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Autore: amirarcieri    02/07/2023    1 recensioni
Saeko è alle prese con il suo secondo anno di liceo.
Dopo essere stata espulsa dal suo vecchio a causa di un'incresciosa contesa tra studenti, non volendo starsene a casa a girarsi i pollici, si vede costretta a iscriversi in uno nuovo.
Il fortunato liceo da lei scelto è quello del Kainan.
Saeko si ritrova così ad annoiarsi alle lezioni e a instaurare un'amicizia spassionata con una sua compagna di classe.
Finché un giorno non riesce a ficcanasare nella palestra del club di basket e....
Genere: Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change my rules [SAGA]. '
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Capitolo Diciotto.



 

"Love is in the basket


 



«Che cosaaaaaa?» Nami starnazzò così forte da essere sentita oltre il confine del Giappone, ma - fortunatamente - non da Saeko che era a fare una doccia rigenerante.
I cinque erano seduti sul portico Giapponese del cottage di Jin, e si godevano un po' di serenità pre pomeridiana.
Nami aveva preso la postazione centrale con Muto appiccicato al suo fianco destro, Kiyota si trovava accanto a quest'ultimo mentre Maki e Jin si trovavano alla sinistra della ragazza.
Nell'aria, un'arsura tenue ne ricopriva la patina atmosferica, però in compenso stare ad assorbire la beltà conciliante che la natura offriva, corrispondeva a una terapia cerebralmente distensiva.
Tra loro, infatti, c'era chi programmava di trattenersi per altri due mesi, sapendo di non poterlo fare a causa delle responsabilità che un'adolescente aveva in piena carriera scolastica.
Comunque, nel complesso, la prima mezz'ora aveva mantenuto un andamento placidamente taciturno, ma poi, quando Nami si era decisa a chiedere a Jin per chi mai avesse una crush, il ragazzo li rese partecipi della sua "vita amorosa", stirando un sorriso estasiato sull'amabile volto.
«Ho notato la sua lettera tra tutte quelle delle mie ammiratrici segrete. Mi ha colpito il modo amichevole e timido che ha usato per scriverla» in prosecuzione disse che aveva provato il sentito desiderio di incontrarla, e riuscito a rintracciarla mediante l'aiuto di un professore, raccontò poi che nel vederla la prima volta, a folgorarlo, erano stati i suoi capelli ramati mossi e le lentiggini spruzzate sulle guance.
«Sapete? Penso proprio che lunedì le chiederò un appuntamento» condivise ancora. Dopo aver seguito la scrupolosa prassi di una corte garbata e decorosa, con gesti come l'accompagnarla a casa alla fine delle lezioni o il parlarci – quando gli era consentito – nel bel mezzo dei corridoio della scuola, si era detto che era arrivato il tempo di chiedergli un appuntamento ufficiale.
«Quanto romanticismo in questa storia. Magari potessi viverla io. Ma hei Jin!» lo chiamò alzando la voce per fare il punto della questione.
«Sono davvero curiosa di conoscerla. Devi presentarmela»
«Si, sarà un piacere» ingigantendone il sorriso, il ragazzo le comunicò la contentezza provata del poterlo fare.
Dopodiché tornarono per circa mezzo secondo ad assorbire l'energetica e benefica luce solare.
«In quanto a Saeko» riattaccò Nami, con le pupille ora velate dal fardello dei pensieri.
Quell'argomento che l'aveva assillata e sconvolta per tutto l'arco della notte.
«Ragazzi, non ha senso, vero? Lei non ha una cotta per nessuno, vero?» attestò prepotentemente, ma le sopracciglia alzate di Muto, la guardata qualunquista di Kiyota e il sorriso ondeggiante di Jin, le fecero dare pizzicotti ricorrenti sulle guance come se stesse bazzicando fuori dall'obnubilazione in cui era stata prosciolta quella realizzazione.
«Oh, Kami. Stiamo parlando sul serio? Saeko ha una cotta per un ragazzo di cui non sapevamo neanche l'esistenza?» domandò.
Quindi si alzò in piedi e prese a saltellare vivacemente per il mini giardino nello stile di un piccolo canguro, ripetendo l'azuone per dieci volte al secondo «Devo sapere chi è. Devo sapere chi è»
«Comunque è stata brava a nasconderlo. Se non l'avesse confessato lei, nessuno l'avrebbe mai sospettato» commentò Muto.
«Però perché? Voglio dire: perché non vuole rivelarci la sua identità?» prendendo posto di fronte a quest'ultimo, Nami sollecitò gli altri a vaporizzare la nebbia che le si stava diramando nella testa.
«Perché Saeko ha un cervello che non segue i ragionamenti lineari degli altri» delucidò Maki.
«E' vero. Ha un modo atipico di ragionare, ma è pur sempre fondato sulla logica e il giudizio personale» se ne trovò d'accordo Jin.
«Si, ma ragazzi qui siamo davanti a un'emergenza, possibile che non lo capite?» Nami si ostinò a tornare su quel piccantissimo argomento che ancora aleggiava e sconvolgeva le loro menti.
«Punto primo» disse, alzando l'indice e il medio nel gesto di vittoria.
«Devo sapere chi è per potermi congratulare con lui per essere riuscito a rubare il cuore d'acciaio di Saeko» spuntò il primo punto abbassando l'indice.
«Punto secondo: potrebbero aver bisogno di tipo una sottospecie di assistenza amorosa?.
Lui potrebbe aver bisogno di una spinta di supporto e lei di un supporto sentimentale. Noi faremo in modo che lui si innamori di lei e lei possa avere una relazione stabile e felice per il resto della vita» nel mettere in scena quel teatrino balzano, Nami impostò la voce baritonale di chi recitava al club di teatro.
«Può darsi, ma non penso che a una con la personalità di Saeko potrebbe piacere questo genere di aiuto» delucidò Maki, flettendo le braccia dietro la schiena per farsi baciare dai caldi raggi di sole.
«E questo che vorrebbe significare?» se la prese Nami, mettendosi in posizione offensiva.
«Che dovrei lascargli affrontare gli alti e bassi della sua prima cotta adolescenziale...... da sola?» chiese melodrammaticamente. E nel contempo immaginava scene dove l'amica veniva brutalmente rifiutata da un ragazzo senza volto o si struggeva l'anima in pianti e sfuriate di rabbia agli amici.
«Seh!» esclamò seccamente Kiyota riferendosi sia al fatto che Nami non avrebbe mai rinunciato a scoprire chi fosse il misterioso Koibito, sia alla scommessa che sarebbe riuscita a farli convogliare a promesse nozze.
«Però come o chi potrebbe essere?» Nami guardò nel cielo come se l'immagine del misterioso koibito di Saeko potesse formarsi fra le nuvole.
Quindi si alzò in piedi, cammino a passo di marcia nel soggiorno, e fornendosi di una penna e un foglio, prese a scribacchiarci sopra parole e disegni.
Di quello che gli aveva detto il senpai aveva già fatto un mangia e scorda.
«Scusa che stai facendo esattamente?» le chiese Kiyota dopo essersi sistemato intorno al tavolo con il resto della ciurma.
«Non si capisce? Faccio la lista dei potenziali Koibito di Saeko» rispose questa mentre finiva di disegnare in stile chibi Sakuragi, Sendoh, Rukawa.
Ognuno rappresentato con la propria divisa da basket, espressione tipica e nome completo.
Sotto ai disegni scrisse in grassetto i nomi di quelli che potevano esserlo al 70%.
Ancora più in giù e in piccolo quelli che invece lo erano al 40%.
Quelli al 10% li mise al margine del foglio e scomposti.
Aveva disegnato per primo quello scellerato di un rosso perché l'amica tendeva sempre a essergli accomodante come anche il sorridergli di cuore.
Il secondo fu Sendoh perché nonostante lei affermasse caparbiamente di provare un odio viscerale nei suoi confronti, quando Nami li vedeva insieme a battibeccare sulle cose più insignificanti, non poteva esimersi dal pensare al proverbio "L'amore non è bello se non è litigarello".
Il terzo era venuto fuori per voto unanime di massa.
Tutte erano pazze di Rukawa, tutte lo avrebbero voluto come ragazzo, tutte gli sbrodolavano sopra e Saeko poteva benissimo essere una di queste, ma mascherarne abilmente i sentimenti.
«Però conosci tanta gente tu» disse Kyota sporgendosi verso il foglio per leggere meglio i nomi.
«Essere socievole comporta anche questo» Nami ondeggiò le spalle al ritmo della sua tronfiezza.
«Ma perché hai messo anche gente che Saeko non conosce?» la fronte di Kyota si aggrondò nel tentativo di capirlo.
«Perché è molto più probabile che il suo Kobito si trovi tra gli studenti che lei non conosce, e non in quelli con cui ha fatto amicizia» l'illuminò Nami.
La supponenza e l'ovvietà con cui compose la risposta, la fecero passare per una comprovata e incontestabile legge della natura.
«Ha senso» se ne accordò il Senpai.
«Allora posso cominciare a togliere Tagasako, Muto, Kyota, Jin, Maki» Nami lo ignorò bellamente, stampando una grande X sui nomi che pronunciava ad alta voce.
Li sbarrò uno dopo l'altro ad una velocità supersonica, finché non rimasero i tre superstiti più gettonati.
«Ecco fatto, sono rimasti solo loro tre» esibì tutta esultante, dondolando dolcemente il foglio come una barca ormeggiata su un molo.
«Mah, a me più che probabili, mi sembrano improbabili» la criticò Kiyota con un'espressione tediata.«Perché pensi che possa essere uno di loro?» le domandò Jin cointeressato all'affare.
«Perché sono i tre ragazzi con cui Saeko ha un rapporto....definiamolo... più appassionato» spiegò lei ragionando sul fatto che forse e solo forse avrebbe dovuto aggiungere i chibi di Maki e Jin.
Così facendo però andò contro le sue stesse parole dette qualche minuto prima "Perché è molto più probabile che il suo Kobito si trovi tra gli studenti che lei non conosce e non quelli con cui ha fatto amicizia".
«Saeko, conosce Akira Sendoh?» le domandò Maki, vedendo il nome del suo più quantificato avversario spiccare tra i nomi del probabile primo amore di Saeko.
E di nuovo quell'inconveniente disturbo allo stomaco, gli attanagliò le budella facendogli stringere a pugno la mano aperta.
«Oh» Nami interruppe la sua attività di scriba appena cominciata, per essere tutta occhi e bocca per lui.
«Si...devi sapere che lor...» proprio quando la linguaccia della ragazza stava per sciogliersi esageratamente, le fusuma interne del soggiorno furono scostate da una Saeko bizzarramente accigliata.
Avendo l'incubo di essere beccata dall'amica a indagare senza consenso sulla sua vita amorosa, Nami afferrò il foglio di carta dal tavolo e lo nascose dietro la schiena.
«Che state facendo?» domandò con tono spassionato.
Ormai, conoscendo i suoi polli, le veniva quasi involontario farlo.
«Ma nulla di che, parlavamo... parlavamo delle squadre e giocatori di basket più forti della prefettura» inventò una balla sul momento, nel mentre che avveniva il passaggio del foglio dalle sue mani a quelle di Muto.
«Che cosa nascondi dietro la schiena?» ma Saeko possedeva la rara genialità di un detective capace di leggere i comportamenti e pensieri delle persone.
«Io? Nulla. Vedi?» le dimostrò oscillando ambedue i palmi all'altezza del collo.
Saeko arcui il sopracciglio destro e sollevò quello sinistro, ma non aggiunge nient'altro a parte che la sua faccia imbronciata.
«Tu, tu invece che fai qui?»
«Niente...» Saeko si grattò il capo come se stesse per fare un'impacciata confessione.
«E' che....ho un po' fame»
«Hai fame? Sul serio?» si stupì realmente Nami perché sapeva che l'amica non era proprio quella che poteva definirsi una buona forchetta.
«Si, non tanta, solo un po'» la ricciolina ridimensionò la percentuale della sua fame, anche se era consapevole che si sarebbe espansa a un 88%.
«Allora vediamo cosa possiamo cucinare» li notificò Nami, dondolandosi su una mano e l'altra prima di alzarsi.
Saeko si andò a sedere di fronte a quello che era stato il posto dell'amica, quindi alla destra del senpai che si trovava a capotavola.
«Mh, no. Manca tutto. Perfino gli ingredienti base per cucinare un semplicissimo Oyakodon» li avvisò Nami dopo aver controllato gli scaffali della dispensa e sportelli sopra l'angolo cottura.
«Si deve andare a fare la spesa» raccomandò, comparendo nuovamente all'entrata del salotto.
«Perché non andate tu, Saeko e Muto?» organizzò Jin.
La sua innocente accortezza aveva spiazzato il trio, che si fissò spaesato senza sapere cosa dire.
Perché In fondo nonostante fosse passato un giorno e mezzo, la tensione glaciale e restia tra loro era tutt'ora palpabile.
Non che Saeko stesse tirando per le lunghe la sua incazzatura, rispondeva e dialogava con voglia, però la sua intonazione traspariva chiaramente tirata, segno lampante che la loro compagnia le provocasse ancora una lieve irritazione.
«Per me va bene, però con noi tre verrà anche il capitano» disse Nami indicandolo lestamente con l'indice e la voce impanicata. La presenza del senpai era sempre una valida scusa per ostentare quella pregevole maturità che raramente era insita nella genetica delle persone.
«Per me non c'è problema» diede prontamente l'okay lui.
Toccò a Saeko avere la parola decisiva, e quando si rese conto di essere stata messa alle strette, si alzò come se avesse visto un mille piedi strisciare verso di lei e dando l'okay attraverso una sgraziata meccanica di parole.
Poi volò di corsa nella stanza a prepararsi.
Quando i quattro incaricati a fare la spesa furono pronti, si sistemarono in fila da due con i due maschietti a capo e le due donzelle al riparo dietro le loro spalle larghe.
Nel giro di venti minuti, gli amici chiacchierarono del bel tempo che c'era e il luogo confortevole, ma isolato, fuori mano dalla città e quindi fornito di tutti i servizi che andavano dai parrucchieri, i cinema e le librerie.
Una volta varcata la porta automatica del supermercato, Nami serrò l'incavo del braccio allenato di Muto come se ci fosse una pretendente nei paraggi, e lo trascinò da parte dietro la corsia degli articoli della cucina per decidere il da farsi con Saeko.
«Allora come agiamo?» gli chiese a bassa voce.
Muto si massaggiò la parte del collo in cui corrispondeva il plesso nervoso.
«A me non sembra poi tanto incazzata» dopo le sue parole, i due controllarono la situazione a qualche passo da loro seminascosti dallo scaffale che esponeva i prodotti dolciari per i più golosi.
Saeko e il senpai riuscivano a lavorare armonicamente come una vera squadra quasi senza parlare: lei controllava la lista della spesa e prendeva i prodotti alla portata della sua altezza, ma quando non ci arrivava, ecco arrivare in suo aiuto il metro e ottantaquattro del senpai.
Nami sospirò demoralizzata.
Oltre al rapporto della gemella e Sakuragi, adesso invidiava anche quello con il senpai.
Quando quei due si crogiolavano nella compagnia reciproca dell'altro, si creava il campo magnetico di una dimensione euritmica e parallela, che li attirava a se e lasciava tutto ciò che non li comprendeva fuori dalla sua circonferenza gravitazionale.
Si comprendeva dalla maniera in cui conversavano e ne saldavano gli sguardi nel mentre che lo facevano.
Giorno per giorno, stavano costruendo – scleri passeggeri di vedute diverse a parte - un legame incrollabile e una sintonia equilibrata che li avrebbe fatti sentire a casa ogni qual volta i loro occhi si fossero incontrati.
Nami pensò che il suo rapporto con Saeko non era poi malaccio, ma si trattava di un legame di amicizia diverso, ma era anche conscia di non poter mai avere quello che stava rimirando in quel momento.
Ogni legame era diverso dall'altro e ogni legame portava un'importanza rappresentativa per il soggetto medesimo.
«Okay, non è più incazzata, ma continua a provare nervosismo per quello che gli abbiamo fatto, quindi le scuse dobbiamo fargliele per forza» commentò Nami, riscuotendosi da quel suo pensiero inespresso.
«In questo caso qualsiasi momento va bene» suggerì quello tornando a osservarli.
«Bene, allora decido che il momento è questo istante» gli preannunciò, afferrandolo per il polso così da trascinarli nella postazione degli altri due.
Man mano che se ne approssimavano, Nami si rese conto che l'abitudine fresca e paga di relazionarsi di Saeko e Maki, le ricordavano tanto quelli di due novelli sposini empaticamente innamorati.
"Che strano. C'è qualcosa che mi gratta fortemente la testa" considerò mentalmente.
Nami ebbe come la sensazione di stare vedendo la scena da dietro una finestra appannata che mostrava le sagome dei soggetti, ma ne distorceva le vicende in atto.
Raggiunti gli amici e posizionatosi dietro di loro, furono saggiati e successivamente incoraggiati da una guardata del Senpai.
«Sae» tentò quindi Nami, parecchio intimorita dalla reazione nervosa e spropositata che l'amica poteva avere.
Saeko di suo, si limitò a passargli rozzamente nelle mani due pacchetti di patatine.
«Senti Sae, possiamo, parlare tipo cuore a cuore, occhi su occhi, mentre su mente e tutte quelle robe lì?» sproloquiò Nami presa da una frenetica ansia.
«Volevamo chiederti scusa per quello che abbiamo fatto» continuò imperterrita Nami. Anche se pur tuttavia conservando un minimo di incerta.
«Si siamo stati leggermente» prese parola un Muto non forzato, ma leggerissimamente stizzito.
«Infantili»
«Irresponsabili» pronunciarono simultaneamente due parole che fungevano da scambievoli sinonimi, ma dall'impatto morale diverso.
Ascoltando quelle loro sentite scuse, Saeko fece aria con la bocca e ne accasciò le spalle.
Il senpai intanto stava in silenzio a studiarli con vena scrutatrice.
«Va bene, accetto le vostre scuse. Non sono più arrabbiata con voi, non preoccupatevi» disse Saeko arresa alla resa, mantenendosi però di spalle.
«E poi non è solo colpa vostra. Riconosco che anche il mio atteggiamento e i termini che ho usato sono stati, pesanti» convenne prendendo un'altra scorta di patatine. Saeko, indiscutibilmente, ci aveva ragionato con ponderato tempo, concludendo non di avere torto, ma essere stata aggressiva nei modi.
«Quindi scusate anche voi me» finì il suo assennato discorso.
Dopo dieci secondi di totale sbigottimento dei due, in cui si guardarono senza capire cosa dire.
Ripresi dal "colpo di scena" emisero nello stesso momento un sorriso pluri – eccitato, appiattito sulle labbra.
«Va bene. Perdonata»
«Sae? Posso abbracciarti?» le chiese diversamente l'amica prima di compiere il gesto nell'effettivo.
«S... i» le concesse nel mentre che se la ritrovava già tra le braccia.
Questa serie di dimostrazioni di affetto l'avevano da sempre messa a disagio, anche se nell'effettivo non le dispiacevano o li schifava.
Il senpai le guardò sorridendo dimezzato.
Tutti, nessuno escluso, perfino quella zucca vuota di Kiyota, si rendevano a poco a poco conto che la personalità di Saeko andasse oltre la definizione speciale.
Ma più di loro, in lui stavano germogliando una sensazione e una consapevolezza, che volevano reincarnarsi non solo per cambiare il suo modo di vederla, ma gli facevano desiderare anche di evolvere la confidenza di relazionarsi in una profondamente intima.
Tornate a casa le due donne cucinarono un Carry squisito, degno dei migliori chef stellati del Giappone.
E proprio allora, a Nami sovvenne alla mente l'occasione - quando toccarono il concetto di famiglie e coppie felici - per dirgli dell'immagine unita e coniugale che Saeko e Maki le avevano trasmesso al supermercato.
«Voi due invece siete in perfetta sintonia» espose questa indicando con prima Saeko e poi Maki con le bacchette.
«Oggi mentre facevate la spesa, mi avete dato l'impressione di una coppia di novelli sposini» terminò quindi seminando tre diverse reazioni in giro per la casa: Muto e Kyota si raccapezzarono – con tanto di esame visivo sugli interessati – per capire se l'intuito di Nami ci avesse preso o stesse fluttuando nuovamente tra i sogni vaporosi dei suoi filmini mentali.
Il Senpai Maki inclinò sulle labbra carnose un sorriso irrazionale e innegabilmente esaudito.
E Saeko, beh quella di Saeko fu la più clamorosa di tutti: sentitasi tirata in mezzo a una cosa che neanche i suoi scenari onirici o la sua insaziabile immaginazione avevano mai generato, sputò automaticamente ogni chicco di cibo masticato sulla faccia di Kiyota.
«Ma che ca..» disse questo, scioccato della mortificazione che Saeko gli aveva incidentalmente servito.
«Mpf! Che ti prende Saeko?» Nami sollevò un sopracciglio perplessa.
Gli altri stazionarono muti, non sapendo se ridere a crepapelle per la comica scena in atto o cercare di comrendere se l'amica si fosse strozzata accidentalmente o fosse stato quello che aveva detto Nami a causargli il soffocamento.
Dopo un minuto di totale blackout nel cervello di Saeko, la ricciolina si riscosse dal colpo – perché aveva capito cosa era successo – si movimentò per rimediare alla gaffe fatta.
«Kami, scusami Kiyota. Scusami. Scusami» ripeteva a intervalli di pochi secondi mentre gli ripuliva il viso con un tovagliolo di carta.
Kiyota rimase per tutto il tempo con il volto inebetito e ad aprire e chiudere gli occhi come se fosse un bambolotto di plastica.
«Sae? Allora, che hai?» le riformulò la domanda Nami.
Il nervosismo e impaccio dell'amica le provocarono un secondo forte prurito alla nuca.
La testa continuava a pizzicargli quasi a dirgli "Svegliati scema, la soluzione è lì davanti a te! Come diamine fai a non vederla?"
«No...è che...sono stata appena trafitta dalla freccia dell'ispirazione e devo sbrigarmi a scrivere le parole nel mio taccuino delle bozze. Sapete com'è no? Basta un secondo e puff! Bisogna essere tempestivi e cogliere l'attimo» se ne uscì con la solita scusa della scrittura.
"Sia santificato il Kami della scrittura che mi tira sempre fuori da ogni situazione ".
«Quindi scusate la mia infinita maleducazione» proseguì alzandosi con uno scatto che neanche Hanamichi Sakuragi o Shinichi Maki sarebbero riusciti a compiere durante gli allenamenti.
«Scusami ancora Kiyota. Scusami» ripeté una decina di volte, piegando contemporaneamente il corpo in un inchino.
Quando fu sparita dalla loro vista, gli amici si guardarono per individuare in ognuno di loro la scintilla di un dubbio, ma realizzando che non ci fosse niente di apparentemente insolito nel comportamento dell'amica, credettero alla sua bugia.
Saeko ora al sicuro dietro la fusuma della stanza da letto collettiva, stava cercando di ritrovare la calma e regolarizzare i battiti.
"Devo smettere di essere così pateticamente emotiva. E poi perché?".
L'imbarazzo mortale che l'osservazione di Nami le aveva fatto provare, fu tale a una reazione cutanea causata da un'allergia patologica.
Ma poi il sorriso esaudito del Senpai le si sparafleshò dietro le palpebre come il faro fuggevole di un treno che attraversava una galleria sotterranea e le guance le si accaldarono all'istante.
"No basta devo smetterla di pensarci". Saeko sapeva che era colpa del cuore che attraverso i sentimenti creava nella sua mente filmini mentali non attendibili.
"Era solamente divertito tutto qui. Non era entusiasta come il cuore vuole farmi credere". Si impose  mentre strizzava gli occhi e deglutiva a fatica come se la gola le si fosse graffiata.
"E adesso basta. Basta". Zittì i pensieri andanti.
Diedi minuti dopo, tornata di là, aveva ricomposto degnamente aspetto e psiche.
Il resto del pomeriggio lo passarono a chiacchierare con leggerezza, trasognando progetti futuri conditi dalla loro immancabile compagnia.
Poi Saeko si disse che era arrivato il momento di divorare uno dei libri dai quali aveva saccheggiato la libreria di Jin.
Gli altri si dedicarono alle loro tradizionali attività odierne ovvero il basket.
Nami stese per mezz'ora insieme ai ragazzi – tifando o criticando lo stile di uno e dell'altro – poi decise di indossare i panni del detective Nami e raggiungere l'amica con l'intento di torchiarla a trabocchetto sul misterioso Koibito.
Solo che Saeko non era ingenua e le forniva risposte laconiche, ma veritiere.
Tuttavia Nami – stolidamente incaponita sulla questione - non cedette facilmente. Perciò per farla "cadere nella trappola" cominciò a parlare delle sue relazioni, a elencargli i ragazzi – avrebbe voluto anche aggiungere le ragazze, ma non si sentiva ancora pronta a confessarglielo - con cui era stata e quelli con cui avrebbe voluto stare.
«E di Hanamichi Sakuragi che ne pensi?» le chiese a un certo punto, cercando di cogliere un flash di emozione sul suo viso di ceramica o un banale cambio di posizione.
Saeko ammise che nonostante tutte le stranezze e pregi, fosse innegabilmente belloccio. E rimase sorpresa del sentire uscire le stesse cose dalla bocca di Nami.
«E di Rukawa che mi dici?» la questionò ancora.
A differenza di Saeko – appoggiata al muro con le gambe alzate a fargli da banco di lettura – Nami si era stravaccata nel pavimento come una gatta desiderosa di attenzioni.
«E' un cestista davvero dotato. Tra cinque anni diventerà un vero professionista a cui sarà davvero difficile tenere testa» senza perdere il contatto con le parole del libro, Saeko apprezzò le sue eccezionali doti atletiche.
Questo fu un elemento importante sul campo "indagini", poiché non avendo fatto alcun accenno a una peculiarità della sua bellezza estetica, Saeko le aveva cristallinamente detto di non essere interessata a lui come papabile fidanzato.
«E del tuo innamorato invece che mi racconti?» disse quindi Nami, dandogli l'idea che fosse un discorso casuale di cui provava un totale disinteresse e fare scorrere giusto il tempo.
«Nami non ricominciare» nel ritornare su quell'argomento, Saeko si richiuse prontamente a riccio.
«Ma io non sto ricominciando. Voglio solo sapere una cosa» si discolpò, mettendosi a pancia in giù con il mento poggiato sulle braccia intrecciate e le gambe che ciondolavano ritmicamente all'aria.
«Sentiamo cosa?» domandò Saeko mezza ansiosa e mezza irritata.
«Hai intenzione di dirgli cosa provi?»
«No. Io e lui apparteniamo a una categoria diversa di persone e una come me non potrà mai interessare a uno come lui» le confessò, soffiando nell'atmosfera un tormentato refolo di disillusione.
«Ma perché chi è scusa? Il figlio dell'imperatore sotto copertura?» protestò Nami, infastidita dalla figura senza volto e corpo del misterioso Koibito.
«No, non intendevo questo» corse subito ai ripari Saeko.
La realizzazione di averlo fatto passare per un montato egocentrico, la riempi istantaneamente di una tagliente vergogna.
«Lui è un ragazzo incredibile e un amico insostituibile. E per quanto anche lui mi trovi speciale e mi sia affezionato, non ricambierà mai i miei sentimenti. Una come me non sarà mai alla sua altezza» Saeko non poté credere di aver usato l'aggettivo "alla sua altezza" per descrivere la loro situazione sentimentale.
«Però è il tuo innamorato»
«Non è il mio innamorato. È solo una cotta adolescenziale» la contraddisse, mentendo per una frazione di secondo a se stessa.
Sapeva di trovarsi nello stallo della situazione contenuta tra le definizioni cotta e innamoramento.
La fase più complessa da contrastare poiché se avesse abusato della compagnia - o anche solo pensiero – del Senpai, avrebbe sviluppato una morbosa dipendenza per i sentimenti che lo riguardavano, ma se ne avesse fatto a meno si sarebbe sentita invadere da una terribile spossatezza emotiva.
«Però uffa. Perché non vuoi dirmi chi è?» brontolò Nami, storcendo la bocca e incrociando le braccia a mo' di infantile protesta.
«Perché è un segreto mio» sancì Saeko irremovibile. Poi tornò a leggere il libro come se questo potesse celarne le emozioni scritte sul viso.
«Però, ecco, se non me lo dici penserò che te lo sei inventata» la incriminò l'altra, creando una falsa e disperata accusa.
«Nami non mi indurrai a parlare» tuonò, Saeko furibonda della tattica ridicola che l'amica stava usando contro di lei.
Tutto le si poteva dire tranne che fosse una ragazza facile, ignorante e bugiarda.
«Uffa. D'accordo» Nami ammise la sua frivola colpa.
Almeno puoi dirmi com'è fatto? Che ruolo ha a scuola? Se lo conosco?» ma non mollò la presa dal suo ossessionante obbiettivo.
«Se rispondo a queste domande su di lui, poi mi prometti che non me ne farai mai più per il resto della vita?» Saeko le lanciò l'opportunità di un'offerta vantaggiosa e ragionevole per entrambe.
Nami inclinò la testa così da aiutarsi a ragionare meglio, dopo bilanciò la mano a sinistra e destra, concludendo l'affare con un «Si, te lo prometto» ma sapeva già che avrebbe infranto l'accordo 0,02 nani secondi dopo.
Saeko però, volle comunque accontentarsi della sua inattendibile parola.
«E' un mio Senpai» confessò con voce malsicura.
A quella risposta inaspettata, Nami si rizzò dritta come una gatta che avvertiva una minaccia invisibile.
«Come un tuo Senpai? Non può essere. Non ci credo. Lo dici per confondermi»
«In che senso scusa?» le chiese di rimando Saeko, trovando il suo comportamento incomprensibile.
Nami che capì di essere andata in appariscente escandescenza, si ingegnò per pararsi il deretano.
«No, niente. Continua pure, non badare a me» la incalzò a continuare, ma in realtà stava pensando che avrebbe dovuto strappare la lista dei probabili Koibito in mille pezzi e ripartire dal punto di partenza con "l'indagine".
«E' un Senpai» riprese quindi "l'ispezione investigativa" Nami.
«E lo conosco? Va nella nostra scuola?» quella pensabile domanda, mise leggermente in crisi Saeko.
Ma poi pensò che non ci fosse stato niente da temere perché nella loro scuola c'era un elevato numero di Senpai ed era presumibile al 5% che Nami ci azzeccasse.
«S..si!» esclamò perciò.
Nami ragionò – torcendosi il labbro inferiore con l'indice - sugli indizi che l'amica le aveva dato, tuttavia nessuna immagine di un certo popolare capitano del Kainan si conformò nella sua mente.
Stava per fargli un'altra domanda quando dalla finestra si sentì un "Evvaiiiii. Canestro".
La voce boriosa di Kyota le aveva messe istantaneamente in trepidazione.
«I ragazzi. Andiamo a vederli» le ragazze si guardarono per due secondi esatti, poi scapparono verso l'entrata della casa, indovinando che qualcosa di grosso quanto entusiasmante stava accadendo dalle parti dei maschietti.
Quando furono nel resto del cottage, si ritrovarono davanti a una scena imprevista, sconfinatamente competitiva.
Maki se ne stava seduto nella staccionata di legno con una tovaglia attorcigliata sul collo e l'aria appagata del tipico sognatore che aveva appena finito di nutrire il suo amato sogno.
Jin che gli era accanto, si dissetava da una lattina blu metallico più sorridente che mai.
Ma quello che si accaparrò la loro selettiva attenzione furono i due in campo che si stavano sfidando a ritmo di palleggi intervallati da dardi di sguardi sprezzanti.
Quel match fatto di palleggi sonanti, si disputava non solo per decidere chi meritasse di indossare la maglia numero 4 e quindi prendere le redini della successione al re di Kanagawa
Shinichi Maki, ma anche per decretare che imprescindibilmente meritasse di essere sbaciucchiato da Nami.
E la ragazza dei loro desideri, a quanto pare, non stava schifando affatto quella diatriba virile in suo nome, e anzi si sentiva fiera di essere contesa da due uomini.
«Chi sta vincendo?» volle informarsi la donzella in palio, per sapere a quale dei due cavalieri avrebbe dovuto offrire la mano.
I due cavalieri, che intanto si erano accorti della sua presenza e uno la ammiccava con sguardi sensuali, l'altro si sistemava la fascia lilla e l'acconciatura per combattere il sudore, e anche apparire al meglio.
«Kiyota ha appena pareggiato. Adesso c'è la manche finale» telecronò Jin senza staccare gli occhi dal campo.
Saeko intanto aveva preso posto nell'angolino accanto al senpai, ma comunque a una debita distanza.
«Uh! E chi se la perde!» stillò eccitata Nami, poi piombò di botto in mezzo al Senpai e Jin.
L'ultima fase del One to One si musicò di un travolgente, visibile e intenso agonismo.
Muto fece rimbalzare per un secondo, poi partì all'attacco, facendo leva sulla schiena di Kyota e quindi correre deciso verso il canestro.
Kyota lo raggiunse dopo un attimo, ma lui si era già fermato per tentare un tiro da tre punti che andò a sbattere ala sinistra dell'anello del canestro.
Quindi Kyota balzò in aria con un salto, prendendo il rimbalzo ed esibendosi in una sensazionale schiacciata a due mani.
Aggrappato in quel modo al canestro non riportava chiara nella mente l'immagine di una scimmietta urlatrice, ma un giocatore di basket affermato e dal talento singolare.
«Ha vinto Kyota» sputò fintamente amareggiata Nami.
«Si, ma non mi aspetto nessuna ricompensa da te, carina» le disse lui, fingendosi a sua volta disinteressato.
«Perché scusa? Non ti vuoi più?» si impuntò Nami, ribellandosene con il vezzo della mani sui fianchi.
«No, adesso ho tutt'altro per la testa» fece il vanesio lui, sollevando il mento e sbirciandone le reazioni da un occhio solo.
«A si? E chi sarebbe la famosa ragazza che ha il coraggio di uscire con te?» gli chiese Nami accidiosa. E per un attimo parve che provasse una sorta d'incontrollabile e insperata gelosia.
«Perché? sei per caso gelosa?» la punzecchiò maliziosamente.
«Per niente» scappando verso Muto, così da saccheggiarlo dal pallone deposto a terra.
«Comunque perché invece non rivoluzioniamo le parti? E regole?» propose perciò, stentando a fare girare il pallone sul suo indice.
Lo fece come se quella fosse una prova sufficiente a dimostrare il suo talento nascosto.
«Nel senso: io contro voi tutti maschietti» fu quindi più specifica.
«Ma sentitela. Adesso, si crede di essere anche un asso del basket» la ridimensionò Kyota, sporgendo la bocca ad anatra mentre lo diceva.
«Non sono stata io a montarmi la testa. È stata Saeko a farmela montare» replicò lei con la sua solita schiettezza puerile.
Tutti di conseguenza si voltarono verso l'unica portatrice del gruppo di quel nome e lei nascose metà del viso dietro al suo amato amico libro.
«Senti, senti» disse il Senpai solleticato dall'affare. Lui che negli ultimi tempi era diventato particolarmente sensibile a ogni argomentazione e parola che la bocca di Saeko avrebbe espresso. Perché in fondo sia Nami, Kyota, Muto, Jin e lui, avevano avuto la prova inconfutabile che Saeko possedesse proprietà di giudizio e ponderatezza affini a quelli del Senpai e quindi aprisse bocca perché aveva controllo delle parole e del loro contenuto.
«E' solo che Nami ha un talento innato nell'imitare ogni vostra mossa da cestista, per questo penso che sia automaticamente portata per il basket» si discolpò perciò quando gli otto occhi dei suoi amici la fissarono in attesa di un suo esplicabile responso.
«Quindi sarei come un supereroe che ha il potere di copiare i poteri degli altri?» dedusse appellandosi a un paragone fantasioso.
«Si, come un supereroe che ricopia i poteri degli altri» le rispose Saeko tutta appassionata.
«Quindi sarebbe il talento dei talenti» arguì come se stesse pendendo in considerazione di prenderlo come nome d'arte.
«Esatto. E' come se fosse il potere dei poteri» si gasò particolarmente Saeko, dicendoglielo.
Nami parve pensare proprio allora a qualcosa di poi aprì nuovamente bocca per
«Però se vinco contro loro tre, poi ti fai un one to one con me, ci stai capitano?» domandò e si voltò verso il senpai con un broncio supplichevole sagomato sulle labbra.
Saeko morì di vergogna a udire sfidarlo con cotanta arroganza.
Sapeva di non dover acconsentire all'approvazione di quel paragone perché immaginava che si sarebbe montata un po' troppo la testa.
Ma in tutt'altro modo, lo sguardo del Senpai fu dominato da una fiammeggiante competizione.
Che sia stato un bambino di otto anni o una ragazza di sedici amava le sfide e mettersi in gioco per dimostrare non soltanto a se stesso, ma anche al suo avversario che c'era del potenziale, gli dava un'irrinunciabile soddisfazione.
«Vediamo un po'. Provaci» il senpai aderì infine alla sua spavalda richiesta.
«Uh! Perfetto. Dai chi è il mio primo avversario?» esultò desiderosa di farsi grande agli occhi del re della prefettura.
«Sono io il tuo primo avversario. Ma non hai speranze con me» si fece avanti Kyota con la posizione spavalda delle mani sui fianchi.
Sulle labbra piatte di Nami ondeggiò il sorrisino compiaciuto di chi pensava di avere la vittoria in tasca.
Saeko poggiò il libro aperto sulle gambe e seguì la sfida con vivace trepidazione.
Le aspettative che si era fatta sul potenziale di Nami, le fecero pompare forte i battiti nelle orecchie.
Sperava di riuscire a mettersi in mostra senza oscurarsi la rara dote posseduta e soprattutto non strafacesse suo solito in spacconeria e arroganza.
I due avversari si posizionarono quindi nei consueti ruoli di chi attaccava e difendeva l'aria del canestro.
Perciò Nami fece rimbalzare ripetutamente la palla sul lastricato di pavimentazione come a voler incantare lo sfidante con il suo movimento e rumore ripetitivo.
D'un tratto scattò lesta, surclassandolo, per poi fermarsi a pochi metri dall'area del tiro da tre punti e mettere a segno un fluido canestro, davanti a un'immobile Kiyota, troppo scioccato per muoversi e intercettare la palla.
Gli occhi del senpai e Jin si dilatarono colpite dallo reale stupore.
Anche quelli di Saeko, ma perché aveva riconosciuto l'impeccabile e fantasioso stile di Rukawa.
«Ma che ca...» fu la colorita e personale telecronaca di Kiyota per condividere il suo esplicativo commento.
«Sei un po' scarso» gli disse un'esultante Nami nel mentre che quella andava a sbattere nel faccino di un Kiyota che ancora sbatteva le palpebre scioccato.
«Ma come, quando» sproloquiò preso dal panico.
Il Senpai intanto aveva virato la sua attenzione su Saeko, che non appena lo ricambiò, le disse un sincero e accogliente «Brava».
«Grazie» gli rispose lei accaldata nelle guance dall'emozione.
«Pensi che ha la possibilità di diventare l'asso assoluto del basket femminile?» gli chiese di seguito, facendo come se fossero seduti sugli spalti dello stadio a valutare una matricola del Torneo.
«Nell'attacco è fenomenale, ma la difesa è alquanto scarsa, questo perché, proprio come dice Saeko, tutto quello che fa consiste nel ricopiare perfettamente le mosse degli altri, ma se dovesse capitanare una squadra, si ritroverebbe in seria difficoltà perché non saprebbe che strategia adottare» illustrarono professionali Jin e Maki, individuando i suoi punti di forza e debolezza come un Coach esperto.
«Però sarebbe anche un nuovo tipo di giocatore che spiazzerebbe l'avversario» aggiunse Muto senza staccare gli occhi dal campo.
«Si, quello è certo» fu totalmente d'accordo il Senpai.
La sfida di Basket riprese e i due avversari ripresero le precedenti posizioni, ma con i ruoli invertiti: Nami si occupava di difendere l'area, Kyota di invaderla.
«Adesso tocca a me. Osserva il vero talento innato della prefettura all'opera» e fatte le ormai famose e stolide premesse, Kyota partì subito in quarta verso il canestro senza perdere altro tempo. Nami gli fu subito dietro e saltò più che poté nello stesso attimo in cui lui spicco il volo per schiacciare, ma la mano di Nami andò a vuoto, Kyota riuscì a compiere un perfetto Slam Dunk a due mani.
«Hai visto che talento?» le chiese retoricamente, saltando giù dal canestro e con voce melliflua.
«Già. Senti un po' talento, osserva bene la prossima azione che farò e poi vedremo chi è il vero talento» Nami adoperò un timbro di voce mordace in entrambi i momenti in cui pronunciò la parola "talento".
«Tsk! Vedremo carina» le rispose lui con tono altezzoso.
Nami stavolta non cercò di ipnotizzarlo con la mossa del rimbalzo lento e ripetitivo, ma partì pompata a mille verso il canestro.
Dal modo in cui si sviluppò l'azione, sembrò di rivedere quella precedente, solo a effetto specchio: Nami fu impeccabile nel ricopiare ogni movimento fluido e preciso di Kyota, che non arrivò in tempo a stopparla, permettendogli di realizzare un'esplosiva schiacciata.
I quattro spettatori rimasero totalmente sconvolti e stregati da ciò che Nami era riuscita a fare.
«È straordinaria» disse tutto orgoglioso Muto.
«Vederglielo fare di presenza fa davvero paura. Riesce a ricopiare perfettamente ogni movimento con una semplicità disarmante. Lo fa quasi sembrare un gioco da ragazzi» Jin definì ancor più dettagliatamente il profilo atletico di Nami.
«È un vero talento. Non c'è che dire» la elogiò enormemente soddisfatto dell'intuito di Saeko.
«Ah ah. Battuto dalla tua stessa mossa» intanto in campo, Nami stava bellamente deridendo Kiyota.
«Bhe, vedremo adesso che farai, carina» la avvertì lui, fuori disse per la mortificazione che Nami gli aveva appena inferto.
Furioso, afferrò la palla da terra con una movenza legnosa e comica, quindi si esibì in un perfetto crossover in mezzo alle gambe che l'avrebbe dovuta se non confondere, allertare, ma invece Nami lo stoppò sul momento, facendo rotolare la palla vicino alla sue scarpe.
«Facile come rubare una caramella a un bambino» disse lei, piantandosi i pugni sui fianchi.
Ormai aveva raggiunto un livello di confidenza atletica che sfociava nel fanatismo puerile di Kiyota.
«Hei non vale, mi sono distratto per un secondo» contestò Kiyota, nuovamente mortificato.
Tutti e quattro gli spettatori rimasero allibiti dal modo sciocco in cui quest'ultimo si era fatto fregare la palla.
«Seh seh, va bene» rispose Nami, mettendogli una mano davanti alla bocca per silenziarlo.
«Questo sarà il tiro decisivo. Se faccio canestro ho vinto» lo mise in guardia tutta pimpante.
«Dai vieni. Ti sto aspettando» Kiyota fece lo spaccone, quando dentro di se la sua mente era un tumulto di pensieri disperati.
"Maledizione, non posso permettergli di umiliarmi di nuovo davanti a tutti e sopratutto Maki, ma è così imprevedibile che sto andando nel panico"
Nami si prese del tempo per decidere come concludere la gara uno contro Kiyota.
Studiò il suo avversario, cercando di riportare a galla una tecnica già vista fare all'ennesimo atleta osservato, e nel momento esatto in cui i suoi occhi si inchiodarono al canestro, ebbe la sua tanto auspicata tattica.
Emulando il crossover tra le gambe precedentemente effettuato da Kyota, assunse la posizione da tiro da tre punti.
«E no! Non mi freghi carina» le urlò, elevandosi in aria per stopparla o quanto meno deviargli il tiro, cadendo con tutte le scarpe nel tranello di Nami.
Nami infatti aveva fintato un tiro da tre punti, curvando il corpo sotto quello incombente a mezz'aria di Kyota, per poi sgusciarne lesta fuori, trovare campo libero e completare l'azione con un tiro in corsa.
«Si, ho vinto» esulò gaia, facendosi i cosi da tifo da sola.
«Ah! Non è giusto» protestò Kiyota, tornando alla postazione degli spettatori con un gran broncio.
«Sei stata incredibile, Nami» festeggiò Saeko, quando l'amico le corse incontro per dargli una spallata complice.
«Hai visto? Devi sempre ascoltare le parole sagge del tuo capitano. Mai sottovalutare il tuo avversario» Nami gli fece la morale, mettendo ancora di più il dito nella piaga.
«Tsk! E' stato solo un colpo di fortuna. Posso batterti quando voglio» fece il fanfarone Kiyota.
«Davvero? Allora che aspetti?» lo provocò lei, gettandogli il pallone tra le braccia.
«In che senso?» replicò lui con voce tonta, sbattendo convulsamente le palpebre.
«Nel senso che ti do' un'ultima chance. Un tiro ciascuno, chi fa prima canestro, vince» gli imbastì uno spareggio incontestabile, che Kiyota prese l balzo senza neanche pensarci due volte.
«Ci sto. Quando cominciamo?»
«Adesso» Nami lo incitò a restituirgli il pallone. Kiyota glielo passò con riluttanza. Avrebbe voluto e dovuto essere lui ad attaccare per primo.
«Le cose si fanno interessanti» preannunciò radioso Jin.
«Puoi ben dirlo» se ne accordò Maki.
«Chi pensi che vincerà Senpai?» gli domandò quindi nuovamente Saeko comportandosi come una diplomatica esperta del basket.
«Se Kiyota non sottovaluta il suo avversario, ha buone possibilità di vincere, ma penso che la Nami la favorita» di fatti andò più o meno così.
Nella "prima manche" Nami lo ingannò con una machiavellica finta che si trasformò in un eccellente tiro in sospensione tipici dello stile di gioco di Hanagata e Fujima dello Shojo.
"Questo è lo stile di Hanagata e Fujima" identificò Saeko che li conosceva grazie alla passione sfegatata del padre per la squadra, mentre Nami attraverso le centinaia di conoscenze sparpagliate in tutte le prefetture.
Nella "seconda manche" Kiyota tentò di stupire il suo capitano, Saeko, Nami e il restante con un auto Alley oop, concludendo l'azione con il muso a terra.
Nella "terza manche" Nami azzardò un tiro da tre punti azzardato che non si sa come, dopo aver sbattuto ripetutamente ai lati del ferro, si sbilanciò verso la sua parte interna.
Nella "quarta manche" Kiyota, arrischò una seconda volta l'Alley oop, stavolta riuscendoci con una magnifica schiacciata finale. E tutte e due si diedero del "E' stata solo fortuna" reciproco.
Insomma, continuarono così per quasi due ore e mezza, facendo realizzare a Saeko che anziché due Hanamichi Sakuragi, ce n'èrano tre.
A cena L'atmosfera fu delle più belle e coinvolte di sempre.
Dopo aver cenato, Saeko si armò di penna e taccuino, scrivendo di tutti i gioielli d'arte visti in quei giorni che le si erano impresse nella giovane e creativa mente.
Quando non trovava la parola giusta o definizione, poggiava la testa all'anta del fusuma e fissando il manto zaffiro di velluto rischiarito dal bagliore argento lunare, ne ritrovava la fertile ispirazione.
Così mentre lei riempiva dieci pagine con una frenetica rincorsa alla ricerca del miracoloso fiore magico, il resto dei ragazzi si organizzava per un'altrettanta traversata che li avrebbe condotti dinanzi all'ennesima rarità naturale.
Quando mise fine al suo estraniamento fantasioso tramite un punto, si accorse che Jin le si era seduto accanto.
«Ti sei data da fare vedo» le disse lui, mirando con gli occhi al taccuino chiuso e poggiato sulle sue ginocchia.
«Si, ho scritto un po'» gli rispose lei pacificata nell'animo dalla cosa.
«Mi auguro che non hai sonno»
«Non tanto»
«Meglio così perché c'è una cosa che devo farvi vedere» la invogliò con le pupille dilatate e luccicanti.
«Un altro posto da favola?» dedusse lei sorridente. Jin annuì facendo lo specchio del suo sorriso.
«E' a pochi metri da qui» le annunciò orientando il pollice sollevato dietro di lui.
«E suppongo che serve la notte per poterlo vedere in tutta la sua bellezza» continuò perciò a delucidarsi da sola. Jin assentì per la seconda volta.
«Potrebbe farti da ispirazione» con quella frase Jin l'aveva ufficialmente conquistata.
«Okay. Cosa stiamo aspettando allora?» chiese lei già in piedi e pimpante.
Per Saeko sentire le parole "posto da favola" e "potrebbe farti da ispirazione" equivaleva al dire a un collezionista di reliquie antiche di un asta archeologa sull'antica Grecia.
Fatti i presupposti, la comitiva fu pronta in pochi minuti.
I ragazzi si posizionarono in un'ordinata fila da due con per apri fila Jin e Saeko mentre per chiudi fila Kiyota e Maki.
Questa volta il gruppo fu sapientemente attaccato perché di notte sarebbe stato più insidioso e rischioso fare una ricerca o una sosta non preannunciata.
Quindi rifecero lo stesso sentiero con le pile accese, ma variarono, deviando a sinistra per poi discendere da un pendio erboso e scivoloso.
Una volta giunti al margine non seppero come capacitare mente e occhi all'incantesimo esoterico e magnifico che li aveva assoggettati.
Tant'è vero che a Saeko sembrò quasi di essere finita dentro le pagine del suo romanzo: la zona non era altro che una radura immensa tinteggiata da maree di fiori dalle tinte azzurre che al chiarore della luna sembravano fluorescenti, sempreverdi che lo attorniavano a mo' di schieramento armato delle selve e un lago a forma di cerchio al suo centro.
Tutto intorno al prato e perfino sul lago lievitavano un centinaio, forse un migliaio di lucciole.
Sembrava che il luogo fosse stato addobbato per una ricorrenza cara alle creature dei boschi o come se fosse eternamente natale con la catena fissa e scomposta di luci da loro create.
«Questo è»
Era un ricevimento al quale imbucarsi anche solo per vedere la scenografia che lo arricchiva tutto intorno, un viaggio parallelamente reale in un mondo immaginario, ma somigliava pure a un parco giochi interamente fatto di luci led dove provare le attrazioni più spericolate per venirne sparafleshati.
«E' stupendo. E' magico. Lo amo»
"Lacrime di gioia mutate in diamanti di luce dall'incanto dei sogni mortali".
Per Saeko fu tutto naturale, istintivo e sentito.
Le parole le affluirono al cervello, allo stesso modo di un ti amo sbocciato sulla bocca di una donna mentalmente innamorata.
Per fortuna Saeko aveva portato la sua indispensabile macchina fotografica e congelò nel tempo, quell'attimo che mai avrebbe dimenticato.
Nel tempo che stesero, si misero a giocare come dei bambini: c'era chi si rincorreva e ballava in mezzo alla radura, emettendo strillini carichi di gioia, chi tentava di afferrare una lucciola, chi scattava foto indimenticabili e chi semplicemente stava a osservare il magnifico spettacolo notturno che si svolgeva davanti i loro occhi.
Una volta tornati a casa e indossati i pigiami, si riunirono nella camera campeggio per altre storie incredibili e aneddoti della propria vita personale.
Quella sera Saeko trovò finalmente il coraggio di narrargli le vicende integrali del suo passato con Nobu.
Avrebbe potuto usare una sintassi da romanzo, parlando in terza persona e raccontando i fatti come se fosse la storia di qualcun altro perché sapeva che i suoi amici avrebbero capito, ma preferì esprimersi in via diretta per apparire meno codarda e debole.
«Io e Nobu ci siamo conosciuti per un caso fortuito. La palla da basket mi è letteralmente caduta addosso da un albero e lui è venuto a riprendersela. Forse era perché eravamo entrambi due matricole, ma abbiamo legato fin da subito» Saeko proseguì senza tralasciare alcun particolare, raccontò loro ogni cosa priva di filtro o timori.
Degli incontri accidentali che avevano avuto, alle risate gioiose che si erano fatti nel recitare le battute del suo romanzo o agli abbracci che si erano concessi ogni volta che Nobu riusciva a definire un'azione d'attacco con tanto di canestro finale.
In breve tempo quella loro amicizia era diventata intensa e resistente come un pilastro di granito.
Ma questo fin quando le radici stesse di quel loro legame, attecchite al cuore di Nobu si erano tramutate in un amore egoistico e possessivo.
Nel giro di pochi mesi, quei suoi sentimenti, gli avevano modificato persino i connotati: il sorriso ornato da una gentilezza ribelle, si era convertito in uno freddamente crudele. 
Gli occhi di un verde smeraldo luminoso si erano snaturati in uno opaco infettato di veleno tossico.
«Io ho cercato in tutti i modi di mantenere la nostra amicizia intatta, rifiutandolo sempre con tatto e garbo, anche, anche quando lui perdeva il controllo delle sue azioni e cercava di forzarmi a baciarlo o allungava le mani in posti vietati. Ma poi....» Saeko fece una pausa perché rivivere quel momento nella sua versione integrale, le avrebbe ciclicamente spezzato il cuore.
«Ma poi è arrivato quel giorno. Quel giorno doveva essere il più bello della mia vita.
Quella mattina ero così emozionata che ho pianto per la felicità. Avevo finito il mio romanzo da una settima e quel giorno l'avrei spedito a una delle tante editorie che mi ero prefissata di contattare. Ma...quel giorno, non era destinato ad avere un epilogo a lieto fine» la mascella e il pugno si serrarono in reazione alla scarica di dolore che le colpì il petto.
«Quel giorno mi hanno teso un'imboscata. Mi avevano detto che volevano discutere e chiarire i dissapori che avevamo avuto nelle ultime settimane e io gli ho creduto. Quando sono arrivata hanno cominciato ad attaccarmi a parole, con spintoni e insulti di ogni genere. Io ho cercato di difendermi quanto potevo, ma poi...poi..Nobu mi ha strappato di mano la cartella e si sono impadroniti del mio romanzo. Nobu voleva solamente strapparlo per farmi un dispetto, ma poi....la sorella ha avuto la malefica idea di...» Saeko si prese del tempo per pronunciare quella parola tanto rovente quanto penetrante.
«....Bruciarlo» degli altri secondi volarono via, prima che Saeko riprendesse a raccontare.
«Ho lottato con tutta me stessa per riaverlo, ho preso tante di quelle botte che ancora adesso sento dolore alle costole e sulla faccia, ma è stato tutto inutile. Gli altri mi hanno tenuta ferma a guardare mentre Mai lo gettava indifferente dentro alle fiamme» Saeko non avrebbe mai dimenticato il dolore intenso che aveva provato quel giorno perché le si era incollato addosso come malattia cronica sulla pelle e scheletro.
Non aveva saputo di poterlo provare o di essere in grado di conviverci fino a quel momento.
Vedere bruciare il suo romanzo era stato come l'aver avuto mozzato un arto o il sentirsi strappare via dal petto un frammento di cuore.
Quelle lacrime strazianti che aveva versato e quell'opprimente affanno emesso all'altezza del petto, erano stati sintomo di un precoce addio a tutte le emozioni calorose e luminose che le avevano da sempre scaldato il cuore. Ma poi.
«Ma poi, è subentrata la rabbia e ho reagito d'impulso» fu solo allora che Saeko temporeggiò un po' più del previsto perché quella era la parte in cui sarebbe potuta apparire come il reale cattivo della storia.
«Sapevo che se il club di basket non poteva essere coinvolto in risse o attività illecite, sarebbe stato sospeso per l'intero anno dal campionato.....è stato un secondo, un solo violento secondo. Non ho pensato, ho solo agito, spegnendo il cervello. Così mi sono gettata su Mai e ho cominciato a dare pugni all'impazzata. Lei ovviamente ha reagito alla mia provocazione e in poco tempo si è scatenata una rissa» la vendetta era un piatto che andava servito freddo, Saeko però aveva voluto la sua istantanea.
Al ripensare a quel suo modo irriconoscibile e irrazionale di agire, Saeko aveva sempre provato due sentimenti antitetici: un acuto senso di rigetto per se stessa come se stesse giudicando una persona estranea da ciò che lei era e uno di potente riscatto come di chi si è fatto giustizia da solo.
«E questo è tutto. Il resto penso che lo sapete o potete immaginarlo» concluse a occhi bassi.
Non voleva specchiarsi nei loro occhi e leggerci il disgusto, la delusione o il panico.
Per questo lasciò loro il dovuto tempo per riflettere.
Avrebbe accettato qualsiasi rimprovero o dissociazione che avrebbero pronunciato, perché ognuno era libero di interpretare e farsi un pensiero proprio sui fatti.
Pertanto il silenzio che seguì fu cogitabondo e angosciante.
Saeko sentiva scandire i secondi delle lancette direttamente dentro la scatola cranica.
Congetturava i loro pensieri come se fosse un mentalista, evitando sempre loro contatto visivo.
Ma come sempre i suoi amici non stavano pensando il peggio di lei o la sua persona, ma assimilando la sevizia alla quale era stata soggetta.
«Che cosa cattiva che hanno fatto» commentò Kyota con un intonazione sprezzante, parlando per primo e spiazzando Saeko.
«Voglio dire, si è brutto, anche io mi incazzerei, ma arrivare a distruggere il sogno altrui è un gesto meschino e al limite dell'estremo»
«E tu non hai fatto niente di sbagliato, anzi sei stata coraggiosa. Nel senso che è stato sciocco reagire in quel modo da parte tua, ma penso che chiunque l'avrebbe fatto dopo aver subito quello che hai subito tu» Nami la assolse permanentemente dai suoi trascorsi violenti da teppista, sul volto una rara e grave espressione le si disegnò per accentuare la serietà del momento.
Saeko acconsentì, toccata dalle solidali parole degli amici.
Aveva realizzato da qualche mese di essere cambiata, schiudendosi dalla sua crisalide in una bellissima farfalla dalle grandi ali policromate dai colori vivi, simbolo della conversione di fanciulla in giovane donna.
Ora era più forte, più solida, consapevole e integerrima. E da oggi aveva anche l'assoluta convalida di essere compresa, apprezzata e supportata dai suoi amici.
Sentendo il cuore colmarsi di un confortevole calore, Saeko si voltò verso la direzione del senpai, e lo vide destinargli un rassicurante sorriso.
Proprio allora, perdendosi tra le curve delle sue morbide labbra, le venne in mente il momento in cui l'aveva ritrovato anche lei, e in reazione a quel sublime ricordo, si asciugò una solitaria lacrima di gioia dalla palpebra.


["Barcollante e debole aveva aperto la finestra senza sapere il perché. In quel periodo buio della sua vita, lo faceva per il semplice fatto che respirasse ancora, in assenza di un desiderio reale.
Le strade, i tetti e le macchine sommerse da quegli strati abbagliati di neve, le fecero talmente male agli occhi da sconvolgerla e farla uscire da quello stato perennemente assente e lugubre.
Nel vedere tutto quel soave e bianco candore, il dolore acuto di un respiro profondo le pizzicò le costole.
Quel soave e bianco candore era stato fonte di un mondo che lei stessa avrebbe voluto creare.
Il cuore ottenebrato dalla tristezza, in quel secondo aveva mandato delle scariche di adrenalina al cervello, che rianimato, era stato invaso da fulgenti immagini e parole.
Perché quel giorno aveva compreso di non aver perso se stessa e il suo sogno.
Era rimasto ininterrottamente incorporato dentro di lei e ogni suo respiro ne aveva incarnato un inno alla sua gloria.]





NOTE AUTRICE: ma shalvee.
Si, lo so è tipo una vita che non aggiorno (forse secoli) ma ho avuto la vita impegnatissima, problemi di altro genere ecc...perciò mi chiedo: vi ricordate ancora di me e la mia mitica fanfiction di Slam Dunk? 
Comunque spero che con questo capitolo riesco a farmi perdonare.
Ah, ho aggiornato, ci credete? Perché io no ahahaha.
A proposito del capitolo, beh che ne pensate?
Nami che sfida i ragazzoni a basket la trovo geniale. In realtà doveva fare i vari match con tutti ma a causa di poco tempo e altro farò succedere questa cosa qualche capitolo dopo.
Anche versione detective fa abbastanza ridere perché ha la risposta sotto al naso, ma non riesce a vederla ahahah.
Di Saeko che racconta la sua storia passata invece che mi dite? Avevate capito che era andata così o l'avevate immaginato diverso? E del senpai che continua a dare i primi forse segni di gelosia o attenzioni per Saeko?
Ah, dimenticavo.
Comunicazione importante: come già detto qualche settimana prima questo capitolo segnerà la fine della prima parte della Fanfiction, dal prossimo inizierà  la seconda e approfondirà sulla Ship protagonista ovvero Maki&Saeko per sapere cosa davvero provano e come si evolverà il tutto. Arriverà anche un nuovo personaggio che sarà molto importante sia per Saeko che d'aiuto per la loro situazione.
Ne vedrete delle belle insomma.
E niente, spero che avete apprezzato il capitolo e ringrazio ENORMEMENTE DI CUORE tutti quelli che hanno votato la storia e letta o l'hanno aggiunta .
Siamo davvero vicini alle mille visualizzazioni e WOW quasi non ci credo. ADORO TANTISSIMO E RINGRAZIO DI CUORE TUTTI.
Thanks.
Se volete aggiungermi nei social sono:

TWITTER/INSTAGRAM: @theirofwords
PAGINA FACEBOOK: Amira Arcieri.

Al prossimo capitolo e spero di non aggiornare tra un mese.
Alla prossima ciao, ciao.


   
 
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