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Autore: Dragana    14/09/2009    4 recensioni
C’erano riuscite, lei, Tanya, Irina e poi la stessa Carmen: avevano sconfitto la maledizione di Dio. [Kate]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Poker di donne'
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FIGLIE DI EVA

Kate aveva sempre adorato le feste. E da qualche anno (decennio in realtà, ma preferiva non pensarci troppo) la sua festa preferita era la notte del trentuno dicembre: addobbavano la casa e salutavano l’anno nuovo vestiti a festa, con biancheria intima rosso fuoco e ballando fino all’alba. Poi ci si toglievano i vestiti eleganti, ma non necessariamente, e si partiva per la caccia.
Carmen ed Eleazar si erano appena esibiti in una spettacolare interpretazione del “Bolero” del sempiterno Ravel, ed ora per sdrammatizzare la stessa Carmen stava insegnando a Garreth a ballare la salsa con scarsissimi risultati, mentre Eleazar faceva piroettare una Tanya in gran forma.
Si stava adattando bene, Garreth il nomade, a quella strana famiglia matriarcale. A voler essere pignoli ora erano tre donne e due uomini, quasi pari, ma di fatto non era così. Di fatto tutta l’organizzazione della loro vita ruotava attorno a ritmi femminili, e non poteva essere diversamente: erano sempre state solo donne per secoli, e quando Carmen ed Eleazar erano arrivati… beh, Eleazar era stato ben contento di passare dal triumvirato maschile dei Volturi a quello formato da Tanya, Irina e lei stessa. Non era mai stato così in pace col mondo, all’inizio si sentiva in dovere di ripeterlo ogni giorno, fino a che Irina l’aveva pregato ridendo di darci un taglio che il concetto era chiaro a sufficienza.
C’erano riuscite, lei, Tanya, Irina e poi la stessa Carmen: avevano sconfitto la maledizione di Dio.
Era una storia che la loro madre gli raccontava spesso, bisbigliandola, perché negli anni lontani in cui la loro madre era ancora viva quella storia era blasfemia.
Dio creò Adamo, raccontava, e come sapete bene ad un certo punto Adamo si sentì solo e domandò una compagna. Allora il Signore prese una costa di Adamo e con essa creò per lui la prima donna, Eva. La storia si sa: Eva si fece tentare dal Serpente e mangiò la mela, convincendo poi Adamo a mangiarne anche lui, attirandosi così l’ira divina e provocando come punizione la cacciata dal paradiso terrestre con tutti gli annessi e connessi. E già qui Dio avrebbe dovuto capire, bisbigliava la loro madre, avrebbe dovuto vedere quanta influenza la donna aveva sull’uomo ed il motivo per cui si era azzardata a sfidare l’Onnipotente, ciò che le aveva promesso il Serpente: avrete la Conoscenza, aveva detto. E la donna sapeva, già prima di Conoscere, che la Conoscenza era un dono che valeva un paradiso terrestre. Ma Dio non capì, perché era la prima volta che creava una donna e perciò non sapeva bene cosa ne sarebbe venuto fuori. Poi Adamo ed Eva ebbero dei figli, maschi e femmine, e mentre Caino uccideva Abele le figlie di Eva con l’amore popolavano la terra.
Quando Dio dall’alto dei cieli guardò di nuovo giù (a Lui era parso un battito di ciglia, ma in realtà erano passati centinaia di anni), si accorse che mentre gli uomini si affannavano con lance e sassi appuntiti le donne imparavano i segreti della terra, i movimenti della luna e perpetravano la vita con i loro ventri, e così governavano il mondo. A Dio non piacque. Aveva creato l’uomo a Sua immagine e la donna da una costa dell’uomo, eppure la donna era migliore. Più perfetta. Una donna sola aveva spinto l’uomo a disobbedire a Dio, tutte le donne insieme stavano dominando il mondo.
E allora, figlie mie, sapete cosa fece Dio? Diceva la loro madre. Dio abbassò la sua mano sinistra, quella che secondo i giudei è la mano che disfa, sino all’inferno, prese un pizzico di zolfo e lo soffiò nel cuore delle donne. Di tutte le donne. E lo vedete il risultato, figlie? Bisbigliava. Noi donne combattiamo tra noi, siamo vittime dell’invidia l’una verso l’altra, perdiamo tempo ed energie per ostacolarci a vicenda. Ora siamo noi che lottiamo per gli uomini, noi che possiamo portare la vita nel mondo avveleniamo le nostre stesse sorelle. Ma ricordatevi, figlie: se riuscite a sconfiggere la maledizione di Dio, se riuscite ad amarvi tra voi, se sarete unite, allora nessuno potrà sopraffarvi. Mai.
Erano sempre state unite, erano sempre state sorelle. Anche quando qualcuna di loro faceva scelte che le altre non condividevano, anche quando litigavano furiosamente: la pace tornava sempre. Nessun uomo era mai riuscito a mettersi tra loro o a separarle, anche se qualcuno ci aveva provato. E aveva fallito, perché non si può vincere contro quattro donne che si spalleggiano.
“Piccole donne” le chiamavano ridendo gli amici; e come le fanciulle del romanzo anche loro erano rimaste in tre. Irina, che non sopportava il disordine, che rimetteva sempre tutte le cose al loro posto con precisione millimetrica, che sosteneva sempre che chi sporca pulisce, non si era smentita fino alla fine. Aveva fatto confusione e aveva riordinato. Precisa come sempre: la sua vita in cambio di quella di chissà quanti altri. E lei, lei che invece era quella che si portava dietro una scia di disordine, come sempre stava per mandarle all’aria tutto, stava per rendere inutile il suo sacrificio come quando camminava con gli stivali sporchi di neve e di fango proprio dove Irina aveva appena passato lo straccio.
Avrebbe messo a posto Irina la sala dove stavano facendo la festa. E chissà a chi sarebbe spettato quest’anno risistemare il tavolo al centro, togliere i festoni e le decorazioni, ripulire il muschio e la ghiaietta del presepio che cadevano sempre per terra, spazzare gli aghi dell’abete. Avrebbero bisticciato, certamente, e poi avrebbero pensato tutti ad Irina ed avrebbero passato il primo giorno del nuovo anno nel dolore.
“Conoscerete il dolore”, aveva detto Dio ad Eva, cacciandola assieme ad Adamo dal paradiso. Volevate la Conoscenza? Pacchetto all-inclusive, dopotutto è un dono del Serpente.
Fu con una scherzosa pacca sul fondoschiena che Garreth richiamò la sua attenzione cercando di convincerla ad assistere ai suoi infinitesimali progressi nell’esecuzione dei balli latini, e Kate si fece prendere tra le braccia, sapendo che lui non l’avrebbe mai allontanata dalle sue piccole donne e l’avrebbe sempre protetta anche da se stessa, che come quella volta l’avrebbe trattenuta dal commettere sciocchezze, anche se forse non dal camminare in casa con le scarpe sporche. Che se lei aveva sulle spalle tanti anni (secoli in realtà, ma preferiva non pensarci troppo) in più di Conoscenza, a lui stava benissimo seguirla con le sue sorelle fuori dal paradiso, nel mondo reale.
Fece mente locale per ricordare dove tenevano scopa e secchio e formulò il suo primo buono proposito per il nuovo anno: la sala questa volta l’avrebbe pulita lei.
Con buona pace di Dio e del Serpente.










Questa storia nasce per il contest Potere alle donne indetto da Sammy_Clearwater.
La storia biblica invece è nata tantissimo tempo fa, e sorge da una constatazione: di solito le peggiori nemiche delle donne sono altre donne, e di solito quando invece un gruppo di donne è unito non ce n'è più per nessuno. Nella mia (poca) vita l'ho visto succedere tante volte e mi sono data una spiegazione mitica alla cosa, perchè nessuna teoria sociologica mi convinceva del tutto.
In ogni caso, questa storia è per tutte le donne fantastiche della mia vita, per tutti gli uomini che con me sono fuori dal paradiso, e per tutti voi.
   
 
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