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Autore: Plando    26/06/2023    0 recensioni
Nick è in un momento difficile, riuscirà a venirne fuori con l'aiuto di una nuova conoscenza?
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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Premessa: Da questo capitolo ho deciso di cambiare il termine “Les enfants terribles” in “Les mammifères terribles” prima di tutto per distaccarmi leggermente da quello di Metal Gear anche se lo spunto rimane, ma soprattutto per dare un tono più alla Zootropolis anche al nome in sé.







35 - Mostro (Terza parte)




Zootopia Fried Chicken – Fast food tra Canal District e Rainforest



Il locale si presentava come una via di mezzo tra un semplice fast food ed un ristorante che ad una certa ora chiudeva la cucina per avviare la musica a tutto volume permettendo ai clienti di scatenarsi ballando sui tavoli; tuttavia era ancora presto e lo dimostrava il fatto che c’erano molte famiglie con bambini e che l’unico audio che usciva dalle televisioni era quello del tg mentre davano notizie di una scossa sismica con epicentro a Meadowlands e di un non ben specificato pericolo.

“Aaah, finalmente un po’ di pace, non ce la facevo più”.

Un lupo della tundra seduto al lato opposto del tavolino stava ancora masticando il suo boccone di pollo fritto quando la sua attenzione venne attirata dalla frase della coniglia di fronte a lui, per cui ingoiò in fretta quello che gli rimaneva in bocca per darle risposta.

“Se volevi un po’di relax non era meglio un posto più tranquillo? Senti che casino che c’è qua, comunque mi fa piacere rivederti in abiti normali, ormai cominciavo a pensare che la tua maschera fosse la tua vera faccia”.

Neanche avesse toccato un nervo scoperto, lo sguardo tranquillo della leporide si dissolse come neve al sole, lasciando spazio ad un’espressine affranta.

“C’è più di un motivo se ho scelto questo posto…”.

Il canide non capiva cosa avesse il suo capo, non capitava spesso di vedere Gomphos in quelle condizioni, tuttavia ipotizzò che il continuo mantenere un atteggiamento risoluto ed autoritario per tutto quel tempo doveva averla caricata di ansia ed ora aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo e lui era la persona ideale a tale scopo, essendo la sua Zampa sinistra era a conoscenza di molte cose che nessun’altro sapeva, eccezione fatta ovviamente per la sua controparte Zampa destra ed il suo predecessore Bogo, ad esempio conosceva il suo vero aspetto sotto la maschera e di conseguenza che si trattava di una femmina di coniglio, aveva pure il permesso di parlarle dandole del “tu” quando non erano in servizio, ma qualunque altra informazione personale che la riguardava era comunque considerata tabù e gli era sempre andata bene così, poi c’era anche da dire che lui era un caso eccezionale, da quello che sapeva non era mai capitato prima di allora che un venticinquenne arrivasse ad ottenere quel ruolo nei confronti di quello che in quel momento era il Big Boss, ma a quanto pare Gomphos ci aveva visto qualcosa e lui non l’aveva mai delusa in quei due anni di servizio, mentre rifletteva sul da farsi per trovare un modo di farla rilassare anche se di poco un vociare al tavolo dietro di lui attirò l’attenzione della leporide, la osservò mentre alzava lo sguardo verso i suoi occupanti e non mancò di notare come fosse particolarmente interessata a riguardo, per cui incuriosito spostò di poco la sedia in modo da voltarsi, il tavolo in questione era occupato da cinque mammiferi, una coppia di furetti, una di armadilli ed infine quello che a prima vista poteva sembrare il classico terzo incomodo, o in questo caso quinto, ma che a quanto pare non lo era affatto, un coniglio che lui stesso riconobbe subito.

“Ma quello è…per questo sei voluta venire qui!”.

Gomphos non fiatò ne cambiò espressione di una virgola, e questo bastò a fargli capire che ci aveva preso.

“Credevo che ormai fosse acqua passata…”.

“Si…” La leporide rispose senza distogliere lo sguardo “…sì lo credevo anch’io, pensavo che bastasse lasciar passare un po’ di tempo, che lo avrei dimenticato, ogni volta Mitch, ogni volta che mi ritiro nel mio ufficio e mi levo la maschera di Gomphos per buttarmi a dormire lo rivedo, è una tortura…”.

“Lo hai fatto per il suo bene, se quelli della TUSK lo avessero scoperto cosa pensi che gli sarebbe capitato?”,

“È quello che mi ripeto anche io ogni volta, ma giungo sempre alla stessa conclusione, quello che ho fatto è imperdonabile…cinque anni Mitch, gli ho cancellato cinque anni di vita, se ora andassi lì non saprebbe nemmeno chi sono”.

Non era certo la prima volta che lei le mostrava ripensamenti sulla sua scelta di lasciare il suo fidanzato, soprattutto per il fatto che il suo ruolo all’interno del NID metteva in potenziale pericolo tutti quelli che conosceva, ma non si era mai spinta a tanto prima d’ora, nonostante non lo avesse quasi mai dato a vedere in quei cinque anni che era al comando ora più che mai il lupo si rese conto che lo spietato Gomphos alla fin fine non era la macchina assassina priva di sentimenti che tutti credevano ma solo un mammifero come tanti altri, con l’unica differenza che aveva una capacità di soppressione delle proprie emozioni a dir poco sconcertante, ma a quanto pare non infinita.

“Potresti farlo…”.

“Di che parli?”.

“Potresti mollare tutto e ricominciare da capo, hai già sacrificato tanto…non c’è verso che lui possa recuperare alcun ricordo di voi due, ma se si è innamorato di te la prima volta non vedo perché non…”.

 Non lo lasciò nemmeno finire, non aveva mai neppure preso in considerazione un’eventualità del genere, per lei era semplicemente fuori da ogni logica.

“E poi cosa? Vissero per sempre felici e contenti fino alla fine dei loro giorni? Questa non è una fiaba, non c’è nessun cavaliere che verrà a salvare la principessa in pericolo per poi ritrovarsi entrambi a cantare in duetto come degl’imbecilli, ci sono solo un branco di miserabili figli di puttana che stanno pianificando qualcosa di cui siamo ancora all’oscuro e lo stanno facendo sotto il nostro naso; ti sbagli Mitch, io ho appena iniziato a sacrificare”.

A fronte di un tale discorso il lupo della tundra non poté far altro che annuire in silenzio, portando poi lo sguardo nuovamente verso il gruppetto qualche tavolo più in là.

“Se è questo che pensi, allora lo dovrai dimenticare”.

Per quanto tenesse in seria considerazione qualunque cosa che le sue Zampe le consigliassero, al punto che era già capitato che cambiasse i piani dopo un consiglio di uno di loro due od entrambi, lo sapeva benissimo anche da lei, lo aveva sempre saputo, portarsi dietro un tale fardello era solo una complicazione inutile che le distoglieva l’attenzione da cose più importanti, ci pensò qualche secondo voltando lo sguardo in direzione del mammifero che nemmeno ricordava di averla amata più di ogni altra cosa, lo osservò un’ultima volta poi tornò con lo sguardo sul lupo di fronte a lei.

*“Lo so…fatto!”.

“Sai come si dice vero? È meglio aver amato e perso che non aver amato mai”.

Non doveva esserle andata giù questa ultima sparata da parte del predatore, dato che non appena finì la frase la piccola mammifera saltò sul tavolino, prendendo il suo sottoposto per il colletto della maglia, tirandolo poi a sé.

“Provaci”.

Lo fissò per qualche secondo, dopo di che lo lasciò andare e riprese il suo posto sulla sedia, avevano molto di cui parlare e poco tempo per farlo per cui decise che aveva sprecato fin troppo fiato, in un attimo riprese la compostezza e la serietà che l’avevano sempre contraddistinta, arrivando quasi ad intimorire il giovane lupo per il rapido cambio d’umore.

“Mi…mi hai detto che avevi più di un motivo per trovarci qui, giusto?”.

“Si, ci sono novità riguardo la TUSK che ancora non sai, poco prima della rivolta sono riuscita ad infiltrare una talpa al loro interno, ma fatica a far uscire le informazioni e non voglio rischiare la sua incolumità, per ora mi ha informato solo che Henry Warthogs ha deciso di cambiare il nome al suo gruppo, forse Tactical Urban Suppression Korps gli ricordava troppo il suo ex-coinvolgimento con noi, ora si fanno chiamare la Legione”.

“Ma dai...dove pensa di essere, nel medioevo?”.

“Io credo che...quel nome sia un messaggio per me”.

In preda alla confusione il lupo stava per chiedere cosa intendesse; tuttavia venne anticipato.

“Mi chiamo Legione, poiché siamo in molti”.

“Cosa? E questa da dove arriva?”

“Devo averla letta da qualche parte, non ricordo, ma il messaggio è chiaro; stanno aumentando di numero, abbiamo appurato che hanno contattato almeno due CMP per assoldare mercenari, qualunque siano i loro obbiettivi li vogliono raggiungere, anche a costo di iniziare una guerra se serve, a causa sua abbiamo già perso i laboratori di Rivet City e Shady Sands, inoltre ho appena scoperto novità sconcertanti su ciò che hanno appreso dal loro primo attacco...”

Non poteva fare a meno di notare come la voce del suo capo fosse sempre più preoccupata man mano che proseguiva, non riusciva nemmeno ad immaginare quali informazioni potessero aver trovato nella loro razzia.

“...hanno trovato i progetti di costruzione e gli schemi del complesso di Stonehenge”.

“E quindi?” La preoccupazione, che si era impennata nel giovane lupo, scemò ancora più rapidamente non appena si rese conto di quello che stavano discutendo “Stonehenge è stato un fallimento su tutti i fronti, probabilmente non è mai stato sprecato tanto denaro quanto in quell’occasione, non vedo di cosa ci sia da preoccuparsi...”.

“La cosa preoccupante è che tramite quelli hanno scoperto pure il SOLG e sono entrati nei suoi sistemi, per ora è ancora tutto offline ma ci hanno completamente tagliato fuori, se dovessero riuscire ad avviare il generatore potrebbero attivare pure i suoi sistemi primari, sai cosa comporterebbe questo, vero?”.

“Cos...come? Tanto per cominciare nemmeno dovevano scoprire della sua esistenza, figurarsi prenderne possesso ed attivarlo, ma poi scusa non è stato nascosto dietro la...”.

“Shhhh” Non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase, preso dal panico per l’improvvisa notizia la sua Zampa sinistra si era probabilmente dimenticato che nonostante il rumore del locale si trovavano comunque in un luogo pubblico e che quindi non era il caso di urlare segreti ai quattro venti “Lo so, e dobbiamo rimediare, ho già un piano in mente, sistemata una seconda questione che t’illustrerò tra poco andremo in borghese a far visita al nostro principale finanziatore”.

Nonostante Mitch ne avesse sentito parlare non aveva idea di chi fosse né a che specie appartenesse, sapeva solo che era un civile estraneo al NID e che probabilmente era ricco da far schifo, considerando tutti i soldi che ogni anno buttava nei progetti dell'agenzia segreta.

“E chi sarebbe, no aspetta non dirmelo, voglio arrivarci da solo...”.

La coniglia si lasciò scappare un accenno di sorriso mentre guardava il suo sottoposto scervellarsi pensando a tutti i mammiferi multimiliardari che potevano avere interesse a finanziare il NID, non avrebbe mai potuto arrivarci da solo, era praticamente impossibile per chiunque in tutta Zootopia pensare a quella determinata persona.

“Dai ti do un aiutino che sennò stiamo qua fino a domani...non stiamo parlando di un mammifero”.

Non ci stette nemmeno a pensare perché oltre ai mammiferi esistevano solo altre due classi di animali che si erano evolute allo stesso modo; tuttavia si sentì di escluderne una in particolare dato che comprendeva una sola specie, tra l’altro completamente ostile ad ogni forma di vita che non comprendesse la loro.

“Eh, uccel...noooooo, non può essere lui...e comunque come cavolo può aiutarci a riguardo?”.

“Proprio lui, dovrebbe possedere ancora la Lancia di Selene ed ho intenzione di usarla, stasera dovrai preparare la valigia, domani partiamo per il Calisota”

“Calisota certo...aspetta, domani? Con tutti i problemi che abbiamo qui ti pare il caso di andarci di persona? Incarica qualcun...”.

“Devo andarci io, ormai la mi conoscono come inviato di Gomphos, sotto falso nome ovviamente, difficilmente si fiderebbero di qualcun’altro, ma ora nell’immediato ho un problema personale da risolvere e mi serve il tuo aiuto, nel farlo mi tocca rivelarti parte della mia vera identità”.

Il canide, nel frattempo, aveva ripreso a consumare il suo pasto, quasi si strozzò col boccone appena messo tra le fauci e ci mise qualche secondo a riprendersi,

“Ma…davvero non ce n’è bisogno, lo sai benissimo che…si insomma poi qui dentro con tutta questa gente, non mi pare il caso”.

“Non preoccuparti Mitch, questo posto è sicuro, da dove comincio…ti ricordi di Horsen Ferus?”.

“Certo, se non sbaglio è quel cavallo che gestisce il reparto di ricerca alla base, tipo simpatico anche se molto spesso sta troppo sulle sue”.

La leporide annuì, prendendosi qualche secondo per mangiare un boccone di insalata.

“Proprio lui, gli ho fatto esplodere il cervello giusto questa mattina”.

Era già la seconda volta nell’arco di pochi secondi che il suo capo se ne usciva con una novità che rischiava di compromettere la sua salute a causa di strangolamento dovuto al cibo che gli andava di traverso per lo stupore, decise quindi che avrebbe smesso di mangiare fin tanto che non fosse stato certo che non avesse più nulla da dire.

“Cos…cof…perché?”.

“Era lui…”.

Non servì nessun’altra parola al lupo per capire quello che lei intendeva, erano mesi che sapevano che all’interno dell’organizzazione ci stava almeno una talpa che teneva informati i capi della TUSK e che soprattutto era il diretto responsabile della morte della Zampa destra di Gomphos, tuttavia le indagini erano andate sempre a rilento, ed ora sapeva il perché.

“Merda, anche lui era coinvolto nelle ricerche, per questo non lo trovavamo, nell’istante in cui ci avvicinavamo alla verità lui era lì pronto a depistarci”.

Una strana espressione si stampò sul viso della leporide al sentire quella frase, nonostante all’apparenza avesse tutta l’aria di una persona perfettamente compiaciuta lui che la conosceva almeno in parte non poté fare a meno di notare la punta di amarezza che abilmente cercava di occultare alla vista.

“La pallottola, gliel’ho ficcata dritta in mezzo agli occhi, senza la maschera, volevo che il bastardo mi vedesse in faccia mentre lo ammazzavo, puoi immaginare come ci è rimasto quando ha scoperto che il terribile e spietato Gomphos altri non è che una fragile coniglietta di campagna…”.

Al canide venne quasi da ridere a quell’affermazione, più che altro al finale, fragile…certo come no.
Nonostante ne avesse l’aspetto, quella “cosa” di fronte a lui che chiunque altro all’interno di quel locale avrebbe identificato come una coniglietta qualunque, durante il lavoro era tutto fuorché fragile, tuttavia decise di tenere per sé questa considerazione, limitandosi a commentarne l’operato.

“Forse era meglio catturarlo, avremmo potuto interrogarlo, chiedergli cosa avesse scoperto e che notizie avesse trafugato”.

“Ne sono consapevole ma…la verità è che non m’interessava, non m’importa nulla di cosa ha scoperto o che notizie ha dato ai suoi capi alla TUSK, ma il fatto che sia stato lui stesso a uccidere Jacob mi ha fatto ribollire il sangue, voi due siete gli unici di cui mi fido ciecamente, non per nulla Zampa destra e sinistra, ed ora mi sei rimasto solo tu…non c’era scelta Mitch, almeno non per me”.

“Be’, se non altro si è portato nella tomba la verità sulla tua vera identità, quindi dove sarebbe il problema?”.

“Il problema, caro mio, è la telecamera di sorveglianza privata che mi ha ripreso mentre alleggerivo il cranio del nostro amico Ferus dalla materia fecale in esso presente”.

“Aspetta, forse ho capito male, intendevi cerebrale…materia cerebrale”.

“Intendevo quello che ho detto, comunque non è quello il punto, al massimo dovrò stare attenta per un po’ di tempo a come vado in giro senza maschera, almeno finché non avremo insabbiato il tutto, il problema è un altro, la mia prodezza è costata cara ad una persona, una persona a cui tengo particolarmente e che guarda caso mi somiglia come una goccia d’acqua, per colpa di quella telecamera è stata incarcerata al posto mio”.

Non voleva certo arrivare a trarre conclusioni affrettate, ma da quello che Gonphos le aveva appena rivelato era fin troppo evidente per non togliersi il dubbio.

“Be’, dimmi se sbaglio, te sei un coniglio…”.

“Porca vacca, che acume…cosa te lo ha suggerito? Le mie lunghe orecchie, no no aspetta, forse gli incisivi pronunciati?”.

Mentre lo interrompeva non mancò di sorridere e gesticolare mimando qualcuno di eccessivamente sorpreso, conscia del fatto che quella del suo sottoposto era solo l’inizio di una frase ben più articolata e non una semplice quanto banale deduzione.

“Ah ah, divertente, vedo che hai ripreso il buon umore, meglio, meno lavoro per me, comunque come dicevo te sei un coniglio, immagino che da parte dei tuoi genitori hai una famiglia numerosa; quindi la mia deduzione è che questa persona che ti assomiglia terribilmente sia una sorella od al massimo un fratello, dubito sia un semplice sosia non imparentato con te, in quel caso non avresti motivo di dirmi che ti tocca rivelarmi informazioni a tuo riguardo”.

“Si esatto, per la precisione è mia sorella, si chiama Judith Laverne Hopps, non ti mostro una foto perché tanto ti basta guardare me, non scherzavo quando dicevo che siamo identiche e tra l’altro abbiamo pure un fratello uguale a noi che si chiama Kev…mi stai ascoltando?”.

Il predatore si era messo a rimuginare tra sé e sé fin dal momento in cui aveva sentito il nome dell’interessata, distogliendo lo sguardo dal suo capo senza tuttavia perdersi una singola parola.

“Si si certo, ma quindi…tu fai Hopps di cognome…ma lo sai che anche solo con questa info potrei…”.

Neanche il tempo di finire la frase che subito Gomphos lo interruppe.

“Cosa sentiamo. Magari scoprire la mia vera identità, pffff illuso, credi veramente che ti avrei detto tutto questo se ci fosse stata la benché minima possibilità che tu potessi risalire a qualunque altra informazione che non fosse tra quelle che ti ho dato? Io stessa una volta al comando del NID mi sono accertata che sparisse tutto su di me senza lasciare traccia, nemmeno i miei genitori sanno della mia nascita, di fatto io non esisto, sono Nessuno”.

Il lupo aveva buttato li quella frase giusto per stuzzicarla un poco ma soprattutto per curiosità della sua reazione, come si aspettava questa era arrivata puntuale e precisa come sempre ed era più che certo che se avesse veramente fatto i dovuti controlli non sarebbe riuscito a scoprire nulla di più su di lei, anzi al massimo sarebbero sorti solo altri dubbi, su quello non le si poteva dire nulla, aveva già dato prova in passato della sua abilità di far “sparire” la gente in maniera tale che risultasse che non fosse mai nemmeno esistita, ma non credeva lo avesse fatto pure su se stessa.

“Ok va bene ti credo sulla parola, ora però mi farebbe piacere se mi spiegazzi perché ci troviamo qui, insomma perché stare qua dentro dovrebbe aiutare a scagionare tua sorella?”.

“Perché…”.
Si guardò brevemente in giro, quasi per accertarsi che tutto fosse come lo aveva pianificato, nonostante sapesse fin da subito che era tutto ok.
“…qui dentro è pieno di testimoni oculari, ma soprattutto ci sono telecamere ovunque”.

Il canide osservò quasi in automatico intorno a lui, effettivamente nonostante non fossero molto visibili era vero, ci stavano parecchie telecamere a circuito chiuso all’interno del locale, palesemente installate dai proprietari, dovevano aver avuto parecchi problemi per fare una cosa del genere.

“Ci hai preso gusto a farti riprendere eh?”.

“In questo momento mia sorella è in cella, se mi faccio vedere qui lei avrà un alibi, inoltre se avrò fortuna mi scambieranno per mio fratello Kevin, se hanno mostrato il video del vicolo a Judy sono certa che anche lei avrà fatto quel nome”.

“Aspetta, tu sei strana forte, fammi capire vuoi salvare tua sorella ma non ci pensi un secondo a sacrificare tuo fratello?”.

“Kevin è morto due anni fa di overdose a Rivet City, malgrado fosse mio fratello e gli volessi comunque bene non posso negare il fatto che si è sempre comportato come un parassita, appena l’ho saputo ho fatto in modo di nascondere tutto, si è rovinato la vita da solo, se non altro ora potrà fare qualcosa di buono per la sua famiglia”.

“Non è questo, anche se non c’è più lui rimane pur sempre tuo fratello, sicura che poi non te ne pentirai?”.

 Distolse lo sguardo solo per poco, quasi ci volesse pensare sul da farsi e magari modificare il piano; tuttavia durò una frazione di secondo prima che riprendesse la sua solita compostezza.

“Nessun problema, ora però vediamo di non perdere ulteriore tempo, vedi quella finestra dietro di me?”.

Il predatore sollevò leggermente lo sguardo fino ad intravvedere l’apertura descritta un attimo prima dal suo capo per poi limitarsi ad annuire in silenzio.

“Bene, da su di un vicolo, voglio che esci e ti prepari lì con l’auto, sarà la mia via di fuga, ora vai”.

Gli aveva dato per lo meno fastidio il fatto che non avesse voluto condividere ulteriori informazioni a riguardo del suo piano, ma in fondo aveva ricevuto degli ordini e come suo solito li avrebbe eseguiti senza fiatare, intuito che l’improvvisata via di fuga della coniglia non passava dall’ingresso principale pensò bene di pagare il conto di entrambi, per poi sparire dalla vista dell’interessata.

“Ok, facciamolo”

Preso il cellulare dalla tasca compose il 911 e non appena ricevette risposta si sforzo di imitare una voce che potesse sembrare il più possibile spaventata.

“Sono al Zootopia Fried Chicken d...di Rainforest, c’è una persona armata che ci minaccia, fate presto”.

Interrotta la chiamata ora non doveva far altro che dare alle videocamere di sorveglianza ed a tutti i presenti il colpevole di cui sua sorella aveva bisogno; inspirò profondamente e si prese qualche secondo per prepararsi, nel frattempo aveva sganciato la pistola dalla fondina che teneva ben nascosta sotto la maglia.

“Facciamolo...”.

Dopo essersi allontanata di poco dal suo tavolo in modo da entrare nel campo visivo di una delle telecamere spiccò un balzo direttamente sopra un tavolo che al momento era vuoto per poi sparare due colpi al soffitto attirando l’attenzione di praticamente tutto il locale su di sé, le sirene della polizia cominciavano già a sentirsi in lontananza e decise che era il caso di levarsi dai piedi, il suo obbiettivo lo aveva raggiunto, le bastava solo che Bogo vedesse il filmato delle telecamere ed avrebbe sicuramente capito, si volse verso la finestra che in quel momento era la sua via di fuga ma non prima di lanciare uno sguardo all’interno del locale, nessuno aveva provato minimamente a fermarla, la maggior parte della gente si era buttata a terra ed alcuni presi dal panico avevano provato la via della fuga finendo però per incespicare sulle altre persone, vi erano anche delle famiglie e il suo sguardo finì per caso su una coppia di burrow cattle dog che cercavano di calmare ed allo stesso tempo proteggere le due figlie, ovunque guardasse vedeva solo paura, messa via l’arma si diresse verso la finestra e una volta aperta se ne saltò fuori, per finire direttamente sull’asfalto del vicolo dove il suo sottoposto la stava aspettando a bordo dell’auto.

“Sparare in un locale pieno di gente, era questo il tuo grande piano?”.

Gomphos non diede bado alla domanda appena ricevuta, limitandosi ad entrare in auto per allontanarsi prima dell’arrivo della polizia, fece un veloce cenno al lupo che subito mise in moto la vettura per poi allontanarsi dall’area.

“Ho attirato l’attenzione, mi bastava quello, inoltre...” Fece un attimo di silenzio, quasi cercasse le parole giuste da dire, nonostante già le sapesse “...è servito a me, per ricordarmi per cosa e chi stiamo facendo questo, qualora lo dimenticassi”.

“Ok. Torniamo al quartier generale?”

“No, portami al 1955 di Cypress Grove Lane”

Non conoscendo a menadito ogni singola strada di Zootropolis il lupo impostò la destinazione sul navigatore dell’auto, cambiando direzione appena possibile in modo da raggiungere la nuova destinazione.

“Qualcuno che conosciamo?”.

“No esattamente, a meno che tu conosca un poliziotto volpe di nome Nicholas Wilde, non m’interessa lui ma la sua compagna, Jessica Schrader”.

“Jessica...ma non è una dei nostri? Tra l'altro ho sentito che è in congedo per maternità”.

“Esatto, c’è una cosa importante che deve sapere, e devo essere io a dirgliela”.







 Qualche ora prima a Goodsprings





Ormai avevano percorso almeno una ventina di rampe di scale che scendevano verso il basso senza mai trovare nessuna porta o altro, erano scesi di almeno quaranta metri sottoterra e Jessica cominciava a pentirsi di aver distrutto l’ascensore, anche se tutto sommato non lo avrebbe comunque usato, il rischio che li chiudessero dentro togliendo la corrente era troppo elevato, prendere le scale restava ancora la scelta migliore.
Queste ultime erano composte da rampe in acciaio di dieci gradini ognuna, interrotte tra una e l’altra da un pianerottolo del medesimo materiale sul cui muro era fissata una plafoniera che illuminava quanto bastava per vedere dove si mettevano i piedi, già dopo la seconda rampa trovarono il motivo dell’odore di cordite che la lepre aveva sentito ancora prima di far saltare la porta blindata, il cadavere di un lupo accasciato a metà tra gli ultimi gradini ed il pianerottolo con un buco in testa, il foro d’entrata si trovava nella nuca mentre quello di uscita sulla fronte, o per lo meno quello che ne restava, molto probabilmente si trattava di un proiettile a punta cava almeno di calibro .45, la parte frontale del muso del canide era praticamente esplosa e non restava altro che la mandibola e frammenti di materia cerebrale dentro al cranio, Jessica si avvicinò e girò il cadavere, osservando per qualche secondo per poi tirare le sue conclusioni.

“Una guardia di sicurezza del NID, è stato colpito da dietro, la pistola è ancora nella fondina con la sicura inserita, non era in allarme, chiunque sia stato ai suoi occhi non era un intruso, oppure non si è reso conto della sua presenza, ma la vedo dura, i passi su queste scale sono parecchio rumorosi, anche tentando di camminare lentamente, inoltre il corpo è ancora caldo, è successo da poco”.

Mason nel frattempo l’aveva passata via facendo finta d’ignorarla, in realtà non si era perso nemmeno una parola di quello che lei aveva detto, doveva ammettere che le era mancata la vocina della sua pupilla in tutti quegli anni, anche se molto spesso si ritrovava a pensare che forse parlava fin troppo, in effetti quando ci si metteva la lepre sapeva diventare una macchinetta parlante senza freno e se si fosse trattato di qualcun altro l’avrebbe sicuramente zittita in qualche modo, in ogni caso proseguì la sua discesa, fermandosi ad un paio di rampe più in basso.

“Ehi, guarda qui!”.

La voce del predatore fece distogliere lo sguardo della preda dal cadavere, non prima di essersi presa la pistola del malcapitato, per poi raggiungerlo fino al pianerottolo in cui si era fermato, sostando dinnanzi una grossa porta in acciaio, sicuramente blindata ma quello che appariva molto evidente alla vista fu che era stata completamente saldata in ogni suo punto, una pratica usata raramente all’interno del NID, quando capitava voleva dire solo una cosa, il progetto in questione era stato o abbandonato oppure concluso, per ricevere un trattamento del genere di sicuro doveva trattarsi di qualcosa che se fosse venuta alla luce avrebbe macchiato in maniera irrimediabile il NID, di conseguenza ogni prova della sua esistenza doveva venire celata definitivamente, in genere si tendeva a distruggere completamente qualunque cosa che la riguardasse, fossero dati cartacei o digitali così come esperimenti riusciti o meno, ogni cosa che avesse a che fare con qualunque progetto fosse stato sviluppato lì dentro doveva svanire così come era apparsa, ma in casi eccezionali, come a quanto pare sembrava essere questo, il lavoro effettuato era veramente troppo importante per essere semplicemente distrutto, in alcuni casi poteva essere che il costo in vite spezzate per arrivare a quel risultato fosse stato talmente elevato da rendere la sua sparizione quasi un sacrilegio, per cui si procedeva a sigillare completamente ogni entrata, assicurandosi poi che venissero predisposte misure di sicurezza tali che avrebbero impedito qualunque tentativo di intromissioni non autorizzata, con ogni probabilità solo il capo del NID sapeva come entrare li dentro, in questo caso Gomphos.

“Dimmi che quello che cerco non è lì dentro”.

Sconsolata Jessica si osservò attorno, fino ad individuare una targhetta a fianco della porta.

MAKESHIFT

“Makeshift? Che vuol dire?” La lepre si volse vero il suo compagno di avventure nell’attesa di una risposta.

“Improvvisato credo, o magari ripiego, boh, è solo il nome del progetto, conoscendo il NID potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa. È questo che stavi cercando? Spero di no perché questa porta non la butti giù col plastico”.

“No, ti ho già detto quello che cerco”.

Il canide annui impercettibilmente per poi iniziare a scendere ulteriormente seguito dalla lepre, ad un paio di piani più in basso trovarono un’altra porta sempre blindata, stavolta non saldata ma comunque chiusa, sulla targhetta era riportata la scritta magazzino, per cui non ci diedero troppo bado decidendo di proseguire, lei si sporse oltre il parapetto metallico guardando poi in giù, era impressionante quanto in profondità arrivassero i laboratori, erano già almeno ad una cinquantina di metri sottoterra ed ancora non se ne vedeva il fondo, ora ad ogni piano vi era una porta blindata, tutte a prima vista chiuse; Stonehenge, Chandelier, Safe-House, Purity; ognuna di quelle targhe indicava il nome del progetto che l’agenzia portava avanti oltre quelle porte, anche se al momento sembravano tutti sospesi o interrotti completamente.

“Bingo”.

Attirata dall’esclamazione della iena la preda affrettò la discesa fino a raggiungere il pianerottolo interessato, una porta blindata del tutto simile a quelle viste prima si parava davanti loro, ovviamente chiusa, prima di provare ad aprirla volse lo sguardo sulla targhetta al lato.

LES MAMMIFÈRES TERRIBLES

“Finalmente…”.

“Sicura di voler sapere cosa c’è all’interno?”.

“Mai avuto dubbi”.

La pesante porta era comandata da un tastierino numerico molto simile a quello presente al piano terra che la preda aveva fatto esplodere un attimo prima, tuttavia qui cera qualcosa di diverso, la iena si fermò poco prima di provare a digitare qualunque combinazione.

“Aspetta...”.

“Che succede?”.

“C’è già un codice inserito, basta solo confermarlo...”.

La situazione non piacque per nulla alla lepre, già il fatto che nessuno li aveva raggiunti dopo la detonazione era alquanto sospetto, il cadavere poco più in alto poi non l’aveva aiutata a calmarsi; tuttavia, ormai era lì ed era certa che tutte le risposte alle sue domande si trovavano dietro quella porta, impugnò quindi la pistola presa un attimo prima dalla guardia e dopo essersi accertata che avesse il colpo in canna tolse la sicura.

“Muy bien”.

Dopo aver pronunciato quelle parole con una certa dose di eccitazione nella voce anche Mason imitò la sua ex-allieva prendendo la sua arma da fianco preparandosi poi ad aprire, non appena lei le avesse fatto capire di essere pronta.

Bastò un semplice cenno della testa ed un attimo dopo la pesante porta cominciò a spalancarsi davanti a loro, con l’arma puntata la varcò prima Jessica seguita poi da Mason, quest’ultimo si guardò un attimo attorno per assicurarsi che non vi fossero pericoli, non appena superata la porta tutte le luci si accesero in automatico, mostrando ai due mammiferi qualcosa che mai avrebbero immaginato nemmeno nei loro peggiori incubi.

“Mason...dove cazzo siamo finiti?”.

“Beh, se mai dovesse esistere l’inferno...credo che non sarà tanto diverso da questo”.











Note

Wella, come va?

Che ne dite? Mi ci sono voluti più di DUE maledetti anni per riuscire ad aggiornare sta roba, la verità è ben diversa però e non starò certo li ad elencarvi i motivi che mi hanno costretto mio malgrado ad allontanarmi dalla scrittura (ed anche dalla lettura se è per quello, a parte qualche OS occasionale) altrimenti mi tocca scrivere un nuovo poema.

Qualche precisazione però la voglio dare, primo non sono per nulla soddisfatto da questa storia, per cui ho deciso che verrà diciamo sacrificata per un bene superiore, da questo capitolo in avanti la userò per sperimentare cose nuove e nonostante la trama resterà la stessa che ho sempre avuto in mente ora ci implementerò idee, personaggi e generi che prima non avrei mai nemmeno preso in considerazione.

Secondo ho deciso di inserire il titolo del capitolo all’inizio del suddetto, questo per il semplice fatto che ho intenzione di dare una revisionata all’intera storia dal primo capitolo fino al 34°, ogni volta che ne completerò uno come per questo comparirà il titolo.

Veniamo alle citazioni, ne ho inserite alcune e sono curioso di vedere chi le coglie.

Alla prossima
Davide

5148 parole
   
 
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