“E tu,
ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”
Un valzer
da brividi
Gli occhi vacui
di quella ragazzina impicciona –
fastidiosa, sguaiata, stupida – continuano a frugare la sua figura
in ogni
dettaglio. Tom finge di non avvedersene, ma ogni volta serra la
mascella,
quella bella mascella squadrata su cui lei si strugge senza
preoccuparsi
affatto di nasconderlo.
(Non può sapere, la piccola ficcanaso, che quando la guarda lui vede
ossa
annerite che cadono a terra in un valzer da brividi, non immagina che
lui,
quando la guarda, sogna di cavarle quegli occhi invadenti per portarli
in dono
a un serpente affamato da mille anni.)
Mirtilla
gioca col fuoco, ma non lo sa. Segue il Prefetto di
Serpeverde nei corridoi, ridacchiando tra sé. Si nasconde dietro le
colonne di
marmo del porticato, tra i cespugli del parco, e consuma quella nuca
velata di
capelli corvini con l’ardore di un’adolescenza fatta di rifiuti.
Olive Hornby la prende in giro per la pelle imperfetta e i fianchi
larghi, ma
Mirtilla neanche la sente più.
(Non può sapere, la piccola stupida, che Tom avverte ognuno di quei
passi
dietro di sé, bruciando di rabbia ogni giorno di più.)
Tom soppesa la propria pazienza, chiuso nella Camera dei Segreti per
sfuggire
alle attenzioni morbose di quella ragazzina con una stupida fissazione.
Tom si morde le labbra, le tortura sotto i denti. Sa che dovrebbe
aspettare,
che le sue ricerche non sono finite, che non ha tutte le risposte.
Però.
Tom s’abbandona tra le spire del suo Basilisco, che sibila
filastrocche
nella lingua dei serpenti per cullarlo, e sogna di lasciarlo uscire –
chissà
se alla ragazzina piacerebbe vedere le ossa d’animali tra le quali gli
piace
dormire.
(Non può sapere, quella ragazzina impicciona, che alla fine gli sarà
utile.
Che l’immortalità che lui tanto desidera è lì, che aspetta solo
d’essere colta
dai suoi occhi sbarrati.)
I mezzosangue hanno cominciato a sparire, a trasformarsi in pietra, e
tutta la
scuola è in preda al terrore. Non Tom, però, che se ne va in giro senza
paura,
il bel volto senza espressione, gli occhi blu livido imperscrutabili.
Mirtilla non riesce a smettere di guardarlo, di adorarlo, ma
non lo vede
davvero, non lo capisce davvero. Mirtilla lo segue, ed è una volta di
troppo.
Tom ha esaurito la pazienza.
(Non può sapere, la ragazzina che ancora respira, che presto lo
conoscerà fin
troppo bene, che presto il suo sogno di vedere quelle labbra sottili
schiudersi
per lei s’avvererà.)
Tom
attende con calma, mentre le parole crudeli di Olive
Hornby fanno breccia nella ragazzina sgraziata, che scoppia in lacrime
e fugge
nel bagno – insperata fortuna.
Tom scivola nella stanza e chiama il Basilisco.
Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli parlerà.
(Non può sapere, la ragazzina ormai morta, che quand’è caduta per
terra per
quegli occhi dorati, Tom ha riso e ha toccato la sua pelle sussurrando
parole
d’inferno, non può sapere ch’è crollato sul marmo, pallido e
trionfante, meno
umano che mai – ma, ora ch’è un fantasma, quando lo incontra Mirtilla
non
riesce più neanche a guardarlo.)
Note dell’Autrice
Buonasera
a tutti!
Parto col dirvi che la raccolta che sto pubblicando è nata da una
iniziativa di
scrittura “Due
ore, quattro prompt”, organizzata sul forum Ferisce la penna, che
prevedeva un prompt ogni mezz’ora per
due ore. Il prompt di questo primo racconto è “E tu, ora che mi hai
visto come
sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”, tratto da 1984 di Orwell,
e
proposto da BlueBell9.
Naturalmente ho rimaneggiato – a volte molto, altre meno – le flash
prima di
pubblicarle, dato che erano state scritte di getto. Ho cercato comunque
di
tenere un filo conduttore, e quel filo è Tom, per cui eccovi quattro
spaccati
della sua vita così come li immagino.
Chi mi legge da un po’ sa che di recente sono in fissa con Tom Riddle,
ormai
scrivo praticamente solo di lui! In questa raccolta sono presenti
alcuni dei
miei headcanon, già comparsi in altre storie, che provvederò a spiegare
nelle
note.
Qui, ad esempio, come headcanon abbiamo il rapporto di Tom col
Basilisco:
affetto sincero, quasi viscerale.
La frase “Tra le mani ha un diario che presto, prestissimo, gli
parlerà” invece
si riferisce a un altro dei miei headcanon, secondo cui gli Horcrux di
Tom gli
parlano, soprattutto se li ha con sé o se sono molto vicini – capacità
che
andrà sfumando man mano che la sua umanità muore. Mi sono ispirata
all’avvertimento
presente nei libri sul non affezionarsi a un Horcrux, perché altrimenti
questo
prenderà possesso di te, e ho sempre immaginato che, almeno all’inizio,
le sue
anime partecipassero alla vita di Tom anche dopo che le aveva recise da
sé. Questa
mia idea sarà presente in ogni flash della raccolta.
Be’, spero che la storia vi piaccia e che mi lascerete un parere!
Un bacio,
Mary