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Autore: Evola Who    26/06/2023    3 recensioni
I cittadini di Hawkins, ritornarono ad acquistare dei loro vecchi negozi di fiducia. Facendo rintonare gli affari di Donald a girare, come il resto dei negozianti. Anche se erano rimasti sconvolti dall’arresto dell’ex sindaco Kline.
E Joyce e Hopper ebbero finalmente il loro appuntamento da Enzo il venerdì sera alle diciannove...
Finalmente, potevano vivere la loro relazione e assicurando, recuperando il tempo perduto, per una vita normale.
Con pregi e difetti…
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonathan Byers, Joyce Byers, Murray Bauman, Will Byers
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hop e Joyce erano in fondo al negozio a parlare, lei prezzava una scatoletta per volta, mettendole in ordine e lui era in piedi poco distante, appoggiato allo scaffale.

“Perciò, non voi che Undi frequenti la scuola?”

“Non è che non voglio. Penso solo che sia ancora troppo presto per farlo.

Joyce guardò lo sceriffo con aria paziente, notando l’espressione nervosa e la sua posizione: schiena appoggiata allo scaffale, le braccia conserte e il volto girato dall’altra
parte.

“Jim…” sospirò comprensiva

Si girò, perché quando Joyce lo chiamava per nome voleva dire che stava parlando seriamente.

“Undi ha il diritto di frequentare la scuola, e lo sai.”

“Lo so! Ha passato tutta la sua vita dentro a un laboratorio, senza conoscere minimamente il mondo reale. Ma credo che sia ancora troppo rischioso per lei frequentare le superiori”

“Quindi per te è più sicuro tenerla rinchiusa nella capanna per il resto della sua vita?

Hop non rispose, rivivendo il litigio con Undi avvenuto l’anno prima. Quella volta aveva imparato a trovare un giusto compromesso tra il tenerla nascosta e farla uscire con i suoi amici.

“Sto migliorando! Visto che Undi esce tranquillamente con i suoi amici, e frequenta ancora quel maledetto di Wheeler…” disse il cognome di Mike con tono irritato.

“Oh certo, infatti mi hanno detto del tuo ‘discorso a cuore aperto’ con loro” rispose girandosi verso di lui con aria paziente.

Hop sapeva a cosa si stesse riferendo, e dal suo sguardo capì che mentirle fosse non solo inutile, ma anche molto pericoloso.

Alzò gli occhi in alto cercando una risposta: “Beh… eravamo tutti e due seduti e ne abbiamo parlato in un modo calmo e sereno.”

“Mentire a un ragazzino sulla salute della nonna e poi spaventarlo in macchina e minacciarlo perché non si avvicini più a tua figlia?” ribatté seria.

Voleva controbattere con sicurezza e a tono, ma alla fine si arrese: “Senti, ci ho provato!” ammise.

Joyce sopirò paziente guardando in basso “Jim…”

“Ci ho provato seriamente! Con il foglio e tutto il resto! Ma non ci sono riuscito” si giustificò “Lo sai che non sono mai stato bravo con i sentimenti e con le parole. Così ho fatto quello che riuscivo a fare meglio, usando le parole in un altro modo e mettendo in chiaro la situazione.”

“Anche se si tratta di minacciare un preadolescente, che è un bravo ragazzo e cha ha fatto di tutto per salvare sia mio figlio che tua figlia più di una volta.”

Hopper alzò lo sguardo, vedendo il volto serio di lei. Nonostante la massiccia differenza di altezza e di stazza, quegli occhi grandi e scuri che lo fissavano con aria di rimprovero lo intimorivano.

“Beh… è pur sempre un ragazzo! E sai che cosa pensano i ragazzini di quell’età!” ribatté, consapevole che fosse una giustificazione abbastanza debole.

Joyce sopirò, alzando gli occhi al cielo e ritornando al lavoro.
“Comunque stiamo divagando” disse Hopper: “Stavamo parlando del fatto che non sono ancora sicuro che Undi vada a scuola! Potrebbe essere ancora troppo rischioso per lei”

“Jim, di che cosa hai paura?” ribatté Joyce: “Il varco è stato chiuso, il laboratorio è abbandonato, Brenner e i suoi scienziati sono morti, abbiamo ucciso definitivamente due mostri e distrutto un laboratorio Russo segreto” elencò “E poi Undi ha anche perso i suoi poteri. Oh, a proposito, come sta?”

“Abbastanza bene” rispose con tono calmo: “Non crede ancora di aver perso i suoi poteri e non si spiega come possa essere possibile. Ma credo che prima o poi dovrà accettarlo. Nonostante provi ancora ad aprire la porta con la mente” ridacchiò facendola sorridere.

“Ma sinceramente, sono felice che non abbia più quelle capacità” ammise sollevato: “Quei poteri le hanno causato più danni che altro. E credo che sia un bene per lei averli persi”
“Allora è un motivo in più per mandarla a scuola” ribatté Joyce: “Visto che ora può vivere la sua vita come una ragazzina normale?”

“E se non lo fosse?”

Joyce si fermò, guardando il volto inespressivo dello sceriffo che fissava il pavimento.

“E se non fosse portata per vivere una vita normale? E se a scuola si trovasse male? Se non riuscisse a integrarsi o venisse presa di mira dai bulli? Come potrei proteggerla da tutto questo?”

“Lasciandola vivere le sue prime esperienze” assicurò Joyce con tono calmo: “E stando accanto a lei quando ne avrà bisogno.”

Hop alzò lo sguardo, trovando Joyce vicino a lui con un sorriso gentile: “Undi ora è una ragazza libera. E ha diritto di vivere la sua adolescenza, con le sue scelte e i suoi errori. Ma l’importate è che non sarà sola. Ci sarà Will, ci sarà Mike, ci sarà Max e tutti loro amici. E poi ci sono anche Jonathan, Steve e Nancy a tenerli d’occhio. E tu sarai sempre il suo punto di riferimento. E io sarò sempre al vostro fianco.”

Gli mise una mano sul braccio, continuando “Ma ora non siete più voi e il resto del mondo. Ma tutti noi contro il resto del mondo” sorrise convinta.

Hopper la guardò ammirato dalle sue parole e dalla dolcezza della sua voce, questo bastava già a rassicurarlo. Come sentire la mano appoggiata sul suo braccio in segno di conforto gli dava un calore in più. Un calore che non pensava di poter provare ancora per qualcuno.

Ed era estremamente fortunato per questo.

“Grazie Joyce” rispose con un sorriso sincero: “Non so che cosa farei senza di te” ammise.

“Beh, in fondo siamo una squadra. Giusto?”

Joyce guardava gli occhi azzurri di Hop ricambiando il sorriso. Il suo sguardo gli riscaldava il cuore. Come se fosse ancora un ragazzino del liceo.

“Un’ottima squadra” aggiunse Hop

Joyce rise allegra e Jim iniziò ad avvicinarsi a lei con l’intenzione di baciarla, me lei lo interruppe.

“Ora il resto del mondo da affrontare saranno gli incontri tra genitori e insegnanti, colloqui, eventi scolastici, gite, balli e madri pettegole”. Lo baciò sulla guancia con aria beffarda e tornò a sistemare gli scaffali, lasciando Hop fermo e perplesso, a cercare di capire quello che aveva detto.

“E non posso evitare tutto questo?”

“No, non poi” rispose con sarcasmo: “Sei un padre single ora. E questo sarà tutta la tua vita” ridacchiò.

“Credo di sentire già la mancanza dei russi e dei mostri” rispose con sguardo rassegnato.

“Beh, guarda il lato positivo: avrai tutte le attenzioni delle altre mamme” rispose divertita.

“Certo, a spettegolare sul fatto che ho nascosto 'una figlia' per tredici anni…”

“Tanto noi sabbiamo bene la verità. E poi, hai ancora due settimane di vacanza, prima di affrontare questo nuovo mondo da padre single” rise divertita

“Beh, allora perché non approfittare di questo breve tempo di vacanza?”

Joyce si voltò verso di lui, e lo vide avvicinarsi con fare languido, fermandosi a pochi centimetri da lei e appoggiando un gomito allo scaffale.

Lei rimase ferma, con una scatoletta in una mano e la prezzatrice nell’altra, rabbrividì sotto quello sguardo, ma intuì subito che cosa aveva in mente.

“Ovvero?”

“Che cosa fai venerdì sera?” propose con tono profondo e con un mezzo sorriso languido.

“Perché ho pensato di andare da Enzo e bere un bel Cianti

Chianti” corresse

Chianti” ripeté “E goderci una bella serata di fine estate da qualche parte… senza parlare di scuola e ragazzi?” disse abbassandosi sul volto di lei.

“Sarebbe bello, ma venerdì sera tu e Undi venite a cena da noi per vedere ‘Miami Vice’.”

“Allora dopo ‘Miami vice’.” Propose con lo stesso tono.

“Ma sarebbe tardi…”

“Allora lasciamo Undi e Will con Jonathan, mentre gli adulti escono”

Joyce guardò in basso accennando un sorriso “Sarebbe bello, davvero” rispose.

Il volto di Hop era molto vicino a quello di lei “Non possiamo” Joyce si allontanò di scatto, mettendolo la scatoletta sullo scaffale, come se nulla fosse lasciando Hop ancora una volta a bocca asciutta.

Rimasero in silenzio, solo il suono della prezzatrice riempiva il negozio, i loro volti tradivano una certa tensione mentre cercavano di ignorare l’argomento: la loro relazione segreta.

“Joyce” disse Hop “Non pensi che sia giunta l’ora di dire ai tuoi figli che noi stiamo insieme?”

“Solo a poche settimane dal primo appuntamento e dalla chiusura del portale?” rispose continuando a lavorare: “Non credo che sia il caso.”

“Joyce…” Ripeté con tono calmo.

“Jim, ne abbiamo già parlato” disse fermandosi: “Per ora non voglio dire a nessuno della nostra storia. Soprattutto ai ragazzi”

“Ma perché?” chiese questa volta con tono diretto: “Insomma, non è che voglio salire sopra ad un tetto, con un megafono in mano e urlare a tutta la città che noi due stiamo insieme”

Joyce ridacchiò all’idea, ma non rispose e continuò a lavorare.
“Mi va bene lasciare che la gente lo capisca pian piano da sola. Senza dare spiegazioni a nessuno. Tranne ai ragazzi. E digli che ho delle intenzioni serie con te.”

Lei si fermò di nuovo, si girò e lo guardò in viso. Lui aveva ancora il gomito poggiato sullo scaffale, l’altra mano sul fianco e lo sguardo simile a quello di un cane bastonato, che mise a Joyce un inaspettato senso di tristezza.

Non poté che apprezzare le sue parole, quell’ammissione di non voler nascondere la relazione e il suo aprirsi sulla serietà dei propri sentimenti.

“Lo so” rispose “E sai che questo lo apprezzo molto. ma per adesso non voglio che la gente inizi a spettegolare su di noi, iniziando un gigantesco telefono senza fili fuori controllo” appoggiò la mano sullo scaffale fissando il pavimento: “Insomma, ti immagini cosa direbbero le persone su di noi? Se sapessero che lo sceriffo Hopper frequenta Joyce la matta?” alzò lo sguardo verso di lui: “Che cosa direbbero su di te dopo questa ‘scioccante notizia’?” lo disse con tono sarcastico, ma dentro di sé pensava davvero tutto quello che aveva detto.

Che la gente avrebbe detto che fossero una strana coppia, che Hopper fosse caduto così in basso ad uscire con lei, dopo tutte le avventure di una notte che aveva avuto con delle ragazze più giovani. O che lei lo faceva per “convenienza” o qualsiasi cosa le male lingue avrebbero potuto dire alle spalle.

“E da quando ti importa?” chiese Hop

“A me non importa. Tanto ci sono abituata.” Rispose “Però non voglio che tu debba sopportare tutto questo per me.”

“Joyce, da quando sono diventato sceriffo, me ne hanno dette di cotte e di crude per i miei metodi, per i miei ritardi, per il mio comportamento o la mia pigrizia. E spesso anche in faccia” spiegò “E pensi che mi importerebbe se qualcuno parlasse male di noi? Tanto non sapranno mai che cosa abbiamo vissuto. E a me importa solo di essere felice con te. Del resto non me ne frega niente” lo disse con sincerità, con uno sguardo serio, facendo capire che ci teneva davvero a lei.

La sua sincerità la fece arrossire, dopo Bob non era mai stata desiderata da un uomo. Ma questa volta era il suo migliore amico di infanzia a dire queste parole, lo stesso che aveva salvato suo figlio e che era disposto a sacrificarsi per il mondo.

“So che tu hai le spalle larghe per queste cose. Ma presto i ragazzi andranno a scuola, e pensa se queste possibili voci girassero tra insegnati o tra studenti. Come credi che reagirebbero?” sospirò “E so che tu sei un uomo fantastico, e che i ragazzi ti adorano. Ma loro pensano che siamo solo amici. Se scoprissero che stiamo anche insieme, diventerebbero dubbiosi e incerti di questa relazione, visto la mia sfortuna in fatto di uomini. Soprattutto Jonathan…”

Spiegò che il figlio maggiore sarebbe stato dubbioso della loro relazione, e forse anche protettivo dei confronti di sua madre, dopo aver visto che il trauma subito nel matrimonio con Lonnie l’aveva lasciata a pezzi fisicamente ed emotivamente.

Per non parlare della morte di Bob, avvenuta solo l’anno prima. E anche se si trattava di un uomo completamente diverso da sua padre sotto ogni punto di vista, non si sarebbe fidato completamente di lui.

E l’ultima cosa che voleva per la sua famiglia era creare tensione tra di loro. Soprattutto ora che stavano ritornando a una vita normale.

“Per questo non lo voglio dire a nessuno. Almeno per un po'.” Continuò “Per ora voglio solo aspettare che si abituino di nuovo a un’esistenza normale. E quando tutto si stabilizzerà, potremo dirlo.”

Hop ascoltò il suo discorso, capendo che come al solito, aveva ragione. La loro relazione era appena nata, dirlo adesso a Will e Jonathan poco dopo la morte di Bob, sarebbero stato un altro shock per loro. E che forse, aspettare era la cosa più giusta da fare.

“D’accordo” rispose Hop “Non diremo nulla, finché non te la sentirai.”

Joyce era felice di sentire quelle parole, apprezzò soprattutto la pazienza di Hop verso di lei nell’accettare questa condizione, non poteva essere più grata.

Appoggiò la prezzatrice sullo scaffale e si avvicinò allo sceriffo per abbracciarlo senza preavviso, lasciando Hop un po' sorpreso.

Aveva la testa appoggiata al suo petto, con le mani intorno ai suoi fianchi “Grazie Hop, sei fin troppo buono con me” chiuse in occhi con un sorriso sul volto.

Hop si irrigidì appena per quell’abbraccio, non si era ancora abituato alle dimostrazioni d’affetto. Si riprese in fretta e ricambiò la stretta, cingendole le spalle con le braccia e poggiando il mento sulla testa di lei.

“No, sono io che dovrei baciarmi i gomiti per tutto quelli che stai facendo per me” rispose dandole un bacio sulla testa e sentendola ridere.

Rimasero stretti in quell’abbraccio, Joyce appoggiata al suo petto mentre Hop le accarezzava la testa, facendola sentire coccolata e rassicurata da quel momento di intimità.

“Però, mi piacerebbe solo passare un po' più tempo da soli…” disse Hop.

Joyce aprì gli occhi alzando lo sguardo, ma mantenendo sempre la sua stretta.

“Tipo una breve fuga romantica.”

“E pensi che non lo voglia anche io?” rispose “Soprattutto quando entri qui, con i tuoi sexy pantaloni cachi che risaltano il tuo sedere da paura?” concluse maliziosa.

“Signora Byers! Stai insinuando che io abbia un sedere sexy?” rispose con finto stupore.

“Hum, forse è il fascino della divisa, mio caro sceriffo.” Rispose con fare ammiccante.

Cercò di mantenere un tono serio, ma durò poco e iniziò a ridere nascondendo il volto nel petto del suo ragazzo, cercando di nascondere il rossore del suo viso.

Jim trovò tutto questo veramente tenero, la guardò con occhi dolci e rispose: “Apprezzo il tuo complimento”

“No, dico su serio…” continuò: “Vorrei davvero passare almeno un weekend da soli.”

“Lo so” rispose alzando la testa in alto: “Ma abbiamo dei figli che hanno bisogno di noi. E poi tu sei impegnato con ‘l’investigazione’ dello Starcourt, e io con la nuova iniziativa del negozio, per non parlare del resto.”

“Lo so, lo so… ma nemmeno un breve momento solo noi due, da soli, come quando eravamo giovani e spensierati, a fare cose che tra amici non si potrebbero fare…”

“Perciò… tu vorresti farmi le stesse cose, che hai fatto a Chrissy Carpenter al liceo?”

“Sì, ma non nel retro della Oldsmobile di mio padre, e le farei con la donna dei miei sogni.” Rispose con voce bassa abbassandosi e iniziando a baciarla sul collo, tenendola stretta con le braccia.

Joyce iniziò a ridacchiare per via dei baffi che la solleticavano cercando di spingerlo via ma senza successo.

“Hop! dai, smettila! Potrebbe entrare qualcuno da un momento all’altro…” protestò ridacchiando per il solletico.
Con un po' di riluttanza si staccò dal suo collo, ma senza mai scogliere l’abbraccio.

“Senti, so che questa storia è nuova per entrambi, e vorremmo recuperare tutto il tempo perduto, ma non siamo più al liceo. Non siamo più dei ragazzini spensierati con tutta la vita davanti” disse Joyce paziente: “Ora siamo due adulti di mezza età, con delle responsabilità sulle spalle, con dei lavori e che hanno vissuto entrambi situazioni orribili. Non possiamo ritornare indentro e cambiare il passato. Ma possiamo recuperare tutto quel tempo adesso, nel presente” concluse con un sorriso dolce.

“Non sto dicendo di ritornare indietro a quando avevamo sedici anni, ma potemmo sentirci dei sedicenni insieme, anche se solo per un momento.”

Joyce rise per l’espressione corrucciata di Hop. Gli toccò il volto con dolcezza, rispondendo con tono rassicurante: “E avremo le nostre occasioni. Ma ora godiamoci il presente e siamo felici di poterlo vivere.”

Hop si intenerì a quello sguardo. Era sempre saggia e paziente con lui. Si chiese come avesse fatto a meritarsi una donna così speciale.

“Sì, in fondo hai ragione, e non vedo l’ora di godermi tutto il tempo che abbiamo insieme. E magari è vero, una relazione segreta può rendere ancora tutto un po' più eccitante…”  fece una risata divertita insieme a lei.

“Oh, Hop!”

Jim si abbassò, mentre Joyce si alzò le punte dei piedi per scambiarsi un bacio, ma fu interrotto dalla radio trasmittente di lui.

“Qui è Callahan, passo!”

Hop alzò gli occhi al cielo, con il volto irritato da quella intrusione, sciogliendo l’abbraccio ma tenendo stretta la mano di Joyce, mentre rispondeva alla chiamata con il suo solito tono burbero: “Che cosa c’è Callahan?”

“Capo, abbiamo ricevuto una chiamata della piscina comunale. A quanto pare dei ragazzini stanno disegnando graffianti osceni sul muro. E pare la situazione stia un po' degenerando, passo.”

Hop sopirò frustato, con la palese voglia di non averci nulla a che fare con questa storia.

“Va bene, di a Powell che sto arrivando. Passo”

“D’accordo, passo”

Chiuse la chiamata, sospirando e grugnendo, mettendo la mano in mezzo agli occhi.

“Forza capo! La città ha bisogno di te!” disse Joyce sorridendo con tono dolce.

Hopper ridacchiò, abbassandosi per baciarla.

“Ti va di vederci stasera a cena da te? Con Undi e i ragazzi?” domandò appoggiando la fronte conto la sua.

“Ma oggi non è venerdì” fece notare Joyce.

“Lo so, ma mi sono appena ricordato che non ho nulla di mangiare in frigo. E se questa storia dei graffiti va avanti per le lunghe, non avrei tempo di fare un po' di spesa. E sai com’è Undi quando ha fame.”

Joyce intuì che era solo una scusa per vedersi più tardi, ma in un modo plausibile.

“D’accordo. E magari possiamo anche vederci un film.”

“Perfetto”

Ridacchiarono scambiandosi un’altra serie di baci sulle labbra. Finché Hop non si staccò un po' di malavoglia da lei, salutandola con “A stasera.”

“A stasera” ripeté

Si scambiarono un ultimo sorriso e poi si allontanò per ritornare al proprio lavoro. Joyce lo guadò allontanarsi, ammirando gli stretti pantaloni color kaki che facevano risaltare i glutei sodi dello sceriffo.

Sì, ha proprio un bel culo!” disse Joyce tra sé a sé, riprendendo in mano la prezzatrice ridendo.




 
   
 
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