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Autore: Mue    14/09/2009    4 recensioni
Quando Luna trova la pipa di Rolf nelle scuderie capisce che suo marito è sparito.
Harry, Ron e il migliore amico di Rolf le vengono in aiuto ma quando trovano una macchia di sangue e delle strane alghe sembra troppo tardi...
Genere: Generale, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Rolf Scamandro, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Penultimo capitolo ^-^
Non ho molto da aggiungere oggi, forse perché il poco sonno e la mattinata di studio mi hanno esaurito tutte le facoltà mentali. Quindi vi saluto e spero di avere vostre notizie domani, con la fine di questa storia, per sapere cosa ve ne è parso *-*
Buona lettura!

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Capitolo VI


17 marzo, Avonfield.

Ogni persona ha un suo modo per sfogare il proprio dolore.
Luna, però, ne aveva uno particolare. Non ci pensava affatto.
Due giorni dopo il ritrovamento del cavallo, quando Rawdon, distrutto, andò a farle visita, la trovò sorridente e dell’umore di sempre. Come se Rolf non se ne fosse mai andato.
Rawdon non sapeva come comportarsi: da un lato lo irritava profondamente vederla così allegra, dall’altro non poteva che essere sollevato di non dover assistere a crisi isteriche, frustrazione e dolore.
Lasciò che gli servisse il tè in silenzio, e lo bevve con lentezza, cercando di soppesare la situazione. Non poteva fare a meno di riflettere, in quei giorni; lo aiutava a tenere la mente lontana dal dolore.
«Luna, che cosa farai d’ora in poi?»
Luna lo guardò, stupita. «Che cosa intendi?»
«Be’, hai una trentina di cavalli alati della migliore razza nella scuderia e non sai allevarli. Che cosa te ne farai?»
Lei spalancò gli occhi. «Be’, niente, ovviamente. Sono di Rolf, non miei. Dev’essere lui a decidere.»
Rawdon aggrottò le sopracciglia. «Luna, Rolf non potrà più curarsi dei cavalli…» cominciò, paziente.
«Perché no?» chiese lei, perplessa.
Lui avvertì un nodo stringergli la gola.
E così era successo. Luna aveva assunto il modo peggiore per affrontare la morte di una persona cara: ignorarla.
Si passò le mani tra i capelli, disperato. E ora che cosa avrebbe fatto?
«Luna…» cominciò, ma lei lo interruppe con un gesto.
«Puoi aspettare un attimo? Devo andare di là a prendere una cosa.»
Rawdon annuì, confuso, e aspettò che Luna tornasse con qualcosa in mano. Qualcosa di bianco e non molto grande. La pipa di Rolf.
«La sai usare?» gli chiese.
Rawdon batté le palpebre, stupefatto. «Cosa?»
«La sai usare? Io non la so accendere. Speravo che tu lo sapessi fare.»
«Sì, la so fumare, se è questo che intendi. Ma a che scopo?» chiese, sempre più confuso.
Luna fece un gran sorriso luminoso e gliela mise tra le mani. «Allora fallo, per favore.»
«Che cosa?»
«Usala.»
Rawdon scosse il capo. «Luna, se pensi che questo…»
«Rolf si fidava di te» lo interruppe Luna, improvvisamente seria. «Fallo per lui. Per favore.»
Rawdon esitò ancora un istante, poi pensò che, dopotutto, non poteva esserci nulla di male, così la accese con la bacchetta. Nell’aria si diffuse subito un odore dolce e piacevole.
Burley Alato.
Rawdon si sentì subito preso da una morsa di nostalgia. Diavolo, quell’odore era troppo famigliare…
«Avanti, vieni.»
Lui alzò il capo, sbigottito. Luna era sulla porta della cucina, e gli faceva cenno di seguirlo.
«Eh?»
«Vieni. Andiamo a fare una passeggiata. E tieni accesa la pipa, per favore» aggiunse sorridendo.
Rawdon, sempre più perplesso, la seguì nell’atrio e poi fuori dalla porta. Cominciava a pensare che Luna fosse davvero diventata pazza, stavolta.
Era una giornata piena di sole e il vento soffiava da nord, leggero e dolce, scompigliando i loro vestiti e i mantelli.
Luna, seguita da Rawdon, s’incamminò nel boschetto di querce, poi tra i recinti e infine, superandoli, nella campagna che circondava Avonfield per diverse miglia.
Era primavera, e il trionfo nascente della natura sembrava farsi beffe di qualunque banale lutto umano.
Era la stagione della vita.
A un tratto Luna si fermò e Rawdon, perso nei suoi pensieri, per poco non andò a sbatterle contro facendo cadere la pipa.
La guardò infastidito. «Che cosa fai?»
Luna non guardava lui. Guardava alla sua destra, e lentamente un sorriso enorme le si allargò sul viso. Senza dire nulla s’immerse nel sottobosco, abbandonando il sentiero.
Rawdon la guardò, pensando che davvero ormai non ci fosse più niente da fare e al San Mungo una camera al Reparto Riservato di Lesioni Permanenti fosse già pronta per lei.
Poi seguì con lo sguardo la traiettoria della direzione di Luna. Si stava dirigendo verso una radura, un po’ più in là nel bosco. E nella radura, in piedi e sudicio come non mai c’era…
Rawdon stavolta si lasciò scivolare davvero dalle mani la pipa.
Cadde a terra con un tonfo soffice, disperdendo le ceneri tutto intorno. Fumava ancora, ed emanava un aroma dolce e intenso.
Burley Alato.

   
 
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