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Autore: M a k o    25/06/2023    15 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stardust Road'
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May

Questa OS è, attualmente, la mia preferita della Raccolta.
Lo dico proprio subito, senza giri di parole (e di solito io ne faccio tanti…), perché scriverla è stata penso una tra le esperienze più belle della mia vita e mi ha fatto proprio sentire bene.

Sono riuscita finalmente a scrivere qualcosa in occasione del Pride Month e in questa storia, inutile dirlo, ancora una volta ho chiesto aiuto a Yusaku per raccontare qualcosa di me attraverso di lui.
Ci tengo ovviamente a specificare che la demisessualità di Yusaku e la bisessualità di Ryoken sono dei miei personalissimi headcanon e sono, di conseguenza, il modo in cui io vedo i personaggi, che può essere condivisibile o meno.
Ora vi lascio con lo specchietto e, come al solito, vi aspetto a fine storia.
Buona lettura!


May: Flower language
Prompt forum: Demisessualità e bisessualità (Rainbow Challenge)
Rating: Arancione
Generi: Fluff, Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern!AU, Lime, principalmente POV Yusaku + una piccola parte con il POV di Ryoken



L'altra mia metà



1

(Autunno)

Yusaku avvertiva l'agitazione sfrigolare sottopelle. Ryoken doveva dirgli una cosa e a giudicare dall'orario pareva essere importante, dato che non mancava poi molto alla mezzanotte.
Avvolto nel suo cappotto blu scuro, Yusaku attendeva, l'impazienza frammista all'incertezza, la bocca lievemente schiusa e il respiro che ne fuoriusciva reincarnato in nuvolette bianche e compatte. Era autunno ormai inoltrato e la lunga via sulla quale si affacciava il suo piccolo appartamento era simile, se non identica, al set di un film dell'orrore: la strada deserta, la nebbia che pigramente aleggiava intorno a lui, i lampioni che in serate del genere gettavano una luce inquietante e offuscata tutt'intorno… erano le basi perfette per girare le prime scene del film, anche se Yusaku non riusciva a vedere niente di negativo in tutto ciò.
Il solo fatto che stesse per incontrare Ryoken, nonostante l'orario insolito, gli dava la forza
    (la gioia)
necessaria per affrontare ogni cosa, temperature avverse e scenari per niente romantici compresi.
Avrebbe potuto attenderlo rintanato tra le sue confortevoli quattro mura, al caldo, mentre girovagava da una stanza all'altra senza una meta precisa, ma proprio per questo aveva preferito scendere le scale e uscire all'aria aperta, in modo tale da rimanere vigile e attento e concedere al gelo della serata di aiutarlo a mantenere i suoi ragionamenti lucidi.
E proprio per questo, all'improvviso ebbe paura. Se fino a un attimo prima era felice, d'un tratto realizzò che l'ipotesi peggiore fra tutte si era insinuata in lui con fare subdolo, facendolo rabbrividire ancora di più: e se Ryoken avesse capito tutto? Se avesse intuito che Yusaku fosse innamorato di lui?
Forse era per questo che voleva parlargli: per dirgli, nel modo più gentile possibile, che doveva mettersi il cuore in pace, anche perché era già impegnato in una relazione e quindi a maggior ragione non poteva desiderarlo allo stesso modo.
    (Impegnato con una ragazza stupenda, per di più. Una creatura con la quale Yusaku non avrebbe mai potuto competere e che spesso nemmeno nei suoi sogni a occhi aperti riusciva ad averla vinta).
Pensava di essere stato bravo a camuffare i suoi sentimenti per Ryoken; era la prima volta che provava qualcosa del genere nei confronti di qualcuno e si sentiva tremendamente goffo e inadeguato. Aveva iniziato l'università senza alcuna esperienza pregressa alle spalle e se già le superiori erano state un campo minato nel quale aveva rischiato più e più volte di essere distrutto, l'università non stava certo migliorando la situazione.
Senza alcuna ragione apparente, alzò lo sguardo verso il balcone del suo appartamento, dove in un piccolo vaso riposavano dei ciclamini rosa che aveva acquistato proprio quel giorno. Non sapeva spiegarsi come o perché, ma ricordava che nel linguaggio dei fiori, tra i tanti significati positivi, vi era quello della buona fortuna e dell'incoraggiamento, e che quella mattina li aveva visti e aveva pensato di averne bisogno — di un po' di fortuna e di tanto incoraggiamento, s'intende.
Sperò con tutto se stesso che i ciclamini avrebbero assunto la loro funzione di amuleto, almeno in parte; che magari lui e Ryoken, nonostante tutto, avrebbero potuto continuare a essere amici.
Attese qualche altro minuto e, quando lo vide arrivare, si sentì invadere da un calore ardente che lo sconquassò da capo a piedi. Più il tempo passava, più Ryoken aveva un effetto impetuoso su di lui, ormai quasi impossibile da tenere a bada.
    (Era davvero questo, l'amore? Un ammasso di emozioni irruente e difficili da controllare?)
    «Ehi» lo salutò Ryoken, a pochi passi da lui. Indossava un cappotto grigio chiaro e i suoi occhi azzurri parevano più luminosi che mai — forse era solo uno strano gioco di luci proiettato dal lampione più vicino. «Scusa l'orario…»
    «Ah, non ti preoccupare» rispose Yusaku, con il cuore già in gola. «Ne ho approfittato per prendere una boccata di aria fresca…»
Come scusa non si reggeva in piedi neanche a pregarla in una lingua arcana e sconosciuta, ma in fondo era Ryoken che voleva parlargli, e quindi…
    «Di che cosa mi volevi parlare?» domandò infatti Yusaku, e in quel momento comprese di non sentirsi affatto pronto per ciò che Ryoken gli avrebbe detto, indipendentemente da cosa fosse.
Quest'ultimo lo guardò dritto negli occhi e di nuovo quello strano gioco di luci si riflesse nelle iridi azzurre. Si umettò le labbra e, nel farlo, Yusaku notò quanto fosse agitato.
    «Ho da poco lasciato Vega» disse infine. Un senso di liberazione che Yusaku non riuscì a cogliere vibrò tra di loro, in mezzo a quei centimetri che ancora separavano fisicamente i loro corpi.
    «Oh…!» riuscì solo a dire, bloccandosi subito dopo. Cos'altro avrebbe dovuto aggiungere? Mi dispiace? Se hai bisogno di aiuto io ci sono? Oppure domandargli come mai?
A dirla tutta, stava ancora processando ciò che Ryoken gli aveva confessato. Lui e Vega si erano lasciati. Lui aveva lasciato Vega. Non da molto, quindi si presumeva fosse accaduto pochi minuti prima che gli inviasse il messaggio per chiedergli di incontrarsi.
Ma perché aveva voluto dirglielo di persona?
    «Le cose tra noi non andavano bene già da un po'» continuò Ryoken, un lieve tremito nella voce. «Soprattutto perché ho realizzato di essermi innamorato di un'altra persona. E non ha senso continuare una relazione se non c'è più amore, non trovi?»
Yusaku non rispose. Si sentiva stordito, quasi ubriaco, come se le parole di Ryoken avessero avuto un effetto devastante sul suo cervello al pari di un potente superalcolico. Una parte di sé aveva già capito; l'altra, invece, continuava a domandarsi chi mai avesse avuto il grande potere di far innamorare Ryoken di sé, provando perfino una punta di invidia.
    «Yusaku… quella persona sei tu».
Sgranò gli occhi e per un istante l'aria tardò ad arrivare ai polmoni. La verità gli inciampò addosso con irruenza e la parte di sé che già aveva capito tutto urlò forte per farsi sentire e per farlo reagire. Ma non si mosse, non disse nulla, si limitò solo a sbattere le palpebre una, due, tre volte.
    «Spero che questo non influisca sul nostro rapporto» proseguì Ryoken, ora in evidente difficoltà a causa del mutismo di Yusaku. «Forse chiedo troppo, me ne rendo conto, ma mi dispiacerebbe troncare la nostra amicizia per questo. È che non ce la facevo più a tenermi tutto dentro e sentivo il bisogno di dirtelo… ma se questo dovesse crearti disagio—»
Yusaku si riscosse dal torpore nel quale era sprofondato e si avvicinò a Ryoken, annullando quasi completamente la distanza tra i loro corpi. Ryoken interruppe il suo monologo e non parlò più, limitandosi a guardarlo negli occhi, e lì Yusaku realizzò che lo strano gioco di luci non era dovuto al lampione sotto il quale si trovavano, bensì alle più pure e semplici emozioni che Ryoken stava provando in quel momento.
    (Ed erano tutte dedicate a lui che, in quell'idillio senza fine, non aveva ancora spiccicato parola).
E forse Yusaku con le parole e una serie di altre cose non era il massimo, ma voleva far capire a Ryoken che non aveva nulla da temere, che niente tra loro sarebbe andato distrutto, anzi, aveva ora la possibilità di trasformarsi in qualcosa di nuovo e meraviglioso.
Poggiò le mani sulle sue braccia forti, poi si alzò sulle punte e lo baciò all'angolo della bocca, staccandosi pochi istanti dopo, completamente paonazzo. Abbassò lo sguardo e provò a dire qualcosa, senza però riuscirci.
Non fu necessario, però, perché Ryoken colse il suo messaggio e subito dopo lo strinse a sé, abbracciandolo in un modo che Yusaku interpretò come non voglio lasciarti andare. E lo stesso valeva per lui.
Un po' più in alto, su un balcone del terzo piano, uno dei ciclamini rosa tremò appena, scosso da qualcosa che non aveva niente a che vedere con il gelo di quella serata.


2

(Inverno)

I baci di Ryoken erano qualcosa di cui Yusaku non riusciva più a fare a meno. Si sentiva come un bambino troppo viziato, ma c'era anche da dire che Ryoken stesso aveva contribuito alla cosa e non lo nascondeva affatto.
Quella sera di metà inverno si era presentato a casa sua con un piccolo vaso contenente tre viole del pensiero molto graziose e delicate. Ryoken gli aveva detto che le aveva viste e aveva pensato subito a lui e Yusaku non poté che intenerirsi nell'udire quelle parole.
Anche lui stava pensando a Ryoken, ma in fondo nell'arco della giornata lo faceva spesso, quindi non poté che trovare ancora più bello quel dono, che nel linguaggio dei fiori significava proprio il pensiero reciproco che si rivolgono due persone innamorate.
    (Si sarebbe preso cura di quelle piccole viole proprio come aveva fatto coi ciclamini che gli avevano portato tanta fortuna e tanto amore).
Così alla fine Ryoken era rimasto a casa sua per cena e avevano trascorso parte della serata accoccolati sul divano a baciarsi e scambiarsi effusioni. Nonostante si fossero dichiarati quella notte d'autunno, avevano impiegato un po' prima di ufficializzare la loro relazione. Da una parte perché Ryoken aveva da poco lasciato quella che era diventata a tutti gli effetti la sua ex ragazza, dall'altra perché Yusaku aveva ammesso, con non poco imbarazzo, di non essere mai stato con qualcuno.
Avevano entrambi bisogno di tempo e se l'erano preso tutto, senza tralasciare neanche un secondo. Così per settimane intere Ryoken l'aveva corteggiato in maniera a dir poco spudorata, tanto che Yusaku aveva rischiato di cedere minimo tre volte; avevano fatto tante di quelle cose che i ragazzi della loro età fanno durante i primi appuntamenti che pareva stessero insieme già da una vita più quella precedente; e ancor prima dei baci, delle carezze e degli abbracci c'erano state le lunghe chiacchierate fino a tarda notte, i momenti di condivisione di tutto ciò che erano stati prima di incontrarsi e innamorarsi, il constatare di trovarsi così bene a parlare di tutto e confrontarsi che paradossalmente, alla fine, erano diventati una coppia a tutti gli effetti senza dirsi nulla.
Avevano instaurato una connessione tutta loro che funzionava alla perfezione. Yusaku quasi non ci credeva ma, al contempo, si sentiva la persona più felice e fortunata del pianeta.
Non era facile, in quel mondo che correva sempre troppo veloce, prendersi del tempo per coltivare un rapporto simile. Questo era sempre stato il suo più grande cruccio, ciò che lo aveva sempre bloccato fin da quando era un ragazzino: aveva il terrore che la frivolezza e la superficialità diventassero parti integranti della sua vita, che dovesse per forza iniziare a correre a sua volta pur di stare al passo con qualcosa che non faceva nemmeno per lui.
Non era il tipo da lasciarsi andare con persone che conosceva appena. Non era il tipo da concedersi una sveltina durante una festa, dal consumare un rapporto nel giro di una notte e poi lasciarsi tutto alle spalle, dal guardarsi intorno alla perenne ricerca di nuove avventure.
Lui le persone doveva conoscerle, prima. Doveva imparare a fidarsi di loro, essere cullato dalla certezza che avrebbero rispettato i suoi tempi e che non gli avrebbero imposto nulla che potesse procurargli ansia o disagio.
Molta gente l'avrebbe definito noioso o addirittura un guastafeste. O che non sapeva godersi la vita o che magari sarebbe bastata una botta e via per liberarsi da ogni tipo di stress accumulato nel tempo.
Ma chi lo capiva fino in fondo — come Ryoken —, sapeva che era proprio questo suo tratto a renderlo incantevole: ad assaporare il tempo nella sua lentezza, a imparare a conoscersi e scoprirsi poco per volta prima di concedersi completamente, senza bruciare tutto subito.
Perché Yusaku era questo: era demisessuale e Ryoken lo amava, cielo quanto lo amava.
Yusaku lo sapeva, lo percepiva. Ed era proprio per questo che più il tempo passava, e più desiderava offrirgli qualcosa di più.


3

    «Ryoken…»
Lo chiamò piano, tra un bacio e l'altro. Un po' perché non voleva spezzare la magia del momento, un po' perché non era granché con le parole e temeva di rovinare tutto con ciò che voleva domandargli.
    «Dimmi» rispose Ryoken, sfiorandogli ancora una volta le labbra con le proprie.
Yusaku chiuse gli occhi per qualche istante, poi li riaprì e si accoccolò meglio contro il suo ampio petto. «La nostra relazione sta andando bene…» esordì, maledicendosi mentalmente subito dopo. Pareva quasi che stesse per esporgli le statistiche del mese!
    «Direi di sì» confermò Ryoken con un sorriso, uno di quelli che Yusaku amava perché erano dolci e carichi di comprensione.
    (Prenditi il tuo tempo per raccontarmi ogni cosa).
    (Significava questo).
Così Yusaku fece un profondo respiro e provò a non lasciarsi sopraffare dall'agitazione: «Bene. E dopo tutto questo tempo immagino che… che tu… che noi… intendo dire, che magari desideri… ecco…»
La lingua si era ormai arrotolata e le corde vocali intrecciate tra loro. Dimentica tutto avrebbe voluto sussurrare, ma era ormai troppo tardi, qualcosa avrebbe dovuto far emergere da quel coacervo di parole sconnesse tra loro.
    «Yusaku, mi stai forse domandando se desidero fare l'amore con te?»
Sgranò gli occhi e li puntò su Ryoken, il quale lo fissava con una punta di sorpresa nello sguardo.
    «Sì…» sussurrò appena, un piccolo sfilaccio nell'aria che si dissolse in una manciata di secondi. «In fondo stiamo insieme già da un po' e…»
    «Non pensare a questo» sussurrò a sua volta Ryoken. «Pensa a ciò che desideri tu. Tu lo vuoi?»
    «E tu?» rispose Yusaku con un'altra domanda. «Tu vorresti…?»
    «Certo» disse Ryoken senza pensarci due volte. «Ti desidero, Yusaku. Non immagini quanto. E sì, vorrei fare l'amore con te. Ma prima di ogni altra cosa…»
    (e poggiò una mano sulla sua gota arrossata, carezzandola con amore)
    «Desidero che tu ti senta pronto e a tuo agio. Non voglio che tu viva male questa cosa».
    «Ma non la sto vivendo male» obiettò Yusaku. «È che…»
Si bloccò, realizzando solo in quell'istante di quanto i suoi crucci non avessero senso di esistere. Ryoken era un ragazzo passionale, che amava il contatto fisico e che prima di stare con lui aveva avuto una vita sessuale decisamente attiva. Ma Ryoken non era solo questo.
Ryoken era anche il ragazzo che lo invitava a casa sua per preparare la cena, finendo sempre per cucinare troppi onigiri che diventavano irrimediabilmente anche lo spuntino di mezzanotte; Ryoken era il ragazzo che lo teneva sempre per mano durante tutta la durata dei film al cinema; Ryoken era colui che non si era mai spinto oltre se non era Yusaku a chiederglielo esplicitamente.
C'erano state volte in cui le dita di Ryoken si erano intrufolate sotto il tessuto del maglione e avevano tastato la pelle accaldata e sensibile di Yusaku; c'erano state volte in cui le labbra morbide di Ryoken si erano poggiate sul suo collo e l'avevano baciato, morso, tappezzato di succhiotti anche vistosi ma mai, neanche una volta, aveva fatto qualcosa contro il suo volere.
Ryoken lo stava aspettando e lo stava facendo senza imporgli pressioni di alcun tipo. Paradossalmente, era proprio Yusaku a crearsi un sacco di ansie e paranoie legate alla sfera intima e sessuale, insicurezze che lo portavano a temere di non essere abbastanza per Ryoken, di non essere all'altezza.
Ma non si era forse innamorato di Ryoken proprio perché era la sua bellissima eccezione alla regola? Si fidava ciecamente di lui e sapeva che lo avrebbe aspettato, quindi perché spaventarsi tanto?
    «Scusa…» mormorò, sopraffatto dall'imbarazzo.
    «Amore, non hai nulla di cui scusarti» lo rassicurò Ryoken, baciandogli il capo. «Per qualsiasi cosa, sai che ne possiamo parlare, vero?»
    «Certo che lo so» rispose, e le labbra si incurvarono in un sorriso colmo di gratitudine. «Ora… ti va se guardiamo un film?»


4

Ryoken aveva realizzato di essere bisessuale durante il primo anno delle superiori. Da quel momento in poi, per un po' di tempo si era impegnato a spiegare che essere bisessuale non significava essere confuso oppure che si stava attraversando una fase che presto sarebbe passata oppure che si provasse attrazione proprio per tutti quanti, ma alla fine aveva rinunciato, conscio che non valeva affatto la pena sprecare tempo e fiato con chi non voleva dire addio alla propria ignoranza.
Poi però la confusione era arrivata, reincarnata in Yusaku e nei suoi bellissimi occhi verdi, e Ryoken per la prima volta in tutta la vita si era sentito talmente disorientato che aveva temuto di aver perso tutta la sua intraprendenza nel giro di uno schiocco di dita. Perché mai si era innamorato di qualcuno mentre era già impegnato in una relazione sentimentale e questo aveva reso le cose estremamente difficili.
Perché Yusaku si era rivelato la più grande incognita della sua vita, il suo equilibrio e al contempo il suo disordine, un tesoro prezioso e immenso che non avrebbe mai smesso di scoprire, un amore diverso rispetto a tutti gli altri.
Ryoken negli anni aveva fatto le sue esperienze, aveva provato attrazione per ragazzi e ragazze, in più di un'occasione era stato sicuro di essersi innamorato per davvero e aveva sempre messo tutto se stesso in ogni relazione.
    (Ma con Yusaku).
    (Cielo, con Yusaku era tutta un'altra storia).
E allora Ryoken accettò di essere confuso. Accettò questo lato di sé che non credeva di possedere e trascorse giorni interi a riflettere, a litigare con Vega e a sentirsi leggero come una piuma ogni volta che incontrava Yusaku, e alla fine comprese che era arrivato il momento di emergere e di farsi avanti, perché se l'amore vero era ciò che provava per Yusaku, allora non vi avrebbe rinunciato per niente al mondo.
Yusaku, la creatura fragile e al contempo incredibile che si era stretta forte a lui mentre guardavano un film horror che si era rivelato più horror di quanto immaginassero. Così adorabile da scioglierlo, ogni volta, partendo proprio dal cuore.
Quella sera, Ryoken si godette ogni istante trascorso con Yusaku pensando a quanto fosse fortunato ad averlo al proprio fianco.


5

(Primavera)

Yusaku non amava particolarmente le feste, ma tutto sommato quella non era una brutta serata, anzi, si stava rivelando alquanto piacevole. La musica era forse un po' troppo alta e alcuni invitati un po' troppo esagitati, ma con ogni probabilità era lui a non essere abituato a tutto quel movimento.
Il festeggiato era un amico di Ryoken che lui conosceva solo di vista, ma era stato gentile a invitarlo e quindi, in fin dei conti, una volta ogni tanto, perché no?

Aveva perso di vista Ryoken e lo stava cercando in mezzo a quel marasma di persone intente a bere, ballare e urlare forte nel tentativo di sovrastare il volume alto della musica, pensando a quanta gente doveva esserci per riempire quasi completamente una villa tanto grande, quando qualcosa appeso alla parete dell'ampio salotto catturò la sua attenzione e, nell'avvicinarsi, realizzò che si trattava di un bellissimo quadro nel quale erano ritratti dei tulipani rossi. Li osservò per secondi interminabili, sorseggiando di tanto in tanto il suo drink nel bicchiere di carta rosso che quasi impallidiva se messo a confronto coi petali vermigli dei tulipani del quadro.
A discapito delle apparenze, erano proprio i tulipani i fiori che rappresentavano l'amore
    (quello perfetto, vero e irresistibile)
e non poté che indirizzare nuovamente ogni suo pensiero a Ryoken.
Fu come se l'avesse tacitamente chiamato e questi fosse apparso guidato solo dal legame che li univa: Yusaku si sentì avvolgere in un abbraccio caldo, protettivo, forse anche un po' apprensivo, ma non per questo meno bello.
    «Eccoti» disse Ryoken, le labbra vicinissime al suo orecchio. «Che guardi?»
Il fatto che Ryoken non avesse minimamente notato il quadro ma solo lui lo fece sentire al centro dell'universo. Forse non dell'universo di chiunque, ma quello di Ryoken sì e in quel momento Yusaku sentì di amarlo così tanto che si domandò come mai fossero lì, in quella notte di primavera che avrebbero potuto trascorrere in altri mille modi differenti.
Indicò il quadro con un cenno del capo e Ryoken, che continuava ad abbracciarlo da dietro, poggiò il mento sulla sua spalla, contemplandolo a sua volta.
    «Tulipani?» domandò, e Yusaku non comprese come mai, all'improvviso, quella voce calda che vibrava nei suoi timpani avesse iniziato a provocargli dei veri e propri marosi che lo sconvolgevano dall'interno, così si limitò ad annuire e a sorseggiare il suo drink, domandandosi se fosse quello la causa ed escludendola subito dopo poiché era certo di star bevendo qualcosa di analcolico. Di conseguenza, tutta l'agitazione, la confusione, l'eccitazione che provava erano dovute ad altro, qualcosa che non aveva mai provato prima, quantomeno non nella sua interezza.
Annuì soltanto, ormai perso chissà dove, mentre Ryoken osservava il quadro. «Ti piacciono?»
Yusaku annuì di nuovo, il cuore che batteva celere e impazzito e forse tutto il rumore che avvolgeva la stanza non era più dato dalla musica, bensì dal suo battito cardiaco.
Forse Ryoken gli stava dicendo che gliene avrebbe regalato un mazzo voluminoso o gli stava domandando quale tipo di tulipano preferisse, quando Yusaku si liberò dal suo abbraccio e si voltò verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. Lasciò cadere il bicchiere ormai vuoto sulla superficie liscia del tavolino alla sua destra e poi si alzò sulle punte, avvolgendo le braccia attorno al collo di Ryoken e poggiando le labbra sulle sue. Chiuse gli occhi e per un attimo non percepì altro se non le labbra di Ryoken che assecondavano il bacio e le mani del ragazzo che gli percorrevano la schiena con flemmatica amorevolezza.
Poi il passato riemerse e lui osservò da lontano tutti quei frammenti di vita in cui si era sentito inadeguato, sbagliato, terrorizzato all'idea di avere qualcosa che non andava. Ripescò dalla fanghiglia tutte le volte in cui i suoi compagni di classe delle superiori parlavano del sesso come se fosse l'unica cosa esistente al mondo e lui non capiva perché lo fosse, di come le relazioni si consumassero tanto in fretta e lui non capiva perché la cosa lo spaventasse tanto, di come certi suoi compagni si vantavano di averlo fatto con persone che nemmeno conoscevano e lui non capiva perché questo lo facesse sentire ancora più diverso, così chiuso in se stesso che a fatica riusciva a instaurare un rapporto di amicizia, figurarsi andare a letto con qualcuno a cuore tanto leggero.
Rivide il ragazzino di diversi anni addietro che si poneva domande e che cercava risposte, scoprendo che esisteva un mondo vastissimo oltre a ciò che già sapeva e che anche lui, a modo suo, ne faceva parte. Gli parve quasi di risentire il sospiro di sollievo che evase dalla sua bocca quando lesse per la prima volta la definizione di demisessualità, cosa era e le osservazioni che aiutavano a comprendere se si fosse demisessuali o meno e di come si fosse sentito rincuorato, felice di avere un posto tutto suo che avrebbe difeso con ogni briciolo di energia.
E poi rivide Ryoken, il senpai che lo aveva aiutato il primo giorno di università e che poi si era dichiarato a lui in una fredda notte autunnale; ripercorse ogni istante della loro relazione e si innamorò di lui un'altra volta ancora. E fu proprio in quel momento, dopo aver realizzato quanta strada avessero percorso insieme, l'uno accanto all'altro, che Yusaku si sentì finalmente pronto.
E non ebbe nemmeno bisogno di dire a Ryoken che desiderava tornare a casa: lui aveva già capito tutto.


6

Si spogliarono lentamente, con la giusta calma, nonostante le dita fremessero per rimuovere tutti quegli strati di vestiti divenuti superflui. La casa di Ryoken era avvolta nel silenzio, in netto contrasto con la caoticità della villa dalla quale erano usciti quasi correndo.
Gli unici rumori che si udivano erano i loro gemiti e i loro sospiri, un crescendo di eccitazione ormai impossibile da controllare. Fu quando si ritrovò steso sul letto completamente esposto che Yusaku avvertì l'agitazione farsi strada nelle vene: Ryoken lo stava guardando
    (divorando con gli occhi)
e lui si sentì tremendamente imbarazzato.
    «Sei bellissimo» sussurrò Ryoken, e dal modo in cui lo ammirava, Yusaku comprese che fosse sincero e che fosse davvero rimasto estasiato alla vista del suo corpo privo di qualsiasi indumento.
Anche Ryoken era bellissimo. Bellissimo e particolarmente eccitato, proprio come Yusaku. La sensazione di estasi provocata dalle loro pelli accaldate che si sfioravano era inenarrabile e ogni bacio li faceva sentire più vivi che mai.
Ryoken lo guardava davvero come se fosse la creatura più bella del mondo, assolutamente incantato e deliziato ogniqualvolta era Yusaku a farsi avanti, fosse anche solo per sfiorargli le labbra con le proprie o per una carezza sul viso.
Yusaku si lasciò andare senza più alcun freno quando Ryoken scivolò tra le sue cosce e iniziò a procurargli piacere con l'ausilio della bocca; la vista del suo ragazzo che faceva scorrere la lingua sulla sua erezione era quanto di più indecente e al contempo meraviglioso avesse mai visto in vita propria, qualcosa che desiderò poter ricambiare nonostante tutte le incertezze legate alla paura di sbagliare per via dell'inesperienza.
L'ultima cosa che voleva era rendere la sua prima volta con Ryoken un disastro, per questo quando gli ansiti di Ryoken gli si insinuarono nelle orecchie e la sua voce lo implorò di non fermarsi, non poté fare a meno di sentirsi rincuorato e acquisire anche più sicurezza.
Le mani vagarono sulla pelle, strinsero e toccarono e carezzarono, e le labbra baciarono, si incurvarono in un sorriso e sfiorarono la passione che li coinvolgeva quasi ustionandosi.
Poco prima di diventare una cosa sola, Ryoken guardò Yusaku come mai aveva fatto prima. Era uno sguardo che solo una persona innamorata poteva fare, uno sguardo che Yusaku quasi stentò a credere fosse destinato a lui dal gran che era bello e ricco di sfumature calde e incantevoli.
    «Yusaku» lo chiamò, la voce arrochita dal piacere, le labbra che cercavano un contatto. «Per me è un onore essere il primo».
Le sue parole erano sincere. Tutto di Ryoken, dal suo sguardo al tono della voce al modo in cui il suo corpo bramava di unirsi a lui, fece capire a Yusaku quanto fosse valsa la pena aspettare, perché un momento simile, unico e meravigliosamente irripetibile, lo stava vivendo con la persona che amava con ogni fibra del suo essere, la persona che aveva atteso e cercato e finalmente trovato.
    (La stessa persona che ora stava entrando lentamente in lui e che si stava appropriando della cosa più preziosa che Yusaku possedeva).
    «… e l'unico» mormorò piano, come se gli stesse raccontando una favola che affondava le radici in tempi lontani e sconosciuti. «Il primo e l'unico».
Forse era stato affrettato, un enorme paradosso per lui che si prendeva sempre il suo tempo per ogni aspetto della vita. Ma come poteva immaginare un futuro senza Ryoken? Come poteva anche solo provare a vedersi accanto a una persona che non fosse lui, a farsi toccare nello stesso modo, a costruire lo stesso tipo di legame che aveva costruito con lui?
    (Voglio te. E ti vorrò per sempre, fino alla fine).
E quando le loro anime si unirono, Yusaku si sentì finalmente completo e pieno di vita. Lui e Ryoken fecero l'amore per la prima volta, si strinsero forte l'uno all'altro e si guardarono come se avessero trovato l'uno negli occhi dell'altro il tesoro più bello e prezioso di tutti i tempi.
L'altra loro metà. Fino all'ultimo giorno trascorso insieme.



N.d.A.

Erano mesi che desideravo scrivere questa storia e quale occasione migliore del Pride Month per pubblicarla?
La demisessualità è ancora così poco conosciuta che spero di essere riuscita a farla emergere un po' di più con questo scritto e soprattutto attraverso le emozioni di Yusaku, che secondo me è proprio l'icona demisessuale di tutto YGO, ma dettagli.
Per quanto riguarda invece la bisessualità di Ryoken, ci tengo solo a specificare che nel suo caso si tratta di provare attrazione sia per gli uomini che per le donne: purtroppo c'è ancora oggi questa convinzione sbagliata secondo cui essere bisessuali significa essere attratti per forza sia dagli uomini che dalle donne quando invece significa essere attratti da due generi, che non per forza sono uomini e donne, anche se rimane comunque il caso più comune.

In questa storia ho messo finalmente in chiaro quella che è la mia attuale visione della coppia: Ryoken ha avuto diverse esperienze prima di incontrare Yusaku, che invece è molto più chiuso e fatica a fidarsi del prossimo. Il fatto che poi Ryoken realizzi che Yusaku sia il suo vero amore e che Yusaku ricambi in toto questa convinzione è una cosa che io non sono riuscita a tirarmi via dalla testa e quindi ve la dovrete sorbire in ogni storia che scriverò su di loro, sorry not sorry.
(Che poi vabbè, si tratta della OTP e penso sia anche abbastanza normale, no?)

Ora taccio, che come mio solito ho già scritto troppo.
Grazie per essere arrivati fino a qui!

M a k o
   
 
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