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Autore: InvisibleWoman    29/06/2023    1 recensioni
Alfredo e Irene | Ho scritto questa storia dopo le puntate di Pasqua in cui i personaggi vanno a fare un picnic al lago, se non ricordo male, ma ovviamente noi non abbiamo visto niente. All'epoca era da tanto che non scrivevo e non ero molto ispirata. Oggi per caso l'ho riletta e l'ho rifinita un po'. Ero incerta se postarla o meno, dato che riguarda eventi accaduti mesi fa ed è cronologicamente successiva a quella che ho già messo. Ma mi sembrava brutto sprecarla e quindi eccovela qui. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Irene era sdraiata sulla coperta che Maria aveva preso dall’atelier prima che lei, Clara ed Elvira, insieme ad Alfredo, raggiungessero quel parco in cui avrebbero trascorso la loro Pasquetta. 
Voltò la testa e vide Clara passeggiare insieme ad Alfredo, l’eco delle loro risate arrivava fino a lei, alleggerendo la sua mente carica di nuvoloni pesanti, al contrario del cielo limpido di quella giornata primaverile.
“Che c’hai, Irè?” sussurrò Maria sdraiata accanto a lei. 
Irene si ridestò d’un tratto, come se si accorgesse solo in quel momento della presenza della sua amica, tanto era impegnata a rimuginare, e poi dissimulare, come al suo solito.
“Che cos’ho? Niente” commentò lei con aria noncurante. Eppure qualcosa c’era. Ogni tanto si estraniava e la sua testa iniziava a vagare e nonostante fingesse di non saperne nulla, Irene avrebbe potuto dire chiaramente quando le sue ansie erano iniziate. Da quando Alfredo aveva iniziato a parlarle di matrimonio, di date, di incontri tra famiglie. Insomma, da quando quel rapporto aveva preso repentinamente una piega molto più seria del previsto. Da quando Irene era stata messa davanti alla concreta possibilità di diventare una moglie, e in futuro una madre. Non era pronta. Era facile parlare di matrimonio, dell’abito che avrebbe indossato, di quanti invitati avrebbe voluto alla sua cerimonia, o di dove avrebbe voluto celebrarlo, quando si trattava unicamente di fantasie. Ma quando questi sogni si tramutavano in concretezza, allora tutte le certezze di Irene iniziavano a vacillare. Non era pronta. Non così presto. 
Ci aveva messo più di sei mesi per convincersi a dare una possibilità ad Alfredo. E, insieme a lui, a darla anche a se stessa la possibilità di essere felice, di buttarsi, per una volta, e lasciarsi andare. Dare a qualcun altro il potere di ferirla, come aveva giurato in passato di non permettere più a nessuno. Doveva ancora abituarsi all’idea di loro due insieme. Doveva viverlo, doveva imparare a fidarsi e affidarsi completamente a lui. Dal matrimonio non c’era scampo, non c’era via di uscita. Si sentiva soffocare all’idea. E Irene non poteva permettersi di finire ingabbiata senza prima essere totalmente sicura della sua scelta. E al momento non lo era. Voleva essere una capocommessa, una fidanzata, un’amica. Non una moglie. E allora perché semplicemente non glielo diceva? Continuava a ricadere nei suoi vecchi errori, come ogni cattiva abitudine difficile da cambiare. Per Irene parlare, aprirsi, ammettere ad alta voce i propri sentimenti, era più difficile che scalare una montagna. Preferiva quindi sabotare o autosabotarsi, per evitare di dover dare spiegazioni. Spiegazioni che potevano renderla vulnerabile. Dissimulare, ingannare, fingere, quelli erano i metodi preferiti per allontanare le persone che le volevano bene. Ma allontanare il problema era la cura ai sintomi, non alla malattia. Quella rimaneva lì a corroderla da dentro. 
“Amunì, lo so che c’è qualcosa, ormai ti conosco” le rispose Maria. E confidare a qualcuno che le voleva bene ciò che provava l’avrebbe fatta sentire più leggera, solo che Irene non ci era abituata. Solo Stefania era in grado di spingerla a sfogarsi, ma Stefania non era lì, e Dio quanto le mancava.
“Stavo solo pensando a…” iniziò, ma non fece in tempo a finire la frase che Alfredo si gettò quasi a peso morto sulla coperta, creando un ostacolo insormontabile tra Irene e Maria. 
“Sto morendo di fame” annunciò chinandosi su di lei per darle un bacio fugace sulle labbra.
“Anche io” commentò Elvira. “Mi avete pure fatto fare una maratona, voi due. Guardate che io non sono mica allenata come voi.”
“Beh, dato che vuoi mantenere la linea, non c’è niente di meglio dell’esercizio fisico, no?” rispose Irene lanciando un’occhiata ad Alfredo, che subito concordò con la sua fidanzata con un vistoso annuire.
“Sì, ma adesso devo recuperare le forze. Su, tirate fuori questi panini” chiese a Maria, quella più vicina alla busta di carta dentro la quale si trovava il loro misero pranzo, dato che aveva preferito non cucinare nulla, nemmeno gli arancini che Irene le aveva detto di non preparare. Ennesima cosa che diceva così tanto per dire, ma che gli altri prendevano troppo seriamente.
“Un panino di Salvo, che novità” commentò Irene mettendosi a sedere e afferrando il proprio pezzo di pane.
“Ringrazia che la caffetteria era aperta, se no manco questi c’erano” le rispose Maria.
“Va bene che stai soffrendo per amore, ma noi no” continuò Irene, mettendo svogliatamente sotto ai denti il panino con la frittata che mangiava praticamente quasi ogni giorno.
“Irene!” la riprese Elvira.
“Perché non cucinavi tu, allora?” la appoggiò Clara. “Visto che non stai soffrendo per amore e sei tanto felice, potevi cucinare tu le…”
“Arancine” completò Maria.
“Ecco, quelle. Tanto se ti sposerai dovrai pur imparare a cucinare, no?”
A quelle parole Irene si irrigidì di colpo e rivolse un’occhiataccia a Clara, mentre Alfredo osservava la scena ridacchiando.
“Ma... quale matrimonio. Io non sposerò proprio nessuno” spiegò Irene. “Anzi, piuttosto, perché non la smettiamo con queste allusioni?”
“Ma hai detto che ci avresti pensato” si intromise finalmente Alfredo.
“Infatti ci ho pensato.”
“Ma poi tu vorresti portarla all’altare così? Senza nemmeno una proposta vera e propria? Nessun anello al dito?” domandò Elvira con la bocca ancora piena di cibo. “Non è per niente romantico.”
“No, infatti…” cominciò Alfredo.
“Infatti non ci saranno nessuna proposta e nessun anello. Piuttosto, perché non parliamo di Vito?” cercò di cambiare discorso, riuscendo finalmente nel suo intento. Vito era un argomento divisivo che sapeva avrebbe attirato l’attenzione di tutte, soprattutto di Maria. Era l’argomento perfetto per allontanare qualsiasi allusione da sé e quel matrimonio che proprio non s’aveva da fare.

 

La testa di Alfredo era appoggiata contro il suo stomaco, gli occhi chiusi mentre la mano di lei si muoveva lenta tra i suoi capelli. Gli occhi rivolti al cielo terso, riempito solo da stormi di uccelli in volo che cinguettavano allegri, risvegliati dall’arrivo della primavera. Anche Alfredo, pensieroso, sollevò d’un tratto la testa e si guardò in giro. Le ragazze erano silenziose, forse assopite o rilassate a godersi i primi tepori del sole. 
“Dicevi sul serio prima?” le chiese lui a bassa voce. 
“Cosa?” rispose Irene, fingendo di non capire di cosa stesse parlando.
“Che non ci sarà nessun matrimonio” la guardò con quegli occhi limpidi e innamorati che si sentì tremendamente in colpa a deluderlo. Ma non poteva nemmeno rinnegare la sua natura e assecondarlo andando contro se stessa.
“Lo sai, te l’ho già detto. È troppo presto” rispose. “Non sono pronta.”
“Va bene, va bene, però un giorno…” si informò nuovamente. Dopo sette mesi trascorsi a fare di tutto per conquistarla ed essere stato tenuto da parte perché non era esattamente l’uomo che Irene aveva sempre desiderato, adesso anche lui aveva bisogno di qualche conferma, che da Irene non riceveva mai. Sembrava felice con lui, il suo affetto glielo dimostrava a modo suo, come era solita lei. Ma quando si trattava di parlare con serietà del loro futuro, ammesso ce ne fosse uno, Irene cercava a tutti i costi di sviare l’argomento. Alfredo si chiedeva di tanto in tanto se fosse solo paura, o se dietro ci fosse qualcos’altro. Forse non era abbastanza per lei e non lo sarebbe mai stato. 
“Un giorno” replicò lei a sua volta.
“Ma un giorno tanto per dire, o un giorno per davvero?” continuò a insistere lui. “Stiamo bene insieme, no?” aggiunse strisciando su per avvicinarsi al viso di Irene e stamparle dei baci lungo il collo, provocandole la prima risata di quella scampagnata. 
“Stai fermo, stanno dormendo” protestò lei mettendogli una mano sulla fronte per farlo desistere.
“Ma va” disse Alfredo con una smorfia, continuando la sua risalita fino alle labbra di Irene.
“Non sta dormendo nessuno” rispose secca Maria, dando conferma ad Alfredo. “Anzi, vi sentiamo benissimo.”
“Purtroppo” aggiunse Clara sollevando la testa per guardarli con una smorfia.
“Siete solo invidiose” commentò Irene, ancora inconsapevole che la sua amica invidiosa lo era davvero, dato che aveva preso una segreta sbandata per Alfredo.
“Ma neanche per sogno” cercò di nascondere il suo imbarazzo. 
“Io un po’ sì” si intromise Elvira con un’aria sognante velata di tristezza, pensando a Salvatore che lei continuava ancora a idealizzare, mentre lui non la degnava nemmeno di uno sguardo.
“Ma tu pensi ancora a Salvatore? Lascialo perdere” le aveva detto Clara. 
“No, non lo deve lasciar perdere” Irene si alzò di scatto, mettendosi seduta, dando un colpo di addome alla testa di Alfredo che era ancora appoggiata sul suo stomaco, portandolo a sollevarsi a sua volta. “Dobbiamo organizzare qualcosa per farli avvicinare” continuò a perorare la causa, includendo anche Alfredo. Tenersi impegnata e, allo stesso tempo, tenere impegnato lui per fare da Cupido ai loro amici era un modo per distrarlo da quel maledetto matrimonio che continuava a menzionare. Di matrimonio, famiglia, incontri tra parenti, non ne voleva proprio sentire parlare almeno per qualche mese.
“Ma la smetti di metterti in mezzo e decidere tu per gli altri?” si era lamentata Clara, come al suo solito.
“Lo faccio per Elvira e per Salvo, lo sappiamo tutti che Elvira è la persona giusta per lui.”
“Peccato lui non sia d’accordo” continuò la ciclista, con poco tatto nei confronti dell’amica.
“Questo perché gli uomini sono stupidi e a volte hanno bisogno di qualche spinta per capire cos’è meglio per loro” disse Irene con una smorfia. “E noi siamo qui per aiutarli.”
“Ehi” Alfredo si sentì ferito nell’orgoglio maschile. “Ma su Salvo ha ragione” annuì, dando un bacio sulla spalla di Irene.
“Bella considerazione che hai del tuo fidanzato” continuò Clara.
Irene roteò gli occhi al cielo. “Intanto è il mio fidanzato e poi non parlavo di lui. Alfredo lo sa cosa penso di lui.”
Alfredo arricciò le labbra. Lo sapeva davvero? Per quei lunghi sei mesi non aveva fatto altro che prenderlo in giro, trattarlo male, umiliarlo, sminuirlo. E in fondo sapeva che era solo il modo di Irene di proteggersi e tenerlo a distanza. Dopotutto se stavano insieme un motivo doveva pur esserci. Però non poteva proprio dire di sapere ciò che Irene pensasse di lui, quanto contasse per lei e cosa avesse in mente per il loro futuro. Li immaginava ancora insieme tra qualche anno, o per lei era solo un passatempo? Un modo per avere qualcuno che la portasse in giro la sera e la facesse sentire importante?
“Sei sicura?” si intromise Maria, l’unica ad aver notato l’espressione di Alfredo. 
“Certo” rispose Irene, che di essere messa alle strette proprio non le piaceva. Specialmente davanti a tutti. 
“Se lo dici tu” affermò Clara con scetticismo.
Irene allora si voltò verso Alfredo e lo attirò a sé per dargli un bacio. Con le parole non era mai stata brava, quantomeno se queste servivano a dare espressione dei propri sentimenti. Ma coi fatti era molto più semplice. E poi ciò che succedeva all’interno del suo rapporto con Alfredo non doveva interessare a nessuno, eccetto che a loro due. 
“Va bene, che dici se andiamo a fare un giro in bici?” le chiese Alfredo con un sorriso, prendendole il mento con due dita mentre lei si allontanava dopo il bacio. Ormai conosceva talmente bene Irene da sapere che quella discussione non avrebbe portato da nessuna parte, men che meno a ricevere le certezze di cui ultimamente sentiva di avere bisogno. Quando si sentiva accerchiata, Irene reagiva come un animale impaurito che cercava di sfuggire ai predatori, e spesso era proprio in quei momenti che tirava fuori le unghie per difendersi. Liberarla da quell’impiccio era il suo modo di dimostrare di conoscerla e di sapere cosa fosse meglio per lei. Questo non voleva dire che avrebbe smesso di cercare delle meritate conferme.
“Con queste scarpe?” commentò lei sollevando un piede per far notare le sue scarpe bianche.
“E tu perché hai messo le scarpe bianche per andare a fare una scampagnata?” le fece notare Maria alzando un sopracciglio.
“Perché… non lo so perché” disse incapace di trovare una spiegazione che avesse un senso. Effettivamente non c’era. 
“E allora toglile” rispose Alfredo sorridendo, sfilando le scarpe dai piedi della sua fidanzata.
“Certo, e cammino scalza sulla terra fino a lì” si lamentò lei.
Alfredo, allora, prese in mano la situazione e si rimise in piedi. Allungò le mani verso Irene e la tirò per le braccia per farla alzare. Poi si voltò e le intimò di saltare sulla sua schiena. 
“Ti porto così fino alla bici, poi ti siedi sul sellino dietro e guido io” disse sollevando Irene da terra, mentre lei rideva e gli dava dei colpi sulla spalla ogni volta che lui la faceva saltare di proposito lungo il tragitto fino alla bici che avevano lasciato sulla riva del lago. 
“Sembrano felici” commentò Elvira con un sorriso.
“Speriamo se ne renda conto anche lei” sospirò Maria, pensierosa. 

  
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