- Ceci ti prego, mi sento morire
Brera, 20 Agosto, un caldo devastante nel quartiere. Sono a cena con Cecilia e suo marito in un piccolo ristorantino nuovo, per me.
Mentre ingurgito il mio calice di rosso facendomi arrossire in pochi secondi, tu ti avvicini, mi guardi sorridendo e mi stringi la mano.
Ti presenti ma alla fine sono io quella che deve ripete due volte il nome. Nell’alzarmi faccio tremare i calici del tavolo e mi sento una ragazzina. Cerco di ignorare il mio stesso sorriso stampato in viso e spero non lo veda.
Parli con Cecilia e riconosco la tua voce come se fossi sempre stato nella mia vita.
L’abito che indosso ti sfiora perché hai deciso di sederti accanto a me.
Prendi il mio calice vuoto e lo riempi. Lo riempi inconsapevolmente come riempirai la mia vita e la mia anima.
- Siamo praticamente le ultime persone rimaste a Milano e mi piace da matti
- Cosa ci fai qui? Hai abbandonato Bologna?
- Ahimè appuntamenti. Non vedo l’ora di tornare a casa
- Dal piccolo Carlo?
- E dalla pace - mi guardi - ho in mente delle nuove canzoni - mi guardi e sento come il tuo respiro scrivere melodie nella mia mente
Li capii di desiderarti come non l’avevo fatto mai.
La mia mano sulla sedia sfiora la tua e tu la prendi sorridendo.
- È stato un piacere
Ti alzi e te ne vai, e io ti guardo ciondolare dietro l’angolo come segnassi il percorso da intraprendere. Vedo la tua camicia di lino lasciarsi muovere dal filo d’aria della notte e sento di nuovo il tuo profumo tra le mie dita.
- Tieni il suo numero
- Mi ha scritto
- Gli ho dato il tuo numero appena ha voltato l’angolo
- Ceci ti prego mi sento morire