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Autore: Anown    19/06/2023    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Lupe si era sempre sentita un po' veggente. "Lo sapevo dalla prima volta che li ho visti insieme che la situazione si sarebbe trascinata a lungo. Perché la mia cara figlioletta la rende così difficile?”
Mentre era nell'appartamento del quasi ex genero con la sorella di lui, Lupe ripensò a circa sei anni prima.

Leshawna andava ancora alle superiori, in terza forse. La ragazza stava avendo dei problemi a scuola. C'era  da tenere presente che Leshawna faceva un sacco di assenze ma alcuni professori aveva suggerito a Lupe che i problemi di sistematica disattenzione, stanchezza e mancanza di interesse della ragazza potessero avere origine psicologica o organica.
Lupe non poteva ammettere che la figlia avesse qualche problema psicologico. Se così fosse stato, se ne sarebbe sicuramente accorta, giusto? Le madri sanno sempre tutto, giusto? Poi lei era pure mezza veggente!
Ma anche ammettere che potesse avere qualche disturbo dell'attenzione non diagnosticato per tutto quel tempo  sarebbe stato un po' imbarazzante. Era un'insegnante, se ne sarebbe dovuta rendere conto prima!
Ma Lupe mise da parte l'orgoglio e portò l'adolescente da una neuropsichiatra. Quella era la seconda visita, ma quando citofonò allo studio, accadde qualcosa di bizzarro. A rispondere fu una voce maschile che, quando Lupe spiegò chi era e perché era lì, reagì in modo un po' strano: "Ma... sono le diciassette? La dottoressa vi aspettava per... Oh cavolo! Ehm. Va bene, entrate..."
La cosa bizzarra, in realtà, fu che Leshawna, nonostante fosse lontana, sul marciapiede a cazzeggiare, sentendo la voce si avvicinò stranamente interessata. -Non era la dottoressa...- disse un po' incerta, probabilmente era stata troppo lontano per sentire bene la voce.
-Anche se la dottoressa ha un tono da ex fumatrice incallita, penso che questo fosse un maschio. Forse è un assistente.- ipotizzò Lupe.
La porta dello studio era aperta. "Accomodatevi, sarò lì fra un attimo." disse da un'altra stanza la voce che aveva parlato al citofono. Leshawna si accigliò. Sembrava abbastanza interessata o disturbata da quella voce.
Le due donne si sedettero e videro entrare una persona alta, ma eccessivamente magrolina che avanzava con la testa china su dei fascicoli che portava con sé e i capelli castano rame che scendevano nascondendo un po' i connotati del volto.
-Ci deve essere stato un fraintendimento o un'annotazione errata. La dottoressa vi aspettava fra mezz'ora, io sono arrivato prima per caso.- disse la persona mentre sistemava la scrivania. -L'ho avvertita, dovrebbe essere qui a momenti.-
Dalla voce era l'uomo del citofono. "Uhm... uomo..." ma Lupe pensò che sembrava molto giovane, troppo per essere un assistente. "Potrebbe sembrare un po' più piccolo di mia..." si fermò vedendo che Leshawna squadrava il ragazzo con molto interesse. Aveva l'aria di una gatta che osservava un ingenuo passero posarsi sul balcone sbagliato. Lupe si sentiva molto stranita dalla situazione.
Mentre si sedeva, il giovinetto continuò a parlare: -Nel frattempo potete cominciare a dirmi come va, cosa non va, come vi trovate con i farmaci... Appunterò tutto.- disse cordialmente mentre impugnava una penna. -Se le annotazioni sono corrette, alla ragazza è stata prescritto il...- il ragazzetto aveva finalmente alzato il viso lentigginoso verso di loro, ma si immobilizzò quasi subito. Leshawna lo osservava divertita con un'aria un po' intimidatoria.
Pallido, il ragazzo interruppe il contatto visivo giocherellando nervosamente con la penna. Sospirò chiudendo gli occhi. Quando li riaprì si ritrovò Leshawna a cinquanta centimetri di distanza.
-Ehi, Harold!- disse la ragazza davanti a lui con fare particolarmente allegro.
Il ragazzo sussultò rischiando di cadere dalla sedia. Si ricompose facendo del suo meglio per ignorare Leshawna e si rivolse a Lupe. -Ecco... Mi scusi, ma dovrete aspettare m... la dottoressa. Conosco la ragazza, non sarebbe carino, ehm, non sarebbe corretto se raccogliessi informazioni mediche su di lei.- disse nervoso mentre cercava di mantenere il tono il più pacato e formale possibile. -Se volete posso fare del tè.- era apparentemente ansioso di scusarsi e rendersi utile.
Leshawna gli prese il braccio -Ehi topino! Quindi ti sei tolto quella specie di barbetta da adolescente per non far notare subito che sei solo un bambino alto e poter... com'è che si dice? Esercitare abusivamente... la professione medica?- chiese la ragazza saltellandogli intorno allegramente.
-Non dire cose strane davanti ad altre persone! Sto solo facendo da assistente a mia madre! Tengo in ordine lo studio, bado ai bambini piccoli quando lei vuole parlare solo ai genitori o tengo d'occhio i genitori se vuole parlare solo con i bambini, tengo conto degli appuntamenti...-
-Ah sì? Quindi sei stato tu a segnarci male l'appuntamento? Ottimo lavoro!- disse Leshawna sghignazzando.
"Oh no... È decisamente rimasta alla fase delle elementari in cui per corteggiare qualcuno devi prenderlo in giro. Cielo..." si disse Lupe un po' imbarazzata, ma visto che Leshawna tendeva a tenerla a distanza, poterla osservare con un coetaneo era interessante.
-Perchè dai per scontato che abbia sbagliato io?!- infastidito il ragazzo distolse lo sguardo. -Comunque non faccio niente di strano... al massimo raccolgo informazioni... È tutto assolutamente regolare! Regolarissimo!-
-Ah...- Leshawna fece un finto sospiro mentre giocherellava col braccio del ragazzo. -Dovevo aspettarmi che avessi questa tendenza a fare cose che non dovresti dopo che hai soffiato il lavoro a quella povera infermiera...-
-Avrei fatto cosa?! A quell'assenteista? Non è colpa mia se, differentemente da me, in infermeria non c'è quasi mai... Ma non faccio nulla al di fuori delle mie competenze! Non è colpa mia nemmeno se voi adolescenti scemi non sapete manco disinfettare le ferite! È per questo che vi sembra che io faccia chissà che, vi mancano proprio le basi... A volte mi ha aiutato anche Bridgette! Perché diventi paladina della legalità solo quando si tratta di me? È discriminazione verso le infermiere maschio? Ehm, infermieri... eh, intendevo... Non sto fregando il lavoro a nessuno, mi annoio, sono spesso lì, l'infermiera non c'è mai, quindi aiuto un po'... ok?-
-Sarebbe meglio se la facessi licenziare e basta... Sei intelligente, caro, ma col tuo bisogno di approvazione rischi di metterti nei guai, capisci?- disse Leshawna improvvisamente seria.
Lupe era sorpresa, forse sua figlia era più matura di quel che sembrava?
Anche il ragazzo sembrava essere cascato in quell'illusione. Lui sorrise nervosamente: -Eh? Ti preoccupi per me? Non è che è per questo che ti presenti spesso in infermeria? Pensavo che lo facessi per saltare le lezioni ma...- il ragazzo si interruppe e guardò nervosamente verso Lupe ricordandosi della sua presenza.
-No.- rispose Leshawna calma. -Quella che fa la malata immaginaria per tenerti d'occhio è Beth e dovresti starci po' attento...-
-È fidanzata ufficialmente.- affermò il ragazzo con ingenua rigidità.
-Tu intanto tieni la guardia molto alta! Anzi... bassa... è così piccola che se tieni la guardia alta rischi di non vederla...- Leshawna sospirò. -Ma sì, decisamente mi preoccupo per te. Per qualche oscuro motivo sono l'unica ad accorgersi che sei solo un bambino alto. Gli altri ti trattano come un ragazzo delle superiori... Cose da pazzi!-
"Bene... il suo corteggiamento peggiora di minuto in minuto, è tutta suo padre!" pensò Lupe rassegnata.
-Guarda che abbiamo meno di due mesi di differenza, sono pure il più vecchio tra noi...-
-Però ti faccio i miei complimenti...- disse Leshawna. Il ragazzo era teso, voleva crederle ma probabilmente si aspettava qualche battuta. Leshawna continuò con nostalgia: -Ricordo ancora quando non riuscivi a sorridere di rimando alle persone del bar o a quelli della segreteria quando ti porgevano le cose... rimanevi imbambolato con un' espressione neutra e assente. Invece oggi, te la sei cavata ad essere ospitale.-
-Ah, davvero? Sono migliorato?- disse il ragazzo con un sorriso incerto. -Ah? Aspetta, era solo un modo per insultarmi come sempre! Non è affatto vero che ero così socialmente inetto!-
-Ma non ti prendo in giro, sono commossa dal vederti crescere!- la ragazza rise e gli pose una mano alla base della schiena portandoselo più vicino.
Il ragazzo sussultò, poi cominciò a parlare con tono sommesso -Sono contento che tu sia felice di vedermi, davvero. Ma sei troppo...- disse titubante, poi sorrise -È spaventoso quanto tu sia un libro aperto. Ma, beh... se a te non da fastidio fare così davanti a tua madre, va bene.- disse divertito.
Leshawna sembrò disorientata. -Fare così? Così come?- la ragazza si impietrì, poi levò immediatamente la mano dalla schiena del ragazzo e fece un passo indietro.
Leshawna sì schiarì la voce e divenne rigida come un soldato. -Mamma, questo è un mio compagno di classe.- disse seria e cupa. -Era quello con cui sono stata messa in coppia per un progetto scolastico. Sono andata a casa sua qualche volta per questo motivo.- spiegò cercando di contestualizzare la loro vicinanza.
A Lupe veniva quasi da ridere. -Ah, sì? Ma non era una ragazza quella con cui eri stata messa in coppia?-
-Ragazza...- ripeté fra sé e sé il ragazzo con un mano sul petto.
-L'ho detto per non farti fare strane idee!- ribatté Leshawna sorridendo nervosamente.
Lupe si concentrò sul ragazzo e gli porse la mano. -Piacere di conoscerti, sono Lupe, la mamma di questa qui.-
Il ragazzo sorrise leggermente e annuì. -Piacere, mi chiamo Harold.- poi le fissò la mano e ricordandosi di essere anche lui provvisto di braccia le diede una stretta di mano debole e timida.
"Uhm... È molto anomalo per i gusti di Leshawna..." rifletté la donna prima di cominciare a tempestarlo di domande sotto lo sguardo incazzato di Leshawna.

"Il bambino alto ci aveva preso..." pensò la Lupe attuale. "Leshawna è un libro aperto... Forse se ammettesse i suoi sentimenti invece di insistere sulla linea del non sono mai stata innamora, riuscirebbe a razionalizzare meglio e ad accettare la perdita. Il problema è; come farglielo ammettere e accettare?"
-Ahm... cosa sta pensando?- chiese Celia con aria guardinga.
-Ah, niente di importante, cara...- rispose Lupe con un sorriso che non prometteva molto di buono.

Da quando Harold aveva risposto al suo "Sono davvero una persona orribile" paragonandola ad un dodicenne che vuole fare il tenebroso, Leshawna era corrucciata.
Roza commentò "No, non fa affatto tenerezza! Smettila di pensarlo..."
"Non lo stavo... eh, suppongo che nascondere le cose a qualcuno che vive nella tua testa non sia così semplice..." -Ok Leshawna, cosa volevi dirmi prima quando hai detto di essere una persona orribile?-
-Per esempio, che in questo momento mi sento un po' troppo a mio agio...- Harold non capì. La ragazza continuò: -Il fatto che tu sia buttato sulla mia spalla... indebolito e convalescente mi fa... beh, non mi provoca sensazioni negative.- ammise cupamente. -N-non intendo che mi faccia piacere quando stai male, anzi ti od... lo odio!- si accorse che ciò che aveva detto suonava peggio di quello che pensava effettivamente.
Harold smise di appoggiarsi per sicurezza, ma non sembrava colpito. -Ci stai pensando troppo. Siamo stati in conflitto, è normale che tu ti senta più a tuo agio se sono calmo, di per sé il fatto che io sia calmo significa che sto bene, anche se sono stanco e debole e in realtà... a me piace sentirmi spossato dopo essermi sentito male.- ammise sorridendo debolmente.
-Perchè significa che gli altri devono prendersi cura di te e darti attenzione?- chiese Leshawna infastidita.
Harold sorrise cupamente -No sciocca... Mia madre non aveva tutto questo tempo per me. Fin da piccolo se stavo male ero convinto di dover stare attento a non essere troppo di peso perché altrimenti sarei stato abbandonato in un cassonetto... o in un monastero se mia madre fosse riuscita ad avvicinarvisi senza diventare pietra.-
Poi il ragazzo abbassò lo sguardo e cominciò a ridacchiare fra sé e sé -Però più pensavo di dover stare attento a non stare male e a non aver bisogno di aiuto, più stavo male e avevo bisogno d'aiuto... inoltre io desideravo attenzione... a volte ho finito per fare i capricci. Forse cercavo di mettere le persone alla prova per vedere se mi avrebbero abbandonato davvero?- alla fine alzò gli occhi verso di lei e sorrise normalmente. -Ora stai meglio? Ti senti meno manipolatoria in confronto?- le chiese come se fosse stato tutto un teatrino per distrarla e tirarla su di morale.
Leshawna non era convinta -E se ti preferissi convalescente perché mi fa sentire meglio con me stessa? Insomma... ci conosciamo dalle superiori e ti ho visto crescere molto in questi anni... Credimi, mi ha fatto molto piacere. Forse è anche per questo che mi sento così legata a te... ma io invece ho la sensazione di non essere cambiata di una virgola, forse averti debole e sotto il mio controllo se lo volessi, mi fa stare meglio.- confessò la ragazza.
Inizialmente Harold rimase a studiarla senza avere particolari reazioni. -Ahem... Grazie per avermi detto i tuoi sentimenti... credo?- disse un po' incerto e imbarazzato.
-C-cos... Eh? Che significa grazie?!- "Non è che del mio discorso  ha sentito solo; mi ha fatto piacere vederti crescere e mi sento molto legata a te?!" -Ma mi vuoi prendere sul serio?! Sto cercando di metterti in guardia, cazzo!-
-Uhm... Vuoi che ti detesti così puoi liberarti di me? Ma non stiamo già più insieme e sei tu che sei venuta qui con le tue gambe...-
-Ma che diavolo?! Non è così.-
-Deciditi... Nei miei confronti hai sentimenti protettivi o distruttivi? A parole sono distruttivi, ma il tuo tono e il tuo comportamento vanno in netto contrasto con le tue parole...-  "Come sempre..."
-No, sei tu che capisci solo quello che ti fa comodo!-
Harold sospirò. "Roza, cosa ne pensi? Di solito sei pronta a giudicarla spaventosa qualunque cosa dica o faccia, questa volta sei rimasta silenziosa."
"Eh, in realtà non mi sembra che questa donna abbia detto niente di strano... L'invidia e l'essere stati lasciati indietro sono le sensazioni con cui riesco a rispecchiarmi di più. È strano che ne abbia parlato ad alta voce, ma... Sì, penso che la sua sincerità sia da ammirare."
Harold sorrise e annuì in approvazione -Roza mi ha detto di dirti che i tuoi sentimenti sono normali e ti sembrano strani solo perché li hai detti ad alta voce. Ed io sono piuttosto d'accordo... Credo sia per questo che la tua confessione non mi suscita emozioni negative.-
"Non ti ho detto di dire niente! Perché mi metti sempre in mezzo?!"
-Bene, di nuovo l'amica fantasma...-
-Dovresti ascoltarla, è molto saggia.-
"Ah, davvero?!" Roza era felice del complimento, non ne riceveva spesso.
Leshawna lo guardava con frustrazione. Harold sospirò -L'importante è che non mi avveleni e non mi rompi qualcosa per farmi stare buono. Molte persone al posto tuo neanche si accorgerebbero di avere secondi fini e motivazione poco nobili quando stanno dietro ad una persona malaticcia o in difficoltà... Nel tuo essere frustrante, sei eccezionale come sempre! E sono un po' lusingato se mi invidi... ma è anche abbastanza stupido, non hai niente che non vada rispetto a me! Anzi... Sono anche infastidito, sembra che tu sia convinta che io non possa difendermi da te e che quindi ti tocchi mettermi in guardia...-
La ragazza si seccò. -Bene, allora cerca di essere sincero anche tu e parlami dei tuoi secondi fini, dei tuoi pensieri orribili e delle tue motivazioni poco nobili...-
-Ehm... Boh...- disse Harold distogliendo lo sguardo con fare nervoso. -Facciamo così, ti dirò tutto ciò di poco nobile che mi viene in mente, se mi confesserai il tuo segreto...-
-Uhm... Quale segreto?-
-Dai... qualunque sia la cosa che ti rende così irrequieta. Indipendentemente dal fatto che sia qualcosa avvenuto di recente, oggi, qualche minuto fa, oppure...- si prese una pausa, era incerto di chiederglielo.  -Oppure anni fa? Mi piacerebbe sapere cosa ti turba...-
-Anni fa...- ripeté la ragazza fra sé e sé, poi lo guardò -Che senso avrebbe parlartene ora?- nonostante tutto la ragazza decise di provarci.
Si allontanò da Harold di qualche metro. Non le piaceva essere guardata e voleva accertarsi che il solitamente quattrocchi, in quel momento senza occhiali, non potesse mettere a fuoco la sua espressione.
-Allora...- disse nervosa. Ma tutti i ricordi che le portavano rancore cominciarono ad ammassarsi come se volendo uscire contemporaneamente stessero lottando su chi fosse il ricordo più importante, quale ricordo la facesse sentire più inerme, quale più arrabbiata... Tutti i ricordi volevano la giusta attenzione e il giusto riconoscimento oltre che la giusta vendetta...
Stava già cominciando a surriscaldarsi e a contrarre i muscoli delle braccia come se dovesse picchiare qualcuno da un momento all'altro.
Percepì qualcosa di strano. L'espressione di Harold era cambiata. Sembrava concentrato su di lei e troppo vigile... Sembrava che potesse vederla...
Le venne un dubbio atroce. Si rese conto che per tutto il giorno, anche senza occhiali il ragazzo non sembrava aver avuto nessuna difficoltà, era stato attento a tutto ciò che lo circondava. Eppure sapeva benissimo che Harold senza occhiali non riusciva a mettere a fuoco le cose a partire da trenta centimetri di distanza dai suoi occhi.
Raggelando, Leshawna ripensò alla storia della fantasmina e a quello strano modo in cui Harold aveva cambiato voce per farla conversare con lei. "Ma mi state prendendo per il culo?! Chi sei tu? Chi siete voi?!" pensò furiosa guardando... Lui? Lei? Loro?
“C-che succede?" chiese Roza, percepiva qualcosa che non andava nella donna ma anche in Harold. Anche se Roza non aveva un corpo proprio si sentiva tremare tutta.
"È arrabbiata, molto arrabbiata..." disse fra sé e sé Harold. Era finalmente spaventato?

Roza ebbe l'impressione di essere fuori dal corpo di Harold. Era anche fuori dall'appartamento. Si era ritrovata in un posto sconosciuto ma familiare e spaventoso allo stesso tempo. "Una scuola?" pensò guardandosi intorno.
Dalla presidenza vide uscire, a testa bassa, una ragazza alta dai lunghi capelli neri con una faccia strana, aveva delle macchie e arrossamenti. "Qualcosa l'ha colpita?" si chiese irrequieta.
Mantenendosi a distanza, silenziosa e cupa, uscì un'altra persona dalla presidenza. "Leshawna?"
Senti un rumore di corsa sgraziata, poi la voce di Harold: -Che diavolo è successo?! State bene?!- chiese il ragazzo riprendendo fiato -Mi hanno... mi hanno detto che...-
-Non sei la mia balia! Vattene!- Leshawna gli aveva gridato contro. Harold la guardò con preoccupazione e questo sembrò innervosirla ulteriormente.
A quel punto anche lo stress di Harold aumentò: -I-Io... Io vado dove cazzo mi pare!-
La ragazza dai capelli neri rise crudelmente -Vuoi sapere cosa è successo? Non ne ho una cazzo di idea! Non ricordo nemmeno per cosa stavamo litigando! So solo che ad un certo punto è impazzita e mi ha aggredita!- la ragazza strillò, se era triste o spaventata lo stava nascondendo bene.
Un altra voce parlò, ma poteva sentirla solo Roza: -In effetti...- si girò, vicino a lei c'era un altro Harold -Mi sono sentito meno spaventato per Heather perché lei mi sembrava più forte... ma forse in realtà anche lei era spaventata e sola?- si chiede quel Harold. -Uh... Potrei essere una persona orribile...-
Heather mise in guardia l'Harold del ricordo: -Invece di startene qui con quella faccia sofferente, dovresti dare ascolto a quella stronza e andartene! Potrebbe aggredire anche te, non sei speciale!- disse la ragazza con un sorriso minaccioso.
Harold le guardò disorientato, Roza avvertiva che era disturbato dal modo furioso in cui Leshawna lo stava guardando e da ciò che aveva fatto all'altra ragazza.
"Strano..." pensò Roza. Aveva pensato che Harold fosse un ragazzo molto imprudente con una percezione distorta o assente del pericolo invece non era così "Eppure..."
-Leshawna.- Harold pronunciò il suo nome con chiarezza e determinazione e si avvicinò alla ragazza . -Potresti dare una spiegazione, per favore?- le chiese serio ma supplicante allo stesso tempo.
-Vattene e basta.- ringhiò la ragazza.
Heather sorrise amaramente -Non ci credo... Anzi, no! Ci credo fin troppo! Anche ora ti stai mettendo dalla sua parte! Spero che un giorno ti ammazzi e ti faccia a pezzi! È quello che ti meriti, puttana!-
-Heather?!- Harold la richiamò mentre correva via.
-Mi date entrambi la nausea!- dichiarò Leshawna andandosene nella direzione opposta.
-L-Leshawna...- Harold guardò le due scombussolato, si appoggiò con la schiena al muro. -P-perchè? Credevo che le cose stessero migliorando...- mormorò fra sé e sé.
Roza guardò interrogativa l'Harold vicino a lei. Stava fissando l'altro sé stesso con un' espressione nervosa.
Roza avvertiva che la ragazza con i capelli neri era percepita da lui come amica. -Se era tua amica ed era stata presa a pugni da Leshawna ti saresti dovuto...- poi però si interruppe incerta.
Il ragazzo si portò le mani al collo grattandolo nervosamente -Ero sconvolto... forse dovevo subito dare supporto morale ad Heather? Ma volevo che Leshawna mi desse una spiegazione, lei n-non sembrava stare bene neppure... e poi cosa dovevo fare? Heather non ha mai voluto l'aiuto e il sostegno di nessuno! Non avevo idea se l'avrebbe apprezzato o se l'avrebbe messa a disagio! Idealmente per lei dovevo essere più aggressivo con Leshawna? Ripeto, ero sconvolto e spaventato, volevo che si spiegasse!- ripetè affaticato. -Non avevo idea di come comportarmi e anche ora che ho rivisto la scena, continuo a non averne la minima idea! Sono solo molto imbarazzato...-
-Uhm...- anche Roza non avrebbe saputo come gestirla. “Alla fine quella gli ha praticamente augurato di subire violenza domestica e crepare... e l'ha chiamato puttana...” Roza lo guardò quasi rassegnata. “Che razza di amicizie si sceglie questo?! È capace di instaurare relazioni normali?! Io esageravo nel vedere tutti come potenziali serial killer, ma anche lui ha dei problemi!”
-Sono felice di star facendo alzare la tua autostima...- commentò Harold un po' infastidito. -Guarda che siamo dentro i miei ricordi... siamo ancora connessi, posso sentire i tuoi pensieri...-
Harold si stiracchiò. -Però l'illusione di avere di nuovo un corpo tutto per me è piacevole.- disse cominciando a spostarsi per il corridoio saltando e ruotando su sé stesso.
“Cos'è? Un balletto della felicità?”
-Eh? Tipo la danza del latte?- chiese il ragazzo chiudendo le mani a pugno e mimando delle zampe di gatto che pigiavano su qualcosa di invisibile.
Roza lo trovò imbarazzante “...Che diavolo è la danza del latte?!” Per qualche motivo, l'avrebbe visto bene a comportarsi in quel modo anche se fossero stati in una scuola reale in cui era visibile a tutti. “Suppongo che quando non entra in depressione, Harold sia uno spirito molto leggero... sarà per questo che Heather l'ha chiamato puttana?” si chiese innocentemente mentre il ragazzo si accigliava. “Non credo che saremmo andati d'accordo... E visto che sembra che gli piaccia muovere un corpo, suppongo di non poterlo neanche uccidere e portarmelo in giro come compare fantasma... peccato...”
-Non ci giurerei, sono molto bravo a legarmi a persone scontrose, quindi... Ma per quanto riguarda l'uccidermi... era una battuta per mettermi alla prova o spaventarmi?- la studiò approfittando del fatto che potevano essere finalmente faccia a faccia.
Roza fece spallucce -Non né ho idea, l'ho pensato così a caso... era la prima volta che mi veniva in mente...- confessò.
Harold sorrise nervosamente. -Sarà l'istinto dello spettro... Sarebbe bello avere più tempo per osservarti.-
Ma Roza non sembrava dello stesso avviso: -Allora, come usciamo dalla tua testa?-
-Bisogna passare al ricordo più collegato a questo qua...- il ragazzo sospirò e chiuse gli occhi. L'ambientazione cambiò. L'Harold del ricordo si trovava davanti alla porta di un' abitazione di un condominio.
Ad aprire la porta fu una Leshawna arcigna, con i capelli sciolti e tanto disordinati da sembrare senzienti, era praticamente Medusa con lo sguardo omicida.
-Ti ho portato gli appunti delle lezioni di oggi...- disse Harold un po' sulla difensiva.
-Perfetto!- Leshawna invece era decisamente aggressiva. -Non posso nemmeno approfittare della sospensione per non fare niente, secondo te!- ringhiò.
Harold si fece severo. -Non è a farti rilassare che serve la sospensione.-
-Blah, blah, blah... si ok, interessante!-
-Sei sempre molto matura, vedo...- il ragazzo distolse lo sguardo. Cercò di respirare con calma. -Posso entrare?- le chiese.
Leshawna spalancò la porta, ma rimase in mezzo osservandolo minacciosa.
Harold sorrise nervosamente davanti a quell'atteggiamento di sfida. Passò comunque nonostante l'aggressività della padrona di casa. Leshawna sembrò molto frustrata dalla cosa.
Roza si rivolse all'Harold accanto a lei. -Perchè ti trovavi a fare visita ad una picchiatrice? In modalità aggressiva e territoriale per giunta...-
-Sì, è decisamente adorabile.- disse Harold per sdrammatizzare, poi sospirò. -Forse sbagliavo, ma ero più preoccupato per lei che per Heather... Heather stava migliorando nel socializzare in quel periodo, anche se si fosse arrabbiata con me perchè non chiudevo i rapporti con Leshawna, avrebbe comunque ricevuto supporto, ma Leshawna... per lei e per i suoi rapporti sociali, essere moralmente nel giusto è sempre stato fondamentale.  Avevo paura che se l'avessi mollata da sola durante i giorni di sospensione si sarebbe isolata, magari avrebbe continuato a coltivare quella rabbia senza capo né coda e avrebbe cominciato a frequentare cattive compagnie...-
“Ma... non sei sua madre... Forse sono troppo asociale per capire...”
Entrarono in casa, l'Harold del ricordo si guardava in giro con particolare interesse per la cucina. Leshawna era sempre più nervosa. -Allora, cosa sei venuto a...-
Harold la interruppe. -Vuoi che ti aiuti a preparare da mangiare?-
-Eh?-
-Nonostante l'orario, hai l'aria di una che si è appena alzata dal letto... così ho pensato di aiutarti. Se hai problemi posso andarmene prima che tornino i tuoi.-
-Sei scemo? Sei qui per questo?!-
Vedendola così aggressiva, Harold si indispettì. -Ho sudato sette camicie per aiutarti a studiare, sarebbe uno spreco se ti permettessi di essere bocciata...-
-Ah? Per una semplice sospensione?- Leshawna lo derise.
-Tu non sei affatto stupida, il tuo problema è la demotivazione e sì, una sospensione può causare un effetto di demotivazione a catena!- disse gesticolando nervoso.
Poi la ignorò per diversi secondi per cercare di calmarsi. -Bene... che cosa prepariamo?- pensò ad alta voce continuando a evitare la ragazza come se niente la riguardasse.
-Ehi... Ma ricordi che non sei a casa tua...- mormorò irrequieta. -Vuoi guardarmi?!- esclamò spazientita la ragazza.
Girandosi Harold si vide un coltello puntato contro l'addome, inizialmente fece un passetto all'indietro un po' stupito.
Roza invece era in crisi -Cosa diavolo sta succedendo?!-
Ma l'Harold accanto a lei ridacchiò -Ah, questo l'avevo dimenticato! Da piccola era molto più aggressiva.- disse con affetto.
L'Harold del ricordo sembrava più incuriosito che allarmato. Si limitò a osservare Leshawna. Era visibilmente infastidita, ma la sua presa sul coltello era estremamente ferma.
-Ma che problema hai?- a dirlo però fu proprio Leshawna.
-Ah? Non so... sei tu quella che mi sta puntando un coltello...-
-Tu però non reagisci...- disse accigliandosi.
-Beh... è fin dall'asilo che sono abituato collezionare aggressori anche più grandi e grossi di me...-
Leshawna era inizialmente incredula, poi cominciò a schernirlo un po' divertita e parecchio disgustata. -Ah, ecco perchè mi sei venuto a presso! Heather ci ha preso! Beh, mi spiace per la tua perversione ma se ti eccitano le persone violente cercati qualcun altro con cui divertirti! Non ho alcuna intenzione di iniziare una relazione sadomasochistica con te e ammazzarti per sbaglio! Fatti curare!-
-Ehi, deficiente!- disse Harold mettendo le mani avanti. -Primo; complimenti per la delicatezza da elefante con i pattini a rotelle dentro una cristalleria, signorina!- disse irritato.
Poi cercò di nuovo di ritrovare la calma -Guarda che ciò che volevo dire era che a furia di subire atteggiamenti aggressivi fin da piccoli si diventa piuttosto bravi a capire quando una persona è interessata a farti del male e tu... non ho la minima idea di quali siano le tue intenzioni.
Ma dalla tua espressività non percepisco nulla... il modo in cui impugni il coltello è inefficiente e la posizione del tuo braccio non è adatta ad affondarmelo nella carne, anzi... Ho l'impressione che lo scopo della muscolatura dell'arto in questo momento sia proprio bloccarlo in caso ti innervosissi troppo, non prepararlo a colpirmi...-
Leshawna sospirò continuando a tenerlo sotto tiro. -Non credi di essere un po' troppo presuntuoso?- chiese minacciosa. -Magari ti fidi un po' troppo del tuo istinto... potrei anche essere molto brava a mascherare il mio linguaggio del cor...- si bloccò notando che Harold stava cercando di non ridere. Sapeva anche lei che lui ed Heather la ritenevano una sempliciotta quando si tratta di mentire.
Innervosita dall'imbarazzo mise la mano sul collo del ragazzo per cercare di nuovo di incutergli timore, ma lui rimase tranquillo, al massimo continuava a sembrare incuriosito.
-Sul serio, mi spieghi che cosa vuoi comunicarmi?- chiese Harold quasi divertito dalla situazione. Sentì che la mano della ragazza a contatto diretto con la sua gola tremò leggermente ma anziché strangolarlo, le ricadde lungo il busto. L'Harold adolescente si sentì un po' preoccupato.
Roza intervenì. -Quando non cerca di strozzarti o accoltellarti ti preoccupi?-
-Eh...- per un attimo il ragazzo accanto a lei sorrise nervosamente, poi si fece più serio. -La stavo spaventando.- si sentì un po' divertito dell'espressione confusa di Roza. -Niente è più spaventoso di qualcuno con cui non riesci a comunicare. Lei stava cercando di comunicarmi che era arrabbiata e che dovevo avere paura, ma la mia reazione era “Oh, buffo... cosa vuoi fare?” e questo mi classificava come un pericolo che poteva essere tolto di torno solo con la violenza... ma anche se è un po' sadica, Leshawna ha anche un animo gentile, arrivare a tanto sarebbe stato doloroso.-
-C-che?! Ma non la stavi minacciando! Solo io dovrei essere così paranoica!-
-Già, da un punto di vista razionale è così, ma un cervello agitato prende in considerazione molti scenari...-
Roza cominciò ad avvertire i pensieri dell'Harold del ricordo: “Uhm... devo trovare un modo per rassicurarla e diminuire i suoi livelli di stress” pensava osservando l'adolescente irrequieta e dalle mani chiuse che lo teneva insistentemente d'occhio. “Anche se... è un peccato. Sarebbe bello studiare le sue reazioni e capire cosa la porta oltre il confine di non ritorno... cosa potrebbe spingerla realmente ad aggredirmi fisicamente... eh eh...”
-Ma avevi la segatura in testa, da ragazzino?!- esclamò Roza.
-Eh eh...- per un attimo anche l'Harold accanto a lui ridacchiò. -Oh, aspetta... ero... davvero così maligno da piccolo?- si chiese un po' perplesso. -Dovevo aver preso piuttosto male l'accoglienza di Leshawna... anche quando ho buone intenzioni, lei ha sempre il potere di sviarmi e mettermi in confusione. Sono sempre stato piuttosto debole davanti a lei...-
-M-maligno?- balbettò Roza. -Saresti stato tu ad uscirne morto! Davvero non capisco...-
L'adolescente Harold ricominciò ad esporre i suoi pensieri: “Uhm... No, non posso giocare così, farei dei danni... Non sono venuto qui per questo... Devo tranquillizzarla.” tornò in sé con un po' di imbarazzo. “Se appaio intimidito, andrà tutto per il meglio.”
L'adolescente interruppe il contatto visivo e abbassò il capo in segno di sottomissione cercando di muoversi nel modo più naturale possibile.
-Che diavolo stai facendo adesso?!- esclamò Leshawna ancora più indisposta.
-E-e... sto...-
-La smetti di prendermi per il culo? Pensi forse che non me ne accorga se reagisci così in ritardo? Che sono, scema?-
-Potrei anche... avere un cervello lento che ha capito solo adesso quanto tu sia... minacciosa... no?- ma Leshawna era sempre più stizzita. Harold era emozionato -Scusa, credevo che potesse farti piacere.- disse improvvisamente allegro. -E' fantastico, sei davvero intelligente!-
Questa nuova reazione fuori posto del ragazzo la innervosì: -T-tu, piccolo...- ma anche se era un idiota, Harold era un idiota che aveva imparato a conoscere, quella familiarità la tranquillizzò un po'. -Cerca di riservare certe recite per i sempliciotti come Duncan, non a me.- disse altezzosa. -E smettila di guardarmi così!-
-Scusa, ma la tua aria di superiorità è molto piacevole.- ammise il ragazzo.
-Non... Non è colpa mia se non sono sotto il livello di quel...-
-A me in realtà sembra...- anche Harold si interruppe. La ragazza sembrava imbarazzata. “E' per come ha perso il controllo a scuola?” era il momento giusto di provare a parlarle finalmente di quello, ma in quel momento non aveva idea di come farlo. -Ecco...- temporeggiò.
-Perchè sei venuto qui?- gli chiese mantenendosi sulla difensiva.
-Eh?- “Perchè sono preoccupato per te, cretina, non te l'ho detto? Ah, no... giusto...” -Se invece di dirti che voglio aiutarti perchè se ti bocciano avrò l'impressione di aver sprecato il mio tempo, ti avessi detto tipo; Sono perdutamente innamorato di te, ti avrebbe fatto piacere? Saresti stata meno aggressiva?- le chiese leggero. Ma vide la ragazza irrigidirsi e stringere i pugni osservandolo con aria irrequieta. Il ragazzo sorrise -Ovviamente scherzavo.-
Leshawna continuò a guardarlo storto. -Non... Non sarai tipo quelle tizie che vedendo il cretino violento e patetico, invece di allontanarsi pensano; Oh poverino, devo capirlo!-
-Anche se fosse, cosa ci sarebbe di male?-
Leshawna lo schernì -Scherzi, vero? ...Vero?-
Harold sospirò e si portò una mano alla testa. -Hai proprio un cervello da rettile...- si sentiva abbastanza rassegnato e incompreso. -Le teste di cazzo dovranno pure stare con qualcuno, no? N... non che tu lo sia... Ma apparentemente ti sei data della cretina da sola, genio...-
-Se sono violenta io va bene, gli altri non sono un cazzo e non se lo possono permettere...- disse imbarazzata. -Ovviamente scherzo.- sbuffò. Harold non sapeva cosa dirle.
Leshawna riprese di nuovo parola. -Senti... mi piaci molto... come personalità intendo! Però... non pensi che dovresti cercare di stare con persone più tranquille, più in linea con... te?-
-Eh? Non ero un pervertito che deve andarsi a curare?-
L'Harold accanto a Roza sospirò: -Ha sempre avuto una visione molto estremizzata di me... O ero il bambino ingenuo e innocente, o un pervertito subdolo che chissà cosa sta pianificando e nascondendo! Però... in effetti, ero così sciocco da piccolo...- disse con un' espressione d'affetto.
-E fu così che ti sei messo con una che picchia la gente a caso?- constatò Roza in tono neutro mentre lo guardava con curiosità e confusione.
-Non ha più alzato le mani su nessuno, è molto brava a trattenersi.- disse con un po' di ammirazione e un po' di senso di colpa. “Non sono mai davvero riuscito a capire cosa avesse e a capire come comportarmi, ha fatto tutto lei...” -Ma sì, è stato un rischio. Ho scommesso mettendomi in questa relazione... è andata... bene tutto sommato...- sorrise nervosamente. -E' stata razionalmente una scelta terribile! Ma l'ho deciso io... non mi pento di nulla, non ho solo ricordi negativi... - ammise forse per la prima volta con tranquillità da quando si erano mollati.
Gli veniva da sorridere forse per la propria ingenuità. -Avevo percepito che nonostante la maschera di normalità e moralità, anche lei aveva un lato più contorto e questo mi ha fatto sentire vicino a lei, mi ha fatto pensare che potevo capirla molto meglio di chiunque altro...- rise nervosamente. -A pensarci ora, è tutto piuttosto adolescenziale e imbarazzante! Beh, alla fine ero molto solo, lei mi piaceva e... mi dava un po' di corda, cosa a cui non ero abituato... non ho agito per nobiltà d'animo e niente del genere, ho solo assecondato i miei sentimenti, bisogni e desideri.- Guardò Roza come se si aspettasse qualche assoluzione o commento.
Roza era rassegnata. -Non ci capisco niente di questo tipo di cose. Non mi attraggono le persone indipendentemente dal loro sesso...-
-Uhm... già, scusa... Comunque, è stato interessante. Magari visitiamo anche la tua memoria?-
Per tutta risposta, Roza si riparò la testa con le braccia con un'espressione stizzita.
“Uhm... non mi sembra affatto corretto che sia l'unico ad esporsi. Ma sono un gentiluomo, quindi lascerò correre senza lamentarmi...”
-Guarda che ti sento...- segnalò la ragazza con le braccia ora conserte.
-Oooops...- Forse era Roza ad essere paranoica, ma aveva l'impressione che il ragazzo la stesse un po' prendendo in giro e che stesse temporeggiando.
-Tranquilla che ora ti lascio libera...- affermò Harold. “Mi dispiacerà un po' essere di nuovo da solo...”
-Vuoi che ti uccida?- aveva chiesto Roza mentre l'istinto prendeva di nuovo il sopravvento.
-Eh...- Harold era rimasto imbambolato a guardarla per qualche istante. -Non sono lucido... non potrei darti il mio pieno consenso...- aveva risposto vago, deviò lo sguardo per un attimo, poi tornò a guardarla. -Uhm... cerca di rimanere in te ancora per un altro po'... un ultimo sforzo, ok?- un po' preoccupato cercò di incoraggiarla.
Roza annuì massaggiandosi la testa con aria stordita. Harold chiuse gli occhi, quando li riaprì era seduto sul suo letto nel presente. Leshawna lo osservava preoccupata. -Hai perso i sensi per qualche minuto.- lo informò.
Harold annuì, continuava a sentire il suo corpo pesante. “Roza... ancora lì?”
“Già...”
Harold non si sentiva del tutto deluso, sarebbe stato scomodo non poterla salutare. “Hai ancora l'istinto di uccidermi?”
“No... almeno non penso... Però se rimanessi intrappolata con te per altro tempo ancora, non sono sicura di cosa potrebbe accadere.”
“Tranquilla... so cosa fare... Vuoi darmi un po' di fiducia? Che fastidio...”
-Harold, quante dita vedi?- gli chiese Leshawna con una strana determinazione.
-Sommando le due dita alzate della mano con cui stai facendo il gesto delle corna e il dito con cui stai facendo il dito medio, direi tre? È un messaggio in codice? Stai dicendo che dovrei farmi sodomizzare dal demonio?-
Leshawna lo guardò storto. Roza era tesa. “Harold... tu quanto ci vedi senza occhiali?”
“Un cazzo. Sono praticamente cieco.”
“...Continui a non avere gli occhiali.”
“O... Diavolo...”
“Digli che stai portando delle lenti a contatto!”
“Uhm... Se così fosse sarebbe evidente... i miei occhi hanno delle reazioni orribili alle lenti a contatto e lei lo sa... avrei gli occhi talmente rossi da...”
“Perchè sei così passivo?! Ho come l'impressione che tu voglia farti scoprire!”
“Uhm...”
Leshawna sbuffò -Lascia perdere, non voglio saperne niente.-
-Eh? Perchè? Io sarei curiosissimo se una persona smettesse improvvisamente di aver bisogno degli occhiali! Sopratutto se sembrasse perdere parte della coordinazione del corpo in cambio!- disse incuriosito. Roza voleva ucciderlo.
Anche Leshawna ci stava facendo un pensierino. Ma pur mantenendo un tono duro cercò di essere ragionevole: -Non preoccuparti. Se continui ad avere questi problemi ti porto di peso a... no, non posso... non c'entro più niente con te...- realizzò frustrata. -Sai che ti dico? Non me ne frega più niente! Per me puoi anche essere posseduto dallo spirito di una rompipalle in coma, chi se ne frega!-
-EHI!-
-Chi dei due si è offeso e mi ha risposto?- chiese fingendosi divertita. -Scherzo. L'anima non esiste, la morte è per sempre... per questo dovresti fare più attenzione Harold...-
Il dichiarato menefreghismo di Leshawna e la sua maleducazione l'avevano fatto sentire irrazionalmente tradito all'inizio, ma ora lo interpretava in modo diverso. Anche se Leshawna sospettava qualcosa, preferiva non saperne niente per non farsi tentare di fare qualcosa di avventato.
Roza ci tenne a precisare che era molto in disaccordo con ciò che Harold stava per dichiarare: -Mi sento molto al sicuro con te.- ammise. “Non ti lasci intralciare dalla curiosità come me...” anche se gli dispiaceva non poter condividere la situazione con la ragazza.
Leshawna era infastidita. -Fa un po' come ti pare...-
“Non capirà i miei sentimenti come al solito... peccato...” -Leshawna, mi porti di là dalla mia adorata tuba? Voglio suonare.- le chiese innocentemente.
Rassegnata, la ragazza gli fece da stampella per farlo muovere più velocemente e in modo meno sospetto. Peccato che per andare a salutare la sorella, si staccò e si rimise a quattro piedi per un attimo prima di abbracciare la donna. -Scusa se prima non ti ho salutato come si deve.- disse allegro poi si mise a bisbigliarle all'orecchio: -Non preoccuparti, è solo un esperimento...-
-Uhm... Capito, sospettavo qualcosa...- rispose Celia sottovoce. Dopo essersi staccati si annuirono a vicenda in segno di accordo. Poi Harold si mise al balcone contento di riabbracciare la sua tuba.
“Sono sempre molto stupita dalle tue doti manipolatorie.” confermò Roza con ammirazione.
“E-Eh? Beh... è il vantaggio di essere quello strano... basta che io sia convinto di quello che dico e di solito le persone non si straniscono e non indagano più di tanto... Quella che ho detto a mia sorella è una mezza verità. Non la chiamerei manipolazione comunque...” le disse un po' risentito. “Mi conosce... si fida che abbia un buon motivo per muovermi in modo strano anche se non  posso dirle tutto. E sa che se avessi realmente bisogno di aiuto glielo direi... Ora... concentrati e seguimi, Roza...”
Cominciarono a suonare la tuba, Harold era sicuro questa volta di poter liberare l'anima in più nel suo corpo espellendola con il respiro tramite lo strumento, ma individuò un intoppo... Poteva sentire ed essere influenzato dalla paura di Roza derivante dall'essere sotto gli occhi Leshawna, la madre di lei e Celia che stranite osservavano quello che percepivano come il suo nuovo capriccio. In realtà le donne stavano parlando fra loro e lo osservavano solo di tanto in tanto, ma non era così che lo percepiva Roza.
Harold potè sentire distintamente che più cercava di riversare lo spettro all'esterno, più degli artigli gli si conficcavano all'interno della carne, era come cercare di tirare fuori dalla sua tana un animale che si sente in pericolo, ma la tana a cui quelle unghie si aggrappavano disperatamente, erano i le sue viscere...
Cercò di riportarla alla ragione cercando di farle capire che non stavano guardando in modo strano lei, ma lui e che non l'avrebbero vista quando sarebbe uscita allo scoperto, ma aveva l'impressione che Roza non riuscisse ad ascoltarlo. Alla fine, indolenzito, dovette smettere di suonare...
“Mi spiace...” mormorò Roza mortificata.
Harold era troppo scosso per provare consapevolmente qualcosa. “Hai il numero di Max?” si limitò a chiederle.

Max si dimostrò molto felice di potersi esibire col suo pitone domestico mentre Harold suonava la tuba. Così l'attenzione delle donne fu rubata da Max con il suo flauto dolce e dal pitone che non voleva farsi incantare e cominciò a strisciare allegramente per l'appartamento.
Lupe era terrorizzata e se all'inizio anche Leshawna era un po' irrequieta, vedendo la reazione della madre cominciò a ghignare come una bambina pestifera e cerco di far toccare l'animale alla donna che protestava e cercava di scappare, nel mentre Celia osservava il tutto con preoccupazione da sopra il tavolo.
Harold dovette fermarsi di nuovo, questa volta per ridere “Scusami Roza.” disse cercando di farsi notare il meno possibile ma anche Roza stava ridendo e piangendo.
“Harold, dispiace anche a me! Non so perchè questa situazione mi faccia ridere... non è divertente..”
“Proprio no...” disse Harold cominciando a perdere anche le proprie lacrime. “Sarà lo stress...” disse riuscendo a calmarsi un po'. Notò che la vista gli stava cominciando a ritornare normale, cioè pessima. -Eh?- Roza se ne stava andando.
“Mi spiace per tutti gli inconvenienti Harold... Ma... tutto sommato mi sono divertita... Mi piacerebbe rincontrarti un giorno...” ammise ridendo nervosamente.
-F-figurati... anche io...- mormorò. -C-ciao...- si sentiva completamente vuoto e già solo.

Angolo dell'autrice:
Eccomi di nuovo qui, come state? Devo (per l'ennesima volta o_o) scusarmi per il tempo passato fra una pubblicazione e l'altra (e non solo di questa storia ç_ç) Ma ho avuto un periodo di studio davvero molto intenso (Sono arrivata al punto che il mio cervello si rifiutava categoricamente di apprendere e mi impediva di ripassare i giorni prima degli esami... traditore!) è stato anche un periodo non troppo allegro e anche il mio computer ha cercato di sabotarmi guastandosi temporaneamente (una parte di questo capitolo l'ho cominciata a scrivere sul cellulare... e l'ho dovuta riscrivere tre volte visto che il programma di scrittura che avevo installato ci ha messo un po' a ingranare e mi ha cancellato il testo due volte, non contando tutte quelle in cui invece di ha cancellato solo alcune parti o_O)
Detto questo, spero sinceramente che il capitolo e la storia possano piacervi, lo dico sempre, ma sono davvero grata a chi sta continuando a leggere nonostante scrittura e tempi di pubblicazione siano... beh, questi qua ^^'
E' comunque una storia che mi piace scrivere anche se è un po' strana (mi piace anche per questo) e ringrazio chiunque mi stia pazientemente “tenendo compagnia” in questo esperimento.
Se avete qualche opinione da darmi mi fa piacere, cercherò sempre di fare del mio meglio.
Vi auguro delle buone giornate e... delle serene esistenze (è un po' troppo pesante detta così? ^^')
Alla prossima :D
(Spero il più presto possibile...)
  
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