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Autore: Monkey D Anjelika    10/07/2023    0 recensioni
Dal testo:
"A Sirius non piaceva il silenzio.
Gli ricordava il tempo trascorso e che continuava a trascorrere.
La morte e la vecchiaia agivano in silenzio.
Quando si era guardato allo specchio non si era riconosciuto.
Il volto, una volta pieno e sorridente, era pallido e scavato.
Gli occhi grigi e brillanti si erano spenti.
Erano diventati due pozzi vuoti, privi di qualsiasi emozione.
Gli anni passati ad Azkaban si riflettevano nel suo corpo magro e poco curato.
Si rifletteva nel suo carattere scontroso e solitario.
Ormai la solitudine era la sua unica compagnia."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Negli occhi grigi di Sirius si rifletteva il cielo scuro e privo di stelle.
Le nubi avevano coperto anche la luna.
Ogni cosa gli ricordava il vuoto che aveva dentro e attorno a sé.
Si sentiva solo e perso.
La felicità era lontana e irraggiungibile come la luna.
Da quando i suoi migliori amici non c'erano più, il freddo e il silenzio avevano preso il sopravvento sulla sua vita.
Forse perché aveva passato tutti quegli anni in una cella umida e solitaria.
Aveva pagato per colpe che non aveva.
E anche ora che era libero, si sentiva ancora prigioniero della solitudine.
Tutto ciò che aveva a fargli compagnia erano ricordi lontani e sfocati.
Di tanto in tanto gli appariva il volto sorridente di James.
Ma quando provava a sfiorarlo, si accorgeva che quello era solo Harry.
Il suo migliore amico non c'era più.
Così come quei due grandi occhi verdi...
Purtroppo non erano di Lily.
Ma solo l'illusione di un ricordo proiettata su suo figlio.
Anche lei non c'era più.
Non c'era più niente.
Non c'era più nessuno.
Persino la casa in cui era cresciuto, per quanto l'avesse odiata così come la sua famiglia, era silenziosa e vuota.
A Sirius non piaceva il silenzio.
Gli ricordava il tempo trascorso e che continuava a trascorrere.
La morte e la vecchiaia agivano in silenzio.
Quando si era guardato allo specchio non si era riconosciuto.
Il volto, una volta pieno e sorridente, era pallido e scavato.
Gli occhi grigi e brillanti si erano spenti.
Erano diventati due pozzi vuoti, privi di qualsiasi emozione.
Gli anni passati ad Azkaban si riflettevano nel suo corpo magro e poco curato.
Si rifletteva nel suo carattere scontroso e solitario.
Ormai la solitudine era la sua unica compagnia.
Era difficile vivere con sé stessi.
Non aveva demoni che lo tormentavano, era lui il demone.
Nemico di sé stesso.
Si diceva che era meglio stare soli che male accompagnati, ma a volte male accompagnati può essere anche in compagnia di sé stessi.
Sirius si era trasformato nel mostro che lo divorava.
Divorava i suoi ricordi più belli per cercare di fuggire dalla realtà.
Ma li aveva consumati.
Non erano più vividi, erano troppo lontani.
La realtà aveva preso il controllo.
E Remus non lo aiutava a stare bene.
Sirius era consapevole del fatto che anche lui stesse male, aveva i suoi mostri da combattere.
In realtà un mostro solo ed era lui stesso.
In quegli anni era rimasto solo così come Sirius.
E nonostante fosse libero, era prigioniero del suo sortilegio.
Era distante, assente.
Non riusciva a toccarlo.
Remus rifiutava le sue attenzioni.
E Sirius non capiva perché.
Aveva sofferto la stessa solitudine, lo stesso dolore, le stesse perdite.
Doveva farsi forza a vicenda.
Confortarsi tra le coperte come una volta.
Gli mancava averlo tra le braccia, sentire i suoi gemiti.
Erano anni che...
Probabilmente tutti quegli anni aveva fatto appassire il loro amore come una rosa.
In fondo lo vedeva anche sul volto di Remus che il tempo era trascorso.
I suoi capelli castano chiaro erano diventati in parte grigi, il volto timido e roseo era stanco.
Gli occhi verdi e dolci erano colmi di tristezza.
Anche se ancora vivo, anche Remus era diventato un ricordo lontano impresso nella sua testa e nel suo cuore.



 
   
 
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