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Autore: desigra2005    20/06/2023    0 recensioni
Ci sono amori che nascono per magia quando gli sguardi si accarezzano e le pelli si sfiorano, che non conoscono limiti, distanze e religioni, amori incondizionati, puri. Questa è la storia di Loredana, giovane fisioterapista, che tra amori, drammi, spensieratezza e speranze colorerà la campagna romana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quella notte il tempo sembrava non passare mai: le luci dall’esterno riflettevano sulle bianche pareti filtrando attraverso le vecchie tapparelle ed ogni tanto una sirena si infiltrava nel silenzio tombale dei corridoi. Sola in quel freddo letto d’ospedale non potevo far altro che ripensare agli eventi che nelle ultime ore avevano sconvolto le nostre vite, nonostante la dose massiccia di tranquillante non riuscivo a prendere sonno e il mio sguardo era fisso sulla porta nella speranza che si aprisse e che qualcuno entrasse con buone notizie su Andrea. Malgrado una morsa di apprensione comprimesse il mio stomaco non voglio nascondervi la mia rabbia: mi aveva promesso sincerità ed invece avevo scoperto che non solo mi aveva tenuto nascosto che riceveva chiamate persecutorie ma soprattutto che aveva già deciso, in accordo con suo padre, di chiudere il capitolo sul passato comune dei nostri genitori. Quanto ancora non sapevo? Come potrò guardarlo ancora negli occhi e fidarmi di lui? Il discorso fiducia era un altro tasto dolente, anche colui che credevo essere uno dei miei migliori amici in realtà si è rivelato un essere spregevole; le parole fredde e tentennanti pronunciate vergognosamente da Gabriele rimbombavano incessantemente nella mia testa. Privata della capacità di giudizio, afflitta e sfiduciata, iniziai a vagabondare per i corridoi bui e vuoti. “Non dovresti essere in piedi. Hai bisogno di qualcosa?”. Il viso teso di Riccardo ed il suo sguardo severo mi fecero sciogliere in un pianto inconsolabile. “Su, su. Non starò qui a compatirti propinandoti belle frasi sul futuro roseo che ti aspetta né ti terrò stretta a meno fino a che non ti sentirai meglio perché tu non hai bisogno di una luce per poter brillare. Quasi mai le persone si rivelano essere quelle che noi pensiamo siano e non possiamo affidare ad altri la nostra felicità nella speranza che la proteggano. Ora, guardami negli occhi, fai un bel respiro e recupera tutta la forza che hai dentro di te e non permettere mai a nessuno di farti sentire non abbastanza per questo mondo”. Mi asciugai velocemente gli occhi. “Te lo ha detto vero cosa ha fatto?”. Riccardo abbassò lo sguardo, si guardò frettolosamente la mano e la nascose nella tasca del camice. “Sì. Forse ciò che ti ho appena detto è più per me che per te; non doveva trascinarmi in questa storia senza raccontarmi il pasticcio nel quale si era cacciato. Onestamente invece che seguirlo gli avrei stampato il mio gancio destro sullo zigomo molto tempo prima!”. Un accenno di sorriso incurvò le nostre labbra. “Per quanto cerchi di immedesimarmi nei suoi panni provo solo rabbia e sensi di colpa per non aver capito subito cosa stesse succedendo. Ho passato settimane a distruggermi perché credevo di averlo incoraggiato in qualche modo, altre a chiedermi come comportarmi con lui ed infine ho anche maledetto me stessa per essermi concessa di aver provato desiderio nei suoi confronti quando stavo con Andrea. Non so se riuscirò mai a perdonare quello che ha fatto”. Riccardo sospirò ed annuì. “E’ sempre stato ossessionato dalla ricerca delle sue origini ma mai avrei pensato che potesse succedere tutto ciò, per quanto sia forte il legame del sangue non concepisco come si possano calpestare tutti i valori che la famiglia ha tentato di impartirci, perché è così che vanno chiamate le persone che si sono spese per noi amandoci incondizionatamente!”. Non potevo che concordare con lui. “Perché tu non senti il bisogno di sapere chi sei?”. Solo dopo averlo detto ad alta voce mi resi conto che la domanda era troppo personale e che non avrei dovuto porla ma nonostante cercai di dirgli di lasciar perdere Riccardo decise di donarmi una gran perla di saggezza. “Non è il nostro DNA a dirci chi siamo né a dove apparteniamo; non ti nego che mi sono sentito, soprattutto durante l’adolescenza, fuori posto, perso e bisognoso di chiedere perché sono finito in un orfanotrofio. Sai quante volte mi sono chiesto se non potessero tenermi con loro oppure semplicemente non volevano, poi ho compreso che logorarmi con delle domande alle quali probabilmente non darò mai una risposta non aveva senso. La mia vita era già perfetta così: io credo che siano tutte quelle persone che ci amano, che ci crescono, che ci accudiscono a renderci quelli che siamo”. Stavo per ringraziarlo quando un’infermiera ci corse in contro. “Dottore, il sig. De Barbieri si è svegliato!”. Riccardo si avviò velocemente verso la sua stanza ed io con il cuore in gola lo seguii; Andrea giaceva immobile nel letto, il suo sguardo era decisamente disorientato e vagava velocemente all’interno della stanza cercando di capire dove fosse e soprattutto cosa fosse successo. Nello stesso istante in cui i nostri volti si incontrarono una lacrima scese dai suoi occhi e tentò di muovere la mano cercando il mio contatto, corsi da lui e lo abbracciai nascondendo il viso nel suo collo e cercando di imprimermi dentro il suo inconfondibile odore. “Andrea, sono Riccardo. Ora controllerò i tuoi parametri, cerca di stare tranquillo. Loredana mi raccomando non affaticarlo o dovrò chiederti di uscire dalla camera”. Annuii senza staccarmi da quel calore così familiare. “C…c…cosa è successo?”. Con la mano gli accarezzai il profilo fermandomi ad ammirare ogni sua fattezza. “Abbiamo avuto un incidente e siamo finiti in ospedale, ricordi?”. Andrea mi guardò pensieroso e poi chiuse le palpebre affermativamente, probabilmente parlare gli costava troppo al momento. “Perfetto. Meglio di quanto pensassi. Andrea nell’incidente hai battuto violentemente la testa su un masso, sei stato incosciente per ore e poi Gabriele ti ha operato per diminuire la pressione endocranica. La ripresa sarà lenta, è normale che tu ti senta stanco ed anzi più riposi e meglio sarà. Ripasserò più tardi per controllare che tutto proceda per il meglio, ora vado ad avvertire la tua famiglia. Loredana cinque minuti e poi di corsa nel tuo letto, passerò tra poco a controllare che tu mi abbia ascoltato”. Lo ringraziai silenziosamente e coccolai Andrea fino a che non crollò nuovamente in un sonno profondo. Fiochi raggi di sole iniziarono a riscaldare la stanza e così tornai verso la mia camera ma in lontananza vidi Giada. Erano da poco passate le sei, troppo presto per una visita; più mi avvicinavo e più sentivo una sensazione di disagio crescere smaniosamente dentro di me, potevo quasi udire una vocina sussurrarmi all’orecchio: scappa, scappa! Scacciai quei pensieri codardi e negli ultimi metri mi misi a correre. “C…cosa succede?”. Giada con occhi rossi e gonfi fu lapidaria. “Beatrice è in travaglio”. Uno schiaffo avrebbe fatto meno male, tutta la mia famiglia era accasciata su quelle scomode sedie in attesa di capire cosa sarebbe successo. “Come è possibile?”. Per quanto i medici siano sempre stati pessimisti nessuno si aspettava che il parto fosse imminente. “E’ caduta dalle scale”. Mia nonna non aveva neanche alzato il viso nel dirmelo. Guardai Aurora che si rintanava silenziosamente tra le braccia di Anastasia. “E’ stato un incidente?”. La mia domanda era rivolta a tutti ma il mio sguardo era fisso su di lei. “Ovvio! Era buio, avrà messo male un piede e sarà inciampata. L’importante è che vada tutto bene adesso”. Anastasia come una leonessa si era posizionata in difesa del suo cucciolo, pronta ad aggredire chiunque avesse osato lasciar intendere qualcosa di diverso da quanto detto. “Io ero giù ed ho sentito delle voci, poco dopo è avvenuta la caduta. Marco era a letto quando è successo e non sono riuscita a capire altro perché quando l’ho vista per terra con tutto quel sangue ho iniziato ad urlare e a chiedere aiuto”. Edoardo cercava di consolare un’affranta Giada. “Perché non eri nella tua stanza? Era notte fonda!”. L’aggressività di Anastasia mi lasciò pensierosa. “Basta! Dobbiamo pensare a Beatrice e al bambino, al resto ci penseremo dopo!”. Mio padre sbatté rumorosamente un pugno contro la parete e sedò l’ostilità nascente, Aurora rimaneva rintanata tra le braccia della sua tutrice ed il suo comportamento era decisamente troppo strano per il suo temperamento. “Dovremmo procedere con un taglio cesareo d’urgenza: nella caduta c’è stato un distacco di placenta. La stanno portando in sala operatoria ed abbiamo avvertito l’unità di neonatologia della terapia intensiva di prepararsi per il bambino. Appena avrò notizie vi avviserò immediatamente”. Il team di medici che si occupava scrupolosamente di mia sorella da settimane era preparato ad ogni evenienza, non potevamo essere in mani migliori, eppure, la paura ci aveva attanagliato le membra facendoci sembrare dei pulcini spauriti. Fui la prima ad accorgermi dell’arrivo di Mattia e prima che raggiungesse il gruppo lo intercettai. “Dobbiamo parlare in privato, andiamo nella mia camera”. Annuii e mi seguii discretamente. “Hai saputo di quello che è successo a Beatrice? C’è qualcosa che non mi convince nella versione dei fatti che è stata raccontata”. Mattia soppesò le mie parole. “Sei sconvolta per l’accaduto tanto quanto lo sono loro, una ricostruzione dei fatti ora è inattendibile. Ci penserò io con calma non appena le acque si calmeranno, hai avuto notizie di Andrea?”. Avete presente quando vi sentite un pesce fuori dall’acqua? Ecco, era esattamente ciò che provavo io in quel momento: stavo impazzendo, erano le medicine oppure stava deliberatamente sviando il discorso? Sentivo di dover andare in fondo alla questione e di non lasciare nulla al caso. “L’ho visto poco fa, si è svegliato. Riccardo ha detto che i suoi parametri sono buoni considerando quello che ha passato, ovviamente lo terranno monitorato nelle prossime ore per vedere come procede. Giada dice di aver sentito delle voci poco prima della caduta, probabilmente Beatrice stava parlando con qualcuno oppure stava origliando e nel nascondersi è scivolata. Aurora è stranamente silenziosa e come ho provato a chiedere se sapesse qualcosa Anastasia è scattata in sua difesa”. Mattia mi mise le mani sulle spalle. “Finalmente una buona notizia, quando ho accettato di seguire questo caso non pensavo che si sarebbe rivelato il più complicato della mia carriera. Domani passerò a salutarlo e gli raccomanderò di tenersi lontano dai guai per un po', anzi, dovresti farlo anche tu”. Il ragazzo raggiunse a grandi falcate la porta e prima di aprirla ed uscire mi guardò per un’ultima volta. “Sei vuoi davvero essere utile al momento riposati perché tutte le medicine che ti sono state somministrate stanno offuscando il tuo giudizio. Per tutto il resto non devi preoccuparti, tuo padre mi paga per questo d’altronde! Ti aggiornerò non appena avrò scoperto qualcosa e per una buona volta invece di fare di testa vostra cercate di ascoltarmi”. Rimasta sola nella stanza mi sdraiai sul letto promettendomi di riposare solo cinque minuti ed invece la stanchezza prevalse sulla mia volontà ed in men che non si dica mi ritrovai catapultata in un sonno profondo e turbolento.
   
 
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