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Autore: FreDrachen    28/06/2023    0 recensioni
[prima storia della trilogia Half-Blood]
Seth è un Mezzo Demone, figlio di un'umana e di un Demone Purosangue, ed é il Principe Ereditario della Landa della Paura, uno dei regni dell'Inferno. All'apparenza dimostra la sua indole feroce e sarcastica, ma in realtà nasconde in sé un animo buono che lo rende ben diverso dai suoi simili.
Ma qualcuno lo vuole morto e per questo sará costretto ad abbandonare l'inferno per nascondersi sulla Terra.
E sarà proprio lí che intreccerà la sua esistenza con quella di Margherita, una ragazza dai genitori separati, timida e introversa, e con il grande sogno di diventare un giorno una scrittrice.
Nulla sarà più come prima.
Riuscirà Seth a scegliere tra l'amore puro e innocente di Margherita e le tenebre annidiate da sempre nel suo cuore?
Ma soprattutto sará capace un Mezzo Demone andare contro la sua natura, e rinunciare a tutto per amore?
Copyright © 2016― È severamente proibito copiare, pubblicare e/o utilizzare in alcun modo i contenuti della storia senza l'espressa e formale autorizzazione da parte dell'autrice.
[trovare la storia anche su Wattpad, nickname FreDrachen]
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3

Margherita
Terra

Le prime quattro ore della mattinate passarono noiosamente lentissime. Dopo l'ora di inglese, in cui la prof cominciò a sproloquiare di opere letterarie a caso, tra cui però "Romeo& Giulietta" di Shakespeare la sua opera preferita, si passò a filosofia, la materia che odiava più in assoluto. Non era sempre stato così in effetti. L'anno prima aveva una prof sensazionale, che infondeva passione nella sua materia, senza farla pesare, anzi, cercava di suscitare curiosità con diversi aneddoti.

Quello invece che si ritrovava quell'anno proprio non lo sopportava. A prima vista poteva sembrare uno dei Sette Nani, Dotto. Ma quando attaccava con i suoi discorsi sconnessi e lasciati a metà, e se non staccavi le orecchie dal cervello, rischiavi di tornare a casa con un terribile mal di testa.

Per sua fortuna, le due ore dopo furono d'italiano, anche se sembrava essere l'unica in classe a trovarle piacevoli, forse per via della sua grande passione per la lettura e scrittura.

«Hai preso tutti gli appunti?»le domandò Lucia, la sua compagna di banco.Era piccola statura, con i capelli tagliati a caschetto e un sorriso dolce sul viso. L'unica pecca che aveva, era il numero ragazzi che cambiava abitualmente. Ma non per questo, era da reputare una cattiva persona.

«Si. Credo»rispose sinceramente Marghe.«Ma sono scritti un po' maluccio»aggiunse, in tono di scuse.

Marghe odiava con tutto il cuore la sua calligrafia grossa e rotondetta, a volte schizzata se prendeva appunti veloce. A volte era quasi più semplice decifrare un geroglifico che la sua scrittura.

«Fa lo stesso Marghe. Me lo potresti imprestare questo week end per ricopiare i pezzi che mi mancano?»

Era difficile che Marghe imprestasse i suoi quaderni, ma di Lucia, Amira, Micaela, Celeste eNora si fidava ciecamente.

Per questo annuì.«Peró ricordatelo lunedì. Non vorrei che la prof si metta in testa di interrogarmi».

«Ma se ti sei già fatta interrogare tre volte fa»le fece notare Lucia, dubbiosa.

Marghe scrollò le spalle. «Sai che a volte fa interrogazioni generali. Non vorrei che mi beccasse impreparata».

«Non preoccuparti. Lunedì tornerà di nuovo tra le tue mani»promise, facendole l'occhiolino, a cui Marghe rispose con uno sguardo di profonda fiducia.

In quel momento suonò la campanella per segnare l'inizio della seconda ricreazione.

Marghe si fiondò fuori di volata dalla classe, e raggiunse di corsa le macchinette, e, come ogni giorno trovò il suo unico migliore amico maschio, che le era sempre stato accanto da quando aveva memoria, Daniele. Era il classico nerd dai capelli castano scuro sparati che gli conferivano un'aura da scienziato pazzo, occhi grigi vispi, nascosti dietro a un paio d'occhiali dalla montatura quadrata rossa. Il fisico era asciutto e tornito, merito dello sport che praticava, hapkido o una cosa simile. Faceva sempre confusione tra tutte quelle pratiche orientali.

«Ehilà Ninja. Com'è stato scorrazzare in giro per le vie?»lo salutò Marghe, mettendosi con lui in coda. Non si sarebbe mai stancata quel soprannome che gli aveva affibbiato.

La classe di Dani era appena tornata da un tour per le vie cittadine del centro storico, ed era appena rientrata da qualche minuto, giusto in tempo per la ricreazione.

Daniele le indirizzò un'occhiata divertito.«Divertente per quanto possa esserlo una gita scolastica»le rispose, facendole l'occhiolino.

Marghe sbuffò.«Ci portassero anche a noi in giro»si lamentò.

Dani sorrise.«Prima o poi accadrà. Allora...»aggiunse, volgendo lo sguardo verso la macchinetta.«Cosa ti vuoi prendere oggi? Caffè macchiato?»

Quando vide la smorfia disgustata di Marghe represse una smorfia divertita.«Cappuccino? O preferisci il ginseng?»

«Dani, sei cattivo»lo riprese, facendo un finto broncio.

Daniele stette al gioco.«Ma come? Ma se sono un angioletto»replicò divertito, beccandosi un buffetto scherzoso da parte di Marghe.

«Seh, certo. Nei tuoi sogni. Ora ti tocca una punizione».

Dani fece finta di essere spaventato.«Cosa vuoi farmi? Sai che tengo ancora alla vita, vero Marghe?»

Lei gli sorrise furbescamente, mentre recuperava il bicchiere di caffè lungo con un sacco di zucchero.«Mhm, mhm. Infatti non ho in mente nulla di pericoloso. Solo un pomeriggio a studiare con me chimica organica. Non ci capisco un accidente, e se il prof continua ad andare avanti, ci capirò ancora meno e sarò in guai seri».

Daniele era un vero mago della chimica organica.

Sospirò.«Pensavo peggio Marghe. Ti sei contenuta. È una punizione migliore dell'ultima».

Marghe sbatté le palpebre perplessa.«Quale?»

«Quando ti sei fatta spiegare fisica. È stato il pomeriggio peggiore della mia breve esistenza»spiegò, mentre anche lui recuperava il suo caffè macchiato.

La ragazza scoppiò a ridere.«Se mi tenti in questo modo, potrei prendere in considerazione di cambiare materia».

La campanella suonò in quel momento, salvando la giornata al povero Daniele.

«Troppo tardi Marghe. Vada per organica. A che ora vengo oggi pomeriggio?»

«Alle quattro dovrebbe andare»rispose Marghe.

Daniele annuì con un cenno del capo, poi girò i tacchi per raggiungere la sua classe.

Marghe fece lo stesso, ed ironia della sorte, ad aspettarla, due ore fresche fresche di chimica organica.

"Evviva", pensò con scarso entusiasmo.

Non vedeva assolutamente l'ora.

Le due ore passarono come il resto della mattinata, con sollievo di Margherita. Anche se si erano aggiunte altre sei reazioni da farsi spiegare da Daniele che, per fortuna sua, le aveva già fatte l'anno prima, essendo già in quinta.

Amira e le altre furono molto veloci a prepararsi e a uscire dall'aula, mentre Marghe, con la sua innata lentezza, richiuse il quaderno, e con cura ripose tutte le penne colorate a la sua amata Bic nell'astuccio.

«Barbieri, puoi sbrigarti? Devo chiudere l'aula». La voce della prof era impaziente, e Marghe cercò di affrettare il ritmo.

Non appena fu fuori, trovò Amira ad aspettarla. Era intenta a rispondere a un messaggio, e non si accorse subito della presenza dell'amica.

Ma non appena la notò, gettò un'occhiata all'ora sull'orologio.«Wow Marghe. Hai battuto il tuo record. Dieci minuti per prepararti. Lo sai che se vai avanti così entrerai nel guinness dei primati in ritardo cronico?»

«Eddai Ami. Il mondo non va da nessuna parte, lo sai bene»le fece notare pazientemente Marghe.

«Sarà. Però non vedo perché dobbiamo perdere minuti preziosi che non torneranno».

«Dov'è finito il tuo ottimismo Amira?»la punzecchiò Marghe, incamminandosi con lei verso la fermata del bus.

«Credo sia volato via mentre stavo mettendo radici ad aspettarti»replicò Amira con un sorriso.

Camminarono fianco a fianco, finché non raggiunsero il capolinea del bus che serviva loro, a pochi metri dalla loro scuola.

Un delle poche fortune nella vita di Marghe, era che doveva solo prendere quel bus sia per andare che per tornare a casa.

Si sedettero in due posti vicini, e subito Amira tirò fuori gli auricolari, e ne porse una a Marghe che se la portò all'orecchio.

Subito una musica di Caparezza, il cantante preferito di Amira, rimbombò a tutto spiano nella sua testa.

Quella la riconobbe subito: Sono il tuo sogno eretico. Poi passò a Goodbye Malinconia, e subito dopo a Vengo dalla Luna.

«Ami, potresti mettere Tu Sai Cosa?»domandò Marghe a circa metà tragitto, citando, in un modo tutto suo, Harry Potter.

Amira alzò lo sguardo dallo schermo su cui stava digitando un messaggio al fratello maggiore.

«Di nuovo?»domandò esasperata, come se le avessero sentite chissà quante volte.

«Ti prego! Dai che so che ti piacciono molto. Altrimenti non le terresti neanche nella playlist»la pregò Marghe, facendole anche il labbruccio.

Amira sconfitta, chiuse per un attimo la chat e fece scorrere il dito sulla playlist, alla ricerca delle canzoni. Per fortuna erano una di fila all'altra, e per quello non avrebbe dovuto interrompere ciò che faceva per cercarle.

Cliccò sopra la prima della lista, e subito le note energiche di Sogni Risplendono di Linea77 cominciò a riecheggiare nelle cuffiette.

«Soddisfatta?»

Marghe annuì, e chiuse gli occhi, lasciandosi travolgere dalle parole e dal ritmo incalzante. Finita la canzone subito partì Il Mostro sempre di Linea77, che da giorni la ispirava per una breve storia, una one short come la chiamavano nel sito dove pubblicava alcune fanfiction, di stampo horror. Con un titolo del genere non poteva di certo nascere una favola per bambini!

E infine arrivò lei. La sua canzone preferita in assoluto, quella a cui si ispirava mentre descriveva il carattere del suo personaggio maschile: Brucerò per te dei Negrita.

Sul quelle strofe magnifiche aveva fatto riferimento per le qualità che il suo protagonista maschile doveva avere: il fascino, il mistero e le tenebre. Insomma da tutto ciò ne era uscito un cosiddetto bad boy. Un bad boy però diverso da quelli che leggeva nei libri, bensì con la capacità anche di essere dolce e passionale. Il ragazzo perfetto. Peccato che fosse solo immaginario.

Ecco che di fantasticava sul suo amore platonico per il suo protagonista ancora senza volto e identità, ma con il carattere ben chiaro. A volte domandava se avesse bisogno di uno psicologo.

«Marghe, potresti ridarmi la cuffia? La prossima devo scendere».

Margherita si riscosse. Amira la fissava, mettendola subito a disagio.

«È successo di nuovo?»

Amira annuì.

Succedeva tutte le volte che ascoltava quelle canzoni, in particolare l'ultima. Sembrava che ascoltandole il suo cervello andava in standby perdendosi così nelle sue fantasticherie.

«Scusa»mormoró mortificata.

Amira fece un gesto con la mano, noncurante.

«Ti conosco ormai Marghe. Non ti devi preoccupare. Ci vediamo domani».

Marghe le porse la cuffia, ed Amira le stampò un bacio sulla guancia come saluto, come al solito, e fulminea si affrettò a raggiungere la porta d'uscita del bus. Forse non voleva dirlo apertamente, ma in quegli occhi scuri, Marghe aveva letto una sorta di delusione. E capì che isolandosi così nel suo mondo, tralasciava l'amicizia con lei e le altre. Urgeva passare un bel pomeriggio tutte insieme.

Per questo, dato che avevano pochi compiti per il giorno dopo e solo una materia a rischio d'interrogazione(inglese ma quella poteva benissimo aspettare), scrisse un messaggio a Daniele.

"Ti dispiace se rimandiamo a domani il nostro pomeriggio in compagnia di organica? Dopo recitazione?"

Daniele era un suo amico d'infanzia, e avrebbe senz'altro capito. Infatti rispose:

"Nessun problema :p a domani".

Soddisfatta, scrisse un messaggio sul gruppo su WhatsApp che aveva con le sue amiche.

Le folli siamo noi

(iscritti:Nora,Micaela, Amira, Lucia,Celeste)

Margherita: Vi va di fare un giro in centro oggi pome?

La risposta non tardò ad arrivare.

Nora: E Daniele? Gli vuoi dare buca?

Marghe non si sorprese del fatto che le sue amiche fossero a conoscenza del suo incontro con Dani. Tanto ormai per loro era come un libro aperto.

Margherita: Gli ho scritto, e per lui va bene rimandare a doma pomeriggio dopo recitazione. Allora, ci state?

Quella volta tutte, le risposero quasi all'unisono in modo affermativo.

Si misero d'accordo per l'ora e luogo dove si sarebbero trovate, poi Marghe bloccò lo schermo del cellulare soddisfatta. L'aspettava senz'altro un pomeriggio spassoso in ottima compagnia. Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivata alla sua fermata, e scese per un soffio prima che l'autista la chiudesse fra le porte, o che la portasse fino alla fermata successiva.

Arrancò per la salita dove si trovava casa sua. Ma perché i suoi non avevano comprato una casa in piano? ,pensò con il fiatone. Avrebbe fatto volentieri a meno di tutta quella ginnastica. Le bastavano già le due ore che si doveva propinare a scuola. Non si sarebbe mai abituata, su questo non nutriva dubbi.

E come se non bastasse l'ascensore era guasta, e le toccò fare le tanto odiate scale. Per fortuna abitava al secondo piano, e dovette fare solo quarantasette gradini(in un giorno di noia li aveva contati).

Non appena giunse davanti alla porta di casa, inserì la chiave nella toppa, e quando entrò in casa si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

Il detto "Casa dolce casa" non le era mai sembrato tanto azzeccato come in quel momento. Casa che, quando era da sola, si trasformava nel suo luogo magico, il suo castello incantato dove poteva essere se stessa senza nessuno che la giudicasse.

Trascinò la cartella pesante fino in camera sua e, come al solito, la poggiò su una sedia di plastica azzurra accanto alla scrivania. Velocemente si tolse i vestiti che indossava, sostituendoli con un paio di leggins neri e una maglia rosa con la stampa dei Puffi. Adorava davvero tanto quei simpatici esserini azzurri che ne combinavano di tutti i colori al mago Garganella. Da piccola adorava quel cartone animato, e anche se aveva diciassette anni continuava vederli con la stessa voglia di prima.

Gettò un'occhiata all'orologio. Aveva ancora tutto il tempo che voleva prima di vedersi con Amira e altre, quello giusto per prepararsi un buon pranzo, fare i pochi compiti assegnati e forse anche scrivere un po' al pc.

Tranquillamente andò in cucina, dirigendosi verso il frigo ancora indecisa sul cosa prepararsi da mangiare. Voleva ardentemente farsi un bel piatto di pasta al pesto, il suo cibo preferito, ma per sfortuna aveva finito l'amato condimento. In quei giorni avrebbe comprato tutto l'occorrente per farlo, si ripromise.

Alla fine fu convinta dalla salsa di pomodoro accanto al latte, con cui si preparò un bel piatto abbondante di pasta. Nel frattempo che la pasta cuoceva e il sugo soffriggeva, si lavò qualche foglia d'insalata che depositò in una ciotolina di plastica trasparente, e a operazione finita, accese il forno per mettere in una teglia piccola tre bastoncini di pesce. Preparato il tutto si sedette a tavola, acchiappando subito il telecomando. Accese alla TV, alla ricerca di un programma che la intrattenesse, senza essere troppo pesante.

"Torto o ragione?" ci avrebbe pensato.

Zap.

Una replica di "Squadra speciale cobra 11". Sicuramente troppi morti e troppa azione per i suoi gusti.

Zap.

"Documentario sulla storia di...". Eh, no. Manco morta. Doveva già studiare a scuola quella materia.

Zap.

"Forum". Lo mise in lista d'attesa insieme a "Torto o ragione".

Zap.

"Beautiful". Marghe fissò lo schermo con tanto d'occhioni. Una Soap Opera? Bleah!

E cambiò in fretta canale.

Zap.

"Simpson". Sarebbero stati anche divertenti se avesse capito almeno una delle loro battute.

Spense la TV sconfitta. Non aveva più voglia di andare avanti con i canali. Già quelli che aveva visitato l'avevano profondamente angosciata.

Possibile che a quell'ora non facessero nulla d'interessante?

Mangiò in silenzio, e nella stessa atmosfera, lavò i piatti che aveva sporcato.

A operazione finita, si trascinò in camera e si sedette alla scrivania, recuperando il suo diario di Snoopy. Adorava davvero tanto quel simpatico bracchetto, pigrone e un po' sfortunato come lei. Nella sua amata libreria aveva qualche fumetto dei Penauts, e il suo preferito in assoluto era quello dove Snoopy voleva pubblicare il suo romanzo. Esattamente come voleva fare lei in futuro.

Sfogliò le pagine del diario, scritte con la sua calligrafia grossa dalle lettere arrotondate, fino a raggiungere la data del giorno dopo. Meno male che l'attendeva ancora solo un giorno di scuola prima del week end dove avrebbe potuto riposare.

Dunque. Doveva rispondere a delle domande su un testo di Letteratura e fare tre esercizi sullo studio di funzione di matematica. E aveva una possibile interrogazione o verifica a sorpresa di inglese. Pensava molto peggio.

Accese la lampada da tavolo, per illuminare meglio la scrivania. Per prima si tolse matematica. Molte sue compagne invidiavano questa sua capacità di svolgere gli esercizi così velocemente. Molte infatti si ricordavano di lei solo per chiederle aiuto in quella materia e in chimica analitica. Per il resto, a parte per le sue amiche più strette, era come se non esistesse.

Letteratura invece, fu più impegnativa. Una delle domande faceva riferimento al pensiero dell'autore del libro da cui era tratto il brano. Chiedeva d'illustrarlo brevemente con parole proprie. Ma come poteva descrivere il pensiero dello scrittore se a malapena capiva il suo?

Scrisse qualche riga a riguardo, sperando che alla prof andasse bene.

Quando ebbe finito notò soddisfatta che aveva fatto prestissimo. Dato che non aveva testa di ripassare inglese, di cui tra l'altro si era fatta interrogare solo due volte prima e la prof non era andata avanti, decise di accendere il suo portatile e gettare giù qualche nuova idea. Magari ritrovava ispirazione per quel pezzo che sua madre non le aveva fatto finire quella mattina.

Dopo che il pc si decise a collaborare, caricandosi con la lentezza di una tartaruga, inserì la chiavetta USB sulla quale aveva salvato i word delle sue storie. Sul monitor si aprì la finestra piena di cartelle, di cui i tre quarti presenti erano fanfiction in cantiere o idee che avrebbe voluto sviluppare più avanti. Con il mouse, dato che non sapeva ancora usare il cursore touch del PC, clicca sulla cartella "My Romanz". Dentro c'erano una pagina piena virgolette che usava per i discorsi, e un documento nominato come "Idee a caso", il suo documento più prezioso, dove scriveva tutte le idee che le venivano in testa per il suo romanzo. Non avevano con un senso logico, ma erano pezzi frammentati, dove i suoi personaggi senza identità interagivano.

Con la rotellina percorse le pagine, e si fermò a quella dove aveva scritto l'idea di quella mattina.

"...si alzò in punta di piedi, e..." queste erano le ultime parole che aveva digitato.

E cosa?

Cominciò a digitare le parole, pigiando le dita sui tastini della tastiera emettendo ogni volta un leggero ticchettio.

...e appoggiò le labbra su quelle perfette e calde di lui. In quel istante sentì scivolare dentro di sé un turbine di emozioni. Il desiderio di fondersi con lui era incontrollabile, e X(così aveva nominato temporaneamente il suo protagonista maschile) non glielo impediva, anzi, sembrava alimentarlo sempre di più.

Sempre uniti in quel bacio lungo e profondo, le mani calde di lui scivolarono lungo il suo profilo delicato, e quando raggiunsero l'orlo della maglia, cominciò ad accarezzarle la pelle liscia con gesti lenti che le provocarono piccoli brividi di piacere. Lentamente portò le sue mani sulla pancia, e da li cominciò a salire. La ragazza era in preda a emozioni forti, e mai prima d'ora era stata così in pace con se stessa. E per la prima volta in assoluto ebbe un assaggio di Paradiso.

La schiena di lei incontrò il muro, ma neanche se ne accorse. Appoggiò le mani sui fianchi di X, che si staccò per un attimo dalle sue labbra, alzando lo sguardo verso l'alto, gli occhi chiusi, in preda al piacere più puro.

Subito Y(la sua protagonista femminile) sentì la mancanza di quelle fantastiche labbra sulle proprie.

«X...»mormorò stringendosi sempre di più a lui, che la zittì con un altro bacio, questa volta più profondo e passionale, che risvegliò in entrambi un desiderio selvaggio e dirompente come una tempesta.

«Ti amo»le sussurro X, e Y sentì il cuore andare a mille.

Sentiva che non avrebbe più voluto vivere la sua vita senza di lui.

Si bloccò. Per fortuna si era ricordata ciò che voleva scrivere quella mattina, e in quel momento non aveva più ispirazione per continuare quel pezzo.

Gettò un'occhiata all'orologio. Era ancora presto. Sembrava quasi che il tempo scorresse più lentamente quel pomeriggio.

Dato che aveva il pc acceso, si collegò a internet. Prontamente entrò nel sito dove aveva pubblicato alcune fanfiction, in particolar modo sul Mondo Emerso e altri libri di Licia Troisi, la sua scrittrice preferita in assoluto. Alcune erano one short, cioè piccole storie da un solo capitolo, che aveva scritto di getto in momenti di noia, poi una serie di storie legate alla seconda trilogia del Mondo Emerso, le Guerre, per tappare il buco tra esse e le Leggende, che si era divertita un mondo a scrivere. Un'altra che la eccitava scriverla era il crossover tra il Mondo Emerso e gli Hunger Games. La sua era stata un'idea strana far partecipare diversi personaggi importanti della saga a quel terribile gioco di Panem.

Dopo aver digitato la password entrò nel suo account. Subito andò a controllare le nuove recensioni ricevute e gli eventuali nuovi follower. Infine passò alla pagina che tutti vedevano, dove aveva salvato le storie che le piacevano di piú. Notò che Celeste, una sua compagna di classe e amica, aveva aggiornato la sua fanfiction sulla coppia Hermione/Tom Riddle. Adorava molto il suo modo di scrivere, così l'aprì subito per leggere il nuovo capitolo che aveva appena sfornato. Mano a mano che scorreva la pagina si incuriosiva sempre più, e cresceva sempre più l'emozione e la voglia di leggere subito il continuo. Era questo che le storie che le piacevano suscitavano in lei. Sia per i libri che per le fanfiction e le cosiddette Originali, cioè storie che non si ispiravano ad opere già esistenti.

A lettura finita scrisse una recensione positiva, elogiando un'altra volta lo splendido capitolo che aveva scritto.

Cliccò su invio, e si apprestò a leggere una nuova storia.

Toccò a una che amava alla follia, una storia incentrata sulle Guerre del Mondo Emerso, che narrava di un amore proibito tra un'assassina e un Postulante. L'autrice era una sua carissima amica, Alyssa, una ragazza poco più piccola di lei di qualche anno, ma con cui aveva stretto un forte legame d'amicizia. Anche se abitavano in città diverse, si sentivano ogni giorno, confidandosi tra loro come fossero l'una accanto all'altra. Insieme stavano già programmando di vedersi al Lucca Comics di quell'autunno, e anche fangirlizzando sui cosplayer che avrebbero portato.

Margherita aveva già cominciato a fare il conto alla rovescia.

E, caso strano, il giorno che avevano scelto per incontrarsi era proprio il suo compleanno, l'uno Novembre, la data in cui sarebbe diventata a tutti gli effetti maggiorenne.

Divorò letteralmente il nuovo capitolo, immedesimandosi completamente nella protagonista, Taliah, e amando follemente Meriph, il co-protagonista.

Anche in quel caso scrisse una recensione, con un po' di difficoltà a esprimere al meglio l'emozione che aveva provato leggendo.

Soddisfatta, si scollegò da internet e chiuse il pc, rimanendo di sasso non appena vide l'ora.

Accidenti. Quando leggeva perdeva ogni percezione sul tempo e su ciò che la circondava. Recuperò al volo una maglia nera con il logo a pipistrello di Batman e un paio di jeans a caso. Gettò nella sua borsa il portafoglio, le chiavi di casa e il cellulare. Prima di uscire indossò le sue amate sneaker nere con le borchie argentate, ormai ridotte a un colabrodo e giunte quasi alla loro fine(sperava che le durassero fino ai saldi), e uscì di casa in fretta, controllando però diligentemente di chiudere bene la porta.

Quando uscì dal portone, notò con angoscia l'autobus girare l'angolo.

Accidenti, lo aveva perso!

Come pensava, quando giunse dalla fermata, lesse sul tabellone che quello dopo sarebbe passato dopo un'eternità. Ecco che i suoi buoni propositi di arrivare per una volta puntuale venivano gettati alle ortiche.

E dato che doveva raggiungere le altre in centro, non ci teneva minimamente a farsi un mucchio di strada a piedi.

Si sedette sulla panchina, e tirò fuori dalla borsa il cell per informare le altre del suo ritardo.

La giornata era cominciata male e stava evolvendo al peggio.

   
 
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