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Autore: Sidney Prescott    10/07/2023    0 recensioni
Inghilterra del 1910; il nuovo secolo porta aria di novità e di sogni, ma la gente nonostante tutto continua ad ignorare una verità importante: l’esistenza di un mondo parallelo in cui il soprannaturale la fa da padrone senza alcun freno!
L’associazione Hunter, antichi cacciatori discendenti da nobili famiglie fondatrici, è l’unica barriera tra il mondo umano e quello ultraterreno, il cui compito è proteggere gli uomini da ciò che non conoscono e impedire che un simile fardello venga rivelato, distruggendo l’equilibrio tra sanità mentale e pura follia.
Una delle stirpi fondatrici, il casato Griffith, dovrà lottare con tutte le sue forze per mantenere intatto il confine tra umano e sovrumano, ma ad un carissimo prezzo: la propria famiglia.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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  Chapter 6: Don't worry, I trusted you; my mistake, not yours.

 

                                                                Current Day

 

Isle of Skye

 

«E così è suonata la campana, eh? Chi l’avrebbe mai detto, perfino un uomo come tuo fratello si è rimangiato la parola?
Dannazione, se è così ormai tutto è possibile…dopo 10 anni? Cazzo…non vorrei proprio essere nei tuoi panni, Trys..»

«Si, si, tu continua pure a prendermi per il culo, voglio proprio vedere che cosa farà il tuo di culo bolscevico di merda senza di me con una cinquantina di reclute che se lo menano dalla mattina alla sera..e non ringraziarmi!»
«Non credertela così tanto, Griffith, sei uno dei miei uomini migliori, ma te la ricordi bene la legge di natura,si?
Tutti siamo utili…»
«..ma nessuno è indispensabile? Oh, sì, me la ricordo molto bene..ma non sono d’accordo, dopotutto, se fosse davvero così saremmo tutti identici, immagina un esercito di culattoni russi coi baffi, non sarebbe inquietante?» sghignazzò il tenente Griffith appoggiato di schiena contro il suo cavallo, intento a brucare sereno in quella distesa infinita di verde, una meraviglia per gli occhi, per non parlare dell'incontro all’orizzonte tra cielo e mare. Erano terre senza dubbio selvagge, ma forse era proprio quella la loro bellezza.

Il piccolo ma ben piazzato ometto roteò i grandi occhioni scuri, seguendo con lo sguardo molto attento quello del suo fedele sottoposto non molto lontano, al campo addestramento, dove i giovani soldati venivano monitorati in modo vigile dal loro integerrimo capitano.

Boris si lasciò andare ad un vistoso e conscio sospiro, non prima di essersi concesso un degno sorso di liquore dalla sua fiaschetta.

«So che ti viene difficile, ma potresti rendere la cosa meno palese smettendo di fissarla in continuazione...oh, non guardarmi con quegli occhi da tonno, il tuo segreto scottante è al sicuro con me, ma per quanto lo sarà ancora, Trystan?»

L’uomo lo guardò con un cipiglio serio, ma anche sinceramente preoccupato; Trystan non era sicuramente il primo arrivato, sapeva bene quanto fosse esposto e questa cosa lo tormentava ripetutamente da troppo tempo. Annuì, portando all'indietro la folta capigliatura ebano, non nascondendo nemmeno lui i suoi timori.

«Se potessi tornare indietro di 10 anni, te lo posso giurare sulla tomba di Merrion, non l’avrei mai portata con me, Boris, l’avrei..portata ovunque, ma non qui, non in questa storia, in questo mondo dove si è obbligati ad essere qualcosa che non si è davvero…ma poi quando l’ho vista così combattiva, fiera, credevo di essermi sbagliato fin dall’inizio, eppure lei..sembra essere in simbiosi con il suo compito, da sempre!»

Boris inarcò un sopracciglio, forse quasi incuriosito da quella frase.

«Ed è un male? Non posso certamente discutere sulle sue doti, è una cacciatrice straordinaria, certo, una testa di cazzo di non poco conto ma non ho di che lamentarmi..se non per, be, lo sai! Ma tolto quel fatto, Eris è esattamente la donna che abbiamo addestrato!»
«Per caso il suddetto fatto prende il nome del tuo compaesano, Evgenij? Ancora faccio fatica a credere che tu l’abbia veramente nominato capitano, quel…»
Ancora prima che Trystan potesse finire la frase, Boris lo guardò con un’espressione seria e assolutamente irremovibile, come il soldato qual era, un pezzo di marmo. L’uomo più giovane dovette ingoiarsi la lingua, guardando altrove, capendo al volo il messaggio.
«Ti rispetto Trystan, ma non sono disposto ad ascoltare oltre solo per i tuoi conflitti personali, e devi iniziare a trattare tua nipote con maggior distanza, ci siamo intesi? Ero e sono amico di tuo fratello e ti ho accolto come un figlio quando sei arrivato e lo stesso ho fatto per Eris, ma caro ragazzo devi metterti in testa che non è più una bambina, lei ha scelto di sfidare Evgenij, nessuno l’ha costretta a farlo e ha pagato la sua impudenza con quel duello!
Non potrai proteggerla per sempre...è una donna adesso, e se non sei così cieco capirai da te che prima o poi dovrai lasciarla andare, per quanto doloroso possa essere..quelli come noi non possono permettersi il lusso di amare, lo sai, è nel regolamento!»
«Avresti potuto denunciarci già molti anni fa..e non lo hai fatto..»
Boris afferrò il braccio dell’uomo, con estrema forza e confidenza, avvicinandolo a sé il giusto per scandire, con quel accento inconfondibile, quelle chiare parole.
«Allora, ragazzo mio, non costringermi mai a farlo, maledizione!»
«Perdonate l’interruzione, signori, è forse accaduto qualcosa? Vi ho visti particolarmente..in pena..morto qualcuno?»
«Tu, se non ti levi dal cazzo immediatamente!» ringhiò come un cane il tenente non appena la presenza del suo problema personale si palesò sfrontata dinanzi ad entrambe i due superiori. 

Boris lasciò andare l’altro, ricomponendosi il giusto la giacca ma non mancando di fulminare Trystan per quella sua solita avventatezza e avversione verso il secondo capitano della spedizione.

Eris Griffith non era il primo capitano per nomina di quel corpo di ricerca, bensì il secondo, ma non sicuramente per fama e rispetto, per quello il primo posto non aveva eguali,ma per influenza  c’era solo un uomo più in alto di lei, e quello era proprio Evgenij Novacek. Non si sapeva quasi nulla di lui, nemmeno un indizio, soltanto qualcosa sulle sue origini straniere, ma erano solo poche briciole di pane; ma una cosa Trystan la sapeva bene su di lui.

Era una serpe in seno, sleale,infido, con una mostruosa abilità nel maneggiare armi da taglio e una velocità invidiabile; era giovane, non molto più grande di Eris, forse di qualche anno, verso i 30, alto e asciutto, dagli occhi chiari, tendenti al ceruleo e i capelli biondo scuro. 
Eppure Trystan non riusciva proprio a dimenticare, vedeva solo un bersaglio sul suo volto da schiaffi, che avrebbe centrato volentieri con un fucile di precisione.

«Tenente Griffith, siete sempre così pungente e rozzo, avete mai considerato il fatto che provenite da una famiglia importante?
Ma come potreste, dopotutto avete passato più tempo qui, che a casa..e lo stesso posso dire della…vostra…pupilla..» disse il giovane uomo con le mani incrociate dietro la schiena, guardando con quel sorriso irritante il tenente, che dovette fare affidamento alla sua calma interiore non appena quello gli si piazzò davanti. Boris prese le redini della situazione in mano prima che potessero magicamente presentarsi dei feriti, mettendosi praticamente in mezzo ai due uomini di stazza nettamente superiore alla sua, pingue e buffa.
«Siete venuto per dirmi qualcosa, Novacek? Per quanto sia divertente vedervi azzuffare tra di voi come due eleganti signorine, vorrei evitare questi dissapori inutili, facciamo tutti parte dello stesso gruppo e vogliamo tutti la stessa cosa, quindi vedete di piantarla.»

Calò tra i 3 un corposo silenzio, sostituito solo dalla brezza marina che soffiava libera lungo la costa; lei non poteva essere messa a tacere, dopotutto.

Evgenij diede attenzione alle parole del superiore, annuendo col capo, con un passo in avanti.

«Ieri mi è stato comunicato dell’imminente partenza del mio…pari, il capitano Griffith, e mi è anche stato riferito che potrei prendere provvisoriamente il controllo della squadra Alfa, in sua assenza…dico bene, sergente Belinsky?»
«Che cosa?! Questo clown prende la squadra di Eris e tu non mi hai detto niente? Oh adesso col cazzo che sto buono..»
«PRIMA CHE TI RIMANDI AI LAVORI FORZATI, CUCITI QUELLA MALEDETTA BOCCACCIA, GRIFFITH!.» sbottò come una pentola a pressione il piccolo ometto russo, che a breve avrebbe preso fuoco alla successiva mancanza di rispetto del suo sottoposto, strillando ora come balalaika molto stonata.

Con un respiro, Boris riprese quella calma apparente che stava cercando di mantenere, mostrando una lettera che da poco gli era giunta al campo, lettera a cui Evgenij sorrise maligno; un segno poco promettente.
«Il comandante Rhys, dopo aver contattato il capitano Griffith, ha avvertito il nostro dirigente nazionale di occuparsi della sostituzione nel periodo del vostro congedo straordinario…e ha scelto il capitano Novacek come sostituto del capitano Griffith, non sono ordini miei, Trystan, quindi non prendere fuoco quando non c’è motivo!.» precisò Boris consegnando personalmente all’uomo quella missiva.
«Sono lusingato che il signor Richter abbia pensato a me, davvero, non me lo aspettavo..non dopo la tragica missione a nord e alla perdita dei miei valorosi uomini! » 

Evgenij pensò alla gravosa operazione nelle terre selvagge del nord ormai fallita,profondamente contrito, ma quella faccia non avrebbe convinto Trystan nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Conosceva quella fottuta firma; Luther, maledetto bastardo, perché aveva scelto proprio lui? Che cosa stava tramando?
Non poteva fare nulla davanti a quel comando ufficiale, nemmeno stracciarlo via, arrendendosi così all’evidenza dei fatti.
«Come si è premurato il nostro superiore di venirci in soccorso, ma non staremo via così tanto! Non c’è bisogno..di una sostituzione…» 
«Non ne sarei così sicuro, ragazzo, se tuo padre ha chiesto l’aiuto di Luther ci sarà un motivo, anzi, da quello che so si tratta del titolo di successione, anche lui verrà a Cardiff in questi giorni, sempre che non sia già li!
Capitano Novacek, lei può andare ma si tenga a disposizione per nuovi ordini.» fece con un cenno del capo il sergente, congedando così il giovane capitano. Boris sentì perfettamente gli occhi carichi di interrogativi furiosi da parte del tenente, chiudendo così istintivamente i suoi, con un amaro sospiro.
«Immagino che adesso mi aggredirai per questo...»
«Da quanto tempo sapevi di questa bravata? Da quanto? Settimane? Luther Richter va a Cardiff e coincidenza delle coincidenze, Rhys Griffith, autoritario frocio, richiama al fronte figlia e fratello, che scherzo è questo?»
Boris guardò il campo addestramento, nello specifico proprio la giovane capitana, più abile di una gazzella, mettere a tappeto 3 giovani reclute; sapeva che quel giorno prima o poi, sarebbe arrivato. 
«Trystan…che tu lo voglia o no sei un Griffith e lo sarai per sempre, e lo stesso sarà per tua nipote...vedi, l’adunanza per la successione del tuo casato è stata aperta qualche anno fa...sai cosa vuol dire, vero?»
Il viso di Trys divenne pallido, quasi un lenzuolo. Strinse con forza i pugni ai fianchi.
«Credi che me ne freghi qualcosa delle famiglie?»
«Inizierà a fregarti quando sapranno che Duncan, tuo nipote, è del tutto inadatto a fare il comandante, e soprattutto inizierà ad importarti quando Luther capirà che il vero potenziale di questa famiglia sanguinosa è lì, fra il fango e la cenere...perdonami, ma non ho intenzione di vedere i miei soldati morire dietro ai capricci di 5 famiglie troppo orgogliose da ammettere una donna nei loro ranghi, ti è chiaro?
Lei può farlo...lei potrebbe essere la chiave a tutti i problemi! Oppure…be..» disse quasi ambiguo l’ometto, guardando da capo a piedi il tenente che lo disdegnò di colpo.
«Scor…da…te..lo! Non prenderò mai quel posto!»
«Allora condanni Eris ad essere comandante! E poi non far finte d’essere così sorpreso...sapevi già della situazione di tuo nipote, non è così?»
Lo sapeva: sapeva che Duncan non sarebbe mai stato in grado di farlo, ma non avrebbe condannato Eris a quello; ecco perchè Luther aveva insistito su quel viaggio, ecco perché Rhys li rivoleva a casa.

No, non sarebbero partiti.

Boris guardò la figura del suo sottoposto e si, anche amico, allontanarsi sempre di più verso il campo, dove a coppie le reclute si esercitavano nel combattimento corpo a corpo, finendo per lo più a fare da tappeto d’arredo contro il suolo umido e fangoso.

Raramente i capitani si occupavano dell’addestramento delle reclute, ma questo ad Eris fregava molto poco, trovandoci forse un certo gusto nelle facce sgomentate e incredule dei giovanotti che metteva k.o, e in quel caso non sarebbe stato diverso, nemmeno per uno agile come Quentin.
Il ragazzo si trovò il braccio incastrato dietro la schiena, tenuto ben stretto dalla presa della donna dietro di lui, non trattenendo una viva smorfia di fastidio a tratti compiaciuta. Eris lo trascinò all’indietro, con una mano ben arpionata sul suo collo.

«Quanto siamo frettolosi, Queensbury, non te l’ha detto nessuno che non basta solo essere veloci? Bisogna bilanciare velocità con leggerezza, fai affondi troppo pesanti e questo danneggia la tua prestazione! Con un solo movimento potrei spezzarti braccio e collo senza alcuno sforzo..» gli chiarì all’orecchio lasciandolo poi andare, barcollando il peso in avanti. Quentin si massaggiò appena il polso, agitandolo per constatare i danni, ma prima di poterlo fare si trovò con la faccia all’ingiù dopo che la terrà gli fu tolta da sotto ai piedi. Si tirò su col peso sui gomiti, sputando via il terriccio finitogli quasi in bocca.
«Brutta…stronza..» 
«Che villano! Ma la brutta stronza in questione non ti ha mai insegnato a voltare le spalle al tuo avversario mentre vi battete..dico bene, dolcezza?!»

La giovane si abbassò all’altezza del soldato, sollevandogli il viso sporco verso il suo; sebbene la sconfitta, Quentin mostrava sempre fieramente quella sorta di ghigno superbo e spavaldo, riscoprendo con estremo piacere che il capitano della squadra Alfa era più attraente di quanto ricordasse.
«Vero...avrei una domanda per voi, capitano..siete impegnata in questo lavoro a tempo pieno oppure..»

Eris inarcò un sopracciglio sarcastico, dando un buffetto sulla testa del ragazzo, che tornò con la faccia per terra.

«Credo che tu non sia nella condizione di fare queste domande, e…non avresti alcuna possibilità, in tal caso, specialmente se fai il lumacone con me…Queensbury, coraggio, in piedi!» gli intimò il capitano con la mano tesa. Quentin la accettò senza pensarci su due volte, tirandosi su con una spinta alle ginocchia. Erano davvero poche le donne nella Hunter, ancora meno sul campo di battaglia ma la cosa non l’aveva mai sfiorata fin dal principio, si era misurata da sempre solo e unicamente con uomini; faceva differenza, alla fine? 

No.

«Posso parlarti…capitano? »
«Mmm? Oh, Trystan..non ora, ho l’addestramento in corso..»
«La cosa è urgente.»

Quella precisazione bastò ad entrambe per capirsi al volo. Quentin seguì con lo sguardo i due superiori allontanarsi verso l’accampamento degli ufficiali, e non solo con gli occhi; si, la curiosità prima o poi lo avrebbe ucciso.
Il tenente quasi trascinò la ragazza per un braccio, la quale tentò diverse volte di divincolarsi ma senza alcun successo.Entrarono come due ladri, mentre l’uomo chiuse dietro di sé la porta assicurandosi di non essere stato seguito, quasi paranoico; la nipote lo guardò con le mani sui fianchi, quasi basita.
«Si può sapere cos’hai? Spero tu abbia un valido motivo…al di fuori di una simpatica sveltina mattutina, zio..»
«Vedi di fare poco la spiritosa, Eris! Lo sapevi che Evgenij prenderà il tuo posto quando ce ne andremo?»
«Cosa..?»
«E sapevi che questa decisione l’ha presa Luther Richter?»

Quel nome fermò completamente il gioco in tavola; la ragazza sgranò entrambi i verdi occhi, sentendo un violento brivido di rabbia percorrerle tutto il corpo. Si mise una mano sul viso, cercando di mantenere insieme i pezzi già abbondantemente infranti della sua psiche, ripercorrendo involontariamente la sua cicatrice.
Trystan la prese per le spalle, quasi a tenerla cosciente e legata al filo del discorso.

«Non torneremo a Cardiff, Eris, questa è una trappola, conosco Luther e questo è un suo piano!»
«COSA? Tu…tu vuoi che mandi tutto a puttane perchè il sommo amministratore si è messo in mezzo?!»
«Non è questo, lo sai che non è per questo, non prendermi per il culo, e sai che questa storia puzza, perchè ora? Perché dopo tutto questo tempo? Andiamo Eris, non farti accecare dalla rabbia per l’ennesima volta..»
«VAFFANCULO TRYS!»
La ragazza diede una violenta spinta allo zio, che finì per sbattere di schiena contro uno degli armadi della stanza, rompendo inavvertitamente uno dei bicchieri al suo interno. 

Eravamo allo stesso punto di partenza.

L’uomo si tenne la spalla dolorante, mentre la donna cercò di calmarsi ma con scarsi risultati, sentendo la mano tremarle come una foglia per il nervosismo.
«Ho aspettato anni per tornare a casa e adesso, solo perché uno stronzo si mette in mezzo, dovrei rinunciare? Col cazzo, Trys..!»
«Ma perchè non mi dai retta?! Tutto quanto è una grandissima presa per il culo, io lo so, conosco Rhys e so che Luther è senza scrupoli, è dannatamente ovvio!»
«Cosa? Dimmelo, avanti, cosa è così dannatamente ovvio?!»
«Non essere ingenua, perchè non lo sei; Rhys è disperato perchè Duncan è un completo idiota e Luther non vorrà mai al potere un babbeo che finge di rompersi una gamba durante una spedizione di routine!»
«Un momento…che cosa? E tu come fai a sapere questo? »
Eris guardò negli occhi gemelli lo zio con una furia difficile da decifrare, una a cui Trystan era più che vaccinato, quasi abituato, guardandola avvicinarsi a lui con quello sguardo iniettato di sangue; si mise le mani dietro al capo, con il fiato fermo in gola.
«Mi hai mentito…non è vero che non sai nulla…chi..chi..oh, ma certo, che stupida che sono..che idiota! »
«Sheelah…me lo ha detto lei..è stata lei ad informarmi della situazione a casa.. » confessò senza mentire il tenente, guardando il ghigno della ragazza tramutarsi in una risata convulsa, con la mano sui suoi stessi occhi.
«Eris…non trascendere senza..»
«Sta zitto, fottuto bugiardo; dimmi Trys, questa tua pervesione per le nipotine sta forse peggiorando?
E così adesso hai anche la piccola Sheelah dalla tua? Cos’è, stai preparando il tuo ritorno a casa con tanto di botto? Hai intenzione di scoparti pure lei? » 

Il suono sordo di uno schiaffo frizzante rimbombò per tutta la stanza, come lo scoppio di un proiettile sulla guancia della ragazza, che rischiò di cadere all’indietro se non fosse stato per un tavolo dietro di lei a cui si aggrappò.
Avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa, anche dargli del figlio di puttana, ma questo no, mai. Un delicato rivolo di sangue colò sulle labbra della ragazza, caldo e dal colore vivo che macchiò sul petto la camicia chiara, aggiungendosi alle altre pregresse, quasi come una schiera di medaglie al valore. 

Trystan non era mai stato un uomo violento, nemmeno una volta in tutta la sua vita, ma quelle parole non le riuscì a sopportare, non da lei, nemmeno per scherzo. Non si pulì nemmeno le nocche sporche, afferrando il colletto della sua camicia il giusto dal tirarla su, nuovamente in piedi, nuovamente faccia a faccia.
«Se non fossi...tu..ti avrei già piantato un proiettile in fronte..» 
«Fallo!Schifoso...bugiardo...mi fidavo di te!»
«NON TI HO MAI TRADITA, MALEDIZIONE!
Sheelah mi ha scritto, tempo fa, per sapere di noi, di cosa stesse accadendo qui perché Rhiannon le ha sempre vietato di mettersi in contatto con me e soprattutto con te..
Così ho saputo di Duncan, di lei e di tutto il resto, e non te l'ho detto perché sapevo come avresti reagito!»
«Levami le mani di dosso!»
«Altrimenti?
Che farai, Eris? Uno dei tuoi infantili colpi di testa?
Cazzo, credevo di essere io quello stupido, geloso, puerile, ma l'unica impulsiva testa di merda sei soltanto tu! Credi che non sappia perché vuoi tanto tornare a casa?»
«Tu non sai niente di me!»
«IO TI CONOSCO MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO IN QUESTO MONDO!»
Quelle urla, quel chiasso, non sarebbero passati affatto inosservati, ma ai due Griffith in quel preciso momento importava davvero poco. 

Uno di fronte all'altro, urlanti, feriti, colmi di odio e risentimento; per l'associazione Hunter erano pedine, pedine abili e ottimi investimenti, per la famiglia Griffith? Due ombre da nascondere, per il mondo? Due perversi che avevano violato il buon costume e si erano abbandonati ad empietà, ma per una ragazza senza amore e un uomo senza giustizia c'erano soltanto due persone che non avevano più nient'altro che li guidasse, se non quel filo d’acciaio che li aveva uniti tempo addietro. 

Era così difficile trovare qualcuno che potesse capire, che potesse avere cura dell’altro senza chiedere nulla in cambio; c’era una cosa ancora più terribile dell’essere uccisi sul campo: essere completamente soli.

Eris si pulì il sangue con la stessa camicia dopo essersi allontanata con uno spintone dallo zio, cercando di mutare del tutto quelle parole affilate come spade che non fecero altro che avvolgerla come un nodo.
«Sai una cosa? Lo credevo anch’io..anch’io credevo che fossi tu l’unica persona in grado di sentire quello che provavo..ma mi sbagliavo! Sei come gli altri…anche tu cerchi di controllarmi ed è una cosa che odio, odio con tutta me stessa…»
«Eris..»
«Guardami negli occhi, Trystan, guardami e dimmi che mi lascerai partire, dimmi che come aprirò quella porta ce ne andremo entrambe e non faremo più parola di questo discorso, promettimelo!» 

La ragazza lo guardò negli occhi, pronta a giurare senza più pensarci; Trystan non l’avrebbe fatto, sebbene fossero proprio quegli occhi a chiederlo. occhi per cui avrebbe ucciso.

No.

Eris si morse istintivamente il labbro spaccato, sperando davvero di non dover arrivare a tanto; un secondo schiocco animò nuovamente quella stanza, ma stavolta ad incassare fu il tenente, mandato a tappeto con un violento cazzotto dritto in volto che lo fece sbattere di conseguenza verso il muro su cui scivolò, fino al pavimento. Il capitano non lo degnò d’uno sguardo, tenendosi solo le nocche doloranti con l’altro pugno, già fuori da quella porta dopo averla riaperta.

«Noi due…non abbiamo più niente da dirci, tenente Griffith..» disse gelida come una statua prima di andarsene via, di nuovo sul campo, nella mischia, al suo posto, mentre l’uomo si tenne il capo dolorante con la mano, non alzandosi nemmeno da terra. Si limitò solo ad appoggiare la nuca contro le mura di pietra, sospirando. 

Era inutile contrastare la corrente, poteva solo seguire il suo corso.

Quel litigio non passò sicuramente inosservato, specialmente ai grandi e oscuri occhi di Brando Guidi, nascosto non troppo lontano dalle cabine degli ufficiali; sembrò quasi una vecchietta a caccia di pettegolezzi, ma non era certamente non era l’unico. C’era un disgraziato francese che era persino peggio di lui.

«Vedo che a qualcuno qui piace parecchio farsi i cazzi dei suoi superiori, vero Brandon? Ah no, scusa, com’è che ti chiami tu? Brady? Brody? Bron?.»
«A dire il vero mi chiamo Brando, e credo di non essere l’unico che qui si fa dei fatti che non sono i suoi, soldato semplice Queensbury...»
«Solda…come scusa? Chi cazzo sei, la mascotte di Belinsky? Nah, chiamami pure Quentin, puttanella!.» esordì con una pacca sulla spalla di Brando lo stesso francese, camminando con l'indice ed il medio fino alla punta del naso del fiorentino, pizzicandogliela.

Brando si allontanò da lui con una smorfia infastidita, facendo sbuffare di noia l’altro che, ancora lordo di terra, si pulì maleducatamente sulla camicia pulita di Guidi.
Quest’ultimo gli diede uno schiaffo alle mani.
«Ma che cazzo…ma che diavolo fai?! Che cosa vuoi dannato idiota?»
«Bu, Bu, Bu! Adesso che farai, andrai a piangere dal tuo capitano che, tra parentesi..» fece Quentin avvicinandosi al suo orecchio, ridacchiando come una iena perfida e maligna «..potrebbe concederti la grazia di farti vedere qualcosina solo se ti mettessi in ginocchio…andiamo Guidi, hai finito di fare il lacchè? Lo sanno tutti che il tenente si sbatte la nipote…oh..oh cazzo aspetta, tu..tu non lo sapevi? »

Il viso di Brando sembrò congelato da una secchiata di acqua fredda, da dipingere, una che Quentin avrebbe fotografato volentieri; per quanto avrebbe voluto prenderlo per il culo per un’oretta buona, il cacciatore della squadra Beta si toccò le tasche dei pantaloni da cui tirò fuori un pacchetto di sigarette. Gliene allungò una praticamente accanto alle labbra.
Brando la guardò come se fosse una sorta di bacchetta magica, accettandola senza cerimonie, finendo entrambe per sedersi sul retro di quelle baracche dove i cavalli pascolavano tranquillamente, lontani dal chiasso di quelle reclute che non facevano che picchiarsi anzi, pardon, allenarsi.

Un fiammifero accese entrambe i mozziconi alle labbra dei due ragazzi, che finirono per godersi quel soffio amaro e pungente di libertà; il primo l’aspirò a pieni polmoni, il secondo quasi ne analizzò il forte odore che lo fece tossire.

Quentin sghignazzò.
«Non fumi immagino, vero?»

Brando fece cenno di no, prendendo un po di fiato.
«Si nota, dico bene?»
«Onestamente? Mi chiedo che cazzo ci faccia un ciambellano come te in un posto come questo, eh no, non ti sto prendendo per il culo, sebbene con quella tua faccia sia difficile trattenersi dal farlo..»
«Grazie tanto, ha parlato Robespierre, mai provato a frequentare una scuola di dizione? Farebbe sparire quel rotacismo che hai alla lingua..» disse Guidi con un sopracciglio accusatorio a cui Quentin sollevò orgogliosamente il dito medio.
«Per tua informazione la mia erre francese riscuote più successo dei tuoi piagnistei alla Dante solo perché Beatrice non ti si fila,andiamo! Che cazzo…un po 'di amor proprio, ci sono una marea di donne, ok, magari non qui a meno che non ti piacciano quelle con la sorpresa, ma là fuori? Pff..non c’è partita! »
«So già della loro relazione…non sono così idiota come credi..» confessò l’altro con un irrequieto sospiro, aspirando una nuova boccata, avendo ormai imparato ad aspirare senza tossire.

Quentin lo guardò stranito, come se non avesse ben capito il gioco; Brando sogghignò appena a quella espressione pittoresca, ricambiandogli il colpo del naso sulla sua stessa fronte.
«Non ci vuole un genio per capire che non sono l’immagine usuale del tipico cacciatore rude ed illetterato che spara senza pensare, ma giudicarmi per questo credo sia abbastanza stupido e prevedibile!»
«Ma allora..perchè continui…oh,non dirmi che ne sei innamorato perchè vomito adesso…»
«Lei mi ha salvato la vita anni fa, è un ufficiale straordinario, leale, e voglio ripagare il mio debito, ecco perché…» 

La sigaretta di Quentin rischiò quasi di cadergli di bocca, ma la prese giusto in tempo dal precipitare sul terreno; non osò parlare, controbattere, annuendo quasi rispettoso a quella sorta di dichiarazione. Perfino Brando rimase sorpreso; non si conoscevano bene, per lo più si erano incrociati durante gli allenamenti e le competizioni, ma non si sarebbe mai avvicinato volontariamente a Quentin Queensbury, il più abile imbroglione di tutto il campo.
«Wow..mi aspettavo qualche battutina, lo ammetto!» 
«Perchè? C’è forse qualcosa di umoristico in tutto questo? Non mi pare..ah no, aspetta, sarà forse perché io sono nella squadra del perfido e subdolo capitano Novacek e tu in quella della Pallade Atena? Davvero, Guidi? Ed ero io quello rude ed illetterato..» sbuffò quasi offeso il Queensbury, che appoggiò il capo riccioluto contro le braccia incrociate all’indietro. Brando si fece prendere da una sorta di sorriso.

Fairplay.

Il vento di quella mattina sembrò spazzare via quelle mille parole che per lui non erano altro che vani sussurri, ormai persi nell’aria come foglie; tutte quelle chiacchiere erano niente a confronto di quella pace dei sensi, troppo bella per essere vera.
«Ammetto di averti giudicato male, Quentin..non sei così fastidioso come credevo!» 
«Amen, tu invece sei noioso e moralista come pensavo! Però si, una cosa te la concedo, hai un capitano molto più sexy del mio e se un giorno volessi casualmente fare cambio di squadra..» 
«No grazie, sto bene dove sto, ma se avessimo bisogno di bravi truffatori ti farò chiamare personalmente dal capitano!» 
Finsero quasi di brindare con quei due mozziconi ardenti a mezz’aria, godendosi quei momenti di tranquillità fino all’arrivo della prossima tempesta. 

Non avrebbero dovuto aspettare molto.

All’improvviso una voce sconosciuta li sorprese alle spalle.

«Emm…scusatemi…il capitano Evgenij Novacek è forse qui?» 

«Si, perchè, chi lo chiede?»

«Il suo giustiziere..riccioli d’oro..»

«Cosa…?»
Quella sigaretta non sarebbe durata abbastanza, poiché il calcio di un fucile da caccia colpì alla testa i due giovani cadetti della squadra di ricerca privandoli dei sensi sul colpo.

 
   
 
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