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Autore: Dreamer47    02/07/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters’ legacies
Capitolo 81

"Dobbiamo trovare Adamo: è l'ultimo passaggio affinché Jack diventi abbastanza potente per affrontare Chuck". 
"Adamo. Intendi l'Adamo di Eva, con tanto di mela e serpente?". 
Abby sollevò le sopracciglia per la sorpresa, mentre teneva il suo telefono vicino all'orecchio sentendo il suo interlocutore ridere appena. 
Fece scattare la sedia girevole all'interno di quel laboratorio di patologia ormai in disuso da qualche anno, in cui si trovasse da ormai quasi tre settimane. 
Si morse il labbro con nervosismo e sospirò, perché avrebbe tanto voluto trovarsi nel bunker insieme alla sua famiglia per riuscire a trovare un altro modo per sconfiggere Chuck. "Il piano di Billie è piuttosto complesso, eh? Prima i cuori, poi l'Occultum, adesso Adamo. Cosa dovrà fare dopo Jack?". 
Abby sentí Dean trattenere il fiato per dei lunghi istanti, per poi fare un respiro profondo e pesante che non lasciava presagire nulla di buono. "Non c'è un dopo, ragazzina. Quando avrà ciò che vuole da Adamo, Jack sarà in grado di fermare Chuck e lui non.. Non sarà più in grado di tornare". 
Il suo cuore batteva più velocemente di quanto pensasse, mentre dentro di sé sentiva la sofferenza nel leggere fra le parole di Dean. Sentí le lacrime bagnarle le guance e sospirò, scuotendo la testa. "Jack morirà, non è vero? È questo il piano di Billie?". 
Udì il suo tono rauco e addolorato, e Dean sospirò ancora dall'altro lato del telefono. Se c'era una cosa che non volesse, era proprio quella di farla agitare dandole una notizia del genere. Ma era stato inevitabile per Dean: aveva raccontato quale fosse il vero piano di Jack a Sam, nonostante avesse promesso al Nephilim di non rivelare la verità. E adesso lo aveva detto anche ad Abby, che gli sembrava molto sconvolta. 
Dean sospirò nuovamente e strinse più forte il telefono, mentre se ne stava seduto al centro della sala comune del bunker a bere una birra e ad osservare i suoi bambini ed il piccolo Henry rincorrersi e giocare. "Tu come stai, ragazzina?".
Si asciugò le lacrime e sospirò, facendo spallucce e mordendosi ancora il labbro con nervosismo mentre pensava ad un modo valido e sincero per rispondere a quella semplice domanda.

Abby era rimasta ad osservarlo con aria dubbiosa e sinceramente un po' dispiaciuta, mentre Dean si teneva a qualche entro da lei rimanendo dalla parte opposta dell'isola di acciaio della cucina.
Il cacciatore l'aveva vista uscire dalla stanza 7b ed era rimasto stupito mentre la osservava e la trovava così del tutto identica alla donna che avesse avuto accanto negli ultimi quindici anni; con un sorriso aveva osservato le gote rosee ed il suo viso finalmente più pieno, l'aveva vista piene di energie mentre rideva alle battute di Edward, che cercava unicamente di tirarle su il morale e di non farle pesare troppo il viaggio che stessero per intraprendere.
Abby si era nutrita e aveva scelto di vivere, e Dean non poteva che esserne entusiasta. Eppure aveva trovato ancora integre le sacche di sangue che aveva rubato in ospedale per Abby ed aveva visto il cerotto sul polso di Edward, e con un po' di disgusto Dean aveva presto capito cosa fosse accaduto.
Avrebbe dovuto dire che fosse del tutto sbagliato e immorale, eppure Dean si era perso a guardare gli occhi azzurri di Abby ed il suo sorriso furbo ed incantevole. 
Stava di nuovo bene, poteva parlarle e toccarla, ed era questo l'importante.
Con estrema lentezza Dean era avanzato all'interno di quella cucina, mentre osservava Abby intenta a preparare tutto il necessario per il suo viaggio con Edward, riempiendolo di cibo e di birra.
E quando Abby lo aveva sentito avvicinarsi a lei, si era irrigidita più di quanto pensava mentre udiva il cuore di Dean battere più velocemente e si chiedeva se fosse dovuto a ciò che provasse per lei o se fosse solamente spaventato dalla sua nuova natura.
Si era lentamente voltata ad osservarlo con aria piuttosto seria, ma quando vide la sua espressione serena Abby si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
Per un momento Dean dimenticò cosa Abby fosse diventata e che stesse partendo per trovare una cura.
Colmò la distanza fra loro e si chinó di lei per depositarle un bacio fra i capelli, avvicinandola a sé con dolcezza.
La ragazza rimase rigida, non avendo la minima idea di come Dean avrebbe potuto interpretare il suo modo di reagire a quell'abbraccio.
"Sono felice che tu sia viva, ragazzina. Non importa cosa tu sia: finché respirerai, ci sarà speranza. Tu e Dan troverete una cura e tornerai qui, dalla tua famiglia".
Abby aveva aggrottato le sopracciglia mentre lo sentiva parlare al suo orecchio, percependo il suo cuore battere in modo molto veloce nel petto.
Non aveva bisogno del superudito da vampiro per capire che Dean non fosse davvero convinto delle sue parole, né del super olfatto per sapere che nella tasca della sua giacca vi fosse una siringa piena di sangue di uomo morto pronta all'uso.
Sapeva riconoscere tutti i suoi toni, ed Abby sapeva che in quel preciso momento Dean era convinto che non esistesse nessuna cura per lei e che fosse l'ultima opportunità per stringerla.
Quando sciolse la presa su di lei e la guardò sforzandosi di sorridere, Abby divenne seria guardando nei suoi occhi verdi scuotendo appena la testa mentre si sentiva così triste.
Non ebbe il coraggio di dire niente, nemmeno quando provò ad afferrargli la mano e Dean la scansò sentendola così gelida al tatto.
Lo vide uscire dalla cucina senza aggiungere un'altra parola, andando nella direzione della stanza dei bambini probabilmente per distrarre loro e sé stesso.
Così Abby scosse la testa ed abbassò lo sguardo sul pavimento, mentre si chiedeva come avrebbe potuto trovare una soluzione al suo problema se neanche un cacciatore come Dean credeva che fosse possibile.
Sentì dei passi decisi avvicinarsi a lei, ed Abby sollevò di nuovo lo sguardo mentre osservava il volto felice e sorridente di Edward, mentre le si avvicinava per ultimare la preparazione di ciò che servisse loro per affrontare il viaggio. 
Avrebbe voluto dirgli che probabilmente stessero sbagliando, che se persino Dean avesse paura di lei forse avrebbe fatto bene ad averne anche Edward.
Abby non voleva lasciare la sua famiglia, specialmente in un momento come quello.
L'uomo le fece l'occhiolino e le sorrise, chiudendo la cerniera della borsa piena di approvvigionamenti. "Vogliamo andare rossa?".
La ragazza lo guardò mentre ancora se ne stava schiacciata contro all'isola di acciaio contro cui l'aveva confinata Dean qualche istante prima, e deglutì a fatica mentre sosteneva il suo sguardo ed ascoltava il cuore di Edward battere in modo regolare, proprio perché era calma e confidente  nei confronti dell'ipotetica cura che l'avrebbe fatta tornare umana. "Si. Si Ed, andiamo".


"Sto bene per essere diventata uno di quei mostri a cui diamo la caccia". 
Abby scherzò senza però riuscire neanche a sorridere, così si alzò dalla sedia per dirigersi verso la finestra; scostò le tende malconce per osservare l'ampio parcheggio e vide arrivare la Jeep ormai molto familiare, e sorrise. "Come stanno i bambini?". 
Dean strinse le labbra in una smorfia, impegnandosi per non far tremare la sua voce: avrebbe dovuto dirle che Mary e Richard non prendessero sonno la sera, se non dopo aver pianto perché volevano che la mamma rimboccasse loro le coperte o che gli leggesse una storia come facesse sempre. 
Avrebbe dovuto dirle che Mary volesse diventare un dottore per trovare la cura alla malattia della mamma, e che Richard volesse trovare il dottore migliore al mondo
Invece accennò un sorriso e si portò la birra alle labbra. "A scuola Mary ha preso una A in scienze e Richard ha iniziato a fare le sue costruzioni tutto da solo. Mary sta passando il suo periodo in cui è in fissa con la cucina: ha preparato una torta insieme a Richard ed a Eileen. Saresti fiera". 
"Lo sono già". 
La sua voce tremò e strinse appena gli occhi, mentre pensava a quanto le mancassero i suoi figli. Ma doveva tenere duro, doveva trovare una soluzione per loro. 
Quando aprí gli occhi, vide Edward scendere dalla Jeep portando con le braccia un sacco dall'aria molto pesante, e Abby sospirò mordendosi il labbro. "Devo andare. Aggiornami se ci sono novità con Jack, ok?". 
"Si, e Abby?". Dean deglutí a fatica mentre un grosso nodo gli si stabilizzava in gola perché avrebbe avuto tante cose da dire in quel momento: voleva dirle che gli dispiacesse di non essere insieme a lei, che sentisse la sua mancanza fin dentro le ossa. 
Voleva dirle che avrebbe accompagnato Jack da Adamo e che poi avrebbero tolto dai giochi Chuck una volta per tutti, e che tutte queste cose le avrebbe volute fare insieme a lei. 
Ma decise di non dire niente di tutto ciò, perché sapeva troppo di addio e Dean non era bravo in questo. "Sta' attenta, ragazzina. Trova il modo e torna a casa, intesi?". 
Abby annuì silenziosamente e sorrise, stringendo il telefono fra le mani con forza perché sentiva la sua mancanza anche lei. "Lo farò. A presto, Dean". 
Chiuse la chiamata pigliando il tasto rosso sul suo schermo e un sospiro crebbe nel suo petto, mentre pensava a quanto avrebbe voluto stare insieme alla sua famiglia. 
Ebbe il tempo di mettere il telefono in tasca, quando la porta del laboratorio si aprí e Edward fece il suo ingresso: si avvicinò per posare sul bancone della stanza il sacco di carta che tenesse in mano e presto le si avvicinò, studiandola. 
Ci era voluta una settimana piena, ma Abby adesso era tornata a splendere come sempre: le sue gote erano rosee, la sua pelle era colorita, i suoi occhi emanavano una luce intensa ed il suo volto non era più scarno. 
I lunghi capelli lisci le correvano lungo le spalle, fasciate da una giacca nera di tela con sotto una maglietta di cotone leggera dello stesso colore, mentre dei jeans aderenti le fasciavano le gambe. 
Le si avvicinò e le scoccò un sonoro bacio fra i capelli, stringendola a sé per dei secondi che ad entrambi apparvero troppo brevi, e poi tornò verso il bancone, estraendo dal sacco due grossi barattoli alti e robusti ripieni di sangue. "Ti ho portato la cena". 
Abby lo guardò con aria disgustata e fece una smorfia, incrociando le braccia al petto mentre faceva un passo indietro: l'odore metallico giunse fino al suo naso e, nonostante avesse un certo languore, scosse la testa per indicare che non avrebbe voluto bere in quel momento. "Non voglio neanche sapere come te lo sei procurato".
"I macellai della zona mi credono un satanista, ma almeno hai un pasto sempre fresco". 
Abby lo vide ridere divertito mentre sistemava quei grossi barattoli colmi di sangue animale all'interno del frigo basso e bianco, mettendoli fra il cibo cinese che fosse avanzato la sera prima e degli hamburger che Edward e Dan avrebbero potuto mangiare quella sera. 
Contagiata dal suo buonumore, Abby gli avvicinò silenziosamente sfiorandogli un braccio e sollevando lo sguardo verso di lui e accennando un piccolo sorriso che Edward ricambiò, quando tornò a mettersi dritto dopo aver chiuso il frigorifero.
La guardò dall'alto del suo metro e novantatre, mentre Abby dovette piegare il collo all'insù per riuscire a guardarlo bene.
Abbassò lo sguardo sul suo petto per qualche istante, per poi sollevarlo nuovamente fino ad incrociare i suoi occhi nocciola e deglutí a fatica, mentre il suo cuore sembrava essere impazzito per quanto battesse forte. 
Da quando era diventata un vampiro, tutto ciò che avesse provato da umana non aveva fatto altro che amplificarsi, compresi i suoi sentimenti per Edward. 
Le aveva salvato la vita, aveva trovato il modo di farle scegliere la vita invece di lasciarsi andare alla morte. Le aveva dato speranza che tutto sarebbe andato bene, le aveva fatto credere che si sarebbe salvata.
Ogni volta che le era accanto, non la guardava con timore, non aveva paura che Abby potesse saltargli alla gola. 
Aveva trovato un'alternativa al sangue umano per lei. 
Ogni giorno, continuava a prendersi cura di lei. 
Risalí il suo avambraccio con i polpastrelli fino a sfiorargli il braccio e lo vide sorriderle, mentre sollevava la mano fino a toccarle una guancia con un gesto delicato, guardandola nello stesso modo in cui avesse fatto sempre. "Grazie, Ed. Non eri obbligato, ma..". 
L'uomo si avvicinò fino a colmare lo spazio fra i loro visi, baciandole la fronte con un gesto delicato. "Ne usciremo insieme, rossa. Non sarai mai sola, te lo prometto". 
Si allontanò quel tanto che bastasse per guardarlo nuovamente negli occhi, mentre un milione di sensazioni l'assalissero prepotentemente ed il suo cuore battesse velocemente, e lo stomaco le si rigirasse. 
Fu spontaneo per Edward avvicinarsi nuovamente al suo volto e posare le sue labbra su quelle della donna davanti a sé con un gesto lento e casto e Abby non si tirò indietro, sorridendo contro le sue labbra mentre Edward le sfiorava le guance con le mani. 
Stare vicino a lui, le faceva perdere il controllo. 
Ed il fatto che Edward non la temesse, le dava un grande conforto e molta fiducia in sé stessa e nei risultati che avrebbe ottenuto in quel laboratorio. 

Se ne stava seduta sul bordo del suo nuovo letto nella sua nuova stanza, nell'edificio di patologia ormai in disuso che Dan era riuscito a trovare.
Ed in più gli ultimi Uomini di Lettere inglesi rimasti, avevano informato Dan sulle nuove tecniche genomiche scoperte negli ultimi anni.
Tra i macchinari ancora funzionanti trovati nel laboratorio e le ultime ricerche dei Letterati, Dan sapeva di potercela fare a trovare una cura per sua sorella.
Mentre Abby invece non era molto convinta.
Teneva la testa bassa e lo sguardo incollato su quel copriletto verde petrolio, mentre vi disegnava sopra dei cerchi concentrici seguendo delle linee immaginarie.
La sua mente vagava così lontano da quel laboratorio, tornando al bunker e pensando alla famiglia che si fosse lasciata alle spalle nella speranza di trovare una cura.
Forse Dean aveva ragione a non credere che esisteva davvero, si era ritrovata a pensare la ragazza mentre tirava su col naso.
Non ebbe neanche il tempo di pensare a quanto quella situazione fosse disastrosa, che la ragazza percepí i passi leggeri di Edward mentre le si avvicinava e si sedeva sulla parte opposta del singolo letto su cui anche Abby fosse seduta.
Sollevò lo sguardo fino al suo e Edward fu in grado di vedere la sua espressione così crucciata e triste, mentre i lunghi capelli mogano lisci le ricadevano ai lati del viso.
Abby aveva sentito il cuore battere più velocemente mentre incrociava i suoi occhi nocciola, riuscendo a percepire come anche quello di Edward stesse pulsando ad un ritmo sostenuto.
Nonostante la sua espressione apparisse seria ed impassibile, Abby dentro di sé provava tante di quelle emozioni da confonderla, rimanendo sicura unicamente del sentimento che la legasse ad Edward.
L’uomo si sporse nella sua direzione e prese una sua mano fra le sue, cercando di non lasciar trasparire di aver notato che fosse tremendamente gelida e pallida. "Dovresti mangiare un po' ".
Abby aggrottò le sopracciglia mentre lo guardava, sentendosi appena divertita dalle sue parole: durante il loro viaggio dal bunker al laboratorio, Edward aveva fermato l'auto soltanto una volta e quando era risalito sulla sua Jeep dove Abby lo aveva atteso con pazienza, si affrettò a nascondere fra i suoi bagagli una busta di carta che aveva portato con sé.
Abby era riuscita a percepire l'odore di sangue provenire da quella busta, dandogli una breve occhiata a cui Edward rispose con un sorriso tranquillizzante, come se comprare del sangue animale in macelleria fosse ciò che di più normale ci fosse. 
La ragazza storse il naso e le labbra in una smorfia disgustata dall'idea di doversi nutrire, perché la sua parte razionale continuava a respingere gli impulsi della sua nuova natura. "Non ho fame adesso, Ed".
Edward sospirò appena, sollevando una mano verso il suo viso per scostarle i capelli dal viso e per sfiorarle la pelle con una delicatezza e dolcezza tale da farle venire i brividi lungo la schiena. "Stanno tutti bene al bunker, rossa. Non preoccuparti".
Percepí il tocco sulla sua guancia, la sua mano calda sfiorale la guancia gelida, ed Abby sentì dentro di sé come le emozioni si amplificassero istante dopo istante mentre guardava nei suoi occhi nocciola.
Abby rimase incantata da come il suo modo di guardarla non fosse mai cambiato, nonostante fosse Abby ad essere davvero cambiata e ad aver assunto una nuova natura.
Edward continuava ad usare quello sguardo che le faceva sempre perdere la testa, guardandola come se fosse la creatura più unica e rara del pianeta.
Con i suoi nuovi sensi Abby riusciva a percepire come il sangue gli stesse scorrendo velocemente nelle vene, sotto la spinta del suo cuore che batteva così freneticamente.
"Non era a loro che stavo pensando". 
Uscì come un sussurro dalle sue labbra, ma Edward fu in grado di sentire le sue parole ed il suo respiro accelerare lentamente mentre ancora lo guardava in modo eloquente, sfiorandolo con la mano che ancora Edward tenesse intrappolata fra le sue.
Con un movimento lento ma audace, Edward le si avvicinò fino a colmare la distanza fra i loro volti e baciandole le labbra in modo casto, nonostante tutto ciò che voleva fosse proprio baciarla con trasporto. 
Presto si distaccò da lei per guardare nei suoi occhi, cercando di capire se tutto fosse a posto o se Abby avesse avuto uno reazione avversa a quel contatto così intimo con lui ma la ragazza lo guardò con un sorriso divertito sulle labbra, avvicinandosi poi a lui per baciarlo a sua volta in modo tutt'altro che casto.
Ricambiò quel gesto allungandosi e spingendosi su di lei, mentre Abby si stendeva sul materasso sentendolo adagiarsi sul suo corpo.
Lo strinse di più a sé, spinta dall'improvvisa voglia di averlo che fosse nata dentro di lei da solamente uno sguardo.
Avrebbe voluto dare la colpa al suo cambiamento di natura, ma Abby aveva sempre provato quella forte attrazione fisica per il suo bartender, appieno corrisposta.
Edward si mosse sopra di lei, staccandosi dalle sue labbra per scendere a baciarle il mento e la guancia, facendole il solletico con la sua barba folta, lasciando una scia umida fino al collo dove si concentrò e la baciò con dolcezza, sentendola rispondere a quel gesto con un gemito di piacere mentre allungava le mani su di lui per togliergli la giacca con prepotenza. 
Tornarono a guardarsi e ad Edward sembrò che Abby non fosse mai cambiata, data la sua pelle gelida che stava diventando più calda tramite il contatto con la sua che diventava sempre più rovente, e tornò a baciarla chiudendo gli occhi mentre Abby intrecciava le sue dita con i suoi lunghi capelli ricci.
Per tutta risposta Edward inserì le mani sotto alla sua sottile maglietta con tutta l'intenzione di strapparla via, iniziando a toglierle qualche strato di dosso e tornando a baciarle il collo per poi scendere con le labbra.
E proprio quando Abby si sentiva totalmente coinvolta e pronta a trascorrere la notte con lui, e si convinse di potercela fare e di essere in grado di controllarsi, iniziò a sentire solamente il battito di Edward accelerato e le pulsazioni attraverso la sua giugulare.
Aprì gli occhi di scatto e si irrigidì anche se Edward sembrava non averci fatto troppo caso mentre ancora la baciava e l'attirava a sé.
I suoi nuovi denti retrattili si fecero strada attraverso le sue gengive ed Abby ripensò a quando Edward l'avesse supplicata di bere dal suo polso per non lasciarsi morire.
Ricordò il sapore del suo sangue ed il modo in cui sgocciolasse attraverso la sua gola, e si ritrovò a desiderare di affondare i denti sulla sua pelle solamente per gustarlo di nuovo.
"No!".
Con forza lo spinse via da sé finendo sul lato opposto del letto, ed Abby si alzò di scatto per allontanarsi da lui giungendo vicino alla finestra e dandogli le spalle.
Strinse le mani attorno alla spalliera della sedia di legno per sfogare la sua rabbia e chiuse gli occhi, provando in tutti i modi a smettere di desiderare di squarciargli la gola e di convincere i suoi denti a rientrare.
"Abby..".
La ragazza scosse la testa e chinó il capo mentre lo sentiva avvicinarsi a lei e parlarle con un tono colpevole, ed Abby sapeva che Edward si stesse mentalmente dando la colpa perché doveva immaginare che Abby non fosse pronta e che si era spinto troppo oltre.
Quando lo sentì avvicinarsi a lei e quasi afferrale il volto, Abby si scansò tenendo lo sguardo basso mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.
Aveva avuto così paura di non riuscire a fermarsi e di fargli del male, si era spaventata così tanto che il desiderio di sangue venne scavalcato dalla paura di perderlo mentre le lacrime le rigavano le guance. 
Edward osservò il modo in cui Abby cercasse di sfuggirgli, così con un sospiro di avvicinò più velocemente fino ad incrociare i suoi occhi azzurri arrossati dal pianto.
"Mi dispiace tanto, Ed. Non volevo, io..".
"No, è colpa mia, mi sono lasciato prendere troppo la mano".
Abby scosse la testa e si asciugò le lacrime mentre lo guardava, tirando su con il naso mentre si sentiva così spaventata di potergli fare male di nuovo. "Devo nutrirmi. Non posso rischiare di farti di nuovo del male".
Edward annuì in silenzio e si diresse verso il piccolo frigo posto all'angolo di quella stanza molto spartana che Dan aveva allestito per lei prima della partenza; si chinó per afferrare il sacco di carta, dal quale uscì un grosso barattolo pieno del liquido rosso che Abby avrebbe dovuto bere.
Ne travasò meno della metà in un bicchiere pulito ed in silenzio si avvicinò ad Abby con un sorriso sincero, ma la ragazza prese un lungo sospiro prima di lasciare scivolare lo sguardo dagli occhi nocciola di Edward così sicuri e sereni, fino al sangue di cui non aveva mai smesso di sentire l'odore da quando lo aveva comprato per lei.
Abby deglutí a fatica e scosse la testa, controllando il suo istinto di scolare velocemente il contenuto del bicchiere per poi continuare e finire in un istante anche quello presente nel barattolo.
In maniera rigida allungò una mano ed afferrò il bicchiere, continuando a guardare il sangue e detestando di esserne così disgustosamente attratta.
Quando Edward le fece cenno di andare fino in fondo e di berne il contenuto, Abby fece un passo indietro e lo guardò con aria molto seria, mordendosi il labbro per qualche istante. "Non posso farlo. Non con te vicino, devi andare via".
Edward sollevò le sopracciglia davanti a quella richiesta come se fosse la cosa più ridicola che avesse sentito, scuotendo la testa in modo convinto ed avvicinandosi a lei con aria sicura di sé. 
Le sfiorò la guancia con dolcezza, cercando di convincerla con lo sguardo che tutto andasse bene, ma Abby sapeva che non fosse così. "Non me ne andrò. Non ho paura di te, Abby".
"Dovresti. Avrei potuto ucciderti prima: volevo farlo".
Edward sospirò e scosse la testa, detestando quel tentativo di Abby di allontanarlo da lei: Edward sapeva in che cosa si fosse cacciato, decidendo di partire insieme a lei, avrebbe accettato qualsiasi conseguenza pur di starle accanto.
Ma sapeva riconoscere quando Abby fosse in lei e quando invece l'altra parte di lei prendesse  il sopravvento, e avrebbe agito di conseguenza.
"No. Quando ti guardo, vedo la stessa donna meravigliosa che amo".
Abby sentì gli occhi diventare lucidi e sentì come il cuore di Edward battesse in modo regolare: non stava mentendo e non aveva paura di lei, probabilmente non la vedeva neanche come un mostro come pensava lei.
Il suo sguardo sembrava suggerirle che Edward sapeva che ciò che le fosse capitato non era stata colpa sua. 
Accennò un sorriso ed annuí appena più convinta, portandosi il bicchiere alle labbra mentre ancora lo guardava negli occhi.
Quando sentì il sangue scivolare sulla sua lingua e sul suo palato, inizialmente Abby lo mandò giù con aria disgustata perché quel sapore metallico le dava il voltastomaco e l'avrebbe presto fatta vomitare.
Ma prima che se ne rendesse conto, i suoi occhi cambiarono ed Abby iniziò a bere con più gusto, chiudendo le palpebre e gemendo di piacere.
Lo bevve tutto fino all'ultimo sorso e tornò a guardare Edward, visibilmente sorpreso per il suo essere così famelica; accennò un sorriso e le riempí di nuovo il bicchiere, terminando completamente il barattolo.
Abby non perse tempo nel tornare a bere, chiudendo nuovamente gli occhi ed assaporando quel sapore così diverse dal sangue umano che avesse bevuto dal suo creatore e da Edward.
Non le importava, perché riusciva a soddisfare la sua voglia quel tanto che bastava ad impedirle di avere ancora fame e di fare male alle persone che amava.
Edward le tolse il bicchiere dalle mani quando ebbe finito e lo posò nel piccolo lavabo, avvicinandosi poi a lei con un breve sorriso; sollevò una mano verso il suo volto e con il pollice le pulí gli angoli della bocca in cui fosse rimasto ancora un po' di sangue. 
Abby sentì i suoi denti rientrare ed i suoi occhi tornare normali, e Edward capì che fosse di nuovo in lei quando gli lanciò un lungo sguardo indagatore, studiando il suo viso e la sua espressione.
"Pensavo che mi sarei sentita a disagio".
Edward fece spallucce e sospirò appena, lasciando scivolare la mano in cerca di quella di Abby per tranquillizzarla. "Forse il sapore è un po' diverso da quello che ti aspettavi, ma..".
"Non mi riferisco al sangue" si affrettò ad interromperlo accennando finalmente un sorriso più convinto, mentre lo guardava e faceva un passo più avanti per avvicinarsi di più. 
"Credevo che mi avresti considerato un mostro mentre mi osservavi nutrirmi, ma invece tu continui a guardarmi in questo modo così speciale che mi fa perdere il controllo". Abbassò lo sguardo sul suo petto fasciato da una camicia blu notte e deglutì a fatica mentre gliela sfiorava con le dita, percependo lo sguardo interrogativo di Edward su di lei.
Si schiarí la gola e sollevò gli occhi fino ad incontrare i suoi, e subito Edward si sciolse in un sorriso più convinto quando capì. 
Le avvolse i fianchi e l'attirò a sé con un sorriso ed Abby gli aprì la camicia soltanto per sfiorargli la parte sinistra del petto, riuscendo ad udire come il suo cuore stesse battendo più velocemente per lei.
Lo guardò in maniera totalmente assorta ed Edward parve capire ancora una volta, tanto che sorride più ampiamente e le sfiorò il volto. "Il mio cuore batte sempre così quando mi sei vicina". 
Abby accennò un sorriso compiaciuto mentre lo guardava, stringendosi di più a lui mentre tutto ciò che sentiva erano i suoi sentimenti per lui. 
La sete era sparita, ma la paura di fargli male rimaneva presente dentro di lei, nonostante si sentisse bruciare per il modo in cui lo desiderava.
Respirò in modo affannoso e si aggrappò di più a lui, alternando lo sguardo fra i suoi occhi e le sue labbra.
Così Edward si chinò su di lei per baciarla e la ragazza ci mise poco prima di avvolgergli le braccia attorno al collo e di intrecciare le mani con i suoi capelli, mentre Edward la sollevava dalle cosce e le permetteva di avvolgergli le cosce attorno al bacino.
In modo fin troppo frenetico si gettarono sul materasso ed entrambi risero divertiti quando udirono qualche doga saltare ed  il letto iniziare a cigolare per gran parte della notte, pensando con una grande ilarità che per loro fortuna Dan non fosse ancora tornato al laboratorio per continuare le sue ricerche. 


"Abby, devi darmi una mano con la chemiotassi delle cellule dei tuoi tessuti e.. Oh, scusate".
La donna sospirò rumorosamente contro le labbra di Edward, scuotendo la testa ed abbassandola con ancora gli occhi chiusi, mentre Edward se la rideva. 
Si leccò le labbra con la lingua e mentre stava ancora abbracciata ad Edward, voltò la testa verso il fratello ancora sulla soglia stretto nel suo camice bianco, che la guardava con un sopracciglio sollevato ed un'espressione di chi la sapesse lunga perché Dan non capiva cosa stesse esattamente accadendo fra la sorella e Edward, ma neanche gliene importava, concentrato per come fosse proprio sulle ricerche che conducesse ormai da una vita. 
Abby tornò a guardare l'uomo davanti a sé, che continuava a guardarla in quel modo unico e speciale, e si sollevò sulle punte quel tanto che bastava per baciarlo velocemente sulle labbra. "Torno subito".
Edward annuí e le sorrise mentre osservava il suo viso un'ultima volta, prima di dirigersi verso la porta d'ingresso estraendo il suo cellulare per chiamare Andrew per sapere come andassero le cose al bar, e Abby si avvicinò nella direzione del fratello che l'aspettasse ancora con le braccia conserte e un sopracciglio sollevato. 
"Quindi tu e Edward state insieme?". 
Abby roteò gli occhi e superò Dan, sentendosi però pronta ad una domanda del genere perché sapeva che suo fratello avesse notato che Abby ed Edward dormissero in un unico letto, oltre ad essersi accorto dei modi in cui Edward si prendeva cura di Abby.
La ragazza entrò dentro il vero e proprio laboratorio ed indossò il suo camice con un gesto meccanico che avesse ripetuto centinaia di volte nella sua vita. "Che hai trovato?". 
Dan la seguì velocemente, avvicinandosi al tavolo con il vetrino ed il microscopio che avesse precedentemente preparato, fermandola dal permetterle di osservare il campione. "Sul serio Abby, voglio capire: tu e Dean vi siete lasciati e adesso stai con Edward? O ti diverti con entrambi?".
Abby sgranò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo mentre suo fratello se la rideva, fissandolo in cagnesco e serrando le braccia al petto mentre pensava che suo fratello avesse sempre avuto pochissimo tatto nella sua vita. "No, non mi diverto con entrambi, idiota. Io e Dean ci siamo lasciati, mentre con Edward.. credo che ci stiamo entrambi godendo il momento".
Dan sollevò un sopracciglio e la guardò con aria indagatrice, avvicinandosi di qualche passo. "Tu lo ami?". 
Non ebbe bisogno di guardare negli occhi riservati della sorella per capire cosa provasse per il loro ormai amico fraterno, né tantomeno aveva bisogno di chiederle se le decisioni che avesse preso negli ultimi tempi fossero state dettate dalle rivelazioni di Chuck.
Dan sospirò e scosse la testa, facendo spallucce mentre si avvicinava e le passava un braccio attorno alle spalle, continuando a stringere con l'altra mano la siringa piena di sangue di uomo morto che teneva sempre nella tasca del suo camice. "So che non ti importa ciò che penso, ma sorellina.. penso che Edward sia decisamente l'uomo giusto per te: lui ti ama sul serio e so che anche tu lo ami, ti fa sentire al sicuro e amata. Ma tu e Dean avete provato tante volte a stare lontani: è l'amore della tua vita, il tuo vero lieto fine".
A sentire quelle parole Abby sentì un brivido attraversare l'intera lunghezza della sua schiena, come se le sue parole fossero profetiche e avrebbe effettivamente fatto ciò che suo fratello avesse detto. 
Lo guardò negli occhi e una parte molto profonda di sé, pensò che avesse totalmente ragione: avrebbe sofferto molto e, con lei, anche i due uomini che aveva trascinato dentro quel triangolo amoroso. 
Sospirò ed abbassò lo sguardo, deglutendo a fatica mentre si mordeva l'interno della guancia con nervosismo rimanendo a braccia conserte, pensando che avrebbe davvero conosciuto la verità su ciò che il suo cuore provasse una volta sconfitto Chuck, quando tutti sarebbero stati liberi dal suo controllo e sarebbero stati in grado di scegliere per conto proprio.
Abby scosse la testa per allontanare quel pensiero, superando il fratello per osservare il vetrino attraverso la lente del microscopio: osservò le sue stesse cellule che avesse prelevato dal suo corpo, e per qualche momento le osservò. 
Le cellule erano complete, la membrana esterna era compatta e tutti gli organelli all'interno erano perfettamente funzionanti.
Aggrottò le sopracciglia e guardò suo fratello con aria confusa, che però lo guardava con aria fiera e compiaciuta, sollevando un sopracciglio. "Cosa devo guardare? Le cellule stanno bene".
Dan sgranò gli occhi con aria seria e mentre si avvicinava scansò la sorella per osservare anche lui il vetrino, rimanendo sbalordita per ciò che vide. 
Tornò a guardarla scuotendo la testa con aria delusa ed arrabbiata. "Cazzo! Avevo esposto il campione al patogeno più tossico che ho trovato in questo laboratorio: le cellule direttamente esposte si sono disintegrate. Le ho monitorate per più di trenta minuti e non c'era cenno di rigenerazione cellulare". 
Dan diede un pugno al tavolo chiaro facendo tremare tutto ciò che vi fosse sopra e provando un rumore di vetreria, chiedendo gli occhi per qualche istante e deglutendo con fatica mentre pensava che il suo asso più forte lo avesse ormai giocato. 
Dovevano trovare una cura, ma ogni volta che provavano una via che sembrava fare al caso loro, le loro lunghe ore di lavoro venivano distrutte in poche ore. 
Abby sospirò rumorosamente cercando di nascondere la sua delusione e la sua tristezza, perché ogni fallimento la portava più lontana dall'idea di poter riabbracciare i suoi figli.
Si avvicinò al fratello e gli diede una pacca sulle spalle di Dan, legandosi poi i capelli in una coda alta per poi inserire dei guanti monouso. "Andiamo, abbiamo molto lavoro da fare".
 
  
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