materasso e le coperte le erano state rimboccate fino al mento.
Una flebile luce filtrava dalla finestra e un forte vento ululava intorno al luogo in cui si trovava, producendo suoni sinistri, simili ai lamenti di un animale ferito.
Il solo poter udire finalmente dei suoni e dormire su un letto le fecero pensare che si trovasse all’interno di un bellissimo sogno.
Mosse lentamente le gambe facendo frusciare le lenzuola fresche e pulite e, subito, una leggera fitta di dolore le attraversò la caviglia facendole serrare i denti.
No, non era un sogno o altrimenti si sarebbe svegliata!
Sollevò appena le coperte per sbirciarvi al di sotto: la felpa di Fred, che aveva indossato per tutto il periodo di prigionia, era sparita ed era stata rimpiazzata da un leggero pigiama beige che profumava di agrumi. 
Dopo quelli che dovevano essere stati mesi, si sentiva finalmente pulita e profumata.
Si passò una mano tra i capelli aspettandosi di incontrare il groviglio sporco e spettinato a cui si era dovuta abituare, ma invece le sue dita incontrarono solo delle ciocche lucide e morbide.
Sbattè le palpebre e si ritrovò a stirare le labbra in un sorriso nel riconoscere la stanza che aveva occupato a Villa Conchiglia: si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo di sollievo.

- Ti fa male qualcosa? Stai bene? 
Diana trasalì e il singhiozzo trattenuto ruppe definitivamente gli argini quando si accorse della presenza di Fleur Delacour appollaiata accanto al letto: gli occhi celesti pieni di preoccupazione, i biondi capelli fluenti raccolti in una coda e il viso pallido e perfetto segnato dalla stanchezza.
Un attimo dopo anche Bill Weasley era accorso nella stanza.
Diana non riuscì più a frenare le lacrime, mentre tentava faticosamente di puntellarsi su un gomito.
- Dovresti stare giù… - consigliò Fleur dolcemente, ma la aiutò a posizionare un cuscino dietro alle spalle per rimanere con il busto eretto.
- Sei al sicuro - cercò di confortarla Bill con un ampio sorriso, sedendosi lentamente ai piedi del letto e appoggiando una mano sulla sua gamba sana attraverso la coperta - è tutto a posto.
Diana annuì cercando di asciugarsi le lacrime, il petto che sobbalzava per il respiro irregolare e gli occhi che scrutavano la stanza.
- Dove sono gli altri? - chiese preoccupata nel domandarsi se Harry, Ron ed Hermione fossero riusciti a fuggire illesi da Villa Malfoy.
- Nelle loro stanze - rispose Fleur - stanno tutti bene...più o meno - scambiò uno sguardo triste con il marito e strinse le labbra in un’epressione compassionevole che Diana non riuscì a decifrare.
- Diana - iniziò Bill facendosi serio e mettendosi una ciocca dei lunghi capelli rossi dietro un orecchio - ho provato a contattare Fred per dirgli che stai bene e che sei qui, ma…
Diana si irrigidì e strinse la coperta tra le dita, attendendo con ansia la continuazione della frase troncata a metà: - Ma..?
- Ma è molto difficile e soprattutto pericoloso - spiegò Bill in un sospiro carico di preoccupazione - è rischioso inviare posta via gufo o pensare di comunicare tramite un Patronus. Se Fred e George sono nascosti potrei rischiare di far scoprire il loro rifugio…Dobbiamo stare molto attenti!
Diana annuì mestamente e prese a torcersi le mani in preda all’angoscia, anche se capiva perfettamente le parole di Bill.
- Ma secondo voi…sta bene, vero? - sussurrò flebilmente scrutando prima Bill e poi Fleur in cerca di conforto.
I due coniugi si scambiarono uno sguardo d’intesa e d’incertezza.
- E’ stato qua per un po’ con George e Lee - spiegò Fleur versando un bicchiere d’acqua con un elegante movimento con la bacchetta magica - era...vraiment trist!
- Ci ha detto che avevate litigato - Bill tagliò corto - ma non hanno mai smesso di cercarti…
Diana deglutì allungando la mano tremante per prendere il bicchiere d’acqua che Fleur stava facendo levitare verso di lei.
Probabilmente Fred, George e Lee erano ben nascosti: Diana riusciva benissimo ad immaginarli immersi in una puntata di Radio Potter come li aveva visti fare innumerevoli volte.
- Dobbiamo avere pazienza - continuò Bill - appena la situazione si stabilizzerà troveremo il modo di fargli avere nostre notizie.
Diana annuì nuovamente con estrema e calcolata calma.
Bill e Fleur la osservavano con concentrazione come se si aspettassero che lei andasse fuori di testa da un momento all’altro.
- Dov’è Ben? 
I suoi ricordi frammentati si stavano pian piano ricomponendo: Benjamin l’aveva salvata!
- E’ di sotto - Bill aveva indurito lo sguardo nel sentire nominare Murray - incatenato. Volevamo aspettare che ti svegliassi per parlare con te e con lui...
- Incatenato? - Diana aggrottò le sopracciglia senza capire - no, lui mi ha salvato! Mi ha portato via da Villa Malfoy!
- E’ un Mangiamorte, Diana... - dalle labbra di Bill uscì un sussurro con un retrogusto di sentenza - è già stato rischioso il fatto che sia venuto qui! Potrebbe rivelare che Harry si trova qui e mettere tutti in pericolo!
- Sono sicura che non lo farà! Voglio parlargli! - affermò Diana risoluta cercando di lanciare le gambe fuori dalle coperte - e voglio vedere Hermione! Come sta?
Fleur la bloccò all’istante con dei modi che le ricordarono quelli di Molly Weasley: - Hai avuto la febbre altissima e la ferita che hai la caviglia ha fatto infezione! Non puoi andartene in giro! Hermione sta bene!
Fleur le fece bere a forza qualcosa con uno strano sapore che le fece sentire subito le palpebre pesanti e poco dopo lei e Bill lasciarono la stanza raccomandandole di riposarsi.

La febbre tornò e la lasciò a bruciare e delirare per giorni. 
Non riusciva a mangiare nulla. 
Scivolava a intermittenza tra uno stato d’incoscienza e l’altro. 
Alternava momenti in cui batteva i denti per il freddo ad altri in cui le coperte sembravano avvilupparsi al suo corpo come mostruosi tentacoli che non facevano altro che trascinarla in un torpore febbricitante.
Un giorno aprì gli occhi e vide Fred, bello, allegro e sorridente esattamente come lo ricordava, seduto al bordo del letto; mentre Diana si allungava per raggiungerlo, la figura del ragazzo evaporò come per magia per trasformarsi in quella di Daniel Harvey, che la osservava con un ghigno sinistro dipinto in volto.
Diana si ritrasse subito con ribrezzo, prima che la figura si trasformasse nuovamente in una spaventosa creatura con un mantello nero e senza volto. Paralizzata dal terrore, riuscì solo a trovare la lucidità necessaria a coprirsi il viso con le lenzuola, prima di ricadere nuovamente nell’oblio, mentre una voce lontana e inconsistente come se fosse smarrita nel vento, pareva chiamare insistentemente il suo nome.
Non ne era certa, ma le sembrò la voce di Benjamin Murray.

Quando finalmente la febbre si abbassò e riuscì a riacquistare un briciolo di consapevolezza, si svegliò madida di sudore, senza forze e con una guancia incollata al cuscino. 
Si sentiva la gola ardere per la sete come se avesse ingoiato una manciata di sabbia rovente.
Per sua grande sorpresa, su una poltrona avvicinata al letto dormiva Ben: il capo reclinato e le mani intrecciate in grembo; il sole che filtrava pallido attraverso le imposte creava dei giochi di luce sulla sua pelle pallida facendolo sembrare più giovane di quanto non fosse.
In quel momento era molto difficile credere che potesse davvero essere una persona malvagia.
Senza che ci fosse una connessione logica, Diana ricordò di quando Benjamin suonava Rocketman al pianoforte in quell’appartamento che era stato di Diana e zia Karen, ma che lentamente era diventato un po’ anche di Benjamin.
Ricordò di come si fosse sentita improvvisamente in pace.
Lo stesso senso di pace che provava assurdamente anche in quel momento.

- Quando hai iniziato a delirare hai fatto più volte il suo nome e lui mi ha quasi ammazzato per venire di sopra a vedere come stavi - l’inaspettata voce di Bill la fece voltare verso il fondo della stanza, dove il ragazzo era seduto con i piedi appoggiati alla scrivania - quindi abbiamo dovuto trovare un compromesso! Credo si senta in colpa…
Non si era accorta che ci fosse qualcun altro nella stanza oltre a lei e Benjamin.
Bill si avvicinò allungandole un bicchiere d’acqua e le spiegò velocemente che non avevano avuto nessuna novità da parte di Fred.
Diana cercò di domare il timore e di reprimere l’angoscia.
I Mangiamorte potevano averlo trovato e catturato come aveva ordinato Bellatrix Lestrange?
Interruppe i propri interrogativi perchè Ben si era svegliato e la osservava con aria preoccupata. Diana non vedeva catene intorno ai suoi polsi.
- Come stai? - chiese lui aprendosi in uno stanco sorriso e raddrizzando la schiena per sgranchire il collo e le spalle.
- Sono qua fuori se avete bisogno - Bill fece un cenno del capo a Ben; quest’ultimo ricambiò e il maggiore dei Weasley lasciò la stanza. 
Diana immaginò di essersi persa qualcosa perchè i due si erano appena guardati quasi con reciproco rispetto. In più, era abbastanza certa che Bill Weasley non l’avrebbe mai lasciata da sola in una stanza con qualcuno che avesse potuto farle del male. In qualche modo, Ben doveva aver trovato il modo di conquistarsi la fiducia di Bill.
- Quindi sei un Mangiamorte - appurò Diana studiando con concentrazione la trama della coperta, incapace di sostenere lo sguardo di Ben, ma in attesa di una spiegazione.
- Già - rispose semplicemente lui in tono asciutto.
Tra loro era sempre stato così. Non erano necessari grandi giri di inutili parole.
- E perchè sei qui, allora? - domandò Diana in tono sferzante - Perchè mi hai salvata?
Ben sospirò alzando le spalle e sfregandosi l’avambraccio: - E’ complicato.
Diana inarcò le sopracciglia in un’espressione che non ammetteva repliche e quindi Ben, con lo sguardo fisso sul pavimento, iniziò a raccontare.
Le raccontò tutto. 
Di come aveva incontrato il Signore Oscuro. 
Di come era diventato un Mangiamorte. 
Di come era diventato una spia per lui infiltrandosi nell’Ordine della Fenice. 
Le raccontò della leggenda del Blackhole e di come suo padre pensasse di essere il babbano prescelto.
- Sì, so della leggenda - sibilò Diana con rabbia ricordando le parole del padre - Daniel si è premurato di raccontarmela senza tralasciare nessun dettaglio!
- Daniel era a Villa Malfoy? Quindi collabora con il Signore Oscuro? - domandò Ben in un soffio e stringendo le mani attorno ai braccioli della poltroncina su cui era seduto - Come ho fatto ad essere così stupido e non pensarci prima?
Diana annuì: - Chi credi si sia impegnato così tanto per farmi questo? - gli indicò il labbro gonfio e la caviglia fasciata.
- E’ stato lui? - sibilò Benjamin a denti stretti, tentando di controllare l’ondata di rabbia che minacciava di travolgerlo.
- Tecnicamente sono stati Bellatrix e quel…Codaliscia - Diana rabbrividì nel nominare i suoi due aguzzini.
- Li avevo avvertiti di non toccarti! - Benjamin si alzò in piedi di scatto, stringendo le mani a pugno - la pagheranno...
Diana non sapeva bene come interpretare quel moto di protezione nei suoi confronti.
- Ben, mi hai portato via - Diana parlò con tranquillità - sto bene!
Benjamin si aggirava per la stanza con espressione tormentata, ma Diana voleva saperne di più.
- E se ora sei qui...perchè lo hai tradito? - si interruppe perchè c’erano ancora parecchie cose che non riusciva a comprendere.
- Diana, il Signore Oscuro è tante cose, ma di certo non è comprensivo e nemmeno caritatevole. Daniel non capisce a che gioco pericoloso sta giocando. Lui lo ucciderà non appena si renderà conto che non gli servirà a nulla. Io sono stato uno sciocco. Gli ho detto che eri tu la babbana della leggenda perchè speravo di renderlo fiero di me, ma quando ho capito cosa voleva che facessi...io non potevo... - mentre parlava continuava a sfregarsi con forza l’avambraccio - sei innocente...non ti meriti questo. Come Karen non si meritava di morire...Come ho potuto essere così stupido? Come ho potuto non prevedere cosa avrebbe voluto che facessi….
Benjamin si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona prendendosi la testa tra le mani e affondando le dita tra i capelli.
Non aveva completamente risposto alla domanda di Diana, ma era indubbiamente uno dei discorsi più sinceri che avessero mai avuto
Dichiarazioni d’affetto o abbracci sarebbero stati enormemente fuoriluogo.
Erano bastate la verità e poche parole per rivelare che Ben, Mangiamorte o no, fosse più umano e con più cuore di suo padre.
Diana si issò faticosamente a sedere e si lasciò sfuggire un gemito di dolore, perchè anche il costato le faceva parecchio male senza che si ricordasse di essere mai stata colpita in quel punto.
Ben si protese istintivamente in avanti come per poterla aiutare, ma Diana lo bloccò con un gesto della mano.
- Perchè non mi hai detto la verità su Daniel e su quello che ha fatto a mia madre? - domandò una volta sistematisi di fronte a lui.
Benjamin sospirò appoggiando i gomiti sulle ginocchia e passandosi una mano tra i capelli.
- Vuoi la verità? - mugugnò lui a testa bassa.
- Beh, a questo punto mi pare ovvio! - esclamò Diana con tono di rimprovero.
- Mi vergognavo - snocciolò velocemente Ben - mi vergognavo per non aver fatto nulla per impedire la morte di Sarah e mi sentivo terribilmente in colpa! Se ti avessi detto la verità, avrei dovuto raccontarti anche la verità su di me con il rischio di essere smascherato…
Diana continuava a scrutarlo con circospezione.
- Per quello che vale, ho cercato di dissuadere Daniel, ma dall’altra parte ero così…curioso di scoprire se tutto ciò che avevo ipotizzato sui Blackhole fosse reale!
Si passò nuovamente una mano tra i capelli scuotendo la testa.
- Posso capire se tu…sarai arrabbiata con me…
Diana scrollò le spalle cercando di assimilare le parole di Ben e si limitò a rispondere: - Mi hai salvato e hai scelto la parte giusta con cui schierarti. E’ già qualcosa.
Benjamin le sorrise e si rilassò appoggiandosi allo schienale della poltrona.
Con uno sbuffo affaticato, Diana si rimise sdraiata e chiuse gli occhi.
Il sonno non tardò ad arrivare.

Ci volle ancora qualche giorno affinchè Diana fosse abbastanza in forze per lasciare la sua stanza e quando lo fece, scoprì che tutti i fuggitivi da Villa Malfoy erano ancora a Villa Conchiglia a riprendersi dalla prigionia.
Tutti ad eccezione dell’elfo domestico Dobby che aveva eroicamente perso la vita nel portare in salvo Harry, Ron ed Hermione.
Diana trovò Harry accovacciato sulla spiaggia di fronte a casa tra le sterpaglie a fissare il vuoto. Man mano che si avvicinava si rese conto che quella che Harry scrutava con intensità era una lapide rudimentale con inciso sopra il nome dell’elfo domestico.
- E’ morto per salvarci - le spiegò Harry in tono tetro rigirandosi tra le dita un piccolo oggetto - Bellatrix Lestrange lo ha colpito con questo…
Diana arricciò istintivamente le labbra in una smorfia nell’udire di nuovo il nome di quella donna in grado di provocare solo morte e sofferenza.
Harry le porse l’oggetto che aveva tra le mani: era un piccolo pugnale, così piccolo che sembrava impossibile che potesse fare del male a qualcuno. Ma Diana pensò che anche Dobby fosse molto piccolo. Si sentì enormemente triste mentre un dolore le scivolava nella pancia, perchè quella piccola creaturina aveva dato la vita per salvare non solo i propri amici, ma anche persone come lei che nemmeno conosceva. 
Un pizzicore le fece bruciare gli occhi, mentre i contorni della lapide sotto cui giaceva Dobby si facevano tristemente acquosi.
Dei passi ovattati dalla sabbia raggiunsero Harry e Diana annunciando l’arrivo di Ron e Hermione alle loro spalle.
- Harry... - iniziò Hermione appoggiandogli una mano sulla spalla - la Pozione Polisucco è quasi pronta, dobbiamo prepararci...
- Cosa? - l’attenzione di Diana fu catturata dal nome “Polisucco” - che avete intenzione di fare?
- Diana - spiegò Harry mesto - dobbiamo sconfiggere Tu-Sai-Chi e l’unico modo è trovare degli oggetti che lui...ha stregato e sono quasi certo che uno di questi si trovi alla Gringott.
- Nella camera blindata dei Lestrange - terminò Ron affondando le mani delle tasche con lo sguardo assorto che fuggiva oltre l’orizzonte.
Diana fece rimbalzare lo sguardo tra i tre ragazzi. Aveva capito la metà delle cose che le avevano comunicato, ma solo vedendo le loro espressioni dure e tese capì che qualsiasi cosa avessero intenzione di fare fosse pericolosa. Molto pericolosa.
- Di chi dovete prendere le sembianze? - chiese Diana, dato che l’unica cosa che aveva imparato era che la Pozione Polisucco serviva a trasformarsi in una persona a proprio piacimento - e che cos’è questa Gringott?
- La Gringott è la banca dei maghi - spiegò Hermione mentre si metteva una ciocca di capelli dietro all’orecchio rivelando una lunga cicatrice rossastra sull’avambraccio, poi assumendo una smorfia di disgusto, aggiunse - io mi trasformerò in Bellatrix Lestrange per poter entrare nella sua camera blindata e Unci-Unci verrà con noi per aiutarci ad entrare…
Diana si alzò di scatto realizzando quanto fosse pericoloso quello che avevano intenzione di fare. Una fitta le attraversò la caviglia non ancora del tutto guarita. Lanciò un’occhiata a Ron che assunse l’espressione sconfitta di chi aveva provato a farle cambiare idea senza ottenere nessun risultato.
L’indomani mattina fu molto strano e inquietante trovare una sosia perfettamente identica a Bellatrix Lestrange in piedi al centro del soggiorno.
- Fate attenzione - li ammonì Diana mordicchiandosi l’interno della guancia con preoccupazione, mentre Harry, Ron, Hermione e Unci-Unci si radunavano per la smaterializzazione.
- Non preoccuparti per noi - le sorrise Hermione con le labbra screpolate di Bellatrix.
Diana non riuscì a reprimere un brivido nel ritrovarsi faccia a faccia con la strega che l’aveva tormentata per mesi, pur sapendo che quella che aveva davanti non fosse davvero lei.
Harry, Ron, Hermione e Unci-Unci sparirono con tre schiocchi, mentre Bill Weasley con una mano sulla tempia e gli occhi assottigliati borbottava tra sè e sè quanto fosse una follia quella che i tre avevano in mente di compiere.

Quel pomeriggio Diana uscì sul patio in legno dove trovò Ben a sorseggiare una tazza di caffè con il signor Olivander, pallido e emaciato, a godersi i rari e tiepidi raggi di sole primaverile della Cornovaglia.
Tutti trattavano Benjamin con freddezza e circospezione, indecisi se fosse il caso di fidarsi di lui oppure no e quindi lui cercava di tenersi lontano dagli sguardi giudicanti che irrimediabilmente confluivano sempre verso di lui.
Diana, invece, passava tutto il tempo possibile all’aperto. Dopo i mesi trascorsi rinchiusa in una cella, l’idea di vedere attorno a sè quattro pareti le metteva sempre una certa angoscia.
- Ben, dov’è il Blackhole? - chiese Diana ricordandosi il motivo per cui era voluta uscire da sola dalla cella a Villa Malfoy.
Lui appoggiò con un movimento elegante la tazza sul tavolo per guardarla perplesso sbattendo le ciglia scure.
- Il Blackhole?
- Sì - insistette Diana - quando sei venuto a prendermi...io ero andata a cercarlo e...
Ben chinò il capo al pavimento fatto di assi di legno un po’ sconnesse e ammise: - Diana, non lo sapevo...io non ce l’ho. Sai com’è...ero abbastanza preoccupato di farci uscire vivi da lì!
Diana sentì le spalle afflosciarsi per la delusione. Non sapeva se avere il Blackhole con sè avesse potuto darle un vantaggio su suo padre, ma l’idea che lo avesse ancora lui la fece sentire sporca, come se lui si fosse impossessato di qualcosa di intimo che le apparteneva.
- Oh, beh... - cercò di dire scrollando il capo e deglutì a disagio - fa niente…
- Diana, cosa ti hanno fatto Daniel e Bellatrix mentre non c’ero? - le dita erano ancora strette intorno al manico di ceramica della tazza.
Diana si sfregò le mani sugli avambracci e lanciò un’occhiata fugace ad Olivander che sembrava sonnecchiare sulla poltroncina in vimini.
 - Cercavano di estrarmi la magia del Blackhole…
Ben sgranò gli occhi: - Cosa? Che vuoi dire?
- Io riesco a difendermi dagli incantesimi come se avessi il Blackhole sempre con me…deve aver lasciato il suo potere su di me! - si battè una mano sul petto come ad indicare un punto preciso in cui il potere potesse essere nascosto -  E’ possibile, Ben?
Lui, in tutta risposta, si fece pensieroso e, quasi sotto shock, mormorò: - Non lo sapevo, ma evidentemente sì, è possibile…
- Lei mi colpiva perchè speravano di far esplodere l’energia, ma credo di essere sempre riuscita a trattenermi…
Olivander sembrò risvegliarsi perchè tossicchiò schiarendosi la voce: - Purtroppo sono costretto a smentirla, signorina Harvey.
Sia lei che Ben si voltarono di scatto verso l’anziano seduto stancamente su una poltrona.
- Che vuol dire? - sibilò Ben in tono tagliente e con gli occhi ridotti a due fessure. Quando assumeva quell’espressione Diana era soltanto contenta di non essere una sua nemica, perchè incuteva parecchio timore.
- Quando...lei era svenuta e con la guardia abbassata il Blackhole si è illuminato e suppongo che quindi suo padre sia riuscito, almeno in parte, nel proprio intento. Non ne sono certo...subito dopo mi hanno fatto rientrare in cella e non c’è stato modo di verificarlo.
Ben si alzò di scatto stringendo tra le mani la balaustra di legno umido del patio, il capo chino e le labbra serrate.
- Questa non ci voleva - sibilò tra i denti con rabbia per sbottare poi contro Olivander - Cosa aspettava a dircelo?
Olivander si limitò a scrollare le spalle con noncuranza, tornando ad assumere uno sguardo perso e velato. La prigionia sembrava averlo messo duramente alla prova.
- Non ci voleva - ripetè Ben guardando Diana che, a braccia conserte, fissava le onde del mare infrangersi sulla spiaggia.
- E da quando le cose vanno per il verso giusto? - chiese lei in un tono ironico che le ricordò ciò che avrebbe detto Fred se fosse stato lì. 
Istintivamente strinse le mani a pugno sentendo riaffiorare lentamente deboli ondate di energia che si abbarbicavano alle sue braccia come viticci di una pianta rampicante.
Abbassò lo sguardò sulle proprie mani che emanavano un flebile chiarore azzurrognolo sempre più nitido, mano a mano che riusciva ad attingere al potere.
Si sentì sollevata nel riuscire finalmente dopo mesi a sbloccare quel potere che sembrava svanito e, soprattutto, a constatare che l’energia del Blackhole fosse ancora dentro di lei a dispetto di ciò che affermava Olivander.
Ben incrociò il suo sguardo e, incredulo e affascinato, domandò: - Come ci riesci?
- Non ne ho idea - rispose Diana sorridendo a stento per lo sforzo di mantenere la concentrazione.
Era decisamente fuori allenamento: la prigionia aveva messo a dura prova anche lei.
- Come è possibile? - domandò nuovamente Ben in tono incalzante a Olivander e chinando il viso per specchiarlo in quello solcato di rughe dell’anziano fabbricante di bacchette.
- Il potere del Blackhole ormai è dentro di lei - sussurrò Olivander con gli occhi semichiusi come se stesse recitando una vecchia profezia.
- Ma se il potere è dentro di lei - domandò Ben speranzoso - allora significa che Daniel non riuscirà mai ad utilizzarlo, giusto?
- Non lo sappiamo - sospirò Olivander - come sa anche lei, signor Murray, l’argomento è spinoso. 

Il vento si placò per un attimo e Olivander reclinò la testa sullo schienale per chiudere nuovamente gli occhi come se quella conversazione lo avesse stancato enormemente.
Ben rientrò in casa per parlare con Bill Weasley e Diana rimase a guardare le onde sciabordare sulla riva mentre una lama di dolore affondava lentamente nel suo petto. Irrazionalmente, il suo pensiero e i suoi timori non erano indirizzati verso se stessa o verso ciò che suo padre stesse tramando, ma la sua preoccupazione era rivolta verso Fred. 
Dov’erano lui, George e Lee?
Stavano bene?
Uno stormo di gabbiani gracchiava volando sopra le scogliere, il vento si era alzato di nuovo sollevando piccole nubi di sabbia chiara, frustando le sterpaglie e portando con sè una zaffata di odore salmastro.
Diana si sentì piccola e sola di fronte all’oceano.
Harry, Ron e Hermione erano riusciti nel loro intento nel penetrare alla Gringott senza essere catturati?
Strinse le labbra e prese a torcersi le mani per l’inquietudine.
Il suo pensiero, involontariamente, virò di nuovo verso Fred sentendo il cuore stringersi in una morsa a causa della nostalgia. A volte quasi faticava a rievocare alla mente i lineamenti del ragazzo, ma quel giorno il viso sorridente di Fred risplendeva nei suoi ricordi chiaro e definito, facendole sentire le gambe tremanti e lo stomaco sottosopra come dopo il loro primo bacio.
Perchè Bill non riusciva a mettersi in contatto con lui?
Il sole si stava già avvicinando alla distesa luccicante dell’oceano, quando le parve di sentire uno schiocco risuonare nell’aria tiepida.

Diana sobbalzò e si guardò intorno.
Sembrava che qualcuno avesse calpestato un grosso ramo secco.
Un altro schiocco.
Poteva essere il rumore di due materializzazioni o era la sua mente a giocarle brutti scherzi?
Diana si voltò verso le alte sterpaglie e mosse qualche passo nella direzione da cui le era sembrato di sentire i rumori, con tutti i sensi in allerta.
Avrebbe dovuto entrare diretta in casa a cercare aiuto prima che potesse accadere, di nuovo, qualcosa di spiacevole, ma si sentiva attratta dall’insensata curiosità di scoprire se i suoi pensieri corrispondessero alla realtà.
- Diana, che succede? - Ben era uscito nuovamente di casa e con un’espressione guardinga scrutava la spiaggia in cerca di qualcosa - che cos’è stato? Ho sentito dei rumori…
Diana scrollò le spalle perchè non ne aveva idea e fece cenno a Ben di tacere. A passi lenti e silenziosi scese i gradini del patio, mentre Benjamin, con la bacchetta alla mano, la seguiva.
- Stai indietro - sibilò lui superandola ed esortandola a proteggersi dietro di lui.
Diana sbuffò di fronte a quell’insulso istinto protettivo nei suoi confronti e si limitò ad ignorarlo, mentre alzava gli occhi al cielo. Quando riabbassò lo sguardo sulle sterpaglie, in lontananza, riuscì a scorgere un’alta figura dai capelli rossi.
Istantaneamente il suo petto parve tendersi come un elastico fatto di speranza, mentre la sua totale attenzione veniva catalizzata da quella sagoma appena comparsa.
Si portò una mano tremante a schermarsi la vista abbacinata dai bassi raggi del sole al tramonto, mentre il ragazzo si avvicinava a passi svelti.
Poco più indietro rispetto al ragazzo, Diana notò una figura femminile, anch’essa dai capelli rossi.
Sentiva il cuore martellarle furioso nel petto.
La sensazione di tensione cresceva man mano che le due figure si facevano più vicine, fino a che l’elastico teso che aveva preso residenza nel suo torace si afflosciò di scatto mentre riusciva finalmente a mettere a fuoco i nuovi arrivati a Villa Conchiglia.
- Diana, che cosa diamine ci fai qui con lui? - sbottò la voce incredula di George Weasley mentre puntava la bacchetta contro Ben. Ginny Weasley, alle spalle del fratello maggiore, osservava la scena con aria guardinga assumendo di riflesso una posizione difensiva.

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Ciao :)
Eccomi di nuovo qui! Un capitolo un po' di passaggio ma che era necessario per riallacciare un po' le fila della trama principale e il ricongiungimento di alcuni personaggi!
Pensavate che fosse Fred a spuntare a Villa Conchiglia e invece vi ho fatto un altro scherzone XD
Nel prossimo capitolo, torneremo da lui, non temete! E faremo anche un passettino indietro per riallacciarci all'arrivo di George e Ginny (sì, messo così sembra campato per aria, ma avrà un senso, prometto!ahahah)
E niente...alla prossima!
A presto :)
P.S. La fine è sempre più vicina...penso che tra sei/sette capitoli ci saluteremo :(
  
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